La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Fra poco più di un mese sarà Natale e l’interrogativo ricorrente in vari Paesi è: l’emergenza Covid ci permetterà di festeggiarlo in famiglia?
Il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (RDIF) ha concordato la produzione del vaccino anti-Covid in Corea del Sud: la produzione dovrebbe iniziare a dicembre di quest’anno e si parla di circa 150.000 dosi.
Siria: conferenza internazionale sui rifugiati siriani con la partecipazione di delegazioni di 27 Paesi diversi.

EUROPA

In Spagna, la presidentessa della comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, ha chiesto all’Unione europea l’autorizzazione affinché tutte le farmacie possano eseguire test antigenici gratis contro il Covid-19, in modo che possano essere effettuati su tutti i pazienti madrileños prima di Natale, così riporta El Mundo.

Questo è stato espresso in una lettera inviata alla presidentessa della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, dove spiega che gli esperti di Madrid stabiliscono che i test antigenici possono essere eseguiti in altri centri sanitari, come le farmacie perché i loro professionisti sono formati, garantiscono sicurezza e igiene e i risultati possono essere comunicati al Sistema Sanitario di Madrid. Il capo dell’esecutivo di Madrid ha ricordato che i test del coronavirus nelle farmacie sono già utilizzati in Paesi europei come Francia, Portogallo e Regno Unito, oltre che in altri sistemi sanitari consolidati, come Stati Uniti, Australia o Canada. Per questo motivo, la Comunità di Madrid ha chiesto al governo spagnolo un quadro giuridico che consenta alle farmacie di effettuare i test.

In Catalogna il governo ha proposto un allentamento delle misure restrittive in quattro fasi che inizierebbe lunedì prossimo e si concluderà a metà gennaio. Il piano sarà applicato per zone e ogni settimana verrà valutato l’effettivo superamento della fase, tenendo conto della velocità di diffusione del virus. Così comincerà lunedì prossimo con il 30% della capienza di bar e ristoranti che resteranno aperti fino alle cinque del pomeriggio, mentre gli spazi culturali con una capienza di oltre 600 persone, come musei e cinema, e impianti sportivi all’aperto potranno aprire al 50% così come negozi al 30%. Il progetto di riduzione dell’escalation continuerà il 7 dicembre con la ristorazione al 50% della sua capacità, i centri culturali al 70%, palestre e negozi a metà della loro capacità, mentre il confinamento perimetrale del fine settimana passerà da comunale a regionale, provvedimento che verrà applicato a metà del ponte di dicembre.

Proprio la settimana di Natale si entrerà nella terza fase della riduzione dell’escalation fino all’Epifania, con incontri di 10 persone, ristoranti aperti al 50% della capienza fino alle 21:00 e l’apertura di centri commerciali per arrivare puntualmente a uno dei momenti più consumistici dell’anno. Né a Natale né a Capodanno sarà possibile lasciare la Catalogna, il cui ingresso e uscita rimarrebbero limitati senza giustificato motivo, anche se sarà consentita la mobilità all’interno della comunità.

A.C.

In questi giorni in Francia gli interrogativi aumentano: si potrà festeggiare il Natale in famiglia? La situazione creata dalla pandemia complica ogni cosa. Questo è quanto riportato da Le Monde, che sottolinea il fatto che impedire di festeggiare il Natale sarebbe una misura impopolare poiché le persone non solo sarebbero riluttanti ad accettare questa decisione, ma si verrebbero a creare problemi anche alle piccole attività che beneficiano dei consumi del periodo. Lo stesso presidente Macron continua a prendere tempo prima di dare nuove disposizioni, anche per il periodo natalizio, prolungando di fatto lo stato di “confinement” fino al primo dicembre. Su Le Parisiensi legge che anche gli agguerriti sindacati francesi dei trasporti (RATP), che intendevano manifestare contro la privatizzazione di linee di autobus nell’Ile-de-France con uno sciopero previsto per il 19 novembre, hanno provvisoriamente desistito dal realizzarlo, in conformità alla situazione sanitaria e alla non immediatezza del cambiamento. Il ministro dell’economia francese come riporta Le Figaro, afferma che il picco dell’epidemia sarebbe ormai superato, grazie all’evoluzione positiva della situazione sanitaria, motivo per cui i negozi potrebbero riaprire già dal 27 novembre, fine settimana decisivo per i commercianti in vista del black friday e delle feste natalizie ormai alle porte. Commercianti e attività locali, sindacati, responsabili politici, ecologisti – come il sindaco di Parigi Anne Hidalgo e l’ex ministro dell’ambiente – per mezzo della petizione firmata il 17 novembre, a quanto si apprende da Le Monde, chiedono di frenare le vendite del colosso dell’e-commerce Amazon. I firmatari tracciano un quadro negativo con conseguenze sociali, fiscali, ambientali generate proprio a causa dello sviluppo di Amazon, che rivendica, dal canto suo, il fatto di aver creato oltre novemila posti di lavoro nel corso degli ultimi dieci anni nel Paese. Il governo cerca comunque di evitare il peggio per i commercianti le cui attività, come dichiara Le Monde, sono chiuse dal 12 novembre e lo saranno per altri quindici giorni almeno. Il ministro dell’economia francese continua a ricordare quanto librerie, gioiellerie, negozi di giocattoli siano importanti nei piccoli centri e, in particolare, quanto siano determinanti per loro gli affari soprattutto negli ultimi due mesi dell’anno. Il ministro ha affermato che se la curva dei contagi non si abbasserà, sarà pronto a dare aiuti supplementari a questi lavoratori in difficoltà, oltre all’accesso al fondo di solidarietà, ai prestiti garantiti dallo Stato e all’esenzione dal pagamento dell’affitto, misure già annunciate e garantite. Stando a quanto riportato da Le Parisien, secondo il direttore generale della salute Salomon, gli sforzi che i francesi hanno fatto finora per contenere il virus non sono stati vani e questo sembra coincidere anche con la notizia dell’efficacia potenziale del vaccino sviluppato dai laboratori Pfizer et Biontech.

