#QUELLOCHECIUNISCE: Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

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…Sono in stanza e non voglio uscire: incontrare nuovamente i suoi occhi; credere un’altra volta che sarà diverso, che non esisterà più quel lato rude e aggressivo, che saremo felici, che sarò felice… a quale scopo?

Casa: che cos’è una casa? Non è solo un luogo dove sentirci al sicuro, coccolati e amati; casa possono le braccia di chi ami mentre ti avvolgono in un caldo abbraccio. Il problema è che mi fai male: basta stringere così forte, mollami. Guarda, mi hai lasciato i segni sul collo. Vabbè, non l’avrai fatto di proposito; sono cose che capitano, fa più attenzione la prossima volta.

Ho comprato dei vestiti, che ne pensi? Mi andava di vedermi con colori diversi e modelli nuovi, non c’è un vero motivo dietro a questi acquisti, non ti preoccupare. Beh, sì, forse la gonna è un po’ troppo corta… magari mi stanno meglio altri modelli, grazie per avermelo fatto notare. Che poi, chissà che cosa avrebbe pensato la gente con una maglietta così scollata! No no, meno male che te l’ho mostrata prima di uscire.

Ho preso qualche chiletto: sai, tra la quarantena e lo smart-working non ho avuto più modo di andare a correre. Poi, comunque, andare a correre dove? Per strada? In palestra? Mi avrebbero guardato troppe persone e io non voglio che mi guardi nessuno se non te, lo sai. Mi metto a dieta, piuttosto! Tanto, perderli, devo perderli… a chi piace la pancetta?

Ho avuto un’idea molto interessante che potrebbe incentivare le vendite, ma forse hanno ragione quando dicono che il parere femminile è meno importante in questo campo… sono tutti uomini! Che ne saprebbe una donna? Meglio lasciar fare a loro, tanto io dovevo andare un attimo al supermercato, no problem!

Questi sono pensieri, frasi sconnesse di una realtà troppo intrecciata in sé stessa. Esempi di vita di donne che non si sono accorte che non è corretto giustificare se le correzioni sono insensate.

La violenza sulle donne inizia da piccoli gesti, sguardi scontrosi e richiami confusi.

Non è normale che sia normale: da marzo a giugno 2020, le telefonate al 1522 e le richieste di aiuto via chat sono passate da 6.956 a 15.280 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, con un aumento del 119,6%.

Tutto ciò è confermato dalla ricerca ISTAT, secondo la quale anche la crescita delle richieste di aiuto tramite chat è quintuplicata passando da 417 a 2.666 messaggi.

Ricordo, tra l’altro, che stiamo parlando “solo” di 4 mesi di un anno.

Questo è un appello, un grido per tutte quelle persone che oggi non possono più urlare, ma che avrebbero voluto tanto liberarsi di questo grande peso e continuare una vita felice, come quella che tutti si meritano… e no, non parlo solo di coloro che sono state vittime subordinate di questa pandemia: la violenza fisica e mentale sulle donne esiste da sempre, perché negarlo?

Donne, uomini, bambini, anziani: il 25 novembre è la data che ci ricorda che si può sempre trovare un’alternativa alla violenza, che sia di genere o di altre forme, che sia fisica o psicologica, ma smettetela di dire che collegata solo alle donne e alle mani di chi fisicamente è per natura più forte; il 25 novembre è la data di tutti e per tutti. Tutti i giorni dovrebbero essere il 25 novembre.

Cara figlia mia,

il mondo è luogo meraviglioso dove vivere, crescere, sperimentare e amare; tuttavia, può nascondere anche angoli bui, nei quali rabbia e odio hanno la meglio.

Sii fiera di esser te stessa e, qualsiasi siano le tue scelte, pensa sempre un’ora col cervello e 1 secondo col cuore.

Sentiti libera di camminare per la tua strada, anche se è notte e il lampione non illumina bene la via di casa.

Sii forte, perché solo i capaci riescono a vedere gli splendidi colori di questa terra, ma sii anche tenera e sensibile e non pensare che le tante storie orribili che si sentono quotidianamente rispecchino al 100% la realtà: non tutti han sangue violento e son sicura che in molti conservano il tuo stesso animo gentile.

Non aver mai timore, né imprudenza: non sarai mai sola.

Caro figlio mio,

sei un uomo fatto e finito, bello e sicuro di sé. Sei energia, passione e dolcezza. Sii protettivo, ma non eccessivamente geloso: se ami davvero, la libertà non allontanerà mai niente e nessuno dalla tua vita. Meriti anche tu tenerezza e dolcezza. E se non arrivano subito, non ti preoccupare: solo chi semina vento, raccoglie tempesta (e, se non ricordo male, da piccino i temporali spaventavano anche te).

Sii l’uomo che ama e accoglie, come sei sempre stato. E se non t’identifichi in uomo, sii ciò che più preferisci essere, perché nessuno sa veramente chi sei, se non te stesso.

Lotta per la pace, per il rispetto e la tolleranza.

Lotta per tua sorella, per tutte le donne che ti hanno donato amore nella tua vita.

Lotta per un mondo migliore.

Lotta con forza, sì, ma non con la forza fisica (che, detto tra di noi, non serve a molto).

Lotta con determinazione, con eleganza, dedizione e cospetto.

Perché tu sei il mondo… sei il mio mondo.

Ilaria Violi e lo staff di UNINTBlog

#FAIRPLAY

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C’è solo un capitano

Ebbene sì, il titolo vi dice già qualcosa? Se non fosse così, vi dico io di chi sto parlando.

Giocatori bandiera come lui se ne sono visti pochi nel mondo del calcio, ma il sogno della sua città, della sua gente e amore per la sua squadra del cuore lo fanno rimanere e diventare negli anni un vero e proprio mito del calcio e della città di Roma: è Francesco Totti.

Nato a Roma il 27 settembre 1976 e cresciuto nel quartiere di Porta Metronia, fin da piccolo e secondo il proprio Francesco, la prima parola detta è stata palla. Durante l’estate del 1977 a Porto San Giorgio, in una giornata di mare, cercava di giocare a pallone pensando di calciarla e da questo momento inizia tutto. 

La sua prima squadra è stata la Fortitudo a 7 anni, dopodiché è passato nella Lodigiani nel 1986 a 10 anni (quest’ultima era la terza squadra della capitale) e, già all’epoca, inizia a spargersi la voce di questo bambino così forte da vedere arrivare la chiamata del presidente della Lodigiani poiché sia la Lazio che la Roma lo volevano con loro e, come tutti sappiamo, alla fine le trattative si sono concluse con l’approdo ai colori giallorossi.

Arrivato a Trigoria a 12-13 anni, si sente il bambino più felice del mondo vedendo l’allenamento della prima squadra e il capitano di quegli anni Giannini,detto “Il Principe”, nonché idolo della piccola leggenda. Quest’icona che trasmetteva positività, forza e professionalità durante le partite, segna in Francesco una volontà tale da aspirare a essere proprio come lui. Con il passare delle partite giocate nelle giovanili della Roma, era sempre più evidente il suo grande talento, tanto da essere continuamente schierato in campo con gente più grande, sia anagraficamente che fisicamente parlando.

Quest’ultimo fatto ha determinato il suo ingresso in Serie A a soli 16 anni: nel 1993, mentre giocava con la primavera della Roma e, dopo aver segnato 2 goal, viene sostituito a fine primo tempo, con la motivazione di doversi cambiare perché deve partire con la prima squadra per disputare una partita di campionato e, pertanto, quello stesso giorno, a dieci minuti dalla fine, Boskov (l’allenatore della Roma) lo fa esordire a 16 anni in Serie A contro il Brescia e, successivamente, inizia ad allenarsi solo con la prima squadra. Il debutto da titolare avviene il 16 dicembre 1993 per la Coppa Italia e il 27 febbraio 1994 in Campionato, entrambe le volte contro la Sampdoria e schierato da Carlo Mazzone.

Il 4 settembre 1994 realizza la sua prima rete nella Serie A contro il Foggia nello Stadio Olimpico.

L’arrivo di Bianchi come nuovo allenatore sembra voler cambiare il DNA della squadra: non rinnova il contratto al “Principe” e, addirittura, voleva sostituire anche Totti con un altro giocatore più esperto e formato, ma interviene il presidente Sensi scegliendo Totti e mandando via il nuovo allenatore. Nel 1997, arriva in panchina Zdenek Zeman, il boemo, e grazie a lui, Totti diventa un giocatore più potente e strutturalmente più completo (oltre al sacrificio che ogni rigido allenamento zemaniano richiedeva, fatto di grandi corse e poco cibo da consumare). Zeman è anche colui che ha detto a Francesco: <<Con i piedi che hai devi tirare sempre, tu tiri 10 volte in porta e 9 volte fai gol>>. In questo periodo, Totti diventa capitano.

Nella stagione 2000-2001, ottiene lo scudetto sotto la guida di Fabio Capello come allenatore.

Nel 2002, realizza uno dei goal più belli in tutta la sua carriera (un pallonetto da 25 metri) e di doppio valore (poiché è stato realizzato durante il derby) e con dedica alla sua attuale moglie Ilary Blasi con la scritta “6 Unica”.

Nel febbraio 2006, durante un Roma-Empoli, la Roma è vicina a raggiungere la 10ima vittoria consecutiva (un primato nella serie A dell’epoca), il destino ha voluto che le sorti di Francesco, dopo la rottura del perone, mettessero a rischio la partecipazione al mondiale dello stesso anno. Grazie al sostegno, soprattutto dell’allenatore della nazionale italiana, Lippi, che ricordiamo per la celebre frase: << Io ti aspetto fino all’ultimo, perché sarai tu a farci vincere il mondiale>>, per Francesco inizia la scalata straordinaria di un grande recupero in direzione verso il mondiale.

Durante gli ottavi di finale della Coppa del Mondo (Berlino 2006), la nazionale affronta l’Australia e le cose non si mettono bene, poiché, l’Italia rimane in 10 dopo l’espulsione di Materazzi, ma Lippi, a 15 minuti dalla fine, fa entrare Totti per provare a recuperare. Questo inserimento è di grande impatto tant’è che, con l’avanzare dei minuti, si arriva a un episodio di calcio di rigore a favore dell’Italia e qui, Totti con sangue freddo e sicuro di sé stesso, calcia il pallone gonfiando la rete e regalando la vittoria ai suoi passando alle fasi successive del torneo. Fasi successive che non dimenticheremo mai con la vittoria in finale contro la Francia aggiudicandoci la quarta coppa mondiale.

