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Ancora un fallimento dell’Occidente in Africa: il Burkina Faso precipita nel caos

Stampa statunitense

Il Burkina Faso, Paese dell’Africa occidentale senza sbocco sul mare, una volta considerato un esempio di successo nella storia degli aiuti militari statunitensi, oggi si trova a fronteggiare un crescente livello di insicurezza dovuta da sempre più frequenti insurrezioni, una crisi umanitaria in atto e un apparato di sicurezza che, anziché proteggere, colpisce i civili. La situazione viene presentata in modo chiaro da The New York Times. Il Burkina Faso ha lottato a lungo con le difficoltà quotidiane tipiche di un Paese posizionato nella regione subsahariana. Infatti, siccità, desertificazione, colonialismo, colpi di Stato, corruzione, povertà e conflitti etnici sono temi costantemente presenti nell’agenda di Governo. Tuttavia, negli ultimi decenni, mentre i conflitti affliggevano diversi Paesi nella regione – come Liberia, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Mali –, il Burkina Faso ha rappresentato un fulcro di stabilità. Prima dell’attuale crisi, la capitale era conosciuta anche perché ospita il più grande e prestigioso film festival di tutto il continente africano, Festival Panafricain du Cinéma de Ouagadougou. Per decenni, gli Stati Uniti d’America hanno dimostrato scarso interesse nei confronti di questo Paese oltre all’invio di volontari membri dei Peace Corps e modeste quantità di aiuti umanitari.

In un report sul Burkina Faso Human Rights Watch ha documentato più di 60 uccisioni di civili per mano di Islamisti armati tra la fine del 2017 e l’inizio del 2019 senza includere le 130 uccisioni extragiudiziali delle forze di sicurezza del Burkina Faso avvenute nello stesso periodo di tempo. Queste esecuzioni e altri abusi perpetrati dalle truppe governative hanno avuto luogo in circa 19 occasioni diverse. La direttrice e referente della regione dell’Africa occidentale di Human Rights Watch, Corinne Dufka, ha affermato che non ci sono dubbi circa il fatto che quelle atrocità siano state commesse dai membri delle forze di difesa e sicurezza del Paese. Tra l’altro, il Ministro della Difesa, Chérif Sy, si è rifiutato di rispondere alle ripetute domande circa la sicurezza nazionale.

Alla luce degli eventi appena riportati, il panorama del Paese non sembra prospettare progressi significativi nel futuro prossimo. Che impatto avranno le elezioni presidenziali in Burkina Faso di novembre 2020? Si avranno dei miglioramenti concreti se dovesse cambiare il Presidente?

Stampa inglese

Nell’ultimo decennio il Burkina Faso ha sperimentato una intrinseca fragilità, tanto che l’emergenza umanitaria di questo Paese è diventata tra le più preoccupanti al mondo.

Aumento dei conflitti, insicurezza, governance debole e mancanza di sviluppo sono per The Independent le cause profonde che hanno consentito il rapido deterioramento della situazione. E il sottosegretario generale delle Nazioni Unite Mark Lowcock, ha dichiarato che la condizione allarmante in Burkina Faso, Mali e Niger è il sintomo dell’incapacità di affrontare tutte queste cause di problemi. Lo stato inquietante di questa nazione è dovuto ad alcune problematiche che attanagliano in linea generale, la regione africana del Sahel. Non a caso, un numero record di persone – oltre 13 milioni – necessita di assistenza sanitaria, e tale esigenza è concentrata nelle aree di confine di questi tre Paesi. Peraltro, la maggior parte di loro sono bambini.  

Per comprendere meglio, occorre spiegare che l’insicurezza nella regione del Sahel è iniziata nel 2012 quando un’alleanza di militanti separatisti e islamisti ha preso il controllo del nord del Mali. Da quel momento in poi, le aree centrali e occidentali della regione sono diventate un importante fronte di combattimento nella guerra contro la militanza islamista, a cui hanno partecipato gli statunitensi e gli europei – soprattutto francesi. Tuttavia, dal 2016 la regione del Sahel è stata protagonista di una crescente violenza islamista, perché in quel periodo sono emersi nuovi gruppi armati legati ad al-Qaeda e allo Stato Islamico. Questi militanti hanno approfittato dei confini colabrodo per raccogliere finanziamenti attraverso estorsione e traffico di armi e di esseri umani. Così si sono espansi in Burkina Faso, Mali centrale e Niger. E nell’ultimo periodo si sono verificati diversi scontri tra questi affiliati dello Stato Islamico e di al-Qaeda. In particolare, durante la scorsa primavera, lo Stato Islamico aveva detto di essere stato oggetto di pesanti attacchi da parte del JNIM proprio in Burkina Faso e in Mali. Precisamente, il JNIM è emerso come uno dei rami più letali di al-Qaeda, insieme ad al-Shabab in Somalia – spiega la BBC.

Questa violenza avrebbe raggiunto il suo apice in Burkina Faso nel periodo di tempo compreso tra novembre 2019 e giugno di quest’anno, soprattutto a danno dei civili. Gruppi di decine di cadaveri sono stati trovati legati e bendati lungo le autostrade, sotto i ponti e nei campi – così The Guardian che enuncia un rapporto del Human Rights Watch. Dunque, un Paese trasformato in un campo di sterminio a cielo aperto. In buona sostanza, tale aggressività si è diffusa progressivamente dal nord e dal centro verso l’est del Paese, dove una serie di ripetuti attacchi ha rafforzato l’afflusso degli sfollamenti di massa di migliaia di famiglie.

Sempre il quotidiano britannico, afferma che l’Institute for Economics and Peace (IEP) ha realizzato uno studio secondo cui la crisi climatica e il rapido aumento della popolazione produrranno entro il 2050 un aumento dei flussi migratori verso i Paesi più sviluppati. Il Burkina Faso rientra nella categoria dei Paesi che saranno oggetto di questa fuoriuscita di cittadini, proprio per la combinazione tra alto rischio per le minacce ecologiche e crescita degli abitanti.  

Tralasciando i disastri naturali, su tale crisi umanitaria pesano anche le responsabilità dei Paesi occidentali, il cui marcato interventismo ha finito per esacerbare alcune vicende. Per esempio, le operazioni di Francia e Stati Uniti hanno contribuito a indirizzare i militanti di al-Qaeda verso i confini del Burkina Faso.   

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

Climate crisis could displace 1.2bn people by 2050, report warns disponibile su https://www.theguardian.com/environment/2020/sep/09/climate-crisis-could-displace-12bn-people-by-2050-report-warns, consultato il 21/10/2020

At least 180 civilians killed in Burkina Faso town, says rights group disponibile su https://www.theguardian.com/world/2020/jul/09/at-least-civilians-killed-burkina-faso-town-says-rights-group, consultato il 21/10/2020

Africa’s Sahel becomes latest al-Qaeda-IS battleground disponibile su https://www.bbc.com/news/world-africa-52614579, consultato il 21/10/2020

France summit: Macron and Sahel partners step up jihadist fight disponibile su https://www.bbc.com/news/world-africa-51100511, consultato il 21/10/2020

UN hopes meeting will raise $1 billion for key Sahel nations disponibile su https://www.independent.co.uk/news/un-hopes-meeting-will-raise-1-billion-for-key-sahel-nations-sahel-mark-lowcock-countries-un-nations-b1142756.html, consultato il 21/10/2020

How One of the Most Stable Nations in West Africa Descended Into Mayhem, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/15/magazine/burkina-faso-terrorism-united-states.html, consultato il 20/10/2020

Burkina Faso: Residents’ Accounts Point to Mass Executions, disponibile su https://www.hrw.org/news/2020/07/08/burkina-faso-residents-accounts-point-mass-executions, consultato il 20/10/2020

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Lo spettro di un lockdown s’aggira per l’Europa

Stampa inglese

L’evoluzione della situazione epidemiologica in Europa preoccupa, e nell’ultima settimana diversi governi hanno annunciato l’introduzione di nuove restrizioni più severe per bloccare la virulenza del Covid-19.

Il direttore regionale per l’Europa dell’OMS Hans Kluge ha affermato che secondo gli studi effettuati, se i Paesi non avessero applicato delle misure più severe per un certo periodo di tempo, le morti giornaliere di Covid avrebbero potuto raggiungere cinque volte il picco di aprile entro gennaio 2021 – così The Guardian. Dunque, queste nuove misure sarebbero necessarie per ridurre drasticamente l’aumento delle nuove tendenze. Il dottor Kluge ha però precisato che l’aumento dei casi è dovuto in parte all’accrescimento dei test effettuati e che, nel frattempo, c’è stata una riduzione del tasso di mortalità in ragione della maggiore trasmissione tra le persone più giovani e meno vulnerabili e per il miglioramento delle capacità degli ospedali a trattare i pazienti più gravi. 

