Maison Celestino

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La storia della Maison 100% Made in Italy

Chi è la Maison Celestino e quali sono le sue origini, lo scopriremo qui di seguito riportando alcuni cenni sulla nascita e sull’evoluzione del brand totalmente Made in Italy. Nata agli inizi del ‘900 dal Maestro Eugenio Celestino, la Celestino s.r.l. si è evoluta nel corso delle generazioni, dall’attività di tessitura artistica, alla creazione di prodotti tessili per l’arredo casa e corredo, fino alla creazione di vere e proprie collezioni di alta moda italiana. Al Maestro va il merito di aver saputo amare e valorizzare ma soprattutto conservare l’attività della tessitura in una produzione di eccellenza. Nel corso degli anni della sua carriera, gli sono stati conferiti diversi riconoscimenti istituzionali, partecipazioni ad esposizioni di notevole prestigio, a mostre di mercato e di immagine. Di illustre importanza è la visita a Roma nel 1936 della Principessa Maria Josè di Savoia all’esposizione Celestino. 

Oggi, Caterina Celestino, è la portavoce della storica azienda tessile Celestino Tessuti e della Maison Celestino, nipote del maestro Eugenio, che riprende in mano il timone della passarella. Con la sua forte volontà, passione, fiducia nell’azienda della sua famiglia, con dedizione e sacrificio rende un’antica sapienza ancora più affascinante, glamour e moderna.

Curiosando tra le origini si scopre inoltre che la Maison Celestino è una storica casa di moda italiana, marchio amato dal jet set internazionale, dalla regina Maria José di Savoia ad Ava Gardner. Nota per i tessuti preziosi che vengono utilizzati nella realizzazione degli abiti, per i disegni sofisticati delle stoffe e nello stesso tempo per le linee essenziali.  La ricerca appassionata della qualità di cui sono intrise la natura e la composizione dei filati, la loro artigianalità e la trama fitta e preziosa di storia e d’identità che i preziosi disegni, realizzati dalla sapiente esperienza di maestre tessitrici su telaio artigianale, rievocano e plasmano ad ogni creazione gli elementi che determinano il 100% del prodotto italiano.

La cicogna è il logo inconfondibile della Maison Celestino, omaggio al territorio Jonico la cicogna bianca, che secondo il mito di Antigone è il simbolo dell’amore e della fedeltà, e rappresenta, peraltro, una specie della famiglia delle Ciconidi che da qualche anno ripopola i cieli calabresi.

L’evoluzione della Maison segna il passaggio dal telaio all’alta moda. Dall’arte del telaio di antica tradizione longobucchese, centro montano della Sila, dove è stato di recente inaugurato un museo ad hoc che custodisce tra gli altri anche lavorazioni dell’Azienda, la CELESTINO è stata capace di evolversi, valorizzando il patrimonio, innovando, abbracciando e facendo proprie le tendenze fashion della moda di oggi. La maison crea una rielaborazione stilistica e concettuale dei tessuti in pura fibra naturale (il lino, la canapa, il cachemire, la seta, il cotone) e dei disegni della tradizione che, anche grazie all’ausilio di importanti stilisti e fashion designer, vengono presentati in capi di abbigliamento e preziosi accessori che incontrano il gusto della modernità.

Sin dalla prima collezione presentata sulla scena italiana attraverso il fashion happening promosso a Roma, nella sontuosa cornice di Palazzo Ferrajoli, in seguito la partecipazione alle Fashion Week istituzionali come ALTAROMA e MILANO FASHION WEEK sino ad arrivare all’ultima presentazione mozzafiato avvenuta a settembre 2020 in una cornice da sogno dove il sole al tramonto, il vento tra gli ulivi scolari, il verde intenso di una natura madre di creazioni superbe legate inscindibilmente alla loro appartenenza evoca la emozionante rassegna degli abiti proposti da Maison Celestino con la Collezione P/E 2021 nella sfilata svoltasi presso la storica e elegante Vaccheria Foti di Rossano, terra d’origine del brand. Hanno sfilato capi haute couture in rigorosa fibra naturale, in cui la ricerca del bello accessibile sposa senza compromessi il lusso della qualità. Impossibile non restare ammaliati da cotanta sensualità ed eleganza, doti che caratterizzano tutte le collezioni della Maison Celestino, il capo firmato CELESTINO non è caratterizzato solo da un design moderno e suggestivo ma riesce a conferire un senso di importanza e di emozione in chi lo indossa.

By Maria Christina Rigano

#QuelloCheCiUnisce

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Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese

Il 29 Novembre 1947 viene approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu, la risoluzione 181 che prevedeva la partizione di quella che era la Palestina in due stati distinti, uno Stato ebraico e uno Stato arabo. Gerusalemme e le zone limitrofe (lo 0.8% del territorio), con i suoi luoghi santi alle tre religioni monoteiste, diventava zona separata e amministrata dall’Onu.

L’esodo della comunità ebraica, in cerca di pace dopo gli orrori dello sterminio nazista, si intreccia con il folle piano di ripopolamento dello Stato di Israele (nato formalmente il 14 maggio 1948) dando inizio al dramma del popolo palestinese.

A partire dal 1948 ha inizio l’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi, che, espulsi dalle loro case, si riversano sul territorio degli stati arabi vicini: Libano, Siria, Giordania.

Alla fine del primo conflitto arabo-israeliano (luglio 1949) viene impedito alle popolazioni palestinesi di tornare alle proprie case.

I palestinesi espulsi o fuggiti dalla violenza durante questo periodo furono di fatto denazionalizzati dal parlamento israeliano nel 1952. Le loro proprietà furono confiscate e poi trasferite allo Stato di Israele a vantaggio ed uso quasi esclusivo della sua popolazione.

Ad oggi si contano più di cinque milioni di rifugiati palestinesi, di questi, un milione e mezzo vivono in circa 48 campi profughi.

Con questa giornata si vuole ricordare alla comunità internazionale che la questione della Palestina è ancora irrisolta, che milioni di persone vivono in condizioni di estrema precarietà, che intere generazioni di giovani palestinesi vengono private dei più basilari diritti e libertà, della sicurezza (pensiamo al territorio di Gaza), della serenità.

La giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese non deve essere motivo di ulteriore scontro e attrito, ma un momento di riflessione sul tormento di un intero popolo e un’intera nazione, affinché la condizione di sofferenza di milioni di persone non venga normalizzata e dimenticata.

Chiara Palumbo

#MondayAbroad

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Se chiudo gli occhi sono a… Berlino!

Sono le 10 dell’ennesimo giovedì di lockdown e, detta tra di noi, vorrei proprio essere altrove: vorrei provare nuovamente quell’adrenalina che si ha prima di un viaggio, quando la valigia sembra sempre troppo piccola e hai la sensazione che ti stai dimenticando qualcosa, quando devi ancora partire, ma la tua testa è già arrivata, quando ripensi a quante avventure hai già vissuto, anche se ti rendi conto che molte altre ti attendono ancora.

Sono le 10 dell’ennesimo giovedì di lockdown e, certo, magari non ho un biglietto in mano, ma ho Lorenzo che mi aspetta dall’altra parte del suo pc per raccontarmi una storia, trasportarmi nel suo viaggio con lui e io, cari amici, sono molto curiosa di ascoltare quest’avventura.

Chiacchierare di mattina non è sempre facile (un coffee pls!), ma la sua parlantina e la sua simpatia ti sanno coinvolgere talmente tanto che non vedo l’ora di ascoltare ciò che ha da dirmi.

Se Lorenzo chiude gli occhi, torna alla sua Berlino del 2018, la vacanza estiva che gli ha rubato il cuore e che, oggi, vi propongo.

Secondo lui, Berlino è una città con “cicatrici molto forti”, visto che è una metropoli nuova e moderna, decisamente atipica rispetto alle sue colleghe capitali europee, che si erge su un passato che sembra ancora riecheggiare lungo le sue strade. Proprio questo suo essere così diversa è ciò che maggiormente colpisce il nostro protagonista: grazie al giro turistico proposto dalla guida, Lorenzo è entrato a conoscenza di un passaggio, all’apparenza segreto e anche un po’ losco, che lo conduceva al ghetto ebraico… una meraviglia per gli occhi (visitare per crede ;)).

Berlino è anche un centro fondamentale per la storia moderna: il museo del terrore, ottimo per i forti di cuore e per chi è amante della storia e della verità, è il museo fondato sulla sede del quartier generale della Gestapo. Si presenta come un edificio grigio e triste, cupo e malinconico, il cui obbiettivo sembra essere quello di farti toccare con mano la storia di una tragedia e di farti rendere conto della realtà che regnava sovrana non troppo tempo fa.

