Sono Barbara Bartoli, ho 47
anni, sono di Trieste ma vivo a Roma. Ho una bambina di 8 anni che si chiama Maria
e sono felicemente sposata.
Sono un’esperta di
marketing e comunicazione, idealista e visionaria perché credo fermamente che ogni persona, azienda, associazione, istituzione
abbia il dovere di rendere il mondo un posto migliore.
IL MIO PERCORSO
Professionalmente non nasco come docente e non sono cresciuta nel mondo accademico, bensì ho sempre lavorato in diverse realtà nell’ambito del marketing e della comunicazione: prima nel digital advertising – Virgilio il primo portale italiano, correva l’anno 2000, poi nel mondo delle ricerche di mercato qualitative internazionali – Synovate Censydiam, oggi parte del gruppo Ipsos, poi in aziende multinazionali del largo consumo – Unilever, Algida), fino ad approdare in Amnesty International come Direttore Crescita e Innovazione.
Le mie esperienze, prima
nel mondo profit e poi nel mondo del non profit, mi hanno permesso di
raggiungere la consapevolezza che il
marketing e la comunicazione, lavorando sui bisogni delle persone, hanno una grande responsabilità etica,
quella non solo di generare profitto, ma anche quella di produrre sensibilizzazione, consapevolezza, cambiamento, impatto sulla
collettività per un futuro migliore.
Oggi sono una consulente
indipendente e mi occupo di Innovazione
e Brand Activism in una società che si chiama Purpose House.
Cosa faccio? Studiando i
trend, i bisogni delle persone e della società supporto
aziende, organizzazioni, associazioni per incentivarle
ad andare oltre mere logiche di business, individuando e lavorando sul proprio scopo sociale con
l’obiettivo di produrre azioni incentrate sul raggiungimento del bene comune, nel rispetto e nella promozione degli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, concordati dagli Stati membri delle Nazioni
Unite nell’ambito dell’Agenda Globale 2030.
UNINT PER ME
Sono docente del corso di International Brand Management che ha
l’obiettivo di formare gli studenti sulle logiche e sulle best
practices di marchi internazionali sia del mondo profit che del non profit
facendo intervenire esperti di settore e giornalisti.
Ho una modalità
d’interazione con gli studenti molto partecipativa: nelle mie lezioni racconto
esperienze vissute, casi e accadimenti aziendali sia di successo che di
fallimento.
Penso, infatti, che
concentrarsi solo su storie di successo possa creare distanza e
scoraggiare chi ti ascolta, per questo io racconto esperienze vissute, i miei
successi, ma anche i miei insuccessi. A volte sono soprattutto le difficoltà,
le sfide, gli errori a rimanere più impressi e vivi negli studenti. Quindi, raccontare
le dinamiche del mondo del lavoro, la gestione dei conflitti e l’importanza di
lavorare sulle soft skills e sull’assertività per raggiungere i propri obiettivi,
è un buon modo per guidare e ispirare i giovani.
Cosa chiedo a loro? Li invito a mettersi in gioco, a esporsi, a uscire dalla loro comfort zone, perché credo fortemente nel valore dell’apprendimento attraverso l’esperienza.
L’insegnamento alla UNINT significa avere modo di “GIVE BACK”, ovvero di restituire ai ragazzi, il significato e il valore del mondo lavorativo, le dinamiche interpersonali, le sfide a cui saranno esposti per prepararli ad essere professionisti di valore di domani.
IN COSA CREDO E SU COSA DEDICO TUTTA ME STESSA
Credo nelle persone, nelle
capacità e unicità individuali e nell’importanza di valorizzarle al meglio per
individuare il proprio scopo nella vita, il sogno da realizzare ed il percorso
da fare per raggiungerlo.
Gli studenti della UNINT,
ma anche di altre facoltà in cui insegno, sono didatticamente preparati,
concentrati e incentivati a dare il meglio di sé. Tuttavia, quando la domanda
si sposta dai risultati universitari al chi
voglio essere e cosa voglio diventare, emergono dubbi, paure, incertezze,
sfiducia nel sistema.
Quindi il lavoro che faccio,
all’interno del mio corso, è passare dal marketing del profit, al marketing
sociale fino ad arrivare al personal
branding & personal storytelling attraverso l’individuazione del proprio scopo.
Per portare avanti
quest’obiettivo, a fine corso, oltre al project work, invito gli
studenti a partecipare ad un workshop dal titolo IO SONO, IO POSSO.
È una lezione esperienziale di #PERSONALBRANDING che unisce la meditazione kundalini alla scrittura creativa finalizzata allo storytelling personale grazie all’individuazione del proprio scopo, il #personalpurpose.
L’output della sessione viene, poi, usato per arricchire di unicità e purpose il profilo LINKEDIN, perché le aziende, oggi, non cercano solo brillanti studenti, ma persone con sogni e ambizioni capaci di cambiare il mondo.
Curioso/a? Il prossimo workshop IO SONO IO POSSO sarà venerdì 24 aprile alle ore 15.00.
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
“La nostalgia non so cosa sia, però a volte la sento, e mi piace provarla,per ciò che è stato e per i propositi che hanno avuto la possibilità di diventare realtà.”
Sono versi di Luis Sepúlveda, scrittore e poeta cileno
scomparso il 16 aprile 2020 dopo aver contratto il Covid-19.
La nostalgia è forse una, fra le tante insidiose sfide
che questa drammatica situazione mondiale ci costringe ad affrontare.
La nostalgia per i progetti in programma e andati
perduti, nostalgia per le persone amate che non possiamo vedere, la nostalgia
per la tanto amata e agognata libertà a cui abbiamo dovuto rinunciare.
Luis Sepúlveda ci lascia in eredità pagine e pagine di
messaggi pieni di speranza, e di “chiavi” per affrontare le necessità della
vita, anche quando insidiosa.
«Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più
importante» miagolò Zorba. «Ah sì? E cosa ha capito?» chiese l’umano. «Che vola
solo chi osa farlo».
Sara Nardi
In Mozambico durante la
domenica di Pasqua i contagi confermati sono saliti a 21. Di questi 21 casi 13
sono stati contratti localmente e 8, invece, sono stati importati. Proprio per
questo motivo il Governo del Mozambico sta provvedendo a rinforzare il sistema
di controllo e di vigilanza soprattutto intorno ai propri confini. La finalità,
ovviamente, è quella di ridurre la possibilità di eventuali nuovi contagi
causati da persone che non sono del territorio. Oltre ai casi accertati ci sono
quelli sospetti che, per sicurezza, si vedono costretti all’isolamento
domiciliare. La situazione di emergenza viene però tristemente sottovalutata
dai mozambicani che ignorano le norme preventive da seguire. Probabilmente
questo atteggiamento è dato dal fatto che (fortunatamente) all’interno del
Paese non è stato registrato ancora alcun decesso. Il Ministero della Salute
non nasconde però i propri timori e cerca di sensibilizzare i cittadini
invitandoli quanto meno a lavarsi frequentemente le mani, a mantenere la dovuta
distanza e ad usare la mascherina. A proposito di mascherine! Una bellissima iniziativa è stata proposta e avviata
dalla società Cornelder de Moçambique che sta investendo sulla produzione di
mascherine tramite il progetto “Juntos
Contra a COVID-19” (Uniti contro il Covid-19). Il progetto ha vita anche
grazie al supporto di associazioni senza scopi di lucro che hanno come matrice
lavorativa proprio l’ambito sartoriale. La creazione di queste mascherine segue
le raccomandazioni dettate dall’OMS e dai vari decreti promulgati dal Governo
durante lo stato di emergenza; la finalità è quella di garantire agli ospedali
(e non solo) le adeguate protezioni in caso di espansione del Covid-19
all’interno del Paese. Jan de Vries (amministratore delegato della Cornelde) dichiara
che l’anima del progetto è di carattere preventivo e che l’intenzione è quella
di trovarsi pronti e adeguatamente attrezzati per affrontare un eventuale
aggravamento della situazione. Durante la presentazione pubblica del suo
progetto, Jan de Vries conclude dicendo: “…tramite il trascorso dei Paesi
esteri abbiamo visto che è tutta una questione di tempo e, per questo, dobbiamo
giocare d’anticipo e dare un taglio netto a questa catena di propagazione ancor
prima che inizi. Il progetto nasce pensando a quelle persone che, per motivi
lavorativi, entrano obbligatoriamente a contatto con più persone”. Come se
tutto questo non fosse sufficiente, la Cornelder de Moçambique ha inoltre
fornito cisterne d’acqua pulita, bendaggi e attrezzature varie all’Ospedale
Centrale di Beira.
Beatrice De Luca
In Australia
il governo prepara un’App dal nome TraceTogether sulla base di quella
usata a Singapore che permetterà di tracciare gli spostamenti tramite GPS e
Bluetooth, segnalando eventuali infetti. Il governo cerca il consenso degli
australiani in questo ulteriore sforzo contro il Covid-19, perché per
funzionare l’App necessita della partecipazione di almeno il 40% della
popolazione. In Australia Occidentale è stato somministrato il vaccino anti
tubercolosi a 2000 lavoratori in prima linea per vedere se ha effetti positivi
contro il virus, mentre un nuovo vaccino creato dalla compagnia americana Novavax
verrà provato a Brisbane e Melbourne da metà maggio. Terminate le vacanze di
Pasqua, non sono ancora chiare le direttive sulle scuole. Il governo insiste
sull’importanza di mantenerle aperte mentre i singoli stati vogliono la
chiusura e l’istruzione a distanza.
Nella Repubblica d’Irlanda il primo caso di
Covid-19 è arrivato il 29 febbraio. A quanto pare, l’ammalato rientrava da un
viaggio nel nord Italia. Il 20 marzo, dopo sole 3 settimane, il virus era già
presente in tutte le 26 contee e ad oggi il Dipartimento della Salute conta un
totale di 14,635 contagiati e 584 decessi. L’aumento dei contagi ha comportato misure
drastiche, tra cui il distanziamento sociale, che hanno profondamente
influenzato ogni aspetto della società, in particolare la didattica. Il primo
ministro Arlene Foster annuncia il lockdown fino al 9 maggio. Nel
frattempo, nel Regno Unito diventa virale un video che sottolinea il
ruolo dei lavoratori extracomunitari in prima linea nell’emergenza Covid-19.
“Adesso ci applaudite” è il titolo del video, dove l’illustratore Darren James
Smith chiede alla popolazione di continuare ad avere rispetto delle minoranze
una volta che tutto sarà finito: “Non dite a casa vostra. Non dite andate via. Ora
sapete come ci si sente a vivere nella paura, quando la casa è una prigione.”
In Canada, il congelamento dei
finanziamenti statunitensi all’OMS genera delusione. Il Premier Trudeau evita
di pronunciarsi, mentre l’opposizione accenna a possibili conflitti d’interesse
fra l’OMS e la Cina. La priorità del governo rimane la lotta all’epidemia. Si
estendono i fondi del Canadian Emergency Response Benefit ai cittadini a
basso reddito. Intanto, gli operatori sanitari annunciano una diminuzione delle
infezioni, ma esortano a “mitigare l’ottimismo con la cautela”.
Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump accusa
l’OMS di non aver saputo gestire la situazione insabbiando le modalità di
trasmissione del virus. Tale decisione ha causato molto dissenso: Bill Gates ha
dichiarato in un tweet che tagliare i fondi all’associazione durante
un’emergenza sanitaria globale è molto pericoloso. In California, un gruppo di
bambini della scuola elementare Glorietta ha deciso di creare un
giornale chiamato “Third Grade Lockdown News” in modo da poter stare
insieme, apprendere e informare gli altri alunni della scuola su quello che sta
accadendo nel paese.
Un silenzio assordante riecheggiava nelle strade della Spagna finché, il 15 aprile, il premier Sánchez ha deciso di fare
un passo avanti e riaprire un settore della produzione del paese. Nel contempo,
il governo si impegna a distribuire 10 milioni di mascherine alla popolazione
rifornendo le farmacie in seguito alle numerose lamentele sulla mancanza di
quest’ultime. Inizia la seconda fase: quella dello “scongelamento” dopo un
lungo periodo di ibernazione decretato da poco più di un mese. Una svolta
positiva: la crescita quotidiana di casi positivi al Covid-19 sta diminuendo
sensibilmente, da un’iniziale crescita giornaliera oltre il 42% ad un 3%. La
Spagna resta comunque il secondo paese più colpito dal virus, la sola capitale
registra oggi 49.000 positivi e 6.700 vittime che straziano un paese che sfiora
i 19.000 casi. La popolazione continua a farsi coraggio sostenendo medici ed
infermieri in prima linea: nessuno manca l’appuntamento delle 20:00 per
applaudirli e ringraziarli sui balconi. Questo mercoledì il governo e le
comunità autonome hanno concordato la possibilità di riaprire le scuole a
scaglioni nelle diverse regioni nel mese di maggio; Madrid prevede un programma
facoltativo nel mese di giugno che va incontro agli studenti più volenterosi e
che punta ad attivare un piano di potenziamento senza andare avanti con il
programma ministeriale.
