Nora

Osservo mentre sorseggia un bicchiere d’acqua e si ritrae infreddolita nel telo ormai inzuppato. Povera creatura, penso, a corto di energie e totalmente disidratata. Immagino la reazione quando scoprirà che la meta è una crociera galattica fantasma. Raccolgo un briciolo di coraggio e domando:

– Va meglio adesso, Nora?

Mi accorgo con sorpresa che il tono di voce è cambiato. È bastato un attimo per farsi dolce e tendente all’acuto.

– Conosci il mio nome? Comunque ti ringrazio.
– Sì, ad ogni modo il mio è Aron, piacere. Vedi, è inciso qui e scommetto che il tuo ne è l’anagramma.

Il rossore si accende automaticamente tra le gote. Al contrario, Nora è distratta, pensierosa e ancora bianco latte. L’autocontrollo che dimostra è destabilizzante: si guarda intorno in cerca di qualcosa di specifico. Senza chiedere indicazioni, decisa si dirige verso il primo piano ed entra in un bagno, per darsi ‘una sistemata’, esclama. E ne esce una meraviglia. La lucentezza dei fulvi capelli ramati, di un rosso che vale più del mogano sono la riprova. Ce la metto tutta per non perdermi in quegli occhi nocciola.

– L’uscita di sicurezza è a posto?
– Per esplorare l’esterno, di solito accedo alla parte superiore di Mercuria, infatti s-…
– Per caso ce ne sono in stiva? Non ne ho mai viste.
– Appunto, lassù si vede una volta celeste spettacolare, non capisco perché vuoi passare dalla stiva.
– Adesso che c’entra il panorama? Cavolo, se non ti senti preso in giro…
– Sì, dobbiamo evadere, ne sono consapevole, però è la casa fluttuante in cui sono rinato. Sono bloccato qua dentro e constatato di avere 30 anni. Vuoi che continui?
– Come fai a non sapere nulla?
– Ribadisco, piacere Aron.
– Ok, ripartiamo. Piacere Nora, ma non sono affatto sicura di chiamarmi così. Neanche tu sei Aron. Prova a smentire.
– È vero, non ho certezze. Di quanto sei a conoscenza?
– Senti, ho bisogno di riprendermi la mia vita. Di vedere i miei, i nonni, gli amici e i colleghi. E non arrivo a concentrarmi se vedo uno che si fida di nomignoli scritti su un pezzo d’alluminio e crede a tutto quello che legge nell’Archivio. Ho indovinato?
– Quindi ho perso tempo?
– No, non avevi la memoria. Hai semplicemente fatto la fatica di imparare tutto da zero. E sei tuttora punto e a capo.
– Ero solo, che potevo fare?
– Innanzitutto, liberarmi. E secondo, arrivarci con le stranezze che avrai notato, no?
– Mi stai facendo paura.
– Se li trovo, giuro che li ammazzo.

(continua…)

Aurora Molisso