#POLITICAFFÈ

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Cina-Usa ai ferri corti. Perché il caso dei due cittadini canadesi incriminati da Pechino per spionaggio potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso.                                           

Stampa americana 

Michael Kovrig e Michael Spavor, i due cittadini canadesi arrestati in Cina nel 2018 accusati di aver condotto operazioni volte a carpire segreti di stato, sono stati ufficialmente incriminati con l’accusa di spionaggio. Questo evento porta ad una intensificazione della campagna punitiva condotta dalla Cina contro il Canada, per l’arresto di Meng Wanzhou, la direttrice finanziaria e figlia del fondatore di Huawei. Fin da subito si è ritenuto che la Cina avesse arrestato i due cittadini canadesi come atto di ritorsione per l’arresto di Wanzhou, richiesto dagli Stati Uniti. La direttrice è stata arrestata in quanto Huawei avrebbe violato l’embargo commerciale imposto all’Iran, commerciando prodotti che riportavano brevetti statunitensi.

Come riporta il New York Times, i due cittadini canadesi si trovano al centro di una accesa disputa internazionale che vede contrapposta la Cina al Canada e agli Stati Uniti, in un momento in cui le loro relazioni sembrano abbiano raggiunto il punto più basso degli ultimi decenni. La pronuncia del tribunale cinese è successiva alla sentenza del mese scorso da parte di un tribunale canadese secondo cui i pubblici ministeri avevano soddisfatto un requisito legale necessario per l’estradizione della Weng negli Stati Uniti, dove si trova ad affrontare gravi accuse di frode.

Il Politico riporta il commento del Primo ministro canadese Trudeau riguardo i recenti avvenimenti: «È stato chiaro fin dall’inizio che questa fosse una decisione politica presa dal governo cinese e noi continueremo a condannarlo come abbiamo fatto fin dall’inizio». Inoltre, il Segretario di Stato statunitense Pompeo giudica la decisione presa dal governo cinese «politicamente motivata e completamente infondata» e sollecita il rilascio dei due cittadini canadesi che da oltre 18 mesi si trovano in stato di arresto.

Proprio la posizione dei vicini Stati Uniti risulta particolarmente interessante da analizzare. The Diplomat in un suo recente articolo offre un punto di vista interessante sulla situazione geopolitica e geoeconomica che vede coinvolti questi tre Paesi. Sembra che il Canada si trovi tra il fuoco incrociato di Cina e Stati Uniti e il terreno dove si trova a muoversi è quello delle telecomunicazioni. Per questo motivo, la decisione espressa dal tribunale canadese costituisce probabilmente un punto di non ritorno nelle crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina, con il Canada nel mezzo.

È necessario aspettare ancora per conoscere quali scelte adotteranno questi tre Paesi alla luce degli avvenimenti delle ultime settimane. 

Stampa canadese

La questione dei “Two Michaels” – come sono ormai noti alle cronache – ha visto un crescendo questa settimana con la resa formale della loro accusa da parte della Cina. Un atto di rappresaglia secondo il Globe and Mail, dopo che un giudice di Vancouver ha respinto le richieste di Meng Wanzhou, facendo così proseguire il suo processo di estradizione. Il giornale canadese prosegue dicendo che Pechino si sta comportando alla pari di una organizzazione terroristica che rapisce innocenti per forzare uno scambio di prigionieri. Ricorda che Trudeau ha affermato di non voler cedere a questa estorsione, sia perché il sistema canadese deve rimanere libero da pressioni politiche interne e straniere, sia perché non deve passare il messaggio che sul Canada si può utilizzare come leva di ricatto l’arresto casuale dei propri cittadini. Cedere a queste pressioni vorrebbe dire acconsentire alla nascita di una politica estera cinese che utilizza tecniche estremistiche per ottenere ciò che vuole, ed esporre tutti i cittadini stranieri a possibili rapimenti statali in Cina.

Le Journal de Montréal parla dei due canadesi come persone sfortunate che si sono trovate al posto sbagliato nel momento sbagliato, sottolineando dunque la politicizzazione del fatto, che si configura come un ricatto travestito da processo. Si ravvisa, inoltre, la possibilità da parte del Ministro della Giustizia, contenuta nella sezione 23 del Canadian Extradition Act, di annullare in qualsiasi momento la richiesta di estradizione.

Il National Post infine, evidenzia come tale questione particolarmente delicata abbia causato una tensione considerevole nelle relazioni sino-canadesi e abbia posto il Canada tra il Presidente Trump e il Segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping. Aggiunge, inoltre, che gli Stati Uniti appoggiano apertamente la linea politica adottata dal Canada in questa situazione e sollecitano il rilascio dei due cittadini canadesi.

Ebbene, una lotta rovente quella del 5G, che viene portata avanti con qualsiasi strumento del potere. L’arresto della manager Huawei come simbolo di Washington che non vuole cedere il suo primato tecnologico a Pechino, anche se a finire nel mezzo di questo scontro strategico sono due cittadini canadesi.

Stampa cinese

Dalla Repubblica popolare cinese il China Daily fa sapere che la coppia canadese, dopo essere stata arrestata nel dicembre 2018 con il sospetto di coinvolgimento in attività pericolose per la sicurezza nazionale, è stata accusata formalmente di spionaggio, spiegando nello specifico le accuse rivolte ai singoli uomini.

Da un lato, a Michael Kovrig è stata rivolta l’accusa di aver acquisito illegalmente segreti di Stato e informazioni di intelligence per un Paese estero, e per questo sarà portato davanti al Tribunale popolare intermedio N. 2 di Pechino. Dall’altro, Michael Spavor è stato incriminato per aver rubato e fornito illegalmente segreti di Stato a una nazione straniera, e sarà giudicato dal Tribunale popolare intermedio di Dandong.

Durante una conferenza stampa, il portavoce del Ministro degli esteri, Zhao Lijian, ha aggiunto che il comportamento dei due uomini ha violato l’articolo 111 della legge penale cinese, che prevede la reclusione da cinque a dieci anni, fino ad arrivare, nelle circostanze “estremamente gravi”, alla pena dell’ergastolo.

Tutto questo per ribadire la conformità delle azioni delle autorità cinesi al proprio ordinamento giuridico.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti:

China Indicts 2 Canadians on Spying Charges, Escalating Dispute, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/06/19/world/asia/china-canada-kovrig-spavor.html, consultato il 26/06/2020

Trudeau points to ‘direct link’ between detained Canadians and arrest of Huawei executive, disponibile su https://www.politico.com/news/2020/06/22/trudeau-canadians-arrest-huawei-333773, consultato il 26/06/2020

Canada and the US-China Geopolitical Tug of War, disponibile su https://thediplomat.com/2020/05/canada-and-the-us-china-geopolitical-tug-of-war/ consultato il 26/06/2020

U.S. senators demand release of Michael Kovrig and Michael Spavor, disponibile su https://nationalpost.com/news/canada/u-s-senators-demand-release-of-michael-kovrig-and-michael-spavor, consultato il 26/06/2020

Sortir du piège chinois disponibile su https://www.lapresse.ca/debats/editoriaux/2020-06-25/sortir-du-piege-chinois, consultato il 26/06/2020

Justin Trudeau says he can’t give in to China’s hostage-taking. He’s right disponibile su https://www.theglobeandmail.com/opinion/editorials/article-justin-trudeau-says-he-cant-give-in-to-chinas-hostage-taking-hes/, consultato il 26/06/2020

Canadian pair formally charged with espionage disponibile su https://global.chinadaily.com.cn/a/202006/20/WS5eed6a63a31083481725450d.html, consultato il 26/06/2020

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

In Europa, se da un lato la Russia riprende i voli aerei internazionali, la Spagna con vari Paesi dell’America Latina cerca soluzioni per le disuguaglianze sociali ed economiche, dall’altro lato Germania e Regno Unito si ritrovano a fronteggiare nuovamente il virus.

I Paesi africani si dividono fra chi rilancia progetti di sviluppo, fondi, riforme e chi invece, come il Capo Verde, combatte ancora con il Covid.

In Medio Oriente, al contrario, le tematiche politiche e territoriali tornano ad occupare le prime pagine dei giornali mentre negli Stati Uniti e in Oceania non mancano le polemiche.

EUROPA

Lo scorso 24 giugno si è tenuta a Madrid una videoconferenza internazionale convocata dal Primo Ministro Pedro Sánchez e alla quale hanno partecipato varie istituzioni finanziarie multilaterali, tra cui il FMI, la Banca Mondiale, la Banca Interamericana di Sviluppo, la banca Mondiale per l’America Latina, insieme ai rappresentanti del governo dei seguenti Paesi: Argentina, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Perù, Paraguay, Repubblica Dominicana, Uruguay e Barbados. L’obiettivo della programmazione dell’incontro è stato cercare di trovare delle vie per far accedere i Paesi menzionati a crediti erogati dalle istituzioni finanziarie – anche se non rispettano tutti gli standard per ottenerli a causa della situazione economica critica che stanno affrontando a seguito della pandemia – ma soprattutto per far sì che questa non inasprisca le già profonde disuguaglianze sociali. Infatti, un articolo de El País suggerisce che sarebbero circa 29 milioni le persone che potrebbero soffrire nuove e maggiori disparità sociali ed economiche. Per quanto riguarda le cifre relative ai fondi che si intendono concedere ai Paesi in questione non vi è stata nessuna dichiarazione, ma è stato sottolineato che l’intenzione è quella di prestare un tipo di sostegno di gran lunga più sostanziale rispetto a quanto fatto fino ad ora, ovvero cercare di ammorbidire i criteri di accesso ai crediti delle istituzioni finanziarie multilaterali per non lasciare indietro i Paesi che più ne hanno bisogno.

L.C, M.D.F. e I.V

Questa settimana in Portogallo si è festeggiato, seppur in un modo insolito, São João (San Giovanni), ricorrenza importante soprattutto nella città di Porto e nei paesini circostanti. Infatti, questa festa popolare normalmente riempie il centro della città con bancarelle e tavolate per la tipica abbuffata di sardine. La ricorrenza è poi caratterizzata dal tipico spettacolo di fuochi d’artificio che parte dal ponte Dom Luís seguito dal lancio delle lanterne di carta dai vari punti della città. Quest’anno, invece, alcune persone sono andate in strada ma in piccoli gruppi separati e senza i tipici festeggiamenti, e le autorità hanno invitato i cittadini a rimanere in casa. Il comportamento della popolazione è stato d’esempio per l’intero Paese, secondo quanto affermato dai presidenti della Direzione Generale della Salute Rui Moreira e Eduardo Vítor Rodrigues, come riporta Expresso.

D.F

In Francia è ripreso il processo Mediator, interrotto dalla crisi sanitaria. Il Mediator è un farmaco contro il diabete messo sul mercato nel 1976 dal gruppo farmaceutico Servier e ritirato nel 2009 perché ritenuto responsabile della morte di centinaia di persone. Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Monde, il gruppo Servier è processato per frode e omicidio colposo. Il Pubblico Ministero ha imposto sanzioni per un valore di 10,3 milioni di euro e una condanna a cinque anni di reclusione per Jean-Philippe Seta, l’ex presidente operativo del laboratorio del gruppo farmaceutico al quale sono stati addebitati 200.000 euro di multa.

EA.V

In Belgio, a causa di un rapporto riservato del GEES (gruppo di esperti incaricati della strategia del deconfinamento) reso pubblico per mano anonima lo scorso aprile, sono sorti degli attriti tra gli scienziati e i politici responsabili della gestione della crisi sanitaria. Secondo il quotidiano La Libre Belgique, un politico, che è voluto rimanere anonimo, accusa l’esperto Emmanuel André di essere l’artefice della divulgazione del rapporto. Lo scienziato smentisce l’accusa e chiede al politico di uscire allo scoperto per fare chiarezza. Riguardo alla situazione sanitaria, come riportato sul sito di informazione 7sur7, nel rapporto del GEES datato 3 giugno sono espressi chiaramente due punti: il Belgio non è sufficientemente preparato per una possibile seconda ondata di contagi e potrebbero esserci conseguenze legate alle disuguaglianze sociali.

EA.V

In Svizzera, il Consiglio federale ha autorizzato il Pubblico Ministero ad avviare un procedimento penale contro la Crypto AG, un’azienda di Zugo che aveva svolto attività di spionaggio per conto della CIA e della BND, i servizi segreti tedeschi. Il procedimento non riguarderà tuttavia le attività di spionaggio della società, ma piuttosto le eventuali informazioni false o incomplete fornite da Crypto. Secondo quanto riferito dal quotidiano Le Temps, nel corso degli anni la CIA e BND hanno intercettato migliaia di documenti utilizzando dispositivi di crittografia della società Crypto. Usando dispositivi truccati, la CIA e il BND hanno ascoltato le conversazioni di oltre 100 Stati stranieri, in particolare nel mondo musulmano e in America Latina.

S.C.

In Russia, la compagnia aerea “Aeroflot” riprende i voli internazionali nonostante il divieto del governo e ad annunciarlo è il principale quotidiano economico russo Vedomosti.

