#UNINTSightseeing: Orvieto (TR)

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Orvieto è un borgo di rara bellezza e di storia antichissima, dove tutto alimenta il desiderio di osservare, assaporare, esplorare. Ha fatto da sfondo a numerosi film tra cui quelli a cui hanno preso parte Colin Firth, Daniel Craig. È facile incontrare in uno dei tanti ristoranti della zona, anche Martin Scorsese o l’affascinante Richard Gere, ospite fisso di Villa Malva, una splendida costruzione, sede di un moderno studio di registrazione, dove hanno inciso i loro pezzi artisti del calibro di Celine Dion.
Orvieto è una chicca che può essere paragonata a un piccolo fiore in una landa che più verde non si può. È il cuore dell’Umbria, terra di forti colori, di un popolo di storia millenaria, dove tutto sussurra di antiche leggende, di paesaggi infiniti e dove lo sguardo si perde con struggente emozione.

Una storia, quella di Orvieto, cantata e tramandata da mille generazioni che affondano le proprie radici nel popolo etrusco che su quel “sasso che si erge verso le nubi al cielo” (Saxum per nubila coeli surgit), come declamò nel Duecento un poeta orvietano, edificò quella che rimarrà una delle più fascinose e ricche città della loro straordinaria cultura.
Qui svetta maestoso ed imponente il simbolo della città nell’immaginario collettivo, il Duomo di Orvieto detto anche il Giglio d’oro delle cattedrali per i mosaici che ornano la sua impareggiabile facciata e per gli interni, un tripudio di opere d’arte e per un gioiello artistico, la Cappella di San Brizio, sulle cui pareti il cortonese Luca Signorelli affrescò (1499-1504) un Giudizio Universale che è una delle più eccelse testimonianze della pittura italiana, si erge maestoso nel centro della città. Da qui si snoda un percorso di strade, stradine e viuzze, su cui si affacciano, piccole botteghe di alto artigianato e segno di affetto al proprio passato, a cui si affianca l’antica arte del merletto orvietano, tramandato dalle abili donne, il cui ornato è arricchito da foglie d’edera, uva, animali, tutti ben presenti nei bassorilievi del Duomo e che può raggiungere quotazioni di altissimo prestigio.

Ad Orvieto c’è un mondo nascosto dalla luce del sole. Un mondo sotterraneo fatto di cunicoli, grotte e pozzi, nato ben 2.500 anni fa per soddisfare quello che era il reperimento del bene più prezioso, ovvero l’acqua: un bene indispensabile ma purtroppo assente sull’alto pianoro della Rupe orvietana tanto da far nascere l’esigenza di scavare profondissimi pozzi.

Profondi, angusti, a sezione rettangolare, precipitano a strapiombo per decine di metri alla ricerca delle vene sotterranee. Di questi il più suggestivo, il Pozzo di San Patrizio, fortemente voluto da papa Clemente VII nel 1527, un’opera architettonica di sapiente ingegneria di gigantesche dimensioni. Si scende giù, sempre più giù e si getta poi, come vuole la tradizione, una moneta, esprimendo un desiderio, perché, come dice pure l’iscrizione posta all’entrata: “Quod Natura Munimento Inviderat Industria Adiecit”: Ciò che non aveva dato la natura, procurò l’industria! Suvvia, aiutati che il ciel t’aiuta!

#MONDAYABROAD

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Oggi #MondayAbroad torna a Lille… passando per l’Algeria! La splendida Maïssane è, difatti, francese, ma con origini (da parte di entrambi i genitori) algerine.
Le lingue sono la sua grande passione: se si parla (in) di algerino, inglese e italiano, Maïssane si sente sicuramente a suo agio. Studia italiano da 7 anni: “mi piacerebbe insegnare francese in questo meraviglioso stato o, comunque, italiano in Francia. L’Italia è meravigliosa: fino a ora sono riuscita a vedere molto, ma non sono ancora soddisfatta. Vorrei andare in Sicilia, visitare il sud e riuscire a toccare con mano quanto posso di questa grande cultura.”