Nella sua carriera, Totti ha realizzato: 889 presenze con 334 goal fra club, nazionale maggiore e nazionali giovanili; con la Roma, ha compiuto 307 reti (di cui 250 nel campionato di Serie A) in 786 partite.

Tuttavia, Totti non è stato solo una leggende del cacio e dello sport, in quanto è stato anche un grande sostenitore per le giuste cause: ricollegandoci al tema della settimana, ossia l’eliminazione della violenza sulle donne, Il Capitano ha affermato in molte interviste di essere profondamente colpito dai vari episodi di violenza ai quali assistiamo ogni giorno “sono episodi assurdi, surreali. Bisogna aiutare le donne come gli uomini, siamo tutti uguali e dobbiamo andare tutti dalla stessa parte. Noi daremo il massimo affinché le cose cambino, la vita è una e bisogna godersela fino in fondo. L’augurio è che da oggi si possa cambiare. Il mio appello è un appello sentito per riuscire a cambiare la mentalità di queste persone.”

Che dire? Un giocatore che al momento del ritiro (28 maggio 2017) ha fatto emozionare e piangere noi tifosi (soprattutto giallorossi) la fine di una carriera fatta di tante emozioni regalate (e se non avete capito ancora: sono romanista), ti avremo voluto sempre vedere in campo per ammirare ogni volta le tue magie, i tuoi colpi di tacco, i tuoi assist, i tuoi goal, i tuoi pallonetti (meglio chiamarli per una volta, cucchiai), i tuoi cambi di gioco, i tuoi tocchi di prima e tante altre cose.

Grazie mio grande capitano per averci fatto gioire, urlare, esultare, commuovere tanto con i tuoi piedi in 28 anni di tanta fede calcistica e fedele ai colori giallorossi… la Curva Sud griderà sempre per te:

Un Capitano, C’è Solo Un Capitano!!!

#dontbelazybeactive

Aldo Landini

Fonti:

http://www.retesport.it/articoli/2677-totti-contro-la-violenza-sulle-donne-tutti-nella-stessa-direzione-affinche-la-cose-cambino

#MondayAbroad

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New York, New York…

Salve cari lettori e care lettrici, come state?

Come ogni lunedì il compito mio e di Ilaria è quello di trasportarvi con la mente in un altro luogo, che forse avete già visitato o forse no.

Questa volta sarà Elena ad aiutarci a svolgere questo incarico: una ragazza milanese che ha deciso di venire a studiare a Roma, iscrivendosi al corso di Laurea Magistrale in Interpretariato e Traduzione.

Precisamente un anno fa, a novembre 2019, la situazione internazionale era molto diversa e ci si poteva muovere liberamente da uno Stato all’altro. Elena, in questo periodo, ha deciso di fare le valige e partire oltreoceano per un viaggio di 15 giorni: alla volta di Washington e New York. 

Ele mi racconta che tutto è iniziato grazie all’adesione ad un progetto MUN (Model United Nation), che le ha permesso di partecipare a una simulazione su come lavorano i comitati dell’ONU. Con lei, altri 19 ragazzi da tutta Italia hanno preso parte a questa esperienza. Quando Elena parla di loro, lo fa ancora con una luce negli occhi che riflette la bellezza dei momenti passati insieme.

La prima tappa di questo viaggio è stata Washington, dove si è tenuta la simulazione. Nei 9 giorni trascorsi in questa città, il gruppo ha avuto modo di visitarla a pieno e il luogo che più è rimasto impresso è il Campidoglio. Per chi non lo sapesse: il Campidoglio è un enorme edificio in stile neoclassico che funge da sede ufficiale per i due rami del Congresso degli Stati Uniti d’America. Come non trovarsi spiazzati di fronte a tanta imponenza e candore?

Per la seconda e ultima tappa, al contrario, Ele e il suo gruppo si sono spostati nella “Grande Mela”: New York. Questa immensa città piena di grattaceli è riuscita ad entrare in breve tempo nel suo cuore. Si percepiva già l’atmosfera natalizia e la pista di pattinaggio del Rockfeller Center cominciava ad essere montata, inserendosi in una cornice di calde luci colorate. A Broadway hanno avuto la fortuna di assistere al musical Il fantasma dell’Opera, che è riuscita a coinvolgerli e a emozionarli.

Ma quello che assolutamente non dovete perdervi se passate per New York è il “National September 11 Memorial and Museum”. Vi avvertiamo che vi occorreranno dei fazzoletti per visitarlo: il museo è talmente realistico e toccante che è impossibile per qualsiasi visitatore evitare di commuoversi (non vi preoccupate: in caso ve li dimenticaste, sappiate che in ogni stanza ne troverete una scatola apposta per voi).

Alla domanda “torneresti a Washington o New York?”, Elena non ha dubbi: a New York pensa ci sia ancora tanto da vedere e, se potesse, ripartirebbe domani.

Giulia Giacomino

#SaudadeDoTempo

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Iniziamo questa settimana a suon di musica!

Oggi voglio trasportarvi indietro nel tempo: ci troviamo nella metà del XIX secolo tra i quartieri pittoreschi di Lisbona, in particolare, nella zona dell’Alfama, che ancora ora custodisce l’anima tradizionale della capitale lusitana. In una cornice composta da quartieri popolari, panni stesi all’aria ad asciugare, vicoli stretti e piazze in cui si mescolano gli odori acri dei merluzzi appena pescati, nasce la struggente musica tradizionale di Lisbona: il Fado portoghese, un genere musicale figlio di frange popolari ai margini della società, capaci di esprimere, con l’energia di una chitarra, sentimenti misti a rabbia e amarezza per le sfortune e per le disuguaglianze sociali.

Le tematiche sono molteplici: la cronaca della vita di strada, i conflitti sociali, le sofferenze e l’amore passionale. Viene considerato da molti come canto di depravati, di criminali lamentosi della propria miseria, come una mera celebrazione del cattivo gusto, ma il fado è destinato a rivoluzionarsi e a creare delle vere e proprie muse come Amalia Rodrigues o Maria Severa.

Da canto di marinai e prostitute passa a conquistare i salottini borghesi e aristocratici. 

L’immagine del fado, difatti, viene totalmente rivalutata per merito della grande artista Amalia Rodrigues, la quale diviene un vero e proprio mito all’interno dello scenario artistico europeo. Una donna che, con la forza della sua voce, riesce ad incantare milioni di spettatori del panorama europeo contribuendo ad avvicinarli alla tradizione musicale lusitana.

Nata e cresciuta in una povera famiglia di immigrati così tanto numerosa da non ricordare neanche la data di nascita della piccola Amalia, inizia presto a lavorare come ricamatrice, anche se il destino ha ben altro in serbo per lei.

Vista la brutta reputazione associata alle donne che cantavano il genere, la famiglia non accetta la sua passione, ma la sua grande forza e la sua immensa determinazione sono più forti e, quindi, decide di ribellarsi al volere dei suoi cari per seguire la sua passione: è decisa a dar voce ai suoi sentimenti e al suo cuore; rimarrà impresso nella storia il suo timbro graffiato e lacerato dalla ferita della malattia del vivere.

La malinconia, la sofferenza e la disuguaglianze sociali sono i perni centrali della sua poesia. Protagonista di un trionfo internazionale che la conduce sui più importanti palcoscenici del mondo, è ammirevole come Amalia canti non solo in portoghese, ma anche in italiano, in particolare modo con il dialetto napoletano e siciliano. La sua svolta avviene per merito di un noto produttore che le consiglia di ampliare il suo repertorio rielaborando noti testi poetici portoghesi.

Amalia muore il 6 ottobre 1999 a Lisbona, città che tanto l’ha ispirata e che tanto lei ha amato.

Vi lascio qualche strofa di un suo brano intitolato Fado da saudade, perfetto, a mio avviso, per capire al 100% ciò di cui vi ho raccontato nelle precedenti righe.

Eu canto o fado pra mim
Abre-me as portas que dão
Do coração cá pra fora
E a minha dor sem ter fim
Que está naquela prisão
Sai da prisão, vai-se embora

Ai, minha dor
Sem o amargo do teu pranto
Não cantava como canto
No meu canto amargurado
Ai, meu amor
Que és agora que eu sofro e choro?
Afinal, agora que adoro
É por ti que eu canto fado!

Greta Accardi

#POLITICAFFÈ

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Europa: a quanto pare le restrizioni funzionano

Stampa inglese

Secondo gli ultimi monitoraggi, nella regione europea il numero più alto di vittime è stato registrato nel Regno Unito, mentre il primato per il numero più alto di casi è stato localizzato in Francia. Ad ogni modo, a partire dal mese di ottobre la maggior parte dei governi europei ha introdotto rigide limitazioni per cercare di frenare la seconda ondata della pandemia. E Hans Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa, ha affermato che i nuovi casi stanno diminuendo poiché i blocchi sono riusciti a frenare le infezioni.

Eppure, come sappiamo, la battaglia contro il Covid-19 non è ancora stata vinta e, recentemente, l’OMS ha affermato che l’Europa deve affrontare sei mesi difficili di pandemia – così la BBC. Durante un vertice virtuale, lo scorso giovedì sono stati chiariti gli aspetti principali della situazione attuale. Hans Kluge ha precisato che fino a questo momento, l’Europa ha rappresentato il 28% dei casi globali e il 26% dei decessi, e che, ancora una volta, rappresenta l’epicentro della pandemia insieme agli Stati Uniti. Si è detto, inoltre, preoccupato per le situazioni che stanno interessando Svizzera e Francia, dove le unità di terapia intensiva sono arrivate al punto di saturazione.

Ovviamente, gli ultimi dati preliminari sulla vaccinazione stanno infondendo una buona dose di speranza. Quattro vaccini in particolare – Oxford, Pfizer-BioNTech, Sputnik e Moderna – hanno iniziato a mostrare ‘la luce alla fine del tunnel’. A tal proposito, Ursula von der Leyen ha reso noto che, attualmente se tutto continuerà a procedere senza problemi, l’Agenzia europea per i medicinali potrebbe concedere un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per i vaccini Pzifer-BioNTech e Moderna, già nella seconda metà di dicembre. Nel frattempo, un’altra buona notizia è stata comunicata da alcuni ricercatori di Regno Unito e Paesi Bassi, i quali hanno confermato che il farmaco tocilizumab, utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide, riesce a curare i pazienti gravemente malati – lo studio di questo farmaco è stato testato anche in alcuni istituti italiani.