La BBC offre invece una panoramica delle misure introdotte dai governi europei. La Francia, è tra le nazioni europee a essere stata maggiormente colpita dalla seconda ondata. Per questo motivo, è stato introdotto un pesante coprifuoco dalle 21.00 alle 06.00 del mattino nell’Île-de-France e in altre otto metropoli. In Spagna, il 9 ottobre è stato dichiarato uno stato di emergenza di 15 giorni a Madrid e nelle zone circostanti, quindi le persone non potranno lasciare o raggiungere la capitale spagnola se non per motivi essenziali. Inoltre, dal 15 ottobre le autorità catalane hanno ordinato la chiusura dei bar e ristoranti della regione per due settimane, potranno offrire solamente un servizio da asporto. Anche nei Paesi Bassi, dal 14 ottobre e per almeno quattro settimane, bar, ristoranti e caffetterie potranno unicamente lavorare tramite i servizi da asporto; sono consentite le visite presso la propria abitazione a un massimo di tre persone e solo quattro possono incontrarsi fuori. In Germania, il divieto di grandi raduni è stato prolungato fino alla fine dell’anno nelle zone con alti tassi di infezione, e sono previste multe per coloro che non lasciano corrette informazioni sulla propria identità nei locali pubblici. Nella città di Berlino – che ha registrato un notevole aumento dei casi – bar e ristoranti potranno rimanere aperti fino alle 23.00, mentre le feste private e le riunioni sono consentite a un massimo di dieci persone. In Danimarca è stato introdotto l’obbligo delle mascherine sui trasporti pubblici e a Copenaghen e nelle aree circostanti, bar, ristoranti e discoteche dovranno chiudere alle 22.00. In Belgio, i tifosi potranno tornare ad assistere alle partite di calcio negli stadi, seppure in maniera ridotta rispetto alle piene capacità delle strutture e con l’uso della mascherina. A Bruxelles, dal 1° ottobre non è obbligatorio indossare la mascherina nei luoghi all’aperto mentre ne è raccomandato l’uso negli spazi dove non è possibile mantenere la distanza di almeno 1,5 m. In Portogallo, dalla metà di settembre la chiusura degli esercizi commerciali è stata fissata alle 23.00 e dal 15 ottobre sono state vietate le feste universitarie. Sono però consentiti i raduni a un massimo di cinque persone ed è concesso l’invito a un massimo di cinquanta persone a matrimoni e battesimi. In Grecia, è stato introdotto l’obbligo dell’uso delle mascherine negli spazi pubblici interni e su tutti i trasporti pubblici. In Irlanda, sono stati scoraggiati tutti i viaggi non essenziali e i ristoranti possono solo effettuare pranzi all’aperto o asporto. Dal 15 ottobre, inoltre, sono state vietate le visite alle famiglie e agli ultrasettantenni è stato chiesto di rimanere a casa. In Svezia, non ci sono stati blocchi ma la maggior parte delle persone si è semplicemente adeguata al rispetto delle raccomandazioni, come il mantenimento delle distanze e l’incremento del lavoro da casa. Bar, ristoranti e palestre sono infatti rimasti aperti. Ad ogni modo, le autorità non hanno escluso la possibilità di adottare future misure più restrittive.   

Stampa francese

Emmanuel Macron ha spiegato che è stato necessario ridurre i contatti un po’ inutili, ossia quelli più festosi, anche se si è scusato per averli definiti così. E ha proseguito il discorso dicendo che è normale fare festa quando si è giovani, per questo non vuole colpevolizzare questa fascia della società ma ha chiesto loro maggiore responsabilità ancora per qualche settimana o mese. Le Monde, allora, ha voluto intervistare alcuni giovani protagonisti. Essi, in linea generale, hanno dichiarato che dopo una reclusione che “ci ha segnato”, i legami sociali sono necessari per mantenere una salute mentale più o meno stabile. In pratica – spiega il quotidiano – anche se fare festa ora appare superfluo, per molti c’è la necessità di aggrapparsi a questa bolla rassicurante di positività per vivere un autunno meno “ansiogeno”.

Le Figaro ricorda che la pandemia da Covid-19 ha già ucciso 1,09 milioni di persone in tutto il mondo dalla fine di dicembre. Ufficialmente, sono stati registrati circa 38,57 milioni di casi, di cui più di 26,6 milioni sono stati curati. E aggiunge che proprio in questi giorni la Francia ha superato la soglia dei 30.000 casi positivi in 24 ore. Per cercare di arginare questo flusso ingente di contagi, sono state introdotte particolari misure restrittive nel Paese. Chi viola il ‘couvre-feu’ rischia una multa di 135 euro; inoltre è stata incoraggiata la ‘bolla sociale’, quella teoria che spinge ad avere non più di sei contatti per persona. Oltre a ciò, è stata sostenuta la possibilità di introdurre il lavoro in videoconferenza per almeno due o tre giorni a settimana.

Il quotidiano inoltre, si preoccupa di riportare le impressioni nazionali di alcuni Paesi in seguito all’introduzione delle nuove misure. In Germania per esempio, è stata la complessità delle regole diverse tra i vari Land a suscitare l’esasperazione della popolazione tedesca, tanto che i media hanno parlato di ‘Regel-Chaos’ ovvero il caos delle regole. Quanto all’Inghilterra, va detto che Boris Johnson ha introdotto un nuovo sistema di allerta, basato su tre livelli. Eppure, sia la comunità scientifica sia l’opposizione laburista sono convinti che il Premier non stia facendo abbastanza, tanto che Keir Starmer ha chiesto un espresso contenimento del Paese anche in vista delle vacanze di Ognissanti. Infine, particolare attenzione viene dedicata alle reazioni degli italiani. Secondo l’Istituto Piepoli, Giuseppe Conte ha aumentato i consensi di due punti percentuali rispetto al mese scorso sulla gestione delle crisi pandemica, e così le sue misure restrittive lo hanno portato a raccogliere il 62% delle opinioni favorevoli. Tuttavia, è stata raccontata dell’avversione che ha suscitato il divieto di alcuni sport e a tal proposito è stata riportata la polemica dell’editorialista Massimo Gramellini, che sul Corriere della Sera ha espresso la sua ‘indignazione’ per il mancato divieto dei giochi di carte nella lista dei circa 130 sport che sono stati vietati dal governo. Ha scritto, infatti, che anche una semplice partita da poker è una disciplina che contempla possibilità di contagio.

Stampa statunitense

Il numero di casi di Coronavirus registrati questa settimana in Europa ha raggiunto il suo punto più elevato dall’inizio della pandemia. Infatti, in meno di 10 giorni si è rapidamente passati da 6 milioni a 7 milioni di contagiati e il numero di morti giornaliere è superiore a 1000. Questi dati, riportati da The New York Times, sono stati diffusi dal Direttore della regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Hans Kluge.

I Paesi europei si trovano in queste settimane a fronteggiare una seconda ondata di Coronavirus, imponendo chiusure mirate e restrizioni agli spostamenti per evitare di dover ricorrere ad un lockdown su larga scala come si è avuto la scorsa primavera. Infatti, di lockdown parziali si parla nei Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Francia. In Italia, Paese colpito in particolar modo dal virus durante la prima ondata a marzo, tornano restrizioni per quanto riguarda la vita sociale ma meno dure rispetto ad altri Paesi. Il Governo italiano ha prorogato lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021 ed ha imposto l’uso della mascherine anche all’aperto in tutto il territorio nazionale. In questi giorni il Governo italiano sta vagliando diverse proposte per arrestare l’aumento dei contagi ed evitare un nuovo lockdown. Attendendo le disposizioni di Giuseppe Conte, al momento si parla di ricorrere alla didattica a distanza e di aumentare il lavoro agile, proprio per evitare di esporre le persone ad ambienti chiusi e tendenzialmente affollati come mezzi di trasporto, uffici e scuole. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, il Primo Ministro Boris Johnson ha ignorato il consiglio di un influente gruppo di scienziati di bloccare l’economia per un breve periodo per cercare di fermare questa nuova ondata di casi di Coronavirus.

Bloomberg sottolinea come tale raccomandazione abbia intensificato il dibattito nel Regno Unito circa l’efficacia del lavoro svolto dal Governo inglese per prevenire questa seconda ondata. Questa settimana Johnson ha disposto alcune chiusure mirate e ha ribadito di essere contrario ad un nuovo lockdown generale che porterebbe seri danni a livello economico e sociale. In Gran Bretagna si parla di uno stato di allerta basato su tre livelli, a seconda dell’andamento dei contagi.

La CNN si è interessata in particolar modo al caso di Parigi, una delle principali capitali europee che sta sperimentando un rapido aumento dei casi, a seguito degli annunci che si sono susseguiti in queste ultime settimane. In diverse città francesi e nella capitale è stato imposto un coprifuoco dalle 9 della sera alle 6 del mattino al fine di ridurre i cosiddetti “contatti privati”, giudicati come i più pericolosi per la diffusione del virus. Due settimane fa era plausibile una chiusura totale delle attività in Francia a causa del vertiginoso aumento dei casi in tutte le regioni francesi.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI

Europe lockdown: new coronavirus rules country-by-country disponibile su https://www.bbc.com/news/explainers-53640249, consultato il 16/10/2020

Europe’s daily Covid deaths could reach five times April peak, says WHO disponibile su https://www.theguardian.com/world/2020/oct/15/europe-records-highest-ever-weekly-covid-cases-says-who-expert, consultato il 16/10/2020

Fêtes et soirées, «des moments indispensables pour le lien social et la santé mentale» : qu’en reste-t-il dans cet automne «anxiogène» ? disponibile su https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/10/16/fetes-et-soirees-des-moments-indispensables-pour-le-lien-social-et-la-sante-mentale-qu-en-reste-t-il-dans-cet-automne-anxiogene_6056193_3224.html, consultato il 16/10/2020

Allemagne, Italie, Angleterre, Belgique: les nouvelles restrictions anti-Covid divisent les Européens disponibile su https://www.lefigaro.fr/international/allemagne-italie-angleterre-belgique-les-nouvelles-restrictions-anti-covid-divisent-les-europeens-20201015, consultato il 16/10/2020

Covid-19: couvre-feu, contacts réduits, déplacements limités… Ce qu’il faut retenir des annone de Macron disponibile su  https://www.lefigaro.fr/politique/covid-19-couvre-feu-contacts-limites-deplacements-reduits-ce-qu-il-faut-retenir-des-annonces-de-macron-20201014, consultato il 16/10/2020

Coronavirus: la France franchit le cap des 30.000 cas, «situation très préoccupante» en Europe disponibile su  https://www.lefigaro.fr/sciences/coronavirus-la-france-franchit-le-cap-des-30-0000-cas-situation-tres-preoccupante-en-europe-20201016, consultato il 16/10/2020

Europe scrambles to halt a rising wave of virus cases with more refined travel restrictions and closures, disponibile su https://www.nytimes.com/live/2020/10/13/world/coronavirus-covid/europe-scrambles-to-halt-a-rising-wave-of-virus-cases-with-more-refined-travel-restrictions-and-closures, consultato il 15/10/2020

Boris Johnson ignored scientists’ advice for a brief national lockdown, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/13/world/boris-johnson-ignored-scientists-advice-for-a-brief-national-lockdown.html, consultato il 15/10/2020

U.S. Election, Boris Johnson, Coronavirus: Your Friday Briefing, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/15/briefing/us-election-boris-johnson-coronavirus-your-friday-briefing.html, consultato il 15/10/2020

U.K., Czech Republic, Italy to Toughen Rules as Cases Surge, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-10-11/u-k-czech-republic-italy-to-toughen-rules-as-cases-surge, consultato il 15/10/2020

London and Paris bring in strict new rules as cases surge across Europe, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/10/15/europe/europe-coronavirus-paris-curfew-intl/index.html, consultato il 15/10/2020

Paris at risk of total lockdown as Europe cases rise, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/10/02/europe/paris-lockdown-coronavirus-europe-intl/index.html, consultato il 15/10/2020

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Fine di un mito: il flop dello Stato sociale in Svezia.
La crisi pandemica ha portato alla luce una drammatica crisi in corso da anni.

