#MondayAbroad oggi diventa veramente british grazie al racconto di Omar!
Parlare con lui è sempre interessante e stimolante, ti apre
le porte dei suoi ricordi e ti fa immergere completamente in essi.
Circa due anni fa, per quasi 5 mesi, Omar ha vissuto nella capitale del Regno Unito, città da lui descritta come assolutamente multietnica: “…non hanno bisogno forse di viaggiare più di tanto, perché lì hai sia un pezzo d’Italia, che un pezzo della Germania, della Francia, della Cina, dell’India, del Giappone… Se un giorno vuoi, magari, uscire dal tuo contesto culturale, puoi tranquillamente uscire e farti una passeggiata in un altro quartiere e, solo così, ti fai un mini viaggio!”.
È, difatti, proprio questa sua caratteristica che ha ammaliato il nostro collega, spingendolo verso le altre culture, soprattutto in campo culinario: “Ammetto di non aver assaggiato il fish&chips, ma non era colpa mia se ero troppo curioso delle tante prelibatezze che la città mi offriva e se davanti al banchetto typical british, sistemavano l’equivalente in versione tacos! Ahahah!”
Questa sua caratteristica così tanto positiva da una parte, perde punti da un punto di vista linguistico: “Se vuoi sentire il vero accento inglese, non ti consiglio sicuramente il centro della capitale in quanto troppo influenzato dalle varie culture. Ricordo che il primo accento che ho sentito era di una signora che lavorava a una biglietteria e che, secondo me, era molto simile a Maggy Smith della serie Downton Abbey!”
Continua il viaggio passando per i monumenti della capitale: ciò che più ha rapito lo sguardo del nostro primo spettatore è la quantità di reperti storici derivanti dalle varie imprese che Londra quale capitale dell’impero coloniale aveva e ha raccolto durante i vari secoli d’imprese. Ci racconta Omar: “I musei che ho visitato sono pieni di opere derivanti da tutto il mondo, tuttavia, se dovessi scegliere il mio preferito, sarebbe il museo di scienze naturali: penso che per un bambino sia una grande scoperta vedere i fossili dei dinosauri e io, in quel momento, mi son sentito un po’ un bambinone!”
“Omar, vale la
pena tornare?”
“Assolutamente sì, anche se oggi è più complicato causa Brexit, io tornerei lì anche oggi, sia per lavorarci, che per viverci”.
“Una frase per descrivere l’esperienza?”
“Un mood, semmai: io seduto sulla panchina di Buckingham Palace che bevo caffè di Starbucks e, con un altezzoso accento british, ti dico “Get the London look!”.
Che la forza sia con voi ragazzi! Siamo al 4
di Maggio, quasi due mesi dopo l’inizio della quarantena in Italia, ed entriamo
nella Fase 2, i numeri sono in calo e si possono visitare congiunti, ma la
quarantena non è finita, stare a casa è ancora fondamentale. Ma oggi, come
forse avrete intuito, si festeggia Star Wars (o Guerre Stellari per i più
nostalgici). Quindi rimanete a casa, maratona di film, popcorn alla mano e
festeggiamo insieme questa saga -stellare, oserei dire-.
Breve riepilogo sulla nascita, per i fan meno
accaniti o per coloro che, purtroppo, non hanno mai avuto il piacere di
guardare i film. La saga di Star Wars (uso l’anglicismo perché ormai è quello
più diffuso, complice la Disney) è nata dalla mente geniale di George Lucas
negli anni ‘70 – nel 1973 iniziò a scrivere il copione, per la precisione – .
Si compone di 3 trilogie e – per ora – 2
spin off: le prime due trilogie sono state scritte e girate da George Lucas,
l’ultima e gli spin off sono invece un’opera Disney, che ormai si è comprata la
maggior parte delle case cinematografiche americane.
La prima trilogia andata al cinema è, di
fatto, la seconda per ordine cronologico, e ha Luke Skywalker come protagonista
indiscusso, a cui si oppone Dart Fener, conosciuto come Darth Vader nella
versione inglese, quindi la famosa scena che tutti conoscono, anche coloro che
non hanno mai visto i film, del “io sono tuo padre” poteva essere meno
sorprendente in inglese o in tedesco, dove il cognome stesso era un indizio. La
seconda trilogia racconta invece la storia di Anakin Skywalker, ossia il futuro
Dart Fener. La nuova trilogia Disney narra lo scontro finale tra Sith e Jedi, e
gli episodi spin-off approfondiscono invece la storia di alcuni protagonisti
della saga.
Ora, lungi da me annoiarvi con la semplice trama di questa saga – stellare –, quindi ho deciso di perdermi nel baratro di internet, alla ricerca di 10 curiosità che (spero) la maggior parte di voi non conoscono (altrimenti il mio lavoro è stato invano):
Nel primo film uscito nelle sale (“Una Nuova Speranza”), le spade del maestro Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker sono blu, mentre quella di Darth Vader è rossa. All’inizio George Lucas voleva che le spade dei cattivi fossero rosse, e quelle dei buoni blu, infatti quando fu girato “Il Ritorno dello Jedi” la nuova arma di Luke Skywalker sarebbe dovuta essere blu, come appariva anche nei trailer e nelle locandine. All’ultimo momento si decise però di farla verde, in modo da ottenere un effetto cromatico migliore nelle scene su Tatooine – pianeta dove Luke Skywalker è cresciuto –. Da quel momento le spade degli Jedi smisero di essere soltanto blu e iniziarono ad assumere diversi colori.
In molte scene Carrie Fisher, l’attrice che interpretava la Principessa Leila, fu costretta a stare sopra una scatola per non rendere evidenti i 30 centimetri di differenza che la separavano da Harrison Ford (Han Solo).
I film di Guerre Stellari girati da George Lucas sono usciti tutti intorno alla metà di Maggio, perché il 14 del mese è il suo compleanno. I film della Disney invece sono usciti tutti a Dicembre, periodo reputato più ricco per gli incassi al botteghino a causa delle festività natalizie.
Nel film “L’Impero colpisce ancora” c’è una pioggia di meteoriti in cui, secondo alcune voci, uno di questi sarebbe in realtà una scarpa. Gli addetti agli effetti speciali, esasperati dall’ennesimo ciak per girare la scena, avrebbero deciso di lanciare l’oggetto per protestare.
La parola “Jedi” deriverebbe dal giapponese “Jidai-Geki”, termine con cui viene indicato un genere storico ambientato nel periodo Tokugawa e con protagonisti samurai.
George Lucas, per ideare Chewbecca, si sarebbe ispirato al suo cane Indiana, un Alaskan Malamute. Il cane Indiana è stato anche fonte di ispirazione per un’altra celebre saga: Indiana Jones, ideata dallo stesso Lucas e diretta da Steven Spielberg.
“L’Impero colpisce ancora” fu girato negli stessi studi cinematografici dove contemporaneamente Stanley Kubrick stava lavorando su “Shining”. Entrambe le pellicole uscirono nel Maggio del 1980.
La colonna sonora di “Star Wars” è stata definita dalla “American Film Institute” come la più bella colonna sonora di tutti i tempi.
Quando Luke utilizza i poteri Jedi per recuperare la sua spada laser, in realtà non si avvale di alcun particolare effetto speciale. Mark Hamill venne ripreso mentre lanciava la lama e poi le scene sono state semplicemente proiettate al contrario – un po’ come un Boomerang su Instagram, per i più avvezzi –.
Nella versione originale del 1980 de “L’Impero Colpisce ancora”, quando Luke si getta nel vuoto per salvarsi da Dart Fener, in realtà non urla. Nel 1997, quando la pellicola fu rimasterizzata, venne aggiunto un urlo, ma i fan più accaniti si opposero perché secondo loro il silenzio di Luke durante quel gesto evidenziava la sua scelta di andare incontro alla morte, e quindi l’aggiunta del grido ne alleggeriva la tensione. L’urlo fu quindi rimosso, e questo ha reso la versione del 1997 unica.
E siccome sono buona, ecco qui un’ultima chicca:
11. Nel film “Star Wars: Gli Ultimi Jedi” – della nuova trilogia Disney – i principi Harry e William avevano girato una scena per un cameo come Stormtrooper (i soldati dell’esercito imperiale), ma la scena – purtroppo – venne tagliata perché i principi superano 1.70 m di altezza, quindi troppo alti rispetto agli altri Stormtrooper.
Sperando che questo articolo abbia acceso la
vostra curiosità, vi invito a festeggiare il 4 Maggio come si deve: maratona di
film di Star Wars (Disney+ ha una sezione apposita), popcorn e divano… Così la
quarantena è più dolce! E magari chissà, forse qualcuno riesce a individuare la
scarpa volante tra i meteoriti nel film “L’impero colpisce ancora”.
P.s. Come sempre vi invitiamo a seguire
l’hashtag #MayThe4thBeWithYou per vedere post, curiosità e simpatiche
iniziative per celebrare una delle saghe più amate di sempre.
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
I dati relativi al
numero di contagiati e di decessi giornalieri nel nostro Paese continuano a
diminuire, mentre il numero di persone guarite o dimesse dai reparti di terapia
intensiva è in crescita.
Anche l’attenzione della
stampa e dei canali di informazione nazionali sembra progressivamente allentare
la morsa sul Covid-19 iniziando a concedere spazio a notizie di altra natura.