In Argentina il Ministro della
salute dichiara 2.443 casi di contagio e 109 vittime. Il paese non è stato
colpito in forma violenta, nonostante ciò, si scavano fosse per le eventuali
vittime del Covid-19 poiché si teme una forte diffusione del virus. Il Ministro
della salute, Ginés González García, ha annunciato che la crisi vera e propria
si raggiungerà circa a metà maggio, intanto si provvede all’acquisto di 9.000
respiratori mentre solo il 50% degli 8.500 posti di terapia intensiva risultano
già occupati.
A Cuba i contagiati salgono a
814 mentre si registrano 24 vittime, la situazione sembra quindi mantenuta
sotto controllo; i guariti sono 151. Persistono aspre misure di contenimento,
Cuba è ferma ma questo non le impedisce di inviare preziosi aiuti ai paesi più
in difficoltà.
Il numero dei decessi in Venezuela
sfiora le 10 persone, sono 9, ad oggi, le morti causate dal virus, 197 i
contagiati e 111 i guariti. Il paese ha ricevuto 45 tonnellate di aiuti
umanitari da parte del Comitato internazionale della Croce Rossa. Il presidente
Nicolás Maduro ha annunciato il prolungamento dello stato di emergenza di altri
30 giorni.
Francesca Vannoni
In Francia il giornale Le
Monde riporta il quarto discorso di Emmanuel Macron alla nazione,
dall’inizio dell’epidemia, durante il quale il presidente cita Bergamo tra le
aree più colpite dal Covid-19 e annuncia che a partire dall’11 maggio asili,
scuole elementari, medie e superiori riapriranno progressivamente. Resta invece
ancora fermo il cantiere per la ricostruzione di Notre-Dame. L’emittente Franceinfo ricorda il triste
anniversario del rogo del simbolo di Parigi, che tuttavia, in piena emergenza
coronavirus, continua a “vivere” grazie ai video pubblicati dall’associazione
Casa e dalle sue guide volontarie della cattedrale.
Il 15 aprile il Belgio ha aggiornato le misure di
contenimento, prolungando la quarantena fino al 3 maggio, pur garantendo la
ripresa delle attività edilizie e la riapertura dei negozi di bricolage dal
prossimo lunedì. Sul fronte educativo sono stati decretati l’annullamento degli
esami finali per tutte le scuole di ogni ordine e grado oltre alla sospensione
del test d’ingresso per le facoltà di medicina e odontoiatria. Ad oggi, visto
il timore da parte dei sindacati di una ripresa prematura delle attività
scolastiche, non sono ancora state rilasciate date certe circa una prossima
riapertura delle scuole.
In Svizzera, il governo dichiara che il picco è stato superato: il
Parlamento prevede riaperture
graduali, strutturate in 3 fasi. La quarantena
ha portato miglioramenti ambientali, il partito dei Verdi richiede misure
eco-sostenibili dopo la pandemia. Le residenze per disabili sono in crisi: gli educatori hanno dovuti improvvisarsi
infermieri e riorganizzare le attività giornaliere. La Catena della Solidarietà lancia
la giornata della solidarietà: donazioni ogni giovedì per sostenere le persone bisognose. Il
Politecnico di Losanna ha rimandato gli esami ad agosto per aiutare gli
studenti.
In tutta l’Africa si assiste ad una corsa sfrenata nelle farmacie
per l’acquisto di clorochina. L’annuncio che questo antimalarico potrebbe
curare i pazienti affetti da Covid-19 ha creato un aumento della domanda. Gli
esperti sono preoccupati per questa frenesia popolare e temono il peggio.
Episodi di automedicazione si sono verificati in diversi paesi del continente,
dove è possibile acquistare il farmaco anche senza ricetta. Questa pratica
“potrebbe essere fatale in caso di sovradosaggio” afferma A. Desclaux, medico e
antropologa dell’istituto senegalese di ricerca per lo sviluppo (IRD).
Quanto al Canada,in seguito alla circolazione di mascherine
N95 “fraudolente e non omologate” vendute online o nei negozi,
il ministero federale e la sanità canadese stanno prendendo provvedimenti per
far ritirare questi prodotti dalla vendita. N95 sta per la quantità di
particelle virali molto fini, almeno il 95%, che il respiratore riesce a
bloccare. Nel frattempo, in Québec, medici e infermieri sono chiamati
all’azione in varie case di riposo e in poche ore dall’appello del presidente,
1100 medici specialisti hanno offerto la propria professionalità in favore
della popolazione quebecchese.
Negli ultimi
giorni, in Germania, si stavano avanzando ipotesi sulle possibili
riaperture per far ripartire l’economia del Paese. La conferenza stampa di
Angela Merkel ha però fatto emergere decisioni ben diverse da quelle sperate
dalla maggior parte dei tedeschi che si aspettavano di poter di nuovo circolare
con restrizioni meno rigide. Le misure di sicurezza fino ad ora in vigore, sono
infatti state prolungate fino al 3 maggio, esattamente come in Italia. La
cancelliera Merkel parla infatti di risultati positivi ottenuti grazie alle
restrizioni ma ancora troppo fragili.
Si cominciano
però ad intravedere i primi segnali che permetteranno, almeno in parte, di
tornare alla normalità. A partire da lunedì 20 aprile, i negozi con un’area
massima di 800 mq saranno in grado di riaprire rispettando le distanze di
sicurezza ed evitando code troppo lunghe fuori dagli esercizi commerciali. È
permessa inoltre la riapertura per negozi che superano gli 800 mq se si tratta
di filiali auto, librerie e negozi di biciclette.
Pareri
contrastanti ci sono invece sulla riapertura delle scuole che dipende dalle
decisioni di ogni singolo Bundesland. Per il prossimo giovedì è prevista
la riapertura delle scuole superiori, ma solo per i maturandi, nella Renania
settentionale-Vestfalia, dove la presenza in classe sarà facoltativa e
dipenderà dalla decisione personale di ogni studente. La maggior parte di essi
però, è già d’accordo sul fatto di voler continuare la preparazione agli esami
da casa e online.
A partire dal 4
maggio, si pensa di permettere il ritorno in classe ai bambini delle scuole
primarie ma con diverse misure di sicurezza e scaglionando gli orari di lezioni
con dei turni per evitare aule affollate. Ci sono notizie positive anche per i
genitori che, tornando al lavoro, potranno man mano riportare i bambini negli
asili e asili nido anche se non è ancora chiaro come, in questa situazione, si
possano forzare i bambini a rispettare le distanze di sicurezza.
Un fatto che nel
Paese ha creato non poco scalpore negli ultimi giorni riguarda la situazione
negli zoo tedeschi. La Germania risulta essere uno dei paesi con più giardini
zoologici al mondo e l’emergenza da Covid-19 sta creando situazioni drammatiche
negli zoo tedeschi chiusi da settimane, dove i gestori non sono più in grado di
mantenere tutti gli animali e si sta pensando all’uccisione di alcuni di loro.
L’ultimo caso che ha provocato proteste sul web riguarda un orso polare,
salvato grazie alle donazioni di coloro che si erano battuti per evitare la sua
uccisione.
La Germania non è però l’unico paese che si sta preparando alla riapertura. L’Austria è infatti uno dei primi paesi a riaprire le attività. Già a partire dal 14 aprile molti negozi sono stati riaperti e i casi di Covid-19 rimangono stabili e anzi continuano a diminuire.
Jasmin Pick
Anche la penisola arabica si trova a dover fronteggiare la dilagante
pandemia, ma il Qatar è forse il paese più preparato, sia in termini di
scorte alimentari e servizi medici, sia in termini di esperienza. Infatti, il
Paese sta mettendo in atto tecniche all’avanguardia sulla base di esperienze
di altri paesi, come Singapore e Corea del Sud.
‘Precaution’ è il
nome della nuova applicazione in grado di potenziare gli sforzi per combattere
il Coronavirus.
Sua Eccellenza, la Sig.ra Lolwah Al-Khater, viceministro degli Affari
Esteri e portavoce del Comitato Supremo per la gestione delle crisi, ha
affermato a ‘A Special Talk’, un programma televisivo arabo, che l’applicazione ‘Precaution’ ha un solo obiettivo: accelerare l’identificazione
delle catene di transizione del virus. Tale app rileva i casi di infezione
positiva al virus, monitorando tutti i luoghi in cui la persona contagiata si è
recata e le persone con cui è venuta a contatto. Automaticamente, l’app invia dei
messaggi speciali a queste persone, avvertendole di possibili contatti con
soggetti colpiti da Covid-19, e della priorità di ottenere un test medico.
In ultima analisi, a causa della grande preoccupazione in merito alla
privacy dell’utente nell’utilizzo di tale app, Al-Khater ha più volte ribadito che
‘Precaution’ sarà presto
attivata garantendo il totale rispetto della privacy, poiché le informazioni
degli utenti saranno disponibili ai soli team medici.
Un altro Paese che ha risposto rapidamente all’epidemia è stato l’Oman, e l’Oxford Business
Group, un’azienda di ricerca inglese, lo conferma. Infatti, dopo
aver registrato i primi due casi di Covid-19 relativi a cittadini di ritorno
dall’Iran, le
autorità hanno sospeso i voli da lì provenienti e hanno adottato importanti misure
restrittive riguardo agli ingressi nel Paese e allo spostamento dei cittadini.
Sono inoltre stati sospesi l’ingresso di navi turistiche e il rilascio di visti
turistici, nonostante l’immediato impatto economico nel settore turistico.
Nonostante le difficoltà attuali, molti
imprenditori stanno valutando le nuove opportunità emergenti dalla crisi, tra
cui lo sviluppo del settore tecnologico delle telecomunicazioni. Inoltre molte
aziende stanno approfittando della riduzione dei costi dovuta al lavoro a distanza;
pertanto, è emersa la possibilità che ciò continui anche dopo l’emergenza.
Lo svolgimento di attività commerciali online
potrebbe velocizzare il processo di digitalizzazione, e questo è uno dei
principali obiettivi di Vision 2040, il piano di sviluppo a lungo termine del
Paese. Tra queste attività, si distingue la piattaforma ‘Bahar’ dell’Oman Technology Fund per l’acquisto di pesce
da remoto per il commercio all’ingrosso di prodotti ittici; inoltre, il
programma ‘Bahar Plus‘ consentirà la vendita al dettaglio in modo da aiutare
tutti a ‘rimanere a casa’.
Anna Parmegiani,
Chiara Riccardi, Dinella Vella
In Russia Maria Vladimirovna Zakharova, Direttrice del Dipartimento
Informazione e Stampa del Ministero degli Affari Esteri, ha espresso il suo
pensiero riguardo il rimpatrio dei cittadini russi che si trovano all’estero.
Ella ha affermato che in questo momento la maggior parte dei russi che si
trovano in Tailandia, India e Indonesia hanno presentato richiesta di
rimpatrio. “Ci sono comunque altri paesi in cui si trovano gruppi da diverse
centinaia a migliaia di persone che vorrebbero rientrare in Russia ad ogni
costo” queste sono le sue dichiarazioni per il canale televisivo “Star”.
La Direttrice ha parlato anche delle difficoltà di uffici e ambasciate
connesse alla gestione del lockdown nel Paese, delle misure d’emergenza e
denuncia che non vi è una collaborazione compatta da parte dei cittadini. Il
Governo ha stabilito che i cittadini russi rimasti bloccati all’estero non
aventi possibilità di rimpatrio riceveranno assistenza economica e già il 9
aprile Maria Zakharova aveva dichiarato che circa 4 mila russi stessero
beneficiando degli aiuti predisposti.
Per quanto riguarda l’estero, il Cremlino ha apprezzato il fatto che il
Presidente Trump in una dichiarazione abbia affermato che gli Stati Uniti sono
pronti ad aiutare la Russia inviando apparecchi di ventilazione meccanica. Il
portavoce del presidente Putin Dmitry Peskov ha espresso la sua gratitudine
dichiarando: “Questa è un’affermazione molto gentile e positiva da parte sua
e, di fatto, di questa sua volontà Trump aveva già parlato con Putin in un
recente colloquio telefonico”.
Per ciò che concerne la religione, la Russia ortodossa si prepara a vivere
le festività pasquali nel rispetto dei divieti volti a fronteggiare l’epidemia
di COVID-19.
