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IL LIBANO IN GINOCCHIO

Con le esplosioni a Beirut del 4 agosto dal bilancio, ancora provvisorio ma molto tragico, si contano 137 vittime, 5 mila feriti, centinaia di dispersi e 300 mila sfollati nella capitale, senza un tetto nel vero senza della parola. Palazzi crollati, abitazioni inagibili, il boato si è sentito fino all’Isola di Cipro. Quest’ultimo episodio accresce la rabbia tra i Libanesi residenti e tra quelli della diaspora internazionale. Tutti uniti per aiutare il loro paese a superare ancora una volta una tragedia, ma questa è veramente drammatica capitata inoltre in un periodo poco roseo per il Paese dei Cedri.

Il Libano stava vivendo una gravissima crisi economica e finanziaria che lo ha portato al default, è sicuramente un Paese complesso causato dal melting-pot religioso e sociale che lo compone, sfibrato da una guerra civile che è durata 30 anni, da un’instabilità politica e soprattutto economica che ha fatto crescere la rabbia degli abitanti contro lo Stato libanese che dallo scorso ottobre, a migliaia si sono riversati nelle strade per protestare. Il Libano è una nazione che importa tutto e produce poco, non ha elettricità e la sua ricchezza derivava dal settore terziario e soprattutto dal turismo che, per questioni di sicurezza, non si è più sviluppato nell’ultimo mezzo secolo. Tutti elementi che hanno messo il Libano in ginocchio.

Dal 4 agosto, I soccorritori sono sempre al lavoro tra le macerie, gli abitanti si sono rimboccati le maniche per ripulire le strade dai detriti e la diaspora libanese sparsa nel mondo è impegnata a raccogliere soldi per aiutare chi è rimasto ferito o chi ha perso la casa. Anche l’Istituto Culturale Italo-Libanese si sta muovendo tramite una raccolta fondi destinata a ricostruire un’ala, di un Ospedale, che è stata distrutta dall’esplosione, si tratta del “Karantina Government Hospital” che si trova nelle vicinanze del porto, un piccolo ospedale sito nel quartiere dove la gran parte della popolazione è povera.

Da sempre popolo del Paese dei Cedri ha dimostrato grande generosità accogliendo il più alto numero di rifugiati siriani nella regione e ancora prima di loro ha accolto i rifugiati palestinesi, molti di loro ormai inseriti nel tessuto sociale con passaporto libanese. Un giorno forse il Libano vedrà un Alba diversa ma tutto il mondo è lì a guardare e speriamo non solo… perché mai come oggi il paese dei Cedri ha bisogno del sostegno Internazionale.

Maria Christina RiganoConsigliere Istituto Culturale Italo Libanese

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L’ARTE A PORTO ROTONDO

Porto Rotondo è sempre stata una meta di amanti del mare e del sole dove incontrare amici, bere un aperitivo in piazza, fare shopping o semplicemente ammirare le bellezze naturali, ma grazie alla mia amica appassionata d’Arte, ex compagna di scuola, Raffaella Bertone, ho potuto ammirare altre bellezze e conoscere alcune storie che caratterizzano una località dove l’arte è sempre stata una grande protagonista.

Il fiore all’occhiello di Porto Rotondo è sicuramento la Chiesa di San Lorenzo, unica nel suo genere. Ideata da Andrea Cascella e Mario Ceroli, la chiesa di Porto Rotondo è dedicata a San Lorenzo. Collocata in cima a una maestosa scalinata di granito che parte dalla piazza San Marco, la chiesa è ben visibile da chi viene dal mare ma fu Andrea Cascella a volere che il tempio di Porto Rotondo, simbolo di sacralità e insieme di vivere civile, fosse incastonato tra le case del villaggio come si usa a Venezia, e non isolato in uno spazio forse più scenografico come si era pensato all’inizio. Il soffitto è a carena rovesciata. Il corpo centrale è sormontato da una particolarissima decorazione in legno di pino di Russia realizzata come se fosse la carena di una nave rovesciata. L’ambiente è senz’altro suggestivo. Penso di non aver mai visto una piccola chiesa così riccamente decorata con arte moderna e allo stesso tempo molto accogliente. Entrando, sulla parete di destra conseguente la scala di Giacobbe, quella che conduce in paradiso, “l’ultima cena”. Sul soffitto una complessa rappresentazione del “giudizio Universale”. Sulla parete di sinistra la “Fuga in Egitto” e infine l’albero della vita e l’arcobaleno rappresentano gli elementi fondamentali dell’universo.

L’itinerario artistico proposta dalla mia amica Raffaella si è concluso la serata del 2 agosto, quando il borgo ha ospitato la quarta edizione della mostra mercato di arti visive “Le quai des artistes”, curata da Aldo Manzanares. Dalle 18:00 alle 24:00 trentuno artisti hanno esposto le loro opere nelle vie e nelle piazze di Porto Rotondo, creando un itinerario artistico a cielo aperto. L’evento si è concluso con la premiazione dell’artista Prima classificata Emanuela Giacco con l’opera ALCHEMY THRONE, una scultura tessile, realizzata con cime nautiche in polietilene, dipinte a posteriori con vernici acriliche, trattate con finitura in Paraloid. L’opera sarà ospitata nella Porto Rotondo Art Gallery del Conte Luigi Donà dalle Rose in immagine. La giuria era composta dal fondatore di Porto Rotondo Luigi Donà dalle Rose, dall’appassionata di arte Pai Hruska, dallo scultore Emmanuel Chapalain, dall’assessora comunale Sabrina Serra e dal curatore Aldo Manzanares.

L’Italia offre a chi la visita, e quest’anno molti di noi sono rimasti nel bel paese, non solo ottimo cibo, ottimo vino, paesaggi mozzafiato ma anche opere d’arte spesso non ricordate o accantonate che passano purtroppo in secondo piano rispetto a una gita in barca o alla ricerca di una tintarella sempre più dorata.

Maria Christina Rigano

PH. by Francesca Santopadre

Fonti

ARTE CONTEMPORANEA, EMANUELA GIACCO PREMIATA A PORTO ROTONDO

https://www.lanuovasardegna.it/olbia/cronaca/2020/08/01/news/questa-sera-a-porto-rotondo-ritorna-le-quai-des-artists-1.39150712

https://www.portorotondo.eu

La chiesa di San Lorenzo a Porto Rotondo

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Valentino 2021, from Vogue.com Courtesy of Valentino;
Dior Cruise 2021 PH by Domenique Maitre/WWD;
Armani Store “la Prima”, Author: Dan Bot, Copyright: Dan Bot

Come l’Alta Moda si reinventa e riparte

Valentino a Roma,
Giorgio Armani a Milano,
Dior di Maria Grazia Chiuri a Lecce

Poco tempo fa, proprio in piena pandemia, Giorgio Armani scriveva una lettera che per prima faceva luce sulle attuali criticità del sistema moda, promuovendo delle soluzioni non solo più sostenibili in termini di materiali e processi produttivi ma anche in termini di ritmi folli e priorità sottovalutate.