Per oltre due mesi
infatti, i media nazionali hanno eclissato notizie non riguardanti la pandemia
globale, per questo motivo accogliamo la comparsa di nuovi titoli giornalistici
e al telegiornale con un sospiro di sollievo e con un pizzico in più di
speranza.
Fra le notizie
incoraggianti inoltre, l’Università di Oxford in un comunicato ha annunciato
che il primo vaccino contro il Covid-19 potrebbe essere pronto già in
settembre, anticipando nettamente i tempi inizialmente previsti.
Sara Nardi
Il Mozambico, secondo quanto riportato dal
Ministero della Salute, nelle ultime 48 ore non ha registrato nessun nuovo
contagio contando, al 28 aprile, un totale di 76 casi positivi. Il Governo si
trova così a dover discutere se prolungare o meno lo stato di emergenza, il cui
termine è previsto per il 30 aprile. La Comunità Tecnico-scientifica e il
Presidente della Repubblica Felipe Nyusi stanno collaborando al fine di
elaborare le misure necessarie per compiere i prossimi passi nella lotta al
Covid-19. Il Paese non ha mai raggiunto il livello 4 di emergenza (ovvero un lockdown totale) ed è dunque necessario
ponderare ogni decisione per non correre il rischio di un innalzamento della
curva dei contagi. In attesa dei nuovi provvedimenti il Ministero
dell’Istruzione ha comunque assicurato che gli studenti non perderanno l’anno
scolastico poiché continueranno ad essere garantite le lezioni attraverso
canali televisivi, radio e piattaforme digitali. Nelle aree sprovviste di
energia elettrica i professori hanno già provveduto alla diffusione del
materiale didattico. Nel frattempo, nella città di Beira, un gruppo di
imprenditori (noto come “SOS-corona”) sta operando in collaborazione con le
autorità fornendo dei veri e propri tunnel in grado di igienizzare i cittadini
nei luoghi pubblici. Al momento i tunnel istallati sono due e si trovano nei
pressi dell’Ospedale Centrale di Breira ma, nei prossimi giorni, ne arriveranno
ulteriori due destinati ai luoghi di maggiore affluenza.
Secondo i dati del Ministero della
Salute i casi positivi a Capo Verde
sono al momento 106 di cui circa la metà si concentrano a Praia, capitale
dell’arcipelago. Il Presidente della Repubblica Jorge Carlos Fonseca ha
dichiarato sulla sua pagina ufficiale Facebook che, nelle isole in cui non si è
registrato alcun caso (Santo Antão, São Nicolau, Sal, Maio, Fogo e Brava), lo
stato di emergenza sarà revocato a partire da domenica 26 aprile allo scoccare
della mezzanotte; al contrario nelle isole di São Vicente, Boa Vista e Santiago
sarà ancora in vigore fino al 2 maggio. In ogni caso Fonseca ribadisce la
necessità di continuare con le misure di distanziamento sociale. Per quanto
riguarda il sistema scolastico, a partire da lunedì 27 aprile avrà inizio il
progetto di didattica a distanza (Aprender
e estudar em casa). Questo programma sfrutterà canali televisivi
e lezioni radiofoniche creati dal Governo con il fine di mantenere il vincolo
degli studenti con la scuola e come alternativa alle lezioni presenziali ormai
sospese a causa della pandemia. Gli studenti vi potranno accedere a qualsiasi
ora e seguendo un programma ben definito. A giudicare l’iniziativa ci pensa il
Primo Ministro Ulisses Correia e Silva
ritenendola un ricorso eccellente per democratizzare l’accesso a un’istruzione
di qualità. Sostiene che è un esempio che dovrebbe essere lasciato per il
futuro. Le lezioni saranno tenute a un totale di 126 mila studenti delle scuole
d’infanzia, elementari, medie e superiori.
Giulia Arresta, Alessia Santella
Nel Regno Unito ad oggi sono 161.145 i casi
positivi al Covid-19 e le vittime sono salite a 21.678. Il primo ministro Boris
Johnson ancora non avanza previsioni relative a quanto tempo dovrà passare
prima di allentare le misure. Tuttavia, ha iniziato a parlare di “una nuova
normalità”. Infatti, il primo ministro ha assicurato che, anche quando il lockdown sarà finito, sarà imperativo
adottare nuove misure per evitare un nuovo picco, che cambieranno completamente
la quotidianità e su questo sono stati tutti d’accordo. Nicola Sturgeon, primo
ministro della Scozia ha parlato
alla popolazione, ribadendo l’importanza del distanziamento sociale e di una
buona igiene. Ha invitato ad evitare viaggi non strettamente necessari e
soprattutto per i più vulnerabili ha consigliato l’autoisolamento.
In Australia alcuni stati, tra cui
Queensland, Victoria e Nuovo Galles del Sud, cominciano ad allentare le misure
di restrizione, data la stabilità della situazione. Inoltre, due tra le tre
catene più importanti di supermercati, Woolworths e Coles, hanno tolto il
limite di acquisto di massimo due pezzi per alcuni articolo, tra questi la
carta igienica, che a inizio pandemia aveva creato disordini, tanto da
richiedere l’intervento della polizia. Proseguono le pressioni del governo
australiano sulla Cina per fare luce sulla gestione del virus. L’ambasciatore
cinese Cheng Jingye ha affermato che questo potrà avere delle conseguenze
importanti sull’esportazione, dato che la Cina è uno dei principali importatori
dei prodotti australiani.
Negli Stati Uniti, nonostante il numero di
contagi abbia ad oggi raggiunto il milione, il Presidente Trump insieme a molti
dei governi locali degli stati americani stanno già pensando a un
alleggerimento delle restrizioni con le prime riaperture. Stanno pensando di
riaprire alcuni distretti scolastici prima della fine dell’anno accademico. In
California, il Governatore Newsom ha avanzato l’idea di far durare il prossimo
anno accademico fino a luglio. Nel privato, la Simon Property Group, società proprietaria di numerosi centri
commerciali in tutto il paese, ha stipulato un piano per riaprire 49 centri
commerciali in circa dieci stati. Un portavoce della compagnia ha assicurato
che verranno rispettate tutte le norme di sicurezza necessarie.
In Canada, nella provincia del Québec è stata annunciata una riapertura
che viene definita come una “scommessa rischiosa”; il governatore del Québec,
ponendo l’accento sulle necessità economiche, ha annunciato che i commercianti
al dettaglio riapriranno a partire dal 4 maggio a Montreal e a partire dell’11 maggio in tutta la regione e si è
parlato anche di ritorno volontario a scuola a partire dell’11 maggio.
Ovviamente il rispetto delle norme di prevenzione accompagnerà la riapertura.
In questo modo il governo cercherà di aiutare l’economia, ma la vita sociale
rimarrà invariata: gli assembramenti saranno comunque vietati.
Il tramonto della quarantena spagnola sembrerebbe essere ogni giorno più
vicino e concreto: grazie a un piano composto da quattro fasi d’azione e
all’attenuazione giornaliera dei nuovi casi di contagio, la Spagna sembrerebbe
pronta a fronteggiare la graduale riapertura. Secondo gli esperti e il Governo
spagnoli, attraverso questo programma, che avrà inizio il prossimo 4 maggio e
sarà composto rispettivamente da fasi di preparazione, inizio, intermedio e
avanzato, il 24 giugno 2020 la maggior parte della popolazione avrà sconfitto
il confinamento in casa, l’economia in toto sarà nuovamente in moto e la Spagna
ritornerà a sorridere (anche se continuerà a nascondere i suoi sentimenti sotto
una mascherina protettiva e a mantenere una giusta distanza di sicurezza).
Tante insicurezze e, soprattutto, tanta paura che la curva epidemiologica
torni a salire impongono, tuttavia, una visione sempre più razionale per
l’attuazione del progetto: non è scontato che tutte le province spagnole
passino dalla fase 0 alla fase 1. Fernando Simón, direttore del Centro de Control de Alertas y Emergencias
Sanitarias si è pronunciato affermando che in alcune comunità autonome la
trasmissione del virus è molto bassa, tant’è che Ceuta, Melilla, Andalusia,
Asturie, le isole Baleari, la Comunità Valenziana, Murcia e le isole Canarie
hanno registrato meno di 30 nuovi contagi per 100.000 abitanti (Murcia e le
isole Canarie girano addirittura intorno ai 10) negli ultimi 14 giorni;
tuttavia, dall’altra parte della bilancia, Madrid, Castiglia-La Mancha,
Castiglia e Leone, La Rioja e la Catalogna registrano ancora più di 100 nuovi
casi diari. Importante, comunque, riportare le quattro isole che il prossimo 4
maggio entreranno direttamente nella seconda fase: La Graciosa, el Hierro, La
Gomera e Formentera.
Il paese conta un totale di 212.917 casi di contagio, 2.144 nelle ultime
24h; purtroppo piange 24.275 vittime, ma spera, grazie ai 108.947 guariti, per
un domani migliore degli ultimi due mesi.
Attraversiamo l’oceano e voliamo in Messico, dov’è stato costruito
il Centro Citibanamex, un’unità temporale per far fronte all’emergenza contagi
e nella quale è stato trasferito il paziente uno del paese. La struttura ha una
capacità per 854 pazienti che necessitino di ossigenoterapia e i quali sintomi siano
da lievi a leggeri, oltre a contare 36 spazi di terapia intensiva e aree
dedicate ai laboratori e al recupero del corpo dei pazienti.
