#POLITICAFFÈ

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E Trump non molla…Aumentano le pressioni perché riconosca la vittoria di Biden, ma il Presidente annuncia battaglia legale.

Stampa inglese

Trump è agguerrito. Non vuole abbandonare la Casa Bianca. Si sta impegnando energicamente per portare avanti la sua contestazione in merito ai risultati elettorali: ha, infatti, condotto diverse azioni legali in alcuni Stati chiave. Eppure, le prove concrete di frode continuano a mancare.

Si potrebbe chiedere, in ultima istanza, un intervento da parte della Corte Suprema. Ma una svolta di questo tipo sarebbe motivata solo dalla presenza di una questione molto significativa. Come accadde nel 2000, quando la proclamazione del nuovo Presidente avvenne dopo il riconteggio totale dei voti. A scontrarsi erano George W. Bush e Al Gore.   

Bryan Ware, il vicedirettore per la sicurezza informatica della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), ha confermato a Reuters di aver rassegnato le proprie dimissioni giovedì scorso. Poiché, secondo alcune indiscrezioni, la Casa Bianca aveva esercitato pressioni per ottenere il suo allontanamento. Anche a Christopher Krebs, direttore della CISA, è toccato lo stesso destino. Sempre Reuters pochi giorni fa aveva rivelato che Krebs si aspettava di essere licenziato. E questa confidenza, fatta ai suoi colleghi, si è trasformata in una notizia ufficiale proprio nelle ultime ore. Krebs, infatti, aveva attirato le ire di Trump per il sito web soprannominato “Rumor Control” gestito dalla CISA. In pratica, in questo sito internet sono state smontate le teorie su cui Trump aveva fatto affidamento per contestare l’integrità del risultato delle elezioni. Specificamente, i funzionari di Trump si sono infuriati per un post della CISA che rifiutava una teoria del complotto basata sull’idea che un supercomputer e un programma – chiamati presumibilmente Hammer e Scorecard – avrebbero ribaltato i voti a livello nazionale.

Ancora, Ben Hovland della Election Assistance Commission (EAC), riguardo alle convinzioni di Trump sul fatto che milioni di voti a suo favore siano stati cancellati, ha reagito dicendo che affermazioni di questo tipo dovrebbero essere effettivamente sostenute con qualcosa di credibile e che tali insinuazioni finiscono semplicemente per erodere la fiducia degli americani nel processo democratico. Per tale motivo, il tutto è preoccupante – così The Independent.

Sempre The Independent dichiara che Trump per condurre questa battaglia, continua a prendere di mira altri personaggi, tra cui Andrew Cuomo. Il quale, come altri democratici, ha espresso preoccupazioni sul fatto che l’attuale amministrazione stia affrettando lo sviluppo dei vaccini per logiche eminentemente politiche. Il Governatore dello Stato di New York, inoltre, aveva dichiarato di essere pronto a intraprendere un’azione legale poiché la proposta di distribuzione del vaccino avrebbe sfavorito le comunità a basso reddito, quelle che cioè sono contrarie alla politica del Presidente ancora in carica.

Inoltre, la BBC ha raccontato come Trump si sia mosso a livello legale finora. In Pennsylvania ha intentato una causa per la mancanza di accesso degli osservatori dei sondaggi – coloro che controllano attentamente il conteggio dei voti per garantire trasparenza –, ma in molte zone ci sono state delle restrizioni giustificate in gran parte dal coronavirus. Un’altra sfida in Pennsylvania è stata giocata sulla scelta statale di contare le schede elettorali con timbro postale arrivate in ritardo. La Corte d’Appello, però, ha respinto il caso. Una causa per la mancanza di procedure di supervisione è stata poi portata avanti in Michigan. In Nevada, invece, il Partito Repubblicano aveva individuato migliaia di persone che avevano votato dopo essersi trasferite dallo Stato. Ma successivi controlli hanno dimostrato che si trattava di elettori legali, come il personale militare. In aggiunta, altre cause sono state intraprese in Georgia e in Arizona. Tuttavia i giudici statali stanno procedendo con il respingimento delle cause.  

Stampa statunitense

Un numero crescente di repubblicani chiede una transizione ordinata del potere, ma il Presidente Trump persiste nel diffondere affermazioni infondate su presunte frodi elettorali, alimentando in tal modo resistenza e disordini tra i suoi sostenitori, migliaia dei quali hanno protestato per i risultati delle elezioni a Washington lo scorso sabato. Tuttavia, Trump appare irremovibile e annuncia battaglia legale.

The New York Times sottolinea come, più di una settimana dopo che Joe Biden è stato dichiarato vincitore alle elezioni presidenziali statunitensi, Trump continui a bloccare in qualsiasi modo la transizione del suo successore. Come Trump ostacola Biden? Ad esempio trattiene i briefing dell’intelligence e impedisce l’accesso alla documentazione raccolta sul coronavirus.

Infatti, il Presidente uscente sta ricevendo molta pressione affinché permetta colloqui tra i suoi funzionari sanitari e gli assistenti del Presidente neoeletto, scrive The Washington Post. Si tratta di colloqui che potenzialmente potrebbero salvare la vita a molti cittadini statunitensi perché favorirebbero uno scambio di informazioni fondamentali sulle misure da adottare nel corso di questa pandemia. Le richieste si fanno sempre più urgenti e pressanti con il trascorrere dei giorni, perché i nuovi casi di Covid-19 stanno aumentando vertiginosamente nell’ultimo mese, arrivando a toccare la cifra record di 181.000 casi nuovi registrati nella sola giornata del 13 novembre.

È di lunedì 16 novembre l’annuncio riportato anche dalla CNN di un vaccino sviluppato da Moderna – azienda statunitense di biotecnologie – che sta dimostrando un alto tasso di successo nelle prime sperimentazioni cliniche. Tuttavia, invece di ascoltare e mobilitare il suo team di esperti medici che avvertono che la pandemia si sta trasformando rapidamente in una crisi umanitaria, Trump persiste nell’avanzare accuse riferendosi a presunte irregolarità nei voti e, anzi, annuncia su Facebook e Twitter  “I won the election!”.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:
Why US ballot count livestreams became misinformation magnets disponibile su https://www.theguardian.com/us-news/2020/nov/17/ballot-counting-livestreams-misinformation-us-election, consultato il 17/11/2020
US election security officials reject Trump’s fraud claims disponibile su https://www.bbc.com/news/election-us-2020-54926084, consultato il 17/11/2020
US election 2020: what legal challenges is Trump planning? disponibile su https://www.bbc.com/news/election-us-2020-54724960, consultato il 17/11/2020
Exclusive : top official on U.S. election cybersecurity tells associates he expects to be fire disponibile su https://www.reuters.com/article/us-usa-cyber-officials-exclusive-idUSKBN27S2YI, consultato il 18/11/2020
Chris Krebs is gone but his firing may not be the last disponibile su https://www.bbc.com/news/world-us-canada-54984196, consultato il 18/11/2020
Trump emerges from White House to take credit for vaccine and leale open door for second term disponibile su https://www.independent.co.uk/news/world/americas/us-election-2020/donald-trump-joe-biden-coronavirus-vaccine-second-term-b1722778.html, consultato il 17/11/2020
Trump-appointed election official says president’s claims are ‘baffling’ and court evidence ‘laughable’ disponibile su https://www.independent.co.uk/news/world/americas/us-election-2020/trump-voter-fraud-election-biden-b1722941.html, consultato il 17/11/2020
Trump doubles down on claims of election fraud disponile su https://www.nytimes.com/2020/11/15/briefing/us-election-boris-johnson-nagorno-karabakh.html, consultato il 16/11/2020
Trump’s failure to work with Biden is becoming more urgent as Covid spreads disponibile su https://edition.cnn.com/2020/11/16/politics/election-2020-donald-trump-joe-biden-transition-coronavirus/index.html, consultato il 16/11/2020
Election 2020 live updates: Biden to deliver address on the economy as Trump insists he won the election disponibile su https://www.washingtonpost.com/elections/2020/11/16/joe-biden-trump-election-live-updates/, consultato il 13/11/2020

STORIE DI DONNE

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Chi è Amal Alamuddin Clooney?

Quando l’Intelligenza, la bellezza e l’eleganza si amalgamano alla perfezione e si fondano creando una personalità femminile che spicca per il suo stile come una rosa tra le spine, sicuramente una di loro è Amal Alamuddin Clooney considerata dai Tabloid come l’avvocato più Fashionista del pianeta e l’affermazione che “George è ormai il marito di Amal” viene forse ogni tanto presa in considerazione.

Lei, l’avvocato paladino dei diritti umani, è stata consigliera di Kofi Annan, sulla questione siriana. Sempre per l’ONU, è stata consigliera della commissione sull’assassinio del premier libanese Rafik Hariri e successivamente nel mese di gennaio 2015, ha iniziato a lavorare sul riconoscimento del genocidio armeno.

Amal è considerata una delle donne arabe più influenti nel mondo. Ha difeso Julian Assange, fondatore di Wikileaks, Yulia Tymoshenko, Primo ministro dell’Ucraina Yi e il giornalista Mohamed Fahmy. La sua carriera continua ad essere un successo dopo l’altro.