Insomma, tutto preannunciava una season diversa dalle altre per la moda italiana sicuramente già altamente “rivoluzionata” dal problema Covid-19.

“(..) è tempo di togliere il superfluo e ridefinire i tempi” la frase- simbolo che ha colto la risposta non solo di re Giorgio alla crisi portata nel mondo della moda dalla pandemia, ma di tutti gli attori del mondo fashion. Questa analisi approfondita, che porta con sé soluzioni a problemi tutt’altro che nuovi, è stata al centro della ridefinizione del calendario donna, uomo e alta moda del gruppo Armani.

Il calendario Armani vedrà sicuramente sfilate Giorgio Armani ed Emporio Armani a settembre a Milano (collezioni uomo e donna) secondo modalità, che ci auguriamo, siano meno digitali rispetto alle season estive dei competitors. Altra storia invece sarà per Armani Privé che sfilerà a gennaio 2021 nella sede di palazzo Orsini in via Borgonuovo a Milano. Ma quali sono le caratteristiche di questa collezione? La non stagionalità.

Con questa premessa, Re Giorgio ed il suo staff propongono dei capi facilmente adattabili che “scivolino” sui corpi accarezzandoli al di là dell’estate o dell’inverno. Ma giugno 2020, come si è potuto vedere, è stato attivo il servizio “sartoria” per i buyers: presentazioni di abiti su appuntamento, come avviene in tempi ordinari, per i clienti più affezionati con un ampio repertorio di modelli anche da precedenti collezioni, correlati di samples tessili.

Oltre al mito immateriale si parlerà, nei prossimi mesi, anche del ritorno di un mito “materiale”: dal prossimo dicembre assisteremo al ritorno de “La Prima” con sei differenti tipi di modelli dell’iconica borsa lanciata dallo stilista italiano nel 1995.  Prima borsa realizzata dallo stilista, essa porta con sé un’idea androgina che va oltre l’oggetto per affermarsi nello stile: un equilibrio tra maschile e femminile, funzionalità ed eleganza come ha affermato lo stesso Armani.

Un’atmosfera onirica è senza dubbio quella realizzata nella sfilata primavera estate di Maria Grazia Chiuri per Dior. La sfilata Cruise 2021 per Dior è stata presenta in Puglia, precisamente a Lecce, terra d’origine del padre della Chiuri. Un evento tutt’altro che usuale sin dall’inizio quando si parlava di diretta streaming dell’evento su tutti i canali social con l’inserzione di diverse performances ad inizio serata. Tuttavia, il destino ci ha messo lo zampino. E come tutte le storie che si rispettano, momenti magici inclusi, l’evento che Dior ha realizzato, è stato un omaggio intimo e delicato alle tradizioni della regione italiana. La decisione di sfilare in Puglia, come ha sostenuto la stessa Chiuri, è stata presa già l’anno scorso; ma forse è stata l’eccezionalità del caso e della situazione attuale, ad immortalare Dior Cruise 2021 nei catwalks più iconici della maison. Ecco che Lecce si trasforma mettendo in luce la propria artigianalità in relazione al nuovo in termini di tessuti ed innovazione ma anche in termini più nostalgici legati al passato, all’idea di famiglia e di fanciullezza.

L’ispirazione della Chiuri non si ferma al luogo e al ricordo personale ma bensì si espande andandosi a concretizzare nello scritto “Sud e Magica” dell’antropologo Ernesto De Martino. Il libro parla di un viaggio intrapreso nel sud Italia nell’immediato secondo dopo guerra: in questo clima segnato dalla guerra e dall’inevitabile povertà, l’autore si sofferma, con uno sguardo curioso, sulla musica e le danze (in particolare la pizzica tarantata) trovando nella tradizione, la speranza per continuare a credere nel futuro. Ecco giustificato il mood/motto “Armando e cantando” che si può notare fuori Le Costantine, un laboratorio tessile e centro di formazione in Puglia, essenziale per la realizzazione degli abiti Cruise. Un inno alla vita e alla gioia, così spensierata, così giocosa. Grazie al lavoro di Le Costantine, che si occupa anche del reperimento dei tessuti da lavorare della zona, ecco riaffiorare nella realizzazione dei capi, la tessitura su telaio che, come sostiene la stessa Chiuri “(..) è importante celebrare questo tipo di lavoro, soprattutto perché c’è questa idea, non solo in Italia, ma nel mondo, che questi lavori vengano fatti normalmente dalle donne come lavoro domestico, più che come lavoro creativo”.

Grazie anche ad un altro sistema tradizionale, quello del tombolo, è stato possibile creare delle rose ricamate per portare avanti la tradizione di un vestito Miss Dior, primo abito ricamato a fiori creato nel 1949 dallo stilista francese.

La performance in sé contiene elementi di reinterpretazione della musica pugliese creando una collaborazione, autentica ed inaspettata, tra Paolo Buonvino (The Medici- la serie, soundtrack) e la fondazione “la Notte della Taranta”. A seguire l’esibizione dell’Orchestra Roma Sinfonietta, inoltre per la coreografia è stato presente il ballerino Sharon Eyal che già precedentemente aveva collaborato con la maison. Un lavoro sull’autenticità non solo nella produzione ma anche per quanto riguarda il team work: ogni mezzo è stato impiegato per facilitare la lavorazione a distanza, appena scattato il lock down; non sono mancati i momenti di incertezza per le sorti della sfilata ma, aspettando tempi migliori in cui il pubblico non mancherà, resta il sogno di una notta magica da condividere con la comunità in streaming. Tra celebrazione della tradizione e sguardo (fiducioso) al futuro.

A Roma invece, Valentino sceglie l’esperienza digitale lanciando un forte segnale di ripartenza. Che il digitale sarebbe stato protagonista, era stato preannunciato a fine giugno insieme alla collaborazione con il regista Nick Knight. Durante la PFW, la maison italiana aveva nutrito la curiosità della fashion community pubblicando un teaser dell’evento-Couture: una rinascita attraverso il movimento di luci e colori su sottofondo musicale. Una Couture “viva” come ha commentato lo stesso Piccioli, direttore artistico della maison, nel giorno di lancio.

 Dal 21 luglio, Valentino ha inaugurato il lancio di una serie di storie tramite l’account ufficiale Instagram. I protagonisti?