Kluge, però, ha sollecitato cautela sul fronte dei vaccini. Per lui, infatti, i recenti progressi non devono essere visti come una soluzione miracolosa, in quanto è risaputo che soprattutto all’inizio, l’offerta sarà limitata.

The Guardian fa il punto sul Regno Unito. E attraverso le parole del professore Neil Ferguson fa sapere che alcune prove hanno evidenziato che i tassi di infezione hanno iniziato a stabilizzarsi e potrebbero iniziare a diminuire lentamente. Ebbene, queste tendenze positive sarebbero da attribuire alle misure di blocco – qui articolate in un sistema a tre livelli. La professoressa Christina Pagel dell’University College di Londra ha tenuto a precisare che la diminuzione dell’andamento complessivo dei contagi in Inghilterra è dovuta alle restrizioni che sono state introdotte nel nord-ovest del Paese. Osservate speciali per le decisioni future delle prossime settimane, saranno la città di Londra e la zona del sud-est: qualora non dovesse verificarsi un rallentamento dei contagi anche in questi territori, il tanto atteso allentamento delle misure finirebbe per inciampare in un grosso ostacolo.

Durante l’incontro di giovedì, è stato introdotto anche l’argomento delle festività natalizie. Kluge ha detto che ai più piccoli dovrà essere garantita la gioia di questa ricorrenza. E sempre The Guardian sottolinea come i governi stiano rimandando le dolorose decisioni sulle imminenti celebrazioni. Al punto che un ministro del governo francese avrebbe dichiarato a Le Monde che tali valutazioni sono “un mal di testa enorme”. Il quotidiano inglese fa sapere che molto probabilmente da dicembre sia Francia che Italia dovrebbero allentare le misure per consentire alcune attività – riapertura di negozi non essenziali nel caso francese e riapertura dei ristoranti in quello italiano. Per quel che riguarda i mercatini di Natale, il famoso Christkindlesmarkt di Norimberga è stato cancellato, mentre altri come lo Striezelmarkt di Dresda stanno lavorando per versioni alternative.

Sicuramente, quelle che ci aspettano non saranno le ‘solite festività’. Poiché, come ricordato dal dottor Kluge, tali misure di blocco sono sì efficaci, ma devono essere pensate come misure di ultima istanza, in quanto vi sono diversi danni collaterali significativi associati a queste limitazioni, come maggiori problemi di salute mentale, abuso di alcol e sostanze, violenza di genere.

Stampa statunitense

Le restrizioni imposte dai governi europei al fine di contenere il contagio stanno realmente funzionando?

Leggendo i dati raccolti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sì. Infatti The New York Times riporta la notizia della diminuzione del tassi di nuovi casi di Coronavirus per la prima volta da mesi in tutta Europa dopo che sono state introdotte nuove restrizioni. Si tratta di un cambiamento significativo rispetto a sole due settimane fa quando l’OMS ha segnalato circa 2 milioni di nuove infezioni a settimana in tutto il continente europeo. La scorsa settimana si è avuta una inflessione di circa il 10% e si è raggiunto il numero di 1,8 milioni di casi. Rispetto alle limitazioni imposte durante la scorsa primavera, quelle decise alla fine di ottobre sono meno severe, sia per quanto riguarda gli spostamenti sia per le attività che sono potute rimanere aperte.

Il Direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa, Hans Kluge, ha sottolineato che i lockdown dovrebbero essere l’ultima risorsa e ha esortato la popolazione a seguire le indicazioni per prevenire nuovi contagi, secondo quanto riporta la CNN. Kluge ha affermato che se il 95% della popolazione indossasse le mascherine, invece del solo 60%, i lockdown non sarebbero necessari. Inoltre, ha specificato che la mascherina non deve essere intesa come una “panacea” e necessita di essere combinata con altre misure.

Come afferma Forbes, il Direttore ha evidenziato il dato positivo della diminuzione dei nuovi casi di contagio e ha esortato le comunità europee a non abbassare la guardia perché i sistemi sanitari di tutto il mondo sono stati messi seriamente alla prova da questa infezione. La notizia dei due vaccini efficaci al 95% fanno ben sperare le autorità sanitarie europee. I vaccini, infatti, rappresentano un’arma potente per contrastare il virus, ma purtroppo non lo fermeranno completamente poiché, specialmente nei primi mesi, la scorta non sarà sufficiente per vaccinare tutti.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI

Coronavirus: Europe ‘six tough months’ of pandemic, WHO says disponibile su https://www.bbc.com/news/world-europe-55008447, consultato il 21/11/2020

Covid lockdown shows signs of working in England, expert says disponibile su https://www.theguardian.com/world/2020/nov/19/covid-lockdown-shows-signs-working-england-expert-neil-ferguson, consultato il 21/11/2020

‘A massive headache’: european leaders putt of Covid Christmas decisions disponibile su https://www.theguardian.com/world/2020/nov/19/european-leaders-put-off-covid-christmas-decisions, consultato il 21/11/2020

Statement by Dr Hans Henri P. Kluge, WHO Regional Director for Europe 19 November 2020 disponibile su https://www.euro.who.int/en/about-us/regional-director/statements-and-speeches/2020/statement-situation-update-on-covid-19-doing-our-share,-a-new-horizon-with-technological-and-pharmaceutical-development,-and-preserving-the-rights-of-children, consultato il 21/11/2020

Europe’s painful virus restrictions seem to be working disponible su https://www.nytimes.com/2020/11/19/briefing/boris-johnson-coronavirus-mike-pompeo.html, consultato il 21/11/2020

Lockdowns could be avoided if 95% of people wore masks, says WHO  disponibile su https://edition.cnn.com/2020/11/19/europe/coronavirus-europe-lockdown-tiers-intl/index.html, consultato il 21/11/2020

Europe Finally Sees Coronavirus Case Decrease, WHO Reports disponibile su https://www.forbes.com/sites/elanagross/2020/11/19/europe-finally-sees-coronavirus-case-decrease-who-reports, consultato il 21/11/2020

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Fra poco più di un mese sarà Natale e l’interrogativo ricorrente in vari Paesi è: l’emergenza Covid ci permetterà di festeggiarlo in famiglia?
Il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (RDIF) ha concordato la produzione del vaccino anti-Covid in Corea del Sud: la produzione dovrebbe iniziare a dicembre di quest’anno e si parla di circa 150.000 dosi.
Siria: conferenza internazionale sui rifugiati siriani con la partecipazione di delegazioni di 27 Paesi diversi.

EUROPA

In Spagna, la presidentessa della comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, ha chiesto all’Unione europea l’autorizzazione affinché tutte le farmacie possano eseguire test antigenici gratis contro il Covid-19, in modo che possano essere effettuati su tutti i pazienti madrileños prima di Natale, così riporta El Mundo.

Questo è stato espresso in una lettera inviata alla presidentessa della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, dove spiega che gli esperti di Madrid stabiliscono che i test antigenici possono essere eseguiti in altri centri sanitari, come le farmacie perché i loro professionisti sono formati, garantiscono sicurezza e igiene e i risultati possono essere comunicati al Sistema Sanitario di Madrid. Il capo dell’esecutivo di Madrid ha ricordato che i test del coronavirus nelle farmacie sono già utilizzati in Paesi europei come Francia, Portogallo e Regno Unito, oltre che in altri sistemi sanitari consolidati, come Stati Uniti, Australia o Canada. Per questo motivo, la Comunità di Madrid ha chiesto al governo spagnolo un quadro giuridico che consenta alle farmacie di effettuare i test.

In Catalogna il governo ha proposto un allentamento delle misure restrittive in quattro fasi che inizierebbe lunedì prossimo e si concluderà a metà gennaio. Il piano sarà applicato per zone e ogni settimana verrà valutato l’effettivo superamento della fase, tenendo conto della velocità di diffusione del virus. Così comincerà lunedì prossimo con il 30% della capienza di bar e ristoranti che resteranno aperti fino alle cinque del pomeriggio, mentre gli spazi culturali con una capienza di oltre 600 persone, come musei e cinema, e impianti sportivi all’aperto potranno aprire al 50% così come negozi al 30%. Il progetto di riduzione dell’escalation continuerà il 7 dicembre con la ristorazione al 50% della sua capacità, i centri culturali al 70%, palestre e negozi a metà della loro capacità, mentre il confinamento perimetrale del fine settimana passerà da comunale a regionale, provvedimento che verrà applicato a metà del ponte di dicembre.

Proprio la settimana di Natale si entrerà nella terza fase della riduzione dell’escalation fino all’Epifania, con incontri di 10 persone, ristoranti aperti al 50% della capienza fino alle 21:00 e l’apertura di centri commerciali per arrivare puntualmente a uno dei momenti più consumistici dell’anno. Né a Natale né a Capodanno sarà possibile lasciare la Catalogna, il cui ingresso e uscita rimarrebbero limitati senza giustificato motivo, anche se sarà consentita la mobilità all’interno della comunità.

A.C.

