La rassegna stampa internazionale dell’UNINT sul COVID-19

I dati relativi al numero di contagiati e di decessi giornalieri nel nostro Paese continuano a diminuire, mentre il numero di persone guarite o dimesse dai reparti di terapia intensiva è in crescita.

Anche l’attenzione della stampa e dei canali di informazione nazionali sembra progressivamente allentare la morsa sul Covid-19 iniziando a concedere spazio a notizie di altra natura.

Per oltre due mesi infatti, i media nazionali hanno eclissato notizie non riguardanti la pandemia globale, per questo motivo accogliamo la comparsa di nuovi titoli giornalistici e al telegiornale con un sospiro di sollievo e con un pizzico in più di speranza.

Fra le notizie incoraggianti inoltre, l’Università di Oxford in un comunicato ha annunciato che il primo vaccino contro il Covid-19 potrebbe essere pronto già in settembre, anticipando nettamente i tempi inizialmente previsti.

Sara Nardi

Il Mozambico, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute, nelle ultime 48 ore non ha registrato nessun nuovo contagio contando, al 28 aprile, un totale di 76 casi positivi. Il Governo si trova così a dover discutere se prolungare o meno lo stato di emergenza, il cui termine è previsto per il 30 aprile. La Comunità Tecnico-scientifica e il Presidente della Repubblica Felipe Nyusi stanno collaborando al fine di elaborare le misure necessarie per compiere i prossimi passi nella lotta al Covid-19. Il Paese non ha mai raggiunto il livello 4 di emergenza (ovvero un lockdown totale) ed è dunque necessario ponderare ogni decisione per non correre il rischio di un innalzamento della curva dei contagi. In attesa dei nuovi provvedimenti il Ministero dell’Istruzione ha comunque assicurato che gli studenti non perderanno l’anno scolastico poiché continueranno ad essere garantite le lezioni attraverso canali televisivi, radio e piattaforme digitali. Nelle aree sprovviste di energia elettrica i professori hanno già provveduto alla diffusione del materiale didattico. Nel frattempo, nella città di Beira, un gruppo di imprenditori (noto come “SOS-corona”) sta operando in collaborazione con le autorità fornendo dei veri e propri tunnel in grado di igienizzare i cittadini nei luoghi pubblici. Al momento i tunnel istallati sono due e si trovano nei pressi dell’Ospedale Centrale di Breira ma, nei prossimi giorni, ne arriveranno ulteriori due destinati ai luoghi di maggiore affluenza.

Secondo i dati del Ministero della Salute i casi positivi a Capo Verde sono al momento 106 di cui circa la metà si concentrano a Praia, capitale dell’arcipelago. Il Presidente della Repubblica Jorge Carlos Fonseca ha dichiarato sulla sua pagina ufficiale Facebook che, nelle isole in cui non si è registrato alcun caso (Santo Antão, São Nicolau, Sal, Maio, Fogo e Brava), lo stato di emergenza sarà revocato a partire da domenica 26 aprile allo scoccare della mezzanotte; al contrario nelle isole di São Vicente, Boa Vista e Santiago sarà ancora in vigore fino al 2 maggio. In ogni caso Fonseca ribadisce la necessità di continuare con le misure di distanziamento sociale. Per quanto riguarda il sistema scolastico, a partire da lunedì 27 aprile avrà inizio il progetto di didattica a distanza (Aprender e estudar em casa). Questo programma sfrutterà canali televisivi e lezioni radiofoniche creati dal Governo con il fine di mantenere il vincolo degli studenti con la scuola e come alternativa alle lezioni presenziali ormai sospese a causa della pandemia. Gli studenti vi potranno accedere a qualsiasi ora e seguendo un programma ben definito. A giudicare l’iniziativa ci pensa il Primo Ministro Ulisses Correia e Silva ritenendola un ricorso eccellente per democratizzare l’accesso a un’istruzione di qualità. Sostiene che è un esempio che dovrebbe essere lasciato per il futuro. Le lezioni saranno tenute a un totale di 126 mila studenti delle scuole d’infanzia, elementari, medie e superiori.