Dallo stesso Piccioli, alla supermodella Mariacarla Boscono al regista Nick Knight.

Poi lo show vero e proprio, sulle note di FKA Twigs con immagini girate negli studi di Cinecittà a Roma: su stile cinematico firmato Knight, si scoprono una serie di abiti Valentino decorati con piume e metri di rouches. Tutti modelli bianchi (per essere ancora più distinguibili dallo sfondo dark) diventano il simbolo dell’apertura e della possibilità; un’immagine sostenuta dalla proiezione, direttamente sull’abito, dello sboccare di fiori. A seguito un piccolo stacco segnato dal buio e poi una veloce ripresa con l’accensione di luci nello stesso studio in cui ora le modelle Mariacarla e Adut Aktech storiche muse di Piccioli, posano su piedistalli altissimi che le donano un’immagine innaturalmente sopraelevata quasi proponendole come figure angeliche.

Tema centrale, ancora una volta, è la rinascita anche per Valentino soprattutto dopo un’esperienza negativa durante quest’anno a causa dell’avvento del Covid-19.

“Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare
qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così sicuri.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.”

Così Pierpaolo Piccioli conclude la sua fashion season citando Pier Paolo Pasolini da Lettere Luterane, autore a cui il designer si sente particolarmente vicino:

Fanny Trivigno

Fonti

https://www.google.it/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/06/giorgio-armani-annuncia-il-nuovo-calendario-delle-sue-sfilate-post-coronavirus-dal-2021-spazio-a-collezioni-senza-stagionalita/5793426/amp/;

https://www.iodonna.it/moda/news/2019/09/21/giorgio-armani-sfilata-primavera-estate-2020/,

https://www.vogue.it/moda/article/maria-grazia-chiuri-dior-cruise-2021-lecce-intervista;

https://www.google.it/amp/s/www.iodonna.it/moda/news/2020/07/22/valentino-roma-haute-couture-sfilata-autunno-inverno-2020-2021/amp/

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PH. Peter Lindbergh per Emporio Armani, 1993

Milano Fashion Week 2020

Un’edizione all’insegna di una fashion community commemorativa più inclusiva e più green

Quello che Milano promette, Milano mantiene.

La MFW di quest’anno è stata pensata e rielaborata dopo l’ondata del Covid-19 prima in Cina e poi nel resto del mondo. Ma oltre ad una stagione “peculiare”, essa si presenta come un’edizione colma di commemorazioni e collaborazioni, sempre ricordando lo sguardo al futuro del settore moda.

Dal tributo di Giorgio Armani per Peter Lindbergh, al cinquantesimo anniversario di Sportmax alle nuove collaborazioni Moncler per terminare con una nuova sfida alla sostenibilità per Vogue Italia.

In risposta al Covid-19, l’ente gestore della MFW, la Camera Nazionale della Moda Italiana ha proposto un’iniziativa intitolata “Cina, siamo con voi” che come dichiarato dal presidente Carlo Capasa ha come scopo: “sottolineare l’importanza di informare e lavorare insieme globalmente per contenere l’epidemia, ma soprattutto per trasformare l’allarme mondiale in un’onda di solidarietà che abbatterà le barriere”.

Tra i nomi più attesi in questa stagione sicuramente ricordiamo Versace pronta a stupire dopo l’apparizione di JLo in abito Jungle della scorsa edizione, Daniel Lee vincitore di ben quattro fashion awards, Bottega Veneta alla sua terza sfilata donna.

Dal designer uscente di Bottega Veneta, Walter Chiapponi, invece, ci viene presentata una preziosa collaborazione con Thomas Maier per Tod’s, marchio di cui Chiapponi è diventato direttore artistico nell’ottobre 2019. Intanto, altri vincitori sono partecipi della MFW: è il caso della vincitrice dell’ANDAM 2019, Christelle Kocher di Koché nonché prima guest designer per Pucci del gruppo LVMH rompendo così la tradizione, ormai consolidata da un paio di seasons, che vedeva un team interno a disegnare le collezioni.

Sempre per quanto riguarda il topic della “promozione della fashion community”, Moncler ha deciso di dare spazio alla terza edizione del suo Genius Project che vede diversi designers competere nell’interpretazione originale di una capsule collection capace di inglobare il DNA del brand e al contempo rielaborarlo in chiave contemporanea ed autentica.

Dallo scorso anno arrivano inoltre diverse conferme, come JW Anderson, Rimowa (gruppo LVMH) e la nuovissima start-up danese Mate.bike.

Lo spirito collaborativo tra i brand ha raggiunto il massimo nel primo weekend quando i guest designers di Valextra, Sunnei, La DougleJ, Massimo Alba ed Arthur Arbesser hanno svelato le loro collezioni di pelletteria di lusso.

Per quanto riguarda i talenti emergenti ed in particolare i brand emergenti che si concentrano su una produzione totalmente artigianale, è stato possibile aprire al pubblico il Fashion Hub Market in via Turati. Ci sarà, per la seconda volta, uno spazio dedicato alla produzione artigianale africana in cui sarà possibile ammirare i lavori di Thebe Magugu vincitore del LVMH prize ed i lavori di Rosario Dawson ed Abrima Erwiah per il brand Studio 189.

Un altro progetto di rilievo, Vogue Yoox Challenge- the Future of Responsible Fashion, è stato inaugurato in questa stagione. Il piano vedrà diversi designers cimentarsi per un intero anno nella realizzazione di progetti fashion più sostenibili. A settembre saranno selezionati 10 finalisti mentre il vincitore sarà annunciato solo nel febbraio 2021. La vincita ammonta a 50.000 euro: una buona cifra d’inizio per offrire un supporto ai nuovi talenti desiderosi di promuovere creazioni sempre più green.

Durante questa nuova MFW si è parlato anche molto di commemorazioni per quelle maison che hanno raggiunto traguardi importanti: è il caso dei 50 anni di Sportmax, dei 20 di Ermanno Scervino e dei 10 di No21. Inoltre, saranno i primi cinque anni per Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, dalla sua prima collezione per la maison.

In coincidenza con la settimana dell’alta Moda, Giorgio Armani ha voluto offrire il suo tributo all’amico e collaboratore Peter Lindbergh scomparso nel 2019 con una mostra intitolata “Heimat: a Sense of Belonging”; la selezione fotografica curata personalmente da Armani è un viaggio di oltre quattro decenni nella fotografia di Lindbergh.