Nicolas Maduro, Presidente del Governo venezuelano, una volta riunito con
la Comisión Presidencial para el Seguimiento,
la Atención y el Control del coronavirus de Venezuela, ha dichiarato che lo
stato sarà disposto a ricevere l’aiuto sanitario proveniente da “qualsiasi
paese” sotto il coordinamento dell’OMS.
Ilaria Violi
In Francia il premier Edouard
Philippe ha annunciato al Parlamento la strategia per la Fase 2, prevista
dall’11 maggio al 2 giugno: via libera a scuole materne ed elementari su base
volontaria, ripresa di attività commerciali eccetto bar e ristoranti,
riapertura di luoghi di culto ma senza funzioni, mascherine obbligatorie sui
trasporti pubblici ed esecuzione di 700.000 test a settimana. Inoltre, sarà
possibile spostarsi senza autocertificazione fino a un raggio di 100 chilometri
dalla propria abitazione e partecipare ad assembramenti che non superino le 10
persone. Persiste lo stop al campionato di calcio.
In Belgio, secondo le nuove misure previste per la Fase 2, dal
prossimo lunedì i tamponi verranno eseguiti anche su soggetti che non
presentano sintomi respiratori. I problemi però non sono pochi: c’è una forte
carenza di tamponi e di materiale adeguato a realizzarli, la principale azienda
produttrice ha sede in Lombardia, dove la produzione è ferma da settimane.
Tuttavia, è dall’Italia che arriva l’idea per sopperire a un’ulteriore penuria,
quella di mascherine: sarebbero sostituibili con delle maschere da snorkeling
(Decathlon) dotate di filtro protettivo e pensate per il personale medico dei
reparti Covid-19.
In Svizzera è polemica in ambito educativo: hanno riaperto gli
asili, ma sono rientrati pochi bambini e molti maestri sono in cassa
integrazione; nei licei di Ginevra i voti finali si baseranno su quelli del
primo quadrimestre; le università, fornendo dispositivi agli studenti
bisognosi, vogliono sostenere la sessione estiva su piattaforme online, ma
alcuni ne chiedono l’annullamento perché psicologicamente insostenibile, mentre
altri si lamentano per la mancanza di privacy. Il Dipartimento delle Finanze
sostiene che lo smart working è preferibile, ove praticabile, per evitare una
possibile recrudescenza, come sostenuto dai ricercatori.
In Africa gli esperti annunciano da mesi il boom di Covid-19: la
povertà e la mancanza di infrastrutture sanitarie fanno temere il peggio.
Tuttavia, mentre il primo caso sul continente risale a febbraio, l’ondata non è
ancora arrivata. In effetti, circa il 60% della popolazione africana ha meno di
25 anni e il 75% delle vittime del Covid-19, come osservato in diversi paesi
europei, ha più di 75 anni. L’ipotesi legata alla piramide delle età è stata
quindi evidenziata dagli esperti per spiegare il relativo rallentamento della
propagazione del virus nel continente rispetto al resto del mondo.
Secondo la Statistics Canada e la Camera di Commercio Canadese, più
del 50% delle aziende del territorio hanno perso almeno il 20% delle entrate in
seguito alla pandemia. A risentirne di più sono state le imprese del settore
alberghiero e alimentare, seguite da quelle d’intrattenimento e del commercio
al dettaglio. Tuttavia, un dato positivo viene dalle imprese operanti nei
settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della caccia e dei
servizi di pubblica utilità. Infatti, queste imprese hanno registrato un
aumento delle entrate. Tuttavia, restano molte le aziende che in seguito alla
crisi hanno dovuto licenziare personale, tagliare stipendi e diminuire le ore
di lavoro.
Subisce una battuta d’arresto la fase 2 della Germania
iniziata circa 10 giorni fa, con le prime aperture di alcuni settori
industriali. Nel suo rapporto quotidiano il Robert Koch Institut (l’istituto
che monitora l’epidemia in Germania) ha affermato che l’indice di contagio è
tornato a sfiorare il valore R=1, dopo che due settimane fa si era stabilizzato
a 0,7. Da un punto di vista statistico questo dato indica che il corso della
pandemia rimane costante, mentre da un punto di vista politico si rafforzano le
posizioni della Cancelliera Merkel e degli esperti del RKI che invitano alla
cautela, in contrasto alle pressioni provenienti dai Länder che spingono per un
progressivo allentamento delle misure ed una graduale riapertura delle
attività.
Il direttore dell’Istituto, Lothar Wieler, ha
invitato i tedeschi a non avere comportamenti “avventati” poiché il
rischio di una seconda ondata di contagi è innegabile: “Continuiamo a
restare il più possibile a casa e a rispettare le restrizioni” ha
affermato Wieler.
“La pandemia è ben lontana dall’essere finita” ha
detto il ministro tedesco della Salute Jens Spahn, presentando alla stampa
il secondo pacchetto di leggi per la protezione della salute dei cittadini dopo
la seduta di oggi. Il Ministro ha affermato che il pacchetto rispecchia bene la
“complessità della pandemia”, ma ha dichiarato che “la “nuova
quotidianità” sarà dura per molti” quindi ha chiesto al popolo tedesco di non
vanificare gli sforzi fatti finora.
Questa inaspettata battuta d’arresto colpirà molti
settori che erano in procinto di ripartire, tra cui anche la Bundesliga, il
campionato di calcio tedesco di massima serie. La scorsa settimana, la German
Football League (DFL) aveva annunciato di essere pronta a riprendere dal 9 maggio.
“É giustificabile che il calcio torni a giocare
in stadi vuoti, creando e facendo rispettare le più rigorose condizioni
igieniche e mediche.” Il via libera, ancora non definitivo, arriva dai Ministri
dello Sport dei 16 Lander federali, che in un documento congiunto si sono
espressi al riguardo, in vista della riunione con la Cancelliera, Angela
Merkel, in programma nei prossimi giorni. Queste posizioni dovranno necessariamente
essere riviste in linea con l’andamento della pandemia.
Il Ministro degli Esteri, Heiko Maas, ha prolungato
fino al 14 giugno il divieto di viaggiare. Durante la conferenza stampa in cui
annunciava questo prolungamento, a chi gli chiedeva il futuro delle vacanze
estive, il Ministro ha risposto che si augura e spera sia possibile permettere
lo spostamento fra i Länder. Allo stesso tempo però, non ha escluso la
possibilità di accordi bilaterali con altri paesi per far riprendere il
turismo, uno dei settori più colpiti dalla pandemia.
Ivan Denaro
Stando ai dati
rilasciati dal CSSE (Center for Systems Science and Engineering)
dell’Università di Hopkins, in Algeria i casi confermati sono 3127 e i morti
415; in Tunisia si registrano 922 casi positivi e 38 morti; in Marocco il
numero dei positivi al virus ammonta a 3758 con 158 casi di decesso; mentre in
Libia su 61 casi confermati si registrano solo 2 decessi.
Come in Italia,
anche nel Maghreb è stata sollevata la problematica della vita nelle
carceri ai tempi del Covid-19. Le carceri sono luoghi poco conosciuti in tutto
il mondo, e questo vale ancora di più per i paesi non democratici, in cui la
detenzione è spesso usata per reprimere le opposizioni politiche. È il caso del
Nord Africa, dove la vita nei centri di detenzione è spesso difficile,
non soltanto per il sovraffollamento ma anche per le scarse risorse economiche
investite nei servizi destinati ai detenuti. Infatti, se già prima del virus
nelle carceri nordafricane si riscontravano condizioni igienico-sanitarie molto
lontane da ciò che normalmente si considera uno standard accettabile, con
l’avvento dell’epidemia la situazione è andata sempre più peggiorando. È questo
il motivo che ha spinto i paesi del Maghreb a decidere di voler allentare il
sovraccarico di detenuti nelle carceri al fine di limitare la diffusione del
virus.
Il Presidente
della Repubblica Tunisina Qays Sayyd ha annunciato in una dichiarazione
pubblicata all’inizio del mese corrente il rilascio di 1420 detenuti. Invece,
il tribunale di Kelaya a ovest di Algeri ha aperto un’indagine giudiziaria in
seguito ai 12 casi di decesso per Covid-19 verificatisi all’interno di un
istituto penitenziario algerino; quanto invece alla situazione nel resto del
Paese, lo Stato ha deciso per una rimessa in libertà di circa 5000 detenuti
aventi non più di 18 mesi di pena da scontare. Ma nonostante l’emergenza
pandemica, la polizia algerina precisa che continuerà ad operare arresti, laddove
necessario, nel tentativo di porre fine una volta per tutte al movimento
popolare Al-Hirak. Quanto alla Monarchia Marocchina, dopo l’appello rivolto al
Re da parte dell’Ordine degli Avvocati del Marocco, Mohammed VI ha approvato il
rilascio di 5654 detenuti, selezionati sulla base di criteri strettamente
oggettivi che tengono conto della loro età, del loro stato di salute e della
durata della loro detenzione, oltre che della buona condotta.