B.P.

Secondo quanto riportato dal giornale Diário de Noticias, il Portogallo si appresta ad adottare nuove misure restrittive anti-Covid. Il prossimo venerdì l’Assemblea della Repubblica potrebbe discutere e mettere ai voti l’eventuale proroga dello stato d’emergenza, attendendo soltanto la decisione ufficiale del Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa. L’attuale stato di calamità di 15 giorni, approvato in precedenza dal congresso, avrà termine alle ore 23.00 di venerdì prossimo e, secondo fonti interne ai vari gruppi parlamentari, verrà probabilmente esteso per ulteriori 15 giorni. In base al decreto presidenziale vigente, il Governo ha limitato la circolazione tra i comuni a rischio elevato, vietando gli spostamenti tra le 23 e le 5 del mattino nei giorni infrasettimanali e a partire dalle 13 nel fine settimana. Per Lisbona si tratta storicamente di una novità: è la prima volta che misure del genere vengono            messe in         atto      in         una      fase     democratica.                                                                                                                                          Stando agli ultimi aggiornamenti forniti dal Ministero della Salute portoghese, il numero delle vittime da Covid-19 sale a 3.472 e si registrano 225.672 casi positivi.  

G.D.P.

Nel Regno Unito, da quanto si evince da alcuni rapporti, Boris Johnson avrebbe palesato l’intenzione di voler interrompere la vendita di nuove auto endotermiche a benzina e a gasolio a partire dal 2030, ovvero cinque anni prima di quanto lo stesso premier britannico aveva dichiarato in precedenza. Johnson dovrebbe annunciare la misura nell’ambito di una serie di nuove politiche ambientali la prossima settimana, secondo quanto riportato dal Guardian. Il governo spera che la politica darà impulso al mercato delle auto elettriche e aiuterà il Paese a raggiungere gli obiettivi climatici, in particolare quello delle emissioni zero entro il 2050. Nonostante la domanda sia più che raddoppiata nell’ultimo anno, le auto elettriche rappresentano ancora soltanto il 7% dei nuovi veicoli acquistati nel Regno Unito nel mese scorso, come mostrano i dati della Society of Motor Manufacturers and Traders. L’organizzazione ha recentemente chiesto al governo di garantire significativi incentivi a lungo termine per l’acquisto di veicoli elettrici e di fissare obiettivi sull’infrastruttura di ricarica. Nel frattempo, dopo la vittoria elettorale di Joe Biden negli Stati Uniti, il partito laburista ha fatto pressioni sul governo al fine di intensificare gli sforzi della Gran Bretagna in vista dell’emergenza climatica, promovendo un piano multimiliardario di “ripresa verde”. La notizia riporta anche le critiche secondo cui il Regno Unito non stia finanziando adeguatamente gli interventi per fronteggiare la crisi climatica, nonostante le promesse del primo ministro di mettere l’ambiente al centro della strategia post Covid. Una ricerca del thinktank IPPR ha rilevato che il governo sta investendo solo il 12% dei fondi necessari per affrontare l’emergenza climatica.

In tema Covid, i recenti sviluppi dei vaccini sembrerebbero segnalare una luce in fondo al tunnel e potrebbero dare avvio ad un aumento di investimenti post-crisi. Il governatore della Banca d’Inghilterra Andrew Bailey ha salutato con ottimismo i risultati ottenuti dagli studi clinici di Pfizer/BioNTech e Moderna, sostenendo che la possibilità di intervenire sul virus eliminerebbe una fonte principale di incertezza che ha fin qui frenato le spese. Il governatore ha dichiarato che gli investimenti sono attualmente sospesi a causa dei molteplici fattori aleatori legati al Covid-19 e alla Brexit, aggiungendo che lo shock della pandemia potrebbe tuttavia condurre ad un rimedio in vista della scarsa produttività del Regno Unito. Parlando a una conferenza CityUK, riportata dal Guardian, Bailey ha affermato che mentre la crisi ha cambiato il modo in cui le persone lavoravano e facevano acquisti, il cambiamento strutturale dell’economia potrebbe essere meno doloroso di quanto sia stato il passaggio dalla produzione ai servizi nel corso degli anni ’80. Ha inoltre tenuto a sottolineare la decisività riguardante il passo da compiere in vista di un cambio di direzione da apportare ai mutamenti climatici, evidenziando che ciò richiederà investimenti su una scala molto più ampia di quanto abbiamo visto negli ultimi anni. Infine, richiamando lo spiraglio che via via pare intravedersi alla fine del tunnel, ha ribadito l’importanza di concentrarsi sui cambiamenti che avverranno in seno alle economie, su quale sarà l’eredità del Covid e su cosa si potrà fare per sostenere e dare priorità a eventuali cambiamenti strutturali più necessari.