In conclusione, sembra che Milano abbia investito su sé stessa: mostre imperdibili, artigianato d’eccellenza e come sempre, grandi nomi. Lo sguardo verso l’arte diventa un appuntamento fisso nella capitale europea della Moda grazie anche al contributo di della Fashion Exposition: pezzi di archivio di Margiela, Westwood, Armani e Dior saranno presenti al Museo Poldi Pezzoli a cura di Maria Luisa Frisa, inoltre a Palazzo Reale in collaborazione con il Guggenheim saranno esposte alcune opere di van Gogh e Picasso mentre il Museo Diocesano in collaborazione con i Musei Vaticani esporrà Matisse e Chagall.

Fanny Trivigno

Fonti

https://www.vogue.it/moda/article/milan-fashion-week-2020-sfilate-eventi-novita

https://www.vogue.it/moda/article/milano-fashion-week-2020-tutti-backstage-sfilate

https://www.vogue.it/moda/article/milan-fashion-week-tutte-le-novita

https://www.lofficielitalia.com/fashion-week/peter-lindbergh-il-visionario-che-ha-rivoluzionato-la-fotografia-di-moda

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Paris Fashion Week

L’Haute Couture francese diventa digitale

Come precedentemente inaugurata a Londra, anche Parigi ha deciso di rivolgersi al digitale per la season 2020-2021.

Dopo la prima collezione online del 6 luglio 2020, svelata da Chanel Cruise, le sfilate Haute Couture femminile hanno preso piede dal 6 all’8 luglio seguite dalle collezioni maschili dal 9 fino al 13 luglio.

Molte sono state le partecipazioni (e le rivelazioni) per questa season costretta ad adattarsi all’esigenza Covid-19 ma ancora una volta, abbiamo avuto modo di fare i conti con una moda resiliente giocosa e vaporosa, capace di regalarci delle giornate uniche nel suo genere.

La prima giornata della PFW digitale, ha visto scendere in campo (si fa per dire), la collezione Artisanal Co-ed di Maison Margiela, Autunno-Inverno 20-21: una rivelazione a fasi, scomposta in un crescendo di immagini colorate ed incorniciata da suoni brevi e concisi. Ogni video rilasciato dalla maison, ora sotto la direzione artistica di John Galliano (ex Dior), è un Preview del successivo: un’attesa che culminerà nella rivelazione finale del 16 luglio 2020.

Staremo a vedere.

Molto legata all’artigianato anch’essa ma dai sotto-toni decisamente più Safari, è la collezione HC di Guo Pei che si ispira agli animali del Museo Nazionale di storia naturale di Parigi: ecco Savannah che si compone di texture animalier ispirate ai manti degli animali rielaborati attraverso corpetti, spalline vaporose e maniche ampie che fanno eco agli anni ’90.

Tutto l’elaborato si presenta attraverso tessuti leggeri e cuciture essenziali per non distogliere lo sguardo dalle idilliche giraffe, bellissime e quasi umanizzate, che compaiono sugli abiti.

Questa season è dunque, fortemente rappresentativa della forma d’arte del cortometraggio.

La proposta di Viktor & Rolf per la season Fall-Winter 20-21 è raccontata in esclusiva dalla voce fuori campo del cantautore Mika.

Il corto, si presenta come un fashion statement dai toni giornalistici anni ‘50: l’impatto vintage è una dissonanza strategica con il titolo “Change” che non solo riproduce il format della sfilata in salone d’alta moda ma lo amplifica presentando la creazione a 360° dal materiale alle cuciture, dai tagli al concept. Correlati armonicamente dai volumi maxi e da crossover pop, tipici dello stile V&R, gli abiti sono stati divisi in tre sezioni rappresentative delle emozioni umane: dalla tristezza alla confusione alla speranza.

Un’altra visione onirica, è quella che ci è stata proposta dalla maison Valentino, guida da Pierpaolo Piccioli. Il direttore creativo sottolinea l’importanza del sogno e della creazione che scaturisce da esso; un processo creativo che prende il nome di “of Grace and Light” ed anticipa la performance finale per la collezione che avrà luogo a Cinecittà il 21 luglio.

Il progetto, nato in quarantena, aspira ad unire l’aspetto più delicato dell’ideazione della collezione con la versatilità e l’immediatezza del digitale nella moda. Limiti trascendentali a parte, la couture per Piccioli è un movimento di trame e colori ispirate alla danzatrice moderna Loie Fuller, sulle note pop di FKA Twigs, in un teaser by Nick Knight.

La Couture digitale formulata in un’ottica più ampia, dai toni di metafora visiva.

Durante la seconda giornata di Haute Couture, lo spirito anticonformista di Virginie Viard ha fatto capolino attraverso una esposizione inusuale: la nuova ragazza Chanel è una ribelle punk tra i locali di Parigi vestita di taffetà e gioielli. La collezione si compone di trenta modelli ispirati da look iconici di Karl Lagerfeld, distintivi e lussureggianti, ognuno correlato dall’alta gioielleria tipica della maison. Non possono mancare nemmeno per questa season, i tessuti che hanno reso Chanel famosa in tutto il mondo, come i ricami e il Tweed realizzati da Métiers d’Art Lesage, Montex, Lemarié e Gossens insieme alle embrodered perline, pietre e strass.

Un appuntamento dall’allure Grande Siecle dell’histoire de France raccontato in un video rock di Mikael Jansson.

Dalla femminilità rock di Chanel, a quella più (rosa) shocking di Alexis Mabille. L’artista, che già in passato aveva reinventato la classica sfilata proponendo una mostra fotografica con tanto di esibizione con manichini, ha portato alla luce le sue creazioni in un box rosa shocking: l’elemento caratterizzante della sua season, si propone come connubio perfetto tra le dive della Golden Age di Hollywood e quel richiamo “Warholiano” tipico della Pop Art.

D’ispirazione anni 60, è anche la sfida proposta da Stephane Rolland che prendendo spunto per l’appunto dal programma televisivo francese “Discorama” di Denise Glaser degli anni 60-70, ci propone uno sguardo intimo con riprese in uno studio semi-vuoto; così si presentano undici look indossati da Nieves Alvarez composti da capi selezionati come mantelle, cappucci, abiti a tubino, pantaloni harem decorati con pietre di vetro e cristalli. Una semplicità luminosa e al contempo nostalgica.

Due video, di pochi secondi ciascuno, bastano a catturare l’attenzione del pubblico secondo Alexandre Vauthier: la Parigi dello stilista è dentro e fuori, con sguardo veloce e vintage realizza i mini spot con un team ridotto in quarantena e ci porta prima in un appartamento e poi per le strade della sua città d’adozione.

Una collezione concisa ma d’impatto anche la sua in collaborazione con gli atelier di Lemarié, Goossens e Lesage.

La collocazione storica della collezione?

