#FACCIAMOILPUNTO

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Armenia-Azerbaigian : il nuovo conflitto in Medio Oriente per lo stato che non c’e’

200 vittime, tra civili e soldati, è l’attuale bilancio degli scontri tra Armenia e Azerbaigian, anche se rischierebbero di essere molti di più. Il conflitto è riesploso nella notte della scorsa domenica 27 settembre 2020 per il controllo della regione autonoma del NagornoKarabakh, a seguito di alcuni bombardamenti mirati organizzati dalle forze azere in risposta ad altrettanti attacchi dei separatisti armeni. Le forze indipendentiste hanno poi dichiarato la legge marziale, seguite in un secondo momento dai governi di Baku ed Erevan: si tratta sicuramente di una delle peggiori crisi tra i due paesi mediorientali dai tempi della risoluzione del Consiglio di Sicurezza del 1994. Inoltre, ricordiamo che il provvedimento aveva posto una tregua alle ostilità già implose all’interno dell’Unione Sovietica nella seconda metà degli anni Ottanta.

Quello tra Armenia ed Azerbaigian è un conflitto in cui entrano in gioco fattori di tipo identitario, ma anche fattori di carattere economico; difatti, il Nagorno – Karabakh è un importante  snodo per alcuni dei principali gasdotti e oleodotti che riforniscono il continente europeo.

La regione è stata riconosciuta dal diritto internazionale come parte dello stato azero, ma di fatto si tratta di una zona popolata e controllata da una solida comunità armena, autoproclamatasi Repubblica, mai riconosciuta da nessun altro Stato e che rifiuta la dominazione di Baku. Le prime tensioni per il controllo dell’area scoppiano nel febbraio 1988, quando l’oblast’ armena indipendentista della regione (altresì conosciuta come NKAO) richiede l’annessione del Nagorno-Karabakh alla Repubblica sovietica armena. I contrasti e le proteste si inaspriranno a partire dal momento in cui l’assemblea del Soviet supremo dell’Unione dichiarerà che la regione dovrà rimanere parte della repubblica dell’Azerbaigian. La decisione e lo sgretolamento dell’URSS saranno il punto di partenza di una serie di scontri armati e di episodi violenti, come il ‘massacro di Khojali’, in cui perderanno la vita numerosi abitanti dell’area di etnia azera. Tra l’aprile del 1993 ed il maggio del 1994, il Consiglio di Sicurezza adotterà una serie di risoluzioni in cui imporrà il cessate il fuoco e la successiva smilitarizzazione dell’area. Nonostante l’intervento della comunità internazionale, non si troverà mai un punto di mediazione al fine di intavolare delle trattative di pace per attenuare le divergenze tra i due stati contendenti: da una parte l’Armenia, appellandosi a fattori religiosi e patriottici, continua a  rivendicare la propria podestà territoriale, mentre Baku sostiene la propria incapacità di farsi da parte di fronte alle continue provocazioni, sollecitando di fatto un’azione mirata da parte della comunità internazionale.

All’impasse degli organi ONU di fronte alla questione, si aggiungono le attuali problematiche che gli altri membri della comunità internazionale si trovano a fronteggiare: l’Europa si trova nuovamente a gestire una nuova ondata di contagi da Covid-19 e gli USA sono nel bel mezzo delle presidenziali. Gli unici attori che, al momento, sembrano destinati a giocare un ruolo importante all’interno del conflitto sono Russia e Turchia. La prima si è sempre rivelata come un interlocutore decisamente equivoco tra le due ex-repubbliche sovietiche, ma la corsia preferenziale con lo Stato armeno è consolidata attraverso un’alleanza denominata Organizzazione del Trattato di Sicurezza collettiva (CSTO). In una prima telefonata con il premier Armeno, Putin ha affermato di voler evitare in tutti i modi una possibile ‘escalation del conflitto’. Dall’altra parte, invece, sembra che ci siano tutti i presupposti per adottare una linea dura: Erdogan si è dimostrato pronto ad intensificare quelle che sono già solide relazioni con l’Azerbaigian inviando aiuti consistenti, soprattutto al fine di riabilitare la propria reputazione nello scacchiere internazionale. Denunciando deliberatamente gli atteggiamenti di USA, Francia e Russia, che hanno richiesto un cessate il fuoco immediato, la presa di posizione adottata da Istanbul rischia di sconvolgere i già fragili equilibri della zona. Per il premier turco si tratta dell’ennesima scoccata ‘occidentale’ ad un problema che fino a questo momento è stato decisamente ignorato dalle grandi potenze, anche se di fatto Parigi, Mosca e Washington sono parte dell’OSCE, un’organizzazione creata proprio per far fronte a questo conflitto.

Lo scontro nella regione rischia di essere un nuovo teatro di contrapposizioni tra potenze internazionali e provvede ad acuire quelle che sono già delle palpabili tensioni tra Russia e Turchia in Eurasia. Quello che resta da capire è se, in questo caso, il Consiglio di Sicurezza riuscirà a mediare e a trovare una soluzione definitiva ad un conflitto che si porta avanti già da troppo tempo, a cui solo una soluzione comune e largamente condivisa potrà porre fine.

Martina Noero

#POLITICAFFÈ

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Trump: mentre si aspetta di sapere come influirà il contagio sulla campagna presidenziale, il match tra i due candidati potrebbe essere il preludio dello scenario all’indomani del voto

Stampa statunitense

In questi giorni il mondo si chiede se Trump continuerà – e in che misura e con quali modalità – a portare avanti la propria campagna elettorale, nonostante abbia contratto il coronavirus. Proprio la settimana scorsa il primo dibattito tra i candidati alla Casa Bianca ha avuto luogo a Cleveland, Ohio. Martedì scorso, l’attuale Presidente Donald Trump e Joe Biden, ex vicepresidente dell’amministrazione Obama, si sono confrontati in quello che è stato definito da The New York Times come il dibattito più confusionario della moderna politica americana. Il moderatore Chris Wallace di Fox News è dovuto intervenire più volte per permettere un normale svolgimento del dibattito, il quale è stato caratterizzato da toni particolarmente accesi. Nel corso del confronto sono state pronunciate espressioni del tipo «Taci!», «Sei il peggior presidente americano che ci sia mai stato» da parte di Biden e «In 47 mesi ho ottenuto più risultati io che tu in 47 anni» da parte di Trump. La piega che ha preso il dibattito ha nettamente oltrepassato la linea che distingue un dialogo, seppur acceso, da una “rissa a suon di parole”.

Sempre The New York Times in un altro articolo sottolinea come il caos prodotto dall’evento abbia lasciato perplessi sia i simpatizzanti che i rivali di entrambe i candidati. Il comportamento tenuto da entrambi è stato severamente criticato da analisti e politici occidentali. L’attuale direttore dell’European Council on Foreign Relations, Jeremy Shapiro, ha sostenuto che, in linea generale, gli spettatori hanno interpretato il dibattito come l’ennesima prova del degradarsi della democrazia statunitense.

The Detroit News riporta in dettaglio i diversi temi che sono stati trattati durante questo burrascoso confronto: dall’economia del Paese alle tasse non pagate da Trump, dalle proteste del movimento Black Lives Matter ai cambiamenti climatici, dagli affari privati di famiglia alla Corte Suprema. Gli argomenti che hanno contribuito ad infiammare il dibattito sono stati la gestione della pandemia dovuta al coronavirus e il razzismo nella società statunitense. Infatti, negli Stati Uniti più di 200.000 persone sono decedute a causa del Covid-19 e ancora oggi la situazione in cui versa il sistema statunitense è ancora molto precaria.

Alla richiesta da parte del moderatore Wallace di condannare i suprematisti bianchi, Trump si è rifiutato di esprimersi contro i loro metodi e ha aggiunto, riferendosi ai Proud Boys – noto movimento armato di estrema destra – di «stare lì e stare pronti». Questo è quanto riporta la CNN.

La strategia di Trump è stata evidente: interrompere continuamente Biden e farlo innervosire al fine di indurlo a dare risposte inconcludenti e poco chiare.

La strategia adottata da Trump si rivelerà vincente per ottenere il secondo mandato? Attendiamo di vedere cosa accadrà durante i prossimi confronti che, se si terranno, saranno il 15 e il 22 ottobre prossimi, tendendo in considerazione le condizioni di salute del Presidente.

Stampa inglese

Circa 73 milioni di persone hanno seguito il primo duello televisivo tra il Presidente in carica Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden. E la BBC dice che per il momento i dati mostrano un ascolto più basso rispetto a quello del 2016. In quell’occasione, lo scontro finale tra Trump e Hillary Clinton riuscì a catalizzare l’attenzione di 84 milioni di spettatori, superando il record di 80,6 milioni del 1980, quando a sfidarsi c’erano Reagan e Carter.

Come racconta il Daily Mail però, nonostante questi risultati, Trump ha affermato che il recente dibattito è stato l’evento più visto nella storia della TV via cavo. Secondo Nielsen, tra tutte le reti, Fox News è stata la più seguita con 17,8 milioni di telespettatori, invece nelle successive posizioni si trovano ABC, NBC e CNN. Il quotidiano inglese avverte poi che, se il ciclo di dibattiti di queste presidenziali dovesse seguire lo stesso andamento del 2016, gli ascolti sono destinati a calare.

Ad ogni modo, ciò che ha sicuramente colpito durante questo scontro televisivo, è stata la veemenza con cui i due candidati hanno fatto le loro affermazioni. Tanto che la Commission on Presidential Debates (CPD) potrebbe introdurre nuove rigide regole, come quella di chiudere il microfono di un candidato, qualora dovesse violare alcune norme. Non a caso, i commentatori più critici hanno bollato questo evento come uno «spettacolo caotico di teatro politico» o, più semplicemente, una «vergogna». Secondo Tim Stanley, cronista del giornale britannico, Trump, che è apparso al meglio nella discussione sull’economia, avrebbe architettato una singolare strategia per spingere Biden a fare degli errori. Questa tattica sarebbe sfociata nelle dure reazioni di Biden, che ha detto al Presidente di stare zitto, di essere un razzista e un bugiardo.

Tuttavia, la notizia inaspettata sulla positività del Presidente al coronavirus, potrebbe alterare pesantemente il ritmo della campagna presidenziale. In particolare, un clima di incertezza ha iniziato a minacciare il calendario dei prossimi dibattiti. E secondo il Daily Telegraph, la pandemia avrebbe finito per dare maggior peso proprio a questi “testa a testa” televisivi.

Il secondo dibattito è in programma il 15 ottobre all’Adrienne Arsht Center for the Performing Arts di Miami, mentre quello finale dovrebbe svolgersi alla Belmont University di Nashville nel Tennessee il 22 ottobre.

Quali altri colpi di scena ci riserveranno queste elezioni presidenziali? In attesa di scoprirlo, ci prepariamo ad assistere allo scenario incandescente delle ultime settimane prima del prossimo 3 novembre, coronavirus permettendo…

Chiara Aveni e Gaia Natarelli  

Fonti

With Cross Talk, Lies and Mockery, Trump Tramples Decorum in Debate With Biden, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/29/us/politics/trump-biden-debate.html?action=click&module=Spotlight&pgtype=Homepage, consultato il 01/10/2020

Trump, Biden interrupt each other, snipe in first debate, disponibile su https://eu.detroitnews.com/story/news/politics/2020/09/29/detroit-news-election-2020-presidential-debate-trump-biden-cleveland/3577101001/, consultato il 01/10/2020

6 takeaways from the off-the-rails first debate between Biden and Trump, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/09/30/politics/trump-biden-first-debate-takeaways/index.html, consultato il 01/10/2020

Trump-Biden Debate Prompts Shock, Despair and, in China, Glee disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/30/world/europe/trump-biden-debate-global-reaction.html, consultato il 01/10/2020

US election 2020: debate pulled in 73 million TV viewers disponibile su https://www.bbc.com/news/election-us-2020-54365868, consultato il 03/10/202

US election debates schedule: dates, times and how to watch in the UK disponibile su  https://www.telegraph.co.uk/news/0/us-election-debates-schedule-2020-dates-times-tv-channel-uk-watch/, consultato il 03/10/2020

US election debate: Joe Biden called Donald Trump a racist and a liar – and he was by far the politest candidate disponibile su https://www.telegraph.co.uk/opinion/2020/09/30/ugliest-debate-ever-trump-defeated/, consultato il 03/10/2020

Trump claims presidential debate received ‘highest ratings in the history of cable television’ despite figures showing 73 million tuned in – 13% less than in 2016 disponibile su https://www.dailymail.co.uk/news/article-8791475/Trump-Bidens-2020-presidential-debate-TV-ratings-drop-36-compared-Clinton-showdown-2016.html, consultato il 03/10/2020

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

L’incubo del Covid è di nuovo alle porte: aumento vertiginoso dei contagi in vari Paesi. La Spagna torna ad applicare misure restrittive e limitazioni nella circolazione delle persone, la Francia non è da meno. Negli USA la nuova nomina alla Corte Suprema: Amy Coney Barrett.