Giulia Arresta, Alessia Santella

Nel Regno Unito ad oggi sono 161.145 i casi positivi al Covid-19 e le vittime sono salite a 21.678. Il primo ministro Boris Johnson ancora non avanza previsioni relative a quanto tempo dovrà passare prima di allentare le misure. Tuttavia, ha iniziato a parlare di “una nuova normalità”. Infatti, il primo ministro ha assicurato che, anche quando il lockdown sarà finito, sarà imperativo adottare nuove misure per evitare un nuovo picco, che cambieranno completamente la quotidianità e su questo sono stati tutti d’accordo. Nicola Sturgeon, primo ministro della Scozia ha parlato alla popolazione, ribadendo l’importanza del distanziamento sociale e di una buona igiene. Ha invitato ad evitare viaggi non strettamente necessari e soprattutto per i più vulnerabili ha consigliato l’autoisolamento.

In Australia alcuni stati, tra cui Queensland, Victoria e Nuovo Galles del Sud, cominciano ad allentare le misure di restrizione, data la stabilità della situazione. Inoltre, due tra le tre catene più importanti di supermercati, Woolworths e Coles, hanno tolto il limite di acquisto di massimo due pezzi per alcuni articolo, tra questi la carta igienica, che a inizio pandemia aveva creato disordini, tanto da richiedere l’intervento della polizia. Proseguono le pressioni del governo australiano sulla Cina per fare luce sulla gestione del virus. L’ambasciatore cinese Cheng Jingye ha affermato che questo potrà avere delle conseguenze importanti sull’esportazione, dato che la Cina è uno dei principali importatori dei prodotti australiani.

Negli Stati Uniti, nonostante il numero di contagi abbia ad oggi raggiunto il milione, il Presidente Trump insieme a molti dei governi locali degli stati americani stanno già pensando a un alleggerimento delle restrizioni con le prime riaperture. Stanno pensando di riaprire alcuni distretti scolastici prima della fine dell’anno accademico. In California, il Governatore Newsom ha avanzato l’idea di far durare il prossimo anno accademico fino a luglio. Nel privato, la Simon Property Group, società proprietaria di numerosi centri commerciali in tutto il paese, ha stipulato un piano per riaprire 49 centri commerciali in circa dieci stati. Un portavoce della compagnia ha assicurato che verranno rispettate tutte le norme di sicurezza necessarie.

In Canada, nella provincia del Québec è stata annunciata una riapertura che viene definita come una “scommessa rischiosa”; il governatore del Québec, ponendo l’accento sulle necessità economiche, ha annunciato che i commercianti al dettaglio riapriranno a partire dal 4 maggio a Montreal e a partire dell’11 maggio in tutta la regione e si è parlato anche di ritorno volontario a scuola a partire dell’11 maggio. Ovviamente il rispetto delle norme di prevenzione accompagnerà la riapertura. In questo modo il governo cercherà di aiutare l’economia, ma la vita sociale rimarrà invariata: gli assembramenti saranno comunque vietati.

Lucia Capriglione, Claudia Cesetti, Diana Fagiolo, Laura Forcella, Stefano Mazzagatti, Emanuele Spina

Il tramonto della quarantena spagnola sembrerebbe essere ogni giorno più vicino e concreto: grazie a un piano composto da quattro fasi d’azione e all’attenuazione giornaliera dei nuovi casi di contagio, la Spagna sembrerebbe pronta a fronteggiare la graduale riapertura. Secondo gli esperti e il Governo spagnoli, attraverso questo programma, che avrà inizio il prossimo 4 maggio e sarà composto rispettivamente da fasi di preparazione, inizio, intermedio e avanzato, il 24 giugno 2020 la maggior parte della popolazione avrà sconfitto il confinamento in casa, l’economia in toto sarà nuovamente in moto e la Spagna ritornerà a sorridere (anche se continuerà a nascondere i suoi sentimenti sotto una mascherina protettiva e a mantenere una giusta distanza di sicurezza).