“Culture, amusement et voyage!” Maïssane racconta così la sua esperienza. Tre parole che la dicono lunga sull’Erasmus di per sé. A mio avviso, ha scelto le parole migliori: la cultura è fondamentale quando si vivono queste avventure, si parte con la piena consapevolezza della propria, ma al rientro ti rendi conto che c’è, anche se in piccola parte, una coscienza straniera è entrata a far parte di te. Si tratta di Intercultura, quello spazio che rimane a metà tra due (o più) culture, l’incontro, lo scontro e, infine, la loro unione. Nella maggior parte degli Erasmus, questa crescita culturale si sviluppa attraverso il divertimento: ridendo e scherzando, non ti rendi conto del passare del tempo e delle tante nozioni che hai appreso, delle varie tradizioni a cui hai partecipato e le abitudini che hai sviluppato. Il tutto unito all’esperienza che più t’insegna a vivere: il viaggio.
Viaggiare non è solo prendere un aereo e partire; viaggiare è la meraviglia di scoprire il nuovo anche là dove non ce lo saremmo mai aspettati; viaggiare è crescere, stupirsi e tornare più ricchi di prima (shh, non diciamolo al portafoglio!;) )

Come ho già detto, Maïssane ha origini algerine “pur essendo nata in Francia, mi sento molto più algerina che francese… e il bello è che non ho mai avuto il piacere di andare in Algeria! C’è, comunque, qualcosa che mi porta a dirlo: sarà l’educazione che i miei genitori mi hanno impartito, la lingua che con loro sono abituata a parlare… dopo quest’esperienza, comunque, sono consapevole di avere anche una terza casa: l’Italia.”

Maïssane Boussekine

Edizione straordinaria di #FACCIAMOILPUNTO

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STORIE DALLA SIERRA LEONE

Nessun uomo è un’isola” questo verso di John Donne è recentemente diventato il mio motto.

Mi trovo in Sierra Leone, uno dei paesi più ricchi di risorse e più poveri al mondo.
Sono partita perché l’Africa da tanto tempo rappresentava il tassello mancante nel puzzle delle mie necessità esplorative e formative.
Sono partita perché volevo toccare con mano le tradizioni e le difficoltà di questo paese pieno di bambini, di colori e martoriato da una povertà dilagante.

L’anima e la guida di questo mio viaggio è Daniel Sillah, un “black Italian” come si lascia scherzosamente chiamare.
Daniel era appena adolescente quando scoppiò la guerra civile in Sierra Leone e nei suoi racconti è ancora molto vivido il ricordo delle atrocità vissute in quel periodo.
L’esercito dei ribelli era solito prendere i ragazzi giovani come lui e farne degli “scudi umani”, per fermare l’avanzata delle forze governative.
Daniel però riuscì a salvarsi grazie ad un prete italiano, che lo portò con sé in Italia garantendogli istruzione e formazione.
Ma dopo aver studiato e lavorato per dieci anni, scoprì che la sua famiglia era sopravvissuta allo sterminio condotto dalle forze ribelli nel suo villaggio e decise di tornare.

Il rientro a casa per Daniel fu allo stesso tempo gioioso e doloroso, le immagini legate alle violenze vissute durante la guerra affollavano la sua mente. Ritrovare i suoi cari però gli diede la forza di riconoscersi fra i pochi “fortunati” e da qui nacque il desiderio di impegnarsi nei confronti della maggioranza della popolazione sierraleonese, in estrema difficoltà.
In particolare, da diversi anni Daniel e la moglie, Lucy, si battono per garantire un luogo sicuro e una vita serena ai bambini orfani e abbandonati delle zone più povere del paese.

Se c’è una cosa che ho imparato finora è che la parola “fortuna” è estremamente volubile e facilmente manipolabile a seconda dei contesti.
E in questo risiede forse l’apprendimento più prezioso maturato in queste settimane: la relatività dei valori e delle cose che possediamo.

