Fine di un mito: il flop dello Stato sociale in Svezia.
La crisi pandemica ha portato alla luce una drammatica crisi in corso da anni.

Stampa statunitense

La pandemia ha portato alla luce una drammatica crisi in corso da anni in Svezia. Di quale crisi si tratta? Si tratta della crisi che sta interessando lo stato sociale svedese – comunemente denominato in inglese welfare state. La Svezia è nota per essere il prototipo di welfare state socialdemocratico, un meccanismo nel quale sembra che gli ingranaggi funzionino a perfezione. La sicurezza sociale del cittadino svedese si basa su una combinazione tra diversi elementi: diritti sociali uguali per tutti, principio della conservazione del reddito – in base al quale chi non può continuare a lavorare mantiene un adeguato tenore di vita. Con un’aliquota fiscale personale superiore al 57%, gli svedesi pagano alcune delle tasse più alte al mondo in cambio di notevoli servizi erogati dal Governo. Si fa riferimento alla assistenza sanitaria, all’istruzione, al congedo parentale con durata superiore ad un anno, all’assegno di disoccupazione per coloro i quali perdono il lavoro.

In un suo recente articolo The New York Times sottolinea l’impatto del Coronavirus sul sistema sociale. Con una popolazione di poco più di 10 milioni di persone, la Svezia ha registrato circa 98000 casi di Coronavirus e fra questi quasi 6000 decessi. Tra queste 6000 persone la cui morte è collegata al virus, circa la metà è rappresentata da quella fetta di popolazione più vulnerabile che vive in case di cura. Questa tragedia in parte è dovuta a come il sistema svedese abbia gradualmente ma costantemente ridotto i servizi governativi per poter tagliare le tasse.

Il Foreign Policy riporta come durante la prima ondata di Coronavirus, la Svezia sia stata citata allo stesso tempo, da un lato, come il Paese che ha saputo gestire la pandemia nel migliore dei modi e, dall’altro lato, come quello che ha deciso di lasciare che il virus si diffondesse liberamente anche nelle case di ricovero per anziani, portando dunque ad un gran numero di vittime. Foreign Policy afferma che l’errore commesso dallo Stato svedese risiede in uno dei maggiori punti di forza e di debolezza del Paese: la Svezia è una società che ripone molta fiducia nel comportamento dei suoi cittadini. Infatti, generalmente il popolo svedese si è dimostrato capace di comportarsi in modo esemplare seguendo le disposizioni emanate dal Governo. Tuttavia, in questa situazione di emergenza, probabilmente la fiducia che il Governo svedese ripone nei suoi cittadini non è stata tradita. Molto più plausibilmente è stato il taglio dei finanziamenti ai servizi statali a determinare questa criticità nelle case di cura.

The Nation propone un interessante parallelismo tra “l’esperimento di gestione della pandemia” tra Svezia e Stati Uniti d’America, evidenziando la presenza di un robusto welfare state e di un’ottima sanità pubblica presente in Svezia e la mancanza di tale sistema negli Stati Uniti. Tuttavia, anche The Nation pone l’accento sul declino che sta attraversando il sistema di protezione sociale svedese.

In queste settimane si sta vivendo la già preannunciata seconda ondata di Coronavirus e ci si chiede quali strumenti adotteranno i Paesi per far fronte sia al Covid-19 sia all’influenza stagionale. Purtroppo, sono ancora le categorie più vulnerabili ad essere esposte maggiormente al rischio. Infatti, si parla in particolar modo dei ricoverati nella case di cura o di riposo. Visti i risultati ottenuti nel corso della prima ondata, la Svezia provvederà ad aumentare i finanziamenti verso queste strutture per evitare una nuova crisi?

Stampa francese

Le Monde racconta che a partire dagli anni Novanta, la Svezia ha iniziato a sviluppare un sistema di privatizzazione per i settori della sanità e dell’istruzione. Un meccanismo che ha mostrato però tutte le sue debolezze negli ultimi mesi: la pandemia da Covid-19 ha infatti finito per riaccendere il dibattito sulla rilevanza dello stato sociale.

