#UNINTSIGHTSEEING: NEMI (RM)

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Nel cuore dei Colli Albani, a soli 30 km da Roma, sorge il suggestivo comune di Nemi. La bellezza del paesaggio e l’idilliaca posizione hanno fatto di Nemi una rinomata meta fin dall’Impero romano. Pare, infatti, che proprio sulle sponde del lago avevano costruito ville Giulio Cesare e Caligola.

A contribuire a tale suggestione è il lago che domina il paesaggio circondato da verdi boschi tanto da far sì che territorio di Nemi fosse inserito nell’area del Parco Regionale dei Castelli Romani.

Famose in tutte il mondo sono le sue fragole coltivate lungo le rive del lago omonimo tanto che dal 1922 ogni prima domenica di giugno fosse indetta una festa per celebrarle: la rinomata “Sagra delle Fragole”.

Dietro tali festeggiamenti si cela una leggenda secondo la quale le fragole siano nate dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone e trasformate poi in cuori rossi.

Il borgo ha ottenuto la Bandiera Arancione da parte del Touring Club Italiano per la qualità dell’accoglienza riservata ai turisti provenienti da tutto il mondo.

Nemi è raggiungibile da Roma partendo dal capolinea della metro A (Anagnina) e prendendo il bus Cotral diretto a Genzano, per poi prendere un secondo bus, diretto a Nemi. Se ci si sposta in auto, è possibile imboccare il Grande Raccordo Anulare fino all’uscita 5 (Aeroporto di Ciampino) per poi proseguire in Via dei Laghi sino all’uscita Nemi.

#UNINTSightseeing: Orvieto (TR)

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Orvieto è un borgo di rara bellezza e di storia antichissima, dove tutto alimenta il desiderio di osservare, assaporare, esplorare. Ha fatto da sfondo a numerosi film tra cui quelli a cui hanno preso parte Colin Firth, Daniel Craig. È facile incontrare in uno dei tanti ristoranti della zona, anche Martin Scorsese o l’affascinante Richard Gere, ospite fisso di Villa Malva, una splendida costruzione, sede di un moderno studio di registrazione, dove hanno inciso i loro pezzi artisti del calibro di Celine Dion.
Orvieto è una chicca che può essere paragonata a un piccolo fiore in una landa che più verde non si può. È il cuore dell’Umbria, terra di forti colori, di un popolo di storia millenaria, dove tutto sussurra di antiche leggende, di paesaggi infiniti e dove lo sguardo si perde con struggente emozione.

Una storia, quella di Orvieto, cantata e tramandata da mille generazioni che affondano le proprie radici nel popolo etrusco che su quel “sasso che si erge verso le nubi al cielo” (Saxum per nubila coeli surgit), come declamò nel Duecento un poeta orvietano, edificò quella che rimarrà una delle più fascinose e ricche città della loro straordinaria cultura.
Qui svetta maestoso ed imponente il simbolo della città nell’immaginario collettivo, il Duomo di Orvieto detto anche il Giglio d’oro delle cattedrali per i mosaici che ornano la sua impareggiabile facciata e per gli interni, un tripudio di opere d’arte e per un gioiello artistico, la Cappella di San Brizio, sulle cui pareti il cortonese Luca Signorelli affrescò (1499-1504) un Giudizio Universale che è una delle più eccelse testimonianze della pittura italiana, si erge maestoso nel centro della città. Da qui si snoda un percorso di strade, stradine e viuzze, su cui si affacciano, piccole botteghe di alto artigianato e segno di affetto al proprio passato, a cui si affianca l’antica arte del merletto orvietano, tramandato dalle abili donne, il cui ornato è arricchito da foglie d’edera, uva, animali, tutti ben presenti nei bassorilievi del Duomo e che può raggiungere quotazioni di altissimo prestigio.

Ad Orvieto c’è un mondo nascosto dalla luce del sole. Un mondo sotterraneo fatto di cunicoli, grotte e pozzi, nato ben 2.500 anni fa per soddisfare quello che era il reperimento del bene più prezioso, ovvero l’acqua: un bene indispensabile ma purtroppo assente sull’alto pianoro della Rupe orvietana tanto da far nascere l’esigenza di scavare profondissimi pozzi.