A tale proposito la rete televisiva ufficiale della Chiesa Ortodossa Spas
ha organizzato una fitta programmazione per la Settimana Santa.
I servizi mattutini e serali saranno trasmessi sul canale a partire da
Giovedì Santo.
Il 18 aprile, Sabato Santo, alla fine della Divina Liturgia, inizierà
l’annuale maratona televisiva durante la quale interverranno i rappresentanti
religiosi collegati da varie regioni del mondo ortodosso. Alle 23.30 inizierà
la trasmissione in diretta dalla Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca del
festoso servizio pasquale.
La domenica della Resurrezione, il 19 aprile, Spas trasmetterà il
ciclo di documentari “Mondo Ortodosso” un progetto in 12 episodi girato in
molti paesi ed in diversi continenti che racconta di persone ortodosse unite da
una fede comune, nonché di santuari e meraviglie delle chiese ortodosse.
Boris Korchevnikov, direttore generale di Spas TV Channel, ha
osservato: “La situazione attuale influirà sulla trasmissione, ma in
minima parte – la quarantena non ci permetterà di realizzare un evento
televisivo della stessa scala di quelli precedenti, ma non sarà in grado di
sminuire l’importanza della Pasqua – ed eccolo qui, anche con trucchi
televisivi e contenuti “in lontananza” il tutto verrà trasmesso
comunque.”
Clarissa Giacomini, Angela Doria
75 GIORNI DOPO.
Dopo più di due
mesi di lockdown totale, in Cina vengono riaperte gradualmente le
attività commerciali, i trasporti e le università. Soprattutto, a Wuhan,
famigerato focolaio dell’epidemia, la vita quotidiana delle persone e dei
lavoratori, sembra sempre più normalizzata, con eccezione di alcune attività
commerciali che faticano a riacquistare quella dinamicità di prima.
A Pechino,
proprio nella data di ieri, Sina news ci ha riportato il caso di uno studente
di nazionalità cinese proveniente da Miami, il quale dopo il suo ritorno nella
madrepatria prima del blocco totale dei voli internazionali, ha accusato
sintomi sospetti come: tosse grassa, rinite (una grave infiammazione della
mucosa nasale) e altri sintomi che fanno pensare al peggio. Non a caso, dopo un
tampone effettuato sullo studente, senza ombra di dubbio, il test ha confermato
la sua positività al covid-19. “Poiché si tratta di un virus completamente
nuovo, non sappiamo in realtà quali sono le cause effettive. Ci sono molti che
hanno sintomi pregressi e che spesso li nascondono, o magari altri che non si
accorgono in tempo e presentano già uno stadio avanzato, e risulta troppo tardi
per intervenire”, queste sono le parole pronunciate da Pang Xinghuo,
vicedirettore del centro prevenzione delle malattie della città di Pechino.
Concludendo il suo discorso, lei stessa ha affermato: “Se non riusciamo a
capire chi siano gli asintomatici e se non ci accorgiamo in tempo di chi
presenta sintomi sospetti, il virus sarà una sfida sempre più difficile da
affrontare”.
In vista di
questa enorme sfida, che non solo la Cina, ma il mondo intero è chiamato ad
affrontare, la possibilità della creazione di un vaccino sembra essere confermata.
In base alle
notizie di 新闻联播节目 e di Sina news,
la Cina ha avviato la sperimentazione per il vaccino, raccogliendo più di 200
persone volontarie. “È un passo molto importante rispetto al primo “gradino”
che abbiamo dovuto affrontare” afferma Chen Wei, membro della commissione
scientifica militare. La stessa afferma che il vaccino servirà soprattutto a
proteggere soprattutto chi è al di sopra della soglia dei 60 anni d’età.
Per assicurarsi
la riuscita del vaccino, lo stesso centro ha avviato diverse sperimentazioni volte
a migliorare la qualità delle cure, ovvero le sostanze presenti al suo interno.
Chen Wei ha affermato che utilizzeranno una parte modificata dell’adenovirus
come vettore, in maniera tale da formare il gene S. Quest’ultimo potrebbe
potenziare ulteriormente il sistema immunitario in modo tale da rendere più facilmente
isolabile il virus al momento della cura.
风雨同舟、守望相助, 共担风雨、共克时艰: “In questa tempesta siamo tutti nella stessa barca,
solo aiutandoci reciprocamente, possiamo superare ogni difficoltà” è questo
il motto dell’ASEAN. Il premier Li Keqiang, ha affermato: “nessun paese è solo,
e soprattutto nessuno dovrebbe agire singolarmente”. E ancor più importante:
“con la nostra cooperazione economica, riusciremo sicuramente a mandare un
segnale al mondo intero, di come la Cina e i paesi asiatici riusciranno a
conquistare la vittoria finale sull’epidemia”.
Barr, S.
(15/04/2020) “You clap for me now: video
highlights role of black and minority ethnic key workers during coronavirus
pandemic”. Independent.co.uk
Chase, S., Carbert, M. and York, G. (2020).
“Canada ‘disappointed’ in U.S. move to freeze funding for World Health
Organization”. The Globe and Mail.
Staff and Wires. (2020). “The latest on the
coronavirus: Trump looks to ease restrictions at Canada-U.S. border; B.C.
looking at gradually reopening province”. The
Globe and Mail.
Dickson, J. (2020). “Theresa Tam says
reason for ‘cautious optimism’ as epidemic growth rate slows”. The Globe and Mail.
I COLOSSI
SOSTENGONO GLI OSPEDALI E LA MODA SI REINVENTA
Una domanda che tutti si pongono in
questo momento di estrema difficoltà, dove le abitudini che fanno parte della
nostra vita stanno cambiando segnalando importanti conseguenze sulla potenza
che ha spinto fino ad oggi il motore dell’economia è: che impatto avrà sulla moda e come stanno reagendo le più famose Maison?
Questo nuovo virus chiamato “Covid-19” è
entrato prepotentemente nella vita di tutti, senza escludere nessuno, avvolgendo
come un tornado, invadendo e oscurando come una nube, tutto ciò che ci
circonda.
La moda, la più alta forma d’arte in tutte le sue sfaccettature, che vede l’Italia come protagonista indiscussa su
tutte le passerelle del mondo, ha fatto e fa ancora sognare, sorprendendoci
sempre di più con tessuti preziosi, con l’Alta Moda e con l’eleganza delle sue modelle che
assomigliano alle inimmaginabili Dee scese dall’olimpo.
La Moda non può fermarsi e non deve
fermarsi. Si trasforma e questa volta non lo fa creando meravigliosi capi d’abbigliamento ma in qualcosa di
inaspettato; capisce il problema di fondo e come per osmosi, assume la forma
più calzante per risolvere e aiutare ciò che è prioritario in questa situazione,
procedendo con il lustro e l’eleganza che la rende da sempre protagonista e
unica. Inverte la rotta, come fanno le leggiadre indossatrici che alla fine del
Catwalk ruotano su sé stesse elegantemente, per mostrare tutta la loro bellezza,
indossando capi unici e pregiati. Un momento atteso da tutti e che rimane
impresso nelle nostre menti, come in fermo immagine.
La moda scende in campo e lo fa
sostenendo, donando e reinventandosi. Lo
fa cominciando dai colossi come LVMH Group, multinazionale che raggruppa
circa 76 marchi del settore moda, che si è fatto avanti donando, nei giorni
scorsi, 2 milioni di euro alla Croce Rossa cinese. Il gruppo Kering, che
riunisce marchi come Gucci, Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga,
Stella McCartney e Alexander McQueen, ha donato 983 mila euro e L’Oréal, altri 655 mila
euro: tutte donazioni destinate all’acquisto di forniture mediche come
mascherine, occhiali e indumenti protettivi.
Estée Lauder ha donato circa 29.0264 mila euro,
mentre Shiseido 127 mila euro. Il marchio di abbigliamento Manila Grace ha invece deciso di sostenere la ricerca del Dipartimento
di Malattie Infettive dell’ASST FBF dell’Ospedale Sacco di Milano, devolvendo 5 euro per ogni
scontrino emesso nel mese di marzo.
Il gruppo Armani, a sua volta, hadonato 1 milione e 250 mila euro agli ospedali“Luigi Sacco”, San
Raffaele, Istituto dei Tumori di Milano, Spallanzani di Roma e a supporto
dell’attività della protezione civile; inoltre “Re Giorgio” (Armani ndr) ha
deciso di riconvertire la produzione dei suoi stabilimenti per confezionare
camici monouso, destinati alla protezione del personale sanitario impegnato
negli ospedali e nella lotta al Covid-19. Per l’uomo più pragmatico della moda
continuare a far moda vuol dire trovare soluzioni diverse ed è tempo di dover identificare ciò che è veramente necessario in questo
momento. Prada ha convertito la produzione per
aiutare gli ospedali avviando la fabbricazione di 80.000 camici e 110.000
mascherine da destinare al personale sanitario. Camici e mascherine sono stati
prodotti internamente, presso l’unico stabilimento del
Gruppo – Prada Montone (Perugia) rimasto operativo per questo scopo e da una
rete di fornitori esterni sul territorio italiano. Bulgari, che dopo aver
fatto un’importante donazione all’ospedale Spallanzani per l’acquisto di un
nuovo microscopio 3D ad alta definizione indispensabile per la ricerca, ha
deciso di produrre insieme al suo storico partner di fragranze, ICR (Industrie Cosmetiche Riunite, Lodi), migliaia di
flaconi di gel disinfettante per le mani, da fornire in via prioritaria a tutte
le strutture mediche. Gucci ha risposto all’appello della regione Toscana per la
produzione di mascherine e camici per il personale sanitario, così come il gruppo Miroglio, attivo da 70 anni nell’abbigliamento, ha scelto di
riconvertire la sua produzione industriale e ha avviato la produzione di
mascherine chirurgiche in cotone idrorepellente ed elastan, lavabili e
riutilizzabili una decina di volte; anche H&M e tanti altri diventano alleati potenti contro il “Coronavirus”. Tutti uniti, per condurre per mano, abbracciando,
seppur virtualmente ma con concretezza e soprattutto fattivamente, questo
pianeta che combatte un male impercettibile ma feroce.
Tutto questo, rappresenta il lato più profondo della gigante macchina della moda, quella che si trasforma come per magia e ci regala anche nella sofferenza, l’eleganza, l’arte e la maestria. E infine che dire, non è da tutti indossare camici griffati Armani, mascherine Gucci e utilizzare disinfettanti Bulgari. Oltre alla loro indispensabile utilità, esprimono un fascino unico e indiscusso.
« La mode n’est pas quelque chose qui existe uniquement dans les vêtements. La mode est dans l’air, portée par le vent. On la devine. La mode est dans le ciel, dans la rue ». (Coco Chanel)
Cari lettori, dalla famosa citazione di Coco Chanel, si evince che la moda si presenta come un fatto sociale, una chiave di lettura per capire i vari comportamenti e aspirazioni delle singole Società. La moda non è qualcosa che esiste solo negli abiti: la moda è nell’aria, per le strade, deve avere a che fare con delle idee, con il mondo in cui viviamo e con quello che succede. Viviamo circondati di tendenze che illustrano il nostro tempo e così la moda viene percepita come uno stile di vita. Si parla di moda del mangiare, del bere, del vestire, delle vacanze, del ballare, della musica, di quella letteraria e artistica. La moda è diventata un fattore universale definisce uno status symbol e rispecchia l’atteggiamento della collettività, inoltre risulta influenzata dai comportamenti predominanti in un determinato periodo storico.
La moda è anche business, lavoro e imprenditoria, da sempre implicata inuno scenario che fa da sfondo al modo di fare, di agire ed esprime il termometro del costume sociale e politico. Imprenditori e manager del settore devono confrontarsi con i diversi elementi, fattori, cause e motivi che in maniera determinante condizionano lo scenario della moda e del lifestyle.
Avallando questo punto di vista, la moda continuerà a essere condizionata dalla Politica e si adatterà ai numerosi principi, ideali ed esigenze che circondano le varie consuetudini, tradizioni, contrattempi e novità, motivo per il quale nasce, nel blog della UNINT #unintblog, la rubrica #luxurymoments che racconterà e riferirà notizie, confidenze, segreti e rivelazioni sul mondo della Moda & del Lifestyle, rubrica desiderata da alcuni studenti del corso in Terminologia della Moda e dell’Enogastronomia. #luxurymoments raggrupperà i suoi argomenti in 4 hashtag #luxuryjuice che svelerà le storie di moda e di stile; #charm che unirà i segreti della bellezza al benessere; #destinationgems farà sognare con viaggi, vacanze ed eventi e infine non potrà mancare il #glamytaste che scoprirà i segreti dello stare a Tavola associato ad alcune ricette Internazionali.