                                                                                                                              L.D.

Nonostante il rallentamento della curva dei contagi da coronavirus, in Germania resta l’allerta.

Come riportato dal giornale tedesco Tagesschau, il tema intorno al quale ruotano le riflessioni in questi giorni è la scuola. L’obiettivo di inizio novembre era quello di riuscire a tenerle aperte più tempo possibile così da permettere lo svolgimento delle lezioni in presenza, mentre ora invece, si cerca di capire quale potrebbe essere il metodo migliore per ridurre il rischio di contrarre l’infezione. A questo proposito, il governo della Renania Settentrionale-Vestfalia ha deciso di anticipare le vacanze di Natale di quest’anno a causa della pandemia ma questa decisione, stando a quanto emerge dal giornale Kölner Stadt-Anzeiger, è stata fortemente criticata a Düsseldorf. MDR Thüringen, al contrario, riporta ciò che è accaduto durante il dibattito in cui veniva posto l’accento sulla chiusura delle scuole. Nel corso di questa riunione, il ministro dell’istruzione Helmut Holter, pur ritenendo che le scuole e gli asili dovrebbero rimanere aperti in Turingia, sottolineava la necessità di valutare la chiusura delle strutture a livello locale e regionale a seconda delle relative situazioni epidemiologiche.

Intanto, la cancelliera federale della Germania Angela Merkel e i primi ministri dei Länder si sono riuniti il 16 novembre 2020 per discutere dei prossimi passi da compiere per limitare la diffusione del Covid-19. In particolare, la cancelliera Merkel fa notare che è molto importante diminuire al massimo i contatti sociali visto che ogni contatto evitato può condurre alla vittoria nella lotta contro la pandemia, rivolgendo infatti Per questo motivo, scrive Die Zeit, la Merkel rivolge un vero e proprio appello alla popolazione tedesca in cui spiega che si dovrebbe rinunciare completamente alle cerimonie private e alle attività ricreative e raccomanda ad ogni cittadino di rimanere a casa nel caso in cui si avvertano dei sintomi e di chiamare subito il medico. La confederazione e i Länder provvederanno anche a proteggere le persone più deboli le quali riceveranno 15 mascherine FFP2 a testa a un prezzo agevolato. Per quanto riguarda le scuole invece, per il momento potranno rimanere aperte poiché delle regole più concrete verranno decise durante la riunione del 25 novembre 2020. La mancanza di norme precise e il rispettivo rinvio ha suscitato un sentimento di forte delusione negli ufficiali sanitari tedeschi, da quanto si apprende dal giornale Tagesschau. L’esperto sanitario tedesco Karl Lauterbach, infatti, parla di un’opportunità persa perché, da come spiega la presidentessa dell’Associazione Federale dei medici del servizio sanitario pubblico Ute Teichert, se da un lato si può comprendere il fatto che si cerchi di andare avanti con dei semplici appelli, dall’altro, si deve tener conto anche che la sanità pubblica tedesca si trova con l’acqua alla gola. Pertanto, si spera nell’arrivo di un’ordinanza valida che permette di migliorare la situazione attuale la quale desta molta preoccupazione.

M.C.

A Mosca, capitale della Federazione russa, il sindaco Sergej Sobjanin riporta l’introduzione delle nuove misure anti-Covid per i prossimi due mesi, dal 13 novembre al 15 gennaio 2021, visto il peggioramento della situazione epidemiologica nella città. La decisione è stata presa di comune accordo con il Servizio Federale operativo e il Rospotrebnadzor (Servizio Federale per il controllo della tutela dei diritti dei consumatori e del benessere umano), scrive Russian.rt. Tra le restrizioni introdotte ci sono le seguenti, riportate da Stopcoronavirus.rf: dopo le 23:00 e fino alle 6:00 non si potranno servire clienti in bar, ristoranti, pub (restano disponibili asporto e consegna a domicilio) e in luoghi di intrattenimento; gli studenti delle scuole e delle università passeranno alla didattica a distanza (con l’invito a limitare i propri spostamenti); il numero di spettatori in cinema, teatri e sale da concerto viene ridotto al 25% della capienza totale. Il sindaco ha inoltre affermato che ovviamente nella capitale non si terranno i grandi festeggiamenti di Capodanno. Anche il festival “Viaggio verso il Natale” non si terrà quest’anno: le strade e le piazze verranno comunque addobbate con luci e altre decorazioni. Continuano ad essere applicate restrizioni per le persone con più di 65 anni e per coloro che soffrono di patologie. In più, proprio a causa delle nuove restrizioni, al governo russo è stata inviata una proposta di prolungare le vacanze invernali di due settimane, cioè fino al 25 gennaio. La richiesta è stata fatta al Gabinetto dei Ministri dal partito Comunisti di Russia, poiché una misura del genere rallenterebbe ulteriormente la diffusione del coronavirus, facendo guadagnare ulteriore tempo per la vaccinazione di massa della popolazione. La proposta è stata definita eccessiva dalla Duma di Stato, come riporta Russian.rt, poiché non può essere correlata alla situazione reale che potrebbe verificarsi nel Paese dopo il 10 gennaio.