Profondi, angusti, a sezione rettangolare, precipitano a strapiombo per decine di metri alla ricerca delle vene sotterranee. Di questi il più suggestivo, il Pozzo di San Patrizio, fortemente voluto da papa Clemente VII nel 1527, un’opera architettonica di sapiente ingegneria di gigantesche dimensioni. Si scende giù, sempre più giù e si getta poi, come vuole la tradizione, una moneta, esprimendo un desiderio, perché, come dice pure l’iscrizione posta all’entrata: “Quod Natura Munimento Inviderat Industria Adiecit”: Ciò che non aveva dato la natura, procurò l’industria! Suvvia, aiutati che il ciel t’aiuta!

#UNINTSIGHTSEEING: SPERLONGA

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Piccolo comune del basso Lazio, situato in provincia di Latina, oltre a offrire alcune delle spiagge più belle della Penisola è anche uno dei borghi più belli d’Italia: parliamo di Sperlonga. Affascinante anche in inverno, spazzata dal vento che viene dal mare, con le spiagge vuote e le strade bianche come il latte, questo piccolo centro può offrire davvero una vacanza unica e inaspettata. Con i suoi tesori d’arte, storia, cultura e tradizioni, rappresenta la meta ideale del turismo più curioso e disparato.


Il borgo, oltre ad offrire lunghe e meravigliose spiagge, vanta anche di un gran numero di servizi, oltre che di diversi luoghi da visitare, sia in inverno che in estate. Le viuzze che disegnano sali e scendi con scorci sul mare, sono imbiancate a calce, come le strade e le case del paese, che offre ottimi spunti per una vacanza alla scoperta della cultura locale. Il borgo bianco, visitabile a piedi o in bicicletta, la sera si anima e diventa il luogo ideale per cene o passeggiate, mentre, per i più giovani o “scatenati”, non mancano i locali notturni in cui passare la serata.


Elemento caratteristico di questa località è la scogliera di Capovento situata a soli 3 km dal borgo, ove si erge una torre a picco sul mare, costruita nel Medioevo per avvistare e difendersi dai Saraceni, insieme ad altre quattro torri. La Torre Centrale e la Torre del Nibbio sono oggi incorporate tra le case del paese, dando al borgo quell’aspetto arroccato e tortuoso proprio dei torrioni medievali. La Torre Truglia, invece, è stata più volte restaurata, e ha anche ospitato per diversi decenni la sede della Guardia di Finanza, motivo per cui gode di continua ed ottima manutenzione. Meritano una visita anche le piccole e pittoresche chiese di Sperlonga, situate per lo più nel cuore antico della città.


Altro elemento caratteristico, da non perdere assolutamente, sono la Villa e della Grotta di Tiberio. Affacciate direttamente sul mare, sono molto facili da raggiungere: basterà seguire le indicazioni sulla strada che collega Sperlonga a Gaeta per circa un chilometro. La Grotta di Tiberio è una grande cavità naturale rocciosa aperta sul mar Tirreno, affiancata da un piccolo tratto di spiaggia estremamente affascinante. La Villa è invece situata all’interno del sito ove è possibile visitare anche il Museo archeologico locale, che ospita i gruppi statuari che un tempo decoravano la città.

#UNINTSIGHTSEEING: CASTEL DI TORA

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Nel cuore dell’Italia, tra scenari lacustri e suggestivi scorci medievali, sorge Castel di Tora, un piccolo comune di circa 300 abitanti, situato all’interno della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia.
Chi lo visita si innamora dei suoi paesaggi, da molti definiti i più belli del Lazio. Adagiato sulle sponde del lago artificiale del Turano, in cima a un alto colle, regala scenari incantevoli che si specchiano nelle acque del bacino, incorniciati dai fitti boschi del Monte Navegna, dalla cui sommità, nelle giornate più limpide, si può osservare persino la cupola di San Pietro a Roma. Passeggiando per le sue viuzze è impossibile non lasciarsi conquistare dalle atmosfere intime, accoglienti e cariche di storia: scenario perfetto per una passeggiata fuori città. Che si cammini sulle sponde del lago, o che si esplorino gli stretti vicoli di pietra, la bellezza di questa località riempirà di poesia ogni dolce fuga romantica con la propria metà.