EUROPA

Con quasi 750mila casi la Spagna si conferma il Paese europeo con il più alto numero di contagi e, per tale ragione, il Ministero della Sanità sta preparando un documento contenente le misure restrittive che le comunità autonome dovranno attuare per limitare la diffusione del Covid-19.

La testata giornalistica Abc ha avuto accesso alla bozza del documento che prevede il divieto di interazione sociale tra persone residenti in comuni differenti, la riduzione di ingressi in luoghi al coperto e la chiusura dei parchi giochi. Le comunità avranno l’obbligo di applicare le succitate restrizioni nei comuni con più di centomila abitanti qualora si verifichino tre condizioni: che nel municipio siano stati registrati 500 contagi negli ultimi quindici giorni, che la percentuale di positività risulti superiore al 10% durante le prove diagnostiche effettuate nelle due settimane precedenti e che la comunità cui appartiene la città interessata presenti oltre il 35% di posti occupati in terapia intensiva da pazienti affetti da Covid-19. Al fine di tenere sotto controllo i comuni con un alto numero di contagiati, ci saranno limitazioni nella circolazione di persone tra un paese e l’altro con alcune eccezioni: rientro nel comune di residenza, obbligo di assistenza a persone bisognose, il rinnovo o la richiesta di documenti ufficiali e altre attività improrogabili ma opportunamente certificate. Le misure di contenimento coinvolgono anche luoghi di culto, centri sportivi e locali commerciali, la cui capacità verrà dimezzata e l’orario di chiusura fissato al massimo alle 22.

L.C, M.D.F. e I.V

In Francia, soprattutto nella regione Ile-de-France, la crisi sanitaria relativa al Coronavirus continua a peggiorare. Secondo quanto riportato da Le Monde, il tasso di contagio ha superato le 250 persone ogni 100.000 abitanti in sette giorni. Di conseguenza il primo ministro Jean Castex e i sindaci di Parigi, Lione, Lille e Grenoble devono discutere nuove misure restrittive. L’Ile-de-France è una zona a rischio, dove i bar chiudono alle 10 di sera e dove c’è il divieto di attività sportiva. Poiché gli indicatori della stabilità epidemica del governo illustrano uno scenario sempre più negativo, si sta valutando una chiusura totale dei bar e dei ristoranti di Parigi.

EA.V.

In Belgio è stato siglato, mercoledì 30 settembre, l’accordo “Vivaldi”, con il quale decade il governo provvisorio riunito per affrontare l’emergenza da Coronavirus. Secondo quanto riportato da RTBF info, il cosiddetto governo Vivaldi ha concordato un programma approvato in maggioranza durante le negoziazioni avviate domenica 27 settembre. Il governo belga ha definito i sei aspetti prioritari del programma: un paese solidale, prospero, sostenibile, sicuro, nella cooperazione e nel rispetto. Il team Vivaldi dichiara che il benessere e la prosperità di tutti i belgi saranno al centro delle azioni del governo. Il primo passo è sconfiggere il Coronavirus e riavviare l’economia. Inoltre, è stata pianificata, per il 2024, l’attuazione di riforme economiche, sociali e ambientali.

EA.V.

In Svizzera, mercoledì 30 settembre, il partito di destra si è scisso in due gruppi con parere diametralmente opposto nel corso della votazione di un’iniziativa economica. Quest’ultima impone alle aziende con sede in Svizzera e alle aziende da esse controllate l’obbligo di garantire il rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali in materia ambientale. Come riporta Le Temps, se una delle aziende “subordinate” viola tali norme, la società madre è responsabile, a meno che non dimostri di aver esercitato la dovuta diligenza per prevenire il danno. L’iniziativa offre alle parti lese all’estero la possibilità di avviare un procedimento civile in Svizzera per ottenere un risarcimento. È stata evidenziata chiaramente una scarsa compattezza della destra che non può che compiacere gli avversari politici.

S.C.

Questa settimana termina in Portogallo il periodo critico degli incendi che quest’estate ha bruciato circa 65 mila ettari di terra per 8980 incendi totali. Gli incidenti hanno inoltre provocato il decesso di cinque pompieri e un pilota di aerei. Negli ultimi tre mesi la squadra antincendi è stata utilizzata al massimo della sua capacità, anche per l’aumentata necessità rispetto allo scorso anno, e rimarrà all’erta fino al 15 ottobre, riporta Expresso.

D.F.

Germania, il virus torna a correre: Monaco, Würzburg, il quartiere Friedrichshain-Kreuzberg a Berlino, Cloppenburg, Hamm, Remscheid rappresentano i luoghi maggiormente colpiti. Dal Tagesschau emerge che i casi di nuove infezioni segnalati dall’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania, il Robert Koch Institut, si attestano tra i 1.500 e 2.300. Si attribuisce la causa di questo aumento, che non si registrava così alto da aprile, a chi è tornato dall’estero e agli assembramenti, come è successo nella città di Hamm, situata nel Land della Renania Settentrionale-Westfalia, dove più di 80 persone sono state contagiate durante la celebrazione di un matrimonio. «La Germania si trova attualmente in fase pandemica e si deciderà come agire per i prossimi mesi autunnali ed invernali» – così ha annunciato Steffen Seibert, capo dell’Ufficio Stampa e portavoce del governo federale tedesco.

Il capo del partito tedesco CSU, Markus Söder, ha descritto l’infezione virale da Covid-19 come una catastrofe naturale e si è rivolto a tutti per una lotta comune contro il diffondersi del virus. Sempre sul Tagesschau, Söder ha affermato in una conferenza online tenutasi dal partito che «il coronavirus è tornato con tutte le sue forze ed è dappertutto in Europa». Durante il suo discorso, Söder ha respinto la critica che riguardava i test gratuiti considerati come uno spreco di denaro per chi era di rientro in patria. Il politico tedesco ha inoltre dichiarato che il mantenimento dei posti di lavoro e la piena operatività nelle scuole e negli asili nido hanno la massima priorità e che bisogna attuare una serie di regole per tutti, vincolanti, comprensibili e proporzionate.

Leggendo sulle prime pagine di Spiegel Wissenschaft emerge che una violenta ondata di influenza stagionale sarebbe fatale in questo momento di crisi e il sistema sanitario sarebbe sull’orlo del collasso. L’esperto di salute del partito tedesco SPD Lauterbach ha richiesto quindi vaccinazioni antinfluenzali gratuite per tutti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda la vaccinazione antinfluenzale volontaria a livello nazionale per tutti, non solo per i gruppi a rischio. Anche Jens Spahn, ministro federale della sanità dal 2018, si è mostrato a favore. «Chiunque voglia vaccinare sé stesso e i propri figli ne ha la possibilità e dovrebbe farlo per il bene degli altri». Le compagnie di assicurazione sanitaria generalmente pagano una vaccinazione antinfluenzale se l’assicurato appartiene al gruppo di rischio definito dalla Commissione permanente per le vaccinazioni (Stiko). Questi includono, ad esempio, persone di età superiore a 60 anni, malati cronici, donne in stato di gravidanza e tutti gli operatori sanitari.

M.S., L.R.

Secondo il The Guardian  e Flipboard, la Gran Bretagna ha offerto un periodo di transizione di tre anni alle flotte pescherecce europee per consentire loro di prepararsi al cambiamento post-Brexit.

Secondo la proposta, le catture delle flotte da pesca europee nelle acque del Regno Unito saranno “ridotte gradualmente” tra il 2021 e il 2024. Il lungo periodo di transizione è contenuto in un nuovo documento negoziale, presentato in vista dell’attuale ciclo di negoziati a Bruxelles tra le squadre guidate rispettivamente da David Frost e Michel Barnier.

L’idea di un periodo di transizione era già stata avanzata in precedenza, ma i dettagli sono stati forniti solo nei giorni scorsi. Il Regno Unito rimane impassibile sulla sostituzione della politica comune della pesca con un sistema di “attaccamento zonale” che offrirebbe un aumento significativo delle catture per le flotte da pesca britanniche.

S.C., S.P.

È previsto un incontro tra Russia, Francia e Stati Uniti in merito al conflitto nel Nagorno-Karabakh. Sul fronte internazionale si spera in un prossimo accordo di cessare il fuoco. Tuttavia, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev ha dichiarato che i combattimenti contro l’esercito armeno continueranno finché non sarà ripristinata l’integrità della regione.

L’ Armenia non sembra voler fare alcun passo indietro nel riconoscimento della Repubblica del Nagorno-Karabakh. Allo stesso tempo, da Yerevan è stato dichiarato che il 29 settembre sono state attaccate dalla Turchia, stato membro della NATO, le città armene di Mets-Masrik e Sotk. L’accusa riguarda un F-16 turco che avrebbe ucciso in volo un pilota armeno, distruggendo il suo Su-25. Le ragioni dell’incidente non sono chiare: gli esperti del Consiglio per gli Affari Internazionali russo hanno spiegato che non ci sono prove evidenti dell’accaduto e che il Su-25 si sia schiantato contro un’altura. Il coinvolgimento della Turchia è evidente anche dal fatto che sta fornendo armi all’esercito azero passando per la Georgia, dove alcuni militanti armeni hanno bloccato il traffico stradale per impedire che le armi venissero consegnate. Anche il presidente francese Macron ha criticato l’operato della Turchia nelle affermazioni a sostegno dell’Azerbaijan, definendolo: “Sconsiderato e rischioso”.

Tornando a parlare di un altro conflitto che grava sul panorama internazionale, l’aggravarsi della situazione a Nagorno-Karabach ha generato un dialogo tra il primo ministro armeno Nichol Pashinyan, il leder azero Ilham Aliyev e il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, il quale, oltre al conflitto in corso, ha affrontato la questione delle relazioni bilaterali e la cooperazione commerciale ed economica con i due paesi.  D’altra parte, la Bielorussia sperimenta un grave deficit di fiducia con la vicina Ucraina, con cui è determinata a preservare un rapporto di amicizia e collaborazione. “Le infinite dichiarazioni dei politici ucraini, compresa quella del Ministro degli affari esteri, sono diventate per noi un serio motivo di dubbi oggettivi sulla sincerità delle loro dichiarazioni di amicizia”, ha commentato il Ministro degli affari esteri bielorusso Glaz. Secondo Minsk, infatti, le dichiarazioni provenienti da Kiev riguardo la situazione in Bielorussia, sembrano minare il rapporto tra i due paesi: in precedenza, il Ministro degli esteri ucraino Dmitry Kuleba ha affermato che il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko “ha fatto la sua scelta” avviando un riavvicinamento con Mosca, che, per il Ministro ucraino, “porta a una disputa” tra Kiev e Minsk; e allo stesso modo, il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato che qualora il governo bielorusso non conduca un dialogo con il popolo, allora il governo non verrà riconosciuto”.

In risposta, la Bielorussia ha considerato le suddette dichiarazioni dei funzionari ucraini non completamente autonome e ha espresso la speranza che l’Ucraina riesca a liberarsi dalla stretta morsa dei partner occidentali e costruisca relazioni con i paesi vicini.

 S.N., D.S.

AFRICA

In Costa d’Avorio, la situazione politica è tesa da quando il presidente Ouattara ha annunciato la sua candidatura per il controverso terzo mandato, mentre diversi leader dell’opposizione, come l’ex leader ribelle Guillaume Soro e l’ex presidente Laurent Gbagbo, sono stati respinti dal Consiglio costituzionale. Come riporta BBC Afrique, l’organizzazione per la prevenzione dei conflitti International Crisis Group (ICG) chiede il rinvio delle elezioni presidenziali, previste per il 31 ottobre. Alla luce degli atti di violenza preelettorale che hanno già causato la morte di circa 15 persone in agosto, secondo l’ICG il rinvio delle elezioni permetterebbe di far luce sulla vicenda e avviare un dialogo per lo svolgimento pacifico e trasparente delle elezioni.