Il 30 marzo, infatti, il governo russo aveva emanato un decreto secondo cui venivano limitati gli spostamenti in tutti i posti di frontiera stradali, ferroviari e marittimi e di conseguenza, Aeroflot aveva sospeso i collegamenti aerei, compreso Roma-Mosca-Roma, a decorrere dal 31 marzo fino ad almeno il 1° maggio.

L’eccezione al decreto era costituita soltanto dai voli di esportazione merci e postali. Perciò, per aggirare questo cavillo la compagnia Aeroflot considera anche questi voli come “servizio di esportazione merci”, ed i biglietti vengono comunque venduti dall’inizio di giugno. Tuttavia, possono acquistare un volo per l’Europa soltanto i cittadini dell’Unione Europea e i cittadini russi con cittadinanza o permesso di soggiorno in uno di questi paesi. I voli, inoltre non vengono pubblicizzati, bensì si può venire a conoscenza di questi ultimi solo tramite passaparola.

Secondo i dati emersi dal sistema di prenotazione, nella prima settimana di giugno Aeroflot effettuava voli per Francoforte, Parigi, Londra, New York, Seoul e Tel Aviv una volta alla settimana, arrivando a coprire successivamente anche le tratte per Roma, Barcellona e Nizza due volte la settimana.

I biglietti di ritorno invece non vengono venduti, poiché la Federazione Russa rimane chiusa per i cittadini di altri paesi.

Il pilota russo Yuri Sutnik ha dichiarato che in Russia è necessario abbassare il prezzo dei biglietti aerei per garantire la ripresa economica delle compagnie aeree, duramente colpite a causa dell’emergenza Covid-19.

Ancora non è prevista alcuna data precisa per la riapertura ufficiale completa del servizio aereo. “Per prendere una decisione definitiva, è necessario avere essere sicuri delle norme di sicurezza”, ha dichiarato Sytnik.

“Inoltre, per quanto riguarda le tratte internazionali, la situazione in politica estera non consente ancora traffici aerei come in precedenza: sono tese le relazioni con l’Egitto e la Turchia. In base al principio di reciprocità, entrambe i paesi dovrebbero essere d’accordo con la riapertura delle tratte.”

Per quanto riguarda i voli interni, invece, la situazione è relativamente più semplice.

In generale, la stagione turistica è persa e la prospettiva di ripristinare condizioni di normalità solo all’inizio del prossimo anno spaventa le compagnie aeree.

“Il Covid-19 ha lasciato molte compagnie aeree nell’impossibilità di ripartire a pieno regime. Si consideri che il carburante di un jet costa 55.000 rubli per tonnellata (708.30 euro), dai 10 ai 20 dollari invece è il prezzo a passeggero del servizio aeroportuale. Ciò non consente di abbassare il prezzo dei biglietti, il che ne disincentiva l’acquisto.”

Inoltre, è molto costosa la manutenzione degli aerei che per mancanza di volo e passeggeri rimangono a terra: spesso vengono prelevati da questi i pezzi di ricambio per supplire a riparazioni di altri mezzi. 

S.N., D.S.

Recentemente il Regno Unito ha scoperto una nuova minaccia: il Paese deve prepararsi ad affrontare un’eventuale seconda ondata di Coronavirus. Secondo la BBC è stata pubblicata una lettera sul British Medical Journal nella quale si spiegava la necessità di un piano d’azione per contrastare una seconda nuova ondata in modo da salvare molte più vite in futuro.

Come si legge su Sky News, le autorità sanitarie hanno chiesto una valutazione rapida per capire il grado di preparazione nazionale nell’eventualità di un nuovo focolaio. L’appello è stato lanciato dai Presidenti di alcuni istituti medici, soprattutto dal Presidente della British Medical Association.

L’Express parla di un “rischio reale” ma nonostante ciò Johnson ha affermato che il distanziamento sociale di due metri sarà ridotto a uno e che dal 4 luglio verranno riaperti pub, ristoranti, hotel e cinema.

S.C., S.P.

Secondo quanto si apprende dal giornale Frankfurter Allgemeine, se prima il ministro della Renania Settentrionale-Vestfalia Armin Laschet (CDU) era stato tra i primi a battersi per un allentamento delle restrizioni in Germania, ad oggi è purtroppo il primo a dover annunciare un nuovo isolamento: dopo l’epidemia di massa partita dal macello di Tönnies, Gütersloh è il distretto più colpito. «È una situazione particolare. Forse frutto della dispersione delle sedi e dell’internazionalità dei dipendenti. Sono 1553 i dipendenti positivi e non sono ancora esclusi casi nel loro ambito familiare. Dall’altra parte però, sono solo 24 i casi accertati nel distretto esterni alla cerchia del gruppo Tönnies» – dichiara Laschet.

Ad ogni modo, almeno fino alla fine di giugno i 370.000 abitanti di Gütersloh dovranno tornare a rispettare le severe restrizioni degli inizi di marzo: in base a quanto riportato sul giornale, non sarà possibile avere contatti se non per un massimo di due persone o tra i familiari. Sarà disposta la chiusura per bar, ristoranti, piscine, palestre, cinema e già la settimana scorsa l’amministratore distrettuale Sven-Georg Adenauer (CDU) aveva provveduto per scuole e asili del distretto. Da lunedì 29 giugno verranno effettuati gratuitamente tamponi su tutta la popolazione e il quadro sarà più chiaro. Il ministro della salute Karl-Josef Laumann (CDU) ha esteso le misure restrittive anche al vicino quartiere Warendorf, mentre lo stato dello Schleswig-Holstein ha disposto l’obbligo di quarantena per chi proviene dalle zone rosse della Renania Settentrionale-Vestfalia. Tuttavia, non esiste alcun divieto di lasciare il paese, sebbene si raccomandi di ridurre al minimo i movimenti tra un distretto e l’altro.

Insomma, un clima cauto ma di generale ripresa, la notizia del nuovo focolaio in Germania ha sorpreso tutti. Sempre secondo il Frankfurter Allgemeine, l’istituto Robert Koch non è ancora in grado di spiegare il vero motivo del contagio nell’industria della carne, ma le ipotesi che emergono testimoniano una realtà preoccupante. I lavoratori, in buona parte polacchi e rumeni sottopagati, alloggiano in appartamenti super affollati senza alcun rispetto delle norme di igiene e sicurezza. Secondo il presidente Lothar Wieler (RKI), queste condizioni, insieme alle basse temperature richieste per la conservazione della carne e al funzionamento delle bocchette per il ricircolo dell’aria potrebbero aver favorito la diffusione del virus. L’azienda dovrà rispondere anche della mancata cooperazione con il governo per non aver fornito tempestivamente i recapiti di tutti i dipendenti. Sono state perse ore preziose per circoscrivere il contagio e molti operai sono partiti con le loro famiglie per rientrare nel proprio Paese. A tal proposito, il giornale Die Zeit fa sapere che la Bulgaria ha ripristinato l’obbligo di quarantena per i viaggiatori provenienti dalla Germania. Verrà controllato il loro legame con l’azienda Tönnies, affinché il ritorno dei dipendenti non crei un’ulteriore diffusione del virus. Già per tre di loro è scattata la quarantena preventiva.

 M.S., L.R.

AFRICA

Nell’Africa nord-occidentale un importante progetto di sviluppo dell’area portuale, chiamato Nador West Med, pone il Marocco al crocevia delle rotte marittime tra Europa e Africa. Secondo quanto riportato dal settimanale Jeune Afrique, l’obbiettivo del progetto di Nador West Med è quello di rafforzare la posizione commerciale del Marocco nel bacino del Mediterraneo. Allo stesso tempo in Gabon, secondo quanto afferma il quotidiano Le Monde: Afrique, si è giunti ad una svolta nell’ambito del progresso sociale con la decriminalizzazione dell’omosessualità da parte dell’Assemblea nazionale: è stato annullato un emendamento del codice penale che condannava l’omosessualità come “offesa alla morale”.

S.C.

In Mozambico è stato annunciato un fondo di 667 milioni di dollari per i prossimi tre anni da parte di enti internazionali quali il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca mondiale di sviluppo e l’Unione Europea, come si legge in DW. Il Mozambico aveva dichiarato a fine marzo l’urgenza di 700 milioni di dollari per affrontare l’emergenza Covid-19, data la necessità di strutture ospedaliere. Questo importo sarà quindi utilizzato per sostenere il Paese nell’emergenza sanitaria attraverso varie iniziative.

D.F.

In Angola, si parla di una riforma del governo che consiste nella riduzione degli istituti pubblici da 144 a 102, al fine di aumentarne l’efficienza, come riporta Jornal de Angola. Si stima che verranno risparmiati circa un miliardo di kwanzas (circa un milione e mezzo di euro).

Il giornale A Semana riporta per Capo Verde la dichiarazione del ministro della Salute Artur Correia durante una conferenza stampa a Praia. Correia afferma che l’aumento dei nuovi casi di Covid-19 (il 23 giugno ne sono stati registrati 54, il numero più alto da marzo) è dovuto sia al mancato distanziamento sociale sia al mancato rispetto delle regole indicate dal governo.

M.P.

MEDIO ORIENTE

Benny Gantz, Ministro israeliano della Difesa, ha affermato che il piano di annessione delle terre in Cisgiordania sarà attuato in coordinamento regionale con tutti i Paesi con cui Israele è in contatto, nel rispetto dei diritti umani e della libertà di movimento della popolazione palestinese.

Gantz ha inoltre annunciato, secondo quanto riportato dalla Israeli Broadcasting Corporation, che “Israele non continuerà ad attendere un cambio di posizione palestinese, ma proseguirà il piano anche senza il loro consenso”.

Per quanto riguarda la data di inizio dell’annessione, la radio israeliana ha affermato che “non vi è ancora certezza e che il piano potrebbe essere attuato all’inizio di luglio ma anche in un secondo momento”.

È stato riferito che il Ministro degli Esteri giordano Ayman al-Safadi si è ripetutamente espresso contro l’annessione, affermando che ciò porterebbe “all’eliminazione della soluzione a due Stati” distruggendo “le basi del processo di pace”, mentre lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi, ” rifiuta categoricamente” questa annessione, come riportato dalla CNN Arabic.

In risposta, il movimento Hamas invita ad una ” violenta rivoluzione di massa in ogni angolo” per contrastare la politica di annessione israeliana. L’invito di Hamas arriva in un momento in cui il portavoce di un giornale del movimento ha dichiarato che le brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, avrebbero tenuto una conferenza stampa entro pochi giorni per chiarire i particolari del piano contro l’occupazione della Cisgiordania, come sottolineato dal giornale Asharq Al-Awsat. “Il complotto per rubare la terra è solo un prolungamento di una cospirazione, iniziata con la catastrofe del 1948, mirata a saccheggiare e usurpare il territorio palestinese”.

L’apparente mossa di Hamas, incluso l’ingresso delle brigate al-Qassam sulla linea, rafforza i timori israeliani di una nuova escalation nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Anche in Yemen sembrano esserci degli sviluppi. La coalizione araba nel Paese, guidata dall‘Arabia Saudita, ha annunciato l’avvio della diffusione sul campo di “osservatori militari” per monitorare il cessate il fuoco tra le forze governative yemenite riconosciute a livello internazionale e i combattenti del Consiglio di transizione meridionale. Il canale di notizie saudita Al-Ekhbariya ha dichiarato che gli osservatori militari stanno già iniziando ad arrivare nella città di Abyan per svolgere la loro missione volta a realizzare un completo cessate il fuoco e a separare le forze in conflitto. Questo accordo sottolinea che le due parti hanno preso “un impegno per il cessate il fuoco, per una riduzione dell’escalation e per un ritorno alle condizioni normali, attraverso l’attuazione dell’accordo di Riyad”.

I due fronti hanno assistito a scontri che sono durati fino a questa settimana, secondo quanto riportato da France24.

S.H.

AMERICA

Negli Stati Uniti, il The Guardian ha riportato le polemiche che Donald Trump ha scatenato, tenendo il suo primo raduno elettorale dopo il blocco a causa del coronavirus a Tulsa, Oklahoma, sabato 20 giugno. L’evento è stato ampiamente criticato per aver rischiato un nuovo aumento delle infezioni da Covid-19 e per aver alimentato le tensioni razziali. 

Come si legge sul New York Times, prima dell’evento, il responsabile elettorale aveva annunciato quasi un milione di iscrizioni e il presidente si aspettava una folla in esubero, i partecipanti invece sono stati solo 6.200. Questo perché migliaia di giovani senza alcuna intenzione di partecipare effettivamente al raduno si sono iscritti online per scherzo, con l’obiettivo di gonfiare le aspettative di affluenza. Steve Schmidt, lo stratega repubblicano diventato il nemico di Trump, ha twittato: “Gli adolescenti d’America hanno sferrato un colpo selvaggio contro Donald Trump”

S.C, S.P

In America Latina si continuano a piangere le migliaia di morti a causa del Covid-19 e si iniziano a valutare i danni anche in ambito sociale e culturale.