Stampa statunitense

La pandemia ha portato alla luce una drammatica crisi in corso da anni in Svezia. Di quale crisi si tratta? Si tratta della crisi che sta interessando lo stato sociale svedese – comunemente denominato in inglese welfare state. La Svezia è nota per essere il prototipo di welfare state socialdemocratico, un meccanismo nel quale sembra che gli ingranaggi funzionino a perfezione. La sicurezza sociale del cittadino svedese si basa su una combinazione tra diversi elementi: diritti sociali uguali per tutti, principio della conservazione del reddito – in base al quale chi non può continuare a lavorare mantiene un adeguato tenore di vita. Con un’aliquota fiscale personale superiore al 57%, gli svedesi pagano alcune delle tasse più alte al mondo in cambio di notevoli servizi erogati dal Governo. Si fa riferimento alla assistenza sanitaria, all’istruzione, al congedo parentale con durata superiore ad un anno, all’assegno di disoccupazione per coloro i quali perdono il lavoro.

In un suo recente articolo The New York Times sottolinea l’impatto del Coronavirus sul sistema sociale. Con una popolazione di poco più di 10 milioni di persone, la Svezia ha registrato circa 98000 casi di Coronavirus e fra questi quasi 6000 decessi. Tra queste 6000 persone la cui morte è collegata al virus, circa la metà è rappresentata da quella fetta di popolazione più vulnerabile che vive in case di cura. Questa tragedia in parte è dovuta a come il sistema svedese abbia gradualmente ma costantemente ridotto i servizi governativi per poter tagliare le tasse.

Il Foreign Policy riporta come durante la prima ondata di Coronavirus, la Svezia sia stata citata allo stesso tempo, da un lato, come il Paese che ha saputo gestire la pandemia nel migliore dei modi e, dall’altro lato, come quello che ha deciso di lasciare che il virus si diffondesse liberamente anche nelle case di ricovero per anziani, portando dunque ad un gran numero di vittime. Foreign Policy afferma che l’errore commesso dallo Stato svedese risiede in uno dei maggiori punti di forza e di debolezza del Paese: la Svezia è una società che ripone molta fiducia nel comportamento dei suoi cittadini. Infatti, generalmente il popolo svedese si è dimostrato capace di comportarsi in modo esemplare seguendo le disposizioni emanate dal Governo. Tuttavia, in questa situazione di emergenza, probabilmente la fiducia che il Governo svedese ripone nei suoi cittadini non è stata tradita. Molto più plausibilmente è stato il taglio dei finanziamenti ai servizi statali a determinare questa criticità nelle case di cura.

The Nation propone un interessante parallelismo tra “l’esperimento di gestione della pandemia” tra Svezia e Stati Uniti d’America, evidenziando la presenza di un robusto welfare state e di un’ottima sanità pubblica presente in Svezia e la mancanza di tale sistema negli Stati Uniti. Tuttavia, anche The Nation pone l’accento sul declino che sta attraversando il sistema di protezione sociale svedese.

In queste settimane si sta vivendo la già preannunciata seconda ondata di Coronavirus e ci si chiede quali strumenti adotteranno i Paesi per far fronte sia al Covid-19 sia all’influenza stagionale. Purtroppo, sono ancora le categorie più vulnerabili ad essere esposte maggiormente al rischio. Infatti, si parla in particolar modo dei ricoverati nella case di cura o di riposo. Visti i risultati ottenuti nel corso della prima ondata, la Svezia provvederà ad aumentare i finanziamenti verso queste strutture per evitare una nuova crisi?

Stampa francese

Le Monde racconta che a partire dagli anni Novanta, la Svezia ha iniziato a sviluppare un sistema di privatizzazione per i settori della sanità e dell’istruzione. Un meccanismo che ha mostrato però tutte le sue debolezze negli ultimi mesi: la pandemia da Covid-19 ha infatti finito per riaccendere il dibattito sulla rilevanza dello stato sociale.

Erik Andersson, che è alla guida municipale dell’elegante città di Täby, non utilizza il termine “privatizzazione”, piuttosto preferisce la definizione “valfrihet” che si traduce con “libertà di scelta”. In pratica, questo concetto si è affermato già negli anni Novanta proprio per giustificare l’imponente trasformazione del welfare state che si stava realizzando in Svezia. E, spiega il sindaco di Täby, la valfrihet è un modo per distaccarsi dal ricordo delle imposizioni socialiste del passato e per promuovere, al contrario, la determinazione personale. Per quel che riguarda il settore dell’istruzione, sono iniziate ad apparire alcune imponenti aziende scolastiche: la più importante è AcadeMedia, fondata nel 1996 e quotata anche in borsa. Non tutti però sono favorevoli a supportare il settore privato. E nel marzo 2019, quando l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato un rapporto in cui emergeva l’aumento delle disuguaglianze tra gli studenti, alcuni hanno iniziato a insistere sul fatto che quel sistema scolastico stesse incoraggiando una sorta di segregazione nelle scuole, ovvero un raggruppamento tra studenti dello stesso background sociale. Ad ogni modo in questi mesi, il settore scolastico è stato semplicemente una piccola parte della più generale riflessione sugli eccessi delle privatizzazioni. Il vero focus su questo dibattito ha riguardato infatti un altro ambito: a essere messo sotto accusa è stato principalmente il settore sanitario, specialmente in ragione dei disservizi che sono emersi nelle case di riposo.

La socialdemocratica Aida Hadzialic ha affermato che le privatizzazioni hanno permesso di aumentare l’accesso all’assistenza sanitaria grazie all’avvio di nuove pratiche; tuttavia ha sottolineato che per aumentare i profitti si è avuto un relativo aumento dei costi per le regioni, il quale è andato a scapito degli ospedali pubblici, che di conseguenza sono stati costretti a risparmiare. Il ricercatore John Lapidus ha invece voluto parlare di un altro fenomeno, quello delle polizze assicurative: gli operatori privati per migliorare le tempistiche dell’accesso ai servizi sanitari, hanno stipulato convenzioni con le compagnie di assicurazione sanitaria. Ora per lo studioso, l’aumento di tali polizze assicurative costituisce la prova della trasformazione del welfare state svedese a favore di un meccanismo ‘a due livelli’, che non promuove quindi un sistema egualitario.   

Stampa svedese

The Local.se parla dell’investimento nel welfare annunciato a settembre dal Primo Ministro Stefan Löfven. Il settore dell’assistenza agli anziani riceverà complessivamente 7,4 miliardi di corone nel 2021 e altri 4 miliardi confluiranno direttamente nel settore sanitario, per sostenere le cure mediche relative al Coronavirus e per contribuire al deficit sanitario provocato dalla posticipazione di tutti gli interventi che sono stati rimandati a causa della pandemia. Nel complesso, nel 2021 lo stato sociale svedese dovrebbe beneficiare di un importo di 19,7 miliardi di corone, che nello specifico andranno alle autorità locali e regionali.

Basterà questo nuovo piano economico per allontanare le critiche dell’ultimo periodo?

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

What Sweden’s new coronavirus cash boost means for healthcare services disponibile su https://www.thelocal.se/20200907/coronavirus-budget-sweden-pledges-20-billion-kronor-to-boost-welfare-state, consultato il 14/10/2020

Le modèle suédois n’en est plus vraiment un disponibile su https://www.lemonde.fr/m-le-mag/article/2020/10/09/mine-par-la-pandemie-le-modele-suedois-face-aux-exces-du-liberalisme_6055443_4500055.html, consultato il 14/10/2020

Sweden, U.S. Election, French Open: Your Friday Briefing disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/08/briefing/sweden-us-election-french-open-your-friday-briefing.html, consultato il 14/10/2020


Sweden and the World-Historical Power of Conformity, disponibile su https://foreignpolicy.com/2020/10/05/sweden-and-the-world-historical-power-of-conformity/, consultato il 14/10/2020


Focused Protection, Herd Immunity, and Other Deadly Delusions, disponibile su https://www.thenation.com/article/society/covid-jacobin-herd-immunity/, consultato il 14/10/2020

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150 milioni di persone in estrema povertà entro il 2021: gli effetti della pandemia secondo la Banca Mondiale

Stampa statunitense

La povertà estrema globale aumenterà nel 2020 per la prima volta in oltre 20 anni come conseguenza del Covid-19, scrive la CNN. Secondo uno studio effettuato dalla Banca Mondiale, pubblicato il 7 ottobre, la crisi del Covid-19 porterà, entro la fine del 2021, fino a 150 milioni di persone al di sotto della soglia di povertà estrema, soglia attualmente fissata ad un 1 dollaro e 90 centesimi, equivalenti a poco più di 1 euro e 60 centesimi. Quindi, la pandemia azzererebbe i risultati ottenuti in più di vent’anni di progressi nella riduzione della povertà estrema nel mondo. La stima analizzata dalla Banca Mondiale parla di un numero di persone che oscilla tra gli 88 ed i 115 milioni che potrebbero trovarsi a vivere in condizioni di povertà estrema entro la fine del 2021 a causa della pandemia e della conseguente recessione economica. Le previsioni indicano che 8 su 10 “nuovi poveri” si trovano in Paesi a reddito medio.
Come riporta ABC News, citando il Poverty and Shared Prosperity Report, questa situazione porterebbe ad un aumento della percentuale di persone che versano in questo stato, dal 9,1% al 9,4%. La convergenza della pandemia con le pressioni del cambiamento climatico e dei conflitti rende impossibile il raggiungimento dell’obiettivo di porre fine alla povertà entro il 2030. Infatti, entro questa data, il tasso di povertà globale potrebbe aggirarsi intorno al 7%.
Bloomberg ha inteso sottolineare in particolare le parole del Presidente della Banca Mondiale, David Malpass, il quale ha affermato che per fare in modo che questa battuta d’arresto non si cronicizzi è necessario che i Paesi si preparino ad adottare un modello economico diverso nel post-Covid, consentendo al capitale, al lavoro, alle competenze e all’innovazione di avere spazio in nuove imprese e settori.
In Italia, come nel resto d’Europa, il numero dei contagi sta crescendo rapidamente. Questa impennata dei casi fa temere l’adozione di misure più severe e l’annuncio da parte dei diversi governi nazionali di nuovi lockdown. Se ciò dovesse accadere, le economie dei Paesi che hanno già subito una pesante battuta d’arresto nei primi mesi di quest’anno saranno nuovamente messe a dura prova. Dunque, il timore di un disastro sanitario dovuto ad una seconda ondata è accompagnato dalla certezza di forti ripercussioni al livello economico in caso di una nuova stretta da parte dei governi.