In questi giorni in Francia gli interrogativi aumentano: si potrà festeggiare il Natale in famiglia? La situazione creata dalla pandemia complica ogni cosa. Questo è quanto riportato da Le Monde, che sottolinea il fatto che impedire di festeggiare il Natale sarebbe una misura impopolare poiché le persone non solo sarebbero riluttanti ad accettare questa decisione, ma si verrebbero a creare problemi anche alle piccole attività che beneficiano dei consumi del periodo. Lo stesso presidente Macron continua a prendere tempo prima di dare nuove disposizioni, anche per il periodo natalizio, prolungando di fatto lo stato di “confinement” fino al primo dicembre. Su Le Parisiensi legge che anche gli agguerriti sindacati francesi dei trasporti (RATP), che intendevano manifestare contro la privatizzazione di linee di autobus nell’Ile-de-France con uno sciopero previsto per il 19 novembre, hanno provvisoriamente desistito dal realizzarlo, in conformità alla situazione sanitaria e alla non immediatezza del cambiamento. Il ministro dell’economia francese come riporta Le Figaro, afferma che il picco dell’epidemia sarebbe ormai superato, grazie all’evoluzione positiva della situazione sanitaria, motivo per cui i negozi potrebbero riaprire già dal 27 novembre, fine settimana decisivo per i commercianti in vista del black friday e delle feste natalizie ormai alle porte. Commercianti e attività locali, sindacati, responsabili politici, ecologisti – come il sindaco di Parigi Anne Hidalgo e l’ex ministro dell’ambiente – per mezzo della petizione firmata il 17 novembre, a quanto si apprende da Le Monde, chiedono di frenare le vendite del colosso dell’e-commerce Amazon. I firmatari tracciano un quadro negativo con conseguenze sociali, fiscali, ambientali generate proprio a causa dello sviluppo di Amazon, che rivendica, dal canto suo, il fatto di aver creato oltre novemila posti di lavoro nel corso degli ultimi dieci anni nel Paese. Il governo cerca comunque di evitare il peggio per i commercianti le cui attività, come dichiara Le Monde, sono chiuse dal 12 novembre e lo saranno per altri quindici giorni almeno. Il ministro dell’economia francese continua a ricordare quanto librerie, gioiellerie, negozi di giocattoli siano importanti nei piccoli centri e, in particolare, quanto siano determinanti per loro gli affari soprattutto negli ultimi due mesi dell’anno. Il ministro ha affermato che se la curva dei contagi non si abbasserà, sarà pronto a dare aiuti supplementari a questi lavoratori in difficoltà, oltre all’accesso al fondo di solidarietà, ai prestiti garantiti dallo Stato e all’esenzione dal pagamento dell’affitto, misure già annunciate e garantite. Stando a quanto riportato da Le Parisien, secondo il direttore generale della salute Salomon, gli sforzi che i francesi hanno fatto finora per contenere il virus non sono stati vani e questo sembra coincidere anche con la notizia dell’efficacia potenziale del vaccino sviluppato dai laboratori Pfizer et Biontech.

B.P.

Secondo quanto riportato dal giornale Diário de Noticias, il Portogallo si appresta ad adottare nuove misure restrittive anti-Covid. Il prossimo venerdì l’Assemblea della Repubblica potrebbe discutere e mettere ai voti l’eventuale proroga dello stato d’emergenza, attendendo soltanto la decisione ufficiale del Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa. L’attuale stato di calamità di 15 giorni, approvato in precedenza dal congresso, avrà termine alle ore 23.00 di venerdì prossimo e, secondo fonti interne ai vari gruppi parlamentari, verrà probabilmente esteso per ulteriori 15 giorni. In base al decreto presidenziale vigente, il Governo ha limitato la circolazione tra i comuni a rischio elevato, vietando gli spostamenti tra le 23 e le 5 del mattino nei giorni infrasettimanali e a partire dalle 13 nel fine settimana. Per Lisbona si tratta storicamente di una novità: è la prima volta che misure del genere vengono            messe in         atto      in         una      fase     democratica.                                                                                                                                          Stando agli ultimi aggiornamenti forniti dal Ministero della Salute portoghese, il numero delle vittime da Covid-19 sale a 3.472 e si registrano 225.672 casi positivi.  

G.D.P.

Nel Regno Unito, da quanto si evince da alcuni rapporti, Boris Johnson avrebbe palesato l’intenzione di voler interrompere la vendita di nuove auto endotermiche a benzina e a gasolio a partire dal 2030, ovvero cinque anni prima di quanto lo stesso premier britannico aveva dichiarato in precedenza. Johnson dovrebbe annunciare la misura nell’ambito di una serie di nuove politiche ambientali la prossima settimana, secondo quanto riportato dal Guardian. Il governo spera che la politica darà impulso al mercato delle auto elettriche e aiuterà il Paese a raggiungere gli obiettivi climatici, in particolare quello delle emissioni zero entro il 2050. Nonostante la domanda sia più che raddoppiata nell’ultimo anno, le auto elettriche rappresentano ancora soltanto il 7% dei nuovi veicoli acquistati nel Regno Unito nel mese scorso, come mostrano i dati della Society of Motor Manufacturers and Traders. L’organizzazione ha recentemente chiesto al governo di garantire significativi incentivi a lungo termine per l’acquisto di veicoli elettrici e di fissare obiettivi sull’infrastruttura di ricarica. Nel frattempo, dopo la vittoria elettorale di Joe Biden negli Stati Uniti, il partito laburista ha fatto pressioni sul governo al fine di intensificare gli sforzi della Gran Bretagna in vista dell’emergenza climatica, promovendo un piano multimiliardario di “ripresa verde”. La notizia riporta anche le critiche secondo cui il Regno Unito non stia finanziando adeguatamente gli interventi per fronteggiare la crisi climatica, nonostante le promesse del primo ministro di mettere l’ambiente al centro della strategia post Covid. Una ricerca del thinktank IPPR ha rilevato che il governo sta investendo solo il 12% dei fondi necessari per affrontare l’emergenza climatica.

In tema Covid, i recenti sviluppi dei vaccini sembrerebbero segnalare una luce in fondo al tunnel e potrebbero dare avvio ad un aumento di investimenti post-crisi. Il governatore della Banca d’Inghilterra Andrew Bailey ha salutato con ottimismo i risultati ottenuti dagli studi clinici di Pfizer/BioNTech e Moderna, sostenendo che la possibilità di intervenire sul virus eliminerebbe una fonte principale di incertezza che ha fin qui frenato le spese. Il governatore ha dichiarato che gli investimenti sono attualmente sospesi a causa dei molteplici fattori aleatori legati al Covid-19 e alla Brexit, aggiungendo che lo shock della pandemia potrebbe tuttavia condurre ad un rimedio in vista della scarsa produttività del Regno Unito. Parlando a una conferenza CityUK, riportata dal Guardian, Bailey ha affermato che mentre la crisi ha cambiato il modo in cui le persone lavoravano e facevano acquisti, il cambiamento strutturale dell’economia potrebbe essere meno doloroso di quanto sia stato il passaggio dalla produzione ai servizi nel corso degli anni ’80. Ha inoltre tenuto a sottolineare la decisività riguardante il passo da compiere in vista di un cambio di direzione da apportare ai mutamenti climatici, evidenziando che ciò richiederà investimenti su una scala molto più ampia di quanto abbiamo visto negli ultimi anni. Infine, richiamando lo spiraglio che via via pare intravedersi alla fine del tunnel, ha ribadito l’importanza di concentrarsi sui cambiamenti che avverranno in seno alle economie, su quale sarà l’eredità del Covid e su cosa si potrà fare per sostenere e dare priorità a eventuali cambiamenti strutturali più necessari.

                                                                                                                              L.D.

Nonostante il rallentamento della curva dei contagi da coronavirus, in Germania resta l’allerta.

Come riportato dal giornale tedesco Tagesschau, il tema intorno al quale ruotano le riflessioni in questi giorni è la scuola. L’obiettivo di inizio novembre era quello di riuscire a tenerle aperte più tempo possibile così da permettere lo svolgimento delle lezioni in presenza, mentre ora invece, si cerca di capire quale potrebbe essere il metodo migliore per ridurre il rischio di contrarre l’infezione. A questo proposito, il governo della Renania Settentrionale-Vestfalia ha deciso di anticipare le vacanze di Natale di quest’anno a causa della pandemia ma questa decisione, stando a quanto emerge dal giornale Kölner Stadt-Anzeiger, è stata fortemente criticata a Düsseldorf. MDR Thüringen, al contrario, riporta ciò che è accaduto durante il dibattito in cui veniva posto l’accento sulla chiusura delle scuole. Nel corso di questa riunione, il ministro dell’istruzione Helmut Holter, pur ritenendo che le scuole e gli asili dovrebbero rimanere aperti in Turingia, sottolineava la necessità di valutare la chiusura delle strutture a livello locale e regionale a seconda delle relative situazioni epidemiologiche.

Intanto, la cancelliera federale della Germania Angela Merkel e i primi ministri dei Länder si sono riuniti il 16 novembre 2020 per discutere dei prossimi passi da compiere per limitare la diffusione del Covid-19. In particolare, la cancelliera Merkel fa notare che è molto importante diminuire al massimo i contatti sociali visto che ogni contatto evitato può condurre alla vittoria nella lotta contro la pandemia, rivolgendo infatti Per questo motivo, scrive Die Zeit, la Merkel rivolge un vero e proprio appello alla popolazione tedesca in cui spiega che si dovrebbe rinunciare completamente alle cerimonie private e alle attività ricreative e raccomanda ad ogni cittadino di rimanere a casa nel caso in cui si avvertano dei sintomi e di chiamare subito il medico. La confederazione e i Länder provvederanno anche a proteggere le persone più deboli le quali riceveranno 15 mascherine FFP2 a testa a un prezzo agevolato. Per quanto riguarda le scuole invece, per il momento potranno rimanere aperte poiché delle regole più concrete verranno decise durante la riunione del 25 novembre 2020. La mancanza di norme precise e il rispettivo rinvio ha suscitato un sentimento di forte delusione negli ufficiali sanitari tedeschi, da quanto si apprende dal giornale Tagesschau. L’esperto sanitario tedesco Karl Lauterbach, infatti, parla di un’opportunità persa perché, da come spiega la presidentessa dell’Associazione Federale dei medici del servizio sanitario pubblico Ute Teichert, se da un lato si può comprendere il fatto che si cerchi di andare avanti con dei semplici appelli, dall’altro, si deve tener conto anche che la sanità pubblica tedesca si trova con l’acqua alla gola. Pertanto, si spera nell’arrivo di un’ordinanza valida che permette di migliorare la situazione attuale la quale desta molta preoccupazione.

M.C.

A Mosca, capitale della Federazione russa, il sindaco Sergej Sobjanin riporta l’introduzione delle nuove misure anti-Covid per i prossimi due mesi, dal 13 novembre al 15 gennaio 2021, visto il peggioramento della situazione epidemiologica nella città. La decisione è stata presa di comune accordo con il Servizio Federale operativo e il Rospotrebnadzor (Servizio Federale per il controllo della tutela dei diritti dei consumatori e del benessere umano), scrive Russian.rt. Tra le restrizioni introdotte ci sono le seguenti, riportate da Stopcoronavirus.rf: dopo le 23:00 e fino alle 6:00 non si potranno servire clienti in bar, ristoranti, pub (restano disponibili asporto e consegna a domicilio) e in luoghi di intrattenimento; gli studenti delle scuole e delle università passeranno alla didattica a distanza (con l’invito a limitare i propri spostamenti); il numero di spettatori in cinema, teatri e sale da concerto viene ridotto al 25% della capienza totale. Il sindaco ha inoltre affermato che ovviamente nella capitale non si terranno i grandi festeggiamenti di Capodanno. Anche il festival “Viaggio verso il Natale” non si terrà quest’anno: le strade e le piazze verranno comunque addobbate con luci e altre decorazioni. Continuano ad essere applicate restrizioni per le persone con più di 65 anni e per coloro che soffrono di patologie. In più, proprio a causa delle nuove restrizioni, al governo russo è stata inviata una proposta di prolungare le vacanze invernali di due settimane, cioè fino al 25 gennaio. La richiesta è stata fatta al Gabinetto dei Ministri dal partito Comunisti di Russia, poiché una misura del genere rallenterebbe ulteriormente la diffusione del coronavirus, facendo guadagnare ulteriore tempo per la vaccinazione di massa della popolazione. La proposta è stata definita eccessiva dalla Duma di Stato, come riporta Russian.rt, poiché non può essere correlata alla situazione reale che potrebbe verificarsi nel Paese dopo il 10 gennaio.