I valori dell’avvocatessa hanno inoltre, attirato l’attenzione del Prince Charles d’Inghilterra: da questo incontro fortuito è nata la premessa per l’Amal Clooney Award. Il premio, istituito dalla fondazione del Principe Charles denominata “Prince’s Trust International”, destinata a giovani donne tra gli 11 ed i 30 anni che operano nel sociale come in progetti umanitari per un’agricoltura ecosostenibile o supportano le comunità nei campi profughi per una pronta integrazione nella società o ancora, contribuiscono alla ricostruzione di zone colpite da guerre.

Nasce in Libano da una famiglia benestante e nel 1980, all’intensificarsi della guerra civile libanese, la famiglia lascia il paese alla volta dell’Inghilterra, dove vivrà a nord ovest di Londra. Amal, come la maggior parte dei Libanesi, parla correntemente arabo, inglese e francese. Autrice di numerosi saggi e pubblicazioni in campo giuridico, in particolare di diritto penale internazionale, nonostante abbia precocemente raggiunto un’invidiabile carriera è anche nota alle cronache rosa per via del suo matrimonio con George Clooney.

Statuaria e bellissima è considerata una vera super woman, sia nelle aule dei Tribunali, sia sui red carpet. Nonostante la sua vita molto attiva ha sempre un aspetto impeccabile ma adeguato all’impegno del momento ed è spesso stata identificata come la celebrity meglio vestita.

Amal Clooney può dare lezioni di stile con i suoi look straordinari da qui all’infinito, sia che scelga un look da donna in carriera, sia che stia camminando sul red carpet al fianco del marito George Clooney, lo stile dell’avvocato per i diritti umani è sempre in perfetto equilibrio tra eleganza e tendenze, sceglie spesso colori brillanti, stampe ricercate e abiti dal taglio sartoriale sempre chic dalla classe innata.

Maria Christina Rigano

FONTI:

https://it.wikipedia.org/wiki/Amal_Clooney
https://www.amica.it/gallery/tutti-i-look-di-amal-clooney/
https://www.iodonna.it/moda/star-look/2019/10/19/amal-clooney-e-il-tocco-di-classe-della-settimana-la-celeb-meglio-vestita/
https://www.elle.com/it/moda/g3906/amal-clooney-stile-look/
https://www.elle.com/it/showbiz/celebrities/a26891561/amal-cloone
https://www.vogue.com/slideshow/photos-amal-clooney-vogue-cover-may-issue-2018-annie-leibovitz

Photo credits: Annie Leibovitz, Courtesy of Vogue, May 2018 Edition

#UniversEAT

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Ciao a tutti gli amici di #UniversEat! Il freddo inizia a farsi sempre più intenso, perché allora non scaldarsi con la nostra ricetta di oggi? Direttamente dalla tradizione romagnola, oggi prepariamo i mitici passatelli in brodo.

Ingredienti per 4 persone:

  • brodo di carne (o vegetale);
  • 4 uova (1 uovo a persona);
  • 16 cucchiai di parmigiano (4 cucchiai per ogni uovo);
  • 8 cucchiai di pangrattato (2 cucchiai per ogni uovo);
  • Scorza di un limone q.b.;
  • Noce moscata q.b.

Ed ora mettiamoci all’opera! Per prima cosa prepariamo un tradizionale brodo di carne. I vegetariani sono sicura prepareranno un ottimo brodo vegetale. Io generalmente, quello di carne, lo preparo un giorno prima in modo che poi sarà più facile sgrassarlo. Lasciamo il brodo a riposo e mettiamo le mani in pasta! In una ciotola aggiungiamo il parmigiano, il pangrattato, la scorza di limone e la noce moscata. Mescoliamo un po’ e poi aggiungiamo le uova. Impastiamo fino ad ottenere una sfera compatta. Se risulta troppo morbida, possiamo aggiungere un piccolo cucchiaino di farina. Lasciamo riposare l’impasto per circa 30 minuti. Passato questo tempo mettiamo il brodo sul fuoco e raggiunto il bollore mettiamo il composto in uno schiacciapatate a fori larghi (in mancanza del tipico schiaccia-passatelli romagnolo). Schiacciare il composto sopra il brodo che bolle affinché i passatelli cadano direttamente nella pentola e si cuociano. Lasciar cuocere per un solo minuto, il tempo che i passatelli vengano a galla. Servirli accompagnati da un buon calice di vino rosso.

Siete pronti a mettere le mani in pasta? Tre, due, uno… Unint ai fornelli!!!

p.s. I passatelli sono tipici anche nelle Marche, ma nella variante asciutta e negli ultimi anni questa usanza è arrivata anche in Romagna. Dunque sbizzarritevi come volete nel riproporre questo piatto e mandateci le vostre creazioni, noi le riposteremo.

Ylenia Cossu

#FACCIAMOILPUNTO

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KAMALA HARRIS: IL V.P. DI CUI ABBIAMO BISOGNO O UN PACCHETTO BEN CONFEZIONATO?

We did it Joe, you’re gonne be the next President of the United States’: il video twittato da Kamala Harris, diventato in poche ore virale, lascia trasparire l’incredibile emozione della neo-eletta vicepresidente USA. Probabilmente si tratta della prima volta nella storia delle presidenziali a stelle e strisce in cui un vicepresidente ottiene così tanta visibilità, forse addirittura di più dello stesso Presidente. Mentre il mondo si congratula per la vittoria di Joe Biden, non può far altro che andare in visibilio per il team che il nuovo leader democratico propone; una squadra la cui frontwoman principale è proprio l’ex procuratrice generale della California. Figlia di due immigrati e della rivoluzione sessantottina, Kamala Harris sembra proprio rappresentare tutto ciò di cui il futuro degli States ha bisogno: una donna nera, indipendente, che parla chiaro ed è pronta a difendere i diritti dei più deboli; tutto quello che la presidenza Trump aveva dimenticato, o meglio, mai preso in considerazione.

Il messaggio che questa nuova elezione vuole inviare è quello di una donna forte, che ce l’ha fatta: se lei può, tutte noi possiamo. E’ incontestabile che questa nuova presidenza democratica abbia rivoluzionato lo scenario politico americano con una proposta nuova dopo i quattro anni dell’età di Donald Trump. Da procuratore distrettuale di San Francisco a ‘progressive prosecutor’ dello Stato della California e, infine, Vicepresidente, Kamala Harris ha compiuto un processo di ascesa ragguardevole, anche se è proprio all’interno di quest’ultimo che emergono le prime sfumature ambigue del suo personaggio. Donna sì, nera sì, asiatica e giamaicana sì, ma cos’ha davvero fatto questa donna per la propria comunità?

La biografia della Harris è facilmente ricostruibile, soprattutto perché le sue origini non-americane sono state ben pubblicizzate: la sua carriera politica comincia a San Francisco, distretto considerato dall’opinione pubblica come ‘super-progressive’ ed all’interno di questo quadro, la nostra protagonista si inserisce come una figura decisamente moderata. In molti, come il reporter di Mother Jones Jamilah King, hanno di fatto criticato il fatto che la neo V.P. si presenti come figlia di immigrati e di conseguenza protettrice della causa afroamericana, ma che di base sia cresciuta e abbia vissuto tutta la sua vita in un ambiente privilegiato; citando la madre: ‘she knows what forks to use at the dinner table’. Per di più, l’importanza che la Harris ha sempre dato alle questioni di legge e di polizia non hanno fatto altro che farle perdere una buona parte del sostegno di quella comunità afroamericana che di base, secondo il progetto democratico, dovrebbe rappresentare. Affermazioni e prese di posizione scomode che andrebbero approfondite, che non sono piaciute e che non piacciono tutt’ora, specialmente al BLM.

Al momento sembra che ci sia stato un imponente cambio di vedute e che la Harris sia sempre di più coinvolta all’interno di quello che è sempre stato il suo campo con un approccio diverso, opponendosi agli abusi della polizia, alle etichette razziali. La nuova proposta democratica sembra davvero cadere al momento giusto: elezioni, pandemia, movimenti antirazzisti. Insomma, quello che stupisce (ma al contempo non stupisce affatto) è che il vicepresidente USA è davvero la figura giusta al momento giusto; ma se si approfondisce la vicenda con occhio critico, sembra soltanto una pedina del gioco del bastone e della carota. La Harris sembra un po’ un prodotto ben pensato e confezionato al fine di calmare gli animi, dare al popolo americano ciò che chiede e propinare al mondo quello che serve per affermare ancora una volta la superiorità USA.

Una donna come vicepresidente, rivoluzionario sì. Di fatto ci troviamo al momento zero di una nuova presidenza democratica, ma il dubbio che sorge spontaneo riguardo a Kamala Harris è se si tratta davvero di un bagliore rivoluzionario oppure soltanto della rappresentazione fisica di un ideale. A questo quesito, ovviamente, solo l’evoluzione della futura politica dei neo-eletti leader degli States saprà darci una risposta.

Martina Noero

#CURIOSITÀDALMONDO

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Milton Glaser e il logo simbolico di NY

Il 26 giugno scorso è venuto a mancare uno tra i più grandi grafici dell’era contemporanea, Milton Glaser. Egli è noto soprattutto per aver disegnato il famoso logo di New York, presente su tutti i souvenir e diffusosi in tutto il mondo. Non tutti conoscono questo grande artista, dunque scopriamo insieme chi è e come mai è così importante ricordarlo.