Mi sono riscoperta molto fragile, una volta scardinate le tante e comode certezze materiali che do per scontate.
Mi sono riscoperta fortunata, nel momento in cui ho capito che la mia felicità è relativa allo spazio e al tempo che mi è concesso di vivere.
Mi sono scoperta incompleta, quando ho percepito la vastità dei problemi che avevo finora ignorato.

Poi un giorno ho giocato con delle macchinine con un bambino che non ne aveva mai avute.. e a quel punto tutto è diventato relativo, ed io completa.

Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
” (John Donne)

Sara

#UNINTSIGHTSEEING: SPERLONGA

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Piccolo comune del basso Lazio, situato in provincia di Latina, oltre a offrire alcune delle spiagge più belle della Penisola è anche uno dei borghi più belli d’Italia: parliamo di Sperlonga. Affascinante anche in inverno, spazzata dal vento che viene dal mare, con le spiagge vuote e le strade bianche come il latte, questo piccolo centro può offrire davvero una vacanza unica e inaspettata. Con i suoi tesori d’arte, storia, cultura e tradizioni, rappresenta la meta ideale del turismo più curioso e disparato.


Il borgo, oltre ad offrire lunghe e meravigliose spiagge, vanta anche di un gran numero di servizi, oltre che di diversi luoghi da visitare, sia in inverno che in estate. Le viuzze che disegnano sali e scendi con scorci sul mare, sono imbiancate a calce, come le strade e le case del paese, che offre ottimi spunti per una vacanza alla scoperta della cultura locale. Il borgo bianco, visitabile a piedi o in bicicletta, la sera si anima e diventa il luogo ideale per cene o passeggiate, mentre, per i più giovani o “scatenati”, non mancano i locali notturni in cui passare la serata.


Elemento caratteristico di questa località è la scogliera di Capovento situata a soli 3 km dal borgo, ove si erge una torre a picco sul mare, costruita nel Medioevo per avvistare e difendersi dai Saraceni, insieme ad altre quattro torri. La Torre Centrale e la Torre del Nibbio sono oggi incorporate tra le case del paese, dando al borgo quell’aspetto arroccato e tortuoso proprio dei torrioni medievali. La Torre Truglia, invece, è stata più volte restaurata, e ha anche ospitato per diversi decenni la sede della Guardia di Finanza, motivo per cui gode di continua ed ottima manutenzione. Meritano una visita anche le piccole e pittoresche chiese di Sperlonga, situate per lo più nel cuore antico della città.


Altro elemento caratteristico, da non perdere assolutamente, sono la Villa e della Grotta di Tiberio. Affacciate direttamente sul mare, sono molto facili da raggiungere: basterà seguire le indicazioni sulla strada che collega Sperlonga a Gaeta per circa un chilometro. La Grotta di Tiberio è una grande cavità naturale rocciosa aperta sul mar Tirreno, affiancata da un piccolo tratto di spiaggia estremamente affascinante. La Villa è invece situata all’interno del sito ove è possibile visitare anche il Museo archeologico locale, che ospita i gruppi statuari che un tempo decoravano la città.

#Guess who?: Walt Disney

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Creatore della “fabbrica dei sogni” che ha nutrito la fantasia dei bambini di tutto il mondo, mente che rivoluzionò per sempre la storia del cinema, dell’animazione e dell’intrattenimento, oggi parliamo di…Walt Disney!

1) “Ceci n’est pas un Disney”: il vero cognome di Walt era D’isigny, non Disney, cognome di origine francese e originario di un paesino chiamato Isigny-sur-Mer. Tutto ebbe inizio quando gli antenati di Walt immigrarono dalla Francia agli Stati Uniti e alla domanda di richiesta del cognome risposero D’isigny, che gli ufficiali americani, non conoscendo la lingua, fraintesero e trascrissero male e lo americanizzarono in Disney, cognome che venne tramandato alle successive generazioni.

