#MondayAbroad: 5 curiosità da scoprire sulla Germania

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Ecco a voi 5 curiosità da scoprire sulla Germania:

  • La Germania è il primo paese produttore di birra. Solamente nel Land della Baviera, infatti, si detiene il record mondiale di consumatori di questa bevanda: circa 250 litri a testa all’anno.
  • La ricerca della libertà viene considerata un istinto primario dell’essere umano, sancito dalla Costituzione. Per questo motivo per chi tenta di evadere dal carcere non è prevista alcuna punizione.
  • La festa più importante, e la più famosa a livello internazionale, è l’Oktoberfest di Monaco di Baviera che in realtà si celebra a fine settembre.
  • Berlino, capitale del Paese, è una delle città più cosmopolite e innovative in Europa: da sempre, infatti, è stata la culla di movimenti culturali e letterari avanguardisti, nonché fucina di nuove idee tra le subculture giovanili soprattutto nel periodo di divisione della città.
  • La strada più stretta del mondo si trova nella cittadina Reutlingen, si chiama Spreuerhofstrasse ed è larga solo 31 cm nel punto più stretto.

#PeopleOfUNINT

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Qual è stata l’esperienza che ti ha influenzato di più nella vita?

Quando ero in quarto superiore ho partecipato a una simulazione di diplomacy nel Parlamento Italiano. In realtà all’inizio sono stata quasi costretta dall’insegnante di latino e greco, però contro ogni previsione è stata un’esperienza molto interessante. Mi ha cambiato totalmente la visione su quello che avrei voluto fare in futuro: mi sono avvicinata inaspettatamente al mondo della diplomazia e da lì ho iniziato a pensare che potesse essere una strada da percorrere durante la mia carriera universitaria, dato che di lì a poco avrei dovuto prendere una decisione. Ho scelto infatti di buttarmi in questo ambito, piuttosto che continuare un percorso più umanistico, non so lettere o lettere antiche. È stata sicuramente un’esperienza estremamente formativa per me, mi sono sentita adulta per la prima volta.

Quanto ha influito questa esperienza nella persona che sei adesso?

Sicuramente comprendere come poter lavorare con gli altri, quindi collaborare con altre persone per poter raggiungere uno scopo comune, che in quel caso era scrivere un disegno di legge. Non solo mi ha influito nella quotidianità o nello svolgere qualsiasi tipo di lavoro, ma mi ha avvicinato anche a un mondo apparentemente lontano da noi, quello delle carriere internazionali, dove in realtà le decisioni che vengono prese in questo ambito si riflettono sulle vite di tutti noi.

Elisabetta Lannuti

#Curiositàdalmondo: I Castells

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Oggi vi parliamo di una delle tradizioni più spettacolari e scenografiche esistenti al mondo: I Castells, ovvero i “castelli umani”.

I Castells sono una tipica tradizione catalana ormai diffusa in altre regioni della Spagna, e consistono in delle vere e proprie piramidi umani. La spettacolarità sta nelle incredibili altezze che possono raggiungere e la velocità con cui si formano. Alla cima sale un bambino, chiamato l’Anxaneta.

La loro origine risale al XVIII secolo nella città di Valls e hanno un simbolo ben specifico: salire sulle spalle dei propri conterranei significa difendere la propria terra ed esaltare le proprie tradizioni. Inoltre, il fatto che sulla cima vi sia un bambino incita le nuove generazioni a non dimenticare le proprie origini e farne sempre tesoro.

L’arte dei castells viene tramandata di generazione in generazione e ci si allena fin da piccoli a scalare queste piramidi. La costruzione viene accompagnata da una tipica musica che serve a scandire il tempo e il record internazionale è ad oggi di circa 10 piani.

#UNINTSightseeing: La montagna spaccata di Gaeta (LT)

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Nella cittadina di Gaeta, in provincia di Latina, si trova un posto magico che porta con sé numerose leggende. Stiamo parlando della Grotta spaccata, un luogo suggestivo che vale sicuramente la pena di visitare.