Non esitate a scoperchiare #luxurymoments, a condividere le vostre visioni e i vostri pareri. Siete i benvenuti… Share your #luxurymoments #unintblog #unint
#MondayAbroad: se chiudo gli occhi sono a… Siviglia!
“A
Siviglia non s’invecchia. È una città in cui si sfuma la vita in un sorriso
continuo, senz’altro pensiero che di godersi il bel cielo, le belle casine, i
giardinetti voluttuosi.” – Edmondo De Amicis
Quando
ho chiesto ad Alessandra di raccontarmi la sua esperienza a Siviglia, ho notato
subito una grande allegria con un pizzico di malinconia nei suoi occhi:
Siviglia innamora, il suo fascino è famoso e senza eguali.
L’Alcázar è sicuramente il monumento che più l’ha affascinata: per chi non lo sapesse, l’alcázar (parola con origini arabe che significa letteralmente “palazzo”) è un palazzo reale edificato durante il dominio arabo ed è uno dei migliori esempi di architettura mudéjar, stile sviluppatosi durante il regno cristiano della Spagna, ma con non poche influenze architetturali islamiche. “Non è tanto quello che c’è dentro… quello che mi ha colpito di più è stato il giardino, dove passerei intere giornate, e la cura per i dettagli presenti sui muri e sulle colonnine… solo a pensare a quanta pazienza nei lavori! Per non parlare del Cuarto Real Alto, la residenza estiva dei reali di Spagna… che effetto stare negli alloggi del re!”
Per
gli appassionati: in questo palazzo hanno girato anche qualche scena de “Il
Trono di Spade”! 🙂
La chiacchierata si è poi spostata sul cibo (era l’ora di pranzo, sarebbe stato impossibile non cadere su quest’argomento eheh): il Flamenquín (un rotolo di prosciutto e formaggio tipico di Cordoba, a un’ora di distanza da Siviglia più o meno) e le varie crocchette (di patate, di prosciutto e formaggio ecc.) sono ciò che le papille gustative di Alessandra hanno più apprezzato.
“Secondo
te, è giusto tornare dove si è stati bene?”
“Secondo
me, si presentano sempre nuove occasioni e attività: tornando a Siviglia, per
esempio, sono riuscita a fare il tour dei tetti della Cattedrale: da lì si vede
tutta la città e vale proprio la pena. Per questo penso che sia stato
meraviglioso tornare.”
Infine, ho chiesto ad Alessandra che cosa la città le avesse lasciato: “Siviglia mi ha lasciato un senso di libertà che non ho mai provato a Roma. Passeggiare lungo le sue vie, respirare la sua aria pulita e pura, immergermi nei suoi colori, veder i sorrisi e l’allegria dei suoi abitanti… Siviglia e la sua libertà di espressione rimarrà sempre un grande insegnamento e io non smetterò mai di ringraziarla per questo.”
Dopo
aver pronunciato questa celebre espressione, Jurij Gagarin decollò dalla base
spaziale di Bajkonur, in Kazakhstan, a bordo della navicella spaziale Vostok 1.
Destinazione? Le orbite terrestri. Era il 12 aprile del 1961 e l’umanità
intera, quel giorno, fu testimone di un evento epocale: per la prima volta
nella Storia, i confini terresti venivano lasciati alle spalle, fino a
diventare sempre più piccoli e lontani alla vista. Una nuova prospettiva si
apriva all’uomo: lo Spazio, oltre un singolo pianeta, sempre verso un orizzonte
costantemente da definire.
La
navicella rimase in orbita terrestre per 108 minuti, completando un’orbita
ellittica intorno alla Terra e raggiungendo un’altitudine massima di 302 km e una minima di 175 km, viaggiando a una velocità
di 27.400 km/h.
Durante il volo, Gagarin venne promosso a pilota di prima
classe con il grado di maggiore, il tutto mediante un ordine speciale.
«Il
cielo è molto nero, la Terra è azzurra. Si vede tutto molto chiaramente»
Non
arrivò sulla Luna, Gagarin: a quello ci avrebbero pensato i colleghi statunitensi
Edwin “Buzz” Aldrin e Neil Armstrong, otto anni più tardi, ma la missione fu un
trionfo per il programma spaziale sovietico e il governo di Nikita Kruscëv,
lieto di aver superato gli USA nella corsa allo Spazio (almeno per il momento),
gli conferì il titolo di eroe nazionale. Successivamente, Gagarin si trasferì a
Città delle Stelle, centro militare di
addestramento e ricerca spaziale situato nell’Oblasť di Mosca, dove si occupò
della progettazione di veicoli spaziali riutilizzabili.
Prima di Gagarin, gli unici ospiti terrestri ad
aver visitato lo spazio erano stati solo animali: i più famosi sono stati lo
scimpanzé Ham e la cagnetta Laika, morta durante il volo. Dopo Gagarin,
Armstrong e Aldrin, bisognerà attendere gli anni ‘80 prima di veder decollare
il primo Shuttle, inaugurato in occasione della prima missione della Nasa dallo
Shuttle Colombia.
Ultimo evento “spaziale”, ma non meno
importante, è stata l’entrata di Samantha Cristoforetti negli equipaggi
dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2009 e la sua partenza per la missione Futura
42/43. Cristoforetti è stata la prima donna in assoluto a viaggiare nello
spazio, realizzando il sogno di migliaia di donne costrette ad ammirare tanta
bellezza dietro le quinte di una base spaziale.
Oggi, naturalmente, questi eventi non sono
stati lasciati in qualche dimenticatoio impolverato: l’Organizzazione delle
Nazioni Unite, nel 2011, ha istituito la Giornata Internazionale dei viaggi
dell’uomo nello spazio, che ricade il 12 aprile di ogni anno, per celebrare proprio
l’inizio dell’era spaziale per l’umanità. Indubbiamente, scienze come
l’astrofisica e l’ingegneria aerospaziale hanno contribuito enormemente a un
netto miglioramento del benessere dei popoli della Terra e degli Stati,
offrendo anche prospettive concrete di sviluppo sostenibile, oggi più cruciali
che mai.
Apparentemente infinito allo sguardo, seppur finito, il mare, inteso come vastità di acqua salata, è protagonista indiscusso della Terra, ricoprendone circa il 71% della superficie, e lasciando solo il 29% ai continenti e alle isole.
Simbolo indiscusso di libertà, suscita, agli occhi dei suoi spettatori disattenti e molto spesso poco educati, emozioni variopinte: dalla paura al coraggio, dalla morte all’amore, dall’avventura al profumo di casa. Ma anche il senso di abbandono, dell’imprevisto e dell’esilio.
Si potrebbe quindi dire che il mare è dei poeti, che hanno saputo fin dall’antichità farlo giacere in un letto di opere e capolavori di ogni genere letterario, di ogni angolo del pianeta, in un’ampia scelta di temi trattati, dal classico naufragio, il cui archetipo è Ulisse nella sua Odissea, dalla «robinsonneide» di Defoe, a quella meravigliosa raccolta che sono i Naufragi dello scrittore cileno Francisco Coloane. Molte di queste opere sono state trasformate in film, per adulti e per piccini, come il famoso Walt Disney “La sirenetta”, cartone animato fra i più classici, ispirato dalla fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen.
È stato anche, specialmente in epoca barocca,
spettatore silente di incontri amorosi, sfondo preferito dei più romantici. In
poche parole: paesaggio più versatile del mare, non ce n’è.
Tralasciando la letteratura però, bisogna oggi, giornata internazionale del mare, concentrarsi sulla terribile malattia che lo attanaglia, un cancro che lo sta soffocando, uccidendo i suoi abitanti, indifesi protagonisti dell’incapacità umana nel rispettare qualcosa che, di fatto, non ci appartiene.
Secondo
le ultime ricerche e gli ultimi studi pubblicati infatti, negli oceani si
scaricherebbero 8 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Pensate che solo nel
mar Mediterraneo secondo quanto riportato dal WWF, finiscono 570.000 (sì, avete
letto bene, cinquecentosettantamila) tonnellate di plastica, l’equivalente di 33.800
bottigliette di acqua al minuto. L’88%
dei casi, spesso mortali, di indigestioni e intrappolamenti di cui sono vittima
gli animali marini è causato infatti dai rifiuti di
plastica.
Quasi
sempre sono oggetti usa e getta, usati per pochi minuti ma che rischiano
di inquinare il mare per sempre. Non bisogna pensare solo alle grandi
discariche di rifiuti industriali, anche le nostre “disattenzioni” estive
possono avere un forte impatto ecologico, prima nel mare, e dopo sul litorale.
Si sa infatti che il mare riporta quasi sempre a riva ciò che inghiottisce. Per
meglio intenderci: il patrimonio costiero italiano è composto da 8.000 km di
spiagge, ma, sempre secondo uno studio del wwf, soltanto il 30% è rimasto allo
stato naturale, sia a causa dell’inquinamento sia per colpa della
cementificazione selvaggia.
Ecco quindi un semplice e chiaro decalogo, preso dal sito di Focus, per poter vivere le vacanze estive (ma anche una semplice passeggiata domenicale), in maniera rilassata e pulita, senza danneggiare gli oceani:
1) È una spiaggia, non una discarica. Una
cannuccia impiega dai 20 ai 30 anni a decomporsi, un fazzoletto di carta 3
mesi, una bottiglia di vetro non si degrada mai completamente. Se avete portato
il pic-nic in riva al mare, raccogliete gli avanzi (gettarli tra le onde non
vale).
2) Attenti ai sacchetti di plastica. Basta un
colpo di vento per farli finire in acqua, dove diventano trappole mortali per
molti animali marini. Delfini, tartarughe marine e balenottere, per esempio, li
scambiano per meduse, e nel tentativo di raggiungerli finiscono soffocati.
3) Fumatori sì, ma responsabili. Gettate i
mozziconi in un apposito portacenere portatile (in commercio ne esistono di
ogni tipo, ma nel caso, è sufficiente un bicchierino di plastica, che poi
getterete nella spazzatura). Una sola “cicca” di sigaretta può
inquinare un metro quadrato di mare. E non dimenticate l’accendino ai piedi
dell’ombrellone: ha tempi stimati di decomposizione che vanno dai 100 ai 1000
anni.
4) Se avete intenzione di entrare in acqua
scegliete solamente creme contenenti filtri solari a base di minerali. La
maggior parte delle creme ad alta protezione, disciolte in acqua, danneggiano
l’ecosistema marino, in particolare i coralli. Gran parte dei filtri chimici
per raggi UVA e UVB scatena infatti virus e infezioni latenti nella
zooxantella, un’alga unicellulare che vive in simbiosi con i coralli, contribuendo
allo sbiancamento del reef.
5) Quando fate la doccia, sia in spiaggia che in
barca, evitate di usare shampoo e bagnoschiuma (a meno che non usiate prodotti
al 100% naturali): alcune sostanze in essi contenute risultano fortemente
inquinanti per il mare. A voi sarà sufficiente un risciacquo per eliminare il
sale dalla pelle.
6) Niente “souvenir”. I pezzetti di
corallo o di granito, le conchiglie e i gusci dei paguri che avete raccolto
stavano meglio dov’erano prima: si tratta di patrimoni naturali e parti
fondamentali dell’ecosistema che portati a casa sembrerebbero solo un macabro
trofeo.
7) No ai falò. Non accendete fuochi in spiaggia
o nella macchia mediterranea limitrofa. Potreste accidentalmente causare
incendi disastrosi.
8) Se possedete un natante a motore rispettate
scrupolosamente i limiti imposti dalle Capitanerie di porto per l’avvicinamento
alla spiaggia. Non è permesso arrivare a riva con il motore acceso. E a un giro
in motoscafo, se potete, preferite una più ecologica e salutare uscita in
pedalò o con la tavola da surf.
9) Rispettate la fauna marina e terrestre: Non
catturate gli organismi marini che vivono sulle rocce, come granchi e molluschi
bivalvi, né cavallucci e stelle marine.
10) Fatevi sentire. E non parliamo di
maleducazione da spiaggia: se osservate in un altro bagnante un comportamento
che vi sembra scorretto o dannoso dal punto di vista ecologico, fateglielo
educatamente notare.
Cerchiamo di amare e rispettare il più possibile il mare, qualunque esso sia, in qualunque angolo del mondo. La bellezza va preservata e curata. Buon mare a tutti!
La rassegna stampa internazionale dell’UNINT sul COVID-19
Il Covid-19 si lega fortemente alla sfera dei diritti e dei doveri, non
solo quelli dell’essere umano, ma anche a quelli istituzionali nazionali e
internazionali.
Fra questi, il diritto di poter accedere liberamente ai servizi sanitari è
oggi più che mai cruciale.