2) Niente barba e capelloni: la policy di Disney e della corporation riguardo a chi decideva di farsi crescere la barba era assai severa e lo è stato fino a pochi anni fa: fino al 2012 era espressamente vietato agli impiegati di farsi crescere barba e baffi. Tale ‘invito’ era esteso anche agli ospiti del parco Disneyland, fino al 1970. Ancora oggi nei programmi di assunzione della Disney è espressamente richiesto ai candidati un look glabro.

3) Le ultime parole famose: le parole finali di Disney sono destinate a rimanere avvolte nel mistero. Sul letto di morte l’artista scrisse su di un foglio “Kurt Russell”, nome dell’allora giovanissimo attore che ai tempi aveva già lavorato per alcune film della Disney. Ma nessuno ha mai capito il perché di tutto questo.

4) L’uomo dei record: durante i suoi 34 anni di carriera, Walt Disney ha collezionato ben 59 nomination, 22 premi Oscar e ben 4 Oscar onorari alla carriera!


5) Prima che fosse Mickey Mouse…: il nome originale della creaturina dalle orecchie a parabola era originariamente ‘Mortimer Mouse’ ma, suonando troppo macabro, dietro saggio consiglio della moglie, Walt decise di cambiarlo in “Mickey Mouse”. Mortimer fu però “riciclato” per dare il nome a uno dei grandi rivali in amore di Topolino (in italiano “Topasio”), e al bisnonno di Minnie.

6) Accoppiata vincente: Nel 1945 due grandi artisti e visionari decisero di collaborare per creare qualcosa di unico. Erano Walt Disney e Salvador Dalì, che si misero al lavoro per realizzare una fiaba surreale in cartoni animati, intitolata “Destino”. Purtroppo rimangono solo alcune immagini del progetto, che fu bruscamente interrotto. Quando Dalì andò a trovare Disney nella sua magione, fu invitato a cavalcare assieme il trenino che attraversava tutto il perimetro dell’abitazione. Peccato non ci sia nessuna foto a testimoniare l’avvenimento…

7) Un doppiatore d’eccezione: dal 1928 (“data di nascita” di Mickey Mouse) al 1947, la voce di Topolino fu proprio quella del suo creatore, Walt Disney!

8) Il logo non è la vera firma: ebbene sì, il celeberrimo logo Disney non coincide con la firma reale del fondatore. Si tratta infatti dell’elaborazione gonfia e stilizzata della sua firma ufficiale, così come i suoi cartoni sono una rivisitazione ideale della tradizione fiabesca.

9) Walt Disney in Disney: forse non tutti sanno che il personaggio di “Macchia nera”, acerrimo nemico di Topolino, non è altro che la caricatura di Walt Disney.

10) Temuto boss: Forse non era poi così tirannico e capriccioso come venne ritratto dal biografo Marc Eliot, certo è che Disney non si risparmiava sfuriate e atteggiamenti da decisionista. Anche per questo era molto temuto dai suoi disegnatori e collaboratori, che avevano elaborato un’espressione in codice per annunciare che Walt si stava avvicinando e che si doveva riprendere subito a lavorare: “Man is in the forest“.

“If you can dream, you can do it!”

#MONDAYABROAD

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Oggi conosciamo Krystal Hu Xuexin, direttamente da Pechino, una ragazza spumeggiante, allegra e solare.

Il suo Erasmus, svolto durante il primo semestre, è stato un mix esplosivo di “travelling, flying and party”: oltre a prendere la palla al balzo e visitare molti luoghi d’Europa e non (la nostra Krystal è approdata anche in Marocco per qualche giorno), quest’esperienza l’ha aiutata a crescere, conoscere e conoscersi.

“Ci sono grandi differenze tra la Cina e l’Italia: non voglio rimanere sul banale, ma anche solo a livello architettonico, sono due mondi totalmente diversi. Poi le persone, il cibo, le tradizioni e, per toccare il mio campo di studio, lo stile: in Cina si cerca di seguire una moda che è per tutti uguale, mentre in Italia ho notato che ogni persona ha la sua propria idea di fashion, che mantiene, modernizza, cambia, sviluppa col passare del tempo; dal casual allo sportivo, dall’elegante al retrò, ringrazio l’Italia per avermi insegnato che anche lo stravagante può essere fine… come si dice qui, il mondo è bello perché è vario e ora ne ho la prova.”