Una delle più famose è la tragica storia d’amore tra Giordano, un abitante delle montagne vicine, ed Etele, un’anguana (creature mitologiche ammalianti che si potevano vedere soltanto di notte con la luna piena) che viveva qui insieme alle sue sorelle. La leggenda narra che tra i due nacque un amore impossibile, dato che un sortilegio legava la giovane Etele: alla morte di sua madre, la Dea del bosco, anch’ella sarebbe scomparsa. Nessuno riuscì a persuadere i due giovani dallo sposarsi e alla morte della Dea, la sua scomparsa creò un boato tale da spaccare in due la montagna.

La parte bassa della montagna è accessibile tramite 35 scalini, lungo i quali è possibile notare un altro particolare legato a un’altra leggenda del posto: la mano del Turco, secondo la quale la montagna era abitata da pirati saraceni che si nascondevano per poter attaccare più facilmente le navi mercantili. Un giorno uno dei pirati toccò la montagna che si deformò sotto la sua mano, lasciando così un’impronta tutt’ora visibile. Sotto questa strana formazione nella roccia una targa in latino recita: “Un incredulo si rifiutò di credere ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita”.

Alla cima della montagna, è possibile inoltre visitare il Santuario della SS. Trinità, dove importanti figure religiose si sono ritirate in preghiera nel corso della loro vita, tra cui San Filippo Neri.

Gaeta è facilmente raggiungibile in treno dalla stazione di Roma Termini: la stazione di riferimento è quella di Formia e da lì è possibile prendere uno dei tanti autobus Cotral giornalieri.

#MondayAbroad: 5 curiosità da scoprire sulla Russia

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Ricca di tradizioni e dal passato glorioso, oggi vi parliamo di cinque curiosità da scoprire sul paese più grande del mondo: la Russia.

  • La Russia è un paese a metà tra due continenti: Europa e Asia, questo si riflette non solo nell’architettura delle città ma anche negli usi e costumi e nei tratti somatici delle persone.
  • San Pietroburgo è una città completamente costruita “a tavolino” dallo Zar Pietro il Grande, che ha voluto sentirsi più vicino alle grandi potenze del vecchio continente costruendo una città più a gusto europeo. Passeggiando per le sue strade, infatti, non è raro imbattersi in monumenti o luoghi che ci ricordano Roma, Parigi, Londra o Praga. Infatti, molti furono gli architetti italiani, francesi e tedeschi che sono stati chiamati alla corte dello Zar per progettare la città.
  • Il mezzo di trasporto più utilizzato nel paese è il treno: infatti molte sono le linee ferroviarie che collegano anche le zone più remote della Russia. La celebre ferrovia Transiberiana, infatti, collega in 9 giorni la capitale Mosca con Vladivostok, la città più orientale. Viaggiare su un treno notte delle ferrovie russe, significa vivere un’esperienza lontana dalla comune concezione del viaggio: significa allontanarsi dalla frenesia della quotidianità ammirando il paesaggio incontaminato delle zone rurali.
  • L’insalata russa qui viene chiamata “Insalata Olivier”. Secondo la leggenda è stata inventata da un cuoco belga di origini francesi che lavorava nel ristorante Ermitage di Mosca.
  • La metropolitana di Mosca è una vera e propria opera d’arte: costruita progettata per volere di Stalin come un vero e proprio luogo da vivere a 360 gradi per sfuggire alle intemperie dell’inverno russo, le banchine delle stazioni sono sapientemente decorate in maniera sfarzosa con lampadari, mosaici, statue e colonne che celebrano l’Unione Sovietica e la storia della Russia in generale.

#FACCIAMOILPUNTO

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Cosa, quando, dove e perché è successo. Nelle ultime settimane (nell’ultimo anno, in questo caso).