Valeria Di
Bonaventura, Arianna Mercuriali, Giulia Roncella
In Azerbaijan, ex paese dell’Unione Sovietica conosciuto anche per
la sua scarsità delle sue risorse economiche, la lotta contro il COVID-19 sta
procedendo diversamente rispetto al panorama europeo. L’Azerbaijan possiede una
struttura economica forte e stabile, infatti ha da subito varato alcune riforme
per assicurare uno stile di vita adeguato ai suoi cittadini. In primo luogo,
troviamo lo sviluppo del settore petrolifero che permette di continuare ad
avere una stabilità economica; poi, su iniziativa del presidente Ilham Aliyev,
sono state adottate misure contro il lavoro nero, che puntano alla trasparenza
e all’inserimento di strumenti tecnologici negli organi statali. Inoltre, è
stato redatto es adottato un piano contro la diffusione della pandemia: si è subito
limitato lo spostamento della popolazione, sono stati rinviati tutti gli eventi
di massa e sono stati chiusi fin da subito i parchi divertimento e i centri
commerciali. Successivamente è stato introdotto il regime di quarantena e una
vasta gamma di misure, fortemente volute dal presidente, per assicurare un
sostentamento economico a tutti i cittadini. Tra queste è incluso l’erogazione
di finanziamenti ad imprese che hanno subito ingenti perdite a causa del
COVID-19, fornendo loro alleggerimento e privilegi fiscali. Ma il passo più
importante è stata l’apertura di un’impresa per la produzione di mascherine,
medicinali, disinfettanti e la creazione di 18 laboratori, dotati di moderni
macchinari.
A livello sociale, invece, vi è un’iniziativa, grazie alla quale sono state
raccolte più di 100 confezioni di cibo destinate a famiglie a basso reddito.
Per questo motivo si può giustamente affermare che l’Azerbaijan ha vinto
moralmente la battaglia contro il COVID-19, e che si avvia verso la
debellazione del virus anche considerando la diminuzione dei contagi rispetto
ai guariti. Ciò spiega perché proprio l’Azerbaijan è stato preso come paese
esemplare e modello da seguire durante questa pandemia. I suoi punti di forza
sono coesione e consolidamento sociale attorno al Presidente, vicinanza della
comunità imprenditoriale nel rispetto dei bisogni della popolazione, mentre lo
slogan che guida il paese è “Insieme siamo la forza”, per ricordare che
solamente con gli sforzi di tutti si superano le difficoltà.
Paola D’Onofrio
Sono giorni che
nei media si sente parlare dell’arrivo della Fase 2. Nel Paese di mezzo (Cina)
sembra che quest’ultima sia già arrivata da un bel po’ di tempo, ma con misure che
secondo il governo cinese stesso non sembrano così cautelari, e che richiedono
sempre più implementazioni.
Tuttavia, grazie all’applicazione
di queste, si sta riuscendo nel contenimento dell’epidemia.
A Pechino,
diversi distretti come quello di Chaoyang, in un comunicato stampa del 29
aprile emanato dal vicesegretario del governo della municipalità autonoma di
Pechino Chen Bei, e riportato sul Renmin Ribao, ha dichiarato che in questo
distretto negli ultimi 10 giorni non si è registrato alcun caso di infezione da
Covid-19. Dunque, dalla mezzanotte del 30 aprile (orario di Pechino), il
distretto sopra citato è stato dichiarato “zona a basso rischio”.
团结起来,我们万众一心,(uniamoci, col cuore e con la mente tutti insieme).
Una frase detta più volte, ma che al suo interno possiede un potente
significato. È in particolare la seconda frase, parte della quarta strofa
dell’inno cinese, riportata in un articolo del quotidiano del popolo, per
dimostrare al mondo intero come la Cina nella lotta all’epidemia, stia usando
al meglio la sua forza, incarnata nel popolo.
一切为了人民,一切依靠人民 (tutto dipende dal popolo in sé, ma insieme siamo uniti
come popolo). Lo ha dimostrato a pieno titolo, il discorso pronunciato dal Ministro
degli Affari Esteri e consigliere di stato 王毅 (Wangyi), in occasione del forum BRICS tenutosi a
Pechino in data 29 aprile e presenziato dal consigliere di stato in persona per
aggiornamenti sulla condizione delle nazioni quali: Brasile, Russia, India,
Cina e Sud Africa. Ma non è solo di questi paesi che si sente parlare, poiché
anche il suo portavoce 耿爽 (Geng Shuang) in
un comunicato stampa, ha fatto un rimando alla Belt and Road Initiative,
affermando che: “è una via della seta sanitaria, e la Cina sta dimostrando in
verosimilmente l’importanza della sicurezza sanitaria”.
L’iniziativa intrapresa dalla Cina in questo momento
infatti, non è solamente per ampliare le cooperazioni economiche mondiali, ma è
un qualcosa che la BBC news ha definito “la diplomazia delle mascherine” ovvero
il fornire aiuti ai paesi che sono indeboliti dall’epidemia. Anche se dal nome
si evince che si tratti solamente ed esclusivamente di inviare mascherine alle
altre nazioni in realtà tra gli aiuti presenti, non ci sono solo centinaia di
mascherine. In nazioni come il Kirghizistan, l’Uzbekistan, il
Kazakhstan, il Pakistan e l’Iran, sono giunte numerose squadre di medici
composte da esperti in materia del virus e da virologi di alto livello, e
materiali come ventilatori polmonari e tamponi.
In questa “diplomazia delle mascherine”, non poteva mancare il parere del
ministro degli esteri italiano Luigi di Maio, che ha esplicitamente affermato: “Per
noi è già una vittoria il fatto che la Cina stia combattendo al nostro fianco
per deradicare l’epidemia”.
“Faccio il Make-Up Artist perché amo il bello…Secondo la mia filosofia il trucco non deve coprire ma esaltare la bellezza senza nasconderla”.
Con questa frase introduttiva, il blog UNINT #LuxuryMoments ha il piacere di inaugurare la rubrica #Charm che unisce i segreti della bellezza al benessere, proponendo A Talk with Pablo, make-up Artist di fama internazionale.
Pablo, nasce a Roma e sin
da bambino è affascinato dal mondo caleidoscopico del make-up: osserva spesso
la madre Rita, Miss Eleganza 1956, nella sua beauty routine e non perde
occasione di truccare la sorella Sabrina. Diego Dalla Palma e Stefano Anselmo erano
Idoli per Pablo ma lui sceglie di assistere Gil Cagné, l’incontro con il
Maestro segnerà l’evolversi della sua carriera.
Pablo viene subito chiamato
per truccare le modelle dell’Alta Moda e grazie alla sua conoscenza delle
lingue straniere inizia a viaggiare per il mondo e sperimenta il mondo del
cinema. A Los Angeles ha l’occasione di lavorare con l’attrice Jodie Foster che
resta immediatamente affascinata dalla sua maestria e dalla sua incessabile
ricerca nel valorizzare la bellezza di ogni donna indipendentemente dai suoi
tratti.
Oggi, Pablo è consulente
d’immagine per diverse attrici e show girl come Monica Bellucci, Jodie Foster e
Nicole Kidman e collabora a grandi eventi nel mondo della moda e della
televisione, ricordiamo: Miss Mondo, Miss Italia, diverse sfilate durante Altaroma
come International Couture, Una Ragazza per il Cinema, Uno Mattina e TG2
Costume e Società. Dal 2005, fonda e dirige insieme al suo staff e ai suoi
collaboratori l’Accademia di Trucco professionale, la “Face Place”. Pablo, Art
Director della Maison Gil Cagné, ha creato per Baldan Group una nuova Linea
Make-up, idratante e protettiva, basata su un nuovo “Concept”, poiché una pelle
sana è il segreto di un make-up perfetto.
Vi proponiamo, “A Talk with Pablo”, il video di un talento italiano, la storia di un’eccellenza che ha saputo fare della sua professionalità ed abilità i punti chiave di una filosofia senza tempo, concludo citando le sue parole:
“Amo il mio lavoro, ci metto passione e dedizione per non deludere le clienti, con le quali da subito instauro un rapporto di complicità e di confidenza che mi permette di tirare fuori sensualità e bellezza, troppo spesso nascoste in loro.”
Sono
gli anfibi più famosi del mondo: oggi, 28 aprile, si celebra la Giornata
Internazionale per la salvaguardia delle rane.
Istituita
nel 2009, il “Save the frog day” ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione
pubblica sullo stato di questo anfibio, sui rischi che corre e sugli sforzi
fatti per la sua conservazione.
Molti
detti sono stati inventati e dedicati esclusivamente a questo animaletto: “al
ranocchio serve più un salto che cento incoraggiamenti”, “dov’è la rana,
l’acqua non è lontana”, “la rana piange quando fa bel tempo”, “se la rana
avesse i denti, morderebbe amici e parenti”, “la rana minaccia, ma non parte in
battaglia”, ciononostante, la storiella più famosa che vede protagonisti questi
anfibi è quella della principessa che, al baciare il ranocchio, assiste alla
trasformazione di quest’ultimo in un bellissimo principe e insieme vissero
felici e contenti.
Tuttavia,
forse non tutti sanno che un terzo della popolazione mondiale di anfibi è a
rischio di estinzione, con la scomparsa di 150 specie negli ultimi decenni.
Anche in Italia, molte specie vengono inserite nelle categorie Minacciato criticamente, Minacciato e Vulnerabile della Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione
della Natura.