Krystal ha, difatti, frequentato le lezioni della Facoltà di Economia, corso di laurea magistrale in Economia e management internazionale – curriculum in Lusso, made in Italy e mercati emergenti: “un’altra differenza che ho riscontrato è il metodo di studio. In Cina siamo come fogli bianchi su cui scrivere il sapere: non importa capire, ma saperlo ripetere, quindi passiamo anni della nostra vita a imparare nozioni; qui è stato diverso perché ho potuto toccare con mano quello che potrebbe essere il mio futuro tramite attività particolari e invoglianti. È stato proprio quando ho capito che oltre a saper ripetere sapevo anche applicare che mi son sentita più orgogliosa di me stessa e del mio lavoro”.

Vista la sua provenienza, è stato comunque difficile sorvolare sull’argomento che a oggi è sulla bocca di tutti: il coronavirus. “Non ho paura di ritornare in Cina, anche perché quella è sempre casa mia. Il virus è un problema serio e da affrontare con la giusta cautela e la massima serietà… per il momento, ho sentito la mia famiglia e stanno tutti bene (e questo è ciò di cui più m’importa!).

Sono comunque fiduciosa: siamo cinesi, siamo veloci a far tutto (quindi spero anche a trovare una cura!)”.

Auguriamo il meglio alla nostra piccola Mulan, torna presto a trovarci, ti aspettiamo a braccia aperte!

Ilaria Violi

#MONDAYABROAD: 10 CURIOSITÀ SULLA SCOZIA

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Terra di lande sterminate ed atmosfere gotiche, tra verdi pascoli e castelli arroccati, protagonista di mille e più leggende, oggi andiamo alla scoperta della Scozia e di alcune curiosità che la riguardano e che, forse, non conoscete ancora.


1. Noi italiani abbiamo sicuramente qualcosa in comune con i nostri amici scozzesi: riguarda la capitale Edimburgo. Infatti, questa città gotica è stata costruita su sette colli proprio come la capitale italiana!

2. Dati i fantastici paesaggi, ricchi di vegetazione e di alberi rigogliosi, la Scozia è stata in passato protagonista di tantissimi incendi. Proprio per questo motivo la Scozia è stata una delle prime nazioni al mondo ad “inventare” il corpo dei vigili del fuoco!

3. Un altro elemento che ci accomuna alla Scozia riguarda le case dell’isola di Orkney, definite la “Pompei scozzese”. Oggi è patrimonio dell’Unesco!

4. La Scozia è rinomata per la cordialità e la simpatia dei suoi abitanti. Per celebrare la convivialità ogni anno, a Braemar, si svolgono numerose gare tradizionali come il tiro alla fune, il lancio del masso, e il famoso lancio del tronco, gara a cui la famiglia reale assiste con piacere.

5. “La notte di Robbie Burns” è una tipica festività appartenente alla tradizione scozzese: ogni gennaio le famiglie scozzesi si riuniscono a tavola con il kilt che contraddistingue la propria famiglia. Un membro della famiglia è chiamato a recitare una poesia e ad incidere l’haggis (un insaccato di interiora di pecora)!

6. La rete ferroviaria metropolitana e regionale più grande della Gran Bretagna, dopo Londra, è proprio quella di Glasgow, in Scozia!

7. L’inglese non è l’unica lingua parlata in Scozia! Quali sono le altre? Il gaelico e lo scozzese! Il gaelico è parlato soprattutto nelle isole Ebridi esterne, ha origini celtiche e linguisticamente è molto lontano dall’inglese. Lo scozzese è parlato soprattutto nelle Lowlands Scozzesi ed è una lingua del ceppo germanico, affine all’inglese!