UNINT

Dalla metà di dicembre in poi è tempo di bilanci: si sa.
Si riflette, si valuta, si indaga, ci si interroga su cosa potremmo cambiare e su cosa invece dobbiamo cambiare.
Una cosa ad oggi, è certa: da brava “programmatrice seriale” quale sono, gli ultimi dodici mesi del 2019 si sono rivelati pieni di cambiamenti e di sorprese assolutamente non-da-me-programmate.
UNINT Blog, è indubbio, rientra fra queste.

Ricordo ancora il giorno in cui, in una già fin troppo calda pausa pranzo di maggio, una mia cara amica e collega mi accennò di voler dare nuova vita ad alcuni progetti universitari già esistenti, ma erano arenati nel corso del tempo.
Si parlò in particolare del “giornale universitario” e del dover rispolverare questo spazio online – degli studenti e per gli studenti- rendendolo attuale e pieno di contenuti.
Il mio istinto in quel momento, senza nemmeno consultarmi, mi fece dire “Posso occuparmene io!”.
Da lì è iniziata una grande avventura, che ci ha visti protagonisti di diversi momenti al limite fra il tragico e il comico.

Ciò che è certo è che, come buona parte delle cose non programmate, UNINT Blog ha rappresentato sia una sfida, che una grande risorsa.
Ci ha messo di fronte ad alcune difficoltà e allo stesso tempo ci ha messo in contatto con tutte le sfere che dirigono l’Ateneo e con la realtà che ci aspetta fuori dalle mura universitarie.
Per questo motivo ringrazio tutti gli studenti che hanno finora contribuito alla sua realizzazione, ai colleghi di Unintraprendenza, ai ragazzi dell’Ufficio Comunicazione e alle figure istituzionali dell’UNINT che ci hanno dato piena fiducia e appoggio da quel caldo giorno di maggio, ad oggi.

NEL FRATTEMPO, NEL MONDO

Le annate con il numero “9” come ultima cifra, si sono dimostrate, nei decenni passati, fra le più dense di eventi e avvenimenti.
Per esempio, nel 2009, Barack Obama veniva eletto primo presidente afroamericano nella storia degli Stati Uniti D’America e vinceva il Nobel per la Pace.
Nel 1999, nasceva l’euro e l’Onu istituiva la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Nel 1989 invece, cadeva il muro di Berlino. Ma di questo ne abbiamo già parlato.

“L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quelle che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.” (Leonardo da Vinci)
Ciò che c’è di più significativo è tuttavia, che la cifra “9” segna la chiusura prossima di un decennio. E quindi, questo dicembre, i bilanci non andranno fatti solo sull’anno appena passato, ma sull’ennesimo ciclo che volge a concludersi.

Quanto è cambiato il mondo? Oppure non è cambiato affatto?
Cosa potremmo cambiare? E cosa invece dobbiamo cambiare?

Ne riparliamo nel 2020, ciao!

#UNINTSPORT: LE PAGELLE IGNORANTI. LA PARTITA DEL 18 DICEMBRE 2019

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Alessandro De Nisco: Pur non facendo parte del personale tecnico-amministrativo si immola per la causa. Tanta, tantissima tecnica quando ha il pallone. Lo vediamo per la prima volta senza giacca e cravatta, e non delude le aspettative con un outfit da vero professionista. STABILO THE BOSS

Fabio Bisogni: Trova in un negozio di antiquariato di Notthing Hill la maglia del Newcastle del mitico centravanti Alan Shearer. Il Newcastle ha vinto l’ultimo campionato nel 1927 e forse un motivo ci sarà. In evidente debito d’ossigeno va in panchina in attesa dell’arrivo dell’unità mobile di rianimazione cardiologica della Asl Roma 1. In preda a visioni mistiche e dopo il ricambio completo del sangue torna in campo e segna uno splendido gol da fuori area. REVENANT

Emanuele Imbrighi: Rimasto imbrigliato nella velocità supersonica di un bradipo dopo IL cenone natalizio, prova a dribblare se stesso senza successo. BRADYPUS TORQUATUS

Paolo Ferranti: Una creatura mitologica nata dall’incrocio tra Rudolf Nureyev e Lorella Cuccarini. Corre in punta di piedi per non rovinare il campo appena ricondizionato. FATA VOLANTE