In queste settimane si sta parlando molto del vaccino russo Sputnik V e della sua diffusione. L’Ungheria riceverà i primi campioni del vaccino anti-Covid a breve, come riferito dal Ministro dell’Industria e del Commercio russo Denis Manturov al capo della diplomazia di Budapest Peter Szijjarto e di cui dà notizia il sito Stopcoronavirus.rf. Questo farà dell’Ungheria il primo Paese europeo in cui verrà organizzata la produzione del vaccino russo. Inoltre, secondo Stopcoronavirus.rf, anche il Venezuela ha riconosciuto il ruolo della Russia nella ricerca di un vaccino efficace e ha infatti ricevuto il primo lotto del vaccino russo all’inizio di ottobre, classificandosi come il primo Paese dell’emisfero occidentale a partecipare alle sperimentazioni cliniche della fase tre del vaccino. Sputnik V è il primo vaccino contro il coronavirus registrato al mondo, con un’efficacia del 92%. Nel frattempo, il Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF) ha concordato la produzione del vaccino in Corea del Sud, come riportato da Vesti.ru: la produzione dovrebbe iniziare a dicembre di quest’anno e si parla di circa 150.000 dosi.

Per quanto riguarda le sanzioni adottate nei confronti della Federazione russa da parte di Francia e Germania dopo l’incidente dell’avvelenamento del leader dell’opposizione russa Aleksej Navalnij, c’è stata una contro risposta della Russia. Come riportato da Zona.media, il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha definito ovvia la contro risposta alle sanzioni e, poiché la Germania è diventata il leader del confronto tra Europa e Russia, le misure di risposta saranno simmetriche alle sanzioni UE imposte contro alcuni dirigenti del Cremlino. Mosca darà una comunicazione di questa decisione ai due Paesi europei, specificando chi sarà colpito dalle sanzioni. Con riferimento alla sicurezza del Paese russo, il 13 novembre il presidente Putin ha firmato importante un decreto per l’attuazione di un piano di difesa della Russia per gli anni 2021-2025, come riportato da Vesti.ru, al fine di attuare misure nel campo della difesa. Il documento è stato pubblicato sul portale internet ufficiale per le informazioni legali ed entrerà in vigore il 1° gennaio 2021.

Sulla questione del conflitto nel Nagorno-Karabakh ci sono stati degli sviluppi. Il 13 novembre il presidente Putin ha tenuto una videoconferenza sulla risoluzione delle questioni umanitarie nella regione del Nagorno-Karabakh e ha firmato un decreto per la creazione di un centro interdipartimentale per la risposta umanitaria nel Paese colpito dal conflitto e le forze di pace russe saranno schierate sul territorio, così riporta Vesti.ru. Le funzioni del centro includono l’agevolazione del ritorno dei rifugiati e il ripristino delle infrastrutture del Nagorno-Karabakh, oltre alla creazione di condizioni di vita normale per la sua popolazione, scrive Russian.rt. La videoconferenza è stata pubblicata sul sito del Cremlino. L’obiettivo dell’accordo tra Armenia e Azerbaigian sarebbe di mantenere la pace per cinque anni, allo scadere dei quali, se le parti non dovessero opporsi, la pace verrà rinnovata automaticamente. Tuttavia, mentre il primo ministro armeno Pashinyan ha definito le forze di pace una garanzia di non ripresa della guerra, alcuni cittadini armeni hanno percepito la firma dell’accordo come un atto di resa, riporta Gazeta.ru. Di qui le proteste che hanno avuto luogo a Yerevan dal 12 novembre per chiedere le dimissioni del primo ministro: diverse migliaia manifestanti hanno marciato lungo le vie della città, portando all’arresto di più di 60 persone, secondo Russian.rt. Il 17 novembre, durante il XII Vertice BRICS (acronimo per riferirsi a Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), il presidente Putin ha confermato il rispetto degli accordi presi sul Nagorno-Karabakh, scrive Regnum.ru. La situazione sembra finalmente stabile e ora, con un po’ di tranquillità, si potrà forse indagare sul ruolo che ha avuto la Turchia nel conflitto, domanda che si pongono soprattutto Stati Uniti e Francia.

S.P.

AFRICA

Sembra invece essere migliorata la situazione nel continente africano. Il Jornal de Angola informa che il governo di Luanda è stato inserito fra gli otto Paesi africani che hanno registrato importanti progressi tra il 2010 e il 2019. Il rapporto della Mo Ibrahim Foundation (IIAG) 2020, ha assegnato all’Angola 40 punti. Il Paese sub-sahariano ha infatti mostrato significativi segnali di sviluppo per quanto concerne la qualità della governance, le opportunità economiche, il coinvolgimento della società civile, diritti e inclusione, risultando così, tra i 54 Stati africani, quello con il più alto tasso di crescita.

G.D.P.

MEDIO ORIENTE

Secondo l’esperto militare Ayad al-Tufan la politica americana nei confronti dell’Iraq e della regione seguirà senza soluzione di continuità le precedenti, poiché basata su di una pianificazione geostrategica a lungo termine. L’esperto ha riferito ad Al-Quds Al-Arabi che l’ascesa al potere di Biden non sarà determinante nel cambiare le regole del coinvolgimento degli USA nella regione, in quanto legate ad una politica per ogni aspetto coerente e immutabile, con l’unica variabile rappresentata dai diversi meccanismi di attuazione. L’analista politico, Jassem Al-Shammari, ha spiegato ad Al-Quds Al-Arabi che i dossier iracheni e iraniani sono determinanti nella politica americana, sottolineando che chi vuole allentare la stretta sull’Iran estenderà il raggio d’azione in Iraq, là dove chi vuole fare pressione sull’Iran limiterà le mosse iraniane in Iraq. La questione è pertanto legata al dialogo atteso tra Washington e Teheran sulla rinegoziazione del dossier nucleare: l’accordo concluso contiene 12 clausole, di conseguenza né Biden né chiunque altro possono cambiare le carte in tavola con un senato peraltro a maggioranza repubblicana. Da alcuni sondaggi è emerso che la scomposizione dell’Iraq, almeno in questa fase, indebolirebbe la presa degli USA nella regione. Date le circostanze sfavorevoli, Biden potrebbe trovarsi a esercitare minimamente la pressione avviata da Trump in merito alla normalizzazione con Israele, questione talaltro cruciale. Il metro di giudizio per stabilire il successo o il fallimento della politica di Biden in Iraq, coinciderà con l’atteggiamento che questi adotterà nei riguardi delle milizie. Un’altra domanda decisiva riguarda il ruolo dei leader iracheni: Al-Shammari ha ribadito trattarsi di una circostanza capitale, dal momento che gli iracheni non vogliono che Baghdad si tramuti in un’arena per la resa dei conti tra americani e iraniani.


                                                                                                                            L.D.

In Siria, tra il boicottaggio degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, è stata indetta a Damasco, sotto iniziativa del governo siriano e con la supervisione russa, una conferenza internazionale sui rifugiati siriani che ha visto la partecipazione di delegazioni di 27 Paesi. Il ministro degli Esteri russo Seri Lavrov, in un discorso rivolto alla conferenza, pronunciato dall’inviato speciale per la Siria Alexander Lavrentiev, ha dichiarato che i metodi degli USA e di alcuni Paesi sono tutt’altro che costruttivi e dimostrerebbero i doppi standard che vengono usati nei confronti della Siria per realizzare interessi geopolitici, con riferimento al regime sanzionatorio in atto contro il Paese. In un discorso pronunciato all’apertura della conferenza, il comandante del Centro di controllo nazionale per la difesa Mikhail Mezentsev ha ribadito l’importanza di garantire lo smantellamento dei campi per gli sfollati, in quanto fonte di risorse umane per formazioni armate illegali. Il funzionario russo ha annunciato che il suo Paese ha stanziato più di un miliardo di dollari per la ricostruzione di reti elettriche, industrie e altri scopi umanitari, indicando allo stesso tempo la firma di otto memorandum nei campi di energia, unione doganale e attività educative. Il presidente al-Assad ha tenuto un discorso da remoto descrivendo la crisi dei rifugiati come “artificiosa” e soggetta a investimenti politici oltre a ribadire che i governi responsabili della diffusione del terrorismo non possono definirsi garanti del rimpatrio dei rifugiati. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, da parte sua, ha espresso in altra occasione l’auspicio per l’avvio del processo di pace, simile a quanto avvenuto pochi giorni fa nel Karabakh. Erdogan ha dichiarato che per raggiungere questo obiettivo, il governo siriano e i gruppi terroristici devono essere esclusi e che la Turchia è pronta a lavorare con la Russia e le potenze regionali al fine di soddisfare direttamente le aspirazioni del popolo siriano. La Coalizione nazionale siriana delle forze rivoluzionarie, che ha denigrato l’evento, ha dichiarato come lo sfruttamento da parte della Russia del rimpatrio dei rifugiati nel marketing politico non è una novità, poiché figura nell’agenda del Cremlino da lungo tempo, con l’obiettivo finale di sostenere la sopravvivenza del regime e imporlo al popolo siriano e alla comunità internazionale. Secondo il quotidiano al-Quds al-Arabi, sembra che l’obiettivo della Russia, nel tenere la conferenza a Damasco, sia quello di determinare un cambiamento nelle posizioni degli Stati Uniti e dei Paesi europei nei confronti del governo siriano.


                                                                                                                               L.D.