Tante insicurezze e, soprattutto, tanta paura che la curva epidemiologica torni a salire impongono, tuttavia, una visione sempre più razionale per l’attuazione del progetto: non è scontato che tutte le province spagnole passino dalla fase 0 alla fase 1. Fernando Simón, direttore del Centro de Control de Alertas y Emergencias Sanitarias si è pronunciato affermando che in alcune comunità autonome la trasmissione del virus è molto bassa, tant’è che Ceuta, Melilla, Andalusia, Asturie, le isole Baleari, la Comunità Valenziana, Murcia e le isole Canarie hanno registrato meno di 30 nuovi contagi per 100.000 abitanti (Murcia e le isole Canarie girano addirittura intorno ai 10) negli ultimi 14 giorni; tuttavia, dall’altra parte della bilancia, Madrid, Castiglia-La Mancha, Castiglia e Leone, La Rioja e la Catalogna registrano ancora più di 100 nuovi casi diari. Importante, comunque, riportare le quattro isole che il prossimo 4 maggio entreranno direttamente nella seconda fase: La Graciosa, el Hierro, La Gomera e Formentera. 

Il paese conta un totale di 212.917 casi di contagio, 2.144 nelle ultime 24h; purtroppo piange 24.275 vittime, ma spera, grazie ai 108.947 guariti, per un domani migliore degli ultimi due mesi.

Attraversiamo l’oceano e voliamo in Messico, dov’è stato costruito il Centro Citibanamex, un’unità temporale per far fronte all’emergenza contagi e nella quale è stato trasferito il paziente uno del paese. La struttura ha una capacità per 854 pazienti che necessitino di ossigenoterapia e i quali sintomi siano da lievi a leggeri, oltre a contare 36 spazi di terapia intensiva e aree dedicate ai laboratori e al recupero del corpo dei pazienti.

Nicolas Maduro, Presidente del Governo venezuelano, una volta riunito con la Comisión Presidencial para el Seguimiento, la Atención y el Control del coronavirus de Venezuela, ha dichiarato che lo stato sarà disposto a ricevere l’aiuto sanitario proveniente da “qualsiasi paese” sotto il coordinamento dell’OMS.

Ilaria Violi

In Francia il premier Edouard Philippe ha annunciato al Parlamento la strategia per la Fase 2, prevista dall’11 maggio al 2 giugno: via libera a scuole materne ed elementari su base volontaria, ripresa di attività commerciali eccetto bar e ristoranti, riapertura di luoghi di culto ma senza funzioni, mascherine obbligatorie sui trasporti pubblici ed esecuzione di 700.000 test a settimana. Inoltre, sarà possibile spostarsi senza autocertificazione fino a un raggio di 100 chilometri dalla propria abitazione e partecipare ad assembramenti che non superino le 10 persone. Persiste lo stop al campionato di calcio.

In Belgio, secondo le nuove misure previste per la Fase 2, dal prossimo lunedì i tamponi verranno eseguiti anche su soggetti che non presentano sintomi respiratori. I problemi però non sono pochi: c’è una forte carenza di tamponi e di materiale adeguato a realizzarli, la principale azienda produttrice ha sede in Lombardia, dove la produzione è ferma da settimane. Tuttavia, è dall’Italia che arriva l’idea per sopperire a un’ulteriore penuria, quella di mascherine: sarebbero sostituibili con delle maschere da snorkeling (Decathlon) dotate di filtro protettivo e pensate per il personale medico dei reparti Covid-19.

In Svizzera è polemica in ambito educativo: hanno riaperto gli asili, ma sono rientrati pochi bambini e molti maestri sono in cassa integrazione; nei licei di Ginevra i voti finali si baseranno su quelli del primo quadrimestre; le università, fornendo dispositivi agli studenti bisognosi, vogliono sostenere la sessione estiva su piattaforme online, ma alcuni ne chiedono l’annullamento perché psicologicamente insostenibile, mentre altri si lamentano per la mancanza di privacy. Il Dipartimento delle Finanze sostiene che lo smart working è preferibile, ove praticabile, per evitare una possibile recrudescenza, come sostenuto dai ricercatori.