In queste settimane si sta parlando molto del vaccino russo Sputnik V e della sua diffusione. L’Ungheria riceverà i primi campioni del vaccino anti-Covid a breve, come riferito dal Ministro dell’Industria e del Commercio russo Denis Manturov al capo della diplomazia di Budapest Peter Szijjarto e di cui dà notizia il sito Stopcoronavirus.rf. Questo farà dell’Ungheria il primo Paese europeo in cui verrà organizzata la produzione del vaccino russo. Inoltre, secondo Stopcoronavirus.rf, anche il Venezuela ha riconosciuto il ruolo della Russia nella ricerca di un vaccino efficace e ha infatti ricevuto il primo lotto del vaccino russo all’inizio di ottobre, classificandosi come il primo Paese dell’emisfero occidentale a partecipare alle sperimentazioni cliniche della fase tre del vaccino. Sputnik V è il primo vaccino contro il coronavirus registrato al mondo, con un’efficacia del 92%. Nel frattempo, il Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF) ha concordato la produzione del vaccino in Corea del Sud, come riportato da Vesti.ru: la produzione dovrebbe iniziare a dicembre di quest’anno e si parla di circa 150.000 dosi.

Per quanto riguarda le sanzioni adottate nei confronti della Federazione russa da parte di Francia e Germania dopo l’incidente dell’avvelenamento del leader dell’opposizione russa Aleksej Navalnij, c’è stata una contro risposta della Russia. Come riportato da Zona.media, il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha definito ovvia la contro risposta alle sanzioni e, poiché la Germania è diventata il leader del confronto tra Europa e Russia, le misure di risposta saranno simmetriche alle sanzioni UE imposte contro alcuni dirigenti del Cremlino. Mosca darà una comunicazione di questa decisione ai due Paesi europei, specificando chi sarà colpito dalle sanzioni. Con riferimento alla sicurezza del Paese russo, il 13 novembre il presidente Putin ha firmato importante un decreto per l’attuazione di un piano di difesa della Russia per gli anni 2021-2025, come riportato da Vesti.ru, al fine di attuare misure nel campo della difesa. Il documento è stato pubblicato sul portale internet ufficiale per le informazioni legali ed entrerà in vigore il 1° gennaio 2021.

Sulla questione del conflitto nel Nagorno-Karabakh ci sono stati degli sviluppi. Il 13 novembre il presidente Putin ha tenuto una videoconferenza sulla risoluzione delle questioni umanitarie nella regione del Nagorno-Karabakh e ha firmato un decreto per la creazione di un centro interdipartimentale per la risposta umanitaria nel Paese colpito dal conflitto e le forze di pace russe saranno schierate sul territorio, così riporta Vesti.ru. Le funzioni del centro includono l’agevolazione del ritorno dei rifugiati e il ripristino delle infrastrutture del Nagorno-Karabakh, oltre alla creazione di condizioni di vita normale per la sua popolazione, scrive Russian.rt. La videoconferenza è stata pubblicata sul sito del Cremlino. L’obiettivo dell’accordo tra Armenia e Azerbaigian sarebbe di mantenere la pace per cinque anni, allo scadere dei quali, se le parti non dovessero opporsi, la pace verrà rinnovata automaticamente. Tuttavia, mentre il primo ministro armeno Pashinyan ha definito le forze di pace una garanzia di non ripresa della guerra, alcuni cittadini armeni hanno percepito la firma dell’accordo come un atto di resa, riporta Gazeta.ru. Di qui le proteste che hanno avuto luogo a Yerevan dal 12 novembre per chiedere le dimissioni del primo ministro: diverse migliaia manifestanti hanno marciato lungo le vie della città, portando all’arresto di più di 60 persone, secondo Russian.rt. Il 17 novembre, durante il XII Vertice BRICS (acronimo per riferirsi a Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), il presidente Putin ha confermato il rispetto degli accordi presi sul Nagorno-Karabakh, scrive Regnum.ru. La situazione sembra finalmente stabile e ora, con un po’ di tranquillità, si potrà forse indagare sul ruolo che ha avuto la Turchia nel conflitto, domanda che si pongono soprattutto Stati Uniti e Francia.

S.P.