Alessandro Mecarelli: Viene catapultato in campo direttamente dalla sala informatica. Dopo una pallonata sulla nuca e una perdita di memoria temporanea di circa 2 Tera, vaga nel campo avanti e indietro alla ricerca della nuova password per il WiFi. MISSING IN ACTION

Carlo di Paolo: Approfitta della somiglianza con Carlitos Tevez e indossa la maglia del Boca Junior di De Rossi, ma i due in comune hanno solo la città di nascita. Nonostante questo gli avversari non sono disorientati e lui, dipendente esemplare, a fine partita si rimette subito a lavorare seppur demoralizzato dal risultato. APACHE

Lorenzo Pizzuti: Finalmente si trova di fronte a giocatori con una densità di capelli in testa pari alla sua. Nel secondo tempo infatti si unisce a loro. Abbandona la divisa da pulcino per quella da draghetto. Gioca solo per esaltare la sua principessa sugli spalti. CIUCHINO

Alessandro Putano: Entra in campo perché gli è stato promesso il rinfresco a fine partita. Segna subito qualche gol per non sentirsi in colpa, dopo di che “blackout totale”. Vede solo torroni e panettoni. BUON NATALE SANDRONE

Ludovico Vagnarelli: L’idolo della tribuna rosa. Seduce chiunque con il pallone tra i piedi. Attanagliato dai soliti problemi al ginocchio, si distende a bordo campo per uno shooting fotografico. DICEMBRE

Vanni Nicolì: Il Mister più versatile del mondo. Oggi lo ritroviamo in mezzo ai suoi giocatori. Forse era meglio quando stava a bordo campo. Fare l’allenatore-giocatore non è da tutti. KEISUKE HONDA

Dario Martufi: Tantissimo spazio per lui in questa amichevole, ma ha capito dov’è la porta? Sfoggia una meravigliosa divisa da gelataio, e per non deludere il suo datore di lavoro, segna con un cucchiaio. NOCCIOLA E PISTACCHIO GRAZIE

Silvio Negretto: Ringraziamo gli organizzatori della partita per avergli permesso di tornare in campo. Spara un pallone nella Via Lattea per ricordare a tutti il motivo per cui, di solito, si adagia comodamente in panchina. NEIL ARMSTRONG

Carmine Caputo: Si presenta in campo con 15 minuti di ritardo e una faccia molto molto molto stanca. Cos’ha fatto la sera prima? Gioca qualche minuto e per fortuna poi va a riposarsi in porta. THE DAY AFTER YESTERDAY

Sofian Ayoub: A causa di un intoppo burocratico non può giocare in campionato. È quindi il suo esordio stagionale. Va subito a segno e poi subisce la mancanza di una preparazione atletica completa. CI VEDIAMO A FEBBRAIO

Flavio Aniello: Il macellaio più bello della Campania. Gli viene ricordato in numerose occasioni che si tratta di un’amichevole per evitare incidenti diplomatici e non. Colleziona qualche costola da fare alla griglia. ANDATE AL SUO APERILINGUA, ABBAIA MA NON MORDE

Tifosi: Per la prima volta assistiamo ad uno scontro pacifico tra curve. Curva Nord stracolma di giovani e giovanissimi. Curva Sud stracolma di studenti. Non c’era miglior modo per concludere l’anno. BUONE FESTE A TUTTI

Valentin D’Amico con il “tocco” di Armando Bonanni

#PeopleOfUNINT

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Quindi, se ho capito bene, da venticinque anni hai fatto tutto questo?

Sì, il primo pezzo è stato l’arrotino. E poi sai come sono queste cose, uno alla volta e siamo arrivati a tutto questo.

Quali altre esposizioni hai fatto? Immagino che questa non sia la prima.