In Africa gli esperti annunciano da mesi il boom di Covid-19: la povertà e la mancanza di infrastrutture sanitarie fanno temere il peggio. Tuttavia, mentre il primo caso sul continente risale a febbraio, l’ondata non è ancora arrivata. In effetti, circa il 60% della popolazione africana ha meno di 25 anni e il 75% delle vittime del Covid-19, come osservato in diversi paesi europei, ha più di 75 anni. L’ipotesi legata alla piramide delle età è stata quindi evidenziata dagli esperti per spiegare il relativo rallentamento della propagazione del virus nel continente rispetto al resto del mondo.

Secondo la Statistics Canada e la Camera di Commercio Canadese, più del 50% delle aziende del territorio hanno perso almeno il 20% delle entrate in seguito alla pandemia. A risentirne di più sono state le imprese del settore alberghiero e alimentare, seguite da quelle d’intrattenimento e del commercio al dettaglio. Tuttavia, un dato positivo viene dalle imprese operanti nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della caccia e dei servizi di pubblica utilità. Infatti, queste imprese hanno registrato un aumento delle entrate. Tuttavia, restano molte le aziende che in seguito alla crisi hanno dovuto licenziare personale, tagliare stipendi e diminuire le ore di lavoro.

Emanuela Batir, Lara Bruno, Flavia Lucarelli D’Ortenzi, Arianna Emiliani, Elisabetta Leonardi, Giulia Marinucci, Ngwikem Manfo Solange, Sibilla Parlato, Federica Politanò, Gioia Ribeca, Elen’Alba Vitiello

Subisce una battuta d’arresto la fase 2 della Germania iniziata circa 10 giorni fa, con le prime aperture di alcuni settori industriali. Nel suo rapporto quotidiano il Robert Koch Institut (l’istituto che monitora l’epidemia in Germania) ha affermato che l’indice di contagio è tornato a sfiorare il valore R=1, dopo che due settimane fa si era stabilizzato a 0,7. Da un punto di vista statistico questo dato indica che il corso della pandemia rimane costante, mentre da un punto di vista politico si rafforzano le posizioni della Cancelliera Merkel e degli esperti del RKI che invitano alla cautela, in contrasto alle pressioni provenienti dai Länder che spingono per un progressivo allentamento delle misure ed una graduale riapertura delle attività.

Il direttore dell’Istituto, Lothar Wieler, ha invitato i tedeschi a non avere comportamenti “avventati” poiché il rischio di una seconda ondata di contagi è innegabile: “Continuiamo a restare il più possibile a casa e a rispettare le restrizioni” ha affermato Wieler.

“La pandemia è ben lontana dall’essere finita” ha detto il ministro tedesco della Salute Jens Spahn, presentando alla stampa il secondo pacchetto di leggi per la protezione della salute dei cittadini dopo la seduta di oggi. Il Ministro ha affermato che il pacchetto rispecchia bene la “complessità della pandemia”, ma ha dichiarato che “la “nuova quotidianità” sarà dura per molti” quindi ha chiesto al popolo tedesco di non vanificare gli sforzi fatti finora.

Questa inaspettata battuta d’arresto colpirà molti settori che erano in procinto di ripartire, tra cui anche la Bundesliga, il campionato di calcio tedesco di massima serie. La scorsa settimana, la German Football League (DFL) aveva annunciato di essere pronta a riprendere dal 9 maggio.

“É giustificabile che il calcio torni a giocare in stadi vuoti, creando e facendo rispettare le più rigorose condizioni igieniche e mediche.” Il via libera, ancora non definitivo, arriva dai Ministri dello Sport dei 16 Lander federali, che in un documento congiunto si sono espressi al riguardo, in vista della riunione con la Cancelliera, Angela Merkel, in programma nei prossimi giorni. Queste posizioni dovranno necessariamente essere riviste in linea con l’andamento della pandemia.

Il Ministro degli Esteri, Heiko Maas, ha prolungato fino al 14 giugno il divieto di viaggiare. Durante la conferenza stampa in cui annunciava questo prolungamento, a chi gli chiedeva il futuro delle vacanze estive, il Ministro ha risposto che si augura e spera sia possibile permettere lo spostamento fra i Länder. Allo stesso tempo però, non ha escluso la possibilità di accordi bilaterali con altri paesi per far riprendere il turismo, uno dei settori più colpiti dalla pandemia.