La storia di Milton Glaser

Milton Glaser, nasce nel 1929 da genitori ebrei e ungheresi. In seguito ai suoi studi presso l’Università di Manhattan, la Cooper Union, si iscrive all’Accademia delle Belle Arti a Bologna, grazie a una borsa di studio. Lì viene influenzato da esponenti dell’arte italiana come Piero della Francesca e Giorgio Morandi. Il designer statunitense emergeva per la sua semplicità, originalità, ma soprattutto era dotato di un grande potere, quello di ottenere risultati grafici di grande qualità in un’epoca in cui si disegnava a mano senza l’ausilio di strumenti informatici. Nel 2009, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo premia donandogli la National Medal of Arts, onore artistico più alto che si possa ricevere. Muore il 26 giugno 2020 giorno del suo 91° compleanno.

NY e il suo logo immortale

All’inizio degli anni Settanta, New York era in bancarotta, non era un periodo facile per la Grande Mela anche per il tasso alto di criminalità che vi era e poiché servivano soldi, il Dipartimento del Commercio di New York capì che il modo migliore per risollevare la città dalla crisi e conferirle una buona immagine era attraverso il turismo. L’agenzia pubblicitaria Wells Rich Greenefu assunta e a lei si deve l’idea del logo “I love New York” su cui si sarebbe costruita l’intera campagna pubblicitaria. Questa campagna riuscì a salvare New York dalla crisi che la stava travolgendo. Nel 1977, Mary Welles Lawrence, fondatrice dell’agenzia Wells Rich Greene, affidò a Milton Glaser il compito di disegnare il logo della campagna pubblicitaria e lui accettò, ignaro che quel logo sarebbe diventato famoso, ma anche immortale e dal quale tutti avrebbero preso ispirazione.

Dove gli venne l’idea?

Su un taxi. Ebbene sì, anche le grandi idee arrivano quando meno te lo aspetti. Mentre si stava recando al suo studio di lavoro, mise da parte la sua prima idea, ovvero la scritta “I love New York” realizzata in due losanghe e prese un pezzo di carta, un pennarello rosso e ridisegnò il logo definitivo, composto da 4 simboli che Glaser spiega in questo modo:

«È un po’ complicato. “I” è una parola. “♥” è il simbolo di un’emozione. “NY” sono le iniziali di un posto. Ci sono quindi sono tre trasformazioni. Devi usare un po’ il cervello per tradurlo, anche se una volta che lo fai, è ovvio, e non c’è nessuno che non riesca a capirlo. Ma l’attività del cervello è in parte responsabile per la sua resistenza nel tempo».                   

In seguito all’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, Glaser aggiunse al logo le parole “More Than Ever” (trad. più che mai).

Quel logo è diventato più di un semplice mezzo per promuovere la città e risollevarla da tempi bui, è diventato un simbolo, un’emozione, un messaggio chiaro, un forte elemento culturale di appartenenza.

A dimostrazione del fatto che questo logo, i cui diritti appartengono all’Empire State Development, abbia riscontrato un enorme successo dagli anni 70 a oggi, è il profitto annuo che genera, che è di oltre 1 milione di dollari annui.

Different country different sound

Rosita Luglietto

#SaudadeDoTempo

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Da minha língua vê-se o mar” è una celebre citazione di Vergílio Ferreira, noto scrittore, il quale con una semplice frase riesce a sprigionare una forte carica simbolica che descrive perfettamente la cultura portoghese. Mi chiedo quali immagini ed emozioni riesca ad evocarvi… personalmente si spalanca davanti ai miei occhi una piccola finestra in legno che si affaccia sull’oceano Atlantico, immagino la fresca brezza marina che accarezza la pelle e riesco a sentire l’odore della salsedine… dipingo tra i miei pensieri i marinai lusitani che con le loro imbarcazioni sfrecciano tra le onde alla ricerca dell’inesplorato.

Ma torniamo a noi e iniziamo ad analizzare il termine “lusofonia”. Notiamo subito come sia composto da due elementi, “luso” e “fonia”; il primo designa il popolo portoghese (i lusitani furono una popolazione indoeuropea che si insediò nella parte più occidentale della penisola iberica), mentre il secondo proviene dal greco e significa “suono”. Dunque questo concetto unisce circa 210 milioni di persone che parlano il portoghese in tutto il mondo, ma in realtà si può interpretare il termine lusofonia in diverso modo: come un sentimento, come un desiderio di condivisione di un passato comune.

Naturalmente letteratura e storia sono due discipline che vanno a braccetto, per cui tenetevi forte e tuffiamoci insieme nel passato!

L’anima del popolo portoghese si contraddistinse per la sua vocazione marittima, così tanto tenace da averli spinti verso i “confini” del mondo e da averli permesso di scoprire odori e sapori di civiltà totalmente differenti: America, Africa e addirittura Asia! E pensare che questo grande impero ebbe inizio con la curiosità e con la sete di potere del giovane Henrique o Navegador il quale, nel corso del XV secolo, iniziò il suo viaggio di conquista occupando prima le Azzorre, per poi spingersi più a sud e successivamente sbarcare sulle spiagge capo verdiane, e da lì colonizzare le costiere africane.

L’esplorazione lusitana prosegue ancora oltre, giunge fino ai confini esotici dell’estremo Oriente, dove creerà importanti porti commerciali come Goa, Malacca, Nagasaki e Macao; il Portogallo dunque dominava il mercato tra Europa ed Asia. L’impero lusitano ha lasciato le tracce della sua presenza tra i quattro angoli del mondo, dal Mozambico al Timor-Est, dal Giappone al Brasile, dall’Angola a Macao! In tutti questi paesi si sono mescolate tradizioni, culture, sapori e lingue totalmente diverse tra loro; la lusofonia traduce dunque un sentimento di appartenenza che sfocia in una connessione fra popoli che si sentono legati da un senso comune. Parliamo di un’identità che trova le sue radici non solo nella lingua, ma anche nella musica, nella gastronomia e nella letteratura.

Insieme intraprenderemo questa esplorazione tra i poeti Capoverdiani, i letterati portoghesi e i musicisti brasiliani. Conosceremo la grande eredità lusofona che ci è stata lasciata nei diversi angoli del mondo.

Greta Accardi

#POLITICAFFÈ

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Egitto, il crollo del sistema sanitario. Le promesse non mantenute di Al Sisi rischiano di portare il Paese di nuovo sull’orlo del precipizio

Stampa del Qatar

La longeva fragilità del sistema sanitario egiziano doveva essere colmata dagli sforzi che erano stati promessi da Al Sisi all’inizio della sua presidenza. Eppure, l’emergenza pandemica da Covid-19 ha finito per accentuare la precarietà dell’equilibrio, stimolando addirittura una parziale implosione. La lotta al coronavirus, infatti, è stata portata avanti dal personale medico sotto una condizione di fortissimo stress, dovuta in gran parte al dialogo conflittuale che si è aperto con le istituzioni.

A maggio – come racconta Al Jazeera – l’Egyptian Medical Syndicate aveva avvertito sulla possibilità di collasso totale a cui stava andando incontro il sistema sanitario. In pratica, il sindacato egiziano aveva accusato il governo di essere irresponsabile. E questo perché era stata rilevata una certa negligenza, una mancanza di azione nei confronti del personale medico. Tutto ciò a causa delle crescenti infezioni e morti tra gli operatori sanitari. E il Ministro della Salute Hala Zayed si era difesa dicendo che il governo stava cercando di fornire la migliore assistenza possibile.   

Stampa egiziana

Successivamente, è stato il Primo Ministro Mostafa Madbouly a rendere ancora più rovente il dibattito. Perché con i suoi commenti ha praticamente accusato i medici di essere responsabili del peggioramento della situazione epidemiologica del Paese. Colpevoli a suo dire, di essere assenti in alcuni governatorati del Paese – così Egyptian Streets.

Ahram Online invece, sottolinea alcuni impegni sostenuti dall’area di governo. Poco tempo fa, si è svolto il sesto appuntamento del Forum regionale per l’assicurazione medica e l’assistenza sanitaria, un evento organizzato proprio per affrontare le sfide assistenziali dell’Egitto. Questo congresso, predisposto con il patrocinio del Ministro della Salute, ha avuto l’obiettivo di integrare gli sforzi del settore pubblico e privato per promuovere la trasformazione digitale della sanità egiziana, in particolare nel campo dell’assicurazione medica: un modo per rimarcare le riforme che l’Egitto vuole portare avanti. Inoltre, il Ministero della Cooperazione Internazionale ha reso noto che negli ultimi mesi l’Egitto ha beneficiato di 500 milioni di dollari per il finanziamento del settore sanitario per combattere il Covid. Una notizia che ha lo scopo di far sapere che l’Egitto si è coordinato con le istituzioni finanziarie internazionali – tra cui la Banca Mondiale, USAID e AFD – per portare supporto fondamentale al proprio sistema sanitario. Ciò nonostante, i malumori interni sono sempre più forti.

Stampa statunitense

In Egitto la pandemia di coronavirus ha offerto al Presidente Al-Sisi la possibilità di mostrare le profonde riforme sanitarie che aveva promesso nel 2014, all’inizio della sua presidenza. Riforme che tuttavia non sono state mai attuate. Infatti, la pandemia ha esposto le debolezze croniche di cui soffre l’Egitto.

