IL LIBANO IN GINOCCHIO

Con le esplosioni a Beirut del 4 agosto dal bilancio, ancora provvisorio ma molto tragico, si contano 137 vittime, 5 mila feriti, centinaia di dispersi e 300 mila sfollati nella capitale, senza un tetto nel vero senza della parola. Palazzi crollati, abitazioni inagibili, il boato si è sentito fino all’Isola di Cipro. Quest’ultimo episodio accresce la rabbia tra i Libanesi residenti e tra quelli della diaspora internazionale. Tutti uniti per aiutare il loro paese a superare ancora una volta una tragedia, ma questa è veramente drammatica capitata inoltre in un periodo poco roseo per il Paese dei Cedri.

Il Libano stava vivendo una gravissima crisi economica e finanziaria che lo ha portato al default, è sicuramente un Paese complesso causato dal melting-pot religioso e sociale che lo compone, sfibrato da una guerra civile che è durata 30 anni, da un’instabilità politica e soprattutto economica che ha fatto crescere la rabbia degli abitanti contro lo Stato libanese che dallo scorso ottobre, a migliaia si sono riversati nelle strade per protestare. Il Libano è una nazione che importa tutto e produce poco, non ha elettricità e la sua ricchezza derivava dal settore terziario e soprattutto dal turismo che, per questioni di sicurezza, non si è più sviluppato nell’ultimo mezzo secolo. Tutti elementi che hanno messo il Libano in ginocchio.

Dal 4 agosto, I soccorritori sono sempre al lavoro tra le macerie, gli abitanti si sono rimboccati le maniche per ripulire le strade dai detriti e la diaspora libanese sparsa nel mondo è impegnata a raccogliere soldi per aiutare chi è rimasto ferito o chi ha perso la casa. Anche l’Istituto Culturale Italo-Libanese si sta muovendo tramite una raccolta fondi destinata a ricostruire un’ala, di un Ospedale, che è stata distrutta dall’esplosione, si tratta del “Karantina Government Hospital” che si trova nelle vicinanze del porto, un piccolo ospedale sito nel quartiere dove la gran parte della popolazione è povera.

Da sempre popolo del Paese dei Cedri ha dimostrato grande generosità accogliendo il più alto numero di rifugiati siriani nella regione e ancora prima di loro ha accolto i rifugiati palestinesi, molti di loro ormai inseriti nel tessuto sociale con passaporto libanese. Un giorno forse il Libano vedrà un Alba diversa ma tutto il mondo è lì a guardare e speriamo non solo… perché mai come oggi il paese dei Cedri ha bisogno del sostegno Internazionale.

Maria Christina RiganoConsigliere Istituto Culturale Italo Libanese