Una stanza tutta per sé

Mes amis, bentornati nella nostra rubrica #ReceUstioni, come avrete notato questa settimana è interamente dedicata alle donne, in vista del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne… Donc mes amis protagonista della recensione di oggi è un libro pilastro del femminismo, di un’autrice considerata l’ispiratrice del movimento femminista, je parle de “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf.

Vi starete forse chiedendo perché abbia scelto un classico da recensire, e non mi sia invece concentrata su nuove autrici, o qualche fumettista, regista, film… Bien mes amis, l’ho fatto perché penso che sia un saggio spesso sottovalutato durante anni scolastici, trattato con superficialità – se studiato. Vorrei riuscire a convincervi ad intraprendere questa lettura adesso, con le conoscenze e la consapevolezza che avete acquisito maturando durante il percorso universitario.

“Una stanza tutta per sé” è un saggio pubblicato nel 1929, ispirato a due conferenze universitarie che la Woolf ha fatto nel 1928  al Newnham College e al Girton College, due college femminili dell’Università di Cambridge – ad oggi solo il Newnham è ancora una scuola femminile. Virginia Woolf infatti era un nome famoso: fondatrice del gruppo di artisti Bloomsbury Group, composto dall’élite londinese dell’epoca che voleva rompere con le rigide norme sociali dell’epoca vittoriana, la giovane scrittrice emerge soprattutto grazie alla tecnica del flusso di coscienza, adoperata nelle sue opere.

Virginia Woolf prese attivamente parte al movimento delle suffragette, e il saggio “Una stanza tutta per sé” la consolidò come una delle fautrici del femminismo. Il libro è una riflessione dell’autrice sul ruolo delle donne nella letteratura, e più ampiamente sulla condizione delle donne nella società.

E’ un saggio che va letto con attenzione, per afferrare tutte le sfumature, le immagini che la Woolf cerca di evocare, e le citazioni. A chi mastica l’inglese, consiglierei di leggerlo nella lingua originale, e non perché i traduttori delle varie edizioni italiane non abbiano fatto un buon lavoro, ma semplicemente perché leggerlo in inglese permette di cogliere lo stile di scrittura della Woolf e di capire meglio i vari riferimenti. A tal proposito mes amis, vi invito a leggere anche le note a pié di pagina, che spiegano tutti i riferimenti letterari e culturali usati dalla Woolf nel suo saggio, affinché possiate immergervi nella sua epoca, facendo un tuffo nel passato, e al contempo imparare qualcosa di nuovo.

Le riflessioni di Virginia Woolf hanno qualcosa di straordinariamente contemporaneo, nonostante risalgano ad un secolo fa. Ad alcuni forse non sembrerebbe nemmeno così lontano, siamo negli anni ‘30 del ‘900, ma la differenza abissale tra la società odierna e quella dell’epoca odierna è lampante, ancor più se si pensa alla condizione delle donne: in Inghilterra il voto alle donne fu concesso solo nel 1928, l’anno stesso in cui la Woolf fece i suoi interventi.

Le riflessioni dell’autrice attraversano la storia delle scrittrici inglesi, passando per Jane Austen, le sorelle Brontë e George Eliot, solo per citarne alcune. Il quesito che la attanaglia, e che la spinge a fare queste riflessioni sul ruolo delle donne nella letteratura, è una domanda schietta: perché prima del Seicento non troviamo grandi scrittrici? Ma soprattutto, come può una donna diventare scrittrice? E la risposta è altrettanto diretta: “una donna, se vuole scrivere romanzi, deve avere soldi e una stanza per sé, una stanza propria”, afferma la Woolf nel suo saggio. Il significato della frase è da riscoprire nel saggio stesso, e leggendo il libro si comprende realmente a cosa fa riferimento l’autrice, perché se letta così può sembrare lapalissiana, ma il ragionamento che c’è dietro è spaventosamente vero, reale, concreto, e si riflette anche nella società odierna.

Se non l’avete mai letto, vi consiglio di cuore questo saggio, perché vi arricchisce su più livelli: linguistico, letterario, intellettuale e sociale. Perdetevi con la Woolf nei suoi ragionamenti, immaginate le vite delle donne citate da lei, e soprattutto seguite il suo consiglio: non abbiate paura di scrivere (o parlare, o fare qualsiasi altra cosa) solo perché siete donne. Anzi, fatelo proprio perché lo siete.

À bientôt mes amis

Emanuela Batir