Un altro punto cardine della città è la lapide del muro, ossia una lapide che riporta i nomi e i profili di tutti coloro che hanno cercato di scavalcare il famoso muro da est a ovest, “un monumento creato per ricordare e mai dimenticare. Senz’altro è stata una visione che mi ha provocato un notevole impatto”.

Per quanto riguarda la cucina, Lorenzo afferma che è molto semplice mangiar bene e la metropoli propone un’ampia scelta di culture; tuttavia si diverte comunque a nominare il Currywurst (dall’unione di curry e bratwurst, termine tedesco per salsiccia), un tipico cibo da strada nato in Germania, ma diffuso anche in Austria e in Svizzera. Si tratta di una salsiccia grigliata (o, in altre varianti, bollita) e tagliata a rondelle, condita da una salsa a base di concentrato di pomodoro o ketchup, spolverata di curry, e accompagnata da pane bianco o patate fritte.

Giungiamo alla conclusione della chiacchierata: Lori, merita tornare a Berlino?

Certo, non vedo l’ora di tornarci: oltre a essere sicuro che potrà mostrarmi e insegnarmi ancora molto, sarei contento di portarci anche la mia fidanzata!

Ringrazio molto Lorenzo per la sua disponibilità e vi invito a seguire la rubrica di sport di RadioUNINT, in onda tutti i martedì sui canali social ufficiali dell’iniziativa.

Che dire, amici, ringrazio molto anche voi per continuare a sognare con me finché non torneremo a viaggiare veramente!

Un besito,

Ilaria Violi

#LOSAPEVATECHE

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Revenge porn: breve storia di un reato

Si chiude così la settimana del 25 novembre, dedicata all’eliminazione della violenza di genere, alle donne, a storie di donne, a storie di vita spesso distrutte da superficialità e violenza ingiustificata. Nella nostra consueta puntata radio del lunedì in collaborazione con RadioUnint – e grazie all’importante contributo della speaker Jessica che ha approfondito e affrontato queste tematiche nella sua tesi di laurea – abbiamo discusso della violenza di genere e del sostrato culturale, dell’impatto e sociale e degli ordinamenti giuridici connessi a un reato sempre più diffuso: il revenge porn.

Fin dall’antichità, il fenomeno della violenza sulle donne si è manifestato in diverse forme ed intensità, tanto da scuotere l’attenzione e la coscienza di molti. Si tratta, infatti, di un problema sociale universalmente condiviso in quanto “colpisce” donne di qualsiasi ordine, classe ed età. La nota distintiva di tale criticità sta nel fatto che si tratta di una forma di violenza basata sul genere. Le donne vengono umiliate, maltrattate, perseguitate ed uccise in quanto donne. Alla base vi è una cultura maschilista e discriminante che trova le fondamenta nella disparità tra uomo e donna, nel considerare il sesso femminile come inferiore e, perciò, da subordinare. L’approccio di genere, quindi, ci consente di divenire soggetti consapevoli di tale realtà e, soprattutto, di attivarci concretamente per cambiarla. È importante sottolineare che l’inclusione del concetto di genere nelle definizioni internazionali di violenza è frutto di un percorso storico e rappresenta un’importante acquisizione la cui espressione culminante è rappresentata dalla Convenzione di Istanbul, un documento che stabilisce degli standard internazionali per la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne.

Nello specifico una vicenda che ha avuto tristemente risonanza nelle ultime settimane arriva dalla provincia di Torino ed è una lunga storia di tradimenti, vendetta e superficialità; è in atto un processo che indaga cinque persone che rispondono di violenza, divulgazione di materiale privato e diffamazione.

È il 2018 quando una ragazza conosce un calciatore dilettante del paese e gli invia immagini erotiche ed un video. Si tratta di una maestra il cui nome, sul telefono dell’ex e degli amici di calcetto con cui lui ha condiviso il materiale privato, rimane legato all’immagine e il video. La moglie di uno dei calciatori a cui il materiale arriva riconosce nella donna la maestra d’asilo del proprio figlio, arrivando a minacciarla e gridando alla scandalo. La maestra non si lascia intimorire, presenta querela e si aspetta comprensione dalla preside scolastica che invece la convince a rassegnare le dimissioni.

Il punto di partenza della vicenda è che nel sesso, libero e consensuale, non c’è vergogna; vergogna che invece dovrebbe provare chi viola il diritto privato, tenendo a mente l’esito tragico delle vicende di Tiziana Cantone. È piuttosto necessario decostruire una serie di stereotipi introiettati nel corso del tempo che vengono percepiti come normalità; bisognerebbe partire dalle scuole e dall’educazione per arrivare a una sana concezione della sessualità nel rispetto delle libertà individuali. Il sesso assume ad oggi – purtroppo – una valenza sociale negativa ancorata all’idea di peccato, di vizio e di indecenza fino al punto che la maestra è stata considerata inadatta a ricoprire un ruolo di educatrice istituzionale.

Per “revenge porn”, infatti, si intende un’azione esercitata mediante la diffusione di immagini o video che ritraggono la vittima in atteggiamenti intimi. Le conseguenze di tale fenomeno sono disastrose per la donna, la quale viene offesa e privata della propria privacy. Il fine di simili condotte è quello di denigrare e screditare l’identità della donna in quanto tale, umiliandola difronte ad un numero non quantificabile di persone. La pericolosità di tale fenomeno, pertanto, è data dalla indefinita quantità di soggetti che può raggiungere. Questo è uno degli aspetti che più preoccupa le vittime, in quanto una foto o un video, soprattutto se diventa virale, può scatenare una “gogna mediatica” dalla quale è davvero complicato trovare uno spiraglio di luce. Ad oggi, diverse sono le notizie di cronaca che riportano episodi di simili violenze e in casi non troppo isolati, purtroppo, la vittima vede nel suicidio l’unico modo per uscire da una realtà fatta di insulti, minacce e denigrazioni. È bene tenere a mente, quindi, che la rete non dimentica; tutto il materiale intimo o privato che viene pubblicato e fatto circolare su internet, infatti, è molto difficile da eliminare in modo permanente e può avere ripercussioni devastanti e irreversibili per la vita dei soggetti colpiti.

Il revenge porn è a tutti gli effetti un reato, sebbene sia affrontato spesso con superficialità dagli stessi utenti social; basti pensare ad uno degli amici del calcetto nella vicenda di Torino che ha definito l’azione di diffusione del materiale erotico come “una goliardata da uomo”. L’ordinamento italiano, in realtà, mette a disposizione e disciplina, all’interno di diversi testi legislativi tra cui il Codice penale, il codice di procedura penale, il Codice civile e alcune leggi speciali, molteplici strumenti atti a reprimere una serie di reati ascrivibili al fenomeno della violenza maschile contro le donne. In tempi più recenti l’ordinamento italiano ha approvato la legge n. 69 del 19 luglio 2019 che prevede numerose modifiche alle normative riguardanti la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Entrata in vigore nell’agosto 2019, tale legge, meglio conosciuta con l’espressione “Codice Rosso”, si compone di 21 articoli e presenta alcune novità importanti. Tra queste, viene introdotto l’articolo 387-bis del Codice penale in materia di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; viene poi riconosciuto come reato, mediante l’inserimento dell’articolo 612-ter del Codice penale, il fenomeno della revenge porn.

Parlarne, legiferare in merito e discuterne è quindi indispensabile per sdoganare determinati tabù perpetuati del tempo, nella protezione e tutela di tutti i diritti indisponibili del singolo. L’obiettivo, pertanto, rimane quello di eliminare ogni forma di prevaricazione contro le donne e di fondare una realtà dove le stesse possano riconoscersi come persone e non come oggetti da subordinare.

Jessica Sebastiani ed Evelyn De Luca

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Scozia: la prima Nazione a fornire gratuitamente prodotti per il ciclo mestruale.

La psicosi da Covid-19 in Algeria ha portato alla compravendita di bombole di ossigeno a prezzi esorbitanti.

In Arabia Saudita, l’incontro senza precedenti tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman potrebbe aprire le porte a un riavvicinamento aperto tra i due Paesi.

EUROPA

Come riportato dal giornale El Mundo, in Spagna il governo ha già preparato il suo piano sanitario che sarà valido per la vigilia di Natale, Natale e Capodanno, periodi in cui normalmente si tengono i pranzi e le cene più abbondanti. In altre parole, i parenti che si uniscono alla celebrazione devono appartenere al nucleo della convivenza mentre in caso contrario la cifra di sei persone non può essere superata.