S.C.

In Angola le autorità ambientali sono preoccupate: come riporta Novo Jornal, si sta cercando di impedire l’abbattimento indiscriminato dei baobab, nella zona di Sequele, nel municipio di Cacuaco, nella provincia di Luanda. La comunicazione è arrivata durante una conferenza stampa dalla direttrice dell’Istituto di Biodiversità e Conservazione Ambientale (INBAC) Albertina Nzunzi. La responsabile ha detto che la denuncia dell’accaduto è arrivata alle autorità attraverso i social. Dopodichè una squadra di specialisti si è recata sul posto, scoprendo che 1800 baobab, simbolo nazionale oltre che albero secolare, sono stati abbattuti. Il motivo di questa azione risiede nel fatto di voler occupare illegalmente i terreni e costruirci case. Delle persone vengono assunte per tagliare i baobab ad un prezzo che varia tra i 34 e i 41 euro.

M.P.

In Guinea Bissau la scorsa settimana si è tenuta una cerimonia pubblica per commemorare l’indipendenza (24 settembre), evento che ha provocato diverse critiche dato che ha riunito circa 15 mila persone nel periodo di emergenza sanitaria decorrente, riporta DW. L’evento è stato organizzato nello stadio più grande del Paese in un momento in cui decorre lo stato d’emergenza e il divieto di raggruppamento oltre le 25 persone fino all’8 dicembre.

Nel suo discorso all’Assemblea generale dell’ONU, il primo ministro di Capo Verde Ulisses Correiae Silva ha parlato di supporto ai Paesi africani per superare la pandemia. “Tutti ci guadagnano se i Paesi africani hanno le condizioni necessarie per superare la grave crisi sanitaria, economica e sociale.” Ha proposto un accesso equo e universale al vaccino e il condono del debito estero, soprattutto per i piccoli Paesi insulari in via di sviluppo (circa 40 in Africa). Questi Paesi secondo il primo ministro sono più sensibili al calo del turismo e agli shock economici e ambientali. Ha spiegato che Capo Verde, per esempio, senza il debito riuscirebbe a finanziare l’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030, riferisce DW.

D.F.

Il Governo algerino ha deciso di sospendere completamente l’isolamento di 10 province su 48, mentre, nel frattempo, ha continuato a vietare matrimoni e cerimonie funebri come parte delle misure volte a contenere lo scoppio del nuovo coronavirus. L’agenzia di stampa algerina ha affermato che il primo ministro Abdelaziz Jarad ha adottato “una serie di misure volte ad affrontare la crisi sanitaria e a contenere la diffusione della pandemia”. La quarantena domestica parziale è stata revocata a 10 province in cui si sta assistendo a un notevole miglioramento a livello sanitario. D’altra parte, è stato deciso di estendere la procedura di quarantena domestica per un periodo di 30 giorni, a partire dai primi giorni di ottobre dalle 23 alle 6 del mattino, per altre 8 province. È interessante notare che l’Algeria ha registrato oltre 51mila nuovi casi di coronavirus, inclusi 1726 morti. Il numero di guariti, invece, è stato pari a 36mila, come sottolinea Sky News Arabia.

S.H.

MEDIO ORIENTE

Lo sceicco Nawaf Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah ha giurato davanti al Parlamento di essere il nuovo emiro del Kuwait, succedendo al fratellastro Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, morto martedì all’età di 91 anni dopo una lunga malattia. Voci sull’identità del nuovo principe ereditario hanno già iniziato a circolare. Il nuovo sovrano del Kuwait, che ha 83 anni, ha infatti un anno di tempo per scegliere il suo principe ereditario, poiché l’articolo 4 della Costituzione afferma che “il Kuwait è un emirato ereditario dei discendenti della famiglia Mubarak Al-Sabah e che il principe ereditario deve essere nominato entro un anno al massimo dall’ascesa al trono dell’emiro”. La nomina deve essere approvata dalla maggioranza dei membri dell’Assemblea Nazionale. L’articolo 4 afferma che “la nomina del principe ereditario avverrà mediante la raccomandazione dell’emiro e con la promessa di fedeltà all’Assemblea nazionale, che si svolgerà in una sessione speciale, con l’approvazione della maggioranza dei membri che compongono il Consiglio”, come riportato dalla CNN Arabic. Gli analisti affermano che il nuovo emiro, manterrà la stessa politica estera adottata negli ultimi quattordici anni dal suo predecessore, basata su un’alleanza strategica con gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita.

In Giordania, il Ministro della Salute Saad Jaber ha dichiarato che il Regno ha registrato 1776 nuovi casi di Coronavirus, raggiungendo il più alto numero giornaliero di contagi finora registrato dall’inizio della pandemia. In una dichiarazione, il Ministro della Salute ha aggiunto che il numero totale di casi confermati nel Paese è attualmente pari a 11816. Saad Jaber ha anche sottolineato che 600 casi di coronavirus sono stati registrati in una struttura a Zarqa. I casi di coronavirus sono stati distribuiti come segue: 745 nella capitale Amman, 43 a Karak, 67 a Balqa, 740 a Zarqa, 78 a Ma’an e 19 ad Ajloun. 40 a Madaba, 1 a Mafraq, 3 a Jerash, 23 a Irbid, 5 ad Aqaba e 1 a Tafila, come comunicato da Sky News Arabia.

S.H.

AMERICA

Passiamo all’America Latina, soprattutto all’Argentina, terra di Joaquín Lavado “Quino”, creatore del disegno tanto famoso conosciuto col nome di “Mafalda”, apparso per la prima volta nel 1964. Secondo l’articolo di BBC, lo scorso mercoledì, l’artista è venuto a mancare all’età di 88 anni, esattamente il giorno dopo del 56º anniversario del suo personaggio più famoso, nato per pubblicizzare elettrodomestici e del quale forse non tutti sanno che, secondo la fantasia di Quino, viveva a San Telmo in un palazzo realmente esistente con suo fratello Guille e che il suo migliore amico si chiamava Felipe ed era ispirato a un personaggio storico cubano. Inoltre, pur sembrando una tenera bambina con il caschetto nero e uno sguardo tenero e indifeso, il personaggio di “Mafalda” è stato ideato per rappresentare una forte critica della società (fino a essere censurato in Spagna durante il periodo franchista, così come in Bolivia, in Cile e in Brasile); ciononostante, è anche ampiamente amata dagli artisti del mondo, sia per le sue varie traduzioni (in più di 30 lingue), sia per il suo aspetto, tanto da ispirare l’artista Pablo Irrgang a scolpirla a San Telmo con una statua della sua vera statura.   

L.C, M.D.F. e I.V

Il Presidente degli Stati Uniti ha nominato alla Corte Suprema Amy Coney Barrett per la sostituzione di Ruth Bader Ginburg.

Secondo USA Today, Barrett, giudice della Corte d’Appello federale dell’Indiana, ha scalzato altri potenziali candidati iscritti nella lista di Trump, decisione già presa da tempo.

Alcuni gruppi sostenitori del movimento americano LGBTQ si sono fortemente dichiarati contrari alla nomina di Barrett, essendo in disaccordo con l’operato della giudice, come si legge su Washington Blade. Altri invece, come i conservatori e i gruppi di attivisti contro l’aborto, hanno accolto favorevolmente la notizia, mentre è stata condannata da alcuni esponenti della sinistra, secondo quanto viene riportato da The New York Times.

Alcuni manifestanti di Montreal, in Canada, hanno protestato contro il surriscaldamento globale a un anno dal discorso di Greta Thunberg.

Secondo il North Shore News, l’evento è stato organizzato in vista della Giornata mondiale dell’azione riguardante il cambiamento climatico.

Come si legge su The Canadian Press, gli attivisti si sono riuniti a Place du Canada con l’obiettivo di chiedere un taglio netto delle emissioni entro il 2030, garantire i diritti a migranti e alle popolazioni indigene, oltre a riformare il corpo di polizia.

S.C., S.P

In Brasile il presidente Jair Bolsonaro ha definito “vergognoso” il comportamento del candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, Joe Biden. Come scrive Folha de S.Paulo, durante il primo dibattito contro il rivale Donald Trump, ha parlato delle fiamme che stanno devastando la costa ovest degli USA, facendo un parallelismo con la situazione in Brasile. Biden ha parlato dell’importanza di preservare l’Amazzonia e che, se non protetta, le ritorsioni sul governo brasiliano saranno decisive. Il candidato ha parlato di aiuti (insieme ad altri Paesi) da 20 miliardi di dollari per salvare la foresta o in caso contrario, dovrà imporre serie restrizioni economiche al Brasile.

M.P.

ASIA

Il primo ottobre di ogni anno in tutta la Cina si celebra la Festa Nazionale, per commemorare l’anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese avvenuta nel 1949.

Questa festa segna uno dei periodi di vacanza principali per i cinesi: uffici e scuole sono chiusi per tutta la settimana a cavallo della festa, permettendo a studenti e lavoratori di viaggiare per il paese. La settimana della festa nazionale è anche conosciuta come Golden Week, “la settimana d’oro”, perché è in assoluto il periodo più florido per il turismo del paese. Il giorno della festa vera e propria, il 1° ottobre, si svolge una parata commemorativa e altre cerimonie a piazza Tiananmen a Pechino, da dove Mao Zedong proclamò la nascita della nuova Cina.

Almeno per questa settimana, come riportato dal South China Morning Post, milioni di persone in tutto il paese si sono buttati alle spalle il coronavirus e si stanno dirigendo verso i loro luoghi turistici preferiti.

Con i viaggi all’estero ancora off-limits per la maggior parte delle persone, le attrazioni nazionali si sono rivelate le maggiori attrattive.

Il numero previsto di viaggiatori è di 14,8 milioni, infatti, le strade della nazione erano trafficate e molte persone hanno condiviso i video degli ingorghi.  i filmati mostravano i viaggiatori che passavano il tempo praticando il tai chi o addirittura pescando dai ponti.

A Wuhan, la città della Cina centrale dove è stato rilevato per la prima volta il coronavirus, le autorità hanno affermato che la popolare attrazione della Yellow Crane Tower è pronta ad accogliere 25.000 visitatori.

L’agenzia di viaggi online Ctrip ha affermato di prevedere 600 milioni di viaggi in tutta la Cina nel corso della settimana.

Per dare il via ai festeggiamenti, il presidente cinese Xi Jinping ha ospitato una cena per circa 500 ospiti presso la Sala Grande del Popolo di Pechino.

Prima dell’inizio del pasto, il premier Li Keqiang ha parlato del successo del Paese nel contenere il Covid-19, che ha ucciso più di 1 milione di persone in tutto il mondo, infatti dopo mesi di rigorosa attenzione e prevenzione la Cina ha efficacemente portato il virus sotto controllo. Il Paese è stato libero da casi nelle ultime sei settimane e la possibilità di incontrare portatori asintomatici rimane estremamente bassa durante i viaggi durante le vacanze, secondo quanto affermato da Wu Zhunyou, capo epidemiologo del Centro cinese per il controllo delle malattie e Prevenzione.

È proprio il caso di dire: Felice Festa Nazionale! (祝大家国庆节快乐! – Zhù dàjiā guóqìng jié kuàilè!).

G.R.

OCEANIA

In Australia, secondo il The Guardian Australia, la senatrice Jacqui Lambie, afferma che le modifiche al finanziamento delle università del governo sono ingiuste nei confronti dei ceti più bassi. Il disegno di legge prevede un aumento di tasse per alcuni corsi, compresi quelli umanistici per finanziare una riduzione di tasse ad altri corsi, come quelli scientifici. 

La senatrice ha inoltre affermato che gli emendamenti negoziati dal partito One Nation includevano “adorabili piccoli sconti” del 10% per gli studenti che pagano in anticipo, a beneficio delle famiglie benestanti.