Esplorando il borgo si gode della piacevole sensazione di fare un tuffo nel Medioevo. La torre poligonale della fortezza, che domina una roccia a strapiombo sul lago, risale all’XI secolo, mentre le quattrocentesche torrette di via Torano e di via Cenci svelano le vestigia dell’antica cinta muraria. L’intero borgo è un trionfo di case in pietra locale a vista con coperture in legno e manto in coppi di laterizio, in pieno stile rurale medievale, mentre nell’aria aleggia il profumo di timo e di ginestre. Magnifica la chiesa di San Giovanni Evangelista, con i suoi affreschi cinquecenteschi ed il pittoresco campanile su cui crescono violaciocca e mentuccia, così come il settecentesco palazzo adiacente la torre poligonale. Una volta giunti nella piazza principale, si è rapiti dalla sorprendente vista panoramica sul lago e dalle forme della fontana del Tritone, risalente alla fine del XIX secolo.

E per lasciarsi travolgere dalla sensazione di trovarsi in un luogo dal fascino surreale sospeso nel tempo e sulle placide acque del lago, vale la pena raggiungere l’incantevole Borgo di Antuni che sorge su una piccola penisola collegata alla terraferma da un istmo. Il piccolo borgo cinquecentesco custodisce il bel Palazzo del Drago, risalente al XV secolo, oltre allo scenografico eremo di San Salvatore che si erge su una parete a picco sul lago.

Prima di abbandonare questo piccolo angolo di paradiso, vale, infine, la pena sedersi al tavolo di una delle tradizionali trattorie vista lago e lasciarsi deliziare dai piatti preparati con i prodotti del territorio che spaziano dai particolari “fagioli a pisello”, coltivati solo da queste parti, ai formaggi, ai tartufi, ai funghi, sino al saporito pesce di lago. Tra le specialità da assaggiare, il Polentone condito con sugo di magro di baccalà, aringhe, tonno e alici, e gli stragliozzi, un particolare formato di pasta lavorata a mano.

#UNINTSIGHTSEEING: CASTEL GANDOLFO

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Tra il verde dei Castelli Romani sorge Castel Gandolfo adagiato sulle pendici del Lago Albano. Una residenza di proprietà pontificia da circa quattrocento anni, nonché il luogo in cui i papi passano tradizionalmente le ferie estive, Castel Gandolfo è uno degli ultimi resti dello Stato della Chiesa: l’unica altra residenza ufficiale fuori dal Vaticano è il Palazzo del Laterano, in piazza San Giovanni, a Roma. Prima dell’annessione di Roma al Regno d’Italia il papa abitava nel palazzo del Quirinale, dove ora c’è la residenza del presidente della Repubblica italiana. Castel Gandolfo (a volte scritto erroneamente Castelgandolfo) è un bellissimo comune di novemila abitanti sulle rive del lago Albano, a circa 25 chilometri dal centro di Roma, nella zona dei Castelli Romani.

Nell’area ci sono infatti i resti, scoperti solo negli anni Trenta, della grande residenza di campagna preferita dall’imperatore Domiziano, che regnò dall’81 al 96 dopo Cristo. Era un enorme insieme di costruzioni, su tre livelli scavati nel fianco di una collina, di cui facevano parte anche un circo, un santuario di Minerva e un teatro. Prima ancora, secondo alcuni, in quel luogo si trovava il centro della città di Albalonga: come ricorda l’Eneide, è quella città fondata da Ascanio, figlio di Enea, poi rasa al suolo dai romani nel settimo secolo avanti Cristo, nelle guerre dei re di Roma per il dominio sul Lazio.

Verso il 1200, nei pressi dell’antica villa imperiale romana si costruì il castello fortificato della famiglia genovese dei Gandolfi: Castrum Gandulphi, da cui prende il nome l’odierna Castel Gandolfo. La rocca era una fortezza quadrata posta al culmine della collina con alte mura merlate ed un piccolo cortile ancora esistente, circondata da un possente bastione che la rendeva pressoché inespugnabile. Dopo alcuni decenni, passò in proprietà dei Savelli che, con alterne vicende, la tennero per circa tre secoli.