Ivan Denaro

Stando ai dati rilasciati dal CSSE (Center for Systems Science and Engineering) dell’Università di Hopkins, in Algeria i casi confermati sono 3127 e i morti 415; in Tunisia si registrano 922 casi positivi e 38 morti; in Marocco il numero dei positivi al virus ammonta a 3758 con 158 casi di decesso; mentre in Libia su 61 casi confermati si registrano solo 2 decessi.

Come in Italia, anche nel Maghreb è stata sollevata la problematica della vita nelle carceri ai tempi del Covid-19. Le carceri sono luoghi poco conosciuti in tutto il mondo, e questo vale ancora di più per i paesi non democratici, in cui la detenzione è spesso usata per reprimere le opposizioni politiche. È il caso del Nord Africa, dove la vita nei centri di detenzione è spesso difficile, non soltanto per il sovraffollamento ma anche per le scarse risorse economiche investite nei servizi destinati ai detenuti. Infatti, se già prima del virus nelle carceri nordafricane si riscontravano condizioni igienico-sanitarie molto lontane da ciò che normalmente si considera uno standard accettabile, con l’avvento dell’epidemia la situazione è andata sempre più peggiorando. È questo il motivo che ha spinto i paesi del Maghreb a decidere di voler allentare il sovraccarico di detenuti nelle carceri al fine di limitare la diffusione del virus.

Il Presidente della Repubblica Tunisina Qays Sayyd ha annunciato in una dichiarazione pubblicata all’inizio del mese corrente il rilascio di 1420 detenuti. Invece, il tribunale di Kelaya a ovest di Algeri ha aperto un’indagine giudiziaria in seguito ai 12 casi di decesso per Covid-19 verificatisi all’interno di un istituto penitenziario algerino; quanto invece alla situazione nel resto del Paese, lo Stato ha deciso per una rimessa in libertà di circa 5000 detenuti aventi non più di 18 mesi di pena da scontare. Ma nonostante l’emergenza pandemica, la polizia algerina precisa che continuerà ad operare arresti, laddove necessario, nel tentativo di porre fine una volta per tutte al movimento popolare Al-Hirak. Quanto alla Monarchia Marocchina, dopo l’appello rivolto al Re da parte dell’Ordine degli Avvocati del Marocco, Mohammed VI ha approvato il rilascio di 5654 detenuti, selezionati sulla base di criteri strettamente oggettivi che tengono conto della loro età, del loro stato di salute e della durata della loro detenzione, oltre che della buona condotta.

Valeria Di Bonaventura, Arianna Mercuriali, Giulia Roncella

In Azerbaijan, ex paese dell’Unione Sovietica conosciuto anche per la sua scarsità delle sue risorse economiche, la lotta contro il COVID-19 sta procedendo diversamente rispetto al panorama europeo. L’Azerbaijan possiede una struttura economica forte e stabile, infatti ha da subito varato alcune riforme per assicurare uno stile di vita adeguato ai suoi cittadini. In primo luogo, troviamo lo sviluppo del settore petrolifero che permette di continuare ad avere una stabilità economica; poi, su iniziativa del presidente Ilham Aliyev, sono state adottate misure contro il lavoro nero, che puntano alla trasparenza e all’inserimento di strumenti tecnologici negli organi statali. Inoltre, è stato redatto es adottato un piano contro la diffusione della pandemia: si è subito limitato lo spostamento della popolazione, sono stati rinviati tutti gli eventi di massa e sono stati chiusi fin da subito i parchi divertimento e i centri commerciali. Successivamente è stato introdotto il regime di quarantena e una vasta gamma di misure, fortemente volute dal presidente, per assicurare un sostentamento economico a tutti i cittadini. Tra queste è incluso l’erogazione di finanziamenti ad imprese che hanno subito ingenti perdite a causa del COVID-19, fornendo loro alleggerimento e privilegi fiscali. Ma il passo più importante è stata l’apertura di un’impresa per la produzione di mascherine, medicinali, disinfettanti e la creazione di 18 laboratori, dotati di moderni macchinari.