Dopo l’annuncio di Lambie, il senatore Stirling Griff ha confermato al The Guardian Australia che il suo partito non aveva definito nulla e che stava ancora attendendo un feedback dalle università dell’Australia del sud.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#POLITICAFFÈ

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L’attacco terroristico vicino alla sede di “Charlie Hebdo”

Da Libération si apprende che venerdì 25 settembre due persone sono rimaste ferite durante un attacco a Parigi nei pressi dell’XI arrondissement, vicino all’edificio che fino a qualche anno fa ospitava la sede del settimanale Charlie Hebdo.

Stampa francese

Le Point fa sapere che l’attentatore ha colpito quelle persone perché credeva che esse appartenessero alla redazione del giornale satirico; in realtà, si trattava di due dipendenti dell’agenzia di stampa “First Lines” e, oltre a ciò, bisogna ricordare che la sede del settimanale era stata spostata in un luogo segreto dopo gli attentati del 2015, proprio per ragioni di sicurezza. Nel frattempo, in rete è iniziato a circolare un video, ancora in corso di autenticazione, IN CUI il responsabile annunciava il suo atto estremo e spiegava le ragioni dell’attacco. L’ex Presidente François Hollande ha commentato la vicenda dicendo che la Francia ha bisogno di una risposta politica globale, che deve cioè svilupparsi su più ambiti come istruzione, occupazione, politica urbana, sicurezza e lotta alla radicalizzazione.

Le Figaro ha raccontato che durante la conferenza stampa di martedì 29 settembre, Jean-François Ricard, il pubblico ministero anti-terrorismo, ha comunicato l’iniziale progetto criminale dell’attentatore, ovvero quello di bruciare i locali dell’ex sede del giornale.

Le notizie più interessanti sull’identità del terrorista arrivano da Le Monde, in cui viene precisato che l’attentatore era sconosciuto a tutti i servizi di intelligence. L’uomo, un pakistano di 25 anni, era arrivato in Francia nel 2018 e aveva dichiarato di chiamarsi Hassan Ali e di essere nato nel 2002. In realtà, si chiama Zaheer Hassan Mehmood ed è nato nel 1995. Ad ogni modo, le autorità stanno ancora lavorando con il Pakistan per accertare l’identità in modo definitivo. Il punto è che l’uomo ha mentito per ricevere assistenza come minore non accompagnato: infatti era stato preso in carica da una struttura per minori di Val-d’Oise. Del resto, molto spesso questa categoria sociale viene sfruttata per ottenere un’indebita permanenza sul suolo francese, tanto che molti esperti sostengono la necessità di effettuare controlli più approfonditi, come i test di maturità ossea, i quali tuttavia secondo alcuni membri della comunità scientifica avrebbero un margine di errore troppo alto. La Procura ha confermato che questo attacco era stato premeditato e che l’uomo ha confessato di aver agito perché era adirato dopo aver visto i video provenienti dal Pakistan che erano contro la ripubblicazione recente delle vignette su Maometto.

Stampa inglese

«Tout ça pour ça». Neanche un mese fa questa espressione – «tutto questo per niente» – veniva riportata come titolo principale sulla rivista satirica francese Charlie Hebdo, la quale, in occasione dell’inizio del processo agli imputati per la strage di cinque anni prima, ha pubblicato un’ultima vignetta raffigurante Allah.

Come abbiamo riportato nell’articolo pubblicato il 7 settembre scorso sul blog Politicaffè, la suddetta vignetta ha scatenato un moto di protesta nel mondo musulmano e in particolar modo in Pakistan, dove il Ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi aveva affermato che la decisione di stampare nuovamente queste vignette era profondamente offensiva nei confronti dei musulmani.

È di questi giorni la notizia di un secondo attacco vicino l’ex sede della rivista satirica che rappresentò l’epicentro dell’azione di matrice terroristica del 2015. L’autore dell’attacco sembrerebbe essere proprio un pakistano di diciotto anni, arrivato in Francia tre anni fa con lo status di “minore non accompagnato”. Questa dettaglio è stato rivelato dal Ministro degli Interni francese, Gérard Darmanin, al The Guardian, aggiungendo inoltre che si tratterebbe chiaramente di un atto di terrorismo.

Come riporta la BBC, il giovane avrebbe ferito gravemente due persone utilizzando una mannaia da macellaio. Le due vittime lavorano per una compagnia televisiva che ha attualmente sede negli ex locali della rivista. Secondo la ricostruzione fornita dalla polizia, le due vittime, un uomo e una donna, sarebbero stati colpiti mentre si trovavano fuori dagli uffici per fumare una sigaretta. Il sospettato sembrerebbe essersi sbagliato, credendo di attaccare dei dipendenti di Charlie Hebdo.

Memore degli eventi dei giorni della strage di Charlie Hebdo nel 2015, la polizia parigina ha immediatamente diffuso un avviso nel quale si doveva evitare di percorrere l’area e di attendere ulteriori istruzioni. Infatti, sono state evacuate le scuole della zona e Rue Nicolas-Appert, la strada nell’undicesimo arrondissement di Parigi, dove è avvenuto il fatto, è stata interdetta al transito.

Alla luce dei fatti, si può davvero parlare di attacco terroristico quando vi è una mancanza di organizzazione tale da sbagliare obiettivo in quanto l’attentatore non era a conoscenza del fatto che la testata giornalistica non risiedesse più da tempo in quei locali?

   Chiara Aveni e Gaia Natarelli


Fonti

Charlie Hebdo: Stabbings suspect ‘was trying to target magazine’ disponibile su https://www.bbc.com/news/world-europe-54307820, consultato il 28/09/2020

Suspect in new Charlie Hebdo attack angered by republished cartoons, say Paris police disponibile su https://www.theguardian.com/media/2020/sep/26/suspect-in-new-charlie-hebdo-attack-angered-by-republished-cartoons-say-paris-police, consultato il 28/09/2020

Charlie Hebdo: Two stabbed outside magazine’s former offices in Paris after cartoons republished disponibile su https://www.independent.co.uk/news/world/europe/charlie-hebdo-stabbing-attack-paris-cartoon-news-today-latest-update-b596035.html, consultato il 28/09/2020

L’attaque près des aniens locaux de “Charlie Hebdo” reliance les critiques sur la prise en charge des mineurs étrangers isolés disponibile su https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/09/29/l-attaque-pres-des-anciens-locaux-de-charlie-hebdo-relance-les-critiques-sur-la-prise-en-charge-des-mineurs-etrangers-isoles_6054063_3224.html, consultato il 30/09/2020

Attaque devant les ex-locaux de “Charlie”: le suspect mis en examen pour “tentative d’assassinats” terrorists disponibile su https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/09/29/attaque-a-paris-l-assaillant-admet-une-autre-identite-il-va-etre-presente-a-un-juge-d-instruction_6054083_3224.html, consultato il 30/09/2020

Attaque à Paris: l’assaillant présumé mis en examen pour “tentatives d’assassinats” terroristes disponibile su https://www.liberation.fr/france/2020/09/26/direct-attaque-devant-les-ex-locaux-de-charlie-hebdo-les-dernieres-informations_1800616, consultato il 30/09/2020

Attaque visant “Charlie Hebdo”: une nouvelle personne place en garde à vue disponibile su https://www.lepoint.fr/societe/charlie-hebdo-3-blesses-a-l-arme-blanche-pres-des-anciens-locaux-25-09-2020-2393594_23.php#, consultato il 30/09/2020

Attaque à Paris : le terroriste voulait incendier les locaux de Charlie Hebdo disponibile su https://video.lefigaro.fr/figaro/video/le-terroriste-voulait-incendier-les-locaux-de-charlie-hebdo-selon-le-procureur-de-la-republique-antiterroriste/, consultato il 30/09/2020

#LUXURYMOMENTS: #LUXURYJUICE

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MAISON CELESTINO HA PRESENTATO LA COLLEZIONE FREUD P/E 2021

Il sole al tramonto, il vento tra gli ulivi scolari, il verde intenso di una natura madre di creazioni superbe legate inscindibilmente alla loro appartenenza.
Tutto questo ed altro ancora evoca l’emozionante rassegna degli abiti proposti da Maison Celestino con la Collezione Freud – P/E 2021, nella sfilata di presentazione svoltasi presso la storica e elegante Vaccheria Foti di Rossano, terra d’origine del brand, domenica 27 settembre.
La collezione si è distinta da subito per la delicatezza della palette cromatica che trova proprio nella natura la sua vera esaltazione, quasi a voler ridare ai nobili tessuti creati e lavorati dalla Maison la loro antica origine ed il loro dichiarato fine di sofisticatezza e semplicità stilistica.
Trenta capi di Altamoda che, nelle nuances dal bianco al lilla, dal verde all’ecrù, completano un quadro di rinnovata eleganza cromatica e di stile, in cui ancora una volta sono il tessuto e la sua laboriosa creazione ad essere i protagonisti indiscussi.
Un nutrito parterre di addetti ai lavori, giornalisti specializzati, fotografi e ospiti appartenenti al mondo delle istituzioni e della società civile, nel rigoroso rispetto delle vigenti limitazioni sanitarie, ha vissuto l’intensità creativa che sta dietro ad ogni creazione, quasi esclusivamente realizzata al telaio a mano tradizionale con scrupolosa confezione sartoriale rigorosamente Made in Italy.

La serata è stata condotta con eleganza e competenza dalla presentatrice Veronica Maya, che della Maison ha voluto indossare un prezioso capo da sera in pura seta. Numerosi i momenti di assoluta suggestione tra i quali il défilé dell’apprezzata modella testimonial del brand, Aline Marques, accompagnata da un meraviglioso cane bianco da passerella. Vibranti le parole della portavoce della Maison, Caterina Celestino, la quale, nel nascondere l’emozione, ha voluto salutare il pubblico presente e ringraziare tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione dell’evento, sottolineandone l’alta professionalità.
Il gran successo di pubblico e l’ottima riuscita dell’evento, sotto la direzione artistica di Giovanni Scura, hanno senz’altro premiato la scelta di Maison Celestino di condurre il defilé nel proprio contesto territoriale, combinando le esigenze legate alle limitazioni sanitarie con l’opportunità di veder sfilare i propri capi nella terra che del brand rappresenta luogo di tradizioni secolari e fonte ispiratrice. Ufficio stampa diretto da Maria Cristina Rigano, acconciature realizzate da Cat Italia by Pixel C3, trucco affidato dalla Academy di Antonio Riccardo e Nicola Acella.

Maria Christina Rigano

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Foto di Sandro Quarto:

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

A Ginevra passa la legge sul salario minimo di 4100 franchi al mese. Il ministro degli esteri siriano accusa la Turchia di essere “uno dei principali sponsor del terrorismo” nel suo Paese e nella regione. La Guyana, grazie alla scoperta di 18 giacimenti di petrolio, è l’unico Paese in America Latina che riesce a salvarsi dalla profonda crisi economica aggravata dalla pandemia.

EUROPA

Si sta celebrando attualmente il settantacinquesimo anniversario dell’Assemblea delle Nazioni Unite, occasione per la quali i capi di Stato registrano i loro interventi a causa della pandemia in corso. Anche Pedro Sánchez e il re Felipe VI hanno contribuito con i propri discorsi. Gli interventi dei capi di Stato sono altamente simbolici e rappresentativi del Paese di riferimento, per cui quest’oggi ci dedichiamo a quello del premier spagnolo divulgato da El País. Tra i temi portati avanti da Sanchez spiccano: l’esigenza di un patto globale di sanità, un rafforzamento dell’OMS e un accesso equo per tutti i Paesi al vaccino per il Covid-19, poiché si tratta di un “imperativo morale e innegabile”. Ma non sono mancati altri temi importanti, come la preoccupazione per il riscaldamento globale, per il divario sociale, la lotta per l’uguaglianza di genere, la transizione digitale, e la necessità di attuare misure urgenti per concretizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Nel frattempo, a Madrid, è polemica per le misure adottate dalla Presidente delle comunità Isabel Díaz Ayuso, considerate troppo leggere dal Ministero della Salute. Grazie all’articolo de La Vanguardiasappiamo che il Governo aveva fortemente suggerito di confinare tutti i municipi colpiti dalla pandemia, ma le restrizioni sono state applicate solo a otto zone. Inoltre, il Ministero della Salute aveva consigliato di proibire la consumazione al banco nei bar, senza aver risvolto positivo. Vi sono dunque attriti e crisi di coordinamento tra il Governo e questa particolare amministrazione, il che non favorisce un’azione agile ed efficace durante questo momento delicato.