Che cos’è?
Le Ville Pontificie di Castel Gandolfo sono un insieme di palazzi e giardini su un’area molto vasta appartenente al Vaticano stesso: circa 55 ettari, cioè 0,55 chilometri quadrati, più della Città del Vaticano nel centro di Roma. È una delle più grandi zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia. Ne fanno parte il palazzo pontificio propriamente detto e tre ville storiche (Giardino del Moro, Villa Cybo e Villa Barberini), oltre a giardini, statue, fontane. All’interno dei palazzi ci sono diverse opere d’arte e una biblioteca di circa 22 mila volumi; nell’ala settentrionale del palazzo principale c’è anche la Specola Vaticana, ovvero l’osservatorio astronomico pontificio, che fu spostato a Castel Gandolfo da Roma – si trovava dietro la basilica di San Pietro – negli anni Venti, dato che le luci della città disturbavano troppo l’osservazione.

#UNINTSIGHTSEEING: Giardino di Ninfa (LT)

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A breve distanza da Roma, più precisamente a Cisterna di Latina, si nasconde un giardino unico nel suo genere, il Giardino di Ninfa, dove, sugli antichi ruderi di una città perduta, la città di Ninfa, crescono piante rare e secolari. Il nome deriva da un tempietto di epoca romana dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive, costruito nei pressi dell’attuale giardino.


Fiorente cittadina medievale, Ninfa sorgeva sull’unica via di comunicazione che da Roma portava al sud, al riparo da briganti e dalla palude insalubre. Grazie ai dazi versati dai passanti, la ricca cittadina prosperava nell’arte e nella cultura, all’ombra di un imponente castello: il Castello Caetani di Sermoneta. Ma la storia non fu clemente con Ninfa, che nel 1300 finì abbandonata e saccheggiata. Prima della rovina, i Caetani salvarono gli affreschi più importanti di Ninfa per esporli nella loro tenuta, in un’opera avanguardistica di salvaguardia dei beni culturali e restauro ante litteram. Secoli dopo, intorno ai ruderi della città, diedero inizio alla costruzione del Giardino all’inglese di Ninfa. Le rovine furono restaurate, la zona bonificata e le piante, per lo più esotiche e provenienti dai viaggi della famiglia all’estero, colorarono il parco. Lelia, l’ultima rappresentante della famiglia Caetani, non avendo eredi, lasciò il castello ed il giardino alla fondazione Caetani che tuttora si occupa del giardino di Ninfa.


Secondo il New York Times, si tratta del giardino più bello e romantico al mondo, visitato tutti gli anni da migliaia di turisti ed intorno al quale sorge un’oasi WWF per la salvaguardia della flora e della fauna del luogo. All’interno del giardino di otto ettari si possono ammirare ben 1300 specie di piante, tra cui 19 varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi. A primavera, i ciliegi ornamentali fioriscono creando un panorama da fiaba.

Nel 2020 il giardino di Ninfa ha preparato per il pubblico una serie di novità che permettono di visitarlo in tutte e 4 le stagioni con un unico biglietto e di partecipare a interessanti percorsi letterari.

La zona non è servita da mezzi pubblici ed è raggiungibile esclusivamente con mezzi propri, anche se è possibile arrivare nei dintorni con il treno e servirsi un servizio di taxi dalla stazione, molto vicina al giardino.

#UNINTSIGHTSEEING: CALCATA (VT)

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Cuore dell’Agro Falisco, lo scenario offerto dalla Valle del Treja è considerato uno dei più incantevoli paesaggi laziali. A soli 40 chilometri da Roma, tra la folta e impenetrabile vegetazione e le rocce tufacee, sorge, arroccato su una montagna di tufo, il centro storico di Calcata. Al borgo si accede dall’unica porta che si apre sulle mura. Non appena oltrepassatala, lo spettatore è portato indietro nel tempo, in un medioevo magico e arcano.