AFRICA

Sembra invece essere migliorata la situazione nel continente africano. Il Jornal de Angola informa che il governo di Luanda è stato inserito fra gli otto Paesi africani che hanno registrato importanti progressi tra il 2010 e il 2019. Il rapporto della Mo Ibrahim Foundation (IIAG) 2020, ha assegnato all’Angola 40 punti. Il Paese sub-sahariano ha infatti mostrato significativi segnali di sviluppo per quanto concerne la qualità della governance, le opportunità economiche, il coinvolgimento della società civile, diritti e inclusione, risultando così, tra i 54 Stati africani, quello con il più alto tasso di crescita.

G.D.P.

MEDIO ORIENTE

Secondo l’esperto militare Ayad al-Tufan la politica americana nei confronti dell’Iraq e della regione seguirà senza soluzione di continuità le precedenti, poiché basata su di una pianificazione geostrategica a lungo termine. L’esperto ha riferito ad Al-Quds Al-Arabi che l’ascesa al potere di Biden non sarà determinante nel cambiare le regole del coinvolgimento degli USA nella regione, in quanto legate ad una politica per ogni aspetto coerente e immutabile, con l’unica variabile rappresentata dai diversi meccanismi di attuazione. L’analista politico, Jassem Al-Shammari, ha spiegato ad Al-Quds Al-Arabi che i dossier iracheni e iraniani sono determinanti nella politica americana, sottolineando che chi vuole allentare la stretta sull’Iran estenderà il raggio d’azione in Iraq, là dove chi vuole fare pressione sull’Iran limiterà le mosse iraniane in Iraq. La questione è pertanto legata al dialogo atteso tra Washington e Teheran sulla rinegoziazione del dossier nucleare: l’accordo concluso contiene 12 clausole, di conseguenza né Biden né chiunque altro possono cambiare le carte in tavola con un senato peraltro a maggioranza repubblicana. Da alcuni sondaggi è emerso che la scomposizione dell’Iraq, almeno in questa fase, indebolirebbe la presa degli USA nella regione. Date le circostanze sfavorevoli, Biden potrebbe trovarsi a esercitare minimamente la pressione avviata da Trump in merito alla normalizzazione con Israele, questione talaltro cruciale. Il metro di giudizio per stabilire il successo o il fallimento della politica di Biden in Iraq, coinciderà con l’atteggiamento che questi adotterà nei riguardi delle milizie. Un’altra domanda decisiva riguarda il ruolo dei leader iracheni: Al-Shammari ha ribadito trattarsi di una circostanza capitale, dal momento che gli iracheni non vogliono che Baghdad si tramuti in un’arena per la resa dei conti tra americani e iraniani.


                                                                                                                            L.D.

In Siria, tra il boicottaggio degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, è stata indetta a Damasco, sotto iniziativa del governo siriano e con la supervisione russa, una conferenza internazionale sui rifugiati siriani che ha visto la partecipazione di delegazioni di 27 Paesi. Il ministro degli Esteri russo Seri Lavrov, in un discorso rivolto alla conferenza, pronunciato dall’inviato speciale per la Siria Alexander Lavrentiev, ha dichiarato che i metodi degli USA e di alcuni Paesi sono tutt’altro che costruttivi e dimostrerebbero i doppi standard che vengono usati nei confronti della Siria per realizzare interessi geopolitici, con riferimento al regime sanzionatorio in atto contro il Paese. In un discorso pronunciato all’apertura della conferenza, il comandante del Centro di controllo nazionale per la difesa Mikhail Mezentsev ha ribadito l’importanza di garantire lo smantellamento dei campi per gli sfollati, in quanto fonte di risorse umane per formazioni armate illegali. Il funzionario russo ha annunciato che il suo Paese ha stanziato più di un miliardo di dollari per la ricostruzione di reti elettriche, industrie e altri scopi umanitari, indicando allo stesso tempo la firma di otto memorandum nei campi di energia, unione doganale e attività educative. Il presidente al-Assad ha tenuto un discorso da remoto descrivendo la crisi dei rifugiati come “artificiosa” e soggetta a investimenti politici oltre a ribadire che i governi responsabili della diffusione del terrorismo non possono definirsi garanti del rimpatrio dei rifugiati. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, da parte sua, ha espresso in altra occasione l’auspicio per l’avvio del processo di pace, simile a quanto avvenuto pochi giorni fa nel Karabakh. Erdogan ha dichiarato che per raggiungere questo obiettivo, il governo siriano e i gruppi terroristici devono essere esclusi e che la Turchia è pronta a lavorare con la Russia e le potenze regionali al fine di soddisfare direttamente le aspirazioni del popolo siriano. La Coalizione nazionale siriana delle forze rivoluzionarie, che ha denigrato l’evento, ha dichiarato come lo sfruttamento da parte della Russia del rimpatrio dei rifugiati nel marketing politico non è una novità, poiché figura nell’agenda del Cremlino da lungo tempo, con l’obiettivo finale di sostenere la sopravvivenza del regime e imporlo al popolo siriano e alla comunità internazionale. Secondo il quotidiano al-Quds al-Arabi, sembra che l’obiettivo della Russia, nel tenere la conferenza a Damasco, sia quello di determinare un cambiamento nelle posizioni degli Stati Uniti e dei Paesi europei nei confronti del governo siriano.


                                                                                                                               L.D.