Il Messico vanta l’università più grande dell’America Latina, la Universidad Nacional Autónoma de México,che, secondo El País, richiede al governo fondi per la riapertura di “spazi culturali”, sussidi per le librerie e iniziative per incentivare la conservazione dei beni culturali. Infatti, secondo Jorge Volpi, coordinatore del dipartimento di Difusión Cultural, quello dell’arte è stato uno dei settori più penalizzati dalla pandemia.

In Venezuela, invece, la città universitaria della Universidad Central di Caracas, dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 2000, ha subìto ingenti danni con conseguenze disastrose sull’imponente opera architettonica dell’ateneo. Secondo alcune dichiarazioni rilasciate a El País, Paulina Villanueva, figlia di Carlos Raúl, architetto del campus, ha fatto presente che la struttura vive uno stato di abbandono acuito dal lockdown e dalle piogge torrenziali degli ultimi giorni.

In Argentina la quarantena ha evidenziato il divario tra le classi sociali anche nel campo dell’istruzione scolastica: in moltissime aree del Paese, infatti, gli abitanti non possiedono un computer e quindi i bambini non hanno potuto usufruire delle video lezioni. In base a quanto riportato da El País, una stima dell’Unicef ha rilevato che il 28% degli abitanti non ha la connessione internet, il 53% dei ragazzi studia senza pc e almeno 6 milioni di bambini vivono in uno stato di emarginazione.

L.C, M.D.F. e I.V

In Brasile, Valter Roberto Silvério, professore del Dipartimento di Sociologia dell’Università Federale di São Carlos, affronta la tematica delle battaglie della comunità di colore nel Paese nel giornale BBC Brasil. Il professore sostiene che il problema non è la mancanza di sensibilità delle persone “bianche”, bensì la mancanza di informazioni in materia. Silvério studia i movimenti delle comunità di colore che si sono susseguite negli anni in varie parti del mondo e riflette sugli ultimi avvenimenti. Infatti, sembra che i giovani che non hanno mai subito discriminazioni, stiano capendo di avere più privilegi. In Brasile le manifestazioni contro il razzismo si sono legate anche a quelle contro il presidente Bolsonaro, oltre al fatto che a differenza degli altri Paesi, in Brasile queste manifestazioni sono molto più violente.

M.P

In Canada, l’Evironment Canada ha dichiarato che di recente si è formato un tornado nei pressi del lago Sturgeon. Secondo quanto pubblicato da Global News, sono stati segnalati numerosi avvistamenti del gigantesco imbuto di nuvole presente nell’area lacustre a ovest di Bobcaygeon e a circa una trentina di chilometri a nord di Lindsay.

Su CTV News si legge che non sono stati segnalati danni a persone o abitazioni. Tuttavia, la cantante country Madison Kozak ha pubblicato una foto su Twitter in cui si vede la sua darsena distrutta, spiegando che il tornado avrebbe colpito il molo e scoperchiato la rimessa per le imbarcazioni.

S.C, S.P

ASIA

L’epidemia di coronavirus può essere vista come un’opportunità per migliorare la conoscenza globale dell’altro. A dirlo, il China Daily, attraverso le testimonianze di alcuni ragazzi cinesi, che sperano di favorire una maggiore comunicazione con i loro coetanei per migliorare la comprensione reciproca tra persone di diversi paesi e background.

La pandemia di Covid-19, che ha generato casi di pregiudizio, risentimento e ignoranza, può avere un risvolto positivo e rimodellare la fiducia reciproca globale e nelle generazioni future.

Zhang Xiao, di Shanghai, inizia gli studi di laurea presso l’Università di Tokyo a settembre.

Ha affermato che il suo desiderio, oltre l’apprendimento accademico, è quello di porre fine ai pregiudizi tra cinesi e giapponesi, attraverso le sue stesse parole e azioni.

Negli ultimi anni, ha viaggiato in Giappone per una serie di programmi di scambio e ha ritenuto che la comunicazione interpersonale tra i due paesi fosse estremamente amichevole che l’interesse nello scoprire la cultura dell’altro fosse reciproco.

“In Giappone, studierò e approfondirò la storia della Cina e delle sue tradizioni, promuovendo una vera e propria campagna di comunicazione e informazione utilizzando i social media, così da poter spiegare ai miei insegnanti e compagni di scuola giapponesi usi e costumi del mio popolo, nonché il nostro modo di pensare e di vivere” ha dichiarato Zhang, che si specializzerà in scienze ambientali.

Dai Shixuan, una diciassettenne di Shanghai, ha detto che lei e un’amica hanno lanciato un account WeChat per informare il mondo sugli sforzi per combattere la diffusione del virus in città durante il picco dell’epidemia.

Hanno anche pubblicato video su piattaforme di social media internazionali e ricevuto commenti positivi dall’estero per le azioni intraprese a Shanghai.

“Le generazioni più giovani possono dare voce all’umanità e promuovere una consapevolezza globale” ha detto Dai, che da grande vuole essere un medico.

 La sua partecipazione al THIMUN (Hague International Model United Nations), un ciclo di conferenze rivolte agli studenti, le ha permesso di scoprire come i giovani di tutto il mondo, dal Regno Unito ai Paesi arabi, siano interessati alla situazione attuale della Cina e quanto sia importante favorire l’incontro e il dialogo tra giovani di culture, lingue e Paesi diversi.

Mao Yingsu, di Shanghai, che ha ricevuto borse di studio dall’Università di Oxford nel Regno Unito e dall’Università della Pennsylvania negli Stati Uniti, ha affermato che la pandemia ha fatto capire alla gente che nessuno e nessuna nazione può essere “isolata dal mondo”.

Molte questioni sociali nel mondo, comprese le situazioni internazionali, interesseranno tutti noi, indipendentemente dal fatto che ci preoccupiamo o meno. La pandemia mostra ai giovani che si deve prestare maggiore attenzione a ciò che ci circonda e al modo in cui tutto ciò viene vissuto e affrontato nel mondo” ha affermato Mao.

Ha aggiunto che si specializzerà in filosofia, politica ed economia a Oxford o scienze sociali all’Università della Pennsylvania. Entrambe le università l’hanno attratta, poiché potrebbero offrirle una nuova prospettiva e nuove opportunità per osservare e comprendere il mondo, contribuendo al progresso sociale.

G. R

OCEANIA

A Sidney, Australia, un uomo indigeno di nome Kris Lovelock è stato ripetutamente colpito al volto con il taser dagli agenti durante un arresto. Il motivo dell’arresto è dovuto al ritrovamento di una borsa, contenente oggetti rubati.

Il Daily Mail riporta che l’uomo è stato portato al St Vincent’s Hospital ed èsotto la sorveglianza della polizia. La madre e la ragazza del signor Lovelock hanno detto di essere venute a conoscenza dell’arresto dopo aver visto il video circolare sui social media. “Mi si è spezzato il cuore. Odio la polizia australiana, ad oggi non sento di potermi fidare di loro. Queste persone dovrebbero aiutarci e invece questo è quello che fanno”, ha dichiarato la madre a 9News.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#POLITICAFFÈ

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Il coronavirus e le restrizioni sull’attività propagandistica delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti

La stampa inglese

L’Economist individua come miglior soluzione pratica allo svolgimento delle elezioni presidenziali ai tempi del Covid-19, il voto per posta. Alternativa, però, fortemente criticata dal Presidente Trump, il quale ritiene al contrario che tale via costituisca un invito alla frode e che per di più non sia la metodologia di voto giusta per i repubblicani. 

A riprova delle sue intenzioni, come riporta The Guardian, Trump ha espresso il desiderio di essere nominato da un congresso nazionale repubblicano con tutte le caratteristiche degli eventi simili a quelli pre-Covid19. Biden ed altri esponenti del partito democratico sono invece decisamente propensi ad optare per un evento virtuale al fine di evitare assembramenti.


La stampa statunitense

 Come sottolinea Harper’s Bazaar, questa presa di posizione dei due candidati alla Casa Bianca riflette bene la spaccatura degli stati facenti parte della federazione statunitense, riguardo le modalità ed i tempi delle ormai prossime elezioni. Ad oggi, sembra che le elezioni politiche abbiano imboccato un vicolo cieco. È necessario ricordare che, oltre alle elezioni primarie presidenziali, gli elettori statunitensi quest’anno sono chiamati alle urne per decidere circa i 435 seggi alla Camera dei rappresentanti, 35 seggi al Senato, 13 cariche di governatori e numerose altre elezioni di carattere sia statale che locale. Dunque, le elezioni sembrano essere un’altra “vittima” sia della pandemia sia dell’incapacità del Paese di occuparsi di questa crisi. La proposta avanzata da alcuni legislatori è quella di ricorrere al voto anticipato o per corrispondenza. Per questa ragione si invitano i cittadini a verificare sul sito web del proprio stato la possibilità di richiedere il voto anticipato o per corrispondenza, dato che decisioni certe ed unanimi non sono ancora state ufficializzate. Per concludere, viene ribadito che nessuna variazione coinvolgerà la data delle elezioni presidenziali – 3 novembre 2020 – in quanto essendo stabilita dallo statuto federale, sarebbe necessario l’intervento da parte del Congresso.

Scientific American evidenzia come il voto per corrispondenza favorirebbe i candidati democratici perché il bacino di elettori su cui contano è costituito da individui, come giovani, immigrati e minoranze, tendenzialmente più favorevoli a questa modalità di voto, mentre i sostenitori dei repubblicani mostrano molta più diffidenza e scetticismo al riguardo. Per tale ragione, Trump si mostra totalmente in disaccordo con la proposta di un voto per corrispondenza che va evidentemente a mettere a rischio la sua rielezione.

Bisogna ancora aspettare per vedere se prevarranno gli interessi politici o le questioni di sicurezza sanitaria nazionale.

La stampa francese

La stampa d’oltralpe evidenzia soprattutto come sia cambiata la campagna elettorale per il secondo turno delle municipali dell’Hexagone, che sono state rinviate a fine giugno a causa del coronavirus. Ad esempio su Le Figaro si parla di una campagna senza precedenti, in cui le restrizioni sanitarie hanno portato i candidati a dover eliminare le riunioni pubbliche, e a dover prediligere al contrario chiamate telefoniche e utilizzo dei mezzi di informazione. Per quel che riguarda strettamente le presidenziali negli Stati Uniti, il giornale francese pone l’accento sull’operato del colosso dei social media, riportando la notizia che vede Mark Zuckerberg impegnato nel lancio della più grande campagna di informazione elettorale della storia americana. Facebook, infatti, vuole contribuire a mettere quattro milioni di votanti nella lista elettorale, registrazioni che sono fondamentali per le presidenziali. Inoltre, vuole creare un Centro di Informazioni sulla homepage per garantire a tutti la visualizzazione delle notizie, e intende ingaggiare una lotta alla disinformazione, controllando e bloccando gli annunci pubblicitari.

Il quotidiano Le Monde, invece, si occupa di sottolineare come il Covid-19 impatterà sul risultato della scelta del nuovo Presidente americano, facendo particolare riferimento all’approccio di Donald Trump agli affari internazionali. In altre parole, questa pandemia – che ha danneggiato già di per sé l’immagine degli Stati Uniti come nazione potente – ha contribuito a enfatizzare l’unilateralismo aggressivo di Donald Trump, infliggendo dunque un duro colpo al soft power americano. Quella capacità di attrazione e persuasione, che Washington esprime dal secondo dopoguerra principalmente attraverso il suo contributo finanziario alle istituzioni internazionali, ha infatti subito una battuta d’arresto, soprattutto in relazione alla diatriba ingaggiata con l’OMS. Diversamente, il partito democratico promette di rinvigorire il concetto di soft power. Chi beneficerà di questa insolita campagna elettorale? La sfida è aperta.

Gaia Natarelli e Chiara Aveni

FONTI:

How the Coronavirus Pandemic Affects this year election, disponibile su https://www.harpersbazaar.com/culture/politics/a31981703/coronavirus-pandemic-2020-us-presidential-election/, consultato il 23/06/2020

Trump hankers for roar of the crowd while Biden takes campaign virtual, disponibile su  https://www.theguardian.com/us-news/2020/jun/04/trump-biden-campaign-virtual-rallies, consultato il 24/06/2020

America should prepare now for voting by mail in November election, disponibile su https://www.economist.com/leaders/2020/04/18/america-should-prepare-now-for-voting-by-mail-in-novembers-election, consultato il 23/06/2020

Trump vs. Biden: How COVID-19 Will Affect Voting for President, disponibile su https://www.scientificamerican.com/article/trump-vs-biden-how-covid-19-will-affect-voting-for-president1/, consultato il 24/06/2020

Le “soft power” américain, fin de partie?,  disponibile su https://www.lemonde.fr/international/article/2020/05/22/le-soft-power-americain-fin-de-partie, consultato il 23/06/2020

Municipales: un mois de campagne inédit, disponibile su https://www.lefigaro.fr/politique/municipales-un-mois-de-campagne-inedit, consultato il 23/06/2020

Facebook se fixe un objectif de 4 millions d’inscriptions d’electeurs, disponibile su https://www.lefigaro.fr/secteur/high-tech/facebook-se-fixe-un-objectif-de-4-millions-d-inscriptions-d-electeurs-americains, consultato il 23/06/2020

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Il Covid sembra non volerci ancora abbandonare: se da un lato sono stati registrati nuovi focolai in alcune aree, dall’altro, anche nei Paesi in cui la minaccia sembra scampata, il virus condiziona ancora notevolmente la vita politica e dei cittadini.

