Che musica, maestrə!
A pochi giorni dalla Giornata Internazionale della Donna, fa molto riflettere la dichiarazione di Beatrice Venezi che, sul palco del teatro Ariston, ha chiesto espressamente di essere definita “direttore” d’orchestra, e non “direttrice”. Se da una parte è lecito definirci come più ci aggrada, dall’altra è pur vero che rifiutare un appellativo declinato al femminile (vuoi per un’indigestione di politically correct, vuoi per la convinzione di fondo che il cambiamento linguistico non abbia niente a che vedere con il progresso sociale) veicola, volenti o nolenti, un messaggio ben chiaro. Nell’anno della prima vicepresidente statunitense donna, nera e asiatica, quel “Sono direttore d’orchestra, non direttrice” riaccende inevitabilmente la miccia del dibattito sull’utilità e la fattibilità di declinare al femminile i nomi di professioni tradizionalmente maschili.