Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese

Il 29 Novembre 1947 viene approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu, la risoluzione 181 che prevedeva la partizione di quella che era la Palestina in due stati distinti, uno Stato ebraico e uno Stato arabo. Gerusalemme e le zone limitrofe (lo 0.8% del territorio), con i suoi luoghi santi alle tre religioni monoteiste, diventava zona separata e amministrata dall’Onu.

L’esodo della comunità ebraica, in cerca di pace dopo gli orrori dello sterminio nazista, si intreccia con il folle piano di ripopolamento dello Stato di Israele (nato formalmente il 14 maggio 1948) dando inizio al dramma del popolo palestinese.

A partire dal 1948 ha inizio l’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi, che, espulsi dalle loro case, si riversano sul territorio degli stati arabi vicini: Libano, Siria, Giordania.

Alla fine del primo conflitto arabo-israeliano (luglio 1949) viene impedito alle popolazioni palestinesi di tornare alle proprie case.

I palestinesi espulsi o fuggiti dalla violenza durante questo periodo furono di fatto denazionalizzati dal parlamento israeliano nel 1952. Le loro proprietà furono confiscate e poi trasferite allo Stato di Israele a vantaggio ed uso quasi esclusivo della sua popolazione.

Ad oggi si contano più di cinque milioni di rifugiati palestinesi, di questi, un milione e mezzo vivono in circa 48 campi profughi.

Con questa giornata si vuole ricordare alla comunità internazionale che la questione della Palestina è ancora irrisolta, che milioni di persone vivono in condizioni di estrema precarietà, che intere generazioni di giovani palestinesi vengono private dei più basilari diritti e libertà, della sicurezza (pensiamo al territorio di Gaza), della serenità.

La giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese non deve essere motivo di ulteriore scontro e attrito, ma un momento di riflessione sul tormento di un intero popolo e un’intera nazione, affinché la condizione di sofferenza di milioni di persone non venga normalizzata e dimenticata.

Chiara Palumbo