Inoltre, durante i festeggiamenti natalizi, verrà mantenuto il confinamento notturno e non sarà possibile scendere in piazza negli orari stabiliti in ogni comunità autonoma dopo la dichiarazione dello stato di allarme. Nonostante attualmente il coprifuoco delle comunità autonome sia alle 23:00, il 24 e il 31 dicembre l’orario sarà esteso, limitando la mobilità dall’1:00 alle 6:00.

Il piano per il Natale presentato dalla Comunità di Madrid stabilisce alcune modifiche alla bozza preparata dal Governo centrale, come l’allargamento da sei a dieci persone che possono partecipare a pranzi e cene familiari e sociali nei giorni 24, 25 e 31 dicembre e 1 e 6 gennaio. A differenza dell’esecutivo centrale, il governo di Isabel Díaz Ayuso stabilisce anche che persone composte da un massimo di tre gruppi di conviventi possono partecipare a queste riunioni sociali e familiari. Per il resto degli incontri sociali viene mantenuto il limite di sei persone mantenendo sempre le misure di prevenzione. Allo stesso modo, nelle notti del 24 dicembre e del 31 dicembre l’orario sarà prolungato, limitando la mobilità dall’1.30 alle 6.00. Il piano governativo prevedeva il coprifuoco per quei due giorni all’una di notte, ma Madrid vuole che venga prolungato di un’altra mezz’ora, all’1.30.

A.C

In Francia, nel resoconto che prima o poi si dovrà fare della crisi generata dal Covid-19, bisognerà considerare non solo i decessi e i malati, ma anche tutti coloro che non ce l’hanno fatta a causa dell’angoscia, delle incertezze e della recessione economica, come per esempio la 24enne che quest’estate aveva aperto un salone a Liegi, in Belgio, e si è tolta la vita. Tuttavia, nonostante i diversi episodi che hanno stravolto la vita quotidiana, le statistiche dimostrano che il numero dei sucidi si è dimezzato, così riporta Le Monde. Gli effetti psicologici, infatti, sono stati dei più disparati: secondo l’Università di Lilla, il 27,5% dei francesi ha conosciuto alti livelli di ansia, il 16% ha vissuto un periodo di grave depressione e solo l’11,4% di essi ha pensato al suicidio. Per quanto riguarda invece le incertezze, il presidente Macron terrà un discorso alla Nazione il 24 novembre, come riportato da Le Monde, in cui parlerà delle nuove strategie del governo nei mesi a venire, volte a ridurre l’incertezza e l’immobilità presente in questo periodo. Emmanuel Macron afferma che la situazione sta generalmente migliorando grazie al calo dei positivi e dei decessi e la sua misura di alleggerimento e non fine del confinamento non dovrà essere il motivo per cui abbassare la guardia e tornare a vivere la vita che ha portato al secondo e attuale confinamento. Stando a quanto si apprende da L’OBS, infatti, in attesa del vaccino, per evitare una terza ondata di coronavirus, bisognerebbe uscire dal confinamento progressivamente, a un livello di casi che oscilli tra i 3000 e i 5000 al giorno.

B.P.

In Belgio, il desiderio di tornare alla vita di prima e soprattutto di viaggiare è forte: il primo ministro De Croo su Le Soir, afferma però che non darà false speranze, sconsiglia le vacanze invernali e dichiara che è troppo presto per pensare alla prossima estate poiché bisognerà controllare la situazione e vincere il virus per poi tornare a viaggiare.

B.P.

Fra le notizie salienti della settimana nel Regno Unito, The Independent annuncia un lutto nel mondo della cultura britannica: è infatti morta la saggista, storica e giornalista gallese Jan Morris. Pioniera del movimento transgender, fra le altre cose fu nota per aver raccontato la prima scalata del monte Everest. Passiamo poi dal Galles alla Scozia, diventata la prima Nazione a fornire gratuitamente prodotti per il ciclo mestruale: è stato infatti approvato all’unanimità, nella serata di martedì, il Period Product (Free Provision) Act. La portavoce Lennon, che ha guidato la campagna, ha parlato al Guardian di “un giorno di orgoglio per la Scozia”.

Cambiando argomento e tornando al Covid-19, i già travagliati negoziati sulla Brexit hanno rischiato di subire un nuovo stallo a causa della positività al virus di un membro del team europeo. Secondo BBC News, la discussione di un accordo sui rapporti commerciali del post-Brexit si sarebbe svolta online, concludendosi con una serie di “progressi”, parola usata da Von der Leyen. Importanti passi in avanti anche sul fronte della ricerca: la notizia della settimana riguarda un vaccino altamente efficace sviluppato dall’Università di Oxford. Ne parlano le prime pagine del Guardian e BBC News. Il vaccino di Oxford non supera in efficacia quelli Pfizer e Moderna, è però più economico e più facile da immagazzinare: non a caso, il governo britannico ha già preordinato 100 milioni di dosi. In vista della fine del lockdown nazionale, il primo ministro Boris Johnson ha annunciato il nuovo “Covid Winter Plan”. Nel Guardian si parla di un ritorno al sistema dei livelli – tre – e della riapertura di palestre ed attività commerciali non essenziali. Malgrado l’annuncio alimenti negli inglesi la speranza di un Natale quanto più normale possibile, rimane alta l’attenzione per le fasce più deboli della popolazione in vista di un inverno, a detta del segretario per la salute Hancock, “come nessun altro”.
Il virus non ha risparmiato neanche l’Irlanda dove, secondo The Irish Times, il governo si è trovato a fare i conti con un raddoppiamento dei focolai domestici soltanto nell’ultima settimana. Nonostante questa preoccupante tendenza, il Paese si prepara ad abbandonare le restrizioni di livello 5, o almeno è quanto si augura il Taoiseach Martin, consapevole che il Covid renderà questo Natale “molto diverso” dagli altri. The Irish Times fa sapere che il governo finalizzerà la prossima settimana il piano per uscire dal lockdown e per gestire la pandemia durante il periodo natalizio e l’apertura di pub e ristoranti sarà il punto cardine attorno a cui si svilupperanno i colloqui. In questa anomala fine di novembre non è mancata profonda commozione per il centenario del Bloody Sunday, una delle pagine più dolorose della lotta per l’indipendenza dell’Irlanda. The Journal.ie racconta la commemorazione tenutasi a Dublino la sera del 21 novembre alla presenza di un numero contenuto di partecipanti e delle alte cariche politiche irlandesi.

C.M.

In Germania, il numero delle persone infettate ha raggiunto circa 970.000 casi, come mostra il grafico del Berliner Morgenpost e, secondo il Tagesschau, il numero è in costante crescita da metà ottobre. Le attuali direttive di lockdown parziale, che hanno previsto la chiusura dei luoghi di cultura, attività sportiva, ristorazione e che hanno contingentato gli incontri privati fino ad un massimo di cinque persone, non hanno favorito il miglioramento della situazione delle terapie intensive, ancora oggi molto tesa, e l’aumento esponenziale dei decessi. Dopo l’incontro di lunedì 16 tra i presidenti dei Länder e Angela Merkel, la cancelliera è rimasta molto delusa dal non riuscire a trovare un accordo su come rinnovare le misure, affermando che ogni giorno è fondamentale nella lotta contro il coronavirus, come riporta Der Spiegel. Solo alcuni responsabili politici, come il vicecancelliere Olaf Scholz insieme al presidente della Baviera Markus Söder, sono propensi ad inasprire le misure fino a prima di Natale per poter vivere poi il periodo delle feste più liberamente, fa notare il Deutsche Welle. Di conseguenza, nell’ultima settimana la discussione si è concentrata sulle misure da adottare nel mese di dicembre e durante le festività. A tal proposito, il Berliner Morgerpostracconta della proposta che il sindaco di Berlino Michael Müller ha avanzato per vietare i fuochi d’artificio la notte di Capodanno per alleggerire il carico ospedaliero e diminuire la possibilità di grandi assembramenti. Tuttavia, il Tagesschauriporta la posizione contraria presa dall’industria pirotecnica che si è subito opposta a questa decisione poiché perderebbe il 90% dei propri profitti e dovrebbe lasciare 3000 persone senza posto di lavoro. I presidenti dei Länder hanno infine raggiunto un accordo, infatti secondo Der Spiegel la proposta, che verrà presentata mercoledì 25  durante il nuovo incontro tra i presidenti dei Länder e la cancelliera, prevede un prolungamento delle attuali misure di restrizione fino al 20 dicembre e richiede alle università di traferire le lezioni sulle piattaforme online. Inoltre, per quanto riguarda le festività, lo Zeitriporta delle misure da adottare per il periodo che va dal 23 dicembre al 1° gennaio previste nel progetto. Queste direttive ammettono la possibilità di incontrare nelle proprie abitazioni fino ad un massimo di 10 persone, escludendo dal conteggio i bambini fino ai 14 anni. Nel documento viene avanzato il suggerimento di fare una quarantena volontaria, nei giorni prima delle feste, così da contenere il pericolo di infezioni durante i festeggiamenti. Inoltre, viene consigliato ai datori di lavoro di chiudere le aziende, far prendere le ferie o favorire il lavoro da casa, dove possibile, durante questo periodo di allentamento delle restrizioni. Pandemia a parte, il Deutsche Welle ricorda il quindicesimo e ultimo anniversario della carica di Angela Merkel come cancelliera poiché la Merkel aveva precedentemente affermato di non volersi ricandidare alle elezioni del 2021.

