Camões

Aquela triste e leda madrugada,
cheia toda de mágoa e de piedade,
enquanto houver no mundo saudade
quero que seja sempre celebrada.
Ela só, quando amena e marchetada
saía, dando ao mundo claridade,
viu apartar-se de üa outra vontade,
que nunca poderá ver-se apartada.
Ela só viu as lágrimas em fio,
de que uns e outros olhos derivadas
se acrescentaram em grande e largo rio.
Ela viu as palavras magoadas
que puderam tornar o fogo frio,
e dar descanso às almas condenadas.


[trad. Quella triste e serena mattina, // colma di dolore e compassione, // e finchè nel mondo ci sarà nostalgia, // desidero che questa mattina sia sempre celebrata. // Solo quando è temperata e impreziosita // sorge, concedendo così al mondo il chiarore, // li vide allontanarsi da un’altra volontà // che mai potrà separarli. // Osservò solo lo scorrere di un filo di lacrime, // discese da entrambi gli occhi, // che si aggiunsero ad un ampio e lungo fiume. // Ascoltò le parole afflitte // capaci di trasformare anche il fuoco in ghiaccio, // e capaci di dare sollievo alle anime condannate.]

Un risveglio un po’ nostalgico donatoci dalla vena poetica del nostro poeta maledetto per eccellenza, Camões. Il tema di questa meravigliosa poesia è la separazione di due amanti durante una mattinata che viene descritta come “triste e lieta”. Una mattina che subisce questa dicotomia tra sentimento e realtà, intrisa di nostalgia che sfocia in una tristezza incorniciata dalla natura che si sta risvegliando. Assistiamo alla personificazione della mattina, la quale, inerme osserva l’ultimo doloroso saluto tra due anime innamorate. Camões pone in risalto questo contrasto tra la sofferenza dei due amanti e l’impassibilità della natura che ricopre il ruolo di unica spettatrice impotente dinnanzi questo sentimento. L’autore desidera fortemente che quella mattina non venga mai dimenticata poiché è l’unica testimone della loro separazione.

Da questi versi deduciamo l’inquietudine di Camões. Un poeta dal vissuto tortuoso. Nasce probabilmente a Lisbona nel 1524. Si dedicò alla filosofia e alle lingue classiche ma dovette lasciare gli studi per entrare nella corte di Joao III, dove si conquistò la fama di poeta. All’interno dei suoi versi, Camões decanta il suo amore ardente per una donna, difatti, s’innamorò follemente di una dama, Caterina de Athaide, la quale però morì giovane, lasciando un tremendo vuoto nel cuore del poeta. Si narra che per colpa di questo suo amore frustrato, si trasferì in Africa come militare e proprio qui perse un occhio durante una battaglia. In seguito, ritornò a Lisbona dove condusse una vita da bohèmien. A causa di sue malignità nei confronti del re, venne allontanato dalla capitale e si rifugiò nella città di Ribatejo dove diede inizio alla sua più grande opera: Os Lusìadas. Morì nel 1580, colpito dalla peste all’età di 56 anni. E’ tutt’ora considerato al pari di Omero, Virgilio e Dante.

L’amore è sicuramente la tematica in cui più ci imbattiamo tra i versi dei suoi componimenti. Ma il sentimento che celebra è proprio quell amor cortese che ha ereditato dagli studi classici. Questo affetto camoniano è idealizzato e si esprime sul piano dell’astrazione e dell’arte. E’ un’ emozione che soffre di un forte dualismo: se da un lato genera poesie, loda l’eterno, il divino e la purezza dall’altro invece tortura e strazia l’animo dell’autore che non potrà più possedere la sua amata. Nonostante gli provochi una pena struggente, per il poeta vale comunque la pena vivere tale trepidazione. 

“As lágrimas inflamam o meu amor e sinto-me contente de mim porque vos amei”

Greta Accardi