Fonti Reuters citate dal giornale al-Quds al-Arabi hanno riferito che l’Arabia Saudita avrebbe informato il gruppo Houthi attivo nello Yemen in colloqui riservati della propria volontà di firmare la proposta delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco qualora il gruppo allineato con l’Iran accettasse di installare una zona cuscinetto lungo i confini del regno. Se si giungesse ad un accordo, sarebbe la svolta più significativa dall’’inizio del conflitto nel quadro degli sforzi tesi a raggiungere una soluzione politica. Il conflitto è ampiamente considerato come una guerra per procura tra l’Arabia Saudita e l’Iran. Il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso durante la sua campagna di interrompere la vendita di armi all’Arabia Saudita, il più grande acquirente di armi americane in Medio Oriente, per fare pressione su Riyadh affinché ponga fine ad una guerra che ha causato la peggiore crisi umanitaria del mondo. Ma le fonti sostengono che gli Houthi, che controllano lo Yemen settentrionale, l’area più popolata del Paese, potrebbero essere meno disposti a cooperare con l’Arabia Saudita qualora il presidente degli Stati Uniti Donald Trump concretizzasse la minaccia di designarli come organizzazione terroristica prima di lasciare l’incarico. Le fonti affermano che Riyadh ha chiesto maggiori garanzie di sicurezza agli Houthi, compresa come già detto una zona cuscinetto lungo il confine con il nord dello Yemen oltre a un corridoio lungo il confine per prevenire incursioni, fino a quando non sarà istituito un governo di transizione, sostenuto dalle Nazioni Unite. In cambio, il regno alleggerirà il blocco aereo e marittimo come parte della proposta delle Nazioni Unite, che include già l’arresto degli attacchi transfrontalieri.


                                                                                                                                 L.D.

AMERICA

Infobae riporta la forte reazione cittadina in Perù causata dalla partenza di Martín Vizcarra dalla presidenza e la successiva assunzione del potere esecutivo da parte del presidente del congresso, Manuel Merino, a cui ha risposto una violenta repressione da parte del governo peruviano contro le manifestazioni con almeno due decessi e numerosi feriti.

Dopo questi eventi, il presidente provvisorio del Perù non ha più potuto resistere al suo debole mandato e si è dimesso domenica, dopo meno di una settimana al potere.

Merino è stato denunciato penalmente insieme al suo Primo Ministro, Ántero Flores-Aráoz, e al Ministro dell’Interno, Gastón Rodríguez, nonché ai capi della Polizia Nazionale per i reati di omicidio qualificato, abuso di autorità e lesioni.

La denuncia per gravi violazioni dei diritti umani è stata presentata al procuratore generale del Perù, Zoraida Ávalos, dopo il decesso di due giovani e più di cento persone rimaste ferite durante le proteste che si sono svolte la scorsa settimana a Lima.

La denuncia indica che, oltre alla repressione dei manifestanti, gli agenti antisommossa hanno aggredito anche alcuni membri della stampa con colpi diretti sul corpo con gas lacrimogeni e pallottole. Da parte sua, Amnesty International (AI) ha chiesto la fine della repressione da parte della polizia nazionale durante le manifestazioni, in quanto questa crisi politica potrebbe generare una crisi dei diritti umani. “Le autorità devono dare la priorità alla protezione della popolazione rispetto a qualsiasi interesse politico”, così afferma Marina Navarro, direttore esecutivo di Amnesty International Perù.

Dopo aver analizzato le prove audiovisive, Amnesty ha potuto verificare che gli agenti di polizia hanno sparato munizioni, lanciato gas lacrimogeni, picchiato o sottoposto a violenza diverse persone in modo non necessario e sproporzionato, ferendole e violando gli standard internazionali sui diritti umani. Nel bel mezzo di una delle peggiori crisi politiche della storia del Paese andino, lunedì il congresso ha approvato un nuovo consiglio di amministrazione guidato da Francisco Sagasti, che diventerà così presidente ad interim, dopo la partenza dei due suddetti leader. Il suo obiettivo principale sarà mitigare la tempesta politica nel Paese e condurre una transizione pacifica fino alle elezioni presidenziali dell’aprile 2021.

A.C

DW riporta la prima chiamata del neopresidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, con un leader latino-americano, il presidente cileno Sebastián Piñera.

Nella sua chiamata con il presidente cileno, Biden lo ha ringraziato per essersi congratulato con lui per la sua vittoria elettorale e ha espresso il suo profondo desiderio di approfondire il rapporto degli Stati Uniti con il Cile in modo da aiutare le Americhe a riprendersi dalle sfide economiche e sanitarie poste dalla pandemia Covid-19.

Biden si è congratulato con il presidente Piñera per la recente decisione del Cile di aggiornare la sua Costituzione, dopo 30 anni di democrazia, in modo da raggiungere una democrazia più forte ed equa. L’ex vicepresidente degli Stati Uniti, che entrerà in carica il 20 gennaio, ha anche annunciato che lavorerà per rafforzare le istituzioni emisferiche, gestire la migrazione regionale e ricostruire la cooperazione per far fronte a sfide globali, come il cambiamento climatico.