L.M.

Il 18 novembre il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha tenuto una videoconferenza di controllo con i membri del governo, riportata sul sito del Cremlino. Durante la riunione, scrive Russian.rt, il presidente russo ha chiesto di abbreviare i tempi dei test per rilevare l’infezione da coronavirus e ha ordinato di aumentare il numero di vaccini immessi nella circolazione civile. La situazione nel Paese è difficile soprattutto per l’allarmante aumento del tasso di mortalità, ma rimane ancora sotto controllo. Il 18 novembre sono stati registrati 20.985 nuovi casi, di cui 4.174 nella capitale, con 456 decessi, ne dà notizia Mskagency.ru. Due giorni dopo, il 20 novembre, il Paese ha superato i due milioni di positivi e secondo i medici russi la seconda ondata di coronavirus si è rilevata più distruttiva della prima, riporta Pravda.ru.

Per quanto riguarda la corsa al vaccino che sta interessando tutto il mondo, il centro scientifico statale di virologia e biotecnologia Vector annuncia che gli studi clinici di post-registrazione del vaccino “EpiVacCorona”, il secondo registrato in Russia contro il Covid-19, saranno completati a metà giugno 2021, scrive Mskagency.ru. La terza fase dei test è iniziata il 18 novembre e finirà il 15 giugno 2021. Il 19 novembre il primo vaccino registrato al mondo, Sputnik V, è arrivato in Europa tramite l’Ungheria, primo Paese dell’Unione Europea a ricevere il vaccino dalla Russia per le sperimentazioni cliniche, riporta Iz.ru. Si tratta di dieci campioni del farmaco e l’Ungheria ha iniziato i test di laboratorio per determinarne l’approvazione. Alla fine di ottobre la Commissione Europea ha annunciato che prenderà provvedimenti contro l’Ungheria se deciderà di acquistare il vaccino straniero poiché non certificato nell’Unione Europea ma il portavoce della Commissione Europea Stefan de Keersmaecker ha affermato che un Paese dell’UE può acquistare un vaccino senza certificazione europea in caso di emergenza. Il 24 novembre è stata annunciata l’efficacia del 95% del vaccino Sputnik V al 42° giorno dall’iniezione, come dimostrano i dati della sperimentazione clinica, e non sono ancora stati individuati eventi avversi imprevisti. La valutazione finale dell’efficacia del vaccino sarà disponibile al termine degli studi clinici di fase III, così riporta il giornale Russian.rt aggiungendo che il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti ha riferito che per i Paesi esteri il costo del farmaco sarà inferiore a $10 per dose, diventando così più economico rispetto agli altri vaccini con indicatori di efficienza simili (si parla di $19,50 per Pfizer e $25-37 per Moderna), considerando poi che sono necessarie due dosi di vaccino perché sia efficace, Russian.rt, e sarà invece gratuita per i cittadini russi. La Russia ha inoltre richiesto la registrazione del vaccino Sputnik V in Europa, secondo Ria.ru. Il capo del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti Kirill Dmitriev ha annunciato la possibilità di produrre Sputnik V anche in Germania e di collaborare con altri Paesi europei, in seguito alla richiesta di approvazione del farmaco da parte dell’Agenzia europea per i medicinali.

Spostando l’attenzione sulle questioni belliche, durante un’intervista sul conflitto del Nagorno-Karabakh il presidente Putin ha osservato che il mancato riconoscimento del Karabakh ha lasciato un’impronta significativa sul corso degli eventi geopolitici, influenzando anche altri territori e stati non riconosciuti. Il presidente russo non ha infatti escluso il riconoscimento dell’indipendenza della Nuova Russia (la tentata federazione tra le repubbliche popolari di Doneck e Lugansk nel contesto della guerra dell’Ucraina orientale, zona conosciuta anche col nome di Donbass) e della Transnistria (Repubblica Moldava di Pridniestrov), riporta Pravda.ru. Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha spiegato il pericolo di riconoscere la Nuova Russia, poiché questo riconoscimento potrebbe fornire una scusa all’Occidente per fermare la pressione su Kiev sull’attuazione di Minsk-2. L’Ucraina ha dimostrato più volte a partire dal 2014 le sue intenzioni e i mezzi con cui intende raggiungere i suoi obiettivi, come ricorda Pradva.ru. Il 24 novembre Kiev ha però espresso la disponibilità a lavorare insieme a Mosca su un piano per risolvere la situazione nel Donbass, riferisce Iz.ru. Nel frattempo, secondo quanto riportato da Ria.ru, sembra che l’Occidente stia cercando di indurre i nazionalisti armeni e azeri a rompere il cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh, ha affermato il direttore del Servizio di intelligence estero (SVR) Sergej Naryshkin. Secondo Naryshkin, le azioni dell’Occidente dimostrano che, come sempre, Stati Uniti e Unione Europea non pensano agli interessi della gente comune, infatti a Yerevan ci sono state diverse manifestazioni per chiedere le dimissioni del Primo Ministro armeno Pashinyan, riferisce Ria.ru. La Russia, in tutto ciò, continua a garantire la pace nel territorio martoriato dalla guerra: più di 3.000 profughi sono tornati in Nagorno-Karabakh e sono stati istituiti altri cinque centri umanitari russi che sono entrati a far parte del Centro Interdipartimentale per la Risposta Umanitaria, riporta Vesti.ru. Il 23 e il 24 novembre il presidente Putin ha tenuto delle conversazioni telefoniche con il Primo Ministro della Repubblica di Armenia Pashinyan e con il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Aliyev, ne dà notizia il sito del Cremlino. Le telefonate sono state incentrate nella discussione dei risultati del viaggio del 21 novembre della delegazione interdipartimentale russa a Yerevan e Baku, nell’attuazione delle disposizioni della Dichiarazione di pace del 9 novembre e sono anche state prese in considerazione questioni economiche e ulteriori misure per fornire assistenza alla popolazione.

S.P.

AFRICA

In Algeria, come descrive il Courrier international, si è in preda a una vera e propria psicosi a causa del nuovo aumento dei casi di coronavirus: si è registrato un boom di vendite di bombole di ossigeno online, pagate fino a 105 000 dinari algerini, quasi 700 euro, per la durata di solo 5 ore di inalazione. È la decisione di alcuni abbienti algerini che hanno pensato di prendere in mano la situazione in questo modo, togliendo però di fatto bombole di ossigeno agli ospedali che denunciano la situazione precaria in cui vertono per mancanza di mezzi e per il nuovo aumento del numero dei ricoverati, quasi al limite.

B.P.

Sebbene la pandemia da Covid sia al centro dell’attenzione da oramai quasi un anno, non è la sola malattia in circolazione che preoccupa la popolazione di Paesi come il Senegal. In questi giorni, difatti, è stata scoperta una nuova infezione non legata a quest’ultima che si è manifestata con strane bolle sul volto, sulle braccia e sui genitali su centinaia di pescatori tornati dal mare e altri pazienti presentano anche mal di testa e febbre, così riporta BBC Afrique. Il centro regionale di ricerca ecotossicologica e ambientale cerca le cause nelle reti da pesca.

B.P.