Anch’essa in bilico tra la Golden Hollywood e gli anni ’80 come ci suggeriscono l’abito bustier nero con mantello di raso senza maniche rosa shocking, gli abiti da sera con piume e chiffon e le giacche sfavillanti.

Dal 6 luglio, l’inaugurazione della settimana è stata una sorpresa da subito attraverso il discorso di Naomi Campbell, ispirato dai recenti avvenimenti negli Usa, sull’importanza dell’inclusività nel mondo della moda.

A seguire, Schiaparelli ha mostrato gli sketch della nuova collezione firmati da Daniel Roseberry trasportandoci direttamente al Washington Square Park di New York e passando per il mini film “Trasformation” in cui è possibile riconoscere l’attrice Iris Van Herper resa famosa in tutto il mondo dalla serie tv Game of Thrones.

L’ultima spettacolare presentazione cinematica, doverosa da menzionare, è la narrazione di Le Myth Dior nata dall’incontro del regista italiano Matteo Garrone ed il direttore artistico di Dior, Maria Grazia Chiuri.

Descrivere il corto?

14 minuti di pura estasi visiva.

Sarà per il giardino di Ninfa a Roma che fa da sfondo alla rappresentazione bucolica lussureggiante che ci ricorda The Tale of Tales ma che dire, noi italiani siamo particolarmente entusiasti del risultato. Come preannunciato dal titolo, la nuova collezione di Dior è un viaggio nell’estetica fiabesca correlato da personaggi fantastici come sirene, ninfe e fauni.

Le scene si aprono in atelier, dove delle sapienti mani stanno confezionando degli abiti couture in miniatura poi successivamente trasportanti in una casa delle bambole. I riferimenti non sono solo per i lavori precedenti del regista italiano ma rappresentano un omaggio al Thèatre de la mode in cui i designer francesi svilupparono delle collezioni in miniatura per poter rilanciare l’haute couture nel secondo dopoguerra.  L’ispirazione femminile, come sancito da Maria Grazia Chiuri, arriva invece dalle artiste del passato come Lee Miller, Dora Maar, Dorothea Tanning, Leonora Carrington e Jacqueline Lamba.

Surrealismo, fiabe, natura e sensualità e délicatesse: ecco le promesse della maison francese per questa Haute Couture.

Fanny Trivigno

Sources:

https://www.vanityfair.it/topic/paris-fashion-week?refresh_ce=

https://www.vanityfair.it/fashion/news-fashion/2020/07/05/paris-fashion-week-digitale-haute-couture-sfilate-online

Anche a Parigi e Milano, fashion week in digitale

Parigi, al via le prime sfilate digitali maschili

https://www.youtube.com/watch?v=0J8YW9K8qGU
https://www.youtube.com/watch?v=yxBFwqRbI8c

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PH. by Mauro Galligani, Giorgio Armani nel suo atelier, Milano 1980

Giorgio Armani Special Edition

Il re della moda italiana alle soglie del suo 86° compleanno

Giorgio Armani è lo stilista italiano più conosciuto al mondo e chiamarlo anche solo Artista sarebbe riduttivo. Quello che Giorgio Armani rappresenta ci spinge a ridefinire il concetto di stilista-virtuoso e ad arrivare al concetto assoluto di icona senza tempo, vero fondamento per il mondo della moda internazionale. Dalla prima collezione nel lontano 1964 per Nino Cerruti, al lancio del brand Giorgio Armani nel 1975, noi di LuxuryJuice vorremo omaggiarlo ripercorrendo in breve la sua carriera, cercando di celebrare non solo il suo brand, famoso in tutto il mondo ma anche l’uomo tenace, instancabile ed appassionato che non smetterà mai di stupirci.

Vi presento Giorgio Armani.

La sua storia ha un non so che di ipnotico: è possibile sentire il peso di ogni singola situazione anche valutandola da schermo a schermo. Come spesso ha dichiarato la mia vita è stata “un sacrificio proteso verso il mio lavoro”. Non è “figlio d’arte” come spesso accade ma nasce in una piccola città del nord Italia, Piacenza, in una famiglia modesta composta da tre figli. Dopo aver lasciato gli studi di Medicina per il servizio militare, al suo ritorno si sente cambiato e fa esperienza di quella sensazione molto familiare, anche per i post-laureati, (relazionando l’avvenimento in chiave più moderna) di ritardo/inadeguatezza/indecisione rispetto ai suoi amici e conoscenti. Ma è proprio questo stimolo negativo che, col sennò di poi, lo porterà ancora una volta fuori dalla sua Piacenza e lo avvicinerà al mondo della moda, allineando la consapevolezza della ricerca, con la consapevolezza della sua crescita artistica.

Siamo nel 1957 e Armani si presenta come fotografo per i magazzini della rinascente: il suo soggetto è la sorella Rossana; da qui inizia la gavetta tra i buyer di abbigliamento, inizialmente, solo maschile. La svolta non tarda ad arrivare, prima nella stagione 1964-65 con una collezione per Nino Cerruti, Hitman. Qui inizia la sua ricerca per la giacca maschile che abbia l’eleganza degli anni ’60 e la comodità dettata dall’esigenza dell’uomo di città. Dopo poco, il suo talento indiscusso gli permette di lavorare come Freelance ed inizia a occuparsi della moda femminile, primo step che lo porterà a sfilare a Palazzo Pitti a Firenze. Un evento che l’artista ricorda sempre con entusiasmo in concomitanza con l’incontro di Sergio Galeotti, il suo futuro manager che come lui, sognatore visionario, lo incoraggerà verso le scommesse imprenditoriale della sua vita: così nasce Giorgio Armani S.r.l.

Siamo nel 1975, la società di Giorgio Armani prende forma grazie ad un capitale iniziale di 10 milioni di lire, come ricorda l’artista “(..) tutti facevamo un po’ tutto, l’amministratore chiudeva scatole di cartone che contenevano vestiti da spedire, l’aiutante del disegnatore faceva le fotocopie (..)”. Dopo un solo anno, la fatica ed il sacrificio ripagano con un ricavo netto di 569 milioni di lire. La situazione cambia radicalmente nel 1979, quando Armani viene insignito a New York del “Neiman Marcus Award”, premio che gli vale un trunk show della sua nuova collezione da Saks. Questo fu veramente l’inizio del successo per l’artista: una piccola esposizione temporanea si trasformò, grazie solamente al suo indiscusso pregio, in un evento epocale destinato ad essere raccontato per decenni. Lo stile Armani finalmente si afferma: lo slancio controcorrente, la sobrietà, i colori tenui, la discreta raffinatezza.