The New York Times ricorda come nei primi mesi della crisi, gli ospedali egiziani sovraccarichi hanno lottato duramente per far fronte all’emergenza. Molti medici arrabbiati hanno scioperato e coloro che hanno osato criticare gli sforzi del governo sono stati incarcerati. Il Paese ha raggiunto presto uno dei più alti tassi di mortalità nel mondo arabo. Al-Sisi anziché finanziare e potenziare quindi il sistema sanitario che stava precipitosamente scivolando verso il baratro, ha stanziato ingenti finanziamenti – 12 miliardi di $ – per accordi militari per l’acquisto di armi per navi e aerei da guerra.

Nel corso dei mesi, si è visto come l’Egitto non sia stato colpito tanto quanto l’Europa o gli Stati Uniti d’America. Infatti, si contano 109.000 casi e 6.380 morti ad oggi (numero registrato al momento della stesura dell’articolo 14/11/2020). Tuttavia, il numero dei test rimane sorprendentemente basso, il che significa che un gran numero di casi probabilmente non viene rilevato. Gli esperti di salute si mostrano preoccupati perché questo approccio sta dando alla popolazione egiziana un falso senso di sicurezza.

La fragilità del sistema sanitario pubblico egiziano sottofinanziato, esposto nei primi giorni della pandemia, mette in evidenza un elemento centrale del duro governo del Presidente Al-Sisi: un sistema di privilegi a più livelli che perpetua la disuguaglianza e premia un esercito potente, a discapito di una popolazione sempre più impoverita.

Stampa turca

A fine maggio scorso, il quotidiano turco Daily Sabah ha dedicato una serie di articoli alla situazione che stava vivendo il sistema sanitario pubblico egiziano. In quel periodo si parlava già di un “collasso completo” del sistema sanitario del Paese. Infatti, il principale sindacato medico egiziano, l’Egyptian Medical Syndicate che conta più di 230.000 membri, aveva accusato il Ministero della salute di negligenza nel non aver adottato le misure adeguate per proteggere gli operatori sanitari dal coronavirus. Inoltre, il sindacato aveva affermato che il collasso del sistema sanitario avrebbe comportato gravi danni per l’intero paese.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:
Egypt under fire over coronavirus deaths among healthcare workers disponibile su https://www.aljazeera.com/news/2020/5/25/egypt-under-fire-over-coronavirus-deaths-among-healthcare-workers, consultato il 14/11/2020

Egypt obtained $500m in finance for the health sector in eight months to fight Covid-19: Minister disponibile su http://english.ahram.org.eg/NewsContent/3/12/378700/Business/Economy/Egypt-obtained-m-in-finance-for-the-health-sector-.aspx, consultato il 14/11/2020

Egypt to host 6th round of medical insurance, healthcare forum Sunday disponibile su http://english.ahram.org.eg/NewsContent/3/12/388014/Business/Economy/Egypt-to-host-th-round-of-medical-insurance,-healt.aspx, consultato il 14/11/2020

Egypt’s Medical Syndicate slams PM’s statement ‘blaming’ doctors for covdi-19 deaths disponibile su https://egyptianstreets.com/2020/06/24/egypts-medical-syndicate-slams-pms-statement-blaming-doctors-for-covid-19-deaths/, consultato il 14/11/2020

In Egypt, the government prioritizes its military over the pandemic disponibile su https://www.nytimes.com/2020/11/11/world/in-egypt-the-government-prioritizes-its-military-over-the-pandemic.html, consultato il 14/11/2020

Sisi Promised Egypt Better Health Care. Virus Exposed His True Priority disponibile su https://www.nytimes.com/2020/11/11/world/middleeast/egypt-sisi-coronavirus-healthcare.html, consultato il 14/11/2020

Egypt’s health system on verge of ‘collapse,’ says top medical union disponibile su https://www.dailysabah.com/world/mid-east/egypts-health-system-on-verge-of-collapse-says-top-medical-union, consultato il 14/11/2020

Egypt’s govt under fire over COVID-19 deaths among health care workers disponibile su https://www.dailysabah.com/world/mid-east/egypts-govt-under-fire-over-covid-19-deaths-among-health-care-workers, consultato il 14/11/2020

Egypt fails to cope with COVID-19 under el-Sissi’s regime disponibile su https://www.dailysabah.com/world/mid-east/egypt-fails-to-cope-with-covid-19-under-el-sissis-regime, consultato il 14/11/2020

At least 58 doctors reported dead due to COVID-19 in Egypt disponibile su https://www.dailysabah.com/world/africa/at-least-58-doctors-reported-dead-due-to-covid-19-in-egypt, consultato il 14/11/2020

#LOSAPEVATECHE

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Il Mausoleo di Affile: quando l’ideologia da reality è più importante della Storia

Caro Presidente Nicola Zingaretti, mi chiamo Igiaba Scego, sono una scrittrice, figlia di somali e nata in Italia. Sono una della cosiddetta seconda generazione. Una donna che si sente orgogliosamente somala, italiana, romana e mogadisciana. Le scrivo perchè l’11 agosto 2012 ad Affile, un piccolo comune in provincia di Roma, è stato inaugurato un “sacrario” militare al gerarca fascista Rodolfo Graziani. […] Rodolfo Graziani, come sa, fu tra i più feroci gerarchi che il fascismo abbia mai avuto. Si macchiò di crimini di guerra inenarrabili in Cirenaica ed Etiopia; basta ricordare la strage di diaconi di Debra Libanos e l’uso indiscriminato durante la guerra coloniale del ’36 di gas proibiti dalle convenzioni internazionali. […] La Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra lo collocò naturalmente al primo posto. Il monumento a Rodolfo Graziani è quindi un paradosso tragico, una macchia per la nostra democrazia, un’offesa per la nostra Costituzione nata dalla lotta antifascista.

Così scrisse Igiaba Scego, autrice italo-somala, in occasione dell’inaugurazione del Mausoleo di Affile nel 2012 dedicato a Rodolfo Graziani, gerarca fascista e ministro della Difesa nella Repubblica sociale italiana. Graziani fu tra gli esponenti politici del fascismo ad essere maggiormente coinvolto nella storia coloniale italiana sia nella fase di riconquista libica tra il 1921 e il 1931, sia nella Guerra d’Etiopia e nella repressione della guerriglia abissina. Governatore della Cirenaica tra il 1930 e il 1931 e viceré d’Etiopia tra il 1935 e il 1936, ribattezzato nell’opinione comune “macellaio del Fezzan” in riferimento alle brutalità della campagna libica. Nel dopoguerra fu poi inserito dalla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra con particolare riferimento alla repressione etiope; mancò però un processo e venne negata l’estradizione in Etiopia, prediligendo una condanna a 19 anni di carcere per collaborazionismo.

Nel capitolo conclusivo dell’opera Roma negata (2014) di Scego, l’autrice ripercorre dunque le vicende relative al Mausoleo e racconta la visita sul sito in occasione della celebrazione del 25 Aprile del 2013. Dai racconti dell’autrice emerge il clima di amnesia selettiva verso i crimini di guerra e il desiderio, condiviso tanto dal alcuni cittadini quanto dal sindaco, di commemorare Graziani in qualità di cittadino affilano degno di nota e nazionalmente conosciuto.

In merito a questa prospettiva è interessante sottolineare come in questo processo di rimozione storica risulti determinante il ruolo giocato dalla fama, spesso in grado di offuscare, come in questo caso, anche il ricordo di crimini di guerra. Come riportato da Wu Ming, infatti, il sindaco Viri affermò nei comunicati della giunta prima della definitiva condanna del 2015 di aver voluto onorare Graziani in quanto «uno dei personaggi più illustri di Affile», e poiché il nome del Maresciallo/Macellaio d’Italia che trascorse parte della propria infanzia e giovinezza ad Affile rese celebre il piccolo comune della Valle dell’Aniene.

Tale riflessione pone centralmente il grado di celebrità e di fama nella costruzione di un personaggio, sia nei suoi meriti sia nei suoi crimini; per Wu Ming, infatti, la costruzione del Mausolei di Affile è motivata da una «ideologia da reality» per cui l’importante è che uno diventi famoso, non importa per quale motivo.

Nella medesima relazione della giunta il sindaco dichiarò anche che «Graziani non fu un criminale di guerra, tanto è vero che non fu condannato a Norimberga». La mancanza di un vero e proprio processo e di una Norimberga italiana ha rappresentato infatti – e continua a rappresentare a distanza di decenni – un punto di forza per i miti sul colonialismo italiano; nessun italiano fu infatti condannato a Norimberga e le pene del grande processo riguardarono unicamente criminali di guerra tedeschi.

Evelyn De Luca

FONTI:
Nicola Zingaretti: no al monumento per ricordare un criminale di guerra fascista, stragista del colonialismo. #25aprile, disponibile su https://www.change.org/p/nicola-zingaretti-no-al-monumento-per-ricordare-un-criminale-di-guerra-fascista-stragista-del-colonialismo-25aprile, consultato il 12/11/20.
Per la foto: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_aprile_23/affile-regione-revoca-finanziamento-mausoleo-rodolfo-graziani-7af0a1b8-e9b0-11e4-8a77-30fcce419003_foto_zoom_big.shtml

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

È ufficiale: Joe Biden è il 46° presidente degli Stati Uniti d’America.
Che aspetto avrà un mondo senza Trump?