MEDIO ORIENTE

In Iraq, un membro del governo ha rivelato ad Al-Arabi Al-Jadeed che mercoledì scorso il generale Ismail Qaani, a capo dell’unità speciale delle Guardie della rivoluzione islamica, le Forze Quds, si sarebbe recato in visita a sorpresa a Baghdad, visita durante la quale avrebbe tenuto colloqui con i leader di varie milizie, prima di avere un incontro a porte chiuse col primo ministro al-Kazimi alla presenza di personalità vicine alla Repubblica Islamica. La stessa fonte ha affermato che la visita è stata condotta sulla scia degli sforzi iraniani volti a rinnovare la calma con l’avversario americano, riducendo il rischio di ulteriori bombardamenti, oltre a sollecitare il governo di Mustafa al-Kazimi a rispettare gli impegni presi dal Parlamento riguardo la fine della presenza americana nel Paese e per impedire la ripresa degli attacchi missilistici che hanno colpito martedì scorso la Green Zone.
Un’altra fonte parlamentare ha confermato la visita di Qaani a Baghdad, ponendo invece l’accento sul fatto che stia avendo problemi nel farsi garante degli accordi raggiunti nell’ambito del dossier iracheno, in quanto non possiederebbe gli strumenti di Qassem Soleimani. Il politico iracheno Najeh al-Mizan ha commentato la visita di Qaani descrivendola come prova della violazione della sovranità irachena e dell’interferenza negli affari interni. Confermerebbe a suo giudizio anche il coinvolgimento dell’Iran nei recenti attacchi missilistici, effettuati nelle vicinanze dell’ambasciata a scopo intimidatorio, ma che spesso hanno finito per coinvolgere fatalmente i civili. L’esperto di affari politici iracheni, Muhammad al-Tamimi, ha affermato in un’intervista ad al-Arabi al-Jadeed come l’obiettivo della visita di Qaani sia molto chiaro, in quanto orientato a mitigare le acque sulla sponda americana, soprattutto dopo la vittoria di Joe Biden alle presidenziali. Secondo al-Tamimi, l’Iran starebbe cercando di assicurarsi nuovi canali di comunicazione con gli USA, con l’obiettivo di allentare le sanzioni e iniziare a discutere una ripresa dell’accordo nucleare. Pertanto, è da escludere un’escalation militare condotta dalle forze iraniane, anche se l’arena irachena resta aperta a qualsiasi sorpresa.

L.D

In Siria, l’indebolimento del potere d’acquisto della valuta si è riflesso nel corso di novembre nel rincaro di oltre il 15% dei prezzi di beni e prodotti, tanto che le spese mensili per le famiglie hanno superato le 600mila lire siriane, secondo il Qasiyon Center. Fonti da Damasco hanno confermato ad al-Araby al-Jadeed che i mercati sono in preda ad un “caos dei prezzi” per via dell’assenza di controlli, dell’impotenza dei consumatori e del deprezzamento del potere d’acquisto. Il valore di un dollaro equivale a circa 1.250 sterline nel mercato ufficiale ma, non essendo lì disponibile, la situazione spinge importatori, commercianti e investitori a ottenerlo sul mercato nero. Le fonti hanno indicato che i prezzi della verdura competono con i prezzi della frutta, mentre la carne è ormai fuori dalle liste dei bisogni delle famiglie siriane, dopo che il suo costo è aumentato in modo esponenziale. In un solo mese, la valuta siriana ha perso circa 600 lire a fronte di un dollaro. Ciò è dovuto, secondo l’analista finanziario Faris Abdullah, all’aumento della domanda di dollari nel mercato siriano, sia da parte di commercianti le cui importazioni hanno smesso di essere finanziate, sia da parte del governo di Bashar al-Assad, costretto ad acquistare in dollari materie prime come grano e derivati ​​del petrolio provenienti dall’estero, in seguito al rifiuto delle forze SDF di fornire petrolio e grano al regime, nonostante i precedenti accordi. L’analista conclude affermando che oggi le condizioni di vita dei siriani sono le peggiori registrate dal 2011. Da parte sua, il ministro della Protezione dei consumatori, Talal al-Barazi, si limita ad attribuire le responsabilità del rincaro dei prezzi al blocco economico, frutto di un terrorismo finanziario. L’analista economico Mahmoud Hussein ritiene le parole del ministro ormai inattendibili, indicando in un comunicato ad al-Araby Al-Jadeed che il governo stia costruendo un museo per il fratello del presidente, Bassel al-Assad, a costi che ammontano a centinaia di milioni di lire. Per quanto riguarda le ragioni dei prezzi elevati durante lo scorso mese, Hussein afferma come il governo esporti verdura, frutta e carne in Arabia Saudita e stia barattando con la Russia prodotti locali per petrolio e armi. Il sostentamento dei siriani sarebbe quindi l’ultima delle preoccupazioni.

 L.D.

In Arabia Saudita, l’incontro senza precedenti tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, annunciato dai media israeliani ma smentito dalle fonti saudite, apre le porte a un riavvicinamento aperto tra i due Paesi. Se verrà confermato ufficialmente, sarà il primo incontro pubblico tra un membro della casa reale e un funzionario israeliano. Tuttavia, il regno dichiara che la risoluzione della questione palestinese sia una condizione preliminare per la normalizzazione delle relazioni. Ciò non toglie che il processo minacci l’Arab Peace Initiative, sponsorizzata dagli stessi sauditi, che invita Israele a ritirarsi dai territori occupati in cambio della normalizzazione con gli Stati arabi. Secondo al-Araby al-Jadid, la mossa potrebbe suscitare nuove critiche sul fatto che le potenze regionali abbandonino il popolo palestinese e la loro causa per la creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme est come capitale. Molti Stati del Golfo hanno mantenuto per anni relazioni segrete con Israele, concentrate in particolar modo sul versante Iran. Il riavvicinamento con Israele arriva in un momento in cui la Repubblica islamica sta rafforzando la sua influenza politica e militare in molti Paesi della regione, dalla Siria e dal Libano all’Iraq e allo Yemen. Questa diplomazia segreta è venuta alla luce lo scorso agosto quando gli EAU, alleati dell’Arabia Saudita, hanno annunciato la normalizzazione con Israele. Gli Stati del Golfo guardano anche ai molti vantaggi finanziari nel collegare le loro ricche economie a quella israeliana, tra cui il sostegno ai piani di diversificazione per fermare la dipendenza dal greggio, specialmente in Arabia Saudita attraverso “Vision 2030” guidata dal principe ereditario.

 L.D.

AMERICA

Lo scorso sabato il Guatemala ha vissuto un’intensa giornata di proteste che ha provocato feriti, arresti e un incendio nelle strutture del Congresso della Repubblica, scrive il BBC News. Secondo i resoconti dei media locali, l’incendio è stato causato da un gruppo di uomini incappucciati che sono riusciti a entrare nel quartier generale legislativo dopo aver rotto porte e finestre e colpito alcuni uffici, compresi mobili e archivi.

Fortunatamente, i legislatori non erano in seduta quando è avvenuta l’incursione, che è stata condannata sia dal governo che dagli organizzatori delle proteste.

Diverse sono state le città del Paese in cui si sono registrate proteste scontente del bilancio nazionale per il 2021, approvato in settimana dalla maggioranza al potere.

Secondo i suoi critici, questo comprometterebbe la disciplina fiscale necessaria per mantenere la stabilità macroeconomica e non risponderebbe ai veri bisogni dei guatemaltechi. Inolte, il bilancio riduce le disposizioni per la salute e la protezione sociale, stanziando meno risorse per la prevenzione della malnutrizione, l’assistenza materna e infantile e la cura del cancro.

Secondo un’analisi del portale Plaza Pública, si prevede anche una riduzione dei fondi per l’università pubblica e la magistratura, stanziando 100 milioni di quetzal (più di 12 milioni di dollari) per una nuova sede del Congresso.

L’opposizione afferma che il bilancio dà la priorità ai grandi progetti infrastrutturali che devono essere gestiti da aziende con collegamenti governativi e trascura l’impatto sociale ed economico della pandemia Covid-19.

Anche la gestione delle proteste da parte delle forze dell’ordine è stata oggetto di critiche, con l’Ufficio dell’Ombudsman per i diritti umani che denuncia abusi che, a loro avviso, meriterebbero il licenziamento del ministro dell’Interno e del capo della polizia.

Nei loro rapporti preliminari, le agenzie di soccorso hanno indicato che almeno 20 persone erano state curate per ferite e decine di persone colpite da gas lacrimogeni, senza alcun decesso, ha riferito l’agenzia EFE.

A.C.

Il Messico, da quanto si evince dal giornale spagnolo El Pais, ha iniziato la corsa contro il tempo per ottenere il vaccino contro il Covid-19. Marcelo Ebrard, segretario agli affari esteri, ha riferito che l’esecutivo guidato da Andrés Manuel López Obrador spera che la Commissione federale per la protezione contro i rischi sanitari (Cofepris), che dipende dalla sua amministrazione, dia il via libera al vaccino sviluppato dall’azienda farmaceutica Pfizer per iniziare il programma di vaccinazione a dicembre. 