8. Il famosissimo Sherlock Holmes è nato ad Edimburgo. Sapevate questa curiosità? Doyle si trovava proprio in Scozia quando, colto dall’ispirazione, ha iniziato a scriverlo!

9. Anche Harry Potter è nato in Scozia! Il simpatico maghetto della scuola di Hogwarts che ha incuriosito adulti e piccini è stato inventato proprio nella città di Edimburgo!

10. La Scozia è il paese con la più alta percentuale di gingers, persone dai capelli rossi, al mondo; si stima che la media sia del 2%, mentre qui tocca ben il 13%. Inoltre gli scozzesi hanno la possibilità più alta di nascere con gli occhi blu rispetto al resto degli abitanti del Regno Unito.

#UNINTSPORT: LE PAGELLE IGNORANTI. LA PARTITA DEL 6 FEBBRAIO 2020

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Lorenzo Pizzuti: 10. Che meraviglia vederlo tra i pali. Se è vero che “altezza è mezza bellezza” allora lui è incredibilmente brutto, ma forte. MOSTRICCIATTOLO

Carmine Caputo: 10. Sempre una certezza in difesa. Si lancia su tutti i palloni nonostante qualche linea di febbre, 36 sigarette pre-partita e 6 gin-tonic ancora da smaltire. MOSTRO

Silvio Negretto: 7. Qualche minuto anche per lui. La storia della mezza bellezza con lui vale, però è scarso. Un giusto compromesso. CARINO

Sofian Ayoub: 6. Agli allenamenti scopre che a calcetto bisogna anche correre. Prima o poi riuscirà ad avere un’autonomia di 300 metri, ma sicuramente non è stato questa volta. CHE FATICA

Davide D’Amore: 8. Il nuovo arrivato è una piacevole sorpresa. Sa già cosa deve fare. Non ci sarà una foto per lui, venite a scoprire chi è alla prossima partita. INDOVINA CHI

Alessandro Alaia: 6. Ha la possibilità di mettersi in mostra ma preferisce inciampare su una zolla che solo lui vede. Prevista un’altra doccia fredda. QUE CALOR

Maxim Burac: 8. Il Burac Yilmaz più bello della storia del calcio. Zitto zitto riesce a litigare senza motivo con gli avversari. Mezzo punto in più solo per questo motivo. DAI SEMPRE IL MAXIMO

Walter Caruso: 9,5. L’ex dirigente appende la cravatta al chiodo e indossa gli scarpini. E meno male. È già un punto di riferimento andando a segno 3 volte. Mezzo punto in meno per il nervosismo e le proteste. ARRABBIATO NERO

Alessandro Putano: 10. Gli effetti della dieta si vedono. 3 assist e 2 gol di cui uno di tacco. Che serata. È forte e magro… ah no, aspettate, questa era la pagella di Sandrone, ho sbagliato. BUON APPETITO

Valentin D’Amico: 1000. Ha segnato 3 gol, sì, proprio lui (che tra l’altro sono io, ndr). Che giocatore, che potenza, che piedi. L’università gli permette ancora di scrivere la pagelle, tanto Vale auto-celebrarsi. U-MILLE

Vanni Nicolì: 8. Mister al ritorno dalle vacanze alle Maldive…du Salentu. Concede carta bianca ai suoi, che gli regalano la prima importantissima vittoria in casa. BELLA VITA

Tifosi: 10. Prima causa del riscaldamento globale. Che caldi (e calde). La vittoria è per loro. BELLISSIM-I/E

Valentin D’Amico 

#UNINTSIGHTSEEING: Giardino di Ninfa (LT)

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A breve distanza da Roma, più precisamente a Cisterna di Latina, si nasconde un giardino unico nel suo genere, il Giardino di Ninfa, dove, sugli antichi ruderi di una città perduta, la città di Ninfa, crescono piante rare e secolari. Il nome deriva da un tempietto di epoca romana dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive, costruito nei pressi dell’attuale giardino.