L.C, M.D.F. e I.V

La Francia è ancora scossa dall’attacco all’arma bianca che venerdì 25 settembre, nei pressi dell’ex sede della redazione di Charlie Hebdo, ha causato due feriti. Come riportato da Le Monde, la procura nazionale antiterrorismo ha avviato un’indagine per tentato omicidio a scopo terroristico. Il principale sospettato di 18 anni, Hassan A., è stato arrestato e ha ammesso di aver compiuto l’attacco in seguito alla ripubblicazione di alcune vignette satiriche su Maometto. Inoltre, è stata revocata la custodia cautelare di un secondo sospettato, il quale afferma di essere stato testimone dell’attentato e di aver inseguito l’assalitore che lo ha minacciato. Nell’ambito delle indagini, altre cinque persone sono state prese in custodia dalla polizia.

EA.V.

In Belgio, la mattina di domenica 27 settembre, la coalizione “Vivaldi”, composta da sette partiti, ha avviato i negoziati al fine di formare il nuovo governo federale. Come riportato da Le Soir, i sette partiti hanno concluso la giornata senza raggiungere un accordo; dovevano essere discussi diversi aspetti, come il bilancio, l’ultimo pezzo del puzzle. Paul Magnette, membro del partito PS, ha dichiarato che le discussioni hanno preso forma, ma che ci vuole tempo prima di raggiungere un accordo poiché bisogna cercare un punto d’incontro tra le diverse posizioni dei partiti.

EA.V.

In Svizzera, la sinistra è riuscita a far passare la legge sul salario minimo a Ginevra. Come riportato da Le Temps, la tenacia della sinistra e dei sindacati ha finalmente dato i suoi frutti. Il piano orario sarà fissato a 23 franchi all’ora, ovvero 4100 franchi al mese. Tale retribuzione riguarda il 6,3% della popolazione. La crisi sanitaria ha senza dubbio dato un impulso decisivo a questa iniziativa lanciata dalla Comunità di azione sindacale di Ginevra (CGAS), mettendo sotto i riflettori le difficoltà di chi esercita professioni precarie. Inoltre, per la sinistra questa rappresenta una seconda vittoria, considerando anche l’iniziativa “Zero Perdite”, approvata con il 50,03%.

S.C.

Il Portogallo si trova a dover decidere tra due alleati, Cina e Stati Uniti, per la tecnologia 5G. Infatti, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Portogallo ha “minacciato” in intervista ad Expresso che le relazioni di sicurezza e difesa cambieranno tra i due Paesi se la Huawei entrerà  nella rete 5G del Paese. L’asta per la tecnologia 5G si terrà ad ottobre e le regole si stanno definendo adesso. Secondo l’ambasciatore il Portogallo deve decidere ora tra un alleato e un partner commerciale. A breve anche il sottosegretario dell’economia americano arriverà a Lisbona. Inoltre, quest’anno 51 mila studenti sono rientrati finora nelle graduatorie universitarie nella prima fase, per un aumento del 15% rispetto al 2019. Tutte le istituzioni hanno aumentato leggermente il numero di posti, aumenta anche del 20% la distribuzione di studenti in aree meno popolate, mentre i corsi più richiesti risultano essere quelli in ambito sanitario, secondo Expresso.

D.F.

Germania, il virus torna a correre: Monaco, Würzburg, il quartiere Friedrichshain-Kreuzberg a Berlino, Cloppenburg, Hamm, Remscheid rappresentano i luoghi maggiormente colpiti. Dal Tagesschau emerge che i casi di nuove infezioni segnalati dall’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania, il Robert Koch Institut, si attestano tra i 1.500 e 2.300. Si attribuisce la causa di questo aumento, che non si registrava così alto da aprile, a chi è tornato dall’estero e agli assembramenti, come è successo nella città di Hamm, situata nel Land della Renania Settentrionale-Westfalia, dove più di 80 persone sono state contagiate durante la celebrazione di un matrimonio. «La Germania si trova attualmente in fase pandemica e si deciderà come agire per i prossimi mesi autunnali ed invernali» – così ha annunciato Steffen Seibert, capo dell’Ufficio Stampa e portavoce del governo federale tedesco.

Il capo del partito tedesco CSU, Markus Söder, ha descritto l’infezione virale da Covid-19 come una catastrofe naturale e si è rivolto a tutti per una lotta comune contro il diffondersi del virus. Sempre sul Tagesschau, Söder ha affermato in una conferenza online tenutasi dal partito che «il coronavirus è tornato con tutte le sue forze ed è dappertutto in Europa». Durante il suo discorso, Söder ha respinto la critica che riguardava i test gratuiti considerati come uno spreco di denaro per chi era di rientro in patria. Il politico tedesco ha inoltre dichiarato che il mantenimento dei posti di lavoro e la piena operatività nelle scuole e negli asili nido hanno la massima priorità e che bisogna attuare una serie di regole per tutti, vincolanti, comprensibili e proporzionate.

Leggendo sulle prime pagine di Spiegel Wissenschaft emerge che una violenta ondata di influenza stagionale sarebbe fatale in questo momento di crisi e il sistema sanitario sarebbe sull’orlo del collasso. L’esperto di salute del partito tedesco SPD Lauterbach ha richiesto quindi vaccinazioni antinfluenzali gratuite per tutti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda la vaccinazione antinfluenzale volontaria a livello nazionale per tutti, non solo per i gruppi a rischio. Anche Jens Spahn, ministro federale della sanità dal 2018, si è mostrato a favore. «Chiunque voglia vaccinare sé stesso e i propri figli ne ha la possibilità e dovrebbe farlo per il bene degli altri». Le compagnie di assicurazione sanitaria generalmente pagano una vaccinazione antinfluenzale se l’assicurato appartiene al gruppo di rischio definito dalla Commissione permanente per le vaccinazioni (Stiko). Questi includono, ad esempio, persone di età superiore a 60 anni, malati cronici, donne in stato di gravidanza e tutti gli operatori sanitari.

M.S., L.R.

Sir David Attenborough ha incontrato la famiglia reale a Kensington Palace, nel Regno Unito.

Come si legge su Indipendent, il celebre naturalista inglese ha fatto un regalo insolito e molto raro al principe George: si tratta di un dente di uno squalo gigante fossilizzato.

Durante l’incontro è stato proiettato privatamente il nuovo documentario di Attenborough, intitolato “A Life On Our Planet”, dove spiega il suo lavoro e i cambiamenti che hanno segnato il nostro pianeta, secondo la BBC.

Il reperto donato al principe era stato trovato dal naturalista durante una vacanza a Malta alla fine degli anni ’60 e risalirebbe al periodo Miocene, ovvero circa 23 milioni di anni fa. Alcune foto immortalano i membri della famiglia reale incuriositi dal dente appartenuto ad una specie estinta di megalodonte incorporato nel calcare giallo, come riportato da Sky News.

S.C., S.P.

Altissima tensione nella regione del Caucaso tra Armenia e Azerbaijan, dove si è autoproclamata indipendente la regione di Ngorno-Karabakh, ufficialmente azera ma con una popolazione principalmente di etnia armena. Il conflitto si sta svolgendo lungo la linea di confine tra Armenia e Azerbaijan: sono in atto scontri armati che vedono coinvolti mezzi pesanti, fanteria e artiglieria. Risulta vano l’intervento dell’ONU che ha pregato di interrompere i combattimenti i quali hanno causato già la morte di 59 persone tra militari e civili. Domenica 27 settembre il parlamento armeno ha dichiarato di mettere in atto la legge marziale, così come quello azero. L’Azerbaijan sta mobilitando l’esercito per schierare forze contro l’Armenia, intervenuta a sostengo della regione indipendentista. Le parti coinvolte nel conflitto si sono accusate a vicenda di avere dato il via ai combattimenti. Erdogan, presidente della Turchia, ha condannato l’intervento armeno e si è dichiarato solidale verso gli amici azeri. Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in una telefonata con il primo ministro armeno ha espresso le sue perplessità e preoccupazioni in merito alle operazioni militari. Insieme all’Iran e l’Europa, la Russia ha chiesto il cessate il fuoco.

Continuando a parlare di politica internazionale, il 21 settembre i ministri degli Esteri degli stati membri dell’UE, riuniti a Bruxelles, non sono stati in grado di concordare l’imposizione di sanzioni contro i funzionari bielorussi che, nel corso delle proteste dei giorni successivi alle elezioni del presidente, hanno utilizzato forme repressive violente.

 Il Ministro degli Esteri polacco, Zbignev Rau, si è espresso sulla questione dichiarando che i paesi confinanti con la Bielorussia dovrebbero prendere in considerazione misure restrittive nazionali nei confronti della stessa, qualora l’Unione Europeanon presentasse risoluta a intervenire con delle sanzioni.

L’inerzia dell’Unione Europea nel prendere decisioni tempestive ed efficaci è stata criticata da coloro che ritengono, invece, necessario un intervento in questo affare.

Il Ministro degli Esteri lettone, Edgars Rinkevics, senza specificare quale paese si sia opposto alle sanzioni, reputa intrascurabile il fatto che un paese membro abbia violato i diritti dell’uomo, prendendo in ostaggio delle persone, poiché si rischia di “inviare un segnale sbagliato alla Bielorussia, alla società e al mondo intero”, come ha scritto su Twitter. Anche l’ex candidata alle presidenziali bielorusse, Svetlana Tichanovskaja, ha fornito direttamente all’Europarlamento un elenco di nomi di funzionari, nei confronti dei quali dovrebbero essere presi dei provvedimenti.

Infine, l’alternativa alle sanzioni europee contro la Bielorussia è stata fornita dal ministro degli esteri polacco che, in comune accordo con il suo equivalente ungherese, Peter Szijjarto, sostiene che “se non si dovesse giungere all’introduzione di sanzioni europee, allora le sanzioni nazionali proveranno direttamente da parte dei paesi vicini alla repubblica di Lukashenko.

 S.N., D.S.

AFRICA

In Mali, il nuovo presidente ha prestato giuramento, cinque settimane dopo le dimissioni di Ibrahim Boubacar Keïta in seguito al colpo di stato. Secondo quanto riportato da BBC Afrique, Bah Ndaw, ex ministro della Difesa, è stato scelto dai leader del colpo di Stato per guidare un governo di transizione fino allo svolgimento delle elezioni. Il medesimo giornale riporta la notizia della televisione di stato (Ortm), la quale ha annunciato che Octar Ouane, l’ex ministro degli Affari Esteri, è stato scelto per guidare il governo di transizione che sarà formato nei prossimi giorni. Il decreto è stato firmato dal presidente di transizione Bah Ndaw. Così, dopo il giuramento del Presidente e del Vicepresidente, è il turno del capo del governo che sarà nominato domenica 4 ottobre.

S.C.

In Angola, come riportaNovo Jornal, la comunità islamica si sente esclusa dal Decreto Presidenziale n.° 229/20, dell’8 settembre, che autorizza i luoghi di culto a riaprire il sabato e la domenica. La comunità musulmana rivendica la laicità della Repubblica angolana. I giorni scelti privilegiano solo le religioni cristiane, al contrario di altre che vedono il venerdì come il giorno sacro. Il segretario della Comunità Islamica Angolana (COIA), David Já, ha sottolineato che la nuova misura dell’Esecutivo è anticostituzionale in quanto viola il punto 2 dell’articolo 10 della Costituzione riguardante la libertà di culto.

M.P.

MEDIO ORIENTE

Il ministro degli esteri siriano Walid al-Muallem ha dichiarato, durante un discorso preregistrato rivolto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che la Turchia è “uno dei principali sponsor del terrorismo” nel suo Paese e nella regione.

Walid al-Muallem ha aggiunto, con un linguaggio insolitamente duro, che Ankara è anche colpevole di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” a causa del blocco dell’acqua a più di una dozzina di città che hanno resistito all’occupazione turca.

Al-Muallem ha affermato che l’interruzione dell’approvvigionamento idrico ha messo a rischio i civili, soprattutto durante la crisi dovuta al coronavirus.