Ebrard è stato ottimista sulla capacità del suo Paese di importare il vaccino nonostante le implicazioni logistiche che questo farmaco richiede, incluso il costoso sistema di congelamento di cui ha bisogno per mantenersi. Il capo della diplomazia messicana ha riferito chela Federal Food Agency (FDA) degli Stati Uniti dovrebbe approvare questo vaccino il 10 dicembre e quattro giorni dopo inizierà il programma di vaccinazione nel Paese. Una volta ottenuti i permessi sanitari, le autorità messicane prevedono che il vaccino sarà nel territorio messicano entro cinque giorni. Il Cancelliere ha affermato che “se tutto andrà come previsto, il Messico inizierà il processo di vaccinazione a dicembre. Inizieremo a brevissima distanza dagli Stati Uniti e dalla Germania”.

Oltre alle trattative per l’accesso ai vaccini, il presidente López Obrador ha riferito che la sua amministrazione inizierà a fornire aiuti finanziari, nel mese di dicembre, a coloro che hanno perso i familiari a causa della pandemia. Il Messico raggiunge già 102.739 decessi a causa del Covid-19, quindi il governo federale inizierà a consegnare 11.460 pesos (circa $ 520) a coloro che lo richiedono a partire dal 2 dicembre. Per fare ciò, verrà attivata una piattaforma online per fare domande, in cui gli interessati devono presentare un certificato di morte che specifica che il decesso è stata dovuto al nuovo coronavirus, oltre a consegnare documenti ufficiali che dimostrano la parentela tra coloro che richiedono il sostegno e la vittima della pandemia.

A.C.

Secondo quanto riportato dal New York Times il 24 novembre, parte dei cittadini degli Stati Uniti hanno passato mesi a chiedersi cosa sarebbe successo se Donald Trump si fosse rifiutato di lasciare il suo incarico. Il governo si è affrettato a rispondere sostenendo che questa decisione non poteva spettare a Trump, in quanto sia il Congresso, sia il tribunale, sia le forze armate hanno onorato fedelmente il risultato delle elezioni. Pertanto, nonostante Trump abbia creato confusione screditando la democrazia americana, dovrà comunque lasciare la Casa Bianca. Difatti, Emily Murphy, colei che gestisce le transizioni presidenziali, ha designato formalmente Joe Biden come vincitore delle elezioni. La mossa di Murphy ha fornito a Biden la possibilità di iniziare la sua transizione e ha autorizzato anche gli assistenti del presidente eletto a iniziare a lavorare con i funzionari dell’amministrazione Trump. Quindi, in conclusione, dopo che anche nel Michigan e in diverse contee della Pennsylvania sono stati certificati i risultati elettorali, la presidenza di Trump sta finalmente volgendo al termine. Nonostante a volte un presidente possa sembrarci onnipotente, e in questi termini la presidenza di Trump è stata particolarmente influente, l’inizio dell’insediamento di Biden nella Casa Bianca dimostra quanto sia importante l’intero sistema del governo degli Stati Uniti rispetto alla figura del presidente nella sua singolarità.

Cambiando argomento, sempre negli Stati Uniti, secondo quanto riportato dal New York Timesla famosa parata del giorno del ringraziamento 2020 è stata celebrata giovedì 26 novembre nonostante tutti i cambiamenti decisi a causa del Covid-19. Gli americani festeggiano questo giorno da 96 anni e neanche la neve, la pioggia, le raffiche di vento o la grande depressione sono riusciti a fermarli. Contrariamente a questa parata, tutte le altre sfilate di New York sono invece state cancellate una dopo l’altra poiché i funzionari dello Stato avevano stabilito che non sarebbe stato sicuro procedere, per esempio, con la parata del giorno di San Patrizio, con la marcia dell’orgoglio e con la parata del giorno portoricano dal momento che ognuno di questi eventi avrebbe attirato una folla troppo grande. Ovviamente, anche la parata del giorno del ringraziamento ha subito cambiamenti, infatti l’evento è stato ridotto a uno spettacolo televisivo, costringendo i soliti milioni di partecipanti a rimanere a casa. Tra le altre modifiche troviamo: il percorso della parata, che si è svolto lungo un solo isolato e non più su due miglia; le bande delle scuole superiori che arrivavano da tutto il Paese che non hanno più sfilato e, infine, il numero dei responsabili dei palloncini è passato da 2000 a 130. Ovviamente, riscrivere un evento così importante non è stato facile, infatti già a partire da marzo i pianificatori della parata hanno cancellato il solito programma e inventato un progetto completamente nuovo, che si è evoluto con l’emergere di molte domande.

A.B.

ASIA

Secondo quanto riportato dall’Asia Times, la Cina è riuscita a sconfiggere la sfida contro la povertà nelle cinquantadue contee più a Sud del Paese. Nel dettaglio, l’incidenza complessiva della povertà è stata ridotta a 0 nelle nove contee del Guizhou, che si trovano nella parte della Cina sud-occidentale. Tali contee godono oggi di un reddito netto medio annuo di 11.487 yuan (1.740 dollari), sicuramente al di sopra della soglia di povertà nazionale che era stata fissata per il 2020 e che equivaleva a 4.000 yuan (poco più di 600 dollari).

Alla fine del 2019, le cinquantadue contee sopra citate erano ancora tra le contee più a rischio di povertà, mentre oggi la Cina afferma con orgoglio di poter riuscire a sradicare la povertà assoluta entro la fine del 2020. Sulla base di quanto riportato, Gao Gang, ricercatore dell’Accademia delle scienze sociali, crede che la Cina stia finalmente entrando in una nuova fase di sviluppo.

Cambiando argomento, sempre secondo quanto riportato dall’Asia Times, in Cina è stata avviata la missione di esplorazione lunare Chang’e 5 attraverso la quale verranno prima raccolti alcuni campioni della superficie lunare e poi riportati a terra per essere studiati della comunità scientifica mondiale. Questa missione di esplorazione lunare viene definita dagli scienziati spaziali cinesi come una “marcia molto lunga e persino pericolosa”. Il lancio mattutino dal cosmodromo di Wenchang è avvenuto al largo dell’isola turistica di Hainan ed è stato trasmesso in diretta dalla China Central Television. Grazie al decollo di questo razzo di lunga marcia 5, la Cina è stata definita una superpotenza spaziale in grado di riportare oggetti extraterrestri sulla Terra.

Dal punto di vista sanitario, e nello specifico riguardo il Coronavirus, in base a quanto riportato dall’Asia Times, la Cina sta combattendo con una serie di focolai domestici che si sono manifestati in diverse città. Per esempio, nell’aereoporto di Pudong, uno degli aeroporti più trafficati del Paese, sono stati cancellati più di 500 voli in partenza, mentre a Shanghai nell’ultimo mese sono state segnalate sette infezioni di Covid-19. Anche nell’aeroporto internazionale di Tianjin è stata cancellata quasi la metà di tutti i voli di linea e, per cercare di tenere sotto controllo un focolaio locale, circa 2,6 milioni di abitanti sono stati sottoposti a tampone. Nonostante questa situazione, la Cina si sta impegnando affinché i lavoratori che si trovano nelle zone turistiche ad alto rischio possano avere una vaccinazione sperimentale che già da luglio è stata somministrata ai dipendenti statali, agli studenti internazionali e ai lavoratori diretti all’estero. Ovviamente, in risposta alla nuova emergenza di casi locali di Covid-19, la Cina sta raccogliendo campioni di test da interi distretti o anche intere città. Inoltre, negli ultimi giorni le autorità hanno spostato la loro attenzione anche sugli alimenti congelati importati e su altre spedizioni in entrata, le quali sono state considerate la causa del peggioramento di alcune infezioni locali.

A.B.

Rassegna stampa a cura di:
Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Caterina Mastrangeli (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti (lingua spagnola)
Beatrice Proietti (lingua francese)
Lucia Maggioni (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)

#InRicordoDi: Diego Armando Maradona

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“È fantastico ripercorrere il passato quando vieni da molto in basso e sai che tutto quel che sei stato, che sei e che sarai non è altro che lotta.”

Diego Armando Maradona (Lanús30 ottobre 1960 – Tigre25 novembre 2020) è stato senz’altro il talento più grande di tutti i tempi. Nonostante l’appellativo che ha guadagnato con il tempo, però, la vita di Maradona non è stata per niente semplice:

“Non avevamo la televisione e a casa lavorava solo mio padre. Speravo sempre che potesse prendere un pallone e giocare con me, ma non poteva, si alzava alle quattro per andare in fabbrica. E dormivamo tutti nella stessa stanza, non avevamo spazio per vivere liberi”.