In Francia 500€ di sussidi statali per i commercianti che decidono di digitalizzare la propria attività.
Il Ministro delle dotazioni religiose, in Egitto, ha assegnato ai predicatori di tutte le moschee il compito di tenere un discorso incentrato sul diritto alla diversità e all’accettazione dell’altro.

EUROPA

El País riporta che in Spagna le vittime di coronavirus hanno battuto un nuovo record: 411 decessi in un giorno, il dato più alto di questa seconda ondata. L’ultima volta che più di 400 decessi sono stati aggiunti alla statistica in un giorno è stato ad aprile, quando il Paese era in confinamento. Quel periodo infatti, fine marzo e inizio aprile, ha segnato i giorni peggiori nei quali si sono infatti registrati quasi mille decessi. Negli ospedali la pressione continua ad essere alta, sia nei normali ricoveri sia nei reparti di terapia intensiva, infatti il numero medio di posti letto occupati in quest’ultima è del 32%, ma ci sono otto comunità che superano il 40%, una situazione complicata perché comporta un sovraccarico del personale. Il ministro della Salute, Salvador Illa, prevede di avere 20 milioni di dosi del vaccino Pfizer contro il coronavirus entro l’inizio dell’anno, con cui potrebbero essere immunizzate 10 milioni di persone. La società farmaceutica statunitense e il suo partner tedesco Biontech hanno annunciato lunedì che il loro vaccino è “efficace al 90%” e che sono ben 43.538 le persone che hanno partecipato ai test annunciati dall’azienda. Dei diversi gruppi che hanno ricevuto sia il vaccino che il placebo, 94 sono stati infettati. I vaccini saranno gratuiti, verranno distribuiti attraverso il Sistema Sanitario Nazionale e verranno somministrati inizialmente agli anziani e al personale sanitario. Si calcola che verso maggio una percentuale sufficientemente rilevante della popolazione spagnola ed europea potrà essere vaccinata, perché i vaccini verranno distribuiti equamente in tutti i Paesi dell’Unione Europea.
A.C.

In Francia, il ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Le Maire ha promesso un aiuto statale di 500€ per i commercianti che necessitano di digitalizzare la loro attività. Questo è quanto riportato dai siti Le Figaro e Parisecret. Il ministro aveva infatti dichiarato per l’emittente della BFM TV che: “Oggi c’è un’azienda su tre digitalizzata […]. Dobbiamo accelerare. I commercianti possono cavarsela da soli per costruire i propri siti web? No”. Proprio in virtù di questo, lo Stato sarebbe disposto a supportarli attraverso questa misura. Inoltre, Bruno Le Maire ha aggiunto che ogni comune dovrà avere una piattaforma in cui sono presenti tutte le attività commerciali che si svolgono in città per permettere ai commercianti di godere di alcuni vantaggi derivanti da una maggiore esposizione pubblicitaria. Per di più il ministro si è detto favorevole ad un sistema di appuntamenti nei negozi ritenuti non essenziali, in questo modo potrebbero essere riaperti perché non ci sarebbe una grande circolazione di gente nelle stesse fasce orarie. Ha anche dichiarato che il governo pensa ad un’estensione dell’orario di apertura dei negozi, in modo tale da poter gestire al meglio il flusso di clienti che verrebbe dilazionato così nelle diverse ore del giorno. Non si escludono degli aiuti anche a tutti quei commercianti che hanno molte scorte invendute in magazzino a causa del Covid-19 e delle restrizioni imposte dal governo.

G.D.C.

Secondo quanto riportato dal giornale The indipendent in Inghilterra e in Galles, per la prima volta da giugno, durante la scorsa settimana si è verificato un alto picco significativo nei casi di coronavirus, con morti settimanali attribuiti a Covid-19 che superano il migliaio.

Il Paese ha anche intensificato i test per rintracciare i casi asintomatici in 67 località diverse in tutto il Regno Unito. I nuovi picchi del coronavirus peggioreranno ulteriormente gli impatti già gravi su posti di lavoro ed economia.

Sempre rimanendo in tema, leggendo lo stesso giornale The indipendent scopriamo che agli studenti universitari dell’Inghilterra viene detto di tornare a casa per trascorrere il Natale con le loro famiglie non appena il lockdown terminerà il mese prossimo. Infatti, l’apprendimento face to face dovrebbe terminare entro il 9 dicembre. Questo consentirà ai giovani di viaggiare in un momento in cui il rischio di trasmissione di Covid-19 è più basso, dal momento che ci sono state le quattro settimane di restrizioni. Pertanto, a partire dal 3 dicembre una “finestra di viaggio studentesca” vedrà le università fissare date di partenza scaglionate, per allentare la pressione sui trasporti pubblici. Il governo ha inoltre promesso di “lavorare a stretto contatto con le università per stabilire test di massa” prima delle partenze.

Cambiando ora argomento, sempre secondo The indipendent il governo del Regno Unito sta per introdurre una nuova legge per impedire alle imprese di utilizzare prodotti legati alla deforestazione illegale. La norma che l’11 novembre è stata introdotta nel nuovo disegno di legge sull’ambiente richiederà alle aziende britanniche di utilizzare materie prime prodotte in linea con le leggi locali che proteggono le foreste e altri ecosistemi. Pertanto, le aziende dovranno essere più trasparenti sulla provenienza dei loro prodotti, afferma il governo.

Tuttavia, gli attivisti ambientalisti affermano anche che la nuova regola non sarà efficacemente sufficiente perché copre solo i prodotti legati alla deforestazione illegale piuttosto che i prodotti legati a tutti i tipi di deforestazione.

A.B.

Il presidente della Russia Vladimir Putin e il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko hanno avuto una conversazione telefonica il 4 novembre, come riportato sul sito del Cremlino. Entrambi hanno confermato la loro intenzione di rafforzare le relazioni russo-bielorusse e hanno discusso questioni legate alla sfera commerciale ed economica. Hanno successivamente rinnovato l’importante collaborazione tra Russia e Bielorussia per la diffusione del vaccino di produzione russa. Infine, Lukashenko ha informato il presidente Putin della situazione attuale nella repubblica bielorussa ed è stata affrontata anche la problematica del conflitto nel Nagorno-Karabakh: secondo il presidente Putin il conflitto potrebbe risolversi senza ricorrere alle armi, quindi grazie alla diplomazia.

Il 5 novembre, con un rapporto dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), è stata riconosciuta la falsificazione delle elezioni presidenziali in Bielorussia del 9 agosto 2020, riporta Besti.ru. Ad oggi le azioni di protesta non si sono fermate e il giorno successivo al rapporto, il 6 novembre, l’Unione Europea ha sanzionato ufficialmente il presidente dell’ex Paese sovietico. Lukashenko è stato infatti valutato responsabile di repressione nei confronti degli altri candidati alla presidenza e nei confronti dei manifestanti, oltre che di intimidazione nei confronti dei giornalisti, secondo quanto riportato da Ria.ru. Il 6 novembre il presidente della Bielorussia ha annunciato che le elezioni presidenziali si terranno nuovamente quando il popolo bielorusso lo vorrà, come si può leggere nell’articolo di Pravda.ru.

Per quanto riguarda la lotta al coronavirus, che al momento occupa la maggiore energia dei Paesi del mondo, la Russia annuncia di essere pronta a collaborare con l’Europa per la diffusione del suo vaccino Sputnik V. E non solo con l’Europa: come riportato da Vesti.ru, il presidente Putin e il presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, si sono sentiti telefonicamente per discutere della collaborazione economica tra i due Paesi e della lotta al coronavirus tramite l’impiego di Sputnik V. Il Cremlino dà notizia della telefonata avvenuta per iniziativa del governo argentino il 6 novembre. All’Argentina sono stati mandati due campioni di Sputnik V, il vaccino sviluppo dal Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica N.F. Gamaleja. Nel frattempo, il virus viaggia a una velocità spaventosa anche in Russia e per fermarlo sono state adottate varie soluzioni, tra cui quella obbligata e riportata da Regnum.ru per cui i pensionati sono ad oggi limitati nei loro spostamenti e nelle loro attività e quella consigliata dal sindaco di Saransk di non viaggiare sui mezzi pubblici se non per motivi di necessità, secondo un altro articolo di Regnum.ru. Al giorno 9 novembre, i casi registrati sono più di 1.700.000, con oltre 30.000 decessi.

Tornando indietro di qualche giorno, precisamente al 2 novembre, il mondo ha assistito ad un nuovo attacco terroristico e stavolta nel mirino dell’ISIS è finita la capitale dell’Austria, Vienna. Il 5 novembre l’ufficio stampa del Cremlino ha riferito che il presidente Putin ha avuto una conversazione telefonica con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, in cui entrambi hanno sottolineato la loro determinazione a combattere il terrorismo. Kurz ha espresso gratitudine per il sostegno e le condoglianze rivolte al popolo austriaco da parte del governo russo. Anche l’Austria ha discusso con la Russia sulla questione vaccino contro il coronavirus.