Stampa inglese

Adesso siamo giunti nel momento in cui è necessario comprendere profondamente le conseguenze di questa emergenza pandemica e, com’era prevedibile, le ripercussioni di lungo periodo saranno ancora più devastanti degli effetti immediati. In questo quadro si inserisce un Rapporto pubblicato di recente dalla Banca Mondiale che intende porre l’accento sugli scenari di povertà che il Covid-19 sta andando a delineare.
Il Rapporto contiene una stima delle persone che a causa della pandemia quest’anno scivoleranno in una condizione di povertà estrema: si tratta di una cifra che coinvolge tra gli 88 e i 115 milioni di persone – così spiega il Financial Times. E le regioni più colpite saranno l’Asia meridionale e l’Africa subsahariana. Carolina Sánchez-Páramo, una delle principali autrici, ha detto che molto probabilmente le persone che in passato erano fuggite dalla povertà ora potranno ricaderci e che, allo stesso tempo, diverse persone che non sono mai state afflitte da una condizione di questo tipo, potrebbero per la prima volta ritrovarcisi. Nel complesso, quasi il 7% della popolazione mondiale vivrà con meno di 1,90 dollari al giorno entro il 2030. E in pratica, i livelli di povertà globale subiranno il primo aumento significativo dopo il 1998, ponendo fine agli ultimi decenni di progressi. Tra il 2015 e il 2017 circa 52 milioni di persone nel mondo sono uscite dalla povertà ma, sempre secondo il Rapporto, questo andamento stava rallentando già da prima della pandemia.
The Guardian aggiunge che il mutamento di direzione riguardante il fenomeno di abbassamento della povertà, è stato e sarà alimentato da due fattori altrettanto importanti. Stiamo cioè parlando di crisi climatica e conflitti armati. Infatti, questi due fenomeni nell’ultimo periodo avevano fatto registrare una leggera inversione di tendenza, che diventerà appunto sempre più marcata con il passare del tempo, soprattutto alla luce dell’evento pandemico. Un insieme quindi di forze sottostanti e urto recente.

Stampa francese

Radio France Internationale asserisce che la soglia dell’estrema povertà verrà raggiunta nel 2021 da 150 milioni di persone. E tende a sottolineare che la parte più interessante del Rapporto è quella che fa emergere una ‘nuova categoria di persone povere’ rispetto alle epoche passate. Sostanzialmente, partendo dallo shock economico causato dal coronavirus e dal fatto che diversi Paesi ricchi a reddito medio hanno visto i propri bilanci economici scendere a picco nel giro di pochi mesi, si è creata una classe di individui poveri del tutto peculiare. In altre parole, si tratta di persone più istruite, che vivono nei centri urbani e che lavorano nel settore informale. E finiscono in questa situazione, perché quando perdono il lavoro, non hanno risparmi e non possono accedere al credito.
Le Monde dichiara che nella seconda metà dell’anno, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha previsto la distruzione di 195 milioni di posti di lavoro, e proprio su questo dato la Banca Mondiale ha affermato che molti Paesi sperimenteranno una caduta dei redditi da lavoro di una entità mai osservata prima – tenendo conto anche del collasso dell’economia. La povertà però non riguarda solo il reddito; bisogna altresì valutare la scossa violenta che la crisi sanitaria ha esercitato sulla vita quotidiana e sull’accesso ai servizi pubblici. Inoltre, la vulnerabilità dei sistemi sanitari potrebbe aumentare la mortalità infantile del 45%. Si tratta dunque, di dati estremamente preoccupanti.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

COVID-19 to Add as Many as 150 Million Extreme Poor by 2021, disponibile su https://www.worldbank.org/en/news/press-release/2020/10/07/covid-19-to-add-as-many-as-150-million-extreme-poor-by-2021, consultato il 10/10/2020

The pandemic could push 150 million more people worldwide into ‘extreme poverty’ disponibile su https://edition.cnn.com/2020/10/07/economy/global-poverty-rate-coronavirus/index.html, consultato il 10/10/2020

150 million people set to fall into ‘extreme poverty’ due to COVID pandemic, World Bank warns, disponibile su https://abcnews.go.com/International/150-million-people-set-fall-extreme-poverty-due/story?id=73497257, consultato il 10/10/2020

Covid-19 Fuels World’s First Rise in Extreme Poverty Since 1990s, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-10-07/covid-19-fuels-world-s-first-rise-in-extreme-poverty-since-1990s, consultato il 10/10/2020

Covid-19 will push millions in middle-income nations into poverty, warns World Bank disponibile su https://www.ft.com/content/2a41fa8b-e5d1-4102-b14f-7ec5820a5d7d, consultato il 10/10/2020

Further 150m people face extreme poverty by 2020, warns World Bank disponibile su https://www.theguardian.com/business/2020/oct/07/further-150m-people-face-extreme-poverty-by-2022-world-bank-covid-19-climate-coronavirus, consultato il 10/10/2020

Covid-19 impact ‘will throw up to 150 million people into extreme poverty’ disponibile su https://www.rfi.fr/en/economy/20201007-covid-19-impact-will-throw-up-to-150-million-people-into-extreme-poverty-world-bank-reversals-of-fortune, consultato il 10/10/2020

La pandémie de Covid-19 va faire basculer jusqu’à 150 millions de personnes dans l’extrême pauvreté disponbile su https://www.lemonde.fr/economie/article/2020/10/07/le-covid-19-va-faire-exploser-la-pauvrete-dans-le-monde_6055166_3234.html, consultato il 10/10/2020

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Non solo Trump: la Commissione Europea sotto attacco del virus

Stampa statunitense

Mentre aumenta il numero di coloro che gravitano nell’orbita di Trump che risultano positivi al coronavirus, la Commissione Europea ha annunciato lunedì scorso che dall’inizio della pandemia sono 179 i membri dello staff risultati positivi. Per quanto riguarda le persone attualmente positive nell’orbita di Trump, l’Intelligencer afferma che si tratterebbe di circa 23 individui, oltre al Presidente. 

The New York Times riporta la notizia dell’autoisolamento del Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la quale sarebbe entrata in contatto con una persona successivamente risultata positiva al virus. Sebbene sia risultata negativa in seguito ai due test effettuati, la von der Leyen continuerà a rimanere in isolamento fino alla fine di questa settimana, seguendo le disposizioni vigenti a Bruxelles.

Sempre The New York Times annuncia il rientro alla Casa Bianca del Presidente Trump dopo aver lasciato l’ospedale in cui era stato ricoverato per tre giorni a causa dei problemi di salute dovuti al Covid-19 che aveva manifestato negli ultimi giorni. Appena dopo il suo rientro, il Presidente ha incitato gli Americani a “non aver paura” e ha aggiunto di “sentirsi meglio di 20 anni fa”. Trump ha voluto, dunque, minimizzare la gravità del suo breve periodo di ricovero e non ha accennato al fatto di aver ripetutamente ignorato le linee guida in materia di prevenzione della diffusione del virus. A meno di un mese dal voto, prosegue The New York Times, Trump non può mostrarsi in difficoltà.

Stampa inglese

Mentre Trump preparava il suo trionfante rientro alla Casa Bianca dopo il ricovero al Walter Reed, anche Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, si organizza per ripartire dopo il periodo di autoisolamento.

Donald Trump torna alla Casa Bianca, ma – racconta il Financial Times – il pericolo non è ancora del tutto scampato. Mentre Trump era ricoverato, infatti, altri suoi stretti collaboratori sono risultati positivi al Covid. È stato il caso di Kayleigh McEnany, addetta stampa, che lo scorso lunedì ha annunciato la sua positività. E proprio alla luce di questa crescente diffusione tra le stanze della residenza ufficiale del Presidente, il medico Sean Conley ha avvertito che Trump non è ancora da ritenersi fuori dai guai. Questa affermazione è molto probabilmente legata anche al reale stato di salute di Trump, su cui pare ci siano state molte omissioni. Il dottor Conley, poco prima della partenza dall’ospedale, ha tenuto a precisare che la febbre si era attenuata e che i livelli di ossigeno erano tornati nella norma. Negli ultimi giorni, infatti, Trump ha avuto due pericolose crisi legate al livello di ossigeno nel sangue. Dalle notizie ufficiali si apprende che il Presidente, oltre ad aver preso un cocktail sperimentale di anticorpi, ha anche assunto un potente antinfiammatorio steroideo, il desametasone, la cui somministrazione è raccomandata dall’OMS nei pazienti più gravi. Non solo, si è anche sottoposto a un ciclo di remdesivir, che non è stato ancora completamente approvato dalle autorità di regolamentazione. Ciò nonostante, in occasione del suo rientro Trump ha voluto ostentare una buona forma, girando un videomessaggio rassicurante e mostrandosi provocatorio come sempre: togliendosi la mascherina, ha difatti subito scatenato un’ondata di nuove critiche contro di sé.

Ma nelle ultime settimane, anche fra i vertici dell’Unione Europea, è iniziata a circolare la paura per il coronavirus. Dopo l’autoquarantena di Charles Michel, un altro leader europeo è stato costretto all’autoisolamento. The Telegraph ha raccontato che dopo una visita a Lisbona, Ursula von der Leyen è stata costretta ad autoisolarsi, dopo aver appreso che uno dei funzionari portoghesi che aveva incontrato – la cui identità è ignota alla stampa – si era scoperto positivo al virus. Il Presidente della Commissione è tuttavia risultata negativa ai test del Covid.