L’eccessiva
urbanizzazione, l’inquinamento, l’uso di sostanze tossiche, la distruzione
degli habitat naturali, i problemi climatici, la scarsità di acqua e risorse
alimentari e anche l’introduzione di specie nocive e non autoctone, stanno
creando dei seri problemi di sopravvivenza alle rane.
Salvare
questo anfibio è di fondamentale importanza per la biodiversità: oltre a pulire
l’acqua dalle alghe, difatti, le rane mangiano diversi tipi di insetti e sono
loro stesse un importante anello della catena alimentare. Grazie alle loro
pelle, che assorbe facilmente sostanze chimiche potenzialmente dannose, sono
inoltre degli ottimi bio indicatori degli equilibri dell’ambiente che le
circonda.
Considerato uno dei compositori di musica classica più importanti e influenti di tutti i tempi, è stato l’ultimo rappresentante del classicismo viennese e la sua opera ha avuto una notevole rilevanza per il linguaggio musicale dal XIX secolo in poi: stiamo parlando di Ludwig van Beethoven.
Sapevate che…?
Nacque a Bonn nel 1770 da una famiglia di umili origini, che vantava una tradizione musicale da almeno due generazioni: sia il nonno che il padre Johann, infatti, erano musicisti. Johann era un uomo piuttosto violento, dedito all’alcool, e fu molto rigido nell’educazione impartita al figlio, di cui voleva fare un bambino prodigio alla pari di Mozart. Il suo tentativo non ebbe comunque gli effetti da lui sperati, e questo fu causa di ulteriori contrasti con il giovane Ludwig, che risentiva del rapporto burrascoso che aveva col padre: si dice che quest’ultimo era solito svegliarlo nel cuore della notte e lo costringeva a suonare per intrattenere i suoi ospiti.
Il titolo originale della nota composizione Per Elisa era in realtà un altro: il pezzo doveva infatti intitolarsi Per Teresa (“Für Therese”) ed era dedicato alla musicista austriaca Therese Malfatti, con la quale Beethoven progettava di sposarsi. Il titolo del pezzo è stato poi erroneamente trascritto da un copista, che faticava a decifrare la scrittura poco comprensibile dell’artista, ed è diventato universalmente noto nel modo in cui lo conosciamo oggi.
Il mancato matrimonio con Therese causò in Beethoven una profonda delusione, ma non fu l’unico: un altro amore mai realizzato fu quello per la sua allieva sedicenne Giulietta Guicciardi, dedicataria della Sonata per pianoforte n. 14 (“Al chiaro di luna”). Quest’ultima andò invece in sposa al conte Wenzel Robert von Gallenberg. Beethoven, tuttavia, era consapevole del fatto che si trattava di un amore difficilmente concretizzabile, sia per la differenza d’età che di status.
Iniziò a diventare sordo prima dei trent’anni, fino a perdere del tutto l’udito nel 1819: ciononostante, nel 1824 compose una delle sue opere più celebri, la Nona sinfonia, il cui tema finale include il coro realizzato sui versi dell’ode Inno alla gioia di Friedrich Schiller. Il componimento, che rappresenta uno dei massimi capolavori della musica occidentale, è stato poi adottato come inno ufficiale dell’Unione Europea a partire dal 1972.
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
È arrivato il momento
per la Fase 2.
In una conferenza stampa
tenutasi domenica 26 aprile il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è
rivolto all’intera nazione per illustrare le nuove misure per un lento e
graduale ritorno alla quotidianità.
Inutile negare che, dopo
aver trattenuto a lungo il fiato, quello che ha seguito il discorso del Presidente
non è stato un sospiro di sollievo.
Il rinnovo di numerose
restrizioni ha infatti sollevato l’amarezza e il risentimento della maggior
parte della popolazione, desiderosa di vita, di affetto e di normalità.
Consapevoli che ci
troviamo di fronte ad un avvenimento senza precedenti storici non resta che
rinnovare la nostra fiducia negli esperti che stanno guidando il paese verso
una graduale ripresa, con la certezza che ogni cosa avrà il suo tempo.
Sara Nardi
Questo 25 aprile
è stato per tutti una ricorrenza piuttosto atipica: dal 1945 non c’è mai stato
un reale motivo per dover passare la giornata della Liberazione segregati in
casa. È curioso pensare però che non siamo stati i soli a ritrovarci di fronte
a una grande ricorrenza storica, ragione di orgoglio e felicità, durante la
stessa giornata. Anche in Portogallo
il 25 aprile si festeggia la giornata della Liberazione (Dia da Liberdade) e, durante questa quarantena imposta dal
Covid-19, i portoghesi hanno cantato dalle finestre per celebrare il 46°
anniversario dalla fine della dittatura di Antonio Salazar. Solitamente questa
ricorrenza viene celebrata con dei cortei che prendono vita nelle piazze e
nelle strade delle varie città portoghesi e che fanno radunare moltissima
gente. Visto il particolare momento storico, l’Associazione 25 di aprile ha
chiesto alle radio e alle reti televisive della nazione di trasmettere alle 15
la canzone simbolo della Liberazione (Grândola,
Vila Morena) e, a seguire, l’inno nazionale. I canali social si sono
riempiti, in pochi secondi, di video di persone affacciate alle finestre delle
proprie case a cantare le due canzoni e c’era anche chi aveva un garofano in
mano (simbolo della Rivoluzione dei garofani, evento che il 25 aprile ha reso
il Portogallo un Paese democratico). Sabato mattina la cerimonia in cui il
Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa ha fatto il suo discorso, è
iniziata con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del Covid-19. Tra
le varie affermazioni del Presidente c’è quella in cui dichiara: “Il 25 aprile
è fondamentale e deve essere ricordato. In questi tempi di dolore, sofferenza,
lutto, lontananza e isolamento è importante che festeggiamo la Patria,
l’indipendenza, la Repubblica, la libertà e la democrazia”. È probabilmente per
questo che il Presidente della Repubblica, durante i giorni precedenti, ha
incoraggiato i cittadini a festeggiare e a farsi sentire con i canti nazionali
rispettando sempre e comunque le regole sanitarie. L’evento cerimoniale, che il
Presidente teneva molto a svolgere, è stato criticato dai cittadini (ma anche
dai politici). Nella stessa sala in cui il Presidente ha enunciato il discorso
erano presenti 80 persone ma, pur seguendo le dovute precauzioni sanitarie
(quali mascherine e distanza sociale), la gente ha trovato comunque qualcosa da
ridire.
Beatrice De Luca
In Inghilterra, Scozia e Galles si
registra il numero più basso di decessi giornalieri dal mese di marzo. Di
recente, sono iniziate le sperimentazioni sugli umani dei vaccini. La prima
volontaria ad offrirsi come “cavia” è una microbiologa italiana di 32 anni,
Elisa Granato, la prima di oltre 1000 persone: “Farei di tutto per dare il mio
contributo al progresso scientifico”. Nel frattempo, il governo suggerisce a
tutta la popolazione di considerare l’idea di aiutare il lavoro nei campi di
raccolta di frutta e verdura, per evitare che questi vadano sprecati. Una
situazione analoga a quella che solo qualche settimane fa è stata presentata
dalla Ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova in Italia; in un momento di
crisi come questo, ci sono persone che a stento riescono a sopravvivere e allo
stesso tempo raccolti che vanno buttati per mancanza di mano d’opera.
In Australia, in occasione dell’Anzac Day lo scorso 25 aprile, i
cittadini hanno mostrato il loro spirito di comunità, riversandosi sui vialetti
di casa e balconi per la cerimonia dell’alba. La scorsa domenica, il governo ha
ufficialmente lanciato l’App per il tracciamento del virus, che dopo appena 4
ore ha riscontrato più di un 1 milione di download. Nel frattempo, la Cina ha
definito la richiesta australiana di indagare sulla gestione della pandemia
come una manovra politica volta a rimestare sospetti e accuse. Inoltre,
l’invito è stato quello di mettere da parte questioni di questo genere e
pensare al Welfare del proprio paese, contribuendo alla cooperazione globale
per sconfiggere il virus.
In Canada, durante questa settimana le
province dell’Ontario e del Québec annunceranno i primi passi verso
la riapertura. Lo scenario politico e tecnico-scientifico canadese oscilla fra
un atteggiamento di cautela e uno di tutela per un’economia messa in ginocchio
dal virus. Si sta discutendo anche di introdurre delle applicazioni, che
permetteranno agli utenti di constatare se sono stati in contatto con il virus,
tramite la geo-localizzazione. Ad ogni modo, ci si aspetta molta prudenza; il Presidente
Trudeau invita alla cautela, sottolineando che una volta tolte le misure di
contenimento, non è certo che i guariti non possano contrarre il virus
nuovamente.
Gli Stati
Uniti si apprestano a far ripartire l’economia interna nonostante le
opinioni contrastanti tra governo e sanità sulla riapertura. I cittadini potranno
aspettarsi un lento ritorno alla normalità con distanziamento sociale e misure
restrittive per tutta l’estate. Nei prossimi giorni, in molti stati si tornerà
al lavoro per necessità, nonostante gli esperti ribadiscano che allentare la
presa ora, senza eseguire i test, potrebbe avere ritorsioni devastanti. In
California, migliaia di bagnanti hanno cercato sollievo dall’afa recandosi in
massa sulle spiagge di Malibu. Le autorità locali, pur sconsigliando la
circolazione, riportano che le distanze sono state rispettate e che non bisogna
ignorare l’impatto psicologico del lockdown sulle persone.