Non mancano, tuttavia, notizie che esulano dalla tematica Covid e che raccontano le diverse realtà locali di entrambi gli emisferi.

EUROPA

In Spagna, in particolare in Galizia e nei Paesi Baschi, è tempo di campagna elettorale: lo scorso 18 maggio Antena 3 Noticias ha pubblicato un articolo secondo il quale Alberto Núñez Fejióo – attuale presidente del governo regionale della Galizia – e Iñigo Urkullo – lendakari (presidente del governo regionale dei Paesi Baschi) – avevano annunciato che, a causa del Covid-19, le elezioni nelle comunità autonome si sarebbero tenute il prossimo 12 luglio 2020.

Come nelle migliori campagne elettorali, i partiti schierati sul campo di battaglia non hanno perso tempo per sfoderare i loro assi nella manica e criticare i concorrenti alla corsa politica, ma il Covid-19 ha ingarbugliato la matassa: infatti, per legge, i partiti possono fare campagna elettorale solo nei 15 giorni antecedenti le elezioni. Prima che la pandemia sconvolgesse le nostre vite la data stabilita era lo scorso 5 aprile, ma era stato chiesto ai partiti di diminuire il lavoro dedicato alla corsa elettorale per ovvie ragioni. Ciononostante, l’emergenza è stata gestita principalmente da alcuni partiti (soprattutto il Partido Popular, associato a Sánchez, presidente del governo spagnolo) e, in previsione anche delle future elezioni, le altre forze politiche non hanno perso l’occasione per criticare l’operato e per suggerire altri metodi di gestione dell’emergenza. Lo stesso Fejióo (nuovamente candidato), in un’intervista rilasciata a El Mundo, non ha rinunciato a sottolineare la delusione che ha provato nel vedere quali misure venissero o meno adottate.

L.C, M.D.F. e I.V

In Portogallo ritorna la stagione estiva come anche quella degli incendi. Infatti, proprio questo fine settimana ad Aljezur, in Algarve si è verificato un incendio che è stato domato in una notte e che non ha recato nessun danno, come riporta Público. L’IPMA (Istituto Portoghese del Mare e dell’Atmosfera) ha dichiarato livello di rischio massimo per il distretto di Faro, sempre in Algarve, mentre hanno raggiunto un livello di rischio elevato aree di altri distretti del Paese tra cui Beja, Lisbona, Leiria, Setúbal, Santarém, Castelo Branco, Portalegre, Guarda, Viseu, Vila Real e Bragança.

D.F

In Svizzera, i riflettori sono puntati sulla multinazionale Glencore, società mineraria e di scambio merci anglo-svizzera. Secondo quanto riportato dalla RTS, il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un’inchiesta penale contro Glencore in un caso legato a sospetti di corruzione nella Repubblica democratica del Congo. Le attività di questo gigante delle materie prime della RDC sono state al centro dell’attenzione in diverse occasioni. In particolare, nel 2017 sono state citate nei Paradise Papers, l’inchiesta condotta dal consorzio internazionale di giornalisti investigativi. Nel 2018 la multinazionale è stata inoltre inserita dal Dipartimento di giustizia statunitense in un’ampia indagine per corruzione nell’ambito delle sue attività in Nigeria, Venezuela e Repubblica Democratica del Congo.

S.C.

In Francia, secondo quanto riportato dal quotidiano Le Monde , vi sono 77 focolai epidemici attivi, ma la circolazione del Coronavirus rimane contenuta. I nuovi contagi avvengono principalmente nelle strutture sanitarie e nelle imprese e colpiscono le persone più vulnerabili, ma attualmente, non vi sono segni di una ripresa dell’epidemia. Il Governo ha infatti annunciato un’accelerazione della fase di riapertura per l’estate grazie ai progressi nella lotta contro il Covid-19. Come riportato dal giornale Le Figaro, l’attuale situazione sanitaria permette l’annullamento determinati divieti legati alle precedenti misure di sicurezza, a condizione che tutti rispettino comunque il distanziamento sociale. Dal 22 giugno sono aperti sia i centri sportivi che i centri vacanze, i casinò e i cinema.

In Belgio la lotta contro il Coronavirus e il razzismo non si ferma. Come riportato dal giornale RTBF, le persone guarite dal virus hanno subìto un’esperienza traumatica a livello psicologico; perciò, alcuni ospedali organizzano dei gruppi di sostegno per i pazienti con disturbo da stress post traumatico. Riguardo all’acceso dibattito sul razzismo, secondo quanto riportato dal giornaleLe Soir, il politico belga di origine congolese Pierre Kompany ha espressamente richiesto delle scuse da parte del Belgio per le atrocità che hanno caratterizzato la colonizzazione dell’attuale Repubblica Democratica del Congo, che vanno dall’impiego del lavoro forzato alla tortura, come documentato da foto in cui sono evidenti le mani mozzate dei colonizzati.

EA.V.

Il 22 giugno è in Russia il Giorno della Memoria e del Dolore: si celebra il ricordo dei 27 milioni di vittime che persero la vita durante la Grande Guerra Patriottica, ovvero la Seconda Guerra Mondiale. Il 22 giugno del 1941 le truppe naziste attaccavano la Russia dando inizio al conflitto. A mezzogiorno dello stesso giorno, un messaggio radio di Vyacheslav Molotov, commissario russo degli affari interni, annunciava l’attacco tedesco, esortando il popolo sovietico alla resistenza e alla vittoria.

In tutta la Russia, da 79 anni vengono portate ghirlande di fiori presso i Monumenti ai caduti, le bandiere situate sugli edifici vengono abbassate in segno di lutto. Il popolo russo ricorda le vittime anche con un minuto di silenzio e con il suono delle campane, inoltre vengono celebrati quegli ormai pochissimi veterani sopravvissuti e tutt’oggi in vita, omaggiandoli con regali e fiori.

All’alba del 22 giugno, nella chiesa dedicata alle Forze Armate avviene il rituale dell’accensione del cero in memoria dei caduti. È possibile accendere candele lungo tutto il complesso museale commemorativo denominato “Strada della Memoria”. 

Inoltre, in più di 1200 città e paesi, dal 2009 vengono accese candele commemorative ad ogni finestra.

Il presidente della Federazione Russa e le massime cariche di governo dispongono le ghirlande presso la tomba del Milite Ignoto situato presso la Fiamma Eterna nei Giardini Aleksandrovsky a Mosca.

Tutt’altro clima si respira nel panorama politico russo infatti il presidente russo Vladimir V. Putin, parlando delle proposte di emendamenti alla costituzione, ha affermato che quando fu creata l’Unione Sovietica, il diritto di ritirare le repubbliche da essa era prescritto, ma la procedura non era regolamentata.

Secondo il presidente, ciò porta al fatto qualsiasi repubblica, dopo aver ricevuto le terre russe, sarebbe potuta uscire dall’URSS, portando con sé dei “doni provenienti dal popolo russo” da intendersi come retaggio culturale, opere, monumenti, luoghi storici e siti paesaggistici d’interesse. Ecco le dichiarazioni in merito del Presidente della Federazione: “La domanda sorge spontanea: se questa o quella repubblica diventasse parte dell’Unione Sovietica, ma avesse una grande quantità di terre russe, tradizionali territori storici russi nel suo bagaglio, e poi improvvisamente decidesse di lasciare questa Unione – beh, almeno poi se ne dovrebbe andar via con quello con cui si è unita all’unione e non dovrebbe portare “regali” dal popolo russo”.

A tal riguardo, il segretario portavoce Peskov, ha chiarito che “la Russia non ha pretese territoriali nei confronti dei paesi limitrofi”, ribadendo inoltre che la questione dei “doni territoriali” non verrà affrontata in occasione della parata militare nella Piazza Rossa.

Nonostante il chiarimento del portavoce però questa non è la prima volta che il presidente Vladimir Putin fa dichiarazioni in merito a questo particolare argomento. Infatti, in un’intervista di qualche anno fa aveva affermato che la Russia non avesse acquisito la Crimea nel 2014, dal momento che la penisola è sempre appartenuta ad essa.

S.N., D.S.

Nel Regno Unito ,il quotidiano The Guardian parla di due tipi di test utili ad individuare i contagi del Covid: test degli anticorpi e test degli antigeni. Il primo può mostrare se una persona ha avuto o meno il virus, mentre il secondo, noto anche come PCR (Polymerase Chain Reaction – reazione a catena della polimerasi), mostra se la persona è attualmente contagiosa.

Questi test stanno causando un divario tra ricchi e poveri, come afferma Kelly Klifa, co-fondatrice di Testing for All – organizzazione no-profit che supporta test su larga scala – a causa del prezzo la maggior parte della popolazione viene esclusa dalla possibilità di potervi accedere. Per questo motivo, mentre le scuole private e le grandi aziende hanno introdotto test per alunni e dipendenti, permettendo loro di tornare a scuola o a lavoro, le scuole statali e le piccole imprese dipendendo unicamente dallo Stato non possono agire analogamente.

S.C., S.P.

Il Robert Koch Institut (RKI) afferma che l’indice R (Reproduktionszahl), ovvero il “numero di riproduzione di base” che rappresenta il valore medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun infetto, è attualmente 1.79. Se è superiore ad 1, il numero delle potenziali infezioni da Covid-19 è ancora significativo. Il motivo di questo aumento sta nel proliferare di diversi focolai in Germania, tra cui l’azienda di carne Tönnies, nel distretto di Gütersloh. Anja Karliczek, ministro federale dell’istruzione, non è convinta della possibile ripresa delle attività didattiche dopo le vacanze estive perché il virus non è di certo scomparso. Ciò è particolarmente visibile nel Nordrhein-Westfalen, dove, se la situazione dovesse peggiorare di nuovo, il governo non esclude un lockdown regionale.

In seguito al nuovo contagio di 189 persone nella città di Gottinga, in Bassa Sassonia, le autorità hanno disposto la quarantena preventiva per almeno 700 persone. Sabato 20 giugno i residenti del complesso edilizio in quarantena hanno lanciato oggetti contro la polizia in segno di protesta e ferito diversi agenti. Molti di loro hanno cercato di evadere dalla zona di isolamento, tentando di superare le recinzioni erette in alcuni punti dai funzionari. A partire dal 22 giugno si sapranno i risultati dei primi tamponi effettuati nei giorni scorsi.

Visti gli ultimi eventi, l’invito ad utilizzare la Corona-Warn-App arriva anche dalla cancelliera Angela Merkel. Attraverso il videomessaggio settimanale infatti, ribadisce il valido contributo offerto dallo strumento sul tracciamento delle infezioni e sulle loro catene di sviluppo. Per la Germania, Tagesspiegel riassume i dati di tutti i Länder. Da quanto ne emerge, nella Repubblica Federale Tedesca si contano più di 191.000 persone infette e oltre 8.960 morti. E nel mondo, secondo la Johns-Hopkins-Universität, oltre 8.7 milioni con oltre 460.000 deceduti complessivi.

Nel settore del turismo questo si traduce in un inevitabile calo delle prenotazioni. Per i tedeschi, quest’anno le vacanze saranno più brevi del solito e si concentreranno maggiormente solo sulla Germania e su destinazioni facilmente raggiungibili in automobile.

M.S., L.R.

AFRICA

L’ambasciatore Hossam Zaki, segretario generale aggiunto della Lega araba, ha dichiarato che la riunione d’emergenza dei ministri degli esteri arabi in Libia è stata rinviata alla prossima settimana.

Secondo una dichiarazione della Lega araba, l’incontro è stato rimandato al fine di completare le disposizioni tecniche per garantire la partecipazione di ministri e capi di delegazioni.

Durante una visita nella regione militare occidentale, tra la città di Sirte e la base di Al-Jafra,

il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha sottolineato l’importanza della zona, definendola “una linea rossa per l’Egitto e per la sua sicurezza nazionale”, come riportato da Sky New Arabia.

Al-Sisi ha chiesto un cessate il fuoco lungo questa linea e ha inoltre avviato i negoziati per una soluzione pacifica e per l’uscita delle forze straniere dalla Libia.

In Sudan, l’aeroporto internazionale di Khartum e alcuni porti hanno iniziato a ricevere i primi gruppi dei 10 mila sudanesi bloccati all’estero, tra cui pazienti, turisti, commercianti e studenti, come riportato daSky New Arabia.

Domenica mattina è arrivato un volo di linea sudanese proveniente dal Cairo con 134 passeggeri a bordo, seguito poche ore dopo da un volo operato da Emirates Airlines con circa 220 passeggeri, nel rispetto delle dovute misure sanitarie imposte nella sala arrivi dell’aeroporto di Khartum.