The Sun ha voluto insistere sul fatto che ora questo fatto inaspettato potrebbe mettere a rischio i colloqui sulle trattative in ambito Brexit. Però ci sarebbero state delle telefonate rassicuranti tra la von der Leyen e Boris Johnson, in cui entrambi avrebbero ribadito la loro fermezza a voler trovare un’intesa e avrebbero esortato i propri collaboratori a lavorare a ritmo sostenuto su questo fronte. Il Premier britannico ha dichiarato di volere un accordo entro la metà di ottobre per concludere così l’intera operazione entro la fine del 2020. E infatti la scadenza fissata per avere la definitiva intesa è prevista per il 14 ottobre.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

Ursula von der Leyen self-isolating after exposure to Covid-19 case disponibile su https://www.telegraph.co.uk/politics/2020/10/05/ursula-von-der-leyen-forced-enter-self-isolation-exposure-covid/, consultato il 07/10/2020

VURUS FEARS EU boss Ursula von der Leyen isolating after being in contact with person with coronavirus disponibile su https://www.thesun.co.uk/news/politics/12846896/von-der-leyen-isolating-coronavirus/, consultato il 07/10/2020

Donald Trump returns to White House after three days in hospital disponbile su https://www.ft.com/content/4909a63c-8f7d-4621-9fba-73b5dac2ee5c, consultato il 07/10/2020

EU Council president Michel out of quarantine disponibile su https://www.independent.co.uk/news/eu-council-president-michel-out-quarantine-charles-michel-european-council-eu-council-brussels-ap-b597226.html, consultato il 07/10/2020

179 European Commission staff members have tested positive, and its president is in quarantine, disponibile su https://www.nytimes.com/live/2020/10/05/world/covid-trump/179-european-commission-staff-members-have-tested-positive-and-its-president-is-in-quarantine, consultato il 07/10/2020

Fauci calls Trump’s doctor ‘very qualified’, despite confusion in briefings disponibile su https://www.nytimes.com/live/2020/10/05/world/covid-trump/fauci-calls-trumps-doctor-very-qualified-despite-confusion-in-briefings, consultato il 07/10/2020

Trump Leaves Hospital, Minimizing Virus and Urging Americans ‘Don’t Let It Dominate Your Lives’ disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/05/us/politics/trump-leaves-hospital-coronavirus.html, consultato il 07/10/2020

Who in President Trump’s Orbit Has Tested Positive for Covid? disponibile su https://nymag.com/intelligencer/article/trump-white-house-orbit-tested-positive-covid.html, consultato il 07/10/2020

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Trump: mentre si aspetta di sapere come influirà il contagio sulla campagna presidenziale, il match tra i due candidati potrebbe essere il preludio dello scenario all’indomani del voto

Stampa statunitense

In questi giorni il mondo si chiede se Trump continuerà – e in che misura e con quali modalità – a portare avanti la propria campagna elettorale, nonostante abbia contratto il coronavirus. Proprio la settimana scorsa il primo dibattito tra i candidati alla Casa Bianca ha avuto luogo a Cleveland, Ohio. Martedì scorso, l’attuale Presidente Donald Trump e Joe Biden, ex vicepresidente dell’amministrazione Obama, si sono confrontati in quello che è stato definito da The New York Times come il dibattito più confusionario della moderna politica americana. Il moderatore Chris Wallace di Fox News è dovuto intervenire più volte per permettere un normale svolgimento del dibattito, il quale è stato caratterizzato da toni particolarmente accesi. Nel corso del confronto sono state pronunciate espressioni del tipo «Taci!», «Sei il peggior presidente americano che ci sia mai stato» da parte di Biden e «In 47 mesi ho ottenuto più risultati io che tu in 47 anni» da parte di Trump. La piega che ha preso il dibattito ha nettamente oltrepassato la linea che distingue un dialogo, seppur acceso, da una “rissa a suon di parole”.

Sempre The New York Times in un altro articolo sottolinea come il caos prodotto dall’evento abbia lasciato perplessi sia i simpatizzanti che i rivali di entrambe i candidati. Il comportamento tenuto da entrambi è stato severamente criticato da analisti e politici occidentali. L’attuale direttore dell’European Council on Foreign Relations, Jeremy Shapiro, ha sostenuto che, in linea generale, gli spettatori hanno interpretato il dibattito come l’ennesima prova del degradarsi della democrazia statunitense.

The Detroit News riporta in dettaglio i diversi temi che sono stati trattati durante questo burrascoso confronto: dall’economia del Paese alle tasse non pagate da Trump, dalle proteste del movimento Black Lives Matter ai cambiamenti climatici, dagli affari privati di famiglia alla Corte Suprema. Gli argomenti che hanno contribuito ad infiammare il dibattito sono stati la gestione della pandemia dovuta al coronavirus e il razzismo nella società statunitense. Infatti, negli Stati Uniti più di 200.000 persone sono decedute a causa del Covid-19 e ancora oggi la situazione in cui versa il sistema statunitense è ancora molto precaria.

Alla richiesta da parte del moderatore Wallace di condannare i suprematisti bianchi, Trump si è rifiutato di esprimersi contro i loro metodi e ha aggiunto, riferendosi ai Proud Boys – noto movimento armato di estrema destra – di «stare lì e stare pronti». Questo è quanto riporta la CNN.

La strategia di Trump è stata evidente: interrompere continuamente Biden e farlo innervosire al fine di indurlo a dare risposte inconcludenti e poco chiare.

La strategia adottata da Trump si rivelerà vincente per ottenere il secondo mandato? Attendiamo di vedere cosa accadrà durante i prossimi confronti che, se si terranno, saranno il 15 e il 22 ottobre prossimi, tendendo in considerazione le condizioni di salute del Presidente.

Stampa inglese

Circa 73 milioni di persone hanno seguito il primo duello televisivo tra il Presidente in carica Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden. E la BBC dice che per il momento i dati mostrano un ascolto più basso rispetto a quello del 2016. In quell’occasione, lo scontro finale tra Trump e Hillary Clinton riuscì a catalizzare l’attenzione di 84 milioni di spettatori, superando il record di 80,6 milioni del 1980, quando a sfidarsi c’erano Reagan e Carter.

Come racconta il Daily Mail però, nonostante questi risultati, Trump ha affermato che il recente dibattito è stato l’evento più visto nella storia della TV via cavo. Secondo Nielsen, tra tutte le reti, Fox News è stata la più seguita con 17,8 milioni di telespettatori, invece nelle successive posizioni si trovano ABC, NBC e CNN. Il quotidiano inglese avverte poi che, se il ciclo di dibattiti di queste presidenziali dovesse seguire lo stesso andamento del 2016, gli ascolti sono destinati a calare.

Ad ogni modo, ciò che ha sicuramente colpito durante questo scontro televisivo, è stata la veemenza con cui i due candidati hanno fatto le loro affermazioni. Tanto che la Commission on Presidential Debates (CPD) potrebbe introdurre nuove rigide regole, come quella di chiudere il microfono di un candidato, qualora dovesse violare alcune norme. Non a caso, i commentatori più critici hanno bollato questo evento come uno «spettacolo caotico di teatro politico» o, più semplicemente, una «vergogna». Secondo Tim Stanley, cronista del giornale britannico, Trump, che è apparso al meglio nella discussione sull’economia, avrebbe architettato una singolare strategia per spingere Biden a fare degli errori. Questa tattica sarebbe sfociata nelle dure reazioni di Biden, che ha detto al Presidente di stare zitto, di essere un razzista e un bugiardo.

Tuttavia, la notizia inaspettata sulla positività del Presidente al coronavirus, potrebbe alterare pesantemente il ritmo della campagna presidenziale. In particolare, un clima di incertezza ha iniziato a minacciare il calendario dei prossimi dibattiti. E secondo il Daily Telegraph, la pandemia avrebbe finito per dare maggior peso proprio a questi “testa a testa” televisivi.

Il secondo dibattito è in programma il 15 ottobre all’Adrienne Arsht Center for the Performing Arts di Miami, mentre quello finale dovrebbe svolgersi alla Belmont University di Nashville nel Tennessee il 22 ottobre.

Quali altri colpi di scena ci riserveranno queste elezioni presidenziali? In attesa di scoprirlo, ci prepariamo ad assistere allo scenario incandescente delle ultime settimane prima del prossimo 3 novembre, coronavirus permettendo…

Chiara Aveni e Gaia Natarelli  

Fonti

With Cross Talk, Lies and Mockery, Trump Tramples Decorum in Debate With Biden, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/29/us/politics/trump-biden-debate.html?action=click&module=Spotlight&pgtype=Homepage, consultato il 01/10/2020

Trump, Biden interrupt each other, snipe in first debate, disponibile su https://eu.detroitnews.com/story/news/politics/2020/09/29/detroit-news-election-2020-presidential-debate-trump-biden-cleveland/3577101001/, consultato il 01/10/2020

6 takeaways from the off-the-rails first debate between Biden and Trump, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/09/30/politics/trump-biden-first-debate-takeaways/index.html, consultato il 01/10/2020

Trump-Biden Debate Prompts Shock, Despair and, in China, Glee disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/30/world/europe/trump-biden-debate-global-reaction.html, consultato il 01/10/2020

US election 2020: debate pulled in 73 million TV viewers disponibile su https://www.bbc.com/news/election-us-2020-54365868, consultato il 03/10/202

US election debates schedule: dates, times and how to watch in the UK disponibile su  https://www.telegraph.co.uk/news/0/us-election-debates-schedule-2020-dates-times-tv-channel-uk-watch/, consultato il 03/10/2020

US election debate: Joe Biden called Donald Trump a racist and a liar – and he was by far the politest candidate disponibile su https://www.telegraph.co.uk/opinion/2020/09/30/ugliest-debate-ever-trump-defeated/, consultato il 03/10/2020

Trump claims presidential debate received ‘highest ratings in the history of cable television’ despite figures showing 73 million tuned in – 13% less than in 2016 disponibile su https://www.dailymail.co.uk/news/article-8791475/Trump-Bidens-2020-presidential-debate-TV-ratings-drop-36-compared-Clinton-showdown-2016.html, consultato il 03/10/2020

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L’attacco terroristico vicino alla sede di “Charlie Hebdo”

Da Libération si apprende che venerdì 25 settembre due persone sono rimaste ferite durante un attacco a Parigi nei pressi dell’XI arrondissement, vicino all’edificio che fino a qualche anno fa ospitava la sede del settimanale Charlie Hebdo.