Dopo la morte di Galeotti nel 1985, Armani prende il controllo totale dell’azienda senza mai dimenticare il supporto dell’amico-collega nel corso degli anni. Partendo dal fatto che, come spiegato più volte da lui stesso, non esiste una “formula Armani” o un ingrediente magico per far proliferare un’azienda, quello che veramente fa la differenza è una combo di tutte le qualità più “umane” di un individuo (le sue esperienze, i suoi sacrifici, le sue passioni e la sua testardaggine) incanalate dal fiuto imprenditoriale per la realizzazione concreta di un obiettivo.

Obiettivo raggiunto e sorpassato grazie anche alle diversificazioni nel corso degli anni (pensiamo ad Emporio Armani, Armani Cosmetics, Armani Junior, Armani Exchange, Armani Jeans, Armani Privé ecc).

Tra i picchi della sua lunghissima carriera è possibile ricordare, oltre la strategica diversificazione, anche la collaborazione con il grande schermo: suoi sono gli abiti di Leonardo di Caprio in “the Wolf of Wall Street” e quelli di Tom Cruise in “Mission Impossible”, Richard Gere in “American Gigolò” ed ancora, “The intouchables”, “Quei bravi ragazzi” di M. Scorsese, “Il Cavaliere Oscuro”, “ The social network”, “Duplicity”… e altri ancora per un totale di circa 200 titoli.

Una vita piena di momenti straordinari quella di Giorgio Armani che alla domanda (da un milione di dollari in suspense) su quale sia il suo capo simbolo, egli risponda “le giacche destrutturate” ci sembra un’affermazione troppo modesta. Quello che è stato capace di realizzare negli anni, è la perfetta definizione del sogno italiano che non ha bisogno di viaggiare per essere conosciuta e non ha bisogno di essere indirizzata per essere affermata. Ed ora alle soglie del suo 86° compleanno, noi pubblico possiamo solo ringraziare l’artista, il re, l’uomo dal fiuto indiscutibile che ha reso la raffinatezza italiana un concetto leader della moda di tutto il mondo.

Fanny Trivigno

Sources:

Impara dai leader: la storia di Giorgio Armani

https://www.vogue.it/news/article/migliori-momenti-fashion-giorgio-armani-cinema

https://www.vogue.it/moda/gallery/giorgio-armani-storia-stilista-foto

Milano 1980-Giorgio Armani fotografato da Mauro Galligani nel suo atelier

#LUXURYMOMENTS: #DESTINATIONGEMS #GLAMYTASTE

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Questa settimana luxury moments si sofferma sulle bellezze dell’Italia e regala ai lettori un doppio appuntamento con la Sardegna, per destination gems una Galleria di panorami mozzafiato scattati da Gabryella Yaimhat e per glamy taste una ricetta speciale dello Chef Tore, la Padellata di mare nata a Porto Taverna, una delle spiagge dal grande fascino, grazie alla sua meravigliosa sabbia e al mare dai colori che vanno dal verde al turchese. Il tutto al cospetto della spettacolare Isola di Tavolara che padroneggia il Panorama da qualsiasi angolazione e con la sua presenza protegge la spiaggia dalla maggior parte delle onde. Il posto ideale per ammirare un bel panorama e per gustare ottime pietanze.

Tavolara from The Sunrise to the Sunset
You are in my heart and thoughts

È stato il  fascino di questa spiaggia e della maestosa Isola a risvegliare in Gabryella la passione per la fotografia, Gabryella si alza ancora prima dell’Alba e si reca sulla spiaggia per fotografare sua maestà Tavolara, alta più di 500 metri,  un roccioso “rettangolo” di granito appoggiato sul  mare e circondata da una zona che offre una grande quantità di meraviglie naturali tutte pronte per essere catturate dall’obiettivo del suo smartphone, tutte foto che  immortalano l’attimo spontaneo e irripetibile con immagini che si distinguono dal gusto eclettico dell’Artista. La statuaria isola di Tavolara è sicuramente uno dei suoi soggetti prediletti, fotografandola dall’alba al tramonto e in tutte le stagioni, dalla primavera all’autunno. La sua personalità emerge nell’accentuazione di determinati punti luce e nelle sue personali angolazioni e scatti di attimi fuggenti.  Le nuvole e il mare calmo secondo l’artista sono i due requisiti fondamentali per conferire al panorama quell’aria di serena tranquillità che assicura un risultato perfetto.

Gabriella Manca, in arte Gabryella Yaimhat ha visitato i quattro angoli del mondo per poi ritornare a vivere nella sua Sardegna. Insegna scienze motorie ma è un vulcano di idee e di energie ed esprime la sua personalità dedicandosi anche all’arte e al design di gioielli, ha prodotto la sua gamma di fantasiosi gioielli, esplora l’interazione tra semplici materiali cercando di bilanciarli e armonizzarli con idee creative e divertenti prendendo ispirazione dalla sua isola, come nelle sue foto cerca sempre negli stessi luoghi elementi diversi e diverse esposizioni di luce per far esaltare particolari insoliti pur riprendendo le stesse località.

Photo Gallery by Gabryella Yaimhat

A TALK WITH … CHEF TORE PORCU

LA PADELLATA DI FRUTTI DI MARE

Nel 2013 nasce la specialità ideata dallo Chef Tore per il 12.1 in modo totalmente casuale, c’era l’esigenza di una pietanza che potesse sostituire gli spaghetti allo scoglio per soddisfare i palati esigenti di una sala piena di ospiti e da quel momento la padellata di frutti di mare diventa il piatto forte da gustare ammirando la maestosa Isola di Tavolara.

Una ricetta semplice, preziosa e dal sapore unico. Creata con frutti di mare pescati nel mare della Sardegna associati a uno spaghetto trafilato al bronzo. Il segreto: Prodotti di prima qualità legati tra loro dal tocco di un maestro, lo Chef Tore Porcu. Vi svelo gli ingredienti rigorosamente freschi: Olio d’oliva – Molluschi, cozze e vongole – Seppia – Scampi – Gamberi – Pomodorini e un cucchiaio di pomodoro fresco – Basilico e ovviamente gli spaghetti ma per la preparazione niente di meglio della dimostrazione dello chef in persona che potete seguire guardando il video che ho registrato per voi.

Maria Christina Rigano

Ph. by Francesca Santopadre

#LUXURYMOMENTS: #LUXURYJUICE

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Ph. by Pietro Piacentini

THE FASHION WORLD AGAINST RACISM AND VIOLENCE

If you can’t fly then run, if you can’t run then walk, if you can’t walk then crawl, but whatever you do you have to keep moving forward”.