Fiorente cittadina medievale, Ninfa sorgeva sull’unica via di comunicazione che da Roma portava al sud, al riparo da briganti e dalla palude insalubre. Grazie ai dazi versati dai passanti, la ricca cittadina prosperava nell’arte e nella cultura, all’ombra di un imponente castello: il Castello Caetani di Sermoneta. Ma la storia non fu clemente con Ninfa, che nel 1300 finì abbandonata e saccheggiata. Prima della rovina, i Caetani salvarono gli affreschi più importanti di Ninfa per esporli nella loro tenuta, in un’opera avanguardistica di salvaguardia dei beni culturali e restauro ante litteram. Secoli dopo, intorno ai ruderi della città, diedero inizio alla costruzione del Giardino all’inglese di Ninfa. Le rovine furono restaurate, la zona bonificata e le piante, per lo più esotiche e provenienti dai viaggi della famiglia all’estero, colorarono il parco. Lelia, l’ultima rappresentante della famiglia Caetani, non avendo eredi, lasciò il castello ed il giardino alla fondazione Caetani che tuttora si occupa del giardino di Ninfa.


Secondo il New York Times, si tratta del giardino più bello e romantico al mondo, visitato tutti gli anni da migliaia di turisti ed intorno al quale sorge un’oasi WWF per la salvaguardia della flora e della fauna del luogo. All’interno del giardino di otto ettari si possono ammirare ben 1300 specie di piante, tra cui 19 varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi. A primavera, i ciliegi ornamentali fioriscono creando un panorama da fiaba.

Nel 2020 il giardino di Ninfa ha preparato per il pubblico una serie di novità che permettono di visitarlo in tutte e 4 le stagioni con un unico biglietto e di partecipare a interessanti percorsi letterari.

La zona non è servita da mezzi pubblici ed è raggiungibile esclusivamente con mezzi propri, anche se è possibile arrivare nei dintorni con il treno e servirsi un servizio di taxi dalla stazione, molto vicina al giardino.

#PEOPLEOFUNINT

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Come ti descriveresti?
La costanza, l’impegno e la dedizione sono il mio punto forte. Sono una ragazza determinata, desiderosa di apprendere e sempre pronta a lanciarsi in nuove avventure. Sono nata in Puglia, terra del sole, del mare e del calore della gente. Ho da sempre avuto l’istinto a relazionarmi con il prossimo, a voler conoscere persone, luoghi nuovi, realtà con cui potermi confrontare. La mia terra rappresenta un insieme di culture differenti, le quali mi hanno sempre affascinata e spinta a studiare lingue, nello specifico l’inglese e il russo. Oggi sono una interprete e traduttrice e non vedo l’ora di potermi affermare al più presto.


La persona che sei oggi è chi sognavi di essere?
Il mio grande sogno è quello di diventare interprete di trattativa: amo gestire i flussi di parola, sapere di cosa si sta trattando, essere l’ago della bilancia in un certo senso. La persona che sono oggi rispecchia quello che avrei voluto essere perché ogni scelta che ho fatto, l’ho presa chiedendomi se fosse quella giusta per me. Grazie alla conoscenza delle lingue, ogni barriera, ogni muro, all’apparenza invalicabile, crolla. Nella vita dobbiamo essere consapevoli che a volte le scelte che intraprendiamo potranno non essere condivise da tutti, ma non dobbiamo mai perdere di vista i nostri obiettivi e continuare lungo la nostra strada. Io di per certo so che voglio creare ponti. Amo il mondo, rispetto le culture di ogni Paese, dato che siamo tutti cittadini del mondo.


Se tornassi indietro, cosa diresti alla te di un tempo?
Alle me di qualche anno fa consiglierei di essere un po’ più sicura di se stessa e meno titubante di quelle sono le mie capacità; che nella vita contano più i fatti delle parole; che non dobbiamo mai smettere di credere nei nostri sogni; che nessuno è perfetto; che possiamo sbagliare, ma non per questo ci è vietato di tornare sui nostri passi. Tempo al tempo, tutto arriva. For now, I made it!

Chi semina bene, raccoglie buoni frutti!

Costanza