Apparentemente infinito allo sguardo, seppur finito, il mare, inteso come vastità di acqua salata, è protagonista indiscusso della Terra, ricoprendone circa il 71% della superficie, e lasciando solo il 29% ai continenti e alle isole.

Simbolo indiscusso di libertà, suscita, agli occhi dei suoi spettatori disattenti e molto spesso poco educati, emozioni variopinte: dalla paura al coraggio, dalla morte all’amore, dall’avventura al profumo di casa. Ma anche il senso di abbandono, dell’imprevisto e dell’esilio.

Si potrebbe quindi dire che il mare è dei poeti, che hanno saputo fin dall’antichità farlo giacere in un letto di opere e capolavori di ogni genere letterario, di ogni angolo del pianeta, in un’ampia scelta di temi trattati, dal classico naufragio, il cui archetipo è Ulisse nella sua Odissea, dalla «robinsonneide» di Defoe, a quella meravigliosa raccolta che sono i Naufragi dello scrittore cileno Francisco Coloane. Molte di queste opere sono state trasformate in film, per adulti e per piccini, come il famoso Walt Disney “La sirenetta”, cartone animato fra i più classici, ispirato dalla fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen.

È stato anche, specialmente in epoca barocca, spettatore silente di incontri amorosi, sfondo preferito dei più romantici. In poche parole: paesaggio più versatile del mare, non ce n’è.  

Tralasciando la letteratura però, bisogna oggi, giornata internazionale del mare, concentrarsi sulla terribile malattia che lo attanaglia, un cancro che lo sta soffocando, uccidendo i suoi abitanti, indifesi protagonisti dell’incapacità umana nel rispettare qualcosa che, di fatto, non ci appartiene.

Secondo le ultime ricerche e gli ultimi studi pubblicati infatti, negli oceani si scaricherebbero 8 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Pensate che solo nel mar Mediterraneo secondo quanto riportato dal WWF, finiscono 570.000 (sì, avete letto bene, cinquecentosettantamila) tonnellate di plastica, l’equivalente di 33.800 bottigliette di acqua al minuto.  L’88% dei casi, spesso mortali, di indigestioni e intrappolamenti di cui sono vittima gli animali marini è causato infatti dai rifiuti di plastica. 

Quasi sempre sono oggetti usa e getta, usati per pochi minuti ma che rischiano di inquinare il mare per sempre. Non bisogna pensare solo alle grandi discariche di rifiuti industriali, anche le nostre “disattenzioni” estive possono avere un forte impatto ecologico, prima nel mare, e dopo sul litorale. Si sa infatti che il mare riporta quasi sempre a riva ciò che inghiottisce. Per meglio intenderci: il patrimonio costiero italiano è composto da 8.000 km di spiagge, ma, sempre secondo uno studio del wwf, soltanto il 30% è rimasto allo stato naturale, sia a causa dell’inquinamento sia per colpa della cementificazione selvaggia.

Ecco quindi un semplice e chiaro decalogo, preso dal sito di Focus, per poter vivere le vacanze estive (ma anche una semplice passeggiata domenicale), in maniera rilassata e pulita, senza danneggiare gli oceani:

1) È una spiaggia, non una discarica. Una cannuccia impiega dai 20 ai 30 anni a decomporsi, un fazzoletto di carta 3 mesi, una bottiglia di vetro non si degrada mai completamente. Se avete portato il pic-nic in riva al mare, raccogliete gli avanzi (gettarli tra le onde non vale).

2) Attenti ai sacchetti di plastica. Basta un colpo di vento per farli finire in acqua, dove diventano trappole mortali per molti animali marini. Delfini, tartarughe marine e balenottere, per esempio, li scambiano per meduse, e nel tentativo di raggiungerli finiscono soffocati.

3) Fumatori sì, ma responsabili. Gettate i mozziconi in un apposito portacenere portatile (in commercio ne esistono di ogni tipo, ma nel caso, è sufficiente un bicchierino di plastica, che poi getterete nella spazzatura). Una sola “cicca” di sigaretta può inquinare un metro quadrato di mare. E non dimenticate l’accendino ai piedi dell’ombrellone: ha tempi stimati di decomposizione che vanno dai 100 ai 1000 anni.

4) Se avete intenzione di entrare in acqua scegliete solamente creme contenenti filtri solari a base di minerali. La maggior parte delle creme ad alta protezione, disciolte in acqua, danneggiano l’ecosistema marino, in particolare i coralli. Gran parte dei filtri chimici per raggi UVA e UVB scatena infatti virus e infezioni latenti nella zooxantella, un’alga unicellulare che vive in simbiosi con i coralli, contribuendo allo sbiancamento del reef.

5) Quando fate la doccia, sia in spiaggia che in barca, evitate di usare shampoo e bagnoschiuma (a meno che non usiate prodotti al 100% naturali): alcune sostanze in essi contenute risultano fortemente inquinanti per il mare. A voi sarà sufficiente un risciacquo per eliminare il sale dalla pelle.

6) Niente “souvenir”. I pezzetti di corallo o di granito, le conchiglie e i gusci dei paguri che avete raccolto stavano meglio dov’erano prima: si tratta di patrimoni naturali e parti fondamentali dell’ecosistema che portati a casa sembrerebbero solo un macabro trofeo.

7) No ai falò. Non accendete fuochi in spiaggia o nella macchia mediterranea limitrofa. Potreste accidentalmente causare incendi disastrosi.

8) Se possedete un natante a motore rispettate scrupolosamente i limiti imposti dalle Capitanerie di porto per l’avvicinamento alla spiaggia. Non è permesso arrivare a riva con il motore acceso. E a un giro in motoscafo, se potete, preferite una più ecologica e salutare uscita in pedalò o con la tavola da surf.

9) Rispettate la fauna marina e terrestre: Non catturate gli organismi marini che vivono sulle rocce, come granchi e molluschi bivalvi, né cavallucci e stelle marine.

10) Fatevi sentire. E non parliamo di maleducazione da spiaggia: se osservate in un altro bagnante un comportamento che vi sembra scorretto o dannoso dal punto di vista ecologico, fateglielo educatamente notare. 

Cerchiamo di amare e rispettare il più possibile il mare, qualunque esso sia, in qualunque angolo del mondo. La bellezza va preservata e curata. Buon mare a tutti!

Aurora Magliocchetti