Il presidente Putin ha ricevuto una telefonata anche dal presidente della Francia, Emmanuel Macron. Il 7 novembre il sito del Cremlino ha riportato i dettagli della loro conversazione: innanzitutto, è stata sottolineata la determinazione di entrambe le parti a combattere il terrorismo in tutte le sue manifestazioni. Per la situazione del Nagorno-Karabakh, il presidente Putin ha informato il presidente francese dei passi fatti dalla Russia nella direzione di un “cessate il fuoco” anticipato e di una ripresa dei negoziati volti a garantire una soluzione diplomatica e pacifica. I due presidenti hanno ribadito la loro disponibilità negli sforzi di mediazione dei rispettivi Paesi, anche nel quadro del Gruppo di Minsk dell’OSCE, una struttura di lavoro creata allo scopo di incoraggiare una soluzione pacifica e negoziata dopo la guerra del Nagorno-Karabakh del 1992. È stato inoltre espresso l’interesse ad approfondire la cooperazione nella lotta al coronavirus, compresa la realizzazione di collegamenti tra le strutture specializzate russe e l’Istituto Pasteur per lo sviluppo e la produzione di vaccini.

Per quanto riguarda il conflitto nel Nagorno-Karabakh, la situazione si fa sempre più complessa. I combattimenti iniziati il 27 settembre proseguono e i due Paesi coinvolti, Armenia e Azerbaigian, non riescono ad accordarsi per un cessate il fuoco poiché si accusano a vicenda di aver colpito civili. La situazione ha avuto vari sviluppi: il 7 novembre, come riporta Vesti.ru, il presidente turco Recep Erdoğan ha riferito che il leader azero Ilham Aliyev gli ha comunicato l’imminente vittoria. Il giorno dopo, l’Azerbaigian avrebbe preso il controllo della città di Şuşa in Karabakh, evento importantissimo di cui ci dà notizia Ria.ru, la quale però non è stata confermata dall’Armenia che continua a lottare per il controllo di una delle città chiave del Paese. Nel frattempo, durante il conflitto tra Baku e Yerevan, il 9 novembre è stato abbattuto un elicottero russo al confine tra i due paesi, un Mi-24, provocando la morte di due membri dell’equipaggio. Se ne è dichiarato subito colpevole l’Azerbaigian, scrive Vesti.ru, ma si è trattato un incidente. Un punto di svolta è avvenuto lo stesso giorno quando il presidente Putin ha dichiarato sul sito del Cremlino che lui, il presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Aliyev e il primo ministro della Repubblica di Armenia Pashinyan hanno firmato una dichiarazione di cessate il fuoco completo nella zona del conflitto a partire dalla mezzanotte (ora di Mosca) del 10 novembre. Si spera in una soluzione a lungo termine e su vasta scala della crisi intorno al Nagorno-Karabakh, crisi questa che mette a dura prova il popolo armeno e quello azero da troppo tempo.

S.P.

AFRICA

In Egitto il Ministero delle dotazioni religiose ha assegnato ai predicatori di tutte le moschee il compito di tenere, nel sermone di venerdì 13 novembre, un discorso incentrato sul diritto alla diversità e all’accettazione dell’altro. Decisione questa presa sullo sfondo di una furiosa ondata di indignazione che attraversa il mondo islamico a causa della pubblicazione di vignette offensive sul Profeta, con gente scesa nelle piazze a manifestare e ad invocare il boicottaggio dei prodotti francesi. Nel testo si fa riferimento all’invito, presente nel messaggio coranico, ad “accettare le diversità e a renderle un mezzo per la conoscenza e la convergenza. Un simile obiettivo” recita il testo, “può essere raggiunto solo attraverso un dialogo che avvicini i punti di vista e si rivolga alle menti con saggezza e buoni consigli.” Entrando nel vivo degli eventi recenti si menziona il diritto che l’Islam riconosce alla libertà di opinione alla luce della libertà di fede, purché “questa sia governata dalle regole della morale e dei valori umani, e rifugga istanze oscene o offensive.” Ciò avviene a ridosso delle forti accuse rivolte dal Gran Sceicco di Al-Azhar, al-Tayyib, alla Francia durante il suo incontro con il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian al Cairo. Durante l’evento, il decano ha dichiarato che “se insultare il Profeta è da intendersi come una libertà di espressione, allora la rifiutiamo nella forma e nella sostanza.” E ha continuato: “Il mio discorso è lontano dalla diplomazia quando si parla dell’Islam e del suo Profeta”. Fonti politiche avevano rivelato che il governo di al-Sisi aveva fatto pressioni su al-Tayyib affinché non intensificasse la questione riguardante gli insulti al Profeta, con l’obiettivo di preservare i rapporti con la Francia. A distanza di qualche ora, riporta Al-Araby Al-Jadeed, lo Sceicco è tornato sulla questione in occasione della celebrazione della nascita del Profeta: ha invitato la comunità internazionale ad approvare una legislazione globale che rendi penale l’islamofobia, sottolineando che “le vignette diffamatorie, oltre a ridicolizzare il Profeta, esprimono una piena ostilità nei confronti dell’Islam”.

L.D.

Nella giornata del 10 novembre 2020, le testate giornalistiche Jeune Afrique e Africa News hanno dato il triste annuncio: l’ex presidente del Mali Amadou Toumani Touré è deceduto all’età di 72 anni. Aveva già avuto diversi problemi di salute e proprio per queste ragioni era stato trasferito presso l’ospedale lussemburghese di Bamako dove era stato sottoposto ad un intervento al cuore. Amadou Toumani Touré era conosciuto anche semplicemente come ATT. È stato per molto tempo una figura di riferimento della democrazia nel Mali, soprattutto nei primi anni ’90. Infatti, ha diretto nel 1991 l’insurrezione del popolo nei confronti del regime di Moussa Traoré che durava da più di 20 anni. È divenuto presidente all’età di 54 anni e lo è stato fino ai 64. Non è riuscito a impedire l’insurrezione da parte dei ribelli del Tuareg e anche l’afflusso dei Salafiti di Al-Qaeda nel Maghreb islamico che ha fatto sprofondare il Paese in un vortice di violenza, colpendo anche quelli vicini come il Burkina Faso e il Niger. Il suo decesso ha sconvolto molti presidenti degli Stati vicini al Mali che si sono dichiarati vicini al popolo maliano. Su Twitter il presidente della Repubblica del Senegal Macky Sall ha posto le sue più sentite condoglianze alla famiglia del defunto, ma anche al popolo del Mali definito “amichevole e fraterno”. Allo stesso modo anche il presidente della Costa D’Avorio Alessane Outtara ha posto le sue condoglianze via Twitter e la sua vicinanza al popolo “fraterno” del Mali.

G.D.C.

MEDIO ORIENTE

Nella giornata di lunedì, gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni a parlamentari e militari siriani accusati di sostenere la produzione petrolifera per conto del governo di Bashar al-Assad, ma tali sanzioni, secondo gli economisti, avranno forti ripercussioni sulle condizioni di vita dei siriani. L’economista siriano Mahmoud Hussein, in un’intervista al giornale Al-Araby Al-Jadeed, ha indicato che in Siria i prezzi di merci e prodotti sono aumentati soprattutto dopo l’attuazione del Caesar Act nel mese di giugno. Hussein ha aggiunto che il governo siriano sta cercando di negoziare queste sanzioni, rivelando inoltre che Russia e Iran sono invece riuscite ad aggirarle, come dimostrano la continua fornitura di petrolio e armi e la firma di accordi, anche dopo l’emissione della Caesar Act. Lunedì sera, il Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato, sul suo sito ufficiale, l’aggiunta di undici enti e di otto personalità all’elenco delle sanzioni. Oltre al Ministero del petrolio e delle risorse minerarie figurano alcune compagnie fra cui la General Organization for Refining and Distribution of Petroleum Products (GORDPP) e la Coast Refinery Company. Lo studioso siriano Imad Al-Din Al-Musbah ha dichiarato al giornale che l’impatto delle sanzioni, soprattutto quelle americane, andranno ad accumularsi, nel tentativo di logorare il governo di Bashar al-Assad e limitare il flusso di fondi. Le sanzioni paralizzano anche i contratti e gli accordi relativi alla ricostruzione del Paese, che Al-Assad ha firmato prima dell’entrata in vigore del Caesar Act. Al-Musbah sottolinea anche l’impatto delle sanzioni sulla lira siriana, che dall’attuazione del Caesar Act è esposta ad un forte ribasso del suo potere d’acquisto, con immediate conseguenze sui prezzi delle materie prime e sulla loro disponibilità sul mercato. Al-Musbah ha aggiunto che gli effetti delle sanzioni sulla banca centrale sono ancora limitati, rivelando che i trasferimenti di denaro sono ancora in atto, nonostante la chiarezza della legge relativamente alle sanzioni da imporre a chiunque che collabori con il governo Assad. Il regime sanzionatorio attanaglia il governo siriano dalla metà del 2011; il Caesar Act, emesso cinque mesi fa, è stata la misura più severa fin qui adottata.

L.D.