Stampa francese

Le Point fa sapere che l’attentatore ha colpito quelle persone perché credeva che esse appartenessero alla redazione del giornale satirico; in realtà, si trattava di due dipendenti dell’agenzia di stampa “First Lines” e, oltre a ciò, bisogna ricordare che la sede del settimanale era stata spostata in un luogo segreto dopo gli attentati del 2015, proprio per ragioni di sicurezza. Nel frattempo, in rete è iniziato a circolare un video, ancora in corso di autenticazione, IN CUI il responsabile annunciava il suo atto estremo e spiegava le ragioni dell’attacco. L’ex Presidente François Hollande ha commentato la vicenda dicendo che la Francia ha bisogno di una risposta politica globale, che deve cioè svilupparsi su più ambiti come istruzione, occupazione, politica urbana, sicurezza e lotta alla radicalizzazione.

Le Figaro ha raccontato che durante la conferenza stampa di martedì 29 settembre, Jean-François Ricard, il pubblico ministero anti-terrorismo, ha comunicato l’iniziale progetto criminale dell’attentatore, ovvero quello di bruciare i locali dell’ex sede del giornale.

Le notizie più interessanti sull’identità del terrorista arrivano da Le Monde, in cui viene precisato che l’attentatore era sconosciuto a tutti i servizi di intelligence. L’uomo, un pakistano di 25 anni, era arrivato in Francia nel 2018 e aveva dichiarato di chiamarsi Hassan Ali e di essere nato nel 2002. In realtà, si chiama Zaheer Hassan Mehmood ed è nato nel 1995. Ad ogni modo, le autorità stanno ancora lavorando con il Pakistan per accertare l’identità in modo definitivo. Il punto è che l’uomo ha mentito per ricevere assistenza come minore non accompagnato: infatti era stato preso in carica da una struttura per minori di Val-d’Oise. Del resto, molto spesso questa categoria sociale viene sfruttata per ottenere un’indebita permanenza sul suolo francese, tanto che molti esperti sostengono la necessità di effettuare controlli più approfonditi, come i test di maturità ossea, i quali tuttavia secondo alcuni membri della comunità scientifica avrebbero un margine di errore troppo alto. La Procura ha confermato che questo attacco era stato premeditato e che l’uomo ha confessato di aver agito perché era adirato dopo aver visto i video provenienti dal Pakistan che erano contro la ripubblicazione recente delle vignette su Maometto.

Stampa inglese

«Tout ça pour ça». Neanche un mese fa questa espressione – «tutto questo per niente» – veniva riportata come titolo principale sulla rivista satirica francese Charlie Hebdo, la quale, in occasione dell’inizio del processo agli imputati per la strage di cinque anni prima, ha pubblicato un’ultima vignetta raffigurante Allah.

Come abbiamo riportato nell’articolo pubblicato il 7 settembre scorso sul blog Politicaffè, la suddetta vignetta ha scatenato un moto di protesta nel mondo musulmano e in particolar modo in Pakistan, dove il Ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi aveva affermato che la decisione di stampare nuovamente queste vignette era profondamente offensiva nei confronti dei musulmani.

È di questi giorni la notizia di un secondo attacco vicino l’ex sede della rivista satirica che rappresentò l’epicentro dell’azione di matrice terroristica del 2015. L’autore dell’attacco sembrerebbe essere proprio un pakistano di diciotto anni, arrivato in Francia tre anni fa con lo status di “minore non accompagnato”. Questa dettaglio è stato rivelato dal Ministro degli Interni francese, Gérard Darmanin, al The Guardian, aggiungendo inoltre che si tratterebbe chiaramente di un atto di terrorismo.

Come riporta la BBC, il giovane avrebbe ferito gravemente due persone utilizzando una mannaia da macellaio. Le due vittime lavorano per una compagnia televisiva che ha attualmente sede negli ex locali della rivista. Secondo la ricostruzione fornita dalla polizia, le due vittime, un uomo e una donna, sarebbero stati colpiti mentre si trovavano fuori dagli uffici per fumare una sigaretta. Il sospettato sembrerebbe essersi sbagliato, credendo di attaccare dei dipendenti di Charlie Hebdo.

Memore degli eventi dei giorni della strage di Charlie Hebdo nel 2015, la polizia parigina ha immediatamente diffuso un avviso nel quale si doveva evitare di percorrere l’area e di attendere ulteriori istruzioni. Infatti, sono state evacuate le scuole della zona e Rue Nicolas-Appert, la strada nell’undicesimo arrondissement di Parigi, dove è avvenuto il fatto, è stata interdetta al transito.

Alla luce dei fatti, si può davvero parlare di attacco terroristico quando vi è una mancanza di organizzazione tale da sbagliare obiettivo in quanto l’attentatore non era a conoscenza del fatto che la testata giornalistica non risiedesse più da tempo in quei locali?

   Chiara Aveni e Gaia Natarelli


Fonti

Charlie Hebdo: Stabbings suspect ‘was trying to target magazine’ disponibile su https://www.bbc.com/news/world-europe-54307820, consultato il 28/09/2020

Suspect in new Charlie Hebdo attack angered by republished cartoons, say Paris police disponibile su https://www.theguardian.com/media/2020/sep/26/suspect-in-new-charlie-hebdo-attack-angered-by-republished-cartoons-say-paris-police, consultato il 28/09/2020

Charlie Hebdo: Two stabbed outside magazine’s former offices in Paris after cartoons republished disponibile su https://www.independent.co.uk/news/world/europe/charlie-hebdo-stabbing-attack-paris-cartoon-news-today-latest-update-b596035.html, consultato il 28/09/2020

L’attaque près des aniens locaux de “Charlie Hebdo” reliance les critiques sur la prise en charge des mineurs étrangers isolés disponibile su https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/09/29/l-attaque-pres-des-anciens-locaux-de-charlie-hebdo-relance-les-critiques-sur-la-prise-en-charge-des-mineurs-etrangers-isoles_6054063_3224.html, consultato il 30/09/2020

Attaque devant les ex-locaux de “Charlie”: le suspect mis en examen pour “tentative d’assassinats” terrorists disponibile su https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/09/29/attaque-a-paris-l-assaillant-admet-une-autre-identite-il-va-etre-presente-a-un-juge-d-instruction_6054083_3224.html, consultato il 30/09/2020

Attaque à Paris: l’assaillant présumé mis en examen pour “tentatives d’assassinats” terroristes disponibile su https://www.liberation.fr/france/2020/09/26/direct-attaque-devant-les-ex-locaux-de-charlie-hebdo-les-dernieres-informations_1800616, consultato il 30/09/2020

Attaque visant “Charlie Hebdo”: une nouvelle personne place en garde à vue disponibile su https://www.lepoint.fr/societe/charlie-hebdo-3-blesses-a-l-arme-blanche-pres-des-anciens-locaux-25-09-2020-2393594_23.php#, consultato il 30/09/2020

Attaque à Paris : le terroriste voulait incendier les locaux de Charlie Hebdo disponibile su https://video.lefigaro.fr/figaro/video/le-terroriste-voulait-incendier-les-locaux-de-charlie-hebdo-selon-le-procureur-de-la-republique-antiterroriste/, consultato il 30/09/2020

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Xi Jinping sorprende tutti: la Cina ridurrà le emissioni. Un semplice annuncio o un impegno serio?

Stampa statunitense

La Cina ha sostenuto per tanti anni che, in quanto economia in via di sviluppo, non avrebbe dovuto condividere lo stesso carico di riduzione delle emissione delle nazioni sviluppate, il cui inquinamento è rimasto incontrollato per decenni. The New York Times riporta la notizia per cui la Cina ha recentemente rilasciato una dichiarazione che si pone in netto contrasto con la politica adottata finora. Di quale dichiarazione si sta parlando? Si tratta, in realtà, dell’affermazione di Xi Jinping, Segretario generale del Partito Comunista Cinese, rilasciata qualche giorno fa durante una sessione (virtuale) di lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In questa occasione, Xi Jinping ha affermato che la Cina mira ad essere “carbon neutral” prima del 2060. Il Segretario ha sorpreso la comunità internazionale, fissando l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra, di CO2, in atmosfera entro il 2060, aggiungendo che il picco di emissioni da parte della Cina avverrà entro il 2030.

La CNN ricorda che la Cina è il Paese che più contribuisce al riscaldamento del pianeta, producendo il 29% delle emissioni totali. Al contempo, però, è anche un Paese leader a livello mondiale per quanto riguarda le energie rinnovabili. Tuttavia, fino a qualche giorno fa, la Cina si era unicamente impegnata a fissare la data del raggiungimento del suo picco di emissioni all’anno 2030. Questa nuova presa di posizione sull’impronta di carbonio netta pari a zero entro il 2060 segna un momento fondamentale nella storia della lotta al cambiamento climatico e all’inquinamento.

Xi Jinping ha sostenuto che «l’umanità non può più ignorare i ripetuti avvertimenti della natura e seguire il sentiero battuto dall’estrazione di risorse senza investire nella conservazione». Così riporta Bloomberg. Per perseguire il suo obiettivo la Cina necessita di investimenti importanti. Secondo una stima elaborata dagli analisti della Sanford C. Bernstein & CO., la Cina dovrebbe spendere 5,5 trilioni, circa 160 miliardi l’anno, per raggiungere il suo obiettivo entro il 2050. Questo comporterebbe uno stravolgimento sostanziale nel mercato energetico cinese e non solo.

Si può avanzare l’ipotesi che non sia un caso che Xi Jinping si presenti proprio ora al mondo nella nuova veste di politico attento ai cambiamenti climatici. Il tema della tutela dell’ambiente è senza dubbio di estrema attualità nelle agende globali da decenni, ma l’amministrazione americana lo ha sempre riposto nel cassetto e anche nell’attuale campagna elettorale si vede come questa tematica non sembra suscitare particolare interesse nelle due parti in gioco. Si può dunque affermare che la Cina voglia assumere un ruolo di leadership sulla questione climatica nel prossimo futuro?