A.C

Dall’altro lato dell’oceano Atlantico, in Brasile il Presidente Jair Bolsonaro ha partecipato in videoconferenza al BRICS, il meeting che riunisce i Paesi emergenti. Come riporta la testata  Jornal de Noticias, il leader brasiliano si è incontrato virtualmente con i suoi omologhi di Russia, Cina, India e Sudafrica, criticando la gestione della pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e annunciando che per superare la grave crisi sanitaria, “anche il Brasile sta sviluppando un vaccino anti Covid […]”. Bolsonaro ha poi sottolineato la necessità di apportare importanti riforme all’interno di vari organismi, quali la stessa OMS, l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il rappresentante della nazione sudamericana ha anche ottenuto l’appoggio del Presidente russo Vladimir Putin sulla questione Amazzonia ed ha annunciato novità rilevanti: “Presto riveleremo quali sono i Paesi responsabili del disboscamento illegale della foresta pluviale”.

G.D.P

Secondo quanto riportato dal CNBC il 14 novembre, il continuo rifiuto del presidente Donald Trump di accettare la sconfitta delle elezioni degli Stati Uniti d’America del 2020 ha posto una serie di pericoli per la sicurezza nazionale. Tuttavia, il pericolo più grande non si troverà nell’elenco convenzionale di minacce di cui si occupano gli esperti di politica estera di Washington. Questo non significa però, che non ci sia anche un potenziale rischio di aumento inerente al solito elenco di preoccupazioni: Cina, Russia, Iran, Corea del Nord o terrorismo. Tuttavia, nessuno di loro, per quanto significativi siano, rappresenta un pericolo esistenziale per gli interessi degli Stati Uniti come la crescente possibilità che si sviluppi una polarizzazione politica interna e crescenti divisioni culturali. Le intenzioni del presidente Trump, a seguito della sua sconfitta elettorale, sono chiaramente quelle di emergere come la forza più significativa del Partito Repubblicano. Più si avvicina il giorno della sua partenza, più l’ex presidente continua ad affermare che nel 2024 riprenderà l’ufficio che sta lasciando con tanta riluttanza. Infatti, quest’ultimo promette di essere un ex presidente non tradizionale, dal momento che ha intenzione di rimanere sotto i riflettori con qualunque mezzo disponibile. Di contro, il presidente eletto Biden desidera contrastare la continua influenza di Trump e vuole raggiungere il suo obiettivo: diventare il leader unificatore per tutti gli americani e per le democrazie globali. I suoi alleati credono addirittura che potrebbe essere uno di quei presidenti la cui storia si tramuterà in un momento storico d’importanza mondiale.

Tenendoci aggiornati sullo stesso argomento, il 15 novembre secondo quanto rilasciato dal CNBC, il presidente Trump ammette finalmente pubblicamente e per la prima volta che Joe Biden ha vinto le elezioni. Nonostante l’accettazione della sconfitta, Trump continua comunque a sostenere che le elezioni sono state truccate. Infatti, migliaia dei suoi sostenitori si sono continuati a riunire a Washington per protestare contro i risultati. Almeno 20 persone sono state arrestate dopo che i gruppi pro-Trump si sono scontrati con i ‘contro-protestatori’.

Cambiando ora argomento, sempre negli USA, secondo quanto riportato dal New York Times, la modella e attrice Emily Ratajkowski ha pubblicato un saggio in cui afferma di essere stata oggetto di molestie sessuali da parte del fotografo Jonathan Leder all’età di 20 anni. Il signor Leder, in risposta, ha definito le accuse della Ratajkowski “false” e il suo saggio “pacchiano e senza fondamento”. Sembra che l’uomo l’avesse fotografata due volte nel 2013 e che da allora abbia iniziato a rilasciare immagini di lei, anche contro la sua volontà. Dopo la pubblicazione del saggio dell’attrice sono emerse più donne con storie che coinvolgono lo stesso fotografo. Il New York Times ha cercato di contattare l’uomo di 47 anni per avere un commento su questo articolo, ma lui non ha mai risposto. Tuttavia, non è il primo fotografo accusato di sfruttare i corpi dei giovani. “Questi sono i tipi di storie che ascoltiamo ogni giorno”, ha detto Sara Ziff, fondatrice di Model Alliance, un’organizzazione no profit per i diritti dei lavoratori.

A.B.

ASIA

Secondo quanto riportato dal giornale China Daily, la Cina continuerà ad effettuare controlli rigorosi sul turismo in uscita dal Paese visto il crescente rischio di contagio importato da nuovo Coronavirus.

Infatti, sebbene in occasione della recente Giornata Nazionale i viaggi nazionali siano stati numerosi, un occhio di riguardo va soprattutto nei confronti dei viaggi internazionali, vista la gravità della pandemia anche negli altri Paesi, come affermato dal viceministro degli esteri Luo Zhaohui. “Non consigliamo alle persone di andare all’estero. E per chi sarà costretto a viaggiare per motivi umanitari o altre ragioni, richiediamo la massima attenzione e il rispetto delle norme di sicurezza personali così come delle norme anti-Covid imposte dai Paesi di destinazione”.