Tra i tanti motivi per cui Calcata attrae visitatori c’è la grande varietà delle realtà artistiche. Non a caso è stata rinominata anche come il ‘borgo degli artisti‘, per l’alto numero di creativi provenienti da tutto il mondo che vivono e lavorano nel villaggio. Non solo pittori e scultori, ma anche musicisti e attori, con cui è possibile entrare a contatto visitando i loro studi d’arte o ammirandone le opere esposte nelle gallerie e negli spazi espositivi. Merita una menzione speciale il Museo Opera Bosco, situato in località Colle, nei pressi di Calcata. Nato da un’idea degli artisti Anne Demijttenaere e Costantino Morosin e aperto al pubblico dal 1996, si tratta di un itinerario che percorre quasi due ettari di bosco, ove tra la vegetazione sorgono circa quaranta opere, eseguite interamente con materiali naturali, che riproducono i più svariati soggetti: un perfetto connubio tra arte e natura, realizzato per comunicare l’importanza della tutela e della valorizzazione del territorio, che gli ideatori del museo infondono anche attraverso seminari educativi e varie attività multidisciplinari.

Il borgo, ha ottenuto la Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra.

Le vie che si irradiano dalla lunga piazza, centro del vissuto collettivo e punto di ritrovo nel quale si è allo stesso tempo spettatori e attori, portano tutte verso gli strapiombi della rupe e spesso nascondo, nei sotterranei, umide grotte tufacee. Ai piedi dello sperone opposto a Calcata sorge tempio falisco, e la Necropoli di Pizzo Piede, situata su un vasto altopiano da cui si aprono splendidi panorami verso il Monte Soratte e la Valle del Tevere. Proprio lungo il sentiero per Pizzo Piede è inoltre visibile un enorme monolite, simile ad un “menhir”, che si pensa venisse utilizzato a mo’ di torre di vedetta.

Per raggiungere il borgo è possibile usufruire degli autobus COTRALSPA.

#UNINTSIGHTSEEING: Torre Alfina (VT)

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Torre Alfina, definita recentemente uno dei Borghi più belli d’Italia, sorge tra tre confini, nello spicchio che separa la Tuscia dalla Toscana e dall’Umbria. Sulla vallata si erge maestoso il tenebroso Castello neo-gotico che sovrasta la riserva naturale del Monte Rufeno: un panorama da fiaba!

Poco lontano dalla fortezza si trova il Sasseto, che il National Geographic ha definito “il bosco di Biancaneve”, non un bosco qualsiasi insomma. Immergendosi in questo santuario naturale tra lecci, cerri e tigli si percepisce una forza antica e misteriosa, le radici contorte cercano le profondità della terra attraverso grandi massi vulcanici, verdi di muschi, felci di varie specie ricoprono le rocce, sbucano in ogni angolo, si arrampicano su tronchi e rami ornandoli di fronde lucide e verdissime.

L’atmosfera al Sasseto diventa magica quando nel cuore del bosco s’intravede una struttura gotica, un mausoleo dove riposa il Conte Cahen, il quale scelse nel suo testamento di essere seppellito in questo magnifico bosco di sua proprietà e di preservarlo intatto nella sua selvaggia bellezza.

Il bosco del Sasseto è sovrastato dal borgo e dal Castello che si erge maestoso in cima al colle. Il Castello ha una lunga storia, essendo in un punto strategico del centro Italia passò di mano in mano fino alla dinastia Monaldeschi che governò il feudo per due secoli. Sul finire del 1800 tutte le proprietà signorili furono acquistate dal Conte Edoardo Cahen, che si fregiò del titolo di Marchese di Torre Alfina.

I Cahen erano parte di una ricchissima famiglia ebrea di banchieri: originali di Anvers in Belgio, furono persone di raffinata cultura. Nei dipinti delle gallerie del castello sono visibili i ritratti di Matilde Serao e Gabriele D’Annunzio, il quale scrisse un’opera musicata da Rodolfo Cahen “Sogno di un tramonto d’autunno”.