Nato a Villa Fiorito, zona poco raccomandabile di Buenos Aires, in una città che non permetteva il cambiamento, Maradona ha sempre raccontato la sua famiglia come “piena d’amore” e il padre, soprattutto, come colui che “lo aiutava a brillare”.

Nonostante le poche possibilità economiche, all’età di 10 anni, riesce a comprare un biglietto del bus per dirigersi verso la grande città per il suo primo provino.  Nel 1976, dieci giorni prima di compiere 16 anni, Maradona esordisce in prima squadra.  È la storia di una Leggenda calcistica, ma non solo.

“Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”

È questa la frase di fine presentazione di un giovane Diego Armando Maradona allo stadio San Paolo di Napoli, il 5 luglio 1984.

Due anni dopo, il Napoli vinse il suo primo scudetto nel campionato 1986-1987, stagione in cui batté, dopo trentadue anni, la Juventus al Comunale di Torino.

Diego Armando Maradona è riuscito ad esaudire quel desiderio: è stato la voce dei più deboli, di chi non aveva voce, sia a Napoli sia in Argentina. Non dimenticò mai le sue origini e quel quartiere, di cui tante volte aveva sentito la mancanza, riuscì a portarlo in campo in ogni sua partita, in ogni suo goal.

L’amore per il calcio, per la squadra e per la città è ciò che l’ha sempre contraddistinto ed è quello che ha spinto un’intera popolazione, tifosi e non, grandi e piccoli, ad amarlo con tutto il cuore.

Gli anni che visse la città di Napoli grazie alla presenza di Maradona non sono stati ritenuti “anni d’oro” solo dal punto di vista calcistico: quegli anni riuscirono ad eliminare i preconcetti, i pregiudizi, la paura di non essere abbastanza, lo spirito rassegnato di una città che non è mai stata ascoltata davvero.

Maradona ha regalato a tutti i ragazzi che il pomeriggio si riunivano nel parco per giocare a calcio, un sogno. Un sogno che sembrava avverarsi ogni volta che si indossava la maglietta con il numero 10.

A Napoli ha fatto molto di più: quel sogno, l’ha reso reale. Maradona è riuscito ad amare una città che in tanti giudicavano e giudicano, che in tanti disprezzavano e disprezzano. Dopotutto, non è facile amare ciò che non si capisce e Maradona è stato diverso in questo: ha vissuto la città, l’ha conosciuta e l’ha capita, ha conosciuto i tifosi, ha pianto e riso per amore e non solo per gioco. Come uomo non è stato un esempio, ha commesso errori che ha sempre pagato senza mai intromettere i tifosi, gli amici e, soprattutto, il calcio.

«Il fútbol è lo sport più bello e più sano del mondo, gli sbagli di uno non devono guastarlo. Io ho sbagliato e ho pagato, ma la pelota no se mancha. Il pallone non si sporca»

Diego Maradona è stato più Napoletano che Argentino, è stato un idolo per i bambini e un motivo di orgoglio per i più grandi. Non era importante tu fossi tifoso/a, quando Maradona segnava, tu urlavi; quando Maradona vinceva, tu scendevi in piazza. Oggi non importa tu sia stato tifosa/a o meno, non importa se hai seguito ogni partita, se tu l’hai visto in azione allo stadio o in Tv; oggi un pezzo di calcio è andato via, un pezzo di Napoli è morto e il tuo cuore è spezzato.  

“Tutti dicono: questo è stato il migliore del Barcellona, questo è stato il migliore del Real Madrid, questo è stato il migliore del Chelsea, questo è stato il migliore… Io sono orgoglioso di essere stato il migliore a Napoli”

Sei stato il migliore, D10S, ovunque tu sia stato.
Sei il migliore, ovunque tu sia.

Oh mama mama mama,
Oh mama mama mama,
sai perchè mi batte il Corazon,
Ho visto Maradona,
Ho visto Maradona,
Oh mama inamorato sono…

Isabella Ferrigno

#RECEUSTIONI

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Una stanza tutta per sé

Mes amis, bentornati nella nostra rubrica #ReceUstioni, come avrete notato questa settimana è interamente dedicata alle donne, in vista del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne… Donc mes amis protagonista della recensione di oggi è un libro pilastro del femminismo, di un’autrice considerata l’ispiratrice del movimento femminista, je parle de “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf.

Vi starete forse chiedendo perché abbia scelto un classico da recensire, e non mi sia invece concentrata su nuove autrici, o qualche fumettista, regista, film… Bien mes amis, l’ho fatto perché penso che sia un saggio spesso sottovalutato durante anni scolastici, trattato con superficialità – se studiato. Vorrei riuscire a convincervi ad intraprendere questa lettura adesso, con le conoscenze e la consapevolezza che avete acquisito maturando durante il percorso universitario.

“Una stanza tutta per sé” è un saggio pubblicato nel 1929, ispirato a due conferenze universitarie che la Woolf ha fatto nel 1928  al Newnham College e al Girton College, due college femminili dell’Università di Cambridge – ad oggi solo il Newnham è ancora una scuola femminile. Virginia Woolf infatti era un nome famoso: fondatrice del gruppo di artisti Bloomsbury Group, composto dall’élite londinese dell’epoca che voleva rompere con le rigide norme sociali dell’epoca vittoriana, la giovane scrittrice emerge soprattutto grazie alla tecnica del flusso di coscienza, adoperata nelle sue opere.

Virginia Woolf prese attivamente parte al movimento delle suffragette, e il saggio “Una stanza tutta per sé” la consolidò come una delle fautrici del femminismo. Il libro è una riflessione dell’autrice sul ruolo delle donne nella letteratura, e più ampiamente sulla condizione delle donne nella società.

E’ un saggio che va letto con attenzione, per afferrare tutte le sfumature, le immagini che la Woolf cerca di evocare, e le citazioni. A chi mastica l’inglese, consiglierei di leggerlo nella lingua originale, e non perché i traduttori delle varie edizioni italiane non abbiano fatto un buon lavoro, ma semplicemente perché leggerlo in inglese permette di cogliere lo stile di scrittura della Woolf e di capire meglio i vari riferimenti. A tal proposito mes amis, vi invito a leggere anche le note a pié di pagina, che spiegano tutti i riferimenti letterari e culturali usati dalla Woolf nel suo saggio, affinché possiate immergervi nella sua epoca, facendo un tuffo nel passato, e al contempo imparare qualcosa di nuovo.

Le riflessioni di Virginia Woolf hanno qualcosa di straordinariamente contemporaneo, nonostante risalgano ad un secolo fa. Ad alcuni forse non sembrerebbe nemmeno così lontano, siamo negli anni ‘30 del ‘900, ma la differenza abissale tra la società odierna e quella dell’epoca odierna è lampante, ancor più se si pensa alla condizione delle donne: in Inghilterra il voto alle donne fu concesso solo nel 1928, l’anno stesso in cui la Woolf fece i suoi interventi.

Le riflessioni dell’autrice attraversano la storia delle scrittrici inglesi, passando per Jane Austen, le sorelle Brontë e George Eliot, solo per citarne alcune. Il quesito che la attanaglia, e che la spinge a fare queste riflessioni sul ruolo delle donne nella letteratura, è una domanda schietta: perché prima del Seicento non troviamo grandi scrittrici? Ma soprattutto, come può una donna diventare scrittrice? E la risposta è altrettanto diretta: “una donna, se vuole scrivere romanzi, deve avere soldi e una stanza per sé, una stanza propria”, afferma la Woolf nel suo saggio. Il significato della frase è da riscoprire nel saggio stesso, e leggendo il libro si comprende realmente a cosa fa riferimento l’autrice, perché se letta così può sembrare lapalissiana, ma il ragionamento che c’è dietro è spaventosamente vero, reale, concreto, e si riflette anche nella società odierna.

Se non l’avete mai letto, vi consiglio di cuore questo saggio, perché vi arricchisce su più livelli: linguistico, letterario, intellettuale e sociale. Perdetevi con la Woolf nei suoi ragionamenti, immaginate le vite delle donne citate da lei, e soprattutto seguite il suo consiglio: non abbiate paura di scrivere (o parlare, o fare qualsiasi altra cosa) solo perché siete donne. Anzi, fatelo proprio perché lo siete.

À bientôt mes amis

Emanuela Batir

#UNINTSpeechPressReview

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La Ley Celaà

Nelle ultime settimane la Spagna è stata profondamente scossa da una nuova legge approvata lo scorso 12 ottobre dal Congresso dei deputati e conosciuta come Ley Celaá. Quali sono i cambiamenti che quest’ultima comporta?