A livello sociale, invece, vi è un’iniziativa, grazie alla quale sono state raccolte più di 100 confezioni di cibo destinate a famiglie a basso reddito. Per questo motivo si può giustamente affermare che l’Azerbaijan ha vinto moralmente la battaglia contro il COVID-19, e che si avvia verso la debellazione del virus anche considerando la diminuzione dei contagi rispetto ai guariti. Ciò spiega perché proprio l’Azerbaijan è stato preso come paese esemplare e modello da seguire durante questa pandemia. I suoi punti di forza sono coesione e consolidamento sociale attorno al Presidente, vicinanza della comunità imprenditoriale nel rispetto dei bisogni della popolazione, mentre lo slogan che guida il paese è “Insieme siamo la forza”, per ricordare che solamente con gli sforzi di tutti si superano le difficoltà.

Paola D’Onofrio

Sono giorni che nei media si sente parlare dell’arrivo della Fase 2. Nel Paese di mezzo (Cina) sembra che quest’ultima sia già arrivata da un bel po’ di tempo, ma con misure che secondo il governo cinese stesso non sembrano così cautelari, e che richiedono sempre più implementazioni.

Tuttavia, grazie all’applicazione di queste, si sta riuscendo nel contenimento dell’epidemia.

A Pechino, diversi distretti come quello di Chaoyang, in un comunicato stampa del 29 aprile emanato dal vicesegretario del governo della municipalità autonoma di Pechino Chen Bei, e riportato sul Renmin Ribao, ha dichiarato che in questo distretto negli ultimi 10 giorni non si è registrato alcun caso di infezione da Covid-19. Dunque, dalla mezzanotte del 30 aprile (orario di Pechino), il distretto sopra citato è stato dichiarato “zona a basso rischio”.

团结起来,我们万众一心,(uniamoci, col cuore e con la mente tutti insieme). Una frase detta più volte, ma che al suo interno possiede un potente significato. È in particolare la seconda frase, parte della quarta strofa dell’inno cinese, riportata in un articolo del quotidiano del popolo, per dimostrare al mondo intero come la Cina nella lotta all’epidemia, stia usando al meglio la sua forza, incarnata nel popolo.

一切为了人民,一切依靠人民 (tutto dipende dal popolo in sé, ma insieme siamo uniti come popolo). Lo ha dimostrato a pieno titolo, il discorso pronunciato dal Ministro degli Affari Esteri e consigliere di stato 王毅 (Wangyi), in occasione del forum BRICS tenutosi a Pechino in data 29 aprile e presenziato dal consigliere di stato in persona per aggiornamenti sulla condizione delle nazioni quali: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Ma non è solo di questi paesi che si sente parlare, poiché anche il suo portavoce 耿爽 (Geng Shuang) in un comunicato stampa, ha fatto un rimando alla Belt and Road Initiative, affermando che: “è una via della seta sanitaria, e la Cina sta dimostrando in verosimilmente l’importanza della sicurezza sanitaria”.  

L’iniziativa intrapresa dalla Cina in questo momento infatti, non è solamente per ampliare le cooperazioni economiche mondiali, ma è un qualcosa che la BBC news ha definito “la diplomazia delle mascherine” ovvero il fornire aiuti ai paesi che sono indeboliti dall’epidemia. Anche se dal nome si evince che si tratti solamente ed esclusivamente di inviare mascherine alle altre nazioni in realtà tra gli aiuti presenti, non ci sono solo centinaia di mascherine. In nazioni come il Kirghizistan, l’Uzbekistan, il Kazakhstan, il Pakistan e l’Iran, sono giunte numerose squadre di medici composte da esperti in materia del virus e da virologi di alto livello, e materiali come ventilatori polmonari e tamponi.

In questa “diplomazia delle mascherine”, non poteva mancare il parere del ministro degli esteri italiano Luigi di Maio, che ha esplicitamente affermato: “Per noi è già una vittoria il fatto che la Cina stia combattendo al nostro fianco per deradicare l’epidemia”.

Fabrizio Ubbriaco

FONTI e SITOGRAFIA

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