No no assolutamente. Ormai sono 3 o 4 anni che allestisco il mio presepe qui a Garbatella grazie al comitato del quartiere. Poi durante il periodo delle feste spesso sono a casa di mia figlia, in Umbria dove sono nato. Un’esposizione molto importante sono riuscito a farla grazie a un’amicizia col parroco, quando già era diventato un presepe abbastanza grande, lì alla parrocchia di Santa Galla. Un parroco molto severo, non come quelli che ci sono adesso. Un giorno gli ho fatto la proposta del presepe e lui mi ha detto: “Non ti di dico subito di sì, perché se dico sì è sì davvero, non faccio false promesse”. Ha aspettato 2 giorni e mi ha richiamato subito. Ormai sono 12 anni che allestisco da loro, tant’è che l’ultima volta sono arrivato a circa 70 pezzi.

Che cosa hanno pensato i tuoi cari appena hanno visto il tuo primo pezzo?

Sono rimasti tutti sbalorditi! I miei nipoti che urlavano: “venite a vedere cosa ha fatto nonno!” Poi qualcuno lo voleva anche comprare, a mia nipote hanno proposto 150 euro, ma lei ha sempre risposto che era un’opera d’arte che ha fatto nonno per la propria famiglia. Poi da lì lo sai come vanno a finire queste cose. Si inizia con uno e si arriva a un presepe del genere. Poi io sono sempre stato una persona piuttosto pratica e manuale, quando sono arrivato a Roma infatti il primo lavoro che ho avuto era quello di riparare i televisori. Io non amo molto andare al centro anziani, cioè sì ci vado, ma non voglio rinchiudermi sempre e tutte le ore lì. Preferisco stare in cantina a volte. Lì ho il mio laboratorio, i miei strumenti. E passo il tempo a fare ‘ste cose. Piano piano visto che ho combinato?! Praticamente non c’entravo più in cantina per quanti pezzi c’erano.

Quanti pezzi hai fatto in totale?

Mi sembra una settantina di pezzi, qui ne abbiamo allestiti cinquanta.

Qual è il pezzo di cui vai più fiero?

Be’ sì, l’arrotino è comunque stato il primo, quindi sono particolarmente legato a questo. Soprattutto perché è quello che ha dato il via a tutto. Infatti io da quando allestisco non faccio un presepe senza metterlo, come se fosse un porta fortuna. Poi c’è anche questo con il telaio. Questo mi ricorda mia nonna, quando ero piccolo e le facevo compagnia mentre lei stava al telaio perché doveva fare il corredo a tutte e cinque le figlie. Santa donna! Che poi dal seme eh! E poi la battitura e il telaio. Me la ricordo ancora mentre metteva tutte le cose sull’arcolaio. Be’ diciamo che questi due mi hanno riportato in famiglia. Quindi ecco perché sono particolarmente legato a questi.

Hai mai dedicato un pezzo a qualcuno che non fosse della tua famiglia, invece?

Questa qui l’ho dedicata a un mio carissimo amico. Ama molto l’antiquariato, infatti spesso io gli riparo le cose che compra ai vari mercatini o su internet. Roba buona eh! Mica cianfrusaglie. Poi lui di mestiere fa il chirurgo, e gli ho regalato questa statuina quando mi sono fatto operare da lui per un’ernia. Soprattutto guarda la lampada, perché sono quelle vecchie che ormai non si usano più. Infatti anche lui l’ha presa a ridere perché non si capacita di come mi sia venuta in mente.

Dove prendi l’ispirazione? Non so ti ha mai ispirato qualcuno semplicemente per strada o cose così?

Sì, alla fine sì. Soprattutto nel quotidiano. Che ne so, in televisione, per strada. Cose così. Per esempio guarda questa, il salumiere. Quella l’ho dedicata a due sorelle che hanno la pizzicheria in un campeggio nel Gargano, dove vado io ogni estate da circa 20 anni. Siamo grandi amici, infatti ogni volta che vengono a Roma, perché hanno le sorelle qui, mi vengono a salutare, come se fossero parenti. Infatti guarda: “Gina e Maria” ho messo anche i nomi, perché volevo regalargliela. Ma hanno preferito che la mettessi nel presepe.

E la prossima?