Al-Muallem ha anche accusato la Turchia di trasferire terroristi e mercenari, che alcuni definiscono “opposizione moderata”, dalla Siria alla Libia, violando così la sovranità dell’Iraq, e di utilizzare i rifugiati come merce di scambio contro l’Europa, secondo quanto riportato da Sky News Arabia.

L’inviato delle Nazioni Unite in Yemen, Martin Griffiths, ha annunciato che è stato raggiunto un accordo tra il Governo legittimo yemenita e le milizie Houthi per il rilascio di 1080 persone.

Durante una conferenza stampa congiunta con un funzionario della Croce Rossa, Griffiths ha accolto con favore l’accordo di scambio di prigionieri, finora il più grande mai concordato, sottolineando la necessità di garantire l’attuazione dell’accordo il prima possibile.

Il delegato delle Nazioni Unite ha dichiarato che si è deciso di rilasciare 1.400 prigionieri e di scambiarli con 1.080 detenuti sotto la custodia degli Houthi.

L’inviato delle Nazioni Unite in Yemen ha poi espresso i suoi ringraziamenti alla coalizione araba per aver sostenuto la legittimità nel Paese.

A sua volta, il funzionario del Comitato internazionale della Croce Rossa ha accolto con favore l’accordo tra il Governo legittimo e gli Houthi, sottolineando che la Croce Rossa sarebbe stata ripristinata per facilitare il processo, come riportato da Sky News Arabia.

S.H.

AMERICA

Tutti gli Stati dell’America Latina vivono una profonda crisi economica aggravata dagli effetti della pandemia, ma un solo Paese è riuscito ad evitare la recessione, la Guyana, grazie alla scoperta di 18 giacimenti di petrolio che hanno cambiato il suo percorso economico. Le proiezioni del 2019 prevedevano una crescita dell’86%; la cifra prevista è precipitata al 50% ma è comunque da ritenersi un risultato notevole viste le pesanti ripercussioni, causate dal Covid-19, sull’economia di tutti i Paesi del mondo. Come rilevato da William Clavijo della Universidad Federal de Río de Janeiro, in uno dei pochissimi lavori accademici sulla Guyana, tale ritrovamento rappresenta un’opportunità di sviluppo irripetibile per un Paese da tempo isolato a causa della corruzione dilagante. Secondo l’articolo di El País, la Guyana deve sfruttare velocemente e il più possibile questi giacimenti prima che giunga il completo declino dell’utilizzo del petrolio che, secondo gli esperti, non tarderebbe ad arrivare. I benefici economici della scoperta dei giacimenti sono già ben visibili: infatti quasi il 15% degli introiti sono stati destinati a fondi pubblici e sono stati stanziati a vantaggio della popolazione 100 dollari pro capite, come bonus assistenziale, per far fronte alla pandemia. C’è molto ottimismo, ma gli esperti consigliano cautela: il rischio maggiore è quello di investire solo nel campo petrolifero tralasciando altri settori propulsivi dell’economia e di percorrere la stessa strada del Venezuela, arrivato al collasso finanziario dopo anni di totale dipendenza economica dal greggio.

L.C, M.D.F. e I.V

Negli Stati Uniti, secondo il The Guardian Donald Trump avrebbe pagato solo $750 di imposte federali l’anno in cui ha vinto la presidenza; questa notizia proviene da una sorprendente indagine del New York Times che potrebbe scuotere le elezioni presidenziali.

Il presidente ha dichiarato di non aver pagato alcuna imposta sul reddito in 10 dei 15 anni precedenti, poiché aveva perso molti più soldi di quanti ne avesse guadagnati.

Il Times ha anche rivelato che Trump possiede centinaia di milioni di dollari in beni di valore non dichiarati, ma non pubblicherà i documenti per proteggere la sua fonte.

Queste rivelazioni minacciano di danneggiare la reputazione di Trump per essere un uomo d’affari di successo e quindi un abile amministratore dell’economia statunitense.

In Canada, secondo la CBC News, un’importante missione di ricerca sull’Artico è sotto accusa per una politica sul codice di abbigliamento che ha evidenziato le preoccupazioni sul sessismo sistemico nelle scienze polari.

La spedizione MOSAiC, una missione di ricerca internazionale guidata dall’Alfred-Wegener-Institut tedesco, ha inviato dei ricercatori polari nel ghiacciaio marino Artico per un anno intero per effettuare osservazioni rivoluzionarie sul clima. Poco dopo l’inizio del viaggio, alle donne a bordo di una nave di supporto per la missione, è stato detto che non potevano indossare abiti attillati per motivi di sicurezza. Questa politica è stata discussa a seguito di molestie sessuali avvenute sull’imbarcazione.

S.C., S.P

Il governo in Brasile, secondo  Folha de S.Paulo, è accusato di aver divulgato delle fake news che riguardano gli incendi in Amazzonia. Probabilmente, nel tentativo di evitare le critiche, il governo di Jair Bolsonaro ha pubblicato il 26 settembre un grafico che mostra come gli incendi di questo 2020 siano minori rispetto a quelli degli ultimi 18 anni. Bisogna anche segnalare il fatto che siano stati comparati otto mesi dell’anno corrente contro i dodici degli altri anni. I dati sono stati resi pubblici dal Ministro dell’Ambiente e dal senatore Bolsonaro, figlio del presidente, con l’hashtag #credinelBrasile. Da gennaio a questo sabato sono stati registrati 151.779 incendi in tutto il Paese, molti di più rispetto ai 143.734 dello scorso anno. Per non parlare della zona del Pantanal che fino a sabato registrava 16.667 incendi attivi, molti di più rispetto ai 10.025 dei 12 mesi del 2019.

M.P.

ASIA

Lo scontro India-Cina è ormai qualcosa che va avanti da molto tempo, infatti il divieto imposto dal ministero indiano dell’Elettronica e dell’informatica sull’uso di 59 applicazioni di origine cinese tra cui TikTok e WeChat, nonché la rimozione delle stesse dagli store digitali, è solo l’ultima ritorsione economica in merito alle tensioni fra India e Cina che si sono intensificate nelle ultime settimane. Tutto è iniziato nel 1962, quando le due potenze – che condividono una frontiera di 3500 chilometri – non hanno definito il confine che li separa lungo la catena dell’Himalaya e, di tanto in tanto, hanno entrambe superato la “linea attuale di controllo” (Line of Actual Control).

Proprio lungo quel confine conteso, infatti, ci sono stati lo scorso giugno degli scontri tra l’esercito cinese e quello indiano. Nel dettaglio, lungo la valle di Galwan, nella regione di Ladakh, sono morte decine di soldati, sia indiani che cinesi.

All’origine di tutto ci sarebbe la costruzione di una strada da parte degli indiani lungo il fiume Shyok utilizzata in caso di attacco, un “atto di provocazione” secondo Pechino, che aveva inviato negli ultimi tempi soldati sul posto. La Cina – tramite il portavoce del ministero cinese della Difesa nazionale, Wu Qian – ha così attribuito all’India l’intera responsabilità degli scontri avvenuti al confine tra i due paesi. Ad oggi, entrambi i paesi concordarono che all’epoca le truppe di entrambe le parti avrebbero dovuto disimpegnarsi rapidamente e allentare le tensioni.

Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, per evitare lo scoppio di una guerra commerciale, Cina e India hanno deciso di interrompere l’invio delle truppe lungo il confine contestato e di evitare qualsiasi azione che possa complicare la situazione, per cercare in tutti i modi ripristinare pace e tranquillità.

Alti funzionari militari di entrambi i paesi si sono incontrati e si sono scambiati idee sul confine contestato, tentando di risolvere la situazione attraverso i canali diplomatici e militari. Le tensioni rimangono alte, con truppe indiane e cinesi separate solo da poche centinaia di metri in alcune zone.

Un comunicato stampa congiunto emesso dal governo indiano a Nuova Delhi riporta la decisone di entrambe le parti, di evitare incomprensioni e valutazioni errate e di astenersi dal modificare unilateralmente la situazione sul campo.

Uno scontro, quello tra Cina e India, che sembra non finire mai, mentre entrambi i paesi cercano, non senza sforzi di cooperare e di risolvere quei problemi ormai di lunga data.

Si spera che entrambe le parti riescano a trovare un punto di incontro, così da poter evitare altri spargimenti di sangue e la morte di vittime innocenti.

G.R.

OCEANIA

Il maltempo sta costringendo la Nuova Zelanda a valutare la chiusura con poco preavviso dell’Auckland Harbor Bridge.

Le autorità hanno diramato l’allerta meteo in tutta la zona, rivolgendosi agli automobilisti invitandoli a non transitare sopra la struttura che potrebbe venire chiusa al transito da un momento all’altro, secondo l’articolo pubblicato da Nzherald.co.nz.

Brett Gliddon, direttore generale dei servizi di trasporto dell’agenzia Waka Kotahi New Zealand, ha invitato i motociclisti e altri veicoli a non transitare sul ponte poiché sono in arrivo forti raffiche di vento, scatenando tempeste che renderebbero pericoloso il passaggio, secondo l’articolo di Stuff.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:


Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#POLITICAFFÈ

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Xi Jinping sorprende tutti: la Cina ridurrà le emissioni. Un semplice annuncio o un impegno serio?

Stampa statunitense

La Cina ha sostenuto per tanti anni che, in quanto economia in via di sviluppo, non avrebbe dovuto condividere lo stesso carico di riduzione delle emissione delle nazioni sviluppate, il cui inquinamento è rimasto incontrollato per decenni. The New York Times riporta la notizia per cui la Cina ha recentemente rilasciato una dichiarazione che si pone in netto contrasto con la politica adottata finora. Di quale dichiarazione si sta parlando? Si tratta, in realtà, dell’affermazione di Xi Jinping, Segretario generale del Partito Comunista Cinese, rilasciata qualche giorno fa durante una sessione (virtuale) di lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In questa occasione, Xi Jinping ha affermato che la Cina mira ad essere “carbon neutral” prima del 2060. Il Segretario ha sorpreso la comunità internazionale, fissando l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra, di CO2, in atmosfera entro il 2060, aggiungendo che il picco di emissioni da parte della Cina avverrà entro il 2030.

La CNN ricorda che la Cina è il Paese che più contribuisce al riscaldamento del pianeta, producendo il 29% delle emissioni totali. Al contempo, però, è anche un Paese leader a livello mondiale per quanto riguarda le energie rinnovabili. Tuttavia, fino a qualche giorno fa, la Cina si era unicamente impegnata a fissare la data del raggiungimento del suo picco di emissioni all’anno 2030. Questa nuova presa di posizione sull’impronta di carbonio netta pari a zero entro il 2060 segna un momento fondamentale nella storia della lotta al cambiamento climatico e all’inquinamento.

Xi Jinping ha sostenuto che «l’umanità non può più ignorare i ripetuti avvertimenti della natura e seguire il sentiero battuto dall’estrazione di risorse senza investire nella conservazione». Così riporta Bloomberg. Per perseguire il suo obiettivo la Cina necessita di investimenti importanti. Secondo una stima elaborata dagli analisti della Sanford C. Bernstein & CO., la Cina dovrebbe spendere 5,5 trilioni, circa 160 miliardi l’anno, per raggiungere il suo obiettivo entro il 2050. Questo comporterebbe uno stravolgimento sostanziale nel mercato energetico cinese e non solo.

Si può avanzare l’ipotesi che non sia un caso che Xi Jinping si presenti proprio ora al mondo nella nuova veste di politico attento ai cambiamenti climatici. Il tema della tutela dell’ambiente è senza dubbio di estrema attualità nelle agende globali da decenni, ma l’amministrazione americana lo ha sempre riposto nel cassetto e anche nell’attuale campagna elettorale si vede come questa tematica non sembra suscitare particolare interesse nelle due parti in gioco. Si può dunque affermare che la Cina voglia assumere un ruolo di leadership sulla questione climatica nel prossimo futuro?