S.H

Come riportato dal giornale La Jeune Afrique, a fare scalpore nel mondo politico della Repubblica Democratica del Congo è la condanna di Vital Kamerhe, capo dello staff del Presidente della Repubblica. L’uomo dovrà scontare 20 anni di carcere e 10 anni di ineleggibilità per corruzione e appropriazione indebita di 50 milioni di dollari destinati al finanziamento di alloggi e altri servizi durante i primi 100 giorni del mandato di Tshisekedi. La sentenza segna la fine di una procedura straordinaria con cui viene meno un ingranaggio chiave del sistema di potere congolese.

S.C.

Capo Verde ha terminato lo stato di emergenza per Covid-19 a fine maggio ed è in fase di graduale ripresa delle attività, fatta eccezione per Ilha do Sal, l’isola più turistica dell’arcipelago capoverdiano, che registra 72 casi e Ilha de Santiago, l’isola che presenta più casi (703), come si legge dall’Expresso das Ilhas. Inoltre, il giornale DW riporta che Capo Verde riceverà un aiuto economico dall’Italia grazie alla campagna internazionale di raccolta fondi Mãos Unidas (Mani Unite) portata avanti dalla Casa de Cabo Verde di Milano.

In Guinea Bissau un gruppo di giovani donne lancia la campagna “Mulher não é tambor” (La donna non è un tamburo) in cui vengono postate sui social delle foto che riproducono attraverso il make-up segni di violenza fisica. L’obiettivo è “dare fastidio” e sensibilizzare la popolazione visto il netto aumento di casi di violenze domestiche registrato durante la fase di confinamento forzato, come riporta il giornale DW.

D.F.

Il giornale O PAÍS afferma che meno del 50% delle scuole a Luanda, capitale dell’Angola, ha accesso ai servizi idrici. Il governo in una riunione avvenuta il 18 giugno, ha parlato di un piano da seguire al fine di garantire acqua potabile ed energia elettrica in tutte le scuole della città. Il ministro dell’Energia e dell’Acqua ha affermato che bisognerebbe ricorrere a una rete di distribuzione. In linea generale uno dei principali obiettivi è fornire l’acqua in tutta la città, infatti anche solo una volta a settimana potrebbe aiutare la popolazione visto che molti cittadini utilizzano delle taniche d’acqua.

M.P.

MEDIO ORIENTE

Il Ministro dell’Industria e del Commercio yemenita Muhammad Abdul Wahid al-Mitimi si è dimesso in segno di protesta contro la continua lacerazione del Paese e l’assenza di posizioni governative, mentre i partiti politici hanno chiesto l’adozione di misure serie per fermare le “manomissioni” del Consiglio di transizione meridionale.

In una lettera indirizzata al presidente yemenita ‘Abd Rabbih Mansur Hadi, al-Mitimi ha affermato che “nel territorio yemenita vi è la presenza di Stati regionali che fanno parte della coalizione araba istituita al fine di ripristinare lo Stato legittimo e di rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Questi gruppi cercano di lacerare lo Yemen e di minare la legittimità costituzionale, finanziando, armando ed addestrando le loro milizie” come sottolineato da Al-Jazeera.

Dopo anni di miseria e di distruzione, dieci sono i bambini francesi, tra le centinaia di nati nella terra del presunto califfato ISIS, che hanno salutato definitivamente i campi ospitanti migliaia di bambini e famiglie dei combattenti.

Il Ministero degli Affari Esteri francese, infatti, ha annunciato che dieci bambini francesi provenienti dalla Siria stanno tornando in Francia. Ha inoltre indicato che i dieci ragazzi sono minorenni e orfani e saranno consegnati alle autorità giudiziarie del Paese, come sottolineato daAl-Arabiya.

La Francia per lungo tempo ha insistito affinché i suoi cittadini catturati in Siria e legati all’Isis venissero processati a livello locale, rifiutandosi di rimpatriarli, ad eccezione dei minori. Molti sono stati gli appelli nazionali e internazionali per cambiare questa politica.  

S.H.

AMERICA

Negli Stati Uniti vi sono accese polemiche dovute alle recenti dichiarazioni del Presidente Trump riguardanti i test del coronavirus. In una recente riunione Trump ha dichiarato di aver chiesto al suo staff di rallentare la frequenza con cui si stanno svolgendo i test per insabbiare nuovi casi di Covid-19, secondo quanto riportato da CNN politics.

Su NBC News si legge che per minimizzare la vicenda un alto funzionario della Casa Bianca ha affermato che si trattava di un commento scherzoso per smorzare un po’ i toni e Navarro, principale consigliere commerciale di Trump, ha aggiunto che era stato detto con “tono ironico”.

Come riportato dal New York Post, anche Biden ha reagito al commento del Presidente definendolo “scandaloso”, condannando l’atteggiamento troppo ironico con il quale sta affrontando la situazione.

S.C, S.P

Il Cile, per la prima volta dopo le ormai molte settimane di emergenza Covid-19, ha deciso di includere nel bilancio dei decessi anche quei casi di morte finora non chiaramente attribuiti al virus, cambiando così in maniera sconvolgente il conteggio dei probabili decessi. Come riporta El País, i nuovi casi di morti provocate dal Covid sarebbero 3.069, un numero impressionante che porta il totale da 4.075 a 7.144. Questi dati sono stati rilasciati sabato 20 giugno durante la conferenza stampa dalle autorità sanitarie e provengono dai registri del Dipartimento di Statistica e Informazione di Salute Cileno. La richiesta di inserire anche le morti “sospette” per Covid era stata avanzata già da tempo, ma si è concretizzata solo da pochi giorni, dopo che il governo e il Ministero della Salute si sono impegnati a continuare a informare la popolazione settimanalmente anche sui decessi sospetti. Tale decisione è stata determinata anche dal cambio di Ministro della Salute, che, da solo una settimana, è Enrique Paris; il precedente ministro Jaime Mañalich, infatti, è stato spesso criticato per la poca trasparenza nella diffusione dei dati. Ad ogni modo, la situazione cilena rimane molto critica: il Cile è il nono paese al mondo con più casi confermati, superato in America Latina solo dal Brasile e dal Perù per quanto riguarda il numero dei contagi totali, mentre l’occupazione dei posti in terapia intensiva equivale al 96%.

L.C, M.D.F. e I.V

Il Brasile raggiunge un nuovo (triste) primato: i casi di coronavirus superano il milione di persone infettate, come dichiarato dal giornale UOL. Per la prima volta, dopo più di dieci giorni, la regione con il numero più alto di nuovi contagiati è il sud-est del Paese: il giorno 19 giugno il numero registrato è stato di 27 mila. Inoltre, il numero di decessi è salito a più di mille dall’inizio della pandemia, mentre il nord del Paese ne conta più di 8 mila. Nello stato di San Paolo, le regioni di Marília e Registro, dopo una prima riapertura, hanno dovuto fare un passo indietro e ritornare alla “fase uno”, che prevede l’apertura delle attività essenziali. L’Istituto Mondiale della Sanità (OMS) avvisa che il virus ha accelerato la sua espansione, soprattutto nel continente americano, poiché i governi stanno spingendo per la riapertura in nome della ripresa economica.

M.P

In Canada, a Fort Resolution, durante la Giornata nazionale dei popoli indigeni, ha avuto luogo una protesta pacifica per porre fine al razzismo sistemico. La protesta è solidale con Allan Adam, capo dell’Athabasca Chipewyan First Nation, dopo essere stato assalito in un parcheggio di Fort McMurray da alcuni ufficiali della RCMP (Royal Canadian Monuted Police -polizia reale canadese a cavallo). Come riportato da CBC.ca, Adam ha ringraziato i membri della comunità “dal profondo del cuore” e ha sottolineato l’importanza di aver tenuto la protesta in questa giornata per commemorare le difficoltà che gli Indigeni sono costretti ad affrontare.

S.C, S.P

ASIA

Gli uiguri sono un’etnia turcofona di fede prevalentemente musulmana, la cui presenza nella regione autonoma dello Xinjiang è testimoniata già a partire dal II secolo a.C. in opposizione al primo impero cinese degli Han.

Questa minoranza, a lungo perseguitata, è stata protagonista di diversi scontri e di atti di violenza e spesso gli uiguri sono stati additati come criminali da parte del popolo cinese e successivamente condannati per crimini che non avevano commesso.

L’ “Uyghur Human Rights Policy Act of 2020”, dovrebbe mettere fine agli scontri e alle continue repressioni, nel rispetto dei diritti degli uiguri, invece in Cina, il disegno di legge firmato da Trump nei giorni precedenti, è stato fortemente criticato. Il China Daily  accusa il disegno di legge di

“violare palesemente il diritto internazionale e le norme di base che regolano le relazioni internazionali” e di interferire “gravemente negli affari interni della Cina, andando a distruggere gli sforzi e i risultati ottenuti finora nella regione autonoma dello Xinjiang”.

La promozione dell’istruzione, la creazione di corsi di formazione professionali e la lotta al terrorismo e all’estremismo, sono solo alcuni dei risultati ottenuti.

Si prevede che la regione eliminerà la povertà assoluta quest’anno insieme al resto del paese. Dal 2014, ogni anno vengono creati oltre 470.000 nuovi posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione urbana inferiore al 4,5%.

La salute delle persone è stata garantita durante l’epidemia di Covid-19, senza casi confermati riportati per più di quattro mesi e le normali attività religiose sono state protette conformemente alla legge. Le persone hanno il diritto di usare la loro lingua madre, sia essa turca o cinese e di appropriarsi della loro cultura.

Lo Xinjiang è nel suo miglior periodo di sviluppo, con persone di diversi gruppi etnici e credenze religiose che vivono insieme, in armonia e conducono una vita pacifica e stabile.  

Il governo cinese è pienamente giustificato nel compiere tutti gli sforzi per sradicare le cause alla radice dell’estremismo, del terrorismo violento e del separatismo per assicurarsi che il tempo in cui le persone vivessero all’ombra della paura, della povertà e della morte non torni mai più.

La promulgazione del disegno di legge degli Stati Uniti, tuttavia, sostiene le forze terroristiche ed estremiste. La vera intenzione dell’atto è seminare discordia tra i gruppi etnici in Cina, danneggiare la prosperità e la stabilità dello Xinjiang e contenere lo sviluppo della Cina.

In un momento in cui gli Stati Uniti dovrebbero davvero concentrarsi sull’affrontare i propri problemi in materia di diritti umani, a seguito della morte George Floyd, l’emanazione del disegno di legge sullo Xinjiang, non fa altro che confermare la possibilità che i diritti umani di tutti non vengano rispettati e possano essere messi in pericolo.                                                     

G. R

OCEANIA

In Australia è stato registrato un nuovo picco di casi di coronavirus nello Stato federato del Victoria. Secondo quanto riportato da 9News sono stati rilevati 16 nuovi casi, facendo scattare un nuovo campanello d’allarme per le autorità sanitarie.

Come si legge su ABC News, il PM australiano Morrison ha ribadito che nonostante questi nuovi casi i cittadini dello Stato federato potrebbero vedere allentate le misure restrittive una volta che il rischio è passato. Tuttavia, il Premier Daniel Andrews non si trova d’accordo con questa scelta e addirittura si sarebbe trasferito nel Victoria per imporle nuovamente. Inoltre, le autorità sanitarie stanno mettendo in guardia dei pericoli che comporterebbero i viaggi da e verso questa zona.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#POLITICAFFÈ

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La situazione libica nella stampa francese e statunitense

La stampa francese

Il 5 giugno le forze del maresciallo Khalifa Haftar, dissidenti dal Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj, hanno perso l’ultimo baluardo vicino alla capitale. Così appare l’epilogo dell’ennesima fase del conflitto interno libico, iniziato il 4 aprile 2019 quando Haftar ha intrapreso l’assalto contro Tripoli.

Come riporta Le Figaro, le truppe di Haftar hanno annunciato la propria ridistribuzione fuori dalla capitale purché l’altra parte rispetti un cessate il fuoco, pena la ripresa delle attività militari e l’interruzione della propria presenza ai negoziati del comando militare delle Nazioni Unite, avviati per ottenere una sospensione definitiva delle azioni di guerra.                                   

Le Monde invece, che definisce il generale libico come un maestro del petrolio e – ironicamente – dell’antiterrorismo, pone l’accento sul fatto che il risultato più concreto di questa campagna militare sia stato quello di avere un’egida turco-russa in una importante regione a sud del Mediterraneo. Il quotidiano francese aggiunge inoltre, che la presenza imperante di Mosca e Ankara mira all’ottenimento di un “conflit gelé” vale a dire che il loro interesse è di congelare lo scontro piuttosto che risolverlo.                                                                                                                                        

Questa ulteriore ostilità della terza fase della guerra civile libica avviata nel 2011, che sullo sfondo di una tensione crescente ha visto al-Sarraj bloccato nell’esercizio della sua autorità in ragione del dinamismo strategico di Haftar, dunque, non solo non determinerà in Libia un ritorno allo status quo precedente, ma finirà per mettere in difficoltà gli attori occidentali che già faticano ad affermare una incisiva partnership di carattere geopolitico nell’area.