La Spagna è il
secondo paese al mondo per numero di contagi da Covid-19. Ricordiamo il 31
gennaio come la data in cui venne confermato il primo caso positivo nel paese,
anche se sarà a partire da marzo che i contagi cominceranno ad aumentare in
modo esponenziale.
Ad oggi, la curva
dei contagi giornalieri è in fase di stabilizzazione. Dalla settimana scorsa i
servizi non essenziali, che hanno dovuto fermare le loro attività in seguito al
decreto di restrizione emanato dal governo come misura di contenimento dei
contagi da SARS-Cov-2, sono potuti tornare al loro operato e a partire dal 27
aprile sarà concesso ai minori di 14 anni di uscire accompagnati da un
genitore. Un altro segnale che fa ben sperare è che i casi positivi giornalieri
registrati diminuiscono giorno per giorno: in un mese si è passati dal tasso di
crescita giornaliero di oltre il 42% a un 2%.
Tutte le comunità
autonome, insieme alle città autonome di Ceuta e Melilla, registrano casi di
persone contagiate. Madrid continua a essere il focolaio principale della
pandemia in Spagna, con più di 62.500 positivi e 7.922 morti, seguita dalla
Catalogna che supera i 47.000 contagi e sfiora quasi i 4.500 morti. La
situazione sicuramente non è uniforme su tutto il territorio, dal momento che
la malattia si propaga con una velocità diversa in ogni regione, tuttavia anche
il numero delle ospedalizzazioni è in diminuzione.
Focalizzandoci
sull’incidenza per età e sesso, il 95% delle vittime in Spagna ha più di 60
anni, questo è quanto emerge dalle statistiche condotte dal Ministero della
Salute. Di questi, la percentuale più alta di morti si registra in persone che
hanno superato gli 80 anni di età, con circa il 60% dei decessi. Inoltre, si
evince che la malattia è più letale negli uomini rispetto alle donne e che al
di sotto dei 40 anni il tasso di mortalità è estremamente basso. Per quanto
riguarda l’età media dei contagi a livello nazionale, la maggior parte degli
infetti ha più di 40 anni e la fascia di età compresa fra i 50 e i 59 anni è
quella che registra più casi, mentre tra i minori quasi non ve ne sono.
In Venezuela
sono stati registrati 5 nuovi casi di Covid-19 nelle ultime 24 ore, per un
totale di 323 casi positivi e 132 pazienti guariti.
In Messico
sono stati registrati 46 nuovi decessi, raggiungendo così la cifra di 1.351
morti totali. Nella città di Guadalajara stanno costruendo un cimitero
esclusivamente dedicato alle vittime del Covid-19.
In Argentina,
Colombia ed Ecuador si sta cominciando a pensare a delle strategie per
allentare gradualmente le misure di restrizione che sono state imposte dai vari
governi.
Questa domenica
il Ministero della Salute di Cuba ha confermato 32 nuovi casi di
Covid-19 sull’isola. Il totale di positivi confermati è dunque di 1.369, con
501 guariti e 54 decessi totali.
Karen Marinelli
In Francia si
parla della situazione italiana, il quotidiano Le Monde annuncia: “Nella
giornata di domenica 26 aprile l’Italia ha registrato il bilancio di vittime
più basso dal 14 marzo. Il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato che le
scuole non riapriranno prima di settembre per evitare rischi di contagio” e ha
aggiunto che “la salute dei nostri figli è in gioco”. In quarantena dal 10
marzo, per l’Italia si preannuncia la prima estate senza turisti stranieri. I
responsabili di attività turistiche si preparano ad accogliere i propri
connazionali nel rispetto delle norme indicate dal governo e del distanziamento
sociale.
In Svizzera i contagi stanno diminuendo,
l’Ufficio Federale della Sanità sostiene che nonni e nipoti possono
riabbracciarsi, ma ribadisce l’importanza del lavarsi le mani ed evitare
assembramenti. Le stampanti 3D degli Ateliers di Renens sono sempre in
funzione, producendo migliaia di mascherine. Lunedì riaprono tutte le attività
commerciali, ma verranno messi tornelli all’ingresso per evitare affollamenti.
Mercoledì 29 aprile, il Consiglio federale presenterà il piano di riapertura
delle scuole: il governo vuole l’esame di maturità online, ma Friburgo insiste
sull’importanza degli scritti in presenza per non svalutare il diploma.
In Belgio anche questa settimana non si sono
fermate le polemiche, dalla mancanza di cifre ufficiali sui morti tra il
personale medico sanitario, al rifiuto di rimpatriare migliaia di belgi
marocchini bloccati da un mese e mezzo in Marocco. Eppure, per vedere il “bicchiere
di birra” mezzo pieno, il famoso birrificio Jupiler
si è offerto di regalare dieci birre a tutti quelli costretti a festeggiare il
compleanno in casa. Un’iniziativa di solidarietà a cui si è aggiunta quella di
diversi attori belgi che hanno proposto una lista di film da non perdere per
ingannare il tempo in quarantena. Il Covid-19
scuote società e coscienze.
L’Africa vede la mobilitazione di un gruppo di
suoi intellettuali, su iniziativa dell’ivoriano Franck Hermann Ekra. Il
movimento porta alla luce alcune consapevolezze che oggi si fanno sempre più
solide: voci come quella dello scrittore nigeriano Wole Soyinka e del filosofo
senegalese Bachir Diagne si uniscono al coro di chi chiede all’Africa di
risvegliarsi. Le disuguaglianze economiche del continente rispetto al resto del
mondo e la sua straordinaria forza di resilienza sono al centro di questa
riflessione. All’Africa di domani è richiesta forza, solidarietà, creatività.
In Canada, nella regione del Québec il ministero
della Salute analizza strumenti controversi di geolocalizzazione per i
cellulari: nel tentativo di evitare una seconda ondata di contagi e nell’ottica
di mantenere la curva a un livello basso, il monitoraggio degli spostamenti
pare essere l’opzione più allettante per il governo della Provincia. In
particolare, si stanno analizzando un’applicazione basata sul Bluetooth e una
localizzazione GPS. Come emerge dal quotidiano Le Journal de Montréal, il governo sta valutando la situazione,
tenendo in considerazione i problemi etici e legali e considerando il pieno
rispetto della privacy dell’individuo.
In Germania la cancelliera
tedesca Angela Merkel nel suo podcast settimanale afferma: “Una cosa è
chiara: dovremo essere pronti a dare contributi chiaramente più alti per il
Bilancio europeo”, in modo da poter consentire all’Europa di difendersi
dagli effetti della crisi poiché “la Germania può stare bene solo se l’Europa
sta bene”. Un altro argomento da lei trattato è quello degli indumenti
protettivi: non ritiene che sia un bene il fatto che provengano solo da paesi
lontani, dunque per rendere l’Europa indipendente da paesi terzi si sta
accelerando la produzione di beni protettivi in Germania e in Europa.
In settimana ci sarà un incontro tra
la cancelliera e il CEO della compagnia aerea Lufthansa, fortemente colpita a
livello economico a causa della pandemia, per discutere in merito al pacchetto
salvataggio. Il governo pensa ad un pacchetto di aiuti fra i 9 e i 10 miliardi
di euro, ancora incerto è in che modo si concretizzerà questo aiuto e se
Lufthansa verrebbe eventualmente nazionalizzata temporaneamente.
Der Spiegel pubblica un lungo articolo
in cui difende l’Italia sulla questione eurobond e invita la Germania a fare
autocritica: l’Italia non è spendacciona, come la si descrive troppo spesso,
l’indebitamento italiano non risale a tempi recenti, bensì agli anni ’80 e
questo a causa degli alti tassi da pagare sul debito. L’autore dell’articolo,
Fricke, ricorda che dal 2000 gli investimenti pubblici italiani sono calati del
40%, nell’istruzione si è investito un decimo, si registrano tagli alla sanità
che hanno contribuito a causare un altissimo numero di decessi per Covid. La
colpa di tutto ciò non è certamente dei tedeschi tuttavia sarebbe ora di
smetterla di accusare costantemente l’Italia e anzi sostenere gli eurobond.
Questo è di fondamentale importanza altrimenti “in un paio di anni l’Unione Europea
non sarà più tale. Francia e Italia avranno al potere persone come Donald Trump
e Boris Johnson, che non hanno nessuna voglia di stare al gioco: quel gioco sul
quale la Germania da decenni costruisce il proprio benessere”.
Negli ultimi giorni nel paese si
sono registrate proteste: nonostante le misure imposte dallo stato siano molto
meno restrittive di quelle italiane, diverse persone hanno manifestato contro
il lockdown. I manifestanti chiedevano a gran voce di riavere indietro la loro
vita e la loro libertà, alcuni hanno protestato mantenendo la distanza di
sicurezza, altri si sono assembrati portando la polizia ad intervenire e ad
arrestare più di 100 persone. A Berlino e a Monaco i proprietari
di hotel, pub e ristoranti hanno manifestato in maniera molto singolare: hanno
esposto sedie, letti, tavole apparecchiate tutti vuoti per simboleggiare
l’assenza di clientela. Chiedono tempi certi per la riapertura e aiuto dal
punto di vista finanziario. Il governo ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti
da 10 miliardi di euro per pagare i sussidi di disoccupazione e ha deciso di
tagliare l’IVA dal 19% al 7% per un anno per bar e ristoranti.