Stampa inglese

Con un annuncio che ha sorpreso tutti durante la virtuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Xi Jinping ancora una volta ha compiuto un gesto profondamente competitivo. La decisione di far diventare il suo Paese carbon neutral entro il 2060 è stata motivata – racconta il Financial Times – dall’emergenza da Covid-19, che ha convinto il Presidente cinese che il mondo ha bisogno di una rivoluzione, capace di accelerare lo “sviluppo verde”. A ciò si aggiunge il corollario per cui gli esseri umani non possono più ignorare gli avvertimenti della natura e che gli accordi di Parigi rappresentano solamente il minimo necessario per proteggere la terra. Altre importanti economie, tra cui l’Unione Europea e la Gran Bretagna, si sono poste il traguardo di portare a zero le emissioni entro il 2050, mentre gli Stati Uniti rimangono senza un obiettivo a emissioni zero. Anzi, a novembre dovrebbe realizzarsi il ritiro effettivo dagli accordi di Parigi, anche se Trump ha affermato che gli Stati Uniti hanno ridotto le proprie emissioni nonostante questa uscita. Ad ogni modo, questo annuncio finirà per esercitare ancora più pressione su Washington. Bisogna però chiarire che, affinché la Cina raggiunga questo obiettivo, sarà necessario ridurre drasticamente le emissioni e compensare questa azione con altri progetti verdi come il rimboschimento. E molti analisti hanno prontamente evidenziato che la Cina deve ancora chiarire cosa intende per “carbon neutral” e quali tipologie di offset include nella sua definizione. Li Shuo, funzionario di politica energetica di Greenpeace a Pechino, si è mostrato poco fiducioso verso il raggiungimento di questo proposito, poiché ha detto che in pratica, ogni singolo aspetto della vita quotidiana e dell’economia in Cina dovrebbe cambiare.

La BBC ci tiene a chiarire che tra il 2018 e il 2019, mentre gran parte del mondo iniziava ad abbandonare l’uso dei combustibili fossili, la Cina ha continuato ad aumentare il suo utilizzo spropositato. E solo la crisi pandemica era riuscita a far scendere le emissioni del Paese al 25%. Alcuni osservatori, infatti, hanno chiarito che facendo una simile affermazione in un tale momento, Xi Jinping abbia voluto semplicemente approfittare della riluttanza statunitense ad affrontare la questione climatica. Pura velleità geopolitica, dunque. Richard Black, direttore del think tank Energy and Climate Intelligence Unit (ECIU), ha aggiunto che la Cina non solo è il più grande responsabile al mondo delle emissioni di CO₂, ma è anche il più grande finanziatore energetico e rappresenta il più grande mercato; dunque, le sue decisioni sono fondamentali anche per le dinamiche di molti altri Paesi.

I maggiori Paesi inquinanti oltre alla Cina, fa sapere il Daily Mail, sono Stati Uniti, India, Russia, Iran, Arabia Saudita, Indonesia, Sud Africa, Turchia, Brasile e Australia. E la Cina solo nel 2018 ha rilasciato nell’atmosfera l’equivalente di 10 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, secondo il Global Carbon Project che monitora le emissioni in tutto il mondo. Ora, il termine “neutralità del carbonio” sta a indicare lo stop a rilasciare anidride carbonica aggiuntiva nell’atmosfera, ma tecnicamente i Paesi proseguono con le emissioni, se assicurano che una medesima quantità sia catturata sotto qualche altra forma. Un osservatore del MIT, John Sterman, ha specificato che se la Cina dovesse raggiungere questo intento, potrebbe impedire un ulteriore riscaldamento da 0,4 a 0,7 gradi Fahrenheit (o da 0,2 a 0,4 gradi Celsius) del pianeta. Ma per avere dati più certi bisognerà attendere un’analisi più approfondita, e comunque molto dipenderebbe da come e in quanto tempo, le emissioni vengono ridotte.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:


China’s Pledge to Be Carbon Neutral by 2060: What It Means, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/23/world/asia/china-climate-change.html, consultato il 25/09/2020
China Vows Carbon Neutrality by 2060 in Major Climate Pledge, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-22/china-pledges-carbon-neutrality-by-2060-and-tighter-climate-goal, consultato il 25/09/2020
China Beat the U.S. to a Carbon Neutrality Pledge, https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-22/china-beat-the-u-s-to-a-zero-carbon-emissions-climate-pledge, consultato il 25/09/2020
China will become carbon neutral by 2060, Xi Jinping says, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/09/22/china/xi-jinping-carbon-neutral-2060-intl-hnk/index.html, consultato il 25/09/2020
China pledges to be ‘carbon neutral’ by 2060 disponibile su https://www.ft.com/content/730e4f7d-3df0-45e4-91a5-db4b3571f353, consultato il 25/09/2020
Climate change: China aims for ‘carbon neutrality by 2060’ disponibile su https://www.bbc.com/news/science-environment-54256826, consultato il 25/09/2020
President Xi pledges China will hit peak emissions before 2030 and become carbon-neutral by 2060 disponibile su https://www.dailymail.co.uk/news/article-8762515/China-aims-carbon-neutral-2060.html, consultato il 25/09/2020
China pledges to be ‘carbon neutral’ by 2060 disponibile su https://www.ft.com/content/730e4f7d-3df0-45e4-91a5-db4b3571f353, consultato il 25/09/2020
Climate change: China aims for ‘carbon neutrality by 2060’ disponibile su https://www.bbc.com/news/science-environment-54256826, consultato il 25/09/2020
President Xi pledges China will hit peak emissions before 2030 and become carbon-neutral by 2060 disponibile su https://www.dailymail.co.uk/news/article-8762515/China-aims-carbon-neutral-2060.html, consultato il 25/09/2020

#POLITICAFFÈ

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Terrore per un nuovo lockdown: linea dura nel Regno Unito

Stampa statunitense

Quello del coronavirus non è ancora un capitolo chiuso per il Regno Unito. Infatti, per la popolazione inglese sta assumendo sempre più concretezza la possibilità di vivere un nuovo lockdown. Negli ultimi 30 giorni si è registrato un costante aumento dei casi, attestandosi intorno ai quasi 5000 nuovi casi al giorno. The New York Times spiega che il governo britannico ha annunciato sanzioni più severe per coloro i quali non rispettino le restrizioni imposte per evitare il contagio. Infatti, dalla fine del mese di settembre, il governo ha pianificato l’imposizione di multe anche di circa 1000 pounds (circa 1092 euro) per i trasgressori. Il ministro britannico per la salute e gli affari sociali, Matt Hancock, ha affermato che il Governo fa affidamento sul dovere civico delle persone nel fare la scelta giusta, ma purtroppo vi è una minoranza di individui che non lo fa. Proprio per questa ragione, secondo il Governo, sarebbe necessario implementare tali sanzioni.

Bloomberg sottolinea come i ministri britannici in questo momento stiano cercando la strategia migliore per bilanciare la lotta al virus e aiutare l’economia a riprendersi dalla peggiore recessione che si è avuta nell’ultimo secolo. Tutto ciò ha innescato innumerevoli discussioni e portato a divisioni all’interno del Governo circa la via migliore da seguire. Diversi sono gli scenari che vengono presentati dal Governo inglese in questi ultimi giorni. Ad esempio, potrebbero essere imposti lockdown locali – come sta chiedendo il sindaco di Londra Sadiq Khan – ed aumentate alcune restrizioni sociali. In particolar modo, queste ultime hanno sollevato numerose polemiche, sottolinea sempre Bloomberg, poiché le direttive si sono rivelate confuse e imprecise, lasciando milioni di inglesi nel dubbio circa le misure esatte da rispettare. Inoltre, il cosiddetto telelavoro sembra prendere sempre più spazio e gli uffici sembrano destinati a rimanere vuoti o con personale ridotto ancora a lungo. Infatti, con il recente incremento del numero dei casi, le autorità stanno chiedendo di lavorare a casa e non recarsi in ufficio. Infine, rimane il grande quesito del vaccino. Hancock afferma che esiste la possibilità che venga reso disponibile entro la fine dell’anno.

La CNN pone l’accento sulla situazione particolarmente scomoda che il Primo Ministro Boris Johnson si trova ad affrontare. Infatti, se il Regno Unito non sarà in grado di tenere sotto controllo la diffusione del virus, Johnson verosimilmente si troverà in una situazione piuttosto difficile da gestire. Dall’inizio dello scoppio della pandemia, Londra è stata la capitale europea che ha accusato maggiormente il colpo della recessione economica. Nel complesso la popolazione inglese si è mostrata ligia nel seguire le regole imposte dal Governo durante il primo lockdown. Nonostante ciò, ad oggi il Regno Unito ha il maggior numero di morti in Europa. L’elevato numero di vittime e la diffusione del malcontento nei confronti della gestione del virus da parte del governo mettono a repentaglio il secondo mandato di Johnson al Governo.

Stampa inglese

La Gran Bretagna impone una nuova stretta sulla vita sociale della sua popolazione. Dalla prossima settimana infatti, entreranno in vigore delle nuove norme che vogliono sbarrare la strada alla diffusione del Covid 19. Le ultime misure restrittive si estenderanno per i prossimi sei mesi, salvo “progressi tangibili”. Lo Chief Medical Adviser del governo londinese Chris Whitty spiega che il limite temporale coincide con la necessità di fronteggiare il clima più freddo in arrivo nei prossimi mesi. Così il Telegraph comincia un lungo articolo, dove fa sapere nel dettaglio tutte le novità introdotte dal Governo. Ebbene, gli sport di squadra saranno permessi solo outdoor e i tifosi dovranno ancora aspettare per accomodarsi all’interno delle strutture sportive. Le persone che vorranno dirsi “sì” potranno avere al loro fianco un massimo di quindici persone. Pub, bar e ristoranti dovranno chiudere alle 22 e potranno offrire ai loro clienti esclusivamente il servizio al tavolo. Le multe per le trasgressioni inizieranno dalla soglia delle 200£. Per quel che riguarda l’istruzione, il governo ha detto che le scuole saranno le ultime a chiudere; al contrario per le università si prospetta il ritorno della didattica online. Il governo inoltre, per fronteggiare il prossimo aumento del tasso di diffusione, ha imposto forti contenimenti per gli incontri sociali e proprio in quest’ottica ha incoraggiato il ritorno allo smartworking. Per il momento dunque, è stato deciso di evitare il blocco definitivo ma queste norme mostrano tutto il loro rigore.