La stampa statunitense

Bloomberg News ricorda come fin dalla rivolta supportata dalla NATO in Libia nel 2011, il paese nordafricano sia scosso da continui disordini a livello nazionale. È importante sottolineare che la centralità assunta dalla Libia nella regione del Maghreb e nei labili rapporti tra le due sponde del Mediterraneo rende questo paese un perno geopolitico fondamentale per la definizione dei futuri equilibri internazionali dell’area.

Per quanto riguarda la questione libica, gli Stati Uniti hanno sempre mantenuto un comportamento ambivalente: il Dipartimento di Stato si è mostrato filoeuropeo mentre la Casa Bianca ed i servizi di intelligence hanno portato avanti il dialogo con il generale Haftar. Le ambivalenze degli Usa si sono palesate in concomitanza con l’offensiva della Lna (Esercito nazionale libico) su Tripoli a partire da aprile 2019. Infatti, un susseguirsi di vicende e di dichiarazioni ha portato a ritenere che per Trump l’ago della bilancia penda verso Haftar e non più verso al-Sarraj, primo ministro del Gna (Governo di accordo nazionale).

Giugno 2020 si prospetta essere un mese ricco di novità che segneranno il futuro dello scacchiere libico. Infatti, è notizia di questi giorni che le forze fedeli al governo di Tripoli hanno respinto il tentativo di colpo di stato da parte dell’Esercito nazionale libico ed i suoi alleati, guidati dal generale Haftar.

Come sottolinea Associated Press, questi recenti sviluppi sembrano portare all’inaugurazione di una nuova fase, caratterizzata da scontri più localmente circoscritti e scarsi cambiamenti circa il controllo della regione da parte dei diversi contendenti. Per evidenziare quanto l’atteggiamento di al-Sarraj sia intransigente, riportiamo le sue parole in riferimento ad Haftar “Non gli daremo in alcun modo l’opportunità per negoziare. Continueremo questa lotta finché il nemico non sarà completamente eliminato”.

Gli Stati Uniti mantengono altissimo il livello di attenzione sulla regione, a causa anche della presenza di attori geopolitici di rilevante importanza come Turchia e Russia.

Gaia Natarelli e Chiara Aveni

Fonti:

La paix incertaine en Libye malgré la fin de la «bataille de Tripoli» disponibile su https://www.lemonde.fr/afrique/article/2020/06/05/la-paix-incertaine-en-libye-malgre-la-fin-de-la-bataille-de-tripoli, consultato il 18/06/2020

Libye: les pro-Haftar confirment un «redéploiement» hors de Tripoli disponibile su  https://www.lefigaro.fr/flash-actu/libye-les-pro-haftar-confirment-un-redeploiement-hors-de-tripoli-, consultato il 18/06/2020

What’s Behind Nine Years of Turmoil in Libya, By Samer Khalil Al-Atrush | Bloomberg May 31, 2020 at 3:31 p.m. disponibile su https://www.kyivpost.com/world/bloomberg-whats-behind-9-years-of-turmoil-in-libya.html (consultato il 18/076/2020).

Tripoli forces say they have ended siege of Libyan capital by NOHA ELHENNAWY June 4, 2020  disponibile su https://www.haaretz.com/middle-east-news/tripoli-forces-say-they-have-ended-siege-of-libyan-capital-1.8896921 consultato il 18/06/2020.

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Nelle ultime settimane, la speranza di potersi lasciare alle spalle il Covid-19 è cresciuta in maniera proporzionale alla diminuzione dei contagi in vari Paesi del mondo. Tuttavia, il capitolo Coronavirus non si è ancora chiuso del tutto: che si parli di contagi o di vaccini è comunque ancora un argomento al centro delle discussioni internazionali.

EUROPA

In Spagna lo stato di emergenza per il Covid-19 sta vivendo la sua fase finale e i cittadini spagnoli iniziano a pensare alle vacanze estive. A questo proposito José Domingo de Ampuero, presidente della Viscofan – azienda leader nel settore agro-alimentare – ha voluto lanciare un messaggio di ammonimento per contrastare questo “sentimento di euforia da vacanze”. Secondo quanto riportato daEl Mundo, durante il suo intervento al vertice delle imprese spagnole De Ampuero ha voluto porre un freno all’ottimismo manifestato dal governo, invitando i cittadini alla cautela, poiché è convinto che l’autunno sarà un periodo molto duro per la ripresa economica delle aziende dopo il blocco forzato a causa della pandemia.

L’imprenditore affronta anche il tema dello smart working, sostenendo che non possa essere una soluzione permanente poiché causerebbe una perdita di coesione nel lavoro di squadra e l’interazione tra le persone ne risulterebbe compromessa.

Gli interventi di Antonio Hernández, presidente di Ebro Foods, e Tomás Pascual Gómez Cuétara, presidente di Calidad Pascual – entrambe aziende del settore alimentare – si sono indirizzati verso la richiesta al governo di aiuti finanziari e di proposte concrete e mirate per consentire alle aziende un ritorno alla normalità e alla piena attività produttiva perché, sostengono, “l’attività genera impiego e l’impiego genera consumo”.

L.C, M.D.F. e I.V

In Portogallo, i cittadini vengono esortati a passare le vacanze all’insegna della riscoperta del proprio Paese. L’ente regionale per il turismo di Lisbona, infatti, ha deciso di lanciare due programmi: uno per i residenti e un altro per i non residenti, al fine di attrarre turisti nel mercato interno e sostenere l’economia danneggiata dal Covid-19, come riportato dal giornale Diário de Notícias. Il Governo della Regione Autonoma delle Azzorre ha anche destinato un bonus di 150€ ai residenti che si sposteranno per vacanza tra le varie isole dell’arcipelago come incentivo per la promozione del turismo locale, come si legge in Público. Inoltre, per sostenere il settore dell’audiovisivo, la piattaforma Netflix in collaborazione con l’Istituto del Cinema e dell’Audiovisivo, ha indetto un concorso per finanziare i 25 migliori documentari e fiction scritti da cittadini e residenti portoghesi.

D.F

In Belgio, secondo quanto riportato dal quotidiano La Libre Belgique, mentre negozi e ristoranti  riaprono i battenti,gli organizzatori di eventi attendono ancora il via libera del Governo per riprendere fiere, convegni, festival e attività aziendali. Per attirare l’attenzione sulla mancata riapertura delle proprie attività, molti organizzatori di eventi hanno deciso di protestare silenziosamente: per rispettare la distanza sociale, diverse migliaia di “bagagli dimenticati” prendono il posto dei manifestanti, a rappresentare gli organizzatori, i fornitori, i ristoratori e gli artisti del settore.

Come riportato dal sito di informazione Swissinfo, nella “corsa al vaccino” contro il Covid-19 si sospetta una segreta guerra commerciale tra le grandi potenze mondiali a caccia di segreti farmaceutici per riuscire a lanciare per prime sul mercato il prodotto più efficace. La ricerca del vaccino non si ferma neanche in Svizzera, dove al momento non sembrano esserci particolari minacce per l’industria farmaceutica, sebbene essa collabori con l’Università di Oxford, recentemente vittima di una intrusione da parte di svariati hacker.

L’attenzione in Francia è concentrata su Parigi, dove il 28 giugno si terrà il secondo turno delle elezioni municipali. Le candidate in corsa sono Anne Hidalgo, sindaco uscente della capitale, Rachida Dati, ex ministro della Giustizia di Nicolas Sarkozy, e Agnès Buzyn, ex ministro della Salute di Emmanuel Macron. France 24 fa il punto della situazione: Anne Hidalgo (Parti Socialiste), promotrice dei temi dello sviluppo sociale e dell’ecologia, si è aggiudicata il primo turno con il 29,33% dei voti; Rachida Dati (Les Républicains) è al secondo posto con il 22,72% dei voti e una campagna rivolta principalmente agli elettori di destra;Agnès Buzyn (La République en marche), collocata al terzo posto, propone un ampio piano di ripresa economica per la capitale.

S.C., E.V.

In Russia continua la lotta contro il Covid-19: come riporta l’agenzia di stampa Gazeta a Mosca tra il 17 ed il 18 giugno sono deceduti 49 pazienti. Il numero totale delle vittime della capitale sale a 3.483.

Nel frattempo, proseguono gli studi sull’efficacia del vaccino BCG anti-tubercolosi contro il Coronavirus (Il bacillo di Calmette e Guérin il cui acronimo BCG è un microrganismo attenuato, utilizzato come vaccino contro la tubercolosi scoperto nel 1921). Uno studio condotto in Israele ed esposto sul giornale online Argumenti i fakti, ha rilevato che nei paesi in cui la vaccinazione anti TBC è obbligatoria, come Russia, Giappone, Corea e Romania, il tasso di crescita dei contagi è più lento e il tasso di mortalità più basso rispetto ai paesi dove non è obbligatoria, come in Italia o negli Stati Uniti. Tuttavia, i dati riportati dallo studio non supportano la teoria per cui il vaccino BCG somministrato nell’infanzia protegga gli adulti dal contrarre il Coronavirus, inoltre, lo studio si è basato su un numero di casi gravi troppo esiguo per giungere a risultati statisticamente efficaci.

Ivan Konovalov, professore del Dipartimento di Malattie Infettive Infantili presso l’Istituto Nazionale Russo di Ricerca Medica di Pirogov, ha dichiarato a RT: “La vaccinazione contro la tubercolosi non influisce direttamente sul contagio e la gravità del Covid-19. Tuttavia, non è da escludere che tali vaccini influenzino l’immunità aspecifica. È comunque necessario integrare i dati finora raccolti con ulteriori prove raccolte su un campione più ampio, tenendo conto sia delle caratteristiche individuali dei pazienti che del ceppo BCG con cui sono stati vaccinati. In Russia ci sono due tipi di vaccini di questo tipo, in Europa e in Asia il vaccino include ceppi di altre linee BCG”.

Per quanto riguarda invece l’allentamento delle misure restrittive nella Federazione, si è notato che ciò non comporta un aumento dei casi non in linea con le previsioni dell’andamento del contagio.

Il primo ministro russo, Mikhail Mishustin, ha dichiarato che nel paese c’è una costante diminuzione del tasso di crescita dell’incidenza di Covid-19. “Questo” afferma “fornisce l’opportunità per permettere la mobilità tra regioni […] Tuttavia, è importante che ciò avvenga in maniera graduale”, ha dichiarato il capo del gabinetto. A sua volta, il capo del Servizio Federale per la tutela dei diritti e del benessere dei consumatori, Anna Popova, ha espresso la speranza di vedere una riduzione significativa del numero dei casi entro il prossimo mese.

Infine, parlando di restrizioni ma in un campo completamente differente ovvero quello dell’informazione si apprende dall’agenzia di stampa Russia Today, verrà attivato nuovamente il servizio di messaggistica Telegram, che era stato bloccato dal 2018, poiché ritenuto mezzo responsabile dell’organizzazione dell’attentato a San Pietroburgo del 2017. Il blocco del sistema è stato rimosso con una legge emanata dalla Duma di Stato. Il Cremlino, tuttavia, non si esprime sulla questione.

S.N., D.S.

Nel Regno Unito si stanno svolgendo degli studi su nuovi trattamenti contro il virus e test per la creazione del vaccino.

Secondo l’ABC News vi sarebbe un farmaco somministrabile ai pazienti gravi affetti da Covid-19: si tratterebbe del Desametasone, facente parte del gruppo di antinfiammatori steroidei. I ricercatori hanno dunque affermato che esso potrebbe salvare un paziente su tre, aumentando il tasso di sopravvivenza nel caso di pazienti attaccati ai respiratori.

Intanto The Telegraph ha riportato una notizia riguardante una sperimentazione clinica presso l’università di Oxford che sta procedendo con successo, come affermato dal segretario commerciale Alok Sharma, il quale dichiara di poter ottenere le dosi del vaccino già in estate, nonostante il Governo si mostri più cauto nei confronti di questa affermazione.

In Irlanda le misure restrittive e il distanziamento sociale potrebbero subire modifiche per la riapertura di ristoranti e pub prevista a fine mese. Secondo quanto pubblicato su Rte.ie, il Centro di sorveglianza per la protezione della salute, ha disposto che nei locali si possa mantenere il distanziamento di solo un metro contro i due metri previsti in precedenza.

Inoltre, si legge sull’Irish Time, è previsto un limite di tempo di 90 minuti per trattenersi all’interno di questi esercizi pubblici, i quali sono tenuti a servire pasti sostanziosi che costino almeno 9€.

S.C., S.P.

Come si legge sul giornale die Zeit, dal 16 giugno 2020 anche la Germania, così come molti altri Paesi,ha creato e immesso sul mercato l’app per il tracciamento dei contagi.