Eh, che ne so. In realtà adesso le riparo o modifico quelle che ho già fatto. Ci vuole tanta pazienza e precisione soprattutto.

Diciamo che 92 anni non sono pochi, ci puoi raccontare qualche episodio della tua vita che per vari motivi hanno influenzato la persona che sei adesso?

Be’, ne vorrei raccontare soprattutto uno che per me è stato importantissimo. Soprattutto perché grazie a quello sono diventato nonno Dante oggi e posso divertirmi a fare i personaggi di questo presepe. Fino a quando ero giovane lavoravo in campagna con mio padre, poi lo sai com’era una volta, a un certo punto dovevi formare una famiglia, perché funzionava così. Infatti io mi sono sposato che avevo 24 anni. Io volevo dare una vita migliore a mia moglie e soprattutto costruire un futuro con lei. Quindi abbiamo deciso di trasferirci a Roma dato che tutti venivano qui per lavorare. Però c’era un problema, perché per lavorare qui dovevi avere il libretto del lavoro, per avere il libretto del lavoro a Roma dovevi avere la residenza e per avere la residenza bisognava avere lavoro o almeno avere un certo tipo di reddito. Altrimenti tutti potevano mettersi la residenza a Roma e prendere benefici, era anche giusto sì. Almeno prima c’erano più controlli. Sono venuto qui da alcuni parenti e ho iniziato a lavorare a Porta Portese, riparavo cose, biciclette, motorini, di tutto. Per arrangiarmi insomma. Un giorno volevo ritornare al paese per salutare i parenti. Parte il treno dalla stazione Termini, io ero dentro uno scompartimento dove un signore aveva occupato un sacco di spazio con cesti e altre valigie. A un certo punto entra una bella signora che chiede se può sedersi al posto occupato dall’altro signore con le sue cose. Glielo chiede più volte ma lui non risponde e nessuno le presta attenzione. Sai, sui treni una volta si chiacchierava molto, si urlava, poi i treni facevano un sacco di confusione. Poi io sono sempre una persona che ci tiene a ‘ste cose. Quindi le ho detto: “Signora! Si accomodi, tanto io scendo a Orte”. Lei mi racconta di lei, che veniva da Genova, era piena di bagagli e aveva corso per prendere il treno. Mentre eravamo in viaggio di fianco a noi ma verso l’altra direzione passa uno di quei treni moderni, una littorina, un pendolino, non mi ricordo come se chiamavano. Va be’, quei treni moderni per l’epoca. E uno dentro lo scompartimento dice: “quello è il treno dei papponi! Perché solo i ricchi lo prendono e non pagano mai il biglietto, invece noi siamo qui ammassati e lo paghiamo anche a loro il treno”.  La signora allora indispettita gli risponde: “non è vero! Perché io sono la moglie del vice prefetto di Terni e quando mio marito non è in servizio e non si sposta per lavoro, lo paga eccome il treno!”. Non potevo crederci! Mi sono sentito offeso io per le parole del signore, soprattutto davanti a una signora di classe come lei. Allora le ho chiesto: “senta scusi, sa’ siamo una famiglia umile, viviamo in campagna in Umbria. Siamo cinque figli e sono anche sposetto. Non è che potrebbe aiutarmi in qualche modo a ottenere il libretto di lavoro a Roma? Visto che qui è molto complicato. Sai cosa mi ha risposto lei? Mi rispose: “non si preoccupi. Lei è stato davvero educato comunque, vedo quello che posso fare”. Qualche giorno dopo mi è arrivata una lettera a casa ed era lei che diceva che il marito aveva preso in carico la cosa e che vedeva quello che si poteva fare, anche se non era molto semplice. Dopo qualche settimana è arrivata un’altra lettera che diceva: vada al municipio per ritirare il libretto del lavoro. Questo mi ha fatto capire che restare umili ripaga sempre. Perché non sai mai chi puoi avere di fronte. Da quel giorno la mia vita è stata in completa evoluzione tant’è che ho fatto tantissimi lavori.

Nonno Dante