Edoardo fece ristrutturare completamente il palazzo Monaldeschi dandogli un aspetto austero di maniero neo-gotico ma non vide la sua opera conclusa, dopo la sua morte il figlio Rodolfo coninuò il suo progetto fino all’emanazione delle leggi razziali che lo costrinsero alla fuga dall’Italia rifuguandosi in Svizzera, non avendo eredi lasciò il patrimonio al maggiordomo.

Per raggiungerlo coi mezzi prendere il treno regionale, fermata Orvieto.

#UNINTSIGHTSEEING: PARCO REGIONALE VALLE DEL TREJA

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Il Parco Regionale Valle del Treja è una delle aree protette del Lazio più conosciute e maggiormente apprezzate, per via dei suoi angoli davvero suggestivi e di grande fascino. Nonostante non sia molto esteso, in esso troviamo interessanti ed importanti elementi naturalistici, storici e geologici che ogni anno richiamano migliaia di turisti.

Caratteristiche della riserva sono la variegata fauna e flora del Parco Regionale Valle del Treja, dove è possibile incontrare piante e animali dalle specie più comuni alle più rare. Tra gli animali più facili da avvistare ci sono la volpe, il riccio, la faina, l’istrice, il ghiro e il moscardino. Tra le piante troviamo invece il corniolo, il ligustro e la ginestra. Nelle zone a bosco misto sono inoltre presenti carpino nero, roverella e ornello e nel sottobosco si trovano pungitopo, robbia e ciclamino.

Uno dei punti più spettacolari e magici del Parco sono le famose Cascate di Monte Gelato, principale attrattiva del Parco, teatro di vari spot televisivi e set di alcuni film, dove la natura circostante e l’incorrotto silenzio creano un’atmosfera d’altri tempi.

La visita al Parco Regionale Valle del Treja vi condurrà alla scoperta dei tesori artistici e archeologici presenti nell’area protetta, in particolare il bellissimo borgo di Calcata, situato su un possente blocco di tufo a guardia della valle. In ultimo consigliamo una visita anche al piccolo centro di Mazzano Romano (a pochi km a sud di Calcata), posto su una rupe affacciata sulla Valle del Treja e Civita Castellana, con il suo maestoso castello.

Per chi volesse raggiungere il parco con i mezzi, le fermate COTRAL più vicine sono:
Calcata (Circonvallazione /Ferrauti/ V Circonvallazione), a 840 metri di distanza a piedi dal parco, raggiungibile con 12 minuti di cammino.

#UNINTSightseeing: Palestrina (Roma)

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La città di Palestrina è uno dei borghi più ricchi di storia e vibranti dal punto di vista culturale della nostra regione, distante solo 40 km dalla capitale.

L’attuale nucleo urbano sorge sull’antica città latina di Praeneste, famosa soprattutto per il Santuario della Fortuna Primigenia, luogo di culto dalla notevole importanza storica. I reperti sono ancora oggi conservati nel Palazzo Barberini, di epoca rinascimentale, costruito poco sopra il tempio. Testimonianze storiche, descrivono in maniera esaustiva i riti che si svolgevano nel Santuario legati al recupero delle sortes, tavolette che davano responsi a quesiti posti dai nobili e che si estraevano dal fondo di un pozzo (ancora oggi esistente) per mezzo di un bambino che veniva calato al suo interno dai sacerdoti. Del culto parla anche Marco Tullio Cicerone nell’opera De Divinatione.

Il centro storico si presenta come il perfetto connubio tra antichità e medioevo, che si fondono perfettamente con estrema armonia. Un esempio è la Cattedrale di Sant’Agapito del 1117, che conserva anche i resti del Foro romano.

La città, inoltre, viene ricordata per avere dato i natali a Pierluigi da Palestrina, noto musicista e inventore della polifonia, omaggiato con una statua a lui dedicata nella piazza principale. La sua casa natale è oggi luogo di mostre, concerti, rassegne ed eventi di vario genere.

Raggiungere Palestrina è semplicissimo: basta prendere un treno dalla stazione di Roma Termini della linea Roma – Cassino e scendere alla stazione di Zagarolo, oppure uno dei tanti Cotral dal capolinea di Anagnina (metro A) e Ponte Mammolo (Linea B).