L’assenza di questo infatti, da un lato rende vulnerabili anche gli Stati
più solidi e stabili, dall’altro costringe a riflettere sulla vasta fascia di
popolazione mondiale che non ne gode.
E poi c’è il dovere alla solidarietà.
Il trattato di Lisbona del 2007, ad esempio, che disciplina il
funzionamento dell’Unione Europea, prevede una clausola di solidarietà.
Secondo questa, gli Stati membri devono agire congiuntamente e in maniera
solidale nei confronti degli Stati dell’Unione che siano colpiti da avversità
militari, umane o naturali.
Il Covid-19 rappresenta quindi, forse, l’ora di rinnovare lo spirito di buona volontà e di mutua assistenza che a partire dal quotidiano e individuale si proietti nel permanente e globale, garantendo l’adempimento dei doveri necessari e la tutela dei diritti fondamentali, nessuno escluso.
Sara Nardi
Dopo Cina, Italia
e Spagna anche il Portogallo si è
dovuto fermare a causa del Covid-19. Nel Paese lusitano il primo caso è stato
accertato lo scorso 2 marzo e lo stato di allerta è stato dichiarato dal Primo
Ministro António Costa il 13 dello stesso mese.
Da quel momento
sono state prese tutte le misure di sicurezza tra cui la restrizione della
mobilità dei cittadini, la chiusura degli esercizi privati e delle imprese (ad
esclusione di negozi di generi di prima necessità e farmacie) e la promozione
dello smart-working.
Come riporta il
bollettino epidemiologico dell’8 aprile, pubblicato dalla Direzione Generale
della Salute, in Portogallo i casi accertati di Covid-19 sono 13.141 (con +712
nuovi casi rispetto al giorno precedente) e di 380 decessi (+ 34 morti rispetto
al 7 aprile). La zona più colpita dall’epidemia è il nord con 7386 casi
confermati, più del doppio di quelli della regione di Lisbona (3424). Dal punto
di vista comunale (conselhos) invece
troviamo al primo posto Lisbona con
699 casi confermati, a seguire Porto
con 689 e Vila Nova de Gaia con 518.
Il giornale
“Sapo” riporta che circa l’86% dei deceduti ha un’età superiore ai 70 anni.
L’epidemia
portoghese viene definita “epidemia al contrario” in quanto, nella fascia di
età 50-70 anni le donne sono più colpite dal virus rispetto agli uomini: il
54,9% dei contagiati sono donne contro il 45,1% degli uomini (dati del 1°
aprile) con un andamento completamente opposto a quello italiano.
Inoltre, lo
scorso 30 marzo è stata approvata dal Consiglio dei Ministri la
regolarizzazione, almeno fino al 1° luglio, dei migranti senza permesso di
soggiorno ma con richiesta in sospeso al SEF (Serviço de Estrangeiros e
Fronteiras).
Questo
provvedimento ha così aperto le porte della sanità pubblica anche ai più
vulnerabili, così da non lasciare nessuno da solo e cercando di contenere il
numero dei contagi. La portavoce del
Ministero degli Interni Claudia Veloso ha dichiarato che “Le
persone non dovrebbero essere private del diritto alla sanità e ai servizi
pubblici solo perché la
loro domanda non è stata ancora elaborata (…). In questa emergenza, i diritti dei migranti devono essere garantiti”. Secondo l’ultimo
censimento portoghese dell’INE (l’Istituto Nazionale di Statistica) del 2018,
dei 10.291.027 abitanti del Portogallo ben 477.472 erano gli stranieri
residenti nel paese lusitano.
Il primo
ministro António Costa ha dichiarato che il Governo ha attivato i controlli per
la violazione delle ordinanze, ma allo stesso tempo si appella anche al buon
senso dei cittadini affermando che ognuno deve essere “la polizia di se
stesso”.
Anche il
Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, il 2 aprile ha rinnovato
lo stato di emergenza fino al 17 aprile ed ha rivolto un lungo messaggio di
solidarietà e di speranza ai suoi cittadini esortandoli a rimanere a casa per
porre fine il prima possibile a questa pandemia.
M. Clotilde Benvenuti
Nel Regno Unito il numero di decessi
giornalieri, per la prima volta ha superato i 900, di cui 828 in Inghilterra e
108 tra Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Anche qui gli effetti economici del lockdown cominciano a farsi sentire: “In
questa situazione si può dire che l’Unione Europea non abbia fatto nulla di
significativo” afferma l’economista Mark Littlewood in una video conferenza.
Questa emergenza ha accentuato ancora di più il divario economico all’interno
popolazione britannica: vi sono famiglie numerose che abitano in appartamenti
davvero molto piccoli, come anche persone diversamente abili che potenzialmente
hanno bisogno di cure particolari e quindi di potersi muovere. “Dunque il virus
non fa discriminazioni, ma il lockdown
sì” scrive il giornalista Jason Farrel. Nel frattempo, da Downing Street arriva
la notizia che il Primo Ministro Boris Johnson è stato trasferito in terapia
intensiva, poiché le sue condizioni sembrano peggiorare. Pare comunque che stia
rispondendo piuttosto bene alle cure e che si stia riprendendo.
Mentre l’Australia entra nella quarta settimana
di misure di forti restrizioni, si conferma un graduale appiattimento della
curva con poco più di 6000 casi totali e si comincia a ipotizzare il passaggio
ad una seconda fase. Per velocizzare i tempi è stato allargato il campione dei
controlli in vista di una mappatura dettagliata del virus. Il governo invita
fortemente la popolazione a limitare i festeggiamenti di Pasqua e restare in
casa; il Primo Ministro afferma che questo fine settimana sarà cruciale per gli
sviluppi della lotta contro il virus. Particolare attenzione sarà data ai
controlli nelle spiagge, alcune sono già state chiuse, e ai controlli su
strada, attraverso un’operazione di polizia su larga scala che prevede multe
salate.
In Canada, il premier Trudeau annuncia con
cautela una possibile riapertura “graduale e ponderata” fra alcuni mesi.
L’obiettivo è di riprendere le attività economiche e al contempo contenere la
propagazione del virus”. Anche dopo la quarantena, il distanziamento sociale
dovrà essere mantenuto: “quando torneremo alla normalità, non torneremo alla
normalità” afferma Trudeau. Nella provincia canadese della British Columbia, un
boyscout congegna e dona agli operatori sanitari delle fasce di supporto per
mascherine.
Negli Stati Uniti, ad oggi, sono circa
430mila i casi confermati, 149mila solo a New York. Almeno due persone
sarebbero morte nei corridoi del Pronto Soccorso dello Sinai-Grace Hospital a
Detroit: i sette infermieri di turno non sarebbero riusciti a raggiungere i
pazienti in questione, in quanto impegnati nel fronteggiare l’emergenza
Covid-19. A livello sociale, numerosi sono stati i gesti di solidarietà e a
commuovere particolarmente, è la storia di Mario Salerno, carrozziere
italoamericano, proprietario di 18 edifici a Brooklyn che, con un cartello, ha
annunciato ai suoi circa 200 inquilini che non dovranno pagare l’affitto per il
mese di aprile. Un gesto che ha risollevato l’animo di coloro che, a causa del
virus, hanno perso il lavoro e la possibilità di poter persino fare la spesa o
pagare le bollette.
Il Ministero della Salute spagnolo ha reso noto che nelle ultime 24 ore si
è verificato un calo dei decessi (683) rispetto ai 757 del giorno precedente.
In Spagna, quindi, la situazione in numeri è la seguente: 154.446 casi
totali, 15.238 decessi e 48.021 guariti.
Pedro Sánchez, Presidente del Governo spagnolo, propende per un’estensione
dello stato di emergenza fino al 26 aprile in quanto sono proprio le misure
adottate ad aver consentito di tenere la pandemia “sotto controllo”. Inoltre,
nel rivolgersi all’Unione Europea ha affermato che “Se manca la solidarietà,
l’UE sarà in pericolo. La situazione richiede incisività. L’austerità e i tagli
non rappresentano la giusta direzione”.
A New York il 34% dei decessi causati da Covid-19 sono di origine ispanica,
nonostante questi rappresentino solo il 29% della popolazione. Il sindaco Bill
de Blasio spiega che tale dato è largamente dovuto alle disparità, in termini
economici, che non permettono a tutti di ricevere assistenza sanitaria. “Le disuguaglianze sono chiare (…), la verità
è che gli effetti negativi del coronavirus, il dolore che sta causando, si sono
aggiunti ad altre profonde disparità a cui abbiamo assistito negli ultimi anni
e negli ultimi decenni”.
Rispetto all’Europa, l’arrivo del coronavirus in America Latina è stato
tardivo, ma costituisce comunque una grave minaccia. In Messico cresce
la preoccupazione per i casi di contagio all’interno degli ospedali, che
coinvolgono direttamente il personale sanitario. In meno di 24 ore sono stati
registrati 60 casi positivi in soli tre ospedali. Le testimonianze da parte di
chi lavora in prima linea contro il virus raccontano di condizioni di lavoro
pericolose in cui mancano materiali e protezioni adeguati. Al momento i casi
confermati sono 3181 con 174 decessi; continua l’isolamento parziale e
volontario con attività commerciali chiuse fino al 30 aprile.
L’Argentina ha raggiunto i 1795 casi e l’estensione della quarantena
è per ora prorogata oltre la Settimana Santa. A Bogotà, capitale della Colombia,
è stato annunciato un irrigidimento delle misure ristrettive: dal 13 al 27
aprile si applicherà una restrizione che consentirà alle donne di circolare nei
giorni pari e agli uomini in quelli dispari.
Nel frattempo, a Cuba si contano 457 contagi e 12 decessi. Negli ultimi giorni, inoltre, le autorità cubane parlano alla popolazione del Prevengho-Vir: una “medicina omeopatica preventiva” che inizierà a essere applicata come “misura preventiva per impedire la diffusione del Covid-19”, come affermato dal Direttore Generale di Igiene e Epidemiologia presso il Ministero della Salute Pubblica (MINSAP). È chiaro che una simile notizia abbia in poco tempo scatenato l’ira di alcuni studiosi ed esperti che giudicano questa decisione come “spazzatura, beffa, irresponsabile e criminale”.
Alessia De Meo, Martina Valeriano
La Francia è tecnicamente in recessione, Le Figaro annuncia dati economici poco confortanti per il paese
transalpino. Secondo le stime della Banca di Francia, l’economia francese ha
registrato un calo del 6% nel primo trimestre del 2020 rispetto ai tre mesi
precedenti: il peggior dato di crescita dal 1945. Secondo il quotidiano Les
Echos, i dati riportati dall’Organizzazione mondiale del commercio, in una
situazione come questa, non sorprendono: nel settore commerciale si prevede un
crollo del 13% nel migliore dei casi e del 32% nel peggiore.
Il Belgio, a seguito di una serie di infrazioni
delle misure di contenimento, si è visto costretto a far scendere in campo le
forze armate. Dopo diversi episodi spiacevoli, l’ultimissimo nella città di
Arlon, è stato stabilito che atti come lo sputare e il tossire intenzionalmente
addosso a qualcun altro siano reati punibili per legge. Analogamente punibili
sono i cosiddetti lockdown party,
contro i quali è stato autorizzato l’intervento diretto della polizia.
Peraltro, in via eccezionale, i militari affiancano l’ormai carente personale
medico collaborando nelle case di riposo.
In Svizzera, la politica “cercherà di
aiutare le piccole e le medie imprese” dichiara il consigliere federale
Keller-Sutte, malgrado ciò i sindacati chiedono la chiusura dei cantieri a
causa dell’assenza di misure sanitarie. La proposta di aiuti finanziari ai
media è stata bocciata dal governo federale, mentre per l’agricoltura i
raccolti proseguono grazie ai numerosi volontari e per i bambini sono state
sviluppate nuove app educative. I provvedimenti di contenimento stanno dando i
loro risultati ed è stata organizzata una giornata nazionale di solidarietà,
tuttavia nelle principali attrazioni svizzere la sorveglianza sarà
intensificata nel weekend pasquale.
Quanto all’Africa, l’ipotesi di condurre uno studio sul vaccino BCG
(bacillo di Calmette-Guerin) su un campione di popolazione africana ha
suscitato forte indignazione in tutto il continente.Il desiderio
condiviso di sconfiggere il Covid-19 non giustifica tali dichiarazioni del
ricercatore Camille Locht dell’Istituto francese di ricerca medica (Inserm) e
del capo servizio dell’ospedale di Cochin. Jean-Paul Mira Abdou Latif
Coulibaly, ministro della Cultura del Senegal, afferma di essere stato
“scioccato, come molti cittadini africani, persino traumatizzato” dal
“disprezzo dimostrato per la vita degli africani”.