Fonti Reuters citate dal giornale al-Quds al-Arabi hanno riferito che l’Arabia Saudita avrebbe informato il gruppo Houthi attivo nello Yemen in colloqui riservati della propria volontà di firmare la proposta delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco qualora il gruppo allineato con l’Iran accettasse di installare una zona cuscinetto lungo i confini del regno. Se si giungesse ad un accordo, sarebbe la svolta più significativa dall’’inizio del conflitto nel quadro degli sforzi tesi a raggiungere una soluzione politica. Il conflitto è ampiamente considerato come una guerra per procura tra l’Arabia Saudita e l’Iran. Il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso durante la sua campagna di interrompere la vendita di armi all’Arabia Saudita, il più grande acquirente di armi americane in Medio Oriente, per fare pressione su Riyadh affinché ponga fine ad una guerra che ha causato la peggiore crisi umanitaria del mondo. Ma le fonti sostengono che gli Houthi, che controllano lo Yemen settentrionale, l’area più popolata del Paese, potrebbero essere meno disposti a cooperare con l’Arabia Saudita qualora il presidente degli Stati Uniti Donald Trump concretizzasse la minaccia di designarli come organizzazione terroristica prima di lasciare l’incarico. Le fonti affermano che Riyadh ha chiesto maggiori garanzie di sicurezza agli Houthi, compresa come già detto una zona cuscinetto lungo il confine con il nord dello Yemen oltre a un corridoio lungo il confine per prevenire incursioni, fino a quando non sarà istituito un governo di transizione, sostenuto dalle Nazioni Unite. In cambio, il regno alleggerirà il blocco aereo e marittimo come parte della proposta delle Nazioni Unite, che include già l’arresto degli attacchi transfrontalieri.


                                                                                                                                 L.D.

AMERICA

Infobae riporta la forte reazione cittadina in Perù causata dalla partenza di Martín Vizcarra dalla presidenza e la successiva assunzione del potere esecutivo da parte del presidente del congresso, Manuel Merino, a cui ha risposto una violenta repressione da parte del governo peruviano contro le manifestazioni con almeno due decessi e numerosi feriti.

Dopo questi eventi, il presidente provvisorio del Perù non ha più potuto resistere al suo debole mandato e si è dimesso domenica, dopo meno di una settimana al potere.

Merino è stato denunciato penalmente insieme al suo Primo Ministro, Ántero Flores-Aráoz, e al Ministro dell’Interno, Gastón Rodríguez, nonché ai capi della Polizia Nazionale per i reati di omicidio qualificato, abuso di autorità e lesioni.

La denuncia per gravi violazioni dei diritti umani è stata presentata al procuratore generale del Perù, Zoraida Ávalos, dopo il decesso di due giovani e più di cento persone rimaste ferite durante le proteste che si sono svolte la scorsa settimana a Lima.

La denuncia indica che, oltre alla repressione dei manifestanti, gli agenti antisommossa hanno aggredito anche alcuni membri della stampa con colpi diretti sul corpo con gas lacrimogeni e pallottole. Da parte sua, Amnesty International (AI) ha chiesto la fine della repressione da parte della polizia nazionale durante le manifestazioni, in quanto questa crisi politica potrebbe generare una crisi dei diritti umani. “Le autorità devono dare la priorità alla protezione della popolazione rispetto a qualsiasi interesse politico”, così afferma Marina Navarro, direttore esecutivo di Amnesty International Perù.

Dopo aver analizzato le prove audiovisive, Amnesty ha potuto verificare che gli agenti di polizia hanno sparato munizioni, lanciato gas lacrimogeni, picchiato o sottoposto a violenza diverse persone in modo non necessario e sproporzionato, ferendole e violando gli standard internazionali sui diritti umani. Nel bel mezzo di una delle peggiori crisi politiche della storia del Paese andino, lunedì il congresso ha approvato un nuovo consiglio di amministrazione guidato da Francisco Sagasti, che diventerà così presidente ad interim, dopo la partenza dei due suddetti leader. Il suo obiettivo principale sarà mitigare la tempesta politica nel Paese e condurre una transizione pacifica fino alle elezioni presidenziali dell’aprile 2021.

A.C

DW riporta la prima chiamata del neopresidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, con un leader latino-americano, il presidente cileno Sebastián Piñera.

Nella sua chiamata con il presidente cileno, Biden lo ha ringraziato per essersi congratulato con lui per la sua vittoria elettorale e ha espresso il suo profondo desiderio di approfondire il rapporto degli Stati Uniti con il Cile in modo da aiutare le Americhe a riprendersi dalle sfide economiche e sanitarie poste dalla pandemia Covid-19.

Biden si è congratulato con il presidente Piñera per la recente decisione del Cile di aggiornare la sua Costituzione, dopo 30 anni di democrazia, in modo da raggiungere una democrazia più forte ed equa. L’ex vicepresidente degli Stati Uniti, che entrerà in carica il 20 gennaio, ha anche annunciato che lavorerà per rafforzare le istituzioni emisferiche, gestire la migrazione regionale e ricostruire la cooperazione per far fronte a sfide globali, come il cambiamento climatico.

A.C

Dall’altro lato dell’oceano Atlantico, in Brasile il Presidente Jair Bolsonaro ha partecipato in videoconferenza al BRICS, il meeting che riunisce i Paesi emergenti. Come riporta la testata  Jornal de Noticias, il leader brasiliano si è incontrato virtualmente con i suoi omologhi di Russia, Cina, India e Sudafrica, criticando la gestione della pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e annunciando che per superare la grave crisi sanitaria, “anche il Brasile sta sviluppando un vaccino anti Covid […]”. Bolsonaro ha poi sottolineato la necessità di apportare importanti riforme all’interno di vari organismi, quali la stessa OMS, l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il rappresentante della nazione sudamericana ha anche ottenuto l’appoggio del Presidente russo Vladimir Putin sulla questione Amazzonia ed ha annunciato novità rilevanti: “Presto riveleremo quali sono i Paesi responsabili del disboscamento illegale della foresta pluviale”.

G.D.P

Secondo quanto riportato dal CNBC il 14 novembre, il continuo rifiuto del presidente Donald Trump di accettare la sconfitta delle elezioni degli Stati Uniti d’America del 2020 ha posto una serie di pericoli per la sicurezza nazionale. Tuttavia, il pericolo più grande non si troverà nell’elenco convenzionale di minacce di cui si occupano gli esperti di politica estera di Washington. Questo non significa però, che non ci sia anche un potenziale rischio di aumento inerente al solito elenco di preoccupazioni: Cina, Russia, Iran, Corea del Nord o terrorismo. Tuttavia, nessuno di loro, per quanto significativi siano, rappresenta un pericolo esistenziale per gli interessi degli Stati Uniti come la crescente possibilità che si sviluppi una polarizzazione politica interna e crescenti divisioni culturali. Le intenzioni del presidente Trump, a seguito della sua sconfitta elettorale, sono chiaramente quelle di emergere come la forza più significativa del Partito Repubblicano. Più si avvicina il giorno della sua partenza, più l’ex presidente continua ad affermare che nel 2024 riprenderà l’ufficio che sta lasciando con tanta riluttanza. Infatti, quest’ultimo promette di essere un ex presidente non tradizionale, dal momento che ha intenzione di rimanere sotto i riflettori con qualunque mezzo disponibile. Di contro, il presidente eletto Biden desidera contrastare la continua influenza di Trump e vuole raggiungere il suo obiettivo: diventare il leader unificatore per tutti gli americani e per le democrazie globali. I suoi alleati credono addirittura che potrebbe essere uno di quei presidenti la cui storia si tramuterà in un momento storico d’importanza mondiale.

Tenendoci aggiornati sullo stesso argomento, il 15 novembre secondo quanto rilasciato dal CNBC, il presidente Trump ammette finalmente pubblicamente e per la prima volta che Joe Biden ha vinto le elezioni. Nonostante l’accettazione della sconfitta, Trump continua comunque a sostenere che le elezioni sono state truccate. Infatti, migliaia dei suoi sostenitori si sono continuati a riunire a Washington per protestare contro i risultati. Almeno 20 persone sono state arrestate dopo che i gruppi pro-Trump si sono scontrati con i ‘contro-protestatori’.

Cambiando ora argomento, sempre negli USA, secondo quanto riportato dal New York Times, la modella e attrice Emily Ratajkowski ha pubblicato un saggio in cui afferma di essere stata oggetto di molestie sessuali da parte del fotografo Jonathan Leder all’età di 20 anni. Il signor Leder, in risposta, ha definito le accuse della Ratajkowski “false” e il suo saggio “pacchiano e senza fondamento”. Sembra che l’uomo l’avesse fotografata due volte nel 2013 e che da allora abbia iniziato a rilasciare immagini di lei, anche contro la sua volontà. Dopo la pubblicazione del saggio dell’attrice sono emerse più donne con storie che coinvolgono lo stesso fotografo. Il New York Times ha cercato di contattare l’uomo di 47 anni per avere un commento su questo articolo, ma lui non ha mai risposto. Tuttavia, non è il primo fotografo accusato di sfruttare i corpi dei giovani. “Questi sono i tipi di storie che ascoltiamo ogni giorno”, ha detto Sara Ziff, fondatrice di Model Alliance, un’organizzazione no profit per i diritti dei lavoratori.

A.B.

ASIA

Secondo quanto riportato dal giornale China Daily, la Cina continuerà ad effettuare controlli rigorosi sul turismo in uscita dal Paese visto il crescente rischio di contagio importato da nuovo Coronavirus.

Infatti, sebbene in occasione della recente Giornata Nazionale i viaggi nazionali siano stati numerosi, un occhio di riguardo va soprattutto nei confronti dei viaggi internazionali, vista la gravità della pandemia anche negli altri Paesi, come affermato dal viceministro degli esteri Luo Zhaohui. “Non consigliamo alle persone di andare all’estero. E per chi sarà costretto a viaggiare per motivi umanitari o altre ragioni, richiediamo la massima attenzione e il rispetto delle norme di sicurezza personali così come delle norme anti-Covid imposte dai Paesi di destinazione”.

Verranno prese misure più approfondite per impedire al virus di entrare in Cina: come ad esempio l’obbligo per tutti i viaggiatori di sottoporsi al test di positività Covid prima di entrare nel Paese e un’intensificazione dell’ispezione degli alimenti di cibo importati dall’estero che potrebbero essere veicolo di contagio.

Secondo un altro giornale, il The Standard, l’Amministrazione Nazionale Cinese per l’Immigrazione, lo scorso giovedì 12 novembre, ha dichiarato che più di 5.000 stranieri sono stati indagati per aver attraversato illegalmente i confini nazionali. Tuttavia, l’aumento di controlli per limitare gli attraversamenti illegali delle frontiere cinesi ha permesso efficacemente di prevenire l’entrata di numerosi pazienti affetti da coronavirus. Dallo scoppio dell’epidemia infatti, sono stati chiusi ben 46 punti di ingresso via terra e 66 passaggi di frontiera sparsi in tutto il Paese.