Rosa Palumbo
Quest’anno, in Arabia Saudita, il Ramadan ha tutto un altro aspetto
con la chiusura delle più importanti città sante dell’Islam, La Mecca e Medina.
Il Paese, però, non si perde d’animo e punta tutto sulla cultura.
Il Ministero della Cultura Saudita ha invitato tutti i segmenti della società
a partecipare all’iniziativa “Cultura in isolamento” che si propone di
stimolare l’interesse di curiosi, dilettanti e specialisti in diversi tipi di
arti visive e figurative. Di seguito alcuni esempi.
Letteratura in isolamento: hanno aderito a questo progetto più di 95.000
cittadini che hanno condiviso su Twitter – tramite l’hashtag
“#letteratura_inisolamento” – poesie, storie, romanzi e pagine di diari.
Maratona di lettura: l’obiettivo di questa iniziativa consisteva nel far
leggere ai cittadini circa 100.000 pagine ogni settimana, con lo scopo di far
avvicinare la popolazione, ma soprattutto i più giovani, alla lettura.
Chat artistica: attraverso il suo account Instagram, il Ministero ha
trasmesso le performance di diversi cantanti sauditi e non.
Film e Teatro: il Teatro Nazionale saudita ha indetto un concorso per
autori teatrali, assegnando dei premi finanziari allo scopo di investire nella
scoperta di nuovi talenti. Il Ministero della Cultura ha inoltre cercato di
promuovere l’industria cinematografica del paese trasmettendo ogni giorno un
diverso film saudita.
Cucina: l’Autorità delle Arti Culinarie ha lanciato un concorso intitolato
“L’eredità della nostra cucina”, al fine di arricchire la tradizione culinaria
saudita creando un database di ricette locali e autentiche. Le migliori saranno
poi pubblicate in un libro.
Ecco, invece, come il Bahrein previene e riduce la diffusione del
Covid-19.
L’ingegnere Kamal bin Ahmed Mohammad, Ministro dei Trasporti e delle
Comunicazioni, ha dichiarato che il Ministero, in collaborazione con il
Ministero della Salute e con la società di trasporto pubblico del Bahrein, ha
adibito un gran numero di autobus del trasporto pubblico a unità mobili
mediche. Queste ultime sono state dotate di tutta la strumentazione medica
necessaria atta a sostenere le operazioni di controllo eseguite in modo casuale
in diverse aree del Bahrein.
Si tratta di un’iniziativa che rientra negli attuali sforzi nazionali
portati avanti dal Bahrein e guidati da Sua Altezza Reale, il principe Salman
bin Hamad Al-Khalifa.
Le operazioni delle unità mobili sono già iniziate lo scorso 23 aprile
intorno alle 12.30 nella zona del distretto di Seef; questo è stato possibile
grazie a un personale medico altamente specializzato, composto, da un lato, da
un team di dottori e infermieri del Ministero della Salute, e dall’altro, da un
personale addetto esclusivamente alla raccolta di informazioni sull’operato di
tale équipe.
La raccolta delle informazioni è stata condotta durante l’effettuazione
random di test medici su un campione di soggetti per le strade di Manama.
Le unità mobili proseguiranno le operazioni giornaliere nella capitale alle
ore 15 e, in particolare, in Via delle Esposizioni alle ore 18.
Anna Parmegiani,
Chiara Riccardi, Dinella Vella
In Russia il 27
aprile il capo del Rospotrebnadzor ovvero il Servizio Federale per la tutela
dei diritti e del benessere dei consumatori, Anna Popova, ha annunciato una
graduale rimozione del regime di autoisolamento a partire dal 12 maggio. A suo
parere sarebbe prematuro rimuovere le restrizioni in questo momento,
argomentando così le sue dichiarazioni: “Comunichiamo e collaboriamo
costantemente con gli scienziati e siamo giunti alle medesime
conclusioni”. I dati mostrano l’effettivo miglioramento della situazione:
all’inizio della pandemia, il tasso di crescita dei contagi aumentava di quasi
il 30% al giorno; ora è sceso sotto i dieci.
Secondo gli ultimi
rilevamenti in Russia sono stati registrati oltre 87 mila infetti da COVID-19
di cui la maggior parte a Mosca, 794 dei quali sono deceduti e oltre 7 mila
guariti.
Riguarda proprio Mosca,
attuale centro della pandemia, una tra le buone notizie che circola nelle
ultime ore sulle testate giornalistiche del paese. La capitale infatti,
sembrerebbe aver superato il picco dei contagi già il 24 aprile. Questa
valutazione è stata espressa da Larisa Popovich direttrice dell’Istituto di
Economia Sanitaria e della Scuola superiore di Economia. La tesi della Popovich
si basa sulle dinamiche di morbilità: la situazione nella capitale dovrebbe
essere monitorata non semplicemente attraverso il numero di casi, ma attraverso
un metodo matematico di analisi e interpretazione dei dati più complesso,
particolarmente utilizzato in statistica, chiamato curve fitting.
Secondo i dati elaborati in tal maniera, il picco dei contagi a Mosca risulta
superato.
Per quanto concerne la
diffusione del coronavirus in Russia essa terminerà a luglio, secondo quanto
previsto dagli scienziati dell’Università di Singapore. Essi ritengono che
entro il 20 luglio la situazione si normalizzerà del 100%. Gli scienziati hanno
notato, appunto, che l’inversione di tendenza è già avvenuta il 24 aprile. Essi
si basano sullo stesso metodo matematico sopracitato, che descrive le dinamiche
dei soggetti sensibili alla malattia, malati e guariti. Ovviamente qualsiasi
previsione deve essere trattata con cautela.
Continua infine il
monitoraggio dei soggetti più a rischio; tra questi maggiore attenzione viene
rivolta alle donne incinte: “In Russia sono registrate circa 394 donne in
gravidanza che hanno contratto il coronavirus. Fortunatamente, la loro
gravidanza è stata relativamente facile e senza gravi complicazioni” dalle
dichiarazioni di Leila Adamyan, capo specialista in ostetricia e ginecologia
presso il Ministero della Salute russo. Inoltre, sono state rimandate tutte le
procedure di fecondazione in vitro: “Se la stimolazione è già stata
effettuata e tutto è pronto per la puntura del follicolo, è consigliabile
completare questo ciclo, prendere l’uovo e fecondarlo. Gli embrioni fecondati
devono essere crioconservati e il trasferimento posticipato ad un periodo più
favorevole con possibile diagnosi genetica preimpianto”, ha chiarito
Adamyan.
Clarissa
Giacomini
Zhang Ming, Capo della
Missione della Repubblica Popolare Cinese presso l’Unione Europea, ha
partecipato all’incontro“Friends of Europe”(think tank no profit con sede a
Bruxelles per l’analisi e il dibattito delle politiche dell’Unione Europea),
tenutosi via teleconferenza, in cui si è discusso di due tematiche principali:
il supporto della Cina in vista della situazione sanitaria nel Vecchio Continente
e il potenziale impatto pandemico sull’economia globale.
L’ambasciatore Zhang
Ming ha dichiarato: “Sono vicino al popolo europeo in questo momento di grande
difficoltà. Come ci ha dimostrato la Cina, adottare e – soprattutto –
rispettare delle rigorose misure restrittive è indispensabile in circostanze
così delicate. Sicuramente la routine di tutti noi ha subito grandi
cambiamenti, ma per fortuna la scienza è dalla nostra parte”.
La Cina è stata sempre
intenzionata a dare un contributo significativo all’Europa per debellare il
virus, afferma l’ambasciatore Zhang Ming, il quale ha aggiunto: “Secondo le
ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, quella che ci aspetta sarà la
crisi economica più grave degli ultimi 90 anni. Detto ciò, bisognerà tenere ben
saldi i rapporti con l’estero all’insegna di una solida cooperazione
internazionale. La Cina e l’UE sono due potenze chiave per l’economia mondiale
e hanno la responsabilità assoluta di coordinarsi al meglio per la ripresa
economica globale”.
L’ambasciatore Zhang
Ming approfitta anche per appellarsi criticamente a tutte le “fake news”
e a quelle linee di pensiero secondo cui gli aiuti provenienti dalla Cina
abbiano dei fini esclusivamente politici. Zhang conclude affermando: “Le fake
news [sugli aiuti dalla Cina] costituiscono un pericolo per tutto il mondo.
Ora come ora, abbiamo due virus da debellare, il Covid-19 e la disinformazione.
Quando la lotta anti-Covid era appena iniziata in Cina, abbiamo ricevuto gli
aiuti più sinceri e disinteressati dall’Europa, senza che il nostro popolo e i
nostri media abbiano minimamente dubitato della nobiltà di questi gesti. Il
sostegno tra Europa e Cina è reciproco e ha l’obiettivo di unire i due
continenti. Non si tratta assolutamente di un mero strumento politico”.
Intanto a Taiwan,
un simpatico pediatra famoso tra i social media taiwanesi, Chen Mu-jung, ha
ipotizzato quattro possibili scenari in cui l’uomo tornerà alla normalità, non
solo a Taiwan, ma in tutto il mondo. Il primo scenario è quello secondo cui il
virus “morirà” da solo, così come avvenne grossomodo con la SARS nel 2004. Chen
ha però ammesso che tale ipotesi è stata considerata dagli esperti come “troppo
ottimistica” e poco plausibile. Il secondo e il terzo scenario dipendono invece
rispettivamente dalla creazione di un “trattamento antivirale specifico” o di
un vaccino (per il cui sviluppo bisognerebbe aspettare almeno più di un anno).