Stampa inglese

Con un annuncio che ha sorpreso tutti durante la virtuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Xi Jinping ancora una volta ha compiuto un gesto profondamente competitivo. La decisione di far diventare il suo Paese carbon neutral entro il 2060 è stata motivata – racconta il Financial Times – dall’emergenza da Covid-19, che ha convinto il Presidente cinese che il mondo ha bisogno di una rivoluzione, capace di accelerare lo “sviluppo verde”. A ciò si aggiunge il corollario per cui gli esseri umani non possono più ignorare gli avvertimenti della natura e che gli accordi di Parigi rappresentano solamente il minimo necessario per proteggere la terra. Altre importanti economie, tra cui l’Unione Europea e la Gran Bretagna, si sono poste il traguardo di portare a zero le emissioni entro il 2050, mentre gli Stati Uniti rimangono senza un obiettivo a emissioni zero. Anzi, a novembre dovrebbe realizzarsi il ritiro effettivo dagli accordi di Parigi, anche se Trump ha affermato che gli Stati Uniti hanno ridotto le proprie emissioni nonostante questa uscita. Ad ogni modo, questo annuncio finirà per esercitare ancora più pressione su Washington. Bisogna però chiarire che, affinché la Cina raggiunga questo obiettivo, sarà necessario ridurre drasticamente le emissioni e compensare questa azione con altri progetti verdi come il rimboschimento. E molti analisti hanno prontamente evidenziato che la Cina deve ancora chiarire cosa intende per “carbon neutral” e quali tipologie di offset include nella sua definizione. Li Shuo, funzionario di politica energetica di Greenpeace a Pechino, si è mostrato poco fiducioso verso il raggiungimento di questo proposito, poiché ha detto che in pratica, ogni singolo aspetto della vita quotidiana e dell’economia in Cina dovrebbe cambiare.

La BBC ci tiene a chiarire che tra il 2018 e il 2019, mentre gran parte del mondo iniziava ad abbandonare l’uso dei combustibili fossili, la Cina ha continuato ad aumentare il suo utilizzo spropositato. E solo la crisi pandemica era riuscita a far scendere le emissioni del Paese al 25%. Alcuni osservatori, infatti, hanno chiarito che facendo una simile affermazione in un tale momento, Xi Jinping abbia voluto semplicemente approfittare della riluttanza statunitense ad affrontare la questione climatica. Pura velleità geopolitica, dunque. Richard Black, direttore del think tank Energy and Climate Intelligence Unit (ECIU), ha aggiunto che la Cina non solo è il più grande responsabile al mondo delle emissioni di CO₂, ma è anche il più grande finanziatore energetico e rappresenta il più grande mercato; dunque, le sue decisioni sono fondamentali anche per le dinamiche di molti altri Paesi.

I maggiori Paesi inquinanti oltre alla Cina, fa sapere il Daily Mail, sono Stati Uniti, India, Russia, Iran, Arabia Saudita, Indonesia, Sud Africa, Turchia, Brasile e Australia. E la Cina solo nel 2018 ha rilasciato nell’atmosfera l’equivalente di 10 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, secondo il Global Carbon Project che monitora le emissioni in tutto il mondo. Ora, il termine “neutralità del carbonio” sta a indicare lo stop a rilasciare anidride carbonica aggiuntiva nell’atmosfera, ma tecnicamente i Paesi proseguono con le emissioni, se assicurano che una medesima quantità sia catturata sotto qualche altra forma. Un osservatore del MIT, John Sterman, ha specificato che se la Cina dovesse raggiungere questo intento, potrebbe impedire un ulteriore riscaldamento da 0,4 a 0,7 gradi Fahrenheit (o da 0,2 a 0,4 gradi Celsius) del pianeta. Ma per avere dati più certi bisognerà attendere un’analisi più approfondita, e comunque molto dipenderebbe da come e in quanto tempo, le emissioni vengono ridotte.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:


China’s Pledge to Be Carbon Neutral by 2060: What It Means, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/23/world/asia/china-climate-change.html, consultato il 25/09/2020
China Vows Carbon Neutrality by 2060 in Major Climate Pledge, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-22/china-pledges-carbon-neutrality-by-2060-and-tighter-climate-goal, consultato il 25/09/2020
China Beat the U.S. to a Carbon Neutrality Pledge, https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-22/china-beat-the-u-s-to-a-zero-carbon-emissions-climate-pledge, consultato il 25/09/2020
China will become carbon neutral by 2060, Xi Jinping says, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/09/22/china/xi-jinping-carbon-neutral-2060-intl-hnk/index.html, consultato il 25/09/2020
China pledges to be ‘carbon neutral’ by 2060 disponibile su https://www.ft.com/content/730e4f7d-3df0-45e4-91a5-db4b3571f353, consultato il 25/09/2020
Climate change: China aims for ‘carbon neutrality by 2060’ disponibile su https://www.bbc.com/news/science-environment-54256826, consultato il 25/09/2020
President Xi pledges China will hit peak emissions before 2030 and become carbon-neutral by 2060 disponibile su https://www.dailymail.co.uk/news/article-8762515/China-aims-carbon-neutral-2060.html, consultato il 25/09/2020
China pledges to be ‘carbon neutral’ by 2060 disponibile su https://www.ft.com/content/730e4f7d-3df0-45e4-91a5-db4b3571f353, consultato il 25/09/2020
Climate change: China aims for ‘carbon neutrality by 2060’ disponibile su https://www.bbc.com/news/science-environment-54256826, consultato il 25/09/2020
President Xi pledges China will hit peak emissions before 2030 and become carbon-neutral by 2060 disponibile su https://www.dailymail.co.uk/news/article-8762515/China-aims-carbon-neutral-2060.html, consultato il 25/09/2020

#POLITICAFFÈ

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Terrore per un nuovo lockdown: linea dura nel Regno Unito

Stampa statunitense

Quello del coronavirus non è ancora un capitolo chiuso per il Regno Unito. Infatti, per la popolazione inglese sta assumendo sempre più concretezza la possibilità di vivere un nuovo lockdown. Negli ultimi 30 giorni si è registrato un costante aumento dei casi, attestandosi intorno ai quasi 5000 nuovi casi al giorno. The New York Times spiega che il governo britannico ha annunciato sanzioni più severe per coloro i quali non rispettino le restrizioni imposte per evitare il contagio. Infatti, dalla fine del mese di settembre, il governo ha pianificato l’imposizione di multe anche di circa 1000 pounds (circa 1092 euro) per i trasgressori. Il ministro britannico per la salute e gli affari sociali, Matt Hancock, ha affermato che il Governo fa affidamento sul dovere civico delle persone nel fare la scelta giusta, ma purtroppo vi è una minoranza di individui che non lo fa. Proprio per questa ragione, secondo il Governo, sarebbe necessario implementare tali sanzioni.

Bloomberg sottolinea come i ministri britannici in questo momento stiano cercando la strategia migliore per bilanciare la lotta al virus e aiutare l’economia a riprendersi dalla peggiore recessione che si è avuta nell’ultimo secolo. Tutto ciò ha innescato innumerevoli discussioni e portato a divisioni all’interno del Governo circa la via migliore da seguire. Diversi sono gli scenari che vengono presentati dal Governo inglese in questi ultimi giorni. Ad esempio, potrebbero essere imposti lockdown locali – come sta chiedendo il sindaco di Londra Sadiq Khan – ed aumentate alcune restrizioni sociali. In particolar modo, queste ultime hanno sollevato numerose polemiche, sottolinea sempre Bloomberg, poiché le direttive si sono rivelate confuse e imprecise, lasciando milioni di inglesi nel dubbio circa le misure esatte da rispettare. Inoltre, il cosiddetto telelavoro sembra prendere sempre più spazio e gli uffici sembrano destinati a rimanere vuoti o con personale ridotto ancora a lungo. Infatti, con il recente incremento del numero dei casi, le autorità stanno chiedendo di lavorare a casa e non recarsi in ufficio. Infine, rimane il grande quesito del vaccino. Hancock afferma che esiste la possibilità che venga reso disponibile entro la fine dell’anno.

La CNN pone l’accento sulla situazione particolarmente scomoda che il Primo Ministro Boris Johnson si trova ad affrontare. Infatti, se il Regno Unito non sarà in grado di tenere sotto controllo la diffusione del virus, Johnson verosimilmente si troverà in una situazione piuttosto difficile da gestire. Dall’inizio dello scoppio della pandemia, Londra è stata la capitale europea che ha accusato maggiormente il colpo della recessione economica. Nel complesso la popolazione inglese si è mostrata ligia nel seguire le regole imposte dal Governo durante il primo lockdown. Nonostante ciò, ad oggi il Regno Unito ha il maggior numero di morti in Europa. L’elevato numero di vittime e la diffusione del malcontento nei confronti della gestione del virus da parte del governo mettono a repentaglio il secondo mandato di Johnson al Governo.

Stampa inglese

La Gran Bretagna impone una nuova stretta sulla vita sociale della sua popolazione. Dalla prossima settimana infatti, entreranno in vigore delle nuove norme che vogliono sbarrare la strada alla diffusione del Covid 19. Le ultime misure restrittive si estenderanno per i prossimi sei mesi, salvo “progressi tangibili”. Lo Chief Medical Adviser del governo londinese Chris Whitty spiega che il limite temporale coincide con la necessità di fronteggiare il clima più freddo in arrivo nei prossimi mesi. Così il Telegraph comincia un lungo articolo, dove fa sapere nel dettaglio tutte le novità introdotte dal Governo. Ebbene, gli sport di squadra saranno permessi solo outdoor e i tifosi dovranno ancora aspettare per accomodarsi all’interno delle strutture sportive. Le persone che vorranno dirsi “sì” potranno avere al loro fianco un massimo di quindici persone. Pub, bar e ristoranti dovranno chiudere alle 22 e potranno offrire ai loro clienti esclusivamente il servizio al tavolo. Le multe per le trasgressioni inizieranno dalla soglia delle 200£. Per quel che riguarda l’istruzione, il governo ha detto che le scuole saranno le ultime a chiudere; al contrario per le università si prospetta il ritorno della didattica online. Il governo inoltre, per fronteggiare il prossimo aumento del tasso di diffusione, ha imposto forti contenimenti per gli incontri sociali e proprio in quest’ottica ha incoraggiato il ritorno allo smartworking. Per il momento dunque, è stato deciso di evitare il blocco definitivo ma queste norme mostrano tutto il loro rigore.

La BBC fa sapere che in Scozia è stato imposto il divieto di visita presso le case delle altre persone, in Galles coloro che saranno costretti all’autoisolamento riceveranno una somma di 500£ e nell’Irlanda del Nord sono severamente vietati gli incontri al di fuori del proprio nucleo di conviventi. Le morti per Covid-19 sono rimaste basse fino all’11 settembre, tuttavia gli esperti sono preoccupati per il loro rapido aumento. Infatti tali misure, spiega Sir Patrick Vallance, sono state introdotte poiché le previsioni suggeriscono che potrebbero esserci 50.000 nuovi casi al giorno entro la metà di ottobre e questo porterebbe le possibili morti a un numero di 200 al giorno entro metà novembre.  

Torna dunque la paura sull’isola britannica.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI

Ruth Bader Ginsburg, Belarus, Aleksei Navalny: Your Monday Briefing, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/20/briefing/rbg-belarus-aleksei-navalny.html, consultato il 21/09/2020

Health Officials Tiptoe Around Trump’s Coronavirus Vaccine Timeline, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/20/world/covid-coronavirus.html, consultato il 21/09/2020

The UK’s doubling coronavirus cases mean Boris Johnson can’t wake up from his Covid-19 nightmare, disponibile su  https://edition.cnn.com/2020/09/21/uk/uk-coronavirus-second-lockdown-boris-johnson-intl-gbr/index.html, consultato il 21/09/2020

Boris Johnson’s Choices as U.K. Faces Second Virus Lockdown, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-21/johnson-considers-options-for-u-k-s-next-coronavirus-lockdown, consultato il 21/09/2020

Is the UK heading for a second national lockdown? The new Covid rules from Boris Johnson’s update disponibile su https://www.telegraph.co.uk/news/2020/09/23/lockdown-second-uk-circuit-breaker-new-rules-national/, consultato il 23/09/2020

Covid rules: what are the new coronavirus restrictions? disponibile su https://www.bbc.com/news/explainers-52530518, consultato il 23/09/2020

#LUXURYMOMENTS:

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La Rome Fashion Week
Altaroma

L’aria di Roma in questa ultima settimana è stata colma di novità: il contraccolpo al rigido periodo del lockdown ha decretato l’accavallarsi di diverse iniziative nella capitale dallo sport con la BNL- internazionali di tennis 2020 alla moda con le tre giornate di ALTAROMA, dal 15 al 17 settembre.