La ministra dell’istruzione spagnola, Isabel Celaá, in un’intervista al quotidiano El País afferma: “La nuova legge sull’istruzione cambia la filosofia in funzione dell’equità, in quanto promuove l’eccellenza in modo che tutti gli studenti possano sviluppare al massimo il loro talento, al di là delle loro condizioni originali. Un bambino può entrare a scuola vulnerabile, ma non possiamo accettare che ne esca nella stessa condizione”.

I punti salienti sono i seguenti:

– l’uso del castigliano come lingua veicolare dell’insegnamento è soppresso e si lascia alle regioni il compito di garantire che i loro studenti ricevano o meno un insegnamento in tale lingua. Inoltre, la legge stabilisce che alla fine della scuola dell’obbligo tutti devono avere una piena conoscenza dello spagnolo e delle lingue co-ufficiali;

– l’inserimento di materie con valori civici ed etici nelle scuole primarie e secondarie, con un’attenzione speciale al rispetto dei diritti umani, dell’infanzia e dell’uguaglianza. Nelle scuole secondarie, inoltre, si studierà il ruolo sociale delle tasse e il sistema fiscale;

– lo sviluppo delle competenze digitali degli alunni in tutte le tappe educative;

– lo sviluppo di un piano di emergenza che punta alla continuità dell’attività didattica in caso di situazioni eccezionali come quella della crisi del COVID-19;

– l’intenzione di affrontare la questione dello sviluppo sostenibile come stabilito nell’Agenda 2030;

– l’insegnamento della religione non è più opzionale, si elimina l’obbligo a frequentare una materia alternativa;

– la volontà di assicurare, nell’ arco di dieci anni, risorse migliori per accogliere nelle scuole alunni con disabilità;

– l’impossibilità sia per i centri pubblici sia per quelli privati di ottenere somme dalle famiglie per ricevere l’educazione gratuita.

Questi sono solamente alcuni dei punti della nuova legge, a cui si sono succedute molte le proteste e altrettanti dibattiti da parte dell’opposizione e della popolazione spagnola, che fa sentire la propria voce postando sui vari social nastri color arancione.

Francesca Vannoni

Fonti:
https://www.antena3.com/noticias/espana/claves-ley-celaa-sus-polemicas-castellano-concertada_202011195fb640421d91b60001a52059.html, consultato in data 23/11/2020.
https://elpais.com/educacion/2020-11-21/isabel-celaa-la-nueva-ley-de-educacion-cambia-una-filosofia-elitista-por-la-equidad.html, consultato in data 23/11/2020.
https://www.agenzianova.com/a/5fba8740a432a6.15842497/3201606/2020-11-22/spagna-ministra-istruzione-nuova-legge-sulla-scuola-ispirata-al-principio-d-equita, consultato in data 23/11/2020.
https://www.antena3.com/noticias/espana/claves-ley-celaa-sus-polemicas-castellano-concertada_202011195fb640421d91b60001a52059.html, consultato in data 23/11/2020

#UniversEAT

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Plumcake mele e cannella

Ciao a tutti amici e bentornati!

Siamo ormai ad autunno inoltrato e, come ogni autunno che si rispetti ci sono dei sapori e degli odori che non possiamo farci sfuggire.

Per questo oggi andremo a riprendere le nostre amate mele (o anche pere se volete) e sforneremo un ottimo plumcake con un profumo di cannella ed un leggero retrogusto di arancia.

Iniziamo subito! Questi sono gli ingredienti:

  • Mele a piacimento (dipende quante ce ne volete dentro, io ne ho sempre usate 2 grandi)
  • 150g di zucchero di canna
  • 100g di succo di arancia
  • 8g di lievito per dolci (una bustina)
  • Cannella in polvere a piacimento
  • 300g di farina 00
  • 100g di olio di semi
  • 2 uova medie
  • Q.b. di sale fino

Detto ciò, iniziamo! Come sempre munitevi di sbattitore elettrico altrimenti potete dire addio all’utilizzo del vostro braccio!

Prima di iniziare vi consiglio di munirvi anche di una teglia fatta apposta per i plumcake, così da creare un plumcake a tutti gli effetti: lungo e alto!

  1. Sbucciate le mele e tagliatele a fettine o a cubetti;
  2. Mettete i pezzettini di mela in una ciotola con 50g di zucchero di canna e il succo d’arancia filtrato;
  3. Mescolate e tenete da parte;
  4. In un’altra ciotola versate le uova, il restante zucchero di canna (100g) e il sale;
  5. Lavorate per 2-3 minuti con le fruste e aggiungete l’olio di semi a filo continuando a sbattere il tutto con le fruste;
  6. Setacciate la farina nella ciotola, aggiungete la cannella e continuate a sbattere fino a che non avrete ottenuto un composto liscio ed omogeneo;
  7. Ora togliete le fruste e munitevi di spatola o cucchiaio, aggiungete le mele al composto e mescolate con delicatezza amalgamando il tutto;
  8. Prendete uno stampo per plumcake, imburratelo, infarinatelo e versate l’impasto;
  9. Se volete e se avete un’altra mela potete farla a fettine molto sottili per decorare la superficie della torta;
  10.  Spolverizzate con altro zucchero di canna e cuocete in forno a 180° per 40 minuti sul ripiano medio.

Una volta pronto lasciatelo intiepidire prima di toglierlo dallo stampo e gustatelo come più vi piace: una tazza di tè, una cioccolata calda, una pallina di gelato, …

Consiglio: se volete potete sotituire le mele con le pere, aggiungere della frutta secca all’impasto o delle gocce di cioccolato.

Aspettiamo come sempre le foto delle vostre creazioni e 3…2…1… UNINT AI FORNELLI!

Alla prossima amici!


Alessandra “Sandra” Alfano

STORIE DI DONNE

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CARMEN DELL’OREFICE, LA REGINA DELLE PASSERELLE
Classe e Bellezza senza tempo

Se pensate che l’età sia qualcosa da eclissare non avete ancora conosciuto Carmen Dell’Orefice, la top model più longeva del mondo oltre ad essere ancora richiestissima nelle passerelle e nei servizi di moda, ha anche sdoganato i capelli bianchi rendendoli un fashion trend.

La Top model, nata nel 1931, confidò alla stampa: “Sì, certo, sono anziana: la sera sono stanca, mi fanno male le giunture e ho voglia di un lungo bagno caldo. Ma sono una professionista. Sono sempre puntuale sul lavoro e informata. E non sono un attaccapanni, voglio sapere cosa vuole lo stilista, voglio conoscere i suoi capi, renderli vivi”. La vocazione e il talento l’hanno resa ancora più ricercata nonostante il passare del tempo e la maturità ha sicuramente contribuito ad aumentare la sua classe e la sua eleganza rispetto ai primi anni della sua carriera quando modella prediletta del fotografo di fama mondiale Erwin Blumenfeld, che la ritrae nella sua prima cover per Vogue, nel 1947. Il suo volto conquista immediatamente gli addetti ai lavori, ben consapevoli di trovarsi di fronte ad una futura stella della moda, aveva 16 anni, ed era entrata nella storia come la modella più giovane ad essere apparsa sulla copertina del celebre magazine.

Nella sua carriera sfolgorante, Carmen Dell’Orefice ha posato per fotografi del calibro di Irving Penn, Richard Avedon, Francesco Scavullo, Norman Parkinson e Melvin Sokolsky, che la immortala per Harper’s Bazaar nel 1960 e per Vanity Fair.

Carmen Dell’ Orefice è ancora oggi un’icona di stile e per essere così bella alla sua età, non nega di essere ricorsa a diversi aiuti estetici che confessa in modo anche molto auto ironico “Beh, se tu avessi il soffitto che cade in salotto, non faresti una riparazione?” 

Ma chi è Carmen dell’Orefice? Nata a New York City da genitori di origine italiana ed ungherese, Carmen vive un’infanzia difficile a causa della burrascosa relazione dei genitori. La piccola viene affidata a lontani parenti e fino agli undici anni, quando va a vivere con la madre. Il portamento fiero, la curva gentile del mento e il lungo collo da cigno non passano inosservati. La sua bellezza non tarda a portarle il successo: è il 1946 quando la giovane viene presentata a Vogue, la Bibbia della moda.

Maria Christina Rigano

FONTI:

http://d-art.it/moda/carmen-dellorefice-la-regina-delle-passerelle/7554
Carmen Dell’Orefice, top model a 85 anni! (cliomakeup.com)