Verranno prese misure più approfondite per impedire al virus di entrare in Cina: come ad esempio l’obbligo per tutti i viaggiatori di sottoporsi al test di positività Covid prima di entrare nel Paese e un’intensificazione dell’ispezione degli alimenti di cibo importati dall’estero che potrebbero essere veicolo di contagio.

Secondo un altro giornale, il The Standard, l’Amministrazione Nazionale Cinese per l’Immigrazione, lo scorso giovedì 12 novembre, ha dichiarato che più di 5.000 stranieri sono stati indagati per aver attraversato illegalmente i confini nazionali. Tuttavia, l’aumento di controlli per limitare gli attraversamenti illegali delle frontiere cinesi ha permesso efficacemente di prevenire l’entrata di numerosi pazienti affetti da coronavirus. Dallo scoppio dell’epidemia infatti, sono stati chiusi ben 46 punti di ingresso via terra e 66 passaggi di frontiera sparsi in tutto il Paese.

Cambiando argomento, secondo quanto riportato dal China Daily, durante questo fine settimana si prevede che Pechino e altre aree circostanti, subiranno un peggioramento medio-alto della qualità dell’aria a causa di un aumento dell’inquinamento tipico di questo periodo. A tal proposito, il governo della città ha già affermato di aver adottato delle misure di sicurezza che dovrebbero aiutare a garantire la qualità dell’aria. Secondo quanto spiegato dal Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente: “L’aria fredda raggiungerà il nord della Cina martedì e ciò incrementerà la purificazione della qualità dell’aria”.

Nonostante ciò, in linea generale Pechino negli ultimi anni ha registrato un significativo miglioramento della qualità dell’aria determinato da importanti riduzioni della concentrazione di inquinamento. Ovviamente, per mantenere una buona qualità dell’aria, la città ha fissato obiettivi chiari sia per il resto di quest’anno che per l’anno prossimo. Per raggiungere tali goals, il governo di Pechino ha promosso 37 misure volte a combattere il problema dell’inquinamento dell’aria per questo prossimo inverno. Tali misure coinvolgono diversi settori tra cui: energia, industria e trasporti. Pechino inoltre, per ridurre ulteriormente il problema, ha gradualmente eliminato 110 imprese (molte delle quali manifatturiere) e ha emesso un regolamento relativo allo smaltimento dei rifiuti da costruzione.

A.B.

OCEANIA

Secondo il 9NEWS, in Australia è stato introdotto un programma multimilionario il cui fine è quello di migliorare la salute degli studenti nelle scuole primarie e secondarie. Per gli infermieri scolastici saranno spesi quasi 47 milioni di dollari e verrà posta particolare attenzione alla salute mentale degli scolaretti. Altri 6 milioni di dollari andranno a programmi comunitari nelle aree ad alto rischio di suicidio. Nonostante l’anno Covid-19, nel NSW i numeri dei suicidi sono rimasti invariati. Tuttavia, secondo John Brogden di Lifeline Australia: “Lifeline ha visto un aumento delle chiamate tra il 20 e il 30 percento”. Il governo lavorerà con le scuole per indirizzare le aree in cui c’è un maggior bisogno di assistenti sanitari.

Secondo il Newsroom, in Nuova Zelanda sta prendendo vita il primo allevamento di pesci in mare aperto, il quale potrebbe generare miliardi di dollari. Tuttavia, la società che è dietro il progetto si sta scontrando con diverse obiezioni, in gran parte provenienti della gente del posto, la quale non è affatto impressionata dai livelli di conformità che si sono invece verificati altrove. I piani ambiziosi per trasformare l’oceano aperto in un’industria di allevamento di pesci multimiliardaria si stanno avvicinando alla realtà con il recente rilascio delle linee guida del governo. Nonostante ciò, l’azienda di prima linea ‘Nuova Zelanda King Salmon’ sta trovando ostacoli inaspettati: “poiché pensavamo che tutti sarebbero stati a favore, non avevamo previsto la quantità di dati che avremmo dovuto raccogliere e la quantità di modelli che dovevamo fornire per andare in mare aperto” afferma Grant Rosewarne, amministratore delegato di King Salmon in Nuova Zelanda. A differenza della Norvegia, che non ha avuto barriere ambientali per i suoi enormi allevamenti di salmone in mare aperto, la Nuova Zelanda è molto più conservatrice. Infatti, la giornalista della democrazia locale Chloe Ranford sostiene che le persone siano preoccupate perché pensano ci potrebbe essere una ricerca inadeguata. “Non è che non vogliano che ciò accada, è solo che non è mai successo prima, la comunità ti sosterrà a lungo termine e sa che riuscirai a portare molti soldi a Marlborough, solo che non vogliono che questo processo sia affrettato, deve essere ben pensato e ben studiato. Alla fine, se tutto ciò accadrà sarà una vittoria, una vittoria per tutti”, afferma la giornalista Ranford.

Rassegna stampa a cura di:
Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Giorgio De Paolis (lingua portoghese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti (lingua spagnola)
Beatrice Proietti (lingua francese)
Mariarosaria Carnicelli (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)