Martin Luther King Jr

After the murder of George Floyd on May 25th, the entire world set up different demonstrations to support the “Black lives matter movement”. In this atmosphere an array of designers, independent or well-known, stepped out in various cases to create awareness together with raising funds and spread the word for a new period of anti-racism and dialogue in the fashion industry.

After Nike and Adidas, many other brands including Gucci, Valentino and Prada made their statement clear and passed through from words to facts. Also, Vogue Italia published, during last weeks, a declaration about this on the official Instagram page.

The important cause made two competitors like Nike and Adidas join forces together in a moving, sincere statement on Twitter in which they express all the disapproval and shock for the tragic event.

Another direct message arrives from Valentino in which the artistic director Paolo Piccioli shared a video through his personal profile. The post has also been shared by the ex-president Barack Obama and subsequently become viral: a touching performance by the 12 years old Keedom Bryant where the frustration and sadness are easily detected.

After that, VOGUE ITALIA and L’UOMO VOGUE could not remain silent as well and published on their official pages a significant black background with bold-capital letter messages: all united for the most despicable form of discrimination and abuse that is racism. Together it is possible to stand stronger and learn how to act taking risks that are also commitments and premises for the future.

Gucci responded by the words of the activist and poet Cleo Wade: “We do not change the world when we whisper, we change the world when we roar”.

The brand also published a declaration on its commitment against the fight for equality; since the Gucci community counts already more than 19 thousand employees, it decided to suspend all the activities on June 4th to allow all the personnel to join the demonstrations to commemorate George Floyd and all the lives lost in this endless battle. Together with the North America Changemakers Impact Fund, Gucci is donating for the @NAACP, @campaignzero and @yourrightscamp.

Prada carries on in the same direction, putting on spot the work of Diversity and inclusion Council against the unfair treatments based on race and diversity.

Marc Jacobs made also clean his position by crossing out the Marc Jacob logo on the headquarters entrance: at its place there were George Flyod’s name and Sandra Bland’s name, a young Afro-American woman who died in prison after a dubious detention. Below the images a sentence accompanies them “A life cannot be replaced. Black lives matter”.

Other important voices have been supporting the movement including Donatella Versace, Riccardo Tisci, Silvia Venturini-Fendi, Virgil Abloh, Victoria Beckham, Jacquemus and Naomi Campbell. Also, some independent brands decided to join forced together to support the movement. It is the case of Peter Do, former designer of Celine: his eponymous brand will be donating 100% of net profits from his e-commerce sale to Black-founded organizations and frontline charities throughout the month of June. A Sai Ta, creator of the Rihanna-approved hot work dress, expressed that a portion of the profit will be donated to Black lives Matter by saying “Nobody should be using resources in fashion to further pollute this world until what they create support black lives and POC in every level”.

To raise funds for Black Visions Collective, a black- trans-queer Minnesota Based organization working to promote long term change where Flyod was killed, Marta Jakubowski is stepping out by making black cut-out tops to order (also, any size is available). Furthermore, 10% of all Staud’s June sales will be going towards supporting the civil rights advocacy organization. Their statement recalls “(..) this type of fundamental change requires us to be constant and consistent and to never stop reflecting and tacking actions”.

From the world of Jewelry, the LA based minimalist jeweller Lizzie Mandler has announced that proceeds from her 18k gold linked chain necklace will be donated to Black Lives Matter and the NAACP; also Chopova Lowena created a series of 10 vintage charm necklaces with all proceeds going towards National Bail Out and Black Lives Matter. And from the world of accessories, Madea decided to give 100% of the proceeds from their handbags to the Bail Project; the brand will also be donating to the America Justice initiative.

Additionally, both for pride movement (Black Trans Women) and Black lives Matter, the New Yorker Brand Collina Strada is currently donating 100% of their profits ranging from satin dresses to rhinestone water bottles. And from England, the Londoner Team at Marques’ Almeida has announced that “to help the ongoing fight to end the state sanctioned violence (..) 20% of all the orders placed online will be given to Black Lives Matter. Finally, also the influencers like Luoisa Ballou will contribute the cause by putting one of her transparent bodycon dresses into production and all profits from its sale will be going to Black lives Matter and the antiracism Centre in Washington DC.

In the end, It is possible to say that all the donations above are significantly changing the world of fashion in a time when it is already facing some great challenges as the ex-first lady Michelle Obama mentioned, it is fundamental to remember that: It just goes on, and on, and on. Race and racism are a reality that so many of us grow up learning to just deal with. But if we ever hope to move past it, it can’t   just be on people of color to deal with it”… “It’s up to all of us—Black, white, everyone—no matter how well-meaning we think we might be, to do the honest, uncomfortable work of rooting it out.”

Fanny Trivigno

Sources:

https://edition.cnn.com/2020/05/30/politics/michelle-obama-george-floyd-statement-trnd/index.html

https://www.vogue.co.uk/fashion/article/independent-brands-donating-black-lives-matter

https://www.gucci.com/us/en/st/stories/gucci-equilibrium/article/women-of-the-world

https://www.vogue.co.uk/fashion/article/independent-brands-donating-black-lives-matter

#LUXURYMOMENTS: #DESTINATIONGEMS

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Sabine Scho_Installazione per Villa Massimo si avvicina 2020 – Villa Massimo
PH by Alberto Novelli

Villa Massimo si avvicina

Un percorso d‘arte nello spazio pubblico intorno all’Accademia Tedesca di Roma

Villa Massimo era una delle maggiori ville suburbane situate lungo la via Nomentana di Roma, oggi sede dell’Accademia Tedesca di Roma e da quasi un secolo ospita a Roma artisti provenienti dalla Germania. Grazie alle borse di studio loro fornite possono vivere e lavorare per un anno a Roma. A tal fine, nel parco di Villa Massimo vengono messi a loro disposizione spaziosi atelier, con relativi appartamenti annessi. Alla conclusione del loro percorso l’Accademia Tedesca di Roma organizza annualmente la manifestazione più significativa aperta al pubblico, la Festa dell’Estate di Villa Massimo con il “Viale degli Artisti” sempre nel mese di giugno. Ma questo giugno è particolare, Il lockdown ha solo modificato lo svolgersi di questa bella iniziativa, alla quale ho sempre partecipato con grande attrattiva, facendo di necessità virtù: Gli artisti di Villa Massimo, invece di usare spazi interni dei loro studios per esporre le loro opere, hanno utilizzato le mura esterne della villa a beneficio di tutti i passanti e non solo di chi è a conoscenza dell’evento. L’idea geniale si chiama “Villa Massimo si avvicina” e si può ammirare tutti i giorni dalle ore 12:00 alle ore 22:00, iniziata il 12 giugno e prosegue sino al 30 giugno con un programma ben definito.