È una soluzione sicura, volontaria e gratuita considerata efficace per supportare lo sforzo sanitario nazionale e ridare fiducia ai cittadini. Il governo federale, l’istituto Robert Hoch e le società partecipanti al progetto hanno presentato la “Corona-Warn-App” durante una conferenza stampa. Il ministro della salute Jens Spahn (CDU) spiega: «lo scopo dell’app è quello di contribuire a mantenere bassi i livelli di contagi ma non si tratta di una panacea per il Coronavirus: il rispetto delle distanze, l’uso delle mascherine e le norme igieniche continuano ad essere necessarie». Grazie alla tecnologia Bluetooth ora è possibile monitorare i contatti degli utenti con le cerchie sociali abitualmente frequentate e con sconosciuti nelle occasioni di aggregazione involontaria (manifestazioni, mezzi pubblici, locali) con i quali sono stati varcati i due metri di distanza per un lasso di almeno 15 minuti. Se si è stati a contatto con un positivo al virus dunque, nel giro di pochi minuti l’app provvederà all’invio di un messaggio sul proprio smartphone. Questo consente di seguire molto più velocemente le catene di infezione da Covid-19 garantendo la completa privacy sulla trasmissione dei dati personali. A tal proposito, sono intervenuti il capo della Cancelleria Helge Braun (CDU), il ministro dell’Interno Horst Seehofer e il ministro della giustizia Christine Lambrecht, elogiando la massima attenzione dimostrata in materia di protezione dei dati e tutela dei diritti dei consumatori. Come per l’italiana “Immuni”, al fine di garantire efficacia e affidabilità nei risultati, gli utenti registrati dovranno rappresentare almeno il 60% della popolazione. Secondo il capo della Deutsche Telekom, Timotheus Höttges, nelle prime ore, il sistema operativo Android contava già “tra i 100.000 e i 500.000” utenti.

Tuttavia, sebbene sempre più paesi stiano sperimentando la creazione della nuova app, quelle già presenti in Europa non sono al momento compatibili tra loro. In particolare, in Austria l’app “Stopp Corona” lanciata diversi mesi fa da parte della Croce Rossa, non ha riscontrato il successo atteso. I problemi tecnici emersi e l’obbligo all’utilizzo imposto dai politici dell’ÖVP hanno messo in dubbio il progetto e, secondo Der Standard, a breve ne causeranno il ritiro e l’introduzione di una nuova app. Per ora i turisti devono installare entrambe le applicazioni: quella locale e quella del paese ospitante. Un vero punto debole in una proposta all’avanguardia sul quale l’UE sta lavorando assiduamente. «Mentre ci avviciniamo alla stagione di punta per il turismo, è importante assicurare che i cittadini UE possano usare l’app del loro paese ovunque in Europa», ha detto il Commissario Thierry Breton in un comunicato.

M.S., L.R.

AFRICA

Ci troviamo in Yemen, dove le Nazioni Unite sono al centro della critica di molte organizzazioni per i diritti umani. L’accusa nei confronti dell’organizzazione mondiale è di negligenza per la sua scelta di rimuovere la coalizione saudita dalla lista nera dei gruppi che mettono a repentaglio le vite dei bambini. Secondo quanto riportato dalla BBC Arabic , la coalizione, che sostiene il governo yemenita riconosciuto a livello internazionale, è responsabile dell’uccisione e del ferimento di 222 bambini durante lo scorso anno.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, dopo aver affermato che

la cifra rappresenta “una diminuzione continua e significativa” del numero di vittime, è stato accusato da Human Rights Watch di ignorare le prove che dimostrano le violazioni commesse.

Il conflitto che dilania il Paese da oltre cinque anni ha portato alla morte di più di 100.000 persone e a una conseguente crisi umanitaria.

In Siria gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni nei confronti di 39 entità e persone. Le misure statunitensi hanno colpito in particolar modo il governo del presidente siriano Bashar al-Assad e sua moglie Asma, con l’obiettivo di farlo tornare ai negoziati guidati dalle Nazioni Unite.

Il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha evidenziato la necessità di incrementare le sanzioni nei confronti del governo siriano nei prossimi mesi, in linea con la legge firmata lo scorso dicembre dal presidente americano Donald Trump.

La necessità espressa da Pompeo si riflette nella dichiarazione che annuncia gli obiettivi delle sanzioni imposte dal “Caesar Act”. L’atto esenta le importazioni essenziali e l’ingresso di aiuti umanitari in Siria, ma introduce rigidi controlli per garantire che questi ultimi non siano a vantaggio del governo siriano.  Come riportato da Sky News Arabia, il “Caesar Act” ha suscitato preoccupazione a Damasco per il  grave impatto che potrebbe avere sull’economia del Paese.

Come affermato dalla CNN Arabic, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha dichiarato che gli Emirati Arabi Uniti condannano l’intervento militare della Turchia e dell’Iran in Iraq come un atto di violazione della sovranità di questo Paese. Gli interventi militari di bombardamento dei due Paesi nell’Iraq settentrionale, secondo la dichiarazione degli Emirati Arabi Uniti, violano i principi del diritto internazionale.

Il Ministero degli Esteri degli Emirati ha poi ribadito nella sua dichiarazione la sua ferma posizione in merito alla questione, “respingendo ogni interferenza negli affari dei Paesi arabi e la sua dedizione per il rispetto della sovranità dell’Iraq fraterno, il rispetto dei principi di buon vicinato e la cessazione di tutto ciò che minaccia la stabilità, la sicurezza e la pace nella regione”.

S.H

In Tunisia, secondo il Dottore Maher Haffani, la paura del Coronavirus ha superato la ragione. Il dottore ritiene, come riporta il settimanale Jeune Afrique, che la politica sanitaria abbia creato una psicosi a scapito della realtà scientifica: sebbene i casi positivi di età inferiore ai 55 anni siano rari e nonostante la maggioranza degli individui giovani e sani abbiano un sistema immunitario in grado di combattere il virus, i medici devono gestire quotidianamente l’irrazionalità dei pazienti, alcuni dei quali credono addirittura di essere affetti da un virus radioattivo che potrebbe persino esplodere.

S.C., E.V.

In Mozambico, nonostante le difficoltà economiche e sanitarie, ricorre un mese importante per la nazione, come ricorda il partito Frelimo ai cittadini tramite un comunicato stampa mandato alla redazione del giornale Notícias: il 16 giugno 1960 ci fu il “Massacro di Mueda”, ultimo episodio della resistenza alla dominazione portoghese, la fine del regime coloniale e la successiva guerra d’indipendenza terminata con la dichiarazione formale il 25 giugno 1975.  Inoltre, viene ricordato sia il 20 giugno 1920, centenario della nascita del politico e rivoluzionario Eduardo Mondlane che iniziò il movimento di guerriglia per l’indipendenza, sia la Giornata del Bambino Africano (16 giugno) istituita nel 1976 a seguito degli scontri tra polizia e studenti in Sudafrica durante il regime dell’apartheid, che portò alla morte di quattro bambini.

D.F.

In Angola è stata attivata, come scrive Jornal de Angola,la linea “SOS-Criança” (SOS-bambino) per denunciare gli episodi di violenza sui minori. Il numero da digitare è gratuito, anonimo e sempre operativo. L’inaugurazione, avvenuta il 16 giugno, è stata un’occasione per riflettere sull’importanza di proteggere i diritti dei bambini africani. Infatti, da gennaio a maggio sono stati registrati 1613 casi di violenza su minori nel Paese. Il rappresentante dell’UNICEF angolano Jean François Basse ha sottolineato l’importanza di questo progetto, con il quale il governo promuove l’idea che qualsiasi forma di violenza sui bambini è inaccettabile e va denunciata.

M.P.

AMERICA

Negli Stati Uniti proseguono i movimenti di protesta cominciati dopo l’uccisione di George Floyd.

Secondo quanto riportato dalla CBS New York, sono oramai più di venti giorni che centinaia di persone continuano a scendere per le strade di Manhattanmarciandocontro la brutalità della polizia e l’ingiustizia razziale. Uno dei manifestanti, Luis Galilei, ha detto: “Non vogliamo che i nostri fratelli di colore entrino in una gastronomia e, vedendo un poliziotto, si spaventino automaticamente. Questi dovrebbero proteggerci, non spaventarci”.

Il sindaco sta mettendo in atto delle misure per ricostruire la fiducia tra la polizia e le comunità, ma i manifestanti parlano di defunding, ovvero la riduzione di finanziamenti al budget della polizia e l’investimento di una parte di essi in servizi per la comunità e per i giovani. In un’intervista a The Associated Press, riportata da NBC New York, il commissario di polizia Dermot Shea ha riconosciuto la necessità di “stringere la cinghia”, ma allo stesso tempo ha sottolineato che troppi tagli potrebbero compromettere la sicurezza pubblica.

S.C, S.P

L’America Latina continua a essere l’epicentro di questa tortuosa e duratura pandemia che ha monopolizzato le notizie degli ultimi mesi. Secondo laBBC sono cinque i principali fattori che hanno fatto sì che questa vasta area geografica riportasse i casi odierni: primo fra tutti, i governi dei vari paesi hanno adottato misure non troppo restrittive o semplicemente tardive, quando il virus era già in circolazione da tempo; molti contagi sono stati “importati” dall’Europa a causa dei cittadini latinoamericani che hanno deciso di fare ritorno a casa a inizio pandemia, aiutando il virus a spargersi anche nel nuovo continente; nella maggior parte dei casi i paesi latinoamericani hanno dovuto importare i ventilatori e tutti i dispositivi necessari per la lotta al virus, affrontando una sfida contro Stati molto più avvantaggiati a livello economico; il messaggio riportato inerente alla gravità del virus è stato poco chiaro e di difficile diffusione, difatti in molti hanno continuato a non rispettare le norme di distanziamento sociale anche a pandemia iniziata; infine, in paesi in cui l’economia è così precaria, la gente non può permettersi di rimanere a casa e attendere l’arrivo della busta paga, dunque la circolazione non si è mai effettivamente fermata.

Focalizzandoci su questo ultimo punto, El País ci propone un articolo sconvolgente che spiega l’andatura della crisi economica, svelando che il PIL dell’America Latina – Caraibi compresi – è sceso del 5,3%, ossia l’indice più basso del secolo. Proprio per evitare che la crisi economica e sanitaria diventi una crisi alimentare, la FAO e la Cepal hanno proposto un rinforzo delle entrate con dei buoni pasto per i prossimi sei mesi.

L.C, M.D.F. e I.V

Per quanto riguarda il Brasile, recentemente è stata fatta richiesta al Tribunale Supremo Federale di un’inchiesta sulla recente crescita di fake news riguardanti i ministri del proprio tribunale, come riporta Globo. Si pensa che ci possa essere un’associazione criminale creata appositamente per diffondere notizie false, minacce e incitare alla violenza.  Il processo ha acquisito forza dopo che la Polizia Federale ha condotto un’indagine a maggio sui sostenitori di Bolsonaro, accusati di promuovere notizie false e offese ai ministri. Questa settimana, infatti, è stata arrestata l’estremista Sara Giromini, a capo del gruppo sostenitore del presidente per minacce e diffamazione contro il ministro Alexandre de Moraes. C’è anche chi pensa che questa sia un’operazione macchinata da alcuni degli stessi ministri interni.

M.P

Secondo quanto riportato dal Journal de Québec, in Canada, durante la crisi finanziaria dovuta al Covid-19, la rete di trasporti pubblici riceve un finanziamento di emergenza di 400 milioni di dollari da parte del governo del Québec. François Bonnardel, il ministro dei trasporti del Québec, ha affermato che questo aiuto permetterà di tornare ad una condizione di normalità per quanto riguarda i trasporti pubblici, sempre nel rispetto delle regole sanitarie in vigore.

S.C, S.P

ASIA

Come riportato dal quotidiano Global Times (环球时报 pinyin: Huánqiú Shíbào), il governo cinese ha deciso di concedere agli artisti di strada di tornare ad esibirsi dopo il Covid-19, riportando così un po’ di vitalità nelle città.

Secondo Zhao Liangliang, funzionario del centro culturale di Chengdu, sostenere gli artisti di strada potrebbe   rappresentare un vantaggio per l’economia locale, duramente colpita dall’epidemia.

Un progetto dal titolo “a city with music”, volto alla promozione della così detta street art, era stato lanciato nel 2018 a Chengdu, nella provincia del Sichuan nel sud-ovest della Cina.

Il Sichuan è famoso per la sua lunga tradizione musicale e il Conservatorio di musica del Sichuan (四川音乐学院 pinyin: Sìchuān yīnyuè xuéyuàn) istituito proprio a Chengdu nel 1939 è uno dei più antichi istituti di educazione musicale in Cina.

Adesso, altre 27 città cinesi, tra cui Zhuhan nella provincia del Guangdong e la città di Jinan nella provincia dello Shandong, vorrebbero attuare il programma nelle loro città, promuovendo così la cultura di strada, in modo tale che la street art sia vista come un mezzo attraverso cui l’artista comunica con il suo pubblico e non come qualcosa legato ad atti vandalici.