Erik Andersson, che è alla guida municipale dell’elegante città di Täby, non utilizza il termine “privatizzazione”, piuttosto preferisce la definizione “valfrihet” che si traduce con “libertà di scelta”. In pratica, questo concetto si è affermato già negli anni Novanta proprio per giustificare l’imponente trasformazione del welfare state che si stava realizzando in Svezia. E, spiega il sindaco di Täby, la valfrihet è un modo per distaccarsi dal ricordo delle imposizioni socialiste del passato e per promuovere, al contrario, la determinazione personale. Per quel che riguarda il settore dell’istruzione, sono iniziate ad apparire alcune imponenti aziende scolastiche: la più importante è AcadeMedia, fondata nel 1996 e quotata anche in borsa. Non tutti però sono favorevoli a supportare il settore privato. E nel marzo 2019, quando l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato un rapporto in cui emergeva l’aumento delle disuguaglianze tra gli studenti, alcuni hanno iniziato a insistere sul fatto che quel sistema scolastico stesse incoraggiando una sorta di segregazione nelle scuole, ovvero un raggruppamento tra studenti dello stesso background sociale. Ad ogni modo in questi mesi, il settore scolastico è stato semplicemente una piccola parte della più generale riflessione sugli eccessi delle privatizzazioni. Il vero focus su questo dibattito ha riguardato infatti un altro ambito: a essere messo sotto accusa è stato principalmente il settore sanitario, specialmente in ragione dei disservizi che sono emersi nelle case di riposo.

La socialdemocratica Aida Hadzialic ha affermato che le privatizzazioni hanno permesso di aumentare l’accesso all’assistenza sanitaria grazie all’avvio di nuove pratiche; tuttavia ha sottolineato che per aumentare i profitti si è avuto un relativo aumento dei costi per le regioni, il quale è andato a scapito degli ospedali pubblici, che di conseguenza sono stati costretti a risparmiare. Il ricercatore John Lapidus ha invece voluto parlare di un altro fenomeno, quello delle polizze assicurative: gli operatori privati per migliorare le tempistiche dell’accesso ai servizi sanitari, hanno stipulato convenzioni con le compagnie di assicurazione sanitaria. Ora per lo studioso, l’aumento di tali polizze assicurative costituisce la prova della trasformazione del welfare state svedese a favore di un meccanismo ‘a due livelli’, che non promuove quindi un sistema egualitario.   

Stampa svedese

The Local.se parla dell’investimento nel welfare annunciato a settembre dal Primo Ministro Stefan Löfven. Il settore dell’assistenza agli anziani riceverà complessivamente 7,4 miliardi di corone nel 2021 e altri 4 miliardi confluiranno direttamente nel settore sanitario, per sostenere le cure mediche relative al Coronavirus e per contribuire al deficit sanitario provocato dalla posticipazione di tutti gli interventi che sono stati rimandati a causa della pandemia. Nel complesso, nel 2021 lo stato sociale svedese dovrebbe beneficiare di un importo di 19,7 miliardi di corone, che nello specifico andranno alle autorità locali e regionali.

Basterà questo nuovo piano economico per allontanare le critiche dell’ultimo periodo?

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

What Sweden’s new coronavirus cash boost means for healthcare services disponibile su https://www.thelocal.se/20200907/coronavirus-budget-sweden-pledges-20-billion-kronor-to-boost-welfare-state, consultato il 14/10/2020

Le modèle suédois n’en est plus vraiment un disponibile su https://www.lemonde.fr/m-le-mag/article/2020/10/09/mine-par-la-pandemie-le-modele-suedois-face-aux-exces-du-liberalisme_6055443_4500055.html, consultato il 14/10/2020

Sweden, U.S. Election, French Open: Your Friday Briefing disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/08/briefing/sweden-us-election-french-open-your-friday-briefing.html, consultato il 14/10/2020


Sweden and the World-Historical Power of Conformity, disponibile su https://foreignpolicy.com/2020/10/05/sweden-and-the-world-historical-power-of-conformity/, consultato il 14/10/2020


Focused Protection, Herd Immunity, and Other Deadly Delusions, disponibile su https://www.thenation.com/article/society/covid-jacobin-herd-immunity/, consultato il 14/10/2020