Stando a quanto riferisce Al-Araby Al-Jadeed, il membro del governo iracheno, Qasim Al-Araj, inviato nella città di Sinjar, nel governatorato di Ninive, nell’ambito di un accordo che Baghdad ha concluso con il governo del Kurdistan, non è ancora raggiunto una chiara intesa con i leader delle fazioni armate presenti nella città per quanto riguarda il loro ritiro. Nel mezzo della chiara intransigenza dei leader delle fazioni, il governo curdo ha espresso al governo di Baghdad il proprio disappunto per la mancata attuazione delle condizioni stabilite nell’accordo. Quest’ultimo, firmato il 9 ottobre scorso, prevede la normalizzazione della situazione nella città contesa tra le due parti al fine di rimpatriare gli sfollati e l’allontanamento delle fazioni del PKK e delle Forze di Mobilitazione Popolare. Il governo curdo, in virtù della mancata attuazione dell’accordo, ha cercato di ridurre l’importanza dei negoziati che Al-Araji e la sua delegazione stanno conducendo con le fazioni che controllano Sinjar. Il comandante delle forze Peshmerga a Sinjar, Haider Shushu, ha dichiarato su un sito web locale che la metà dei partecipanti all’incontro con Al-Araji erano collegati al PKK. Ha sottolineato che i negoziati non hanno importanza in assenza di coloro che sono coinvolti nel fascicolo Sinjar, aggiungendo che l’unico punto positivo nell’azione di Al-Araji è l’invito fatto ai membri del Partito a lasciare la città. La presenza di elementi del PKK nella città è legata alle fazioni armate appartenenti alla “folla popolare”, legate da intese e coordinamento reciproci. Il portavoce del Joint Operations Command, il maggiore generale Tahsin al-Khafaji, ha confermato che Al-Araji è stato informato durante la sua visita a Sinjar della presenza concordata delle forze di sicurezza e di supervisione della città, sostenendo che la missione di Al-Araji mira anche a suscitare interesse per Sinjar al fine di rimpatriare gli sfollati. Ha sottolineato la volontà di Al-Araji di incontrarsi con i cittadini, cercando di estendere la portata dell’accordo anche sull’opinione pubblica. Una visita molto importante nell’attuale contesto.

L.D.

AMERICA

DW riporta che, nonostante la vicinanza geografica e i legami economici, culturali e sociali dovuti a una forte immigrazione latina negli Stati Uniti, la potenza nordamericana e i Paesi a sud del suo confine hanno subito un forte allontanamento negli ultimi anni, segnato da un chiaro disinteresse delle autorità di Washington per i destini di quello che un tempo era considerato il loro “cortile di casa”. Parte di questa negligenza dovrebbe essere sanata con l’arrivo al potere di Joe Biden negli Stati Uniti, dato che durante il governo di Donald Trump l’America Latina “è stata una priorità solo per scopi ideologici”. L’ex presidente non si è preoccupato di coltivare relazioni costruttive, profonde e utili con la regione e si è piuttosto dedicato a sviluppare una campagna contro il governo venezuelano, aumentando le sanzioni che sono state dichiarate illegali dalle Nazioni Unite.

Tranne una brevissima visita in Messico, quando era ancora un candidato, e un fugace viaggio al G20 in Argentina, Donald Trump non ha prestato attenzione alla regione se non per parlare del Venezuela o di Cuba. Fino ad ora non ci sono stati piani che implichino una vera e propria stabilità politica ed economica ma sicuramente ora ci sarà un cambiamento importante. In effetti, lo stesso Joe Biden ha promesso durante un dibattito che invierà un progetto per legalizzare gli 11 milioni di irregolari e questo è quindi un primo segnale potente per l’America Latina che sarà nuovamente parte integrante nell’agenda delle autorità di Washington.

A.C.

In Messico, nelle settimane scorse le autorità del Ministero della Salute avevano annunciato che in diverse località del Paese i casi di coronavirus stavano iniziando ad aumentare, cosi riporta Infobae. Durante la quotidiana conferenza serale sullo stato della pandemia, il direttore dell’Epidemiologia, José Luis Alomía, ha annunciato che un totale di nove stati hanno presentato un aumento del numero di casi, ma sette di loro hanno superato il primo e il secondo picco epidemiologico, definendo questo momento come “effetto ricrescita”. I sette stati che rientrano in questa categoria sono Chihuahua, Durango, Città del Messico, Querétaro, Aguascalientes, Coahuila e Zacatecas, poiché presentano un aumento sia delle infezioni che dei ricoveri. Inoltre, il funzionario ha sottolineato che nelle ultime settimane gli stati di Durango e Chihuahua hanno nuovamente superato il semaforo epidemiologico rosso a causa dei loro dati sul coronavirus, chiarendo però che classificare le entità in questo modo non significa che riflettano un rischio massimo dovuto alla pandemia. Per fare ciò, è necessario considerare 10 indicatori che compaiono nella curva di contagio. Inoltre, nonostante José Luis Alomía abbia sottolineato la presenza di una diminuzione nei casi del 18% a livello nazionale, ha anche chiarito che ancora non si è raggiunto un controllo della situazione. In più, il funzionario ha avvertito che, con il periodo natalizio e il gran numero di migranti che entrano nel Paese nelle stagioni di dicembre, potrebbe esserci un aumento dei casi negli stati di confine. Pertanto, ha chiamato a seguire le raccomandazioni locali e nazionali per prevenire la pandemia.

A.C.

DW riporta che una serie di chat pubblicate mostrerebbero uno stretto rapporto tra il presidente del Perù, Martín Vizcarra, e coloro che lo accusavano di aver ricevuto tangenti milionarie per aver agevolato la concessione di un’opera di irrigazione e di un ospedale nella sua provincia, quando era governatore della regione di Moquegua (2011-2014).  Diversi media peruviani hanno divulgato il contenuto del telefono dell’ex ministro dell’Agricoltura José Hernández (2016-2018), vicino a Vizcarra e sospettato di essere uno degli aspiranti collaboratori effettivi che ha accusato il presidente davanti alla Procura. Queste conversazioni sono state trasmesse poche ore prima che il congresso iniziasse un processo di impeachment (posto vacante) contro Vizcarra, accusato di “incapacità morale” a seguito di queste denunce. In una dichiarazione rilasciata poco dopo la diffusione delle chat, Vizcarra ha denunciato la loro pubblicazione come un tentativo di “danneggiare la fiducia che il popolo peruviano ha in lui” e ha sottolineato che si tratta di testi curati e tendenziosi che rifiuta categoricamente.

A.C.

Lunedì 9 novembre lo stile streetwear diffuso negli Stati Uniti subisce una rivoluzione. Secondo quanto riportato dal New York Times, il gruppo americano VF Corporation ha annunciato l’acquisto del 100% dell’azienda streetwear Supreme, la quale è stata valutata 2,1 miliardi di dollari (circa 1,7 miliardi di euro).

VF, proprietaria anche di NorthFace, Timberland e Vans, acquisterà quindi anche le quote che appartengono ai fondi di investimento Goode Partners, il quale aveva fatto una piccola acquisizione nel 2014, e Carlyle, che ne aveva invece acquistato il 50% nel 2017 per 500 milioni di dollari.

Secondo il gruppo americano, l’azienda Supreme, fondata nel 1994 da James Jebbia a Manhattan, genera attualmente più di 500 milioni di dollari di ricavi annuali, rispetto ai circa 200 milioni nel 2017. Oltre il 60% delle entrate di Supreme proviene da ordini online.

La società VF ha detto di aspettarsi che la Supreme aumenterà le sue entrate di almeno 500 milioni di dollari entro il 2022. Ovviamente il fondatore di Supreme, Jebbia, rimarrà a far parte della nuova azienda.

A.B.

Sempre rimanendo negli Stati Uniti, sabato Joseph Robinette Biden Jr. è stato eletto 46° presidente. La sua vittoria alle elezioni sancisce il rifiuto di milioni di americani nei confronti di Donald Trump e di una gestione politica confusionaria, oltre che tesa a instaurare divisioni nel Paese. Una vittoria frutto di un’insolita alleanza fatta di donne, persone di varia etnia, vecchi e giovani nonché repubblicani delusi. Il risultato annuncia per di più un traguardo storico: la senatrice Kamala Harris sarà la prima donna a ricoprire la carica di vicepresidente. Pilastro di Washington, eletto per la prima volta al Senato durante lo scandalo Watergate, Biden sarà alla guida di un Paese e di un Partito Democratico che dal suo arrivo nella capitale nel 1973 hanno assunto una fisionomia ancor più ideologica. La corsa alla Casa Bianca, conclusasi dopo lo spoglio dei voti negli Stati cruciali, è stato un referendum sulla figura politica di Trump. In effetti, come suggerisce il NY Times, l’elezione di Biden è apparsa piuttosto l’apice di un’ondata politica sorta dalle elezioni del 2016 anziché il successo di un portabandiera. Eppure, anche con Trump estromesso, il responso delle urne ha rivelato nondimeno l’insicurezza degli elettori nei confronti del programma del centro sinistra sposato da Biden, dal momento che i Demo hanno perso seggi alla Camera e hanno ottenuto solo modesti risultati al Senato. Pur uscendo sconfitto, Trump ha tuttavia dimostrato di continuare ad attecchire su una larga fetta dell’elettorato, segno delle profonde divisioni che tra l’altro Biden ha promesso di sanare. In tutto questo, il coronavirus ha inciso in maniera decisiva. Di fronte a un elettorato già stremato dalla sua condotta aberrante, Trump ha di fatto sancito la sua sconfitta minimizzando una pandemia che ha dato luogo allo stesso tempo a crisi sanitarie ed economiche. Biden, al contrario, ha cercato di canalizzare lo sgomento di quanti sono rimasti sconvolti dalla cattiva gestione della pandemia. Oltre al coronavirus, la campagna 2020 si è svolta sullo sfondo di un tumulto nazionale senza eguali nella storia recente: l’impeachment della Camera nei confronti di Trump meno di un anno fa, un’ondata di proteste nazionali per l’ingiustizia razziale la scorsa primavera e focolai di disordini civili per tutta l’estate. Lungo la campagna, Trump ha lusingato le inclinazioni dell’ala conservatrice, cercando di dividere la nazione su punti di infiammabilità razziali e culturali. Biden, in risposta, ha fatto causa comune invitando gli americani di ogni schieramento a instaurare un patto di reciproca fiducia. In tempi brevi, Biden sarà sollecitato a garantire e distribuire un vaccino sicuro per il coronavirus, a rilanciare un’economia sull’orlo del tracollo e ad affrontare le questioni di giustizia razziale. E lo farà con un Congresso molto polarizzato dove molti repubblicani hanno abbracciato la dottrina nativista e populista di Trump e in cui democratici sono sempre più inclini a dar nuovo vigore alla sinistra. Qualora non dovesse riuscire a colmare questa divisione, Biden dovrà affrontare la pressione dell’ala progressista del suo partito che tenterà di farlo desistere dalla conciliazione. Uno dei test più significativi della presidenza di Biden verterà sul modo in cui gestirà le divisioni in espansione all’interno suo partito.