In Canada, nella provincia del Québec, Thérèse Laferrière,
professore presso l’Università Laval, afferma che dopo il primo maggio
bisognerebbe riportare in classe almeno gli alunni che hanno maggiori
difficoltà, rispettando comunque le norme di distacco sociale che rimarranno in
vigore ancora a lungo. Sostiene che ci sarà la necessità di un ritorno a scuola
parziale e che bisognerà affidarsi al giudizio professionale degli insegnanti
per determinare quali sono gli studenti che hanno maggiore necessità di tornare
sui banchi di scuola.
La Germania ha oltrepassato i
100 mila casi di Covid-19, divenendo il quarto
Paese al mondo per numero di contagi.
Il ‘gabinetto di crisi’ del governo
di Berlino ha deciso quanto segue: i cittadini tedeschi, i cittadini dell’UE o
le persone che hanno vissuto in Germania per molti anni e che ritornano
nel paese dopo un soggiorno all’estero di diversi giorni saranno
messi in quarantena per due settimane. Questa disposizione dovrebbe
entrare in vigore a partire da venerdì.
La cancelliera Angela
Merkel continua ad escludere la possibilità di un allentamento delle
numerose restrizioni alla vita pubblica ed economica prima del 19
aprile. La Merkel ci tiene a ribadire che la priorità al momento è la
tutela della salute. Il governo sta ovviamente riflettendo
sulle possibili strategie da adottare per una futura
ripresa graduale.
Il ministro delle Finanze
Olaf Scholz e Il ministro dell’Economia Peter Altmaier hanno
stabilito che le piccole e medie imprese possono ottenere prestiti fino a
800.000 euro senza valutazione del rischio e con garanzia statale al 100%. I
prestiti rapidi della banca statale di sviluppo KfW hanno lo scopo di
evitare un’ondata di fallimenti tra le PMI, difatti queste ultime devono poter
accedere più facilmente ai prestiti di cui hanno urgente bisogno.
La situazione tra Italia e Germania
per la questione Coronabond è molto tesa nelle ultime ore. Ieri la
testata giornalistica tedesca “Der Spiegel”, diretta da Steffen
Klusmann, si è schierata a favore dell’Italia,
considerando l’opposizione ai Coronabond di Merkel come
“gretta e meschina” e “non solidale”. Il direttore invitava il suo
paese a ricordare “per un momento chi è stato a cofinanziare la
ricostruzione della Germania nel Dopoguerra” e ancora ha sottolineato che i
bond “non sono un’elargizione” generosa dei paesi del Nord.
Oggi invece è scoppiata la
polemica in seguito alla pubblicazione di un articolo sul quotidiano tedesco
“Die Welt”: il giornalista Cristoph B. Schiltz invita la
cancelliera a “puntare i piedi” e a non cedere alle richieste italiane sugli
aiuti europei per l’emergenza Covid-19. Quello che ha fatto indignare è
stato principalmente il seguente passaggio: “In Italia la mafia è forte e sta
aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles. L’Ue controlli
l’utilizzo dei fondi”. La risposta del ministro degli Esteri Luigi Di
Maio non si è fatta attendere: “Trovo vergognosi e inaccettabili i
toni usati dal giornale tedesco. Mi auguro che Berlino li condanni e si
dissoci”.
L’Austria è pronta ad allentare le misure restrittive già a
partire dal 14 aprile. Ad annunciarlo è stato il cancelliere Sebastian Kurz, il
quale ha precisato che la decisione “dipenderà dal modo in cui i cittadini
continueranno a seguire le regole del distanziamento sociale”. Si
procederà innanzitutto alla riapertura di piccoli negozi fino a locali da
400 metri quadrati, i primi di maggio dovrebbe invece riprendere l’attività di
tutto il settore commerciale.
Rosa Palumbo
“La Russia
aiuterà la Bielorussia nella lotta contro il coronavirus” ha dichiarato
a RIA Novosti il portavoce del presidente Vladimir Putin Dmitry Peskov;
quest’ultimo, giustificando la scelta, ha affermato che la battaglia contro il
COVID-19 è “una sfida comune”. Non si conoscono ancora i dettagli dell’accordo.
Il quotidiano Kommersant ha scritto che già il primo aprile Minsk si era
rivolta a Mosca col fine di chiedere aiuti.
La situazione in
Bielorussia effettivamente inizia a peggiorare: all’8 aprile il numero dei
contagiati ammonta a 1486 e i morti a 16. Secondo il Ministro della Sanità
Vladimir Karanik, il picco dei contagi è previsto tra la fine di aprile e gli
inizi di maggio.
La Bielorussia
però si è rivolta anche all’UE. Alla fine di marzo infatti, è stata resa nota
l’intenzione da parte dell’UE di inviare più di un miliardo di euro per
sostenere i paesi dei Balcani occidentali ed il partenariato orientale. Tale
iniziativa comprenderebbe la distribuzione di 140 milioni di euro destinati ad
Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina ed il re
indirizzamento di fondi già esistenti fino a 700 milioni di euro per mitigare
le conseguenze socioeconomiche della crisi coronavirus nell’area.
L’Alto
rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Josep Borrell ha commentato la richiesta della Bielorussia:
“La
Bielorussia ha chiesto aiuto per il sistema sanitario e per combattere
l’impatto macroeconomico di questa situazione. Ha anche chiesto assistenza
finanziaria. Stiamo ora esaminando come possiamo rispondere. […] L’importo
totale non è stato ancora determinato, ma potrebbe ammontare a circa 60 milioni
di euro”.
Il presidente del
Paese Alexander Lukashenko ha dichiarato che l’emergenza coronavirus non sembra
arrestarsi, ma che non è ancora a livelli critici.
La situazione in Ucraina
sembra peggiorare. A Kiev, negli ultimi giorni, il numero dei contagiati si è
quasi triplicato. Nella capitale si contano già 335 casi. In sole 24 ore sono
stati registrati 41 nuovi contagi tra cui quello di una neonata di appena sei
mesi. Ci sono stati nuovi ricoveri, mentre altri cittadini contagiati sono
stati sottoposti a monitoraggio da casa.
Secondo i calcoli
effettuati dal Ministero della Salute, a partire dal 9 aprile i nuovi contagi
potrebbero ammontare a più di 300. Anche il Presidente Volodymyr Zelens’kyj è
stato sottoposto al test. Si è deciso inoltre di monitorare la vendita delle
mascherine nelle farmacie e saranno previste sanzioni per le farmacie
sprovviste delle stesse: “Si è deciso di monitorare la presenza di mascherine
chirurgiche protettive in tutte le farmacie” ha comunicato il presidente a
seguito di una riunione. Durante la medesima riunione è stato annunciato
l’arrivo di tre aerei dalla Cina con un carico di dispositivi medici necessari
che verranno consegnati non solo negli ospedali, ma anche alle grandi catene di
distribuzione al dettaglio.
Il Ministro degli interni Arsen Avakov ha
affermato che la cittadinanza sta prendendo sempre più coscienza
dell’importanza dei mezzi di protezione: secondo i sondaggi, infatti, il 90%
dei cittadini usa la mascherina e il 50% i disinfettanti.
Clarissa Giacomini, Angela Doria
Ad oggi l’Africa
ha raggiunto in totale più di 10.000 casi di Coronavirus. Nella regione del
Nord Africa, dove si registrano i numeri più elevati, l’Algeria risulta
al momento il Paese più colpito, con 1572 casi positivi; il Marocco
conta invece 1275 casi, la Tunisia 628 e la Libia 21. Ma a
preoccupare l’Africa purtroppo non è soltanto il virus: non bisogna infatti
sottovalutare la precarietà e la fragilità di quelle aree geografiche che non
godono degli stessi benefici e sviluppi a cui noi siamo generalmente abituati.
Come noto già da
settimane, continua a propagarsi anche nel Maghreb la crisi
economico-sanitaria che vede ormai protagonisti i quattro angoli del mondo. E
se da un lato le misure restrittive adottate per contenere il virus stanno
producendo i primi risultati positivi a livello sanitario, dall’altro però
gravano sull’economia nazionale e internazionale.
Fatta eccezione
per i settori sanitario e agroalimentare, che continuano a restare pienamente
operativi, i restanti settori hanno subito una sospensione della produzione, e
ciò ha portato ad una crisi ulteriormente aggravata dalle condizioni climatiche
che colpiscono quest’area geografica da diverso tempo. Infatti, nonostante
Marocco, Tunisia e Algeria non siano tra i principali responsabili del
surriscaldamento globale, ne sono le vittime, in quanto da mesi registrano una
significativa assenza di piogge che potrebbe incidere negativamente sull’intero
anno agricolo.
Secondo le
previsioni di Omar Al-Kettani, analista economico intervistato dal quotidiano Noon
Presse, non vi è alcun dubbio che l’attuale crisi avrà degli effetti
disastrosi sull’economia magrebina, che nel migliore dei casi registrerà
perdite pari all’8% del reddito nazionale, di cui un 3% a carico del settore
agricolo. E per risollevarsi completamente da questa crisi il Maghreb
necessiterà di almeno tre anni, in quanto, stando alle sue parole, l’economia
sarebbe una catena interconnessa e la perdita di un solo nodo, quale in questo
caso il settore agricolo, si ripercuoterebbe su tutti gli altri.
In Marocco,
Paese politicamente stabile grazie alla presenza della monarchia, su ordinanza
del Re Mohammed VI è stato istituito un fondo pandemico per garantire al
sistema sanitario e all’economia nazionale tutti i mezzi necessari alla lotta
contro il virus. Nello specifico, sono stati stanziati circa 2 miliardi di
dirham (1 € = 11,13 dhm), la cui somma verrà impiegata principalmente per l’acquisto
di apparecchiature sanitarie, quali: 1000 posti letto per la terapia intensiva,
550 respiratori, 100.000 tamponi, 100.000 altre apparecchiature, tra cui
macchinari a raggi X, medicinali e altri prodotti ad uso medico.
Valeria Di Bonaventura, Arianna Mercuriali, Giulia Roncella
Un altro carico di aiuti dalla Cina è arrivato in Italia. Lo ha riferito
lunedì il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue (ERCC).
La Commissione Europea ha dichiarato in un comunicato stampa che l’aereo cinese
atterrato in Italia conteneva due milioni di mascherine chirurgiche,
duecentomila mascherine N95 e cinquantamila kit per effettuare i test.
Suzhou, megalopoli situata presso la provincia dello Jiangsu (Cina orientale),
ha attivato martedì una linea di autobus in tutta la città pensata
esclusivamente per gli studenti. L’obiettivo è quello di ridurre al massimo i
rischi di contagio durante la fase di riapertura delle scuole. Pronte le misure
adottate dagli enti locali, soprattutto in termini di disinfezione e
ventilazione dei luoghi pubblici.
A Wuhan, dopo 76 giorni di totale lockdown, si ricominciano a vedere
le code chilometriche sulle autostrade e sempre più gente presso le stazioni
metro: il segno di un parziale ritorno alla normalità nell’epicentro della
pandemia, dove da mercoledì sono state rimosse alcune delle restrizioni sugli
spostamenti.
Marino, esteso sui Colli Albani, è uno dei comuni situati nella rinomata area dei Castelli Romani.
Conosciuto anche come Marino Laziale, il comune si poggia su un vasto reticolo di grotte, alcune comunicanti tra loro, che si trovano a circa 12 metri al di sotto della superficie stradale e si sviluppano per decine di chilometri nel sottosuolo del centro storico. La loro storia è antica, furono scavate nel tufo vulcanico per ricavare materiale da costruzione già nel periodo medievale. Sono diversi, infatti, i reperti archeologici che rimandano al periodo Medioevale, periodo in cui la città ha svolto il ruolo di direttrice per la città di Napoli, principale arteria di comunicazione con il Meridione.
A livello regionale, il comune è famoso per l’immancabile evento della Sagra dell’uva, festa tradizionale che ricorre ogni prima domenica di ottobre dal 1925.
Le origini della Sagra sembrano risalire a una iniziativa dell’Amministrazione comunale che, in seguito a una grave crisi della produzione legata a una serie di calamità naturali, nel 1904 pensò di attirare l’attenzione sul vino locale con un grande evento: le Feste Castromenie. Non ci sono tracce che l’evento sia stato replicato negli anni seguenti, finché il poeta romanesco di origini marinesi Leone Ciprelli non ideò la Sagra dell’Uva, nel 1925.
Marino è facilmente raggiungibile sia in treno, fermata Marino Laziale, sia in automobile, percorrendo Via Appia e Via dei Laghi.
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
I numeri legati
alla diffusione del Covid-19 continuano a crescere e toccano tutte le zone del
mondo, anche le più remote.