La BBC fa sapere che in Scozia è stato imposto il divieto di visita presso le case delle altre persone, in Galles coloro che saranno costretti all’autoisolamento riceveranno una somma di 500£ e nell’Irlanda del Nord sono severamente vietati gli incontri al di fuori del proprio nucleo di conviventi. Le morti per Covid-19 sono rimaste basse fino all’11 settembre, tuttavia gli esperti sono preoccupati per il loro rapido aumento. Infatti tali misure, spiega Sir Patrick Vallance, sono state introdotte poiché le previsioni suggeriscono che potrebbero esserci 50.000 nuovi casi al giorno entro la metà di ottobre e questo porterebbe le possibili morti a un numero di 200 al giorno entro metà novembre.  

Torna dunque la paura sull’isola britannica.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI

Ruth Bader Ginsburg, Belarus, Aleksei Navalny: Your Monday Briefing, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/20/briefing/rbg-belarus-aleksei-navalny.html, consultato il 21/09/2020

Health Officials Tiptoe Around Trump’s Coronavirus Vaccine Timeline, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/20/world/covid-coronavirus.html, consultato il 21/09/2020

The UK’s doubling coronavirus cases mean Boris Johnson can’t wake up from his Covid-19 nightmare, disponibile su  https://edition.cnn.com/2020/09/21/uk/uk-coronavirus-second-lockdown-boris-johnson-intl-gbr/index.html, consultato il 21/09/2020

Boris Johnson’s Choices as U.K. Faces Second Virus Lockdown, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-21/johnson-considers-options-for-u-k-s-next-coronavirus-lockdown, consultato il 21/09/2020

Is the UK heading for a second national lockdown? The new Covid rules from Boris Johnson’s update disponibile su https://www.telegraph.co.uk/news/2020/09/23/lockdown-second-uk-circuit-breaker-new-rules-national/, consultato il 23/09/2020

Covid rules: what are the new coronavirus restrictions? disponibile su https://www.bbc.com/news/explainers-52530518, consultato il 23/09/2020

#POLITICAFFÈ

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Ondata di criminalità in Francia.
Il dibattito politico si infiamma.

Stampa statunitense

In Francia, le statistiche mostrano un costante calo dei crimini gravi. Tuttavia, The New York Times riporta che i politici francesi concordano sul fatto che il crimine in Francia sia fuori controllo. Il leader dell’estrema destra ha recentemente affermato che la Francia stia sprofondando nella barbarie. A sinistra, il probabile candidato del Partito dei Verdi alle prossime elezioni presidenziali ha descritto l’insicurezza come “insopportabile”. Inoltre, i ministri del Presidente Emmanuel Macron hanno impiegato il termine ensauvagement per descrivere una Francia che sta assumendo caratteri sempre più “selvaggi”. La scelta di questo termine ha riscontrato un particolare “successo” anche tra la popolazione. Infatti, rispondendo ad un sondaggio, circa il 70% dei partecipanti hanno ritenuto appropriato il termine ensauvagement per descrivere l’odierna situazione della sicurezza francese.

 Il tema della criminalità ha posto Macron dinanzi a un dilemma: come apparire severo in materia di crimine senza abbracciare il linguaggio dell’estrema destra? Fino ad oggi, Macron ha evitato di pronunciarsi definitivamente sul tema.

In medio stat virtus come ci suggerisce la letteratura latina. La verità infatti sarà sicuramente situata nel mezzo, in quanto i dati a cui la politica di destra in particolar modo fa riferimento, non sono diversi, bensì polarizzati rispetto a quelli che vengono presentati dagli istituti statistici come dati oggettivi: i primi parlano di una criminalità crescente e fuori controllo, i secondi riferiscono che è in calo.  È forse possibile che le statistiche vengano strumentalizzate dal candidato di turno in vista delle prossime elezioni presidenziali in Francia del 2022? Sicuramente quello della criminalità è un tema estremamente versatile, la paura che ne può derivare entra in ogni casa indipendentemente dall’estrazione sociale e dal credo politico. Sembra però palese agli occhi di tutti che se davvero fosse così, la politica avrebbe distorto un dato assunto come oggettivo per fare propaganda.

Stampa francese

L’estate in Francia è stata accompagnata da notizie di eventi particolarmente violenti e questa escalation di fatti, che ha costellato il versante della sicurezza interna, ha scatenato un ampio dibattito nei giorni scorsi sul clima di “insicurezza” che aleggerebbe nella République.

Data appunto la complessità della vicenda, su Libération è apparso un lungo articolo in cui si è cercato di valutare la complessità delle diverse tipologie di dati che propongono gli istituti di ricerca, al fine di individuare il miglior canale per l’evoluzione della violenza negli ultimi anni. Un tema che si è sviluppato nell’ambito di un intenso dibattito pubblico. In particolare, Gilles Clavreul, che è stato sotto la presidenza Hollande responsabile del coordinamento della lotta nazionale al razzismo, ha avanzato l’importanza dei dati sulla “delinquenza osservata”, quelli cioè che sono costruiti a partire da ciò che denunciano le forze di polizia. Al contrario, altri specialisti come Laurent Borredon, ritengono che i dati sulla delinquenza riportati dalle forze dell’ordine, non possano essere considerati come l’unico indicatore rilevante, poiché tenderebbero a sovrastimare l’evoluzione della violenza reale, e pensano che siano più attendibili le indagini sulla vittimizzazione. Per diversi esperti la soluzione migliore sarebbe quella di confrontare diversi tipi di fonti, anche se a volte, il confronto potrebbe dar luogo a tendenze divergenti.

Le Monde chiarisce che le indagini cosiddette “sulla vittimizzazione” sono condotte da INSEE e ONDRP, che dal 2007 pubblicano annualmente un’analisi sul problema, basandosi sulle valutazioni effettuate su un campione rappresentativo della popolazione, il quale viene interrogato su possibili atti di violenza subiti nell’ultimo anno, a prescindere che essi siano stati denunciati o meno. E stando agli ultimi dati, ci sarebbero delle tendenze stabili o in calo. Secondo il quotidiano inoltre, il tasso di omicidi in Francia sarebbe nell’alta media europea, e non si tratterebbe invece del Paese europeo con il più alto tasso di omicidi come ha affermato Bruno Retailleau di LR. Xavier Bertrand, poi, ha parlato di “un’estate arancia meccanica”, e Le Monde ha voluto specificare che omicidi, violenze sessuali e furti sono certamente aumentati a partire dal mese di maggio, ma senza raggiungere livelli distintamente superiori a quelli osservati negli anni precedenti. In ogni caso, viene annotato il rialzo dei numeri di femminicidi per il 2019: infatti, secondo i dati del Ministero dell’Interno sono stati registrati 25 casi in più rispetto al 2018.

Sicuramente, l’evento che ha scosso maggiormente l’opinione pubblica francese è stato quello che ha avuto come protagonista un conducente di autobus a Bayonne. Philippe Monguillot, prossimo alla pensione, è stato ferito a morte da alcuni giovani dopo aver chiesto loro di mostrare i biglietti e di indossare le mascherine. Le Figaro descrive questo tragico episodio come un’azione da barbari che ha mostrato la ricomparsa della violenza clanica, la quale si accompagna all’avanzamento di una ideologia multiculturalista, e ciò si verifica nel momento in cui in certi territori – proprio come questo che viene definito popolare – si sviluppa il comunitarismo. Si instaura così in certi quartieri la logica della prova di virilità, una rinnovata aggressività dettata dalla protezione del gruppo razziale. Ecco perché, spiega l’attivista Houria Bouteldja, in tali comunità molto spesso accade che se una donna di colore viene violentata da un uomo bianco, deve denunciarlo, ma se la stessa viene violentata da un uomo di colore, deve tacere, perché deve proteggere il suo clan.

La rivista Marianne, parla invece di record di fallimento e silenzio delle autorità. Un profondo dissenso sull’operato dell’amministrazione anima questo pungente articolo, in cui si esprime un notevole aggravamento dello stato attuale delle cose, e dove atti violenti, che vengono sistematicamente raccontati dai media, sono seguiti da rassicurazioni dell’establishment che puntualmente finiscono per esaurire la fiducia dei cittadini e per mettere sotto accusa la giustizia stessa.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:

Peut-on dire qu’il y a de plus en plus de violences en France depuis trente ans ? disponibile su https://www.liberation.fr/checknews/2020/08/21/peut-on-dire-qu-il-y-a-de-plus-en-plus-de-violences-en-france-depuis-trente-ans_1797192, consultato il 18/09/2020

« Contre le crime et la violence, la France demeure plus que jamais une zone à défendre » disponibile su https://www.marianne.net/debattons/billets/contre-le-crime-et-la-violence-la-france-demeure-plus-que-jamais-une-zone-defendre, consultato il 18/09/2020

Agression d’un chauffeur de bus à Bayonne : « Le retour de la violence clanique » disponibile su https://www.lefigaro.fr/vox/societe/agression-d-un-chauffeur-de-bus-a-bayonne-le-retour-de-la-violence-clanique-20200708, consultato il 18/09/2020

Le vrai, le faux et l’invèrifiable du débat sur l’insécurité disponibile su https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2020/09/01/le-vrai-le-faux-et-l-inverifiable-du-debat-sur-l-insecurite_6050603_4355770.html, consultato il 18/09/2020

Un «ensauvagement de la société» ? Les études montrent, elles, une relative stabilité de la délinquence depuis quinze ans disponibile su https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2020/09/01/le-vrai-le-faux-et-l-inverifiable-du-debat-sur-l-insecurite_6050603_4355770.html, consultato il 18/09/2020

Why French Politicians Can’t Stop Talking About Crime, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/09/17/world/europe/france-crime.html, consultato il 19/09/2020