Il ricco programma comprende Percorso d’arte pubblica con opere degli artisti visivi Birgit Brenner, Esra Ersen, Tatjana Doll e del duo artistico FAMED spaziano da installazioni neon, video proiezioni, film a incisioni su lastre di marmo. Lo scrittore Peter Wawerzinek si esibirà dal vivo trasformandosi in cantastorie e la scrittrice Sabine Scho espone grandi fotografie insieme alle rispettive poesie in forma di manifesti affissi. Il compositore Stefan Keller è l’interprete delle sue composizioni per tabla e elettronica live, mentre il compositore Torsten Rasch avrà una postazione di ascolto con le sue composizioni ed è l’ideatore di una serie di interviste live in streaming sul canale YouTube di Villa Massimo. L’installazione degli architetti FAKT tratta la tematica del’hortus conclusus, luogo inavvicinabile ma visibile tramite una scala cimiteriale posizionata all’esterno del muro.

Villa Massimo si avvicina è stato concepito come un percorso d’arte intorno alla proprietà dell’Accademia Tedesca di Roma, Villa Massimo. Gli attuali artisti residenti, i Vincitori del Premio Roma 2019/20, espongono, lungo le mura, i loro ultimi progetti nati durante il lockdown, creati appositamente per il pubblico romano prima che la loro permanenza a Roma volga al termine a fine giugno.

“Dal 12 al 30 giugno le mura che circondano la nostra proprietà diventeranno permeabili, si trasformeranno in display e in alcuni punti in una vera e propria soglia di Villa Massimo” afferma Julia Draganović, Direttrice di Villa Massimo. “Alla fine dell’anno accademico solitamente apriamo le nostre porte per presentare i lavori dei Vincitori del Premio Roma. Quest’anno, a causa delle circostanze globali, Villa Massimo estende l’abituale evento estivo di una serata a una mostra della durata di quasi tre settimane.”

I Vincitori del Premio Roma 2019/20 sono:

Architettura: FAKT: Sebastian Kern, Martin Tessarz e Jonas Tratz
Arte visiva:
Birgit Brenner, Tatjana Doll, Esra Ersen, FAMED (duo artistico)

Composizione: Stefan Keller, Torsten Rasch
Letteratura: Sabine Scho,
Peter Wawerzinek

INFORMAZIONI sul percorso, opere e orari:

www.villamassimo.de

www.facebook.com/villamassimo.de/ www.instagram.com/villamassimo.de/

Fonti:

Comunicato stampa Accademia Tedesca

https://insideart.eu/2020/06/10/villa-massimo-si-avvicina/

#LUXURYMOMENTS: LUXURYJUICE

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PH by Filippo Pollastrini, London Tower Bridge

LONDON FASHION WEEK DIGITAL EDITION

How it was and What we are going to remember about it

Just few hours are separating us from the first catwalks with no front rows, backstage and no photographers ‘pit. With the Covid-19 still on-going all over the world, bans and social distancing forced Britain into engage in no crowds for the long-awaited fashion week.

As the British fashion Council previously mentioned, the first all-digital catwalk of the story was about to be set for the spring 2021 men’s wear as a sort of experiment: very progressive and up-to-date, it was built up on a Netflix-style home page with streamed runaways and events created by the brands themselves together with retailers, cultural institutions and media partners.

After setting the mode, the purpose shifted from clothes to people. Yes, the LFW was not all about clothes as we could already predict. The interactivity of LFW, in fact, created a focus on the celebration of new emerging fashion talents of Britain: a consecration with a new storytelling. Also, it was possible to assist to the concept transformation from the “classical stage” to a variegated mix of videos, art, music and the retrospectives on the pieces creation directly from the designer. Nice and more closed to an Instagram live than a proper catwalk theatrics or hot debut for someone; in fact even if it was possible to talk about originality and freshness, the digital format seemed to lack a sense of “anticipation” or the adrenaline given by the clock ticking slowing before the first face.

As the new talent took centre stage, for the LFW there no been big names were like Burberry or Victoria Beckham.

Time for new ideas, though.

It is the case of Bianca Saunders who, taking a step further from her usually creations, unveiled a new zine called “we are one of the same” with the aim of spreading the word on themes like gender identity, community and blackness.

Then Nicholas Daley, LVMH prize finalist, introduced a short film of the fall runaway in January accompanied by the famous jazz musicians Kwake Bass, Wu-Lu and Rago foot. Also, it has been possible to attend a virtual reality exhibition into the virtual event: Priya Ahluwalia created the content to promote her new photography book, “the Jalebi”.

Like Sadiq Khan, major of London, defined the fashion environment as “our golden egg”, he may have guessed right referring to the concentration of arts all recurring to support the fashion cause and the new emerging talents who- as Khan repeated more than once- do not need to go elsewhere to prove their value (maybe they should just move in order to find the perfect fit in a basket already full of eggs).

With the digital LFW opening to the public a new concept was created “the see now, buy now” and it could indeed be true according to the interesting implications it took; it is the case of Daniel W. Fletcher who decide to promote his collection via his own website with 10% of all the proceeds being donated to charities supporting communities that are struggling both for Covid-19 and also for more antient but unfortunately still actual issues like racial equality and the movement of “Black lives matter”.

Over the promotion, into the social matters.

Before the G. Floyd’s murder, the London designer Charles Jeffrey had planned to throw a virtual party for the LFW with the promotion of a quarantine-produced collection (still on-going). But, due to the actual situation, he gave the platform space to some POC creatives in order to create a digital event to raise money for the UK Black Pride. Many artists like Malik Nashad Sharpe, Rachel Chinouriri and poet Kai Isaiah Jamal took part in the project promoting the idea of “collaboration is cool”.

And collaboration has been immediately spread through the chain like Bianca Saunders, Joshua Woods and Jess Cole explained through zoom calls : starting from art and fashion, the designer, the photographer and the model made clean ,through their statements, the urge to create and spread the word of a black narrative which needs to be written down as well as it needs to be heard (aloud).

To sum up, it hard not to see LFW has a creative, polychromatic, dazzling jumble.

The rules of the creative chaos which is also close to reality and to all people without any pointless chromatic observation as we stand for the beauty of creation we also stand for the enrichment of diversity.

Regarding what LFW may have lacked, it is possible to reconnect false steps majorities to the (virtual) stage, fright but we feel like it passed the test and it will, for sure, be remembered.

Fanny Trivigno

Sources

https://www.theguardian.com/fashion/2020/jun/15/london-fashion-week-goes-digital-seven-things-we-learned

https://londonfashionweek.co.uk

London Fashion Week Digital