Il lavoro della
rassegna stampa ci mette di fronte alla dura realtà perché ci costringe alla presa
di coscienza di un fenomeno che va al di fuori delle nostre facoltà e dei
nostri poteri.
Tuttavia,
crediamo fermamente che l’informazione e la consapevolezza siano le principali
armi per poterci difendere in questo buio periodo.
Per questo motivo proseguiamo nel nostro lavoro fieri e sempre più desiderosi di sapere… e di “far sapere”.
Sara Nardi
In Brasile il Presidente Jair Bolsonaro fino a pochi giorni fa definiva il Covid-19
una gripezinha ovvero una banale
influenza da cui il 90% del popolo brasiliano era immune.
La gravità della situazione però ha fatto sì che venissero prese le prime
misure di restrizione anche se, come riportato da Il Fatto Quotidiano «Bolsonaro parla (troppo tardi) di minaccia».
Sono le cifre infatti a confermarlo: 9.216
contagi di cui 365 decessi.
Lo Stato di Pernambuco si trova a dover fronteggiare un nuovo aumento di
casi. Sale infatti a 136 il numero
di contagiati mentre sono 10 le persone decedute, secondo quanto riportato nel
bollettino del Centro di Assistenza Sanitaria statale del 3 aprile. I casi
confermati sono distribuiti in 14 municipi dello Stato.
Nel tentativo di contenere e limitare la diffusione
del Covid-19 lo Stato di Pernambuco ha ampliato il precedente Decreto (che
prevedeva esclusivamente la chiusura delle scuole,
la sospensione di tutte le attività commerciali non essenziali e dei servizi
pubblici) vietando l’ingresso a spiagge e parchi fino al 17 aprile.
Il Presidente della Centro di Assistenza Sanitaria
statale André Logo ha sottolineato l’importanza delle misure che saranno
adottate nei prossimi giorni. Difatti gli esperti brasiliani hanno dichiarato
l’attesa di un picco massimo dei contagi per la seconda metà di aprile. È
proprio in previsione del dilagare della pandemia che il Governatore ha
ribadito la necessità di far comprendere a tutti i cittadini l’importanza di
rimanere in casa disponendo, inoltre, maggiori misure di controllo nella
capitale dello Stato, Recife. È
notizia di domenica che il Governo, in accordo con i sindacati delle imprese di
settore, si servirà delle compagnie telefoniche per avere libero accesso al
traffico dati dei cittadini. Il tutto avverrà in forma anonima e servirà
esclusivamente per localizzare gli assembramenti di persone in tutto il
Paese.
A San Paolo
(Stato) i decessi da Covid-19 sono triplicati nel corso di una sola settimana.
Solo venerdì 27 marzo i casi di morte erano 27 mentre ad oggi il bilancio delle
vittime sale a 219. Anche i casi positivi sono in aumento: nel corso della
stessa settimana da 1200 sono arrivati a 4048
(quasi la metà dei casi totali in tutto il Paese).
Il Governo di San Paolo ha recentemente modificato le misure della quarantena, che garantivano il solo svolgimento dei servizi essenziali per la salute, l’alimentazione e la sicurezza. In conformità alle nuove misure, a partire da oggi il Comitato per le operazioni di emergenza di San Paolo ha introdotto nuove permissioni: sono autorizzate le attività interne negli studi legali e contabili. Tuttavia, l’accesso è vietato ai clienti. Fanno inoltre eccezione gli edifici commerciali e i negozi di ricambi e accessori per veicoli a motore, salvo eventuali restrizioni specifiche da parte dalle singole unità. Sono inoltre autorizzati i servizi di consegna e drive-in.
Giulia Arresta, Alessia Santella
Nel Regno
Unito alle 20 di domenica 5 aprile, la Regina Elisabetta II ha tenuto un
discorso alla nazione: “Stiamo attraversando un momento che porta dolore,
difficoltà economiche e cambiamenti nella vita di tutti” ha affermato la
Regina, ringraziando poi tutti coloro che hanno continuato a lavorare per
sostenere e sostentare la popolazione e le imprese che hanno convertito la
produzione per far fronte all’emergenza. Nel frattempo, le condizioni de
premier Boris Johnson hanno iniziato a peggiorare, rendendo necessario il ricovero.
La popolazione, invece, ha riacquistato speranza guardando i miglioramenti in
Italia, anche se la condizione non è la stessa. Inoltre, ad oggi, molti
cittadini continuano a non rispettare le regole e il numero di contagi è in
aumento. Ad Hove, nel sud est dell’Inghilterra, un poliziotto ha spento di
forza un barbecue in spiaggia. Nel settore dei trasporti pubblici, un operatore
ha dichiarato: “non vengono distribuite mascherine e guanti ai conducenti degli
autobus o metropolitane e i mezzi non vengono disinfettati come dovrebbero”.
In Australia
i casi salgono a più 5800, il numero delle vittime a 40 e i guariti a più di
2000. Per questo il primo Ufficiale Medico Capo australiano, Brendan Murphy si
è mostrato fiducioso sul’efficacia delle misure di sicurezza e invita
fortemente gli australiani a non spostarsi o raggrupparsi per i festeggiamenti
di Pasqua. Il primo ministro Scott Morrison ha annunciato servizi per
l’infanzia gratuiti per tutte le famiglie che ne avranno bisogno, garantendo
13000 asili aperti in tutto il paese. Nel frattempo, il museo nazionale
australiano sta allestendo una mostra per ricordare gli incendi dell’ultima
estate, per mantenere viva la consapevolezza nonostante la pandemia.
In Canada,
domenica 5 aprile, sono stati effettuati i primi rimpatri, tramite charter, dei
passeggeri di una terza nave infetta approdata in Florida: La Princess Cruises. Nel mentre i dettagli
del rimpatrio dei 248 passeggeri a bordo delle Ms Zaandem ed Ms Rotterdam
rimangono ancora poco chiari. Il coronavirus colpisce anche le popolazioni
indigene e il capo tribù, Harvey Yesno ha affermato: “siamo molto preoccupati a
causa dei sovraffollamenti nelle case” poiché, spiega il giornalista
nell’articolo di The Globe and Mail,
la media di abitanti per nucleo familiare è di sei persone.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, sabato scorso, il presidente Trump ha affermato che,
nonostante sia risultato negativo al test del Covid-19, prenderà in
considerazione l’assunzione di idrossiclorochina (farmaco antimalarico),
basandosi su alcuni studi che ne confermino l’efficacia contro il virus.
Tuttavia, il direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive,
Anthony Fauci ha puntualizzato che non ci sono dati a favore di questa tesi.
Nel frattempo, il chirurgo generale degli Stati Uniti, Jerome Adams ha
paragonato l’emergenza all’attacco di Pearl Harbor, per sottolineare la portata
dell’attuale momento critico della storia del paese. Ad aggravare il problema,
pare sia la mancanza di una strategia di isolamento congiunta.
I casi positivi in Spagna,
secondo paese al mondo con il maggior numero di casi, aumentano giornalmente: a
oggi si contano 131.551 casi, circa 12.418 decessi e 38.080 guariti. Nonostante
quanto riportato, si registra un calo nel tasso di crescita giornaliera di
questi ultimi: in due settimane, si è passati da oltre il 30% a meno del 7%.
Madrid resta il centro
principale dell’epidemia, con più di 37.000 casi positivi e oltre 4.900 morti,
seguita dalla Catalogna. La situazione non è la stessa in tutto il paese,
poiché la velocità di contagio cambia a seconda delle zone. Tuttavia,
l’impressione generale è che i ricoveri al pronto soccorso stiano diminuendo.
Attualmente, il governo
sta intervenendo su eventuali portatori asintomatici operanti nei settori
essenziali: gli operatori sanitari, gli addetti nelle case di cura, gli agenti
di polizia, il personale dei supermercati potrebbero essere parte di un flusso
di trasmissione silenziosa che si vuole interrompere per scongiurare una nuova
ondata di contagi quando arriverà il momento di diminuire le misure di
distanziamento sociale.
A questo scopo, sono in
corso due azioni: in primis, si effettuano test a tappeto su questi soggetti;
in secundis, si preparano le infrastrutture che ospiteranno i casi positivi che
non necessitano di ricovero ospedaliero. Nella giornata di domenica, Pedro
Sánchez ha chiesto ai Presidenti di ogni Comunità Autonoma di inviargli, entro
il 10 aprile, una lista di infrastrutture pubbliche e private disponibili a
ospitare i soggetti positivi che non necessitano di ospedalizzazione.
A tal proposito, il
ministro dell’interno spagnolo non esclude la possibilità di rendere tale
isolamento obbligatorio, affermando che “In caso contrario, si
studierebbero tutte le alternative consentite dalla legge, perché il principio
fondamentale è il mantenimento della salute pubblica. Nel rispetto dei diritti
fondamentali”.
Questa domenica, l’Argentina
ha registrato103 nuovi casi, portando il numero dei contagi a 1.554 secondo
quanto riportato dal Ministerio de la Salud de la Nación. Stando
all’ultimo aggiornamento, sono stati confermati 32 nuovi casi positivi nella
città di Buenos Aires, con un totale di 439 casi.
A Cuba i casi sono
320: nelle ultime 24 sono risultate positive 32 persone, quattro delle quali
hanno un link epidemiologico legato agli Stati Uniti e alla Spagna.
Le ripercussioni
politiche si fanno sentire anche in Bolivia e in Ecuador dopo che
lo scandalo dei cadaveri nelle strade ha colpito l’immagine di Lenin Moreno.
In Messico, lo
scorso sabato, il numero dei decessi è salito a 79 e i casi positivi confermati
sono 1.890. Un confinamento parziale e volontario – con esercizi commerciali
chiusi – è in vigore nel Paese fino al 30 aprile.
In paesi come il Perù, Panama o la Bolivia, la quarantena è più severa e i governi si occupano delle emergenze sanitarie e del timore di proteste o saccheggi.
Alessia De Meo, Martina Valeriano
In Francia, l’emittente radiofonica Europe1
comunica per 134.000 operatori sanitari italiani l’inizio di una formazione
online volta a offrire “delle indicazioni chiare, fondate sulle conoscenze
scientifiche disponibili, per affrontare la crisi causata dal nuovo COVID-19”,
citando l’Istituto Superiore di Sanità. Prosegue anche la didattica online:
dalla scuola materna dove i bambini devono essere affiancati dai genitori per
l’utilizzo delle piattaforme online, fino alle università dove i corsi si
svolgono in modalità virtuale; l’esito sembra essere positivo nonostante
qualche difficoltà. In Svizzera,
i giornali parlano del miglioramento in Italia, ma i casi oltralpe sono in
aumento. Nonostante ciò, il partito politico Unione Democratica di Centro
vorrebbe far ripartire, con tutte le precauzioni necessarie, i settori
produttivi. Lo zoo Sikypark, nel Bernese, si ritrova in crisi finanziaria: sono
state attivate adozioni a distanza di animali per raccogliere finanziamenti.
Anche le imprese dei trasporti pubblici sono in crisi e hanno richiesto
sovvenzioni statali. Le relazioni interpersonali sono messe a dura prova:
crescono le richieste di divorzio. Tuttavia, aumentano anche i prestiti di
libri dalle biblioteche digitali. In Belgio, si moltiplicano le iniziative di solidarietà
ispirate in parte dall’esperienza italiana: dai servizi di call center per aiutare le persone anziane
a fare la spesa, fino all’app che con pochi click permette di offrire pasti
gratuiti al personale medico di Bruxelles; l’app è stata chiamata 8 pm, in riferimento all’orario in cui i
cittadini applaudono gli operatori sanitari in segno di ringraziamento. Anche
la famiglia reale esprime la sua vicinanza al popolo belga attraverso una
scritta floreale, simbolo di incoraggiamento e invito a resistere in questo
duro momento. Il Covid-19 non è solamente un rischio per la vita di molti, ma è anche il
fattore scatenante di una crisi economica mondiale. Se già la Cina e il mondo
occidentale fanno fatica a fronteggiare un tale impatto sui propri sistemi
economici, cosa sarà del continente africano? L’Africa, da sempre
afflitta da problemi di insicurezza alimentare, si trova infatti a dover
affrontare questo nemico comune con risorse nettamente inferiori. Antonio
Guterres, segretario generale dell’ONU, dichiara che sarebbero necessari circa
3000 miliardi di dollari per supportare i paesi del sud del mondo. Quanto al Canada, il 5 aprile il governo del Québec ha lanciato il
progetto “Le Panier Bleu” (Il Cestino Blu) al fine di unire le varie
iniziative nate per stimolare il commercio locale che ha subìto una forte
battuta d’arresto a causa del Covid-19. Questa misura esprime la volontà di
maggiore autonomia da parte della provincia, che riconosce una dipendenza
eccesiva dall’esterno in materia di approvvigionamenti.
