#ASTRABIBLIA

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Firmamento

Gemetti a calde lacrime. In silenzio e in modo sommesso, per non lasciare che Nora si voltasse indietro. Non avrei sopportato un ulteriore giudizio da parte sua. Procedeva energica. L’andatura era sostenuta dal ritmo incalzante: presto o tardi si sarebbe trasformata in slancio verso l’infinito. Giusto prima di mostrarmi che di fatto Mercuria non era che un gigantesco ologramma. Fu l’origine di quel fiume in piena, mosso da mille altre cause di cui seppi ogni sfumatura.

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Rivelazioni

– Nora, per quanto possa sembrare assurdo, ti chiedo di calmarti.
– Mi sorprende che nemmeno ora ti intrighi il motivo dell’agitazione.
– Chi vorresti far fuori?
– Da quant’è che ripari Mercuria? Non mi dire che non hai fatto caso nemmeno a questo…

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Nora

Osservo mentre sorseggia un bicchiere d’acqua e si ritrae infreddolita nel telo ormai inzuppato. Povera creatura, penso, a corto di energie e totalmente disidratata. Immagino la reazione quando scoprirà che la meta è una crociera galattica fantasma. Raccolgo un briciolo di coraggio e domando:

– Va meglio adesso, Nora?

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Raggio cosmico

Diario di bordo, xy/xx/xxxx

Caro compagno d’avventure,

non so da dove cominciare! Se potessi essere colpito da un raggio cosmico…no, ricomincio.

Diario di bordo mio, ti ho promesso una narrazione mirabolante ed eccoti accontentato, alcuni giorni dopo l’evento. Sono stato folgorato da un raggio cosmico. Colpito e affondato. E non reco ferite. Sin da quando Mercuria ed io conviviamo nei medesimi spazi ho scoperto la fine del mio pianeta natale, l’esilio di massa della popolazione, il misterioso moltiplicarsi di cibo e l’improvvisa comparsa di indicazioni, l’estinzione dell’essere umano, la solitudine…è qui che arriva il punto. Soffermiamoci per un frangente su queste ultime due. Concedimi di digerire l’emozione. Sono pronto.

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Giorno X

Diario di bordo, xx/xx/xxxx

Caro diario,

innanzitutto devo chiedere scusa alla mia intelligenza. Mi sono accorto di aver commesso uno sbaglio. Le promesse le sto mantenendo, visto? Non chiedo scusa per ogni errorino che eventualmente possa compiere come facevo precedentemente il risveglio. Mi sentirei ridicolo se lo facessi, e di continuo! Adesso non riaffiora, appena mi verrà in mente ti renderò partecipe. Fammi un cenno più tardi. Se solo potessi, non è così?

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Caro diario…

Caro diario,

sono contento di averti raccattato. Giacevi lì, sotto il saggio di Locke. Sto imparando tantissime cose che mi pareva di conoscere in una vita precedente. Sì, perché esiste un’altra vita. Le filosofie orientali predicano cicli di reincarnazione. Gli antichi addirittura parlavano con la morte, perché rendevano eterna l’esistenza attraverso il ricordo. Non voglio annoiarti con le competenze acquisite. Non noti un certo approfondimento sulle religioni? Che te ne pare?

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Carta bianca

Falso allarme. In fondo al corridoio, nella hall centrale e di nuovo nell’Archivio odo il nulla. Desisto dall’andare oltre. Percepisco un forte impulso, un invito ad esplorare. D’altra parte, muoio dalla voglia di restare di fronte ai file però torno alla hall. Lancio un’occhiata fulminea alle indicazioni. Biblioteca. Una scritta nuova! Nessun clangore metallico.

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Altrove nel sistema solare

“L’evento si perpetuò fino al 1 gennaio 2095 quando fu inaugurato Avalon, il centro termonucleare a fusione autosostenibile che orbita come luna artificiale attorno a Venere. Avalon è l’unione di tutte le stazioni spaziali costruite dagli anni ’40 in poi che prese il nome di PHASE (Project for Homeland Aeronautics and Space Exploration). Così seguì un lungo e lento flusso migratorio dell’umanità su Avalon che perdurò per decenni. La data d’inaugurazione di Avalon di quel gennaio segnò l’anno 0 della nuova Era chiamata Post Avalon (PA). Entrò dunque in vigore il calendario avaloniano in sostituzione di quello tradizionale. Il ciclo annuale segue la rivoluzione di Venere attorno al Sole. Pensata interna a una grandissima struttura artificiale, Avalon non presenta stagioni anche se è stata acclimatata secondo parametri simili ad una primavera terrestre. La stazione pianeta Avalon, per poter ruotare a sua volta attorno a Venere, segue la traiettoria di 2013 ND15, un asteroide venusiano, percorrendo la sua orbita su un punto di Lagrange, punti cosmici virtuali in cui il moto di una massa viene influenzato da altre due molto più grandi, così che essa rimanga stabilmente ancorata all’orbita delle due masse compiendo un moto di rivoluzione attorno al pianeta. Questo identifica un ciclo luce/ombra del giorno venusiano che si aggira attorno alle 25 ore, essendo l’anno venusiano di 225 giorni terrestri e a stagione unica. La popolazione avaloniana venne suddivisa in Arcate Avalon, ripartite come segue:

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A un passo dalla verità

Raccolgo le ultime gocce di sudore che scivolano dalla fronte. Il calore divampa a intermittenza fra una guancia e l’altra. Giusto il tempo di dimenticare il fiatone e ripristinare il battito cardiaco. Me ne ritrovo davanti migliaia. Una corsa all’impazzata ed eccomi di fronte all’Archivio digitale. Inserisco i primi caratteri della nomenclatura “Ar…-“ e leggo No results. Impossibile. Provo e riprovo ma i tentativi finiscono. Cosa me ne faccio di un paio di occhi azzurri e un nome se non posso sapere altro?

Inutile dire quanto abbia cercato di trattenere la rabbia. Risultato? Mercuria testimonia l’urlo che si protrae per tutti i suoi labirintici corridoi. Accanto alla sezione nomenclature trovo quella storica. Un ologramma ne recita il contenuto:

La Terra, ormai vessata da un malriposto antropocentrismo, era da anni divenuta inadatta alla vita organica così come la conoscevamo. L’atmosfera ospitava aria talmente concentrata di gas serra, ragione del cambiamento climatico, da impedire il corretto scandirsi delle stagioni. I ghiacciai, sciogliendosi repentinamente, innalzavano il livello dei mari. Gli approvvigionamenti alimentari diminuirono di anno in anno. Era impossibile coltivare i campi pressoché aridi e i frequenti incendi distruggevano la maggior parte del raccolto. Fame e carestia regnavano sovrane, coadiuvate da un susseguirsi di catastrofi metereologiche. L’economia crollò definitivamente nel 2084. Scampata la terza Guerra Mondiale, in seguito al trattato di Melbourne del 2085, le superpotenze militari mondiali si incontrarono per cessare definitivamente la corsa agli armamenti nucleari. Così si decretò ufficialmente l’inizio dell’era denominata Engreenering, la scoperta, costruzione e messa a punto di tecnologie per la ricerca e migliorie sulle colture e sul biosostentamento dell’ecosistema mondiale. Seguirono varie presidenze incerte in tutte le nazioni della Terra. Pian piano gli introiti consistenti delle nazioni vennero confluiti nella ricerca biotecnologica. L’ultimo salto nel buio fu l’unione di tutte le nazioni mondiali economicamente trainanti nel 2088 che portò alla nascita di P.H.O.E.N.I.X. Project for Homeland Organic Engreenering Nationship In Xuni (la cui base operativa segreta si trovava in un paese neutrale rispetto a quelli del trattato, nella città di Xuni). PHOENIX nasceva con la necessità di “salvare il salvabile” attraverso la genetica colturale di sementi che venivano reimpiantati in piccole serre acclimatate. Tuttavia, si dimostrò fallimentare per la mancanza di sinergia tra i vari membri del Comitato scientifico, intenti a proporre diversi approcci senza raggiungere nulla di concreto. Tale inconcludenza si tradusse in uno dei maggiori catalizzatori della rovina. La crisi mondiale scoppiò dopo anni di ricerche fini a se stesse, aggravate dalla mancanza di fondi. La natalità era già diminuita drasticamente dal 2050: fare un figlio per le famiglie più povere era considerato un privilegio per pochi. I governi di tutto il mondo incentivarono la natalità con scarso successo. Parallelamente la NASA usava gli ultimi fondi rimasti per costruire delle colonie a energia solare, fluttuanti attorno alla Terra. […]

Pausa. È troppo. Ma la dice lunga sul perché mi trovo qui. E cosa c’entra Mercuria? Termino la lettura mentre cerco di contenere il tremolio che mi assale e mi impedisce di stare fermo.

(…continua)

Aurora Molisso

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Tutta un’altra storia

Conoscere il proprio nome può sembrare scontato, ma quando senti la testa leggera, anzi leggerissima, mancano parole per spiegarsi. Sinonimia di vacuità, che vorresti colmare pur non sapendo dove partire. Alcuni istanti e poi riapro gli occhi per guardare la targhetta. Ancora. Mi rendo conto, mio malgrado, che la vista non era così flebile come credevo. Ora sto bene. E continuo a chiedermi come faccia a leggere, a pensare. Se scuoto il capo, né un emisfero né l’altro pesa…mi sostiene un perfetto equilibrio.