I temi cari di questa season “fuori stagione” sono stati diversi: il 15 settembre si è aperta la tavola rotonda incentrata sul tema istituzioni e creatività dei giovani del Made in Italy con Silvia Venturini Fendi, Presidente di Altaroma, Lorenzo Travaglianti, Presidente della Camera di Commercio, Virginia Raggi, Sindaco di Roma, Paolo Orneli, Assessore sviluppo economico della regione Lazio, Pasquale Salzano, Presidente Simest e Carlo Maria Ferro, Presidente ICE. I temi della “Talk Altaroma” si sono susseguiti e hanno riguardato l’innovazione, la sostenibilità per il mondo delle start-up, le nuove imprese creative con la partecipazione di Laura Puricelli di Digital Fashion&Luxury, Iris Skrami, co-founder di Renoon, Martina Rogato, Sustainability Advisor, Martina Spadafora, Fashion Revolution, Bav Tailor designer BAV TAILOR e Francesca Pievani designer Fili Pari. In conclusione, nella giornata del 17 settembre, il terzo tema del talk di Altaroma ha riguardato i nuovi mestieri e le nuove opportunità nel mondo della Moda per le nuove generazioni con la partecipazione di Federica Cavriana di Fondazione Cologni, Stefania Lazzaroni, Direttore Generale Altagamma, Michele Michilli, Responsabile Promozione e Sviluppo Lazio Innova, Cristina Pozzi Ceo Impactscool e Annamaria Tartagli, founder di TheBrand Sitter.

Dalla sede del Palazzo Brancaccio, la Rome fashion week ha risvegliato il buon umore del suo pubblico, seppur ristretto, proponendo delle collezioni inedite disponibili anche sulla piattaforma Altaroma Digital Runaway.

Sullo sfondo del grande dubbio creato dal Covid, la proposta della realizzazione di una fashion week si configura come una dimostrazione di coraggio per molti ma anche una grande prova di investimento e di commitment per il futuro. La ripartenza di Altaroma è una notizia non isolata, se si considera anche la ripartenza del Roma Europa Festival e l’accordo stipulato dalla Camera di Commercio per quanto riguarda il settore fieristico, il tutto rappresenta un fermento lavorativo completamente assente nei mesi appena trascorsi che ci lascia ben sperare. La voglia di ripartire c’è ed è tangibile soprattutto in settori come la moda ed il design che rappresentano i capisaldi per ricostruire un nuovo modello di sviluppo.

Ripartire sì, ma in sicurezza …

Altaroma è stata e continua ed essere un laboratorio che svolge la funzione di un vero e proprio hub per quanto riguarda la creatività e l’innovazione nella regione Lazio: lavorare con i talenti ma anche per i talenti è senza dubbio uno degli obiettivi cardine di questa inaspettata stagione.

L’edizione, a causa delle restrizioni, non ha potuto dar seguito alle giornate delle accademie ad eccezione della partecipazione dell’Accademia delle Belle Arti di Frosinone che ha chiuso la fashion week con una collezione Couture Total Black. Tuttavia, la presenza dei designers delle scuole di Moda italiane è il tratto distintivo della fashion week romana degli ultimi anni.

Pionieri, scopritori, curiosi…

Questi sono i designer del 2020 che nei mesi precedenti alla fashion week hanno potuto comunicare la loro impressione, tramite la pagina ufficiale Instagram, su quello che Altaroma rappresenti o abbia rappresentato per loro: un rifugio, un’aspirazione, una connessione anche con altre realtà governative per promuovere la crescita dell’artista in una forma di Tutorship. “Che nulla resti intentato” dalle parole di Silvia Venturini Fendi che rappresentano la vera essenza di questa edizione che allaccia a sé diversi messaggi e ci preannuncia un ritorno in grande stile; ma si sa che se si è veramente innamorati di quello che si fa, il successo è già assicurato.

DAY 1: Day 1: Andrés Romo, Ronistudios, Salvatore Vignola e Studio74

DAY 2: ChiaraPerrot, Dassu’Yamoroso, Ellementi, Francesca Marchisio

DAY 3: Feelomena, Maria Sapio KnitCouture, Morfosis, Valentina Poltronieri, Accademia delle Belle Arti di Frosinone.

Fanny Trivigno

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Sources:

https://www.altaroma.it/it/
https://www.instagram.com/p/CFRxLmEDKzq/
https://www.instagram.com/p/CFQBq5ZCtuz/
Official pages of Altaroma: LinkedIn, Instagram, Facebook.

#POLITICAFFÈ

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Ondata di criminalità in Francia.
Il dibattito politico si infiamma.

Stampa statunitense

In Francia, le statistiche mostrano un costante calo dei crimini gravi. Tuttavia, The New York Times riporta che i politici francesi concordano sul fatto che il crimine in Francia sia fuori controllo. Il leader dell’estrema destra ha recentemente affermato che la Francia stia sprofondando nella barbarie. A sinistra, il probabile candidato del Partito dei Verdi alle prossime elezioni presidenziali ha descritto l’insicurezza come “insopportabile”. Inoltre, i ministri del Presidente Emmanuel Macron hanno impiegato il termine ensauvagement per descrivere una Francia che sta assumendo caratteri sempre più “selvaggi”. La scelta di questo termine ha riscontrato un particolare “successo” anche tra la popolazione. Infatti, rispondendo ad un sondaggio, circa il 70% dei partecipanti hanno ritenuto appropriato il termine ensauvagement per descrivere l’odierna situazione della sicurezza francese.

 Il tema della criminalità ha posto Macron dinanzi a un dilemma: come apparire severo in materia di crimine senza abbracciare il linguaggio dell’estrema destra? Fino ad oggi, Macron ha evitato di pronunciarsi definitivamente sul tema.

In medio stat virtus come ci suggerisce la letteratura latina. La verità infatti sarà sicuramente situata nel mezzo, in quanto i dati a cui la politica di destra in particolar modo fa riferimento, non sono diversi, bensì polarizzati rispetto a quelli che vengono presentati dagli istituti statistici come dati oggettivi: i primi parlano di una criminalità crescente e fuori controllo, i secondi riferiscono che è in calo.  È forse possibile che le statistiche vengano strumentalizzate dal candidato di turno in vista delle prossime elezioni presidenziali in Francia del 2022? Sicuramente quello della criminalità è un tema estremamente versatile, la paura che ne può derivare entra in ogni casa indipendentemente dall’estrazione sociale e dal credo politico. Sembra però palese agli occhi di tutti che se davvero fosse così, la politica avrebbe distorto un dato assunto come oggettivo per fare propaganda.

Stampa francese

L’estate in Francia è stata accompagnata da notizie di eventi particolarmente violenti e questa escalation di fatti, che ha costellato il versante della sicurezza interna, ha scatenato un ampio dibattito nei giorni scorsi sul clima di “insicurezza” che aleggerebbe nella République.

Data appunto la complessità della vicenda, su Libération è apparso un lungo articolo in cui si è cercato di valutare la complessità delle diverse tipologie di dati che propongono gli istituti di ricerca, al fine di individuare il miglior canale per l’evoluzione della violenza negli ultimi anni. Un tema che si è sviluppato nell’ambito di un intenso dibattito pubblico. In particolare, Gilles Clavreul, che è stato sotto la presidenza Hollande responsabile del coordinamento della lotta nazionale al razzismo, ha avanzato l’importanza dei dati sulla “delinquenza osservata”, quelli cioè che sono costruiti a partire da ciò che denunciano le forze di polizia. Al contrario, altri specialisti come Laurent Borredon, ritengono che i dati sulla delinquenza riportati dalle forze dell’ordine, non possano essere considerati come l’unico indicatore rilevante, poiché tenderebbero a sovrastimare l’evoluzione della violenza reale, e pensano che siano più attendibili le indagini sulla vittimizzazione. Per diversi esperti la soluzione migliore sarebbe quella di confrontare diversi tipi di fonti, anche se a volte, il confronto potrebbe dar luogo a tendenze divergenti.

Le Monde chiarisce che le indagini cosiddette “sulla vittimizzazione” sono condotte da INSEE e ONDRP, che dal 2007 pubblicano annualmente un’analisi sul problema, basandosi sulle valutazioni effettuate su un campione rappresentativo della popolazione, il quale viene interrogato su possibili atti di violenza subiti nell’ultimo anno, a prescindere che essi siano stati denunciati o meno. E stando agli ultimi dati, ci sarebbero delle tendenze stabili o in calo. Secondo il quotidiano inoltre, il tasso di omicidi in Francia sarebbe nell’alta media europea, e non si tratterebbe invece del Paese europeo con il più alto tasso di omicidi come ha affermato Bruno Retailleau di LR. Xavier Bertrand, poi, ha parlato di “un’estate arancia meccanica”, e Le Monde ha voluto specificare che omicidi, violenze sessuali e furti sono certamente aumentati a partire dal mese di maggio, ma senza raggiungere livelli distintamente superiori a quelli osservati negli anni precedenti. In ogni caso, viene annotato il rialzo dei numeri di femminicidi per il 2019: infatti, secondo i dati del Ministero dell’Interno sono stati registrati 25 casi in più rispetto al 2018.

Sicuramente, l’evento che ha scosso maggiormente l’opinione pubblica francese è stato quello che ha avuto come protagonista un conducente di autobus a Bayonne. Philippe Monguillot, prossimo alla pensione, è stato ferito a morte da alcuni giovani dopo aver chiesto loro di mostrare i biglietti e di indossare le mascherine. Le Figaro descrive questo tragico episodio come un’azione da barbari che ha mostrato la ricomparsa della violenza clanica, la quale si accompagna all’avanzamento di una ideologia multiculturalista, e ciò si verifica nel momento in cui in certi territori – proprio come questo che viene definito popolare – si sviluppa il comunitarismo. Si instaura così in certi quartieri la logica della prova di virilità, una rinnovata aggressività dettata dalla protezione del gruppo razziale. Ecco perché, spiega l’attivista Houria Bouteldja, in tali comunità molto spesso accade che se una donna di colore viene violentata da un uomo bianco, deve denunciarlo, ma se la stessa viene violentata da un uomo di colore, deve tacere, perché deve proteggere il suo clan.

La rivista Marianne, parla invece di record di fallimento e silenzio delle autorità. Un profondo dissenso sull’operato dell’amministrazione anima questo pungente articolo, in cui si esprime un notevole aggravamento dello stato attuale delle cose, e dove atti violenti, che vengono sistematicamente raccontati dai media, sono seguiti da rassicurazioni dell’establishment che puntualmente finiscono per esaurire la fiducia dei cittadini e per mettere sotto accusa la giustizia stessa.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:

Peut-on dire qu’il y a de plus en plus de violences en France depuis trente ans ? disponibile su https://www.liberation.fr/checknews/2020/08/21/peut-on-dire-qu-il-y-a-de-plus-en-plus-de-violences-en-france-depuis-trente-ans_1797192, consultato il 18/09/2020

« Contre le crime et la violence, la France demeure plus que jamais une zone à défendre » disponibile su https://www.marianne.net/debattons/billets/contre-le-crime-et-la-violence-la-france-demeure-plus-que-jamais-une-zone-defendre, consultato il 18/09/2020

Agression d’un chauffeur de bus à Bayonne : « Le retour de la violence clanique » disponibile su https://www.lefigaro.fr/vox/societe/agression-d-un-chauffeur-de-bus-a-bayonne-le-retour-de-la-violence-clanique-20200708, consultato il 18/09/2020

Le vrai, le faux et l’invèrifiable du débat sur l’insécurité disponibile su https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2020/09/01/le-vrai-le-faux-et-l-inverifiable-du-debat-sur-l-insecurite_6050603_4355770.html, consultato il 18/09/2020

Un «ensauvagement de la société» ? Les études montrent, elles, une relative stabilité de la délinquence depuis quinze ans disponibile su https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2020/09/01/le-vrai-le-faux-et-l-inverifiable-du-debat-sur-l-insecurite_6050603_4355770.html, consultato il 18/09/2020

Why French Politicians Can’t Stop Talking About Crime, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/17/world/europe/france-crime.html, consultato il 19/09/2020