Cambiando argomento, secondo quanto riportato dal China Daily, durante questo fine settimana si prevede che Pechino e altre aree circostanti, subiranno un peggioramento medio-alto della qualità dell’aria a causa di un aumento dell’inquinamento tipico di questo periodo. A tal proposito, il governo della città ha già affermato di aver adottato delle misure di sicurezza che dovrebbero aiutare a garantire la qualità dell’aria. Secondo quanto spiegato dal Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente: “L’aria fredda raggiungerà il nord della Cina martedì e ciò incrementerà la purificazione della qualità dell’aria”.

Nonostante ciò, in linea generale Pechino negli ultimi anni ha registrato un significativo miglioramento della qualità dell’aria determinato da importanti riduzioni della concentrazione di inquinamento. Ovviamente, per mantenere una buona qualità dell’aria, la città ha fissato obiettivi chiari sia per il resto di quest’anno che per l’anno prossimo. Per raggiungere tali goals, il governo di Pechino ha promosso 37 misure volte a combattere il problema dell’inquinamento dell’aria per questo prossimo inverno. Tali misure coinvolgono diversi settori tra cui: energia, industria e trasporti. Pechino inoltre, per ridurre ulteriormente il problema, ha gradualmente eliminato 110 imprese (molte delle quali manifatturiere) e ha emesso un regolamento relativo allo smaltimento dei rifiuti da costruzione.

A.B.

OCEANIA

Secondo il 9NEWS, in Australia è stato introdotto un programma multimilionario il cui fine è quello di migliorare la salute degli studenti nelle scuole primarie e secondarie. Per gli infermieri scolastici saranno spesi quasi 47 milioni di dollari e verrà posta particolare attenzione alla salute mentale degli scolaretti. Altri 6 milioni di dollari andranno a programmi comunitari nelle aree ad alto rischio di suicidio. Nonostante l’anno Covid-19, nel NSW i numeri dei suicidi sono rimasti invariati. Tuttavia, secondo John Brogden di Lifeline Australia: “Lifeline ha visto un aumento delle chiamate tra il 20 e il 30 percento”. Il governo lavorerà con le scuole per indirizzare le aree in cui c’è un maggior bisogno di assistenti sanitari.

Secondo il Newsroom, in Nuova Zelanda sta prendendo vita il primo allevamento di pesci in mare aperto, il quale potrebbe generare miliardi di dollari. Tuttavia, la società che è dietro il progetto si sta scontrando con diverse obiezioni, in gran parte provenienti della gente del posto, la quale non è affatto impressionata dai livelli di conformità che si sono invece verificati altrove. I piani ambiziosi per trasformare l’oceano aperto in un’industria di allevamento di pesci multimiliardaria si stanno avvicinando alla realtà con il recente rilascio delle linee guida del governo. Nonostante ciò, l’azienda di prima linea ‘Nuova Zelanda King Salmon’ sta trovando ostacoli inaspettati: “poiché pensavamo che tutti sarebbero stati a favore, non avevamo previsto la quantità di dati che avremmo dovuto raccogliere e la quantità di modelli che dovevamo fornire per andare in mare aperto” afferma Grant Rosewarne, amministratore delegato di King Salmon in Nuova Zelanda. A differenza della Norvegia, che non ha avuto barriere ambientali per i suoi enormi allevamenti di salmone in mare aperto, la Nuova Zelanda è molto più conservatrice. Infatti, la giornalista della democrazia locale Chloe Ranford sostiene che le persone siano preoccupate perché pensano ci potrebbe essere una ricerca inadeguata. “Non è che non vogliano che ciò accada, è solo che non è mai successo prima, la comunità ti sosterrà a lungo termine e sa che riuscirai a portare molti soldi a Marlborough, solo che non vogliono che questo processo sia affrettato, deve essere ben pensato e ben studiato. Alla fine, se tutto ciò accadrà sarà una vittoria, una vittoria per tutti”, afferma la giornalista Ranford.

Rassegna stampa a cura di:
Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Giorgio De Paolis (lingua portoghese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti (lingua spagnola)
Beatrice Proietti (lingua francese)
Mariarosaria Carnicelli (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)

#QuelloCheCiUnisce

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La Giornata Internazionale della Televisione

Mes amis, bentornati nella nostra rubrica #QuelloCheCiUnisce, dove celebriamo le giornate internazionali. In particolare oggi, 21 Novembre, è la giornata internazionale della televisione: nel 1996 infatti l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire questa giornata, riconoscendo l’impatto che la televisione ha a livello emotivo e decisionale sugli spettatori. Ça va sans dire, oggi la televisione racchiude uno spettro più ampio di dispositivi: l’avvento delle smart TV, in concomitanza con lo sviluppo di internet, cellulari, app e servizi di streaming hanno reso la televisione uno strumento ancora più internazionale, in grado di ricoprire ruoli sempre più vasti.

Lungi da me annoiarvi con la storia della nascita della televisione, mes amis, quindi per rendere il tutto più interessante ho deciso di raccontarvi i programmi televisivi che hanno creato più scalpore negli anni, alcuni dei quali sono ancora in onda… Così sapete cosa fare nelle serate di quarantena.

Iniziamo con un cult, un po’ il padrino dei programmi di quest’articolo, colui che ha dato il via a tutto: “Jackass”. Prodotto e distribuito da MTV, in Italia il programma andò in onda nei primi anni 2000, e scatenò molte polemiche; lo show infatti si caratterizzava di stunt comici, ossia azioni pericolose con inclusi i vari fails. MTV ha continuamente riempito il programma di avvertenze che evidenziavano la pericolosità delle azioni, invitando a non replicarle a casa. Nonostante ciò, molti imitarono gli stunt, causandosi ferite più o meno gravi, e MTV fu costretto a cancellare il programma. In seguito uscirono diversi film, basati sullo stesso concept e ideati dai creatori del programma originale.

“Cheaters” è un altro titolo che ha fatto molto discutere. Si tratta di un programma televisivo dove degli investigatori privati offrono il loro servizio per scoprire se uno dei due partner tradisce l’altro. Oltre ai dubbi sulla veridicità del programma stesso -infatti molti sostenevano che in realtà si trattasse di attori pagati, e i fatti fossero inventati-, il programma presentava anche scene violente quando il partner tradito scopriva la verità e attaccava fisicamente il traditore. Il programma è ancora in produzione, e in Italia va in onda su Sky, ma se volete guardare qualcosa di più soft e con lo stesso concept, su Real Time va in onda “Alta infedeltà” – a voi il giudizio sulla veridicità o meno dei fatti.

Un programma da poco approdato in Italia, e disponibile solo in streaming su DPlay Plus, è “Naked Attraction” – e sì, come il titolo evidenzia, i concorrenti sono completamente en déshabillé. Si tratta di una sorta di appuntamento al buio, ossia un partecipante alla ricerca di un partner si trova davanti a sei cabine. In ogni cabina c’è un potenziale partner completamente nudo, e man mano che i round si susseguono, il partecipante sceglie quale cabina continuare a scoprire. Alla fine, il partecipante e il partner rimasto in gara escono per un appuntamento, vestiti, e decidono se iniziare a frequentarsi o meno. Aldilà dell’etica dietro al programma, è stato riscontrato che di fatto “Naked Attraction” non viola nessuna legge, e continua ad essere prodotto.

Infine, uno dei programmi più controversi nella storia della TV, “Fear Factor”. Prodotto dalla NBC e andato in onda nei primi anni 2000, in Italia il programma non è mai approdato. Si tratta di un contest dove tre stuntman si sfidano in azioni pericolose per vincere il premio finale di 50 mila dollari. In America, il programma è stato denunciato da varie associazioni animaliste, ma anche da singoli individui che sono rimasti feriti in seguito alla replica a casa delle azioni riportate nel programma.

In breve, mes amis, il mondo della televisione è vario, a volte istruttivo, a volte demenziale – come abbiamo potuto vedere con i programmi sopra citati -, ma indubbiamente è la fonte di intrattenimento su cui si basa la nostra società. Se siete curiosi di scoprire le varie iniziative per celebrare questa giornata, seguite l’hashtag #WorldTVDay sui social.

À bientôt mes amis

Emanuela Batir

#LOSAPEVATECHE

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Abitare gli spazi: l’ascesa al Campidoglio di una giovane donna somala

Rimanere isolati non è più possibile, cerchiamo di adattarci e ricostruire il nostro percorso. Condividendo, gran parte del dolore si compartisce. Una madre sola non basta ai propri figli, chi lo può sapere meglio di me e Domenica Axad?

Recita così un passo di “Madre Piccola” (2007) di Cristina Ubax Ali Farah, autrice italo-somala nata e cresciuta in Italia; una storia di migrazioni, di grovigli identitari e continue lacerazioni nella vita dei suoi personaggi, lontani dalla madrepatria somala ormai in guerra.

Nelle modalità di relazionarsi ai luoghi è presente in maniera inevitabile l’eredità della storia coloniale. La storia dei personaggi Domenica, Barni e Taageere rappresenta così l’occasione ideale per ripercorre le vicende somale e quella italiane.

Rispetto ai personaggi maschili – uomini che appaiono incompleti, in continua peregrinazione e ricerca – i personaggi femminili del romanzo sembrano adeguarsi in maniera migliore ad una nuova condizione e al nuovo spazio; Barni infatti riesce, seppur con fatica, a costruirsi un equilibrio nella sua vita a Roma grazie all’ingresso nel mondo lavorativo e al tipo di professione che pratica mentre Domenica, dopo circa un decennio di peregrinazione, decide infine di ricongiungersi con la cugina durante la gravidanza, approdando anch’essa a Roma. Il ritrovamento di un legame perduto, congiuntamente alla maternità e all’amore posto nella cura degli altri, consente alle donne del romanzo di appropriarsi gradualmente degli spazi che abitano e di riscoprire le proprie radici che sembravano ormai apparentemente perdute.

In questo processo l’Italia appare il luogo ideale per la costruzione di una nuova vita, di nuove abitudini e di spazi familiari in cui trovare riparo: abitare spazi differenti con uno stile di vita nomadico significa infatti per il personaggio non riuscire a creare un legame e di conseguenza «vivacchiare, vivere male» senza mai risolvere totalmente la propria questione identitaria né trovare uno spazio in cui insediarsi definitivamente.