Quarto e ultimo scenario, Chen non esclude l’ipotesi dell’immunità di gregge a
livello mondiale (indubbiamente il meno auspicabile e plausibile).
Il 27 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale del disegno, nota anche come giorno del disegnatore.
Per
celebrare degnamente il valore di questa antichissima forma d’espressione ho
scelto di farmi aiutare da qualcuno per cui il disegno rappresenta ben più di
uno dei tanti passatempi (di quelli che riscopri solo quando sei costretto a
casa da una pandemia, per intenderci).
Matilde
studia all’accademia delle Belle Arti, ha una camera traboccante di bozzetti,
disegni e materiali di ogni tipo ammassati ad ognuno dei quattro angoli, ma non
le piace definirsi un’artista. Decide comunque di aiutarmi a trovare qualche
spunto per quest’articolo.
Entro
nel suo regno, come ho fatto mille volte, ma questa volta mi soffermo di più
sui disegni appesi alle pareti: volti di donne, figurini con i vestiti di cui
va più orgogliosa, Frida Kahlo.
Cerchiamo
di ripercorrere la storia del disegno, dalle incisioni rupestri delle Grotte di
Rouffignac ai taccuini di Leonardo Da Vinci. Da dove partire per tracciare
l’inizio di questa storia?
L’uomo
ha sentito il bisogno di esprimersi attraverso quella che ora categorizziamo
come arte fin dall’inizio della sua storia. Nelle grotte di tutto il mondo si
trovano incisioni rappresentanti la vita quotidiana, come figure simboliche e
fantastiche, che risalgono fino a 60 mila anni fa. L’azione di incidere e
rappresentare qualcosa rispondeva a un’esigenza legata a riti magico-simbolici,
ma anche di svago. Si ipotizza che alcune rappresentazioni venissero fatte da
pastori fermi a guardia di greggi che pascolavano nei dintorni.
Il
disegno si è poi evoluto con la storia dell’uomo, declinandosi nelle varie
forme d’arte.
Conveniamo
che prima di tutto disegnare permette di esprimerci. Facciamo diventare reale
un’idea, un’immagine che altrimenti esiste solo nella nostra testa. “Non c’è un
giorno della mia vita in cui non ci sia stato un disegno” mi confessa Matilde.
Si ricorda di quella volta che sua madre la scoprì disegnare sul mobile del
bagno con uno dei suoi rossetti. Da quel giorno non ha mai smesso, e ora dentro
le sue creazioni ci mette la parte più profonda di sé, e quando decide di fartele
vedere si sta scoprendo, ti sta dicendo “questa sono io”.
È un
mezzo potente, tanto quanto la scrittura, la musica, le parole. Dai nostri
disegni di bambini, quelli con la striscia di cielo in alto e mamma e papà
davanti alla casetta, fino a quelli che svogliatamente buttiamo giù in un
angolo di quaderno mentre parliamo al telefono, passando per le opere di grandi
artisti, lì dentro ci siamo noi. La nostra essenza più pura e incontaminata.
La Giornata mondiale del disegno è un’occasione in più per sottolineare e riconoscere il valore della comunicazione attraverso il disegno e il ruolo che essa riveste nel mondo.
E
che il nostro disegno faccia riunire migliaia di ammiratori, o finisca
dimenticato in uno scatolone in soffitta poco importa, ha permesso di
esprimerci.
#MondayAbroad se chiudo gli occhi sono in… Marocco!
Viterbese con mamma marocchina, Diana è un mix
esplosivo di culture apparentemente molto distanti tra di loro, ma che
conservano i loro migliori pregi nel carattere della nostra speaker radiofonica
(Diana collabora, difatti, con RadioUNINT e, insieme alla splendida Cris
Petrillo, dà vita alla rubrica “Radio Mood”, in onda ogni mercoledì).
Parlare con Diana è come prendere una magnifica
boccata d’aria fresca: non importa se trascorri con lei due minuti o due ore,
alla fine avrai sempre il sorriso stampato in viso.
Quando le ho chiesto se volesse essere una delle
mie prede e raccontare un viaggio importante per lei, speravo con tutto il
cuore che mi parlasse delle sue origini: “se chiudo gli occhi sono a casa”
potrebbe essere un bellissimo viaggio che può accomunare tante persone che, mai
come in questo momento, desidererebbero riabbracciare i propri cari (siano essi
familiari o amici) e, con loro, vivere nuove avventure nei posti che li hanno
visti crescere.
“L’ultima volta che sono stata in Marocco risale a
due estati fa.
Mi hai chiesto di raccontarti un viaggio che mi ha
segnata e forse, scegliendo il Marocco, sto barando un po’. Il mio sangue è per
metà marocchino, ma ti parlo di questo viaggio perché, in realtà, ogni
esperienza in questo paese è completamente diversa da quella precedente.
Questa volta mi sono avventurata in macchina da
Tangeri ad Agadir per un totale di più di 800km ed è stata letteralmente
un’avventura.
Parlando di questa specifica occasione, posso
dirti che su di me ha avuto un impatto emotivo molto forte rispetto alle volte
precedenti. Mi sono addentrata nelle piccole realtà che circondano le città,
visitando luoghi che avevo già visto con un nuovo punto di vista, cercando di
riscoprire le origini di quel filo rosso che mi lega a quei posti dalla
nascita. Per esempio, una delle cose che mi porto nel cuore è la genuinità e il
calore delle persone che le spinge ad essere spontaneamente solidali nei
confronti del prossimo.”
Essendo io per prima una curiosona di nuovi sapori
(e non essendo ancora andata in Marocco, mea culpa), la domanda sul cibo è un
sempreverde: il tuo piatto preferito.
“Sono cresciuta con piatti della tradizione
marocchina che mi preparava mia nonna e doverne scegliere uno è veramente
complicato, ma sicuramente non potrei mai rinunciare al cous cous.
Un altro piatto che amo particolarmente è l’harira
e una delle più buone che ho mangiato è a Marrakech!”
(Per chi, come me, non conoscesse il piatto,
l’harira è una zuppa tradizionale della cucina berbera, in particolare
marocchina, a base di carne, pomodori e verdure, preparata generalmente durante
il periodo del Ramadan e in occasione di celebrazioni).
Concludiamo questo racconto speciale con le dolci parole di Diana che, alla domanda “torneresti perché…?”, mi risponde così “…tornerei in Marocco per condividere un bicchiere di thé alla menta con la mia famiglia; per il sorriso delle mie nipotine che ogni anno mi aspettano; per il profumo delle spezie che collega le vie del souk, per l’oceano che si incontra con la sabbia del deserto e mille altre ragioni che, ogni volta che me ne vado, mi fanno pensare “mi sento come a casa”.
Credo che ognuno di noi abbia un posto nel mondo in cui sa di sentirsi a casa più di ogni altro luogo. Io, due anni fa, credo di aver riscoperto il mio.”
Oggi è il 25 aprile, e mentre in Italia si festeggia la Festa della Liberazione, in Antartide e nel mondo si festeggia il World Penguin Day. Ebbene sì, avete capito bene, è la Giornata mondiale del pinguino e devo ammettere ragazzi che non sapevo neanche esistesse! La data segna, secondo il “The Antarctic Report”, la fine della migrazione dei pinguini di Adelia (specie più diffusa in Antartide), che a partire da questa data intraprendono un lungo viaggio verso le aree di pesca e le colonie, dove vanno a deporre le loro uova. Ovviamente la data scelta è per sensibilizzare e proteggere le specie di questo particolare tipo di “uccello che non vola”. Esistono circa 18 specie, ma quella più conosciuta è quella chiamata Pinguino Imperatore. Praticamente, come dice il nome, se la comanda un po’, fa il gradasso, e rimane tutto l’anno in Antartide, perché lui può e gli altri no. Peccato però, che proprio per questa sua testardaggine, è a rischio estinzione. Secondo il WWF Roma ci sono 10 cose da sapere sul pinguino imperatore: vive in Antartide e questo ve l’avevo già detto; è la specie più grande, può arrivare a pesare circa 40 kg (poi ovviamente se mangia troppo, ingrassa pure lui); vive in colonie affollate, quindi non è asociale, gli piace socializzare; nidifica fra i ghiacci, ovvero si accoppia con la sua “imperatrice” dopo un lungo corteggiamento e tac… rapidissimo (fa troppo freddo del resto); è un super papà e vi dirò perché: quando l’imperatrice depone le uova, le affida al super papà e lui se ne prede cura mantenendole al caldo, in equilibrio sui piedi proteggendole con una piega della pelle, ricordando un po’ i giocolieri; resiste a temperature freddissime; è un vero subacqueo e quindi il pesce è il suo piatto preferito; rischia di perdere il suo habitat per colpa dello scioglimento dei ghiacciai provocato dal riscaldamento globale e quindi è nostro compito tutelarli. Secondo il WWF, attivo dal 1994, per poterli aiutare basterebbe difendere i loro habitat e cercare di ridurre il consumo di combustibili fossili e la riduzione della pesca eccessiva.