Il villaggio austriaco di Ischgl, meta “in” del turismo invernale, si è di
recente trasformato in uno dei maggiori focolai europei. Abbiamo chiesto a Claudia Angelika Jehle, studentessa
austriaca che quest’anno ha trascorso il semestre invernale in Erasmus all’UNINT,
di parlarci della situazione a Ischgl, suo paese natale.
COME STA
AFFRONTANDO L’EMERGENZA L’AUSTRIA? COSA NE PENSANO GLI AUSTRIACI?
In Austria ci sono restrizioni molto severe. Il Cancelliere Sebastian Kurz
ha dichiarato che si può uscire di casa solo per andare al lavoro, per le spese
necessarie e per aiutare chi non è autonomo.
In generale, la gente segue questi ordini. Purtroppo, ci sono anche coloro
che non sono ancora pienamente consapevoli della gravità della situazione.
I MEDIA AUSTRIACI
IN QUESTI GIORNI PARLANO DELL’ITALIA?
Certamente parliamo dell’Italia, il paese più bello del mondo. Nelle ultime
settimane abbiamo ricevuto notizie terribili, come le foto del convoglio di
Bergamo: immagini che mi fanno piangere. Sembra che l’Italia non abbia risorse
sufficienti per curare tutti i pazienti.
Quello che mi colpisce è che i media vedono sempre l’Italia come lo
scenario peggiore e lo sottolineano spesso. Cito testualmente: “Non vogliamo
che ci tocchi la stessa sorte toccata all’Italia”
COM’ERA LA
SITUAZIONE A ISCHGL NELLE SCORSE SETTIMANE? È CAMBIATO QUALCOSA ULTIMAMENTE?
Il 6 febbraio, quando sono tornata in Austria, la situazione era normale.
La stagione sciistica era al culmine e non si parlava del Covid-19.
L’università a Innsbruck è iniziata come previsto all’inizio di marzo. I
professori hanno solo chiesto agli studenti Erasmus di rimanere a casa e a
tutti gli altri di rispettare severe misure igieniche.
La seconda settimana tutto è cambiato improvvisamente. Hanno chiuso
l’università e sono tornata a Ischgl. Il 13 marzo è iniziata la situazione
eccezionale: quarantena in tutta la valle e chiusura anticipata della stagione.
Il governo ha ordinato di mandare a casa gli ospiti e il personale, nel giro di
mezza giornata l’intera valle è stata sgombrata. Non avrei mai pensato che si
sarebbe arrivati a questo.
QUAL È LA TUA
OPINIONE RIGUARDO QUELLO CHE STA SUCCEDENDO A ISCHGL? PENSI CHE ISCHGL NE AVRÀ
UN DANNO DI IMMAGINE?
Quello che sta succedendo a Ischgl è clamoroso. I media hanno riferito che
abbiamo nascosto dei casi e abbiamo agito troppo tardi; per quanto ne so,
abbiamo immediatamente rispettato le istruzioni ufficiali attuandole il più
rapidamente possibile.
La popolazione di Ischgl non ha colpe: molti turisti già a febbraio
sapevano che l’Italia era alle prese con il Covid-19 ma sono partiti comunque e
dopo la chiusura delle discoteche e degli après-ski bar di Ischgl hanno
affollato i ristoranti. Dov’è finita la responsabilità personale di ogni
individuo?
Sinceramente non penso che questo ci procurerà un danno di immagine. Tutto
il mondo ne è colpito e dopo questa crisi i turisti torneranno di sicuro a
Ischgl per la sua rinomata stazione sciistica.
Francesca Della Giulia, Gabriele Simoni
In Russia la
situazione continua a peggiorare: in 14 regioni sono emersi 658 nuovi casi di
infezioni da coronavirus, secondo quanto riferito dalla sede operativa di
gestione dell’emergenza COVID-19 il 5 aprile. In 24 ore sono stati rilevati 536
nuovi casi di contagi nella città di Mosca, 45 nel Distretto di Mosca, 22 nella
regione di Niznij Novgorod, 20 a San Pietroburgo, 10 a Tula e Leningrado, 4 nel
Territorio di Krasnoyarsk, 3 nel circondario autonomo di Chanty-Mansijsk e
ancora diversi altri casi registrati a Yaroslav, Chelyabinsk, Novosibirsk e
Khabarovsk. Il numero totale dei contagiati in Russia è quindi salito a 5389,
di cui è importante specificare, 3893 solo a Mosca; 45 il numero dei deceduti
mentre sono 355 i guariti.
Sono state adottate nuove
misure di sicurezza da parte delle autorità delle regioni di Krasnoyarsk,
Norilsk e Tomsk. L’Amministrazione dell’oblast’ di Tomsk e l’Agenzia
Governativa Rospotrebnazdor ovvero il Servizio Federale per la tutela dei
diritti e del benessere dei consumatori, hanno stabilito che, dal 6 aprile,
tutti i passeggeri in arrivo negli aeroporti di Krasnoyarsk e Norilsk
provenienti da Mosca e San Pietroburgo saranno sottoposti a due settimane di
quarantena. Gli abitanti della regione dovranno trascorrere la quarantena nelle
proprie abitazioni, mentre chi arriva da altre regioni verrà rimandato a casa o
verrà messo in stato di osservazione per 14 giorni. Risulta necessario
specificare che le suddette regioni si trovano nella parte orientale del
territorio della Federazione, per cui questa è la prova che il virus si sta
diffondendo anche nei posti più remoti.
Una situazione
completamente diversa, la sta vivendo il territorio della Cecenia.
Il presidente della
Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha dichiarato che le autorità della repubblica hanno
già provveduto a mettere da parte una fornitura di cibo per un anno. Per
il momento, i confini della regione sono chiusi all’entrata e
all’uscita. Non è noto quando i confini saranno riaperti. Kadyrov
dichiara: “Abbiamo cibo sufficiente per un anno per la Repubblica. Il
Ministero della Salute è dotato di tutto il necessario per ogni
evenienza. Ci siamo preparati. Per questo consiglio ai nostri nemici di
lasciarci in pace: si vedrà in seguito se abbiamo fatto la cosa giusta.
Farò di tutto per proteggere il nostro popolo. Ciò che stiamo vivendo è
peggio dell’estremismo o del terrorismo è una malattia: un terrorista, almeno,
può essere trovato e fermato. Faremo del nostro meglio per garantire che
nessuno venga nella Repubblica e infetti i nostri abitanti”.
Angela Doria, Paola D’Onofrio
In Yemen non è
ancora stato registrato alcun caso di Covid-19 ma il Paese sta attraversando la
più grande crisi umanitaria al mondo causata dalla guerra civile scoppiata nel
2015.
Se il virus dovesse
entrare nel paese la situazione peggiorerebbe ulteriormente. Pertanto, il 25
marzo scorso il segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto
alle parti in conflitto di siglare una tregua temporanea.
La popolazione yemenita
soffre già di malattie gravissime e altamente contagiose quali colera, febbre
dengue, morbillo, difterite e malnutrizione cronica. La metà delle strutture
sanitarie del paese sono state distrutte durante i bombardamenti, e i fondi per
la sanità scarseggiano.
Secondo la testata
alThawra-news.net, affiliata al governo internazionalmente riconosciuto con
sede ad Aden, i ribelli Houthi (il gruppo sciita filo-iraniano che controlla la
capitale Sana’a) starebbero sfruttando l’emergenza a proprio favore,
diffondendo l’idea che questa sia stata provocata dall’America e dall’Arabia
Saudita, e invitando i cittadini a morire al fronte piuttosto che del virus.
Secondo l’omonima testata
althawrah.ye, controllata invece dai ribelli Houthi, sono molte le iniziative
messe in campo per far fronte a questa emergenza, come il contributo di 500
milioni di riyal messo a disposizione dalla società Yemen Telecom.
Nella riunione
straordinaria tenutasi la mattina del 31 marzo a Sana’a, il Ministro delle
telecomunicazioni Al-Numair, ha sottolineato il ruolo vitale dei media yemeniti
nella campagna di sensibilizzazione contro il virus. Interessante anche il suo
appello affinché venga permesso l’accesso agli strumenti di comunicazione e
vengano installati dei cavi marini per l’accesso ad internet nel Paese.
Inoltre, sono stati creati un sito e un’applicazione gratuiti per rimanere
aggiornati sulla pandemia.
Tra i vari paesi del
Golfo, notevole è la posizione del Kuwait.
Tra le sue iniziative
nazionali e sociali in linea con il volere del governo, e il piano di
quest’ultimo per far fronte all’emergenza Coronavirus, lo store online Dot-Com
ha lanciato la campagna “Fazaat Watan”. Questa fornisce gratuitamente delle
automobili alle società cooperative che si occupano di trasportare in diverse
regioni del Kuwait prodotti alimentari e beni di consumo sulla base delle
richieste dei cittadini.
L’ingegnere Abdul Mahsen
Al-Harfash, presidente del consiglio di amministrazione dello store online
Dot-Com, in un comunicato stampa ha dichiarato che la campagna “Fazaat Watan” è
stata avviata per facilitare il trasporto di beni di prima necessità. Ciò è
stato possibile grazie al contributo delle società cooperative per azioni in
ogni provincia del Paese durante tutto l’arco di tempo che prevede il divieto
di uscire dalle proprie case. Al-Harfash ha inoltre specificato che tale store
ha messo a disposizione delle società cooperative e degli enti di beneficienza
più di 150 automobili, con autisti inclusi, in modo completamente gratuito
nell’attuale periodo di crisi sanitaria.
Anna Parmegiani, Chiara Riccardi, Dinella Vella
Proprio quando sembrava di essere vicini a tirare
un sospiro di sollievo, in Cina torna la paura di un rimbalzo dei
contagi dopo la scoperta di nuovi casi nella provincia dello Hubei e
alla luce dell’aumento dei casi di importazione, ad oggi 38 (ultimo
aggiornamento 5/4/20).
Cresce in particolare la preoccupazione a Wuhan,
dove si prevedeva per l’8 aprile la sospensione dei divieti sui viaggi in
uscita dalla città e dove invece, lo scorso venerdì, le autorità hanno
rinnovato la richiesta ai residenti di restare in casa e adottare massima
precauzione. Probabilmente le date previste per l’apertura saranno prorogate.
Nei giorni precedenti, il Presidente cinese Xi
Jinping aveva effettuato una visita nella provincia dello Zhejiang, recandosi
nei porti, nelle imprese e nelle zone rurali per monitorare la prevenzione e il
controllo dell’epidemia così come lo sviluppo economico e sociale. Il messaggio
era chiaro: è fondamentale accelerare il ripristino della produzione e il
ritorno alla vita normale.
Ma, in realtà, le immagini più suggestive della
scorsa settimana sono senz’altro quelle di sabato. Il 4 aprile in Cina è stata
celebrato il giorno della commemorazione dei defunti, il Qingming Festival,
che quest’anno ha inevitabilmente assunto un tono ancora più drammatico: in
questo giorno il governo centrale ha infatti indetto il lutto nazionale, in
onore delle vittime dell’epidemia. Così, alle 10 del mattino, il suono delle
sirene nelle principali città cinesi ha sancito l’inizio di tre minuti di silenzio.
A Wuhan, alcuni cittadini hanno bruciato dei pezzi di carta negli angoli delle
strade per rendere omaggio a tutti gli operatori sanitari che hanno perso la
vita nella lotta in prima linea contro il virus, mentre le bandiere in tutto il
paese e nelle ambasciate cinesi all’estero erano appese a mezz’asta.
A Pechino, il Presidente Xi, il Primo Ministro Li Keqiang e gli alti funzionari del
Partito, tutti vestiti in nero e con un mazzo di fiori bianchi appuntati sul
petto, si sono riuniti per la commemorazione delle vittime presso Zhongnanhai,
sede del Partito Comunista e del Governo.
Nei recenti contatti telefonici con i leader di
tutto il mondo, il Presidente cinese ha riconfermato l’impegno della Cina nel
supporto a tutti i paesi colpiti dalla pandemia. Durante il vertice
straordinario del G20 sul Covid-19 tenutosi il 26 marzo, la Cina ha presentato
una serie di iniziative di cooperazione internazionale per combattere la
pandemia e ristabilizzare l’economia mondiale. Nella recente telefonata con il
Re Filippo del Belgio, Xi Jinping ha ribadito che la Cina darà assoluta
priorità all’aumento nella produzione di medicinali e dispositivi medici, così
da poter fornire il maggior supporto possibile per la lotta globale contro
l’epidemia.
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