A Chengdu, non è così semplice diventare un’artista di strada, infatti solo gli artisti che possiedono una licenza possono esibirsi nei 60 luoghi designati in giro per la città, molti dei quali sono punti panoramici o centri commerciali.

Per ottenere questa licenza i candidati devono prima presentare il proprio CV e poi sottoporsi a un provino in cui devono esibirsi di fronte ad artisti professionisti.

Chen Huan, artista di strada meglio conosciuto come Hot Pot Brother, ha raccontato al giornale che di solito gli artisti si esibiscono il venerdì e il fine settimana dalle 17:00 alle 21:00 e che cantare per strada lo rende molto felice e gli fa perdere la cognizione del tempo. Uno dei giorni più memorabili che ha vissuto è quando si stava esibendo e la gente gli ha regalato otto bottiglie d’acqua durante tutto lo spettacolo. 

L’artista Du Jingping, o Du Yuanqi, è stato uno dei primi artisti ad esibirsi per le strade di Chengdu. Al Global Times ha raccontato che spesso cambia le sue canzoni a seconda dei giorni in cui si esibisce facendo canzoni a tema nei giorni festivi. Ad esempio, durante il “Children’s day (兒童節 pinyin értóng jié), ha scritto delle canzoncine che piacciono ai bambini. Ha inoltre che esiste un’applicazione che permette ai cittadini di vedere in quale luogo e quando gli artisti si esibiranno, promossa dal Centro Culturale di Chengdu.

Ad oggi, gli artisti di strada a Chengdu sono circa 200 ed alcuni hanno anche partecipato ad alcuni programmi Tv musicali popolari. artisti di strada a Chengdu e alcuni di loro hanno persino partecipato ad alcuni programmi TV musicali popolari. Sia ChenHuan che Du Yuanqi hanno affermato che il numero di spettatori, a causa del momento particolare, è molto diminuito ma che sono pronti a tornare ad esibirsi e a portare un po’ di allegria e divertimento nel paese. 

G. R

OCEANIA

In Australia, come riportato da The Guardian,continuano le proteste didecine di migliaia di persone a sostegno del movimento “Black Lives Matter”. I manifestanti stanno anche evidenziando le morti, i maltrattamenti e l’emarginazione del popolo aborigeno australiano. Tra queste ce n’è una che ha colpito per via della forte similarità con la vicenda di Floyd, quella di David Dungay, avvenuta nel 2015 in una prigione di Sydney, dopo che le guardie si sono precipitate nella sua cella per impedirgli di mangiare dei biscotti, lo hanno trascinato in un’altra cella, poi lo hanno tenuto a faccia in giù e gli hanno iniettato un sedativo. Prima di morire, l’uomo ha detto ben dodici volte che non riusciva a respirare.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Le notizie corrono, il mondo non si ferma mai e con esso la nostra rassegna.

La nuova divisione per aree geografiche orienta il lettore in un ampio spettro di notizie riguardo gli avvenimenti di maggior rilievo a livello mondiale, facendosi portavoce dei principali quotidiani stranieri.

EUROPA

In Russia si acuisce la crisi diplomatica con la Repubblica Ceca: il Ministero degli Esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov ha reagito alla decisione della Repubblica Ceca di espellere due diplomatici russi. Il motivo dell’espulsione era stato, come riporta il settimanale Argumenti i Fakti il presunto trasporto da parte dei diplomatici russi a Praga di ricina, un potente veleno in grado di bloccare la riproduzione ribosomiale dell’organismo. A seguito dell’espulsione avvenuta all’inizio di giugno, il Ministero degli Affari Esteri, che ha la propria sede a Mosca, ha dichiarato due dipendenti dell’Ambasciata della Repubblica Ceca “persone non gradite” e chiesto loro di lasciare il territorio russo insieme alle loro famiglie entro il 17 giugno, come riporta il sito ufficiale del Ministero degli Affari Esteri.

Il provvedimento, in conformità con quanto previsto dall’Articolo 9 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, è una risposta speculare all’azione provocatoria e ostile di Praga. L’atto di espulsione, infatti, appare essere immotivato, come confermato anche dalle autorità ceche.

Per quanto riguarda la situazione interna del paese, invece, il primo ministro della Federazione Russa, Michail Mishustin, ha dichiarato che verrà aumentato il numero di test effettuati ogni settimana. Come emerge dal notiziario Russia Today, in media vengono condotti circa 300 mila test al giorno. Mishustin sottolinea l’importanza dei test dal punto di vista del monitoraggio e della prevenzione della malattia, in modo tale da ridurre il numero dei pazienti gravi aggiungendo, infine, che molti paesi in Europa hanno già adottato questa linea d’azione. Coloro che vengono dimessi dall’ospedale sono sempre di più, 4489, e coloro che guariscono dal Covid-19 sono più di 284 mila.

Inoltre sul sito di Russia Today in un’intervista di Radio Sputnik vengono riportati importanti dichiarazioni in merito alle conseguenze del coronavirus sul nostro organismo. Infatti, lo pneumologo Aleksander Karabinenko, insignito del titolo di medico della Federazione Russa, sostiene la possibilità che dopo la guarigione dalla malattia possa insorgere la fibrosi polmonare, ciò vuol dire che se l’infiammazione da polmonite interstiziale persiste per lungo tempo (è noto che il decorso della malattia sia molto lento) può formarsi tessuto cicatriziale (fibrosi), che sostituisce quello polmonare. Con la distruzione progressiva degli alveoli, cisti con pareti spesse sostituiscono gli alveoli. Tutto ciò determina una riduzione della capacità di trasferire ossigeno al sangue e l’irrigidimento e costrizione dei polmoni con conseguente dispnea e tosse.

S.N, D.S

La Spagna attualmente sta passando per un graduale ritorno alla normalità dopo essere stata messa in ginocchio dalla violenza del Covid. Al momento, i due problemi principali sono collegati tra loro, in quanto si tratta di mantenere la coesione politica tra i maggiori partiti al fine di ottenere i fondi economici dall’Unione Europea per la ripresa del paese. Questo compito non è facile per la Spagna, dove, già dall’inizio del mandato Sánchez, si manifestarono molte frammentazioni politiche. Tuttavia, data la delicatezza della situazione attuale, l’unione è più importante che mai. Per questo, dopo l’incontro con i Presidenti delle regioni autonome il Primo Ministro ha esortato al “patriottismo”, come riporta El País, alludendo alla richiesta di sostegno da parte dei partiti Unidos podemos, PNV (Partito Nazionale Basco), Más País, Compromís e ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna), sostenendo che solo in questo modo sarà possibile creare una legge di bilancio per il 2021 che possa trarre i massimi benefici per la ricostruzione post Covid-19. Un altro segno di apertura e di disponibilità al dialogo è stato l’annuncio di una conferenza a fine luglio con i Presidenti delle comunità autonome per poter creare delle alleanze tra imprese e lavoratori con lo stesso obiettivo: ripartire tutti insieme.

Un’ulteriore notizia importante riguarda l’annuncio di due piani speciali per risollevare due settori quali l’industria automobilistica, con un fondo di 3 milioni di euro, e il turismo, anticipando l’apertura alle frontiere internazionali al 21 giugno.

L.C, M.D.F. e I.V

In Portogallo sono stati arrestati 27 uomini per reati di discriminazione razziale e con accuse di tentati omicidi. I soggetti, sottoposti a giudizio, facevano parte di un gruppo che esaltava la “superiorità della razza bianca” ed erano in possesso di armi illegali e droghe, come riporta Público.

Inoltre, il comitato portoghese per i rifugiati sporgerà denuncia per atti di vandalismo data la presenza di diverse scritte razziste e xenofobe sui muri di Lisbona, come ad esempio su uno degli edifici dello stesso comitato per rifugiati e in una scuola secondaria. Al contrario, a seguito delle manifestazioni antirazziste, a Lisbona era stata tinta di rosso con la scritta “decolonizza”, e successivamente ripulita, la statua di Padre António Vieira, missionario portoghese in Brasile che aveva difeso i diritti degli indigeni nel XVII secolo. La Camera Municipale di Lisbona ha dichiarato inammissibili gli atti di vandalismo contro il patrimonio della città.

D.F.

Secondo il giornale Tagesschau.de e come riportato anche su T-online.de viaggiare in treno diventerà ancora più economico. In Germania, come conseguenza della riduzione dell’IVA anche i prezzi dei biglietti ferroviari diminuiscono. Il governo federale tedesco sta pianificando un pacchetto di salvataggio per il gruppo ferroviario nazionale Deutsche Bahn che prevede un’iniezione di diversi miliardi di euro. La riduzione dell’IVA comincia a mostrare i primi frutti: la Deutsche Bahn infatti prevede di abbassare il prezzo dei biglietti a partire dal 1° luglio. In particolare, i biglietti a lunga percorrenza godranno di una riduzione dell’1,9%.

«Estenderemo la riduzione dell’IVA ai nostri clienti» – così dichiara Berthold Huber, CEO di DB Verkehr alla dpa. Questo, vale per tutti i biglietti con tariffa agevolata, promozionale e tariffa Flex, compresi gli abbonamenti per i mezzi. Poi toccherà ai prezzi dei biglietti per il trasporto regionale, anche se non è ancora certo quando. In questo senso, sono in corso colloqui con le altre parti coinvolte nel settore, come le associazioni di trasporto, gli operatori ferroviari e gli enti responsabili del trasporto locale.

Sempre T-online.de riferisce che già all’inizio dell’anno, la società ferroviaria aveva provveduto ad abbassare le tariffe interurbane, per la prima volta dopo il 2002. Durante la crisi coronavirus, il numero di passeggeri è inevitabilmente crollato: secondo le stime del governo tedesco, nel momento peggiore della crisi sanitaria, Deutsche Bahn ha registrato cali fino all’85% sul numero dei passeggeri. Per i viaggi di lunga tratta, la DB ha ripreso le linee turistiche ICE e IC. Secondo quanto annunciato dal capo dei trasporti a lunga distanza DB Michael Peterson, entro la fine di giugno riprenderà il trasporto internazionale verso tutti i paesi accessibili. Ma c’è di più: oltre al ripristino dei collegamenti internazionali già attivi prima della chiusura dei confini, le ferrovie ampliano la loro offerta turistica. Dal 16 giugno sarà attivato un nuovo collegamento diretto da Berlino che fermerà a Dresda, Praga e Vienna con capolinea a Graz e dal 27 giugno un collegamento ICE tra Berlino e Innsbruck.

Secondo le ordinanze del governo federale e di tutti i Länder, naturalmente rimane l’obbligo di indossare dispositivi di protezione individuale sui trasporti pubblici e nelle stazioni ferroviarie. Tuttavia, c’è chi si preoccupa dell’impatto ambientale di questi articoli fondamentali nella lotta al virus. Nell’articolo del 14 giugno 2020 il giornale Zeit.de riferisce che il ministro federale dei trasporti Andreas Scheuer (CSU) sta studiando un piano per lo smaltimento e il riciclaggio di tutti quei milioni di mascherine che giornalmente vengono usate e gettate via. «Non è accettabile questo consumo, comunque rappresentano dei rifiuti pericolosi» – ha dichiarato Scheuer al giornale Bild am Sonntag, «questi piani per uno smaltimento ecocompatibile potrebbero rappresentare un modello da attuare anche in altri settori: negli aeroporti, nelle stazioni degli autobus, anzi sono da pensare in generale».

L.R, M.S

In Inghilterra, durante le varie manifestazioni di protesta “Black Lives Matter” alcuni cittadini britannici hanno imbrattato di vernice la statua di Winston Churchill a Londra, cancellandone il cognome e scrivendo la frase “era un razzista”. Il primo ministro inglese Boris Johnson ha condannato pubblicamente questi atti vandalici, ricordando che Churchill ha sempre combattuto ogni forma di fascismo e razzismo.

La statua del celebre politico inglese potrebbe essere spostata all’interno di un museo per impedire nuovi atti vandalici, come ha dichiarato alla BBC la nipote Emma Soames.

S.C, S.P

In Francia i cittadini hanno un forte bisogno di stabilità e trasparenza. Perciò, domenica 14 giugno, il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, rivolgendosi ai francesi in diretta TV, ha dichiarato che il Paese torna ad essere “zona verde”. Come riportato dal quotidiano Le Monde, il Presidente ha annunciato la “prima vittoria” contro l’epidemia di Covid-19 e la riapertura di tutte le attività di ristorazione e di hôtellerie. Inoltre, dal 22 giugno riapriranno tutte le scuole, con “frequenza obbligatoria” degli alunni.

Anche il Belgio necessita di provvedimenti validi per contenere la crisi dovuta alla pandemia.Così, il Piano federale di protezione sociale ed economica ha adottato nuove misure. Come affermato dal quotidiano La Libre Belgique, sono stati presi numerosi provvedimenti al fine di proteggere e sostenere gli investimenti e l’organizzazione del lavoro. Tra le nuove manovre spiccano l’aumento temporaneo dal 50 