L.D.

ASIA

Secondo quanto riportato dall’Asia Times, la mattina del 6 novembre per la Cina inizia la corsa nello spazio, è così che Pechino annuncia il lancio del primo satellite 6G. Tale tecnologia dovrebbe essere oltre 100 volte più veloce del 5G, consentendo una trasmissione a lunga distanza senza perdite nello spazio. È così che la nazione lancia il guanto di sfida a USA ed Europa nella corsa alla tecnologia, con l’utilizzo di un satellite che testa le prime comunicazioni con il 6G, una rete che è ancora in via di definizione.

Tuttavia, prima di diventare disponibile sul mercato la tecnologia 6G deve superare diversi ostacoli tecnici relativi alla ricerca di base, alla progettazione dell’hardware e al suo impatto ambientale. Alcuni scienziati temono addirittura che la nuova infrastruttura del 6G, la maggiore integrazione delle tecnologie di comunicazione spazio-aria-terra-mare, e l’uso di una nuova gamma di frequenze per trasmettere dati potrebbero influenzare la salute pubblica, o essere troppo costosi o insicuri per i ricercatori, motivo per cui Wang Ruidan annuncia che “La condivisione, l’analisi e la gestione dei dati della ricerca sono fondamentali per l’innovazione scientifica e tecnologica nell’era dei big data di oggi”.

Cambiando argomento, sempre a Pechino, meglio conosciuta anche come la Silicon Valley cinese, secondo il China Daily, le aziende high-tech stanno guidando l’innovazione mentre il Paese continua a promuovere uno sviluppo di alta qualità.

Fondata nel 2014, la piattaforma cinese di ‘cloud computing’ EasyStack è ora uno dei principali innovatori nello Zhongguancun Science Park.

“Non è stato facile ricominciare da zero”, ha affermato Chen Xilun, fondatore e CEO di EasyStack. La società ha costruito la sua reputazione nel settore contribuendo con progetti internazionali e più di una volta è arrivata tra le prime 10 liste di contributi di codice core. Attualmente fornisce soluzioni di cloud computing a governi e settori chiave tra cui finanza, telecomunicazioni ed energia, sia in patria che all’estero.

Parlando ora di economia, sempre secondo quanto riportato dal China Daily, l’aumento degli IDE annuncia un miglioramento dell’ambiente imprenditoriale per la nazione. Gli investimenti diretti esteri in Cina hanno infatti raggiunto 103 miliardi di dollari nei primi nove mesi di quest’anno, con un aumento del 2,5% su base annua.

Nonostante l’epidemia, gli afflussi di investimenti esteri verso la Cina sono diminuiti solo del 4%. A confermare ciò sono i gestori di portafogli esteri, i quali stanno spostando fondi sui mercati cinesi perché i loro tassi di crescita nazionali sono più alti che altrove e perché la politica monetaria costante della Cina sta creando rendimenti più elevati di quelli che possono essere ottenuti in altri mercati. Inoltre, il 14° piano quinquennale della Cina (2021-25) incoraggerà le aziende e gli investitori stranieri a raddoppiare il loro impegno per l’economia cinese. Ci sono stati infatti oltre 400 miliardi di dollari di nuovi investimenti esteri dal 2017 al 2019, con gli afflussi di IDE al secondo posto nel mondo per tre anni consecutivi, nonostante gli attriti commerciali in corso.

A.B.

Rassegna stampa a cura di:
Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti (lingua spagnola)
Gaia De Gandia (lingua francese)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)

#LUXURYMOMENTS: #DESTINATIONGEMS

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Tourism decline under Covid-19

Almost one year ago, a pneumonia detected in Wuhan, China, was first reported to WHO country office. From that starting point the novel virus spread rapidly in the country region that, as preventive measure to contain the virus, was immediately put into lockdown.

Around April, the Covid-19 cases have been confirmed at approximated 2 million in over 200 countries which all responded with NPIs, nonpharmaceutical interventions, like home isolation, voluntary/required quarantine, social distancing, closure of schools and universities and postponement of socials events and sport initiatives.

Together with these measures, international and regional travel restrictions have been introduced making the tourism demand decline: from airlines to cruises ships to hospitality sector. Particularly, the impact of the virus has been able to shout down accommodations and resources attractivity that have always been fundamental elements of the touristic supply chain; restaurants could only continue their activities through take away and delivery service but many of them prefer to close temporarily all the activities if they could not apport all the government adjustments.

In a few months, the framing of global tourism system moved from over-tourism to non-tourism as illustrates by blogging, articles and photos (Condé Nast Traveller, 2020) and it seems to be a permanent, transformative step for the tourism sector due to its own peculiar characteristics: the unsold capacity determines the tourism revenue to be permanently lost.

It is important to say that the global tourism has been exposed to many pandemic crisis in the past; some examples are the Sars (severe acute respiratory syndrome) outbreak in 2003, Swine flu 2009-2012, Mers (Middle east respiratory syndrome) in 2012 and Ebola outbreak during 2014-2016.

Even if the reasons for increasing pandemic threats in the 21st century could be connect to the rapid growth and mobile world population, the urbanization trends, the industrialized food production in global value chains and the developing of global transport networks able to act like “vectors” in the spread of pathogens, all these disease outbreaks are the result of the man-made impact on ecosystems and its diversity.

As regarding the projected impacts, various industries have already published the consequences of covid-19 for the global tourism industry in 2020. The magnitude of the impact is fundamental to understand if the pandemic will develop further.

As UNWTO mentioned, it has already been observed a 20-30% decline in 2020 international arrivals that would translate into concrete losses of tourism receipts of US$300-450 billion. The WTTC, on the other hand, estimated a loss up top to US$2.1 trillion in 2020.

For anyone employed in global tourism, the crisis has become soon a personal moment of uncertainty: many businesses have already laid off most of their staff.

In the airlines sector, at least those airlines as Scandinavian airlines, Singapore airlines, Virgin and TUI, a German tour operator, have already received an excess of US$15 billion in state aids. Furthermore, several climate campaigners have already called on governments to bail out airlines only on conditions including a focus on workers, emission reductions and carbon pricing.

In accommodation sector as well, the industry revenue forecasts a significant decline, and the domestic markets are encouraged to recover first.

Sport events and MICE, social distancing will remain a major part of NPIs strategies to limit the speed of the pandemic. According to these solutions major sport leagues a eps Europe and America have been postponed including the UEFA EURO 2020 and the Summer Olympic Games. Small and Medium restaurants as well are facing problems recovering since they usually experience limited liquidity and small profit margins.

The sub-sector of the cruises is often setting for outbreaks of infections because of their closed environment (contacts among travellers from different countries).

The American Enterprise institute (2020) has already outlined a series of steps to follow aiming at firstly containing the spread of the virus and later aiming at banish the disease for good.

The first phase should consist in slowing the spread; to move to phase two some conditions needs like sustainable reduction in new cases and the ability from the hospitals to treat all patients requiring hospitalisation without resorting to crisis standard of care, to be achieved.

Further, in the second phase, it has been suggested the majority of schools, universities and businesses to reopen but home working should continue where convenient in order to limit contact within the community.

Then, when a vaccine is developed and received authorization to be implemented, phase three should be follow and NPIs can be lifted. Only once the vaccination is completed, global tourism could re-start leading to the final phase of rebuild readiness for the next pandemic.

In conclusion, the magnitude of what the Corona-19 has been done so far was certainty unexpected but there is no urge to return to business as usual.

The pandemic itself is raising some questions ,that need to be rightfully addressed, related to the role of domestic tourism in the recovery and long-term transformations, the doubt of the pandemic as a way to “tighter” border and support nationalism, the role of the financial stimulus and the consequences for austerity and climate change: a striking lesson for sure able to accelerate, as we hope, the transformation or at least a reorganization step by step for a new sustainable tourism.

Fanny Trivigno

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Sources:
Stefan Gössling, Daniel Scott & Michael Hall (2020): Pandemics, tourism and global change: a rapid assessment of COVID-19, Journal of Tourism.