L’Italia rappresenta, per i personaggi, «il luogo dove poter rimettere insieme tutti i pezzi. Poi me ne sarei potuta anche andare di nuovo, ma prima dovevo riaggiustare le cose che avevo lasciato in sospeso»; a testimoniare ciò è la volontà di partorire in Italia, essere accettata negli spazi e ricostruire i legami persi per porre fine alla condizione di migrazione. Ma anche in questo caso il processo di adeguamento risulta complesso e l’impatto con un luogo che preclude ai protagonisti l’ingresso non corrisponde alle aspettative originarie.

In merito a ciò, una scena del romanzo che risulta particolarmente significativa è quella in cui Barni cerca di arrivare in cima al Campidoglio in occasione del funerale di un gruppo di somali morti nel Mediterraneo mentre tentavano di lasciare il paese in guerra. La scena fa riferimento ad un evento realmente accaduto il 17 ottobre del 2003 e alla sua celebrazione in Piazza del Campidoglio; nel tentativo di ascesa al luogo, Barni si trova in difficoltà e le sembra di essere mossa da una forza centrifuga che la spinge verso la periferia. Il personaggio, infatti, avverte come inadeguata la commemorazione funebre in quel luogo, simbolicamente posto in posizione sopraelevata, così come avverte inadeguata la propria presenza; i somali celebrati infatti, secondo le sue riflessioni, se fossero in vita non si troverebbero al Campidoglio ma frequenterebbero altre zone romane, principalmente periferiche. L’Italia sperata e pensata come terra della propria rinascita è invece un’Italia – così come nell’esperienza di Gashan (https://blog.unint.eu/losapevateche-30-ottobre-2020/) – ancora lontana dal facilitare una piena integrazione, e che deve lavorare su sé stessa per consentire a tutti di vivere ad abitare in maniera soddisfacente i propri spazi.

Evelyn De Luca

FONTI:
Caterina, Romeo, Riscrivere la nazione: la letteratura italiana postcoloniale, Firenze, Le Monnier-Mondadori, 2018.

Ubax Cristina, Ali Farah, Madre Piccola, Frassinelli, Roma, 2007.

#RECEUSTIONI

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Snowden – L’uomo che ha sfidato il sistema

Snowden è un film del 2016 diretto dal regista pluripremiato Oliver Stone, basato sui libri The Snowden Files di Luke Harding e Time of the Octopus di Anatoly Kucherena, con protagonista un magico Joseph Gordon-Levitt nei panni dello stesso Snowden.

Questa pellicola rientra nel genere misto Thriller-Drammatico-Biografico, e prima che abbandoniate la nave, vi informo che è tratta dalla storia vera di Edward Joseph Snowden, ex tecnico informatico della Central Intelligence Agency (CIA) e collaboratore fino al 2013 di un’azienda consulente della NSA (National Security Agency).

Snowden è oggi noto come uno dei più coraggiosi (e pericolosi, per il governo) attivista, informatico e whistleblower statunitense, ma al di là di quest’apparenza da filmone megagalattico, la sua vita viene ripercorsa a grandi linee nell’odissea -forse un po’ romanzata ma abbastanza fedele nei punti essenziali- che è stata la sua avventura (tutt’altro che magica) nel sottobosco dell’intelligence americana.

Tutto inizia col colloquio di Snowden per la CIA, in cui fin da subito emerge il suo essere anti-convenzionalmente geniale, risolvendo il task assegnato per il test di reclutamento in soli 38 MINUTI, anziché udite udite il tetto massimo previsto di 5 ORE.

Ha inizio così la sua carriera di tecnico informatico nella CIA, in cui l’innocente ed idealista Edward ha modo di prender parte ad una caccia spietata al “terrorista nel pagliaio di internet”, ma in realtà pian piano si renderà conto di essersi invischiato in affari a dir poco loschi.

Come il Foreign Intelligence Surveillance Act, una legge che aggira bellamente il Quarto Emendamento, dando il via libera a qualsiasi operazione di sorveglianza / intercettazione, col bel lasciapassare di una corte speciale di giudici interni all’organizzazione.

Altro che 1984! Orwell ci aveva preso in pieno, ma la nostra realtà supera di gran lunga la sua fantasia.

Proprio come Julia con Winston Smith in 1984, anche Lindsay, la fidanzata di Snowden, cerca di stargli accanto in questa sua graduale –ed agghiacciante ndr.- epifania mentale, nonostante loro due non condividano le proprie opinioni politiche, infatti vediamo lei combattere per ideali democratici e progressisti, rivendicando il diritto del popolo di contestare le azioni negative del proprio governo, e lui inizialmente in buona fede, così ciecamente fedele al suo Paese, da imbarcarsi in un viaggio forse senza ritorno.

Così poco a poco Edward si ritroverà nel lato oscuro dell’intelligence, quel controllo tossico e deliberatamente capillare dell’agenzia governativa in cui si trova, che permette loro di avere “accesso a tutto, non solo quello che le persone rendono pubblico, email, chat, sms, TUTTO.”

Tutto questo finirà irrimediabilmente per stravolgere la sua vita, il suo modo di vedere lo Stato e la sua percezione di ciò che è giusto, distinguendolo da ciò che invece è tale solo in superficie, nient’altro che una distrazione, seminata dall’alto per distogliere l’attenzione da quello che accade nei sotterranei.

Certo è una gran cosa uscire dal coro, ma prendere coscienza di qualcosa non significa necessariamente avere le carte in mano per vincere una partita epocale, soprattutto quando sei un pesce piccolo in un oceano di squali.

Lui diventerà davvero l’uomo che ha sfidato il sistema, o gli verranno tagliate le ali proprio quando stava per avvicinarsi al sole?

Non vi svelo altro, ma vi assicuro che questa pellicola è un vero gioiellino, molto più che il solito film su teorie complottiste / fantascientifiche sul potere occulto del Grande Fratello.

E poi c’è un cast stellare, abbiamo tra noi persino l’immortale Nicolas Cage, la Shailene Woodley di Divergent, e Rhys Ifans!

Worth the hype, isn’t it?

Let me know!

Francesca Nardella

#UNINTSpeechPressReview

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«SPESSO DICO AI MIEI ARTISTI: AMATEVI», COSÌ RIVELAVA L’ATTORE DI ORIGINE ARMENA ARMEN DŽIGARCHANJAN

È morto il 14 novembre a Mosca, dopo una importante carriera come attore sovietico di origine armena. Armen Džigarchanjannasce il 3 ottobre del 1935 a Erevan e cresce in un ambiente russofono, frequentando una scuola russa e respirando la cultura russa e quella armena allo stesso tempo. Il personaggio ideale per chi desidera immergersi in un contesto multiculturale e un esempio per tutti coloro che, dovendo parlare in pubblico, si sentono un po’ attori nella propria professione.

L’artista popolare è morto lo scorso sabato all’età di 86 anni. Ha interpretato centinaia di ruoli teatrali e cinematografici, lavorando nei film Zdravstvujte, ja vaša tjotja! (in italiano, Buongiorno, sono sua zia!), Mesto vstreči izmenit’ nel’zja (Mai cambiare il luogo dell’incontro)e in Širli-myrli (Che pasticcio).

Nel 1952 Džigarchanjan si diploma e tenta di iscriversi all’Università russa di arti teatrali (GITIS) A. V. Lunačarskij a Mosca, ma non supera il concorso. Come racconta l’attore in diverse interviste, era stata la madre a ispirare in lui il sogno di iscriversi in una delle principali scuole teatrali, quando tornando da Mosca gli aveva portato i volantini del teatro. Quando legge il monologo durante il concorso, un uomo della commissione gli chiede perché si fosse presentato proprio a quel concorso, proponendogli invece l’istituto del Teatro di Erevan. In questo modo torna a Erevan e racconterà successivamente: «Lì ho incontrato il mio grande insegnante: Armen Gulakjan. E se non fossi tornato, chissà come sarebbe andata…».

Dopo la triste esperienza con il test universitario, lavora per un anno come assistente operatore nello studio cinematografico Armenfilm. Nel 1954, come gli consigliano, entra nell’Istituto artistico e teatrale di Erevan (l’attuale Istituto Statale di Teatro e Cinema di Erevan) ed è studente dell’artista Gulakjan. Quando è ancora al secondo anno, Džigarchanjan è accolto nella compagnia del teatro drammatico russo di Erevan K. S. Stanislavskij.

«Ricordo molto bene [i primi passi sul palco], come fosse ieri: il 25 gennaio del 1955 salii sul palco del Teatro drammatico Stanislavskij di Erevan con lo spettacolo Ivan Rybakov. Dovevo interpretare questa battuta: “Compagno capitano, ha un messaggio telefonico!” Così avvenne la mia prima apparizione sul palcoscenico, da professionista», condivide durante un’intervista.

«La nostra professione, devo ammetterlo, si basa su una domanda: [quello del personaggio] è un tuo problema o è qualcosa che non ti riguarda? Se io avessi una figlia e l’avessi persa, lavorerei nel ruolo del Re Lear. Ma non possiamo cercare tra gli attori chi ha davvero strangolato qualcuno per interpretare l’Otello, non è vero? Questo vuol dire che è un’imitazione, ecco tutto», dichiara l’attore.

«Sono un bravo artista e un brav’uomo, direi. E penso che ciò sia molto importante per noi, per gli esseri umani. Devo essere consapevole del fatto che mi amo. Lo dico spesso ai miei artisti, “amatevi”».

Dopo aver scoperto nuove curiosità su questo famoso artista, se ti interessa sapere quali sono alcuni tra i migliori film sovietici, ecco una breve lista:

  • Andrey Rublyov (1966);
  • Stalker (1979);
  • Il racconto dei racconti (1979);
  • Solaris (1972);
  • Va’ e vedi (1985);
  • L’albero dei desideri (1976);
  • Ivan il Terribile (1944);
  • La terra (1930);
  • La corazzata Potemkin (1925);
  • La congiura dei boiardi (1958).

Marco Riscica

Fonti (sitografia):
https://tass.ru/kultura/10003223, consultato in data 17/11/2020.
https://www.kinopoisk.ru/lists/editorial/top_100_russian_by_roskino/?tab=all, consultato in data 17/11/2020.
https://www.nientepopcorn.it/classifiche-, consultato in data 17/11/2020.
film/nazione/migliori-film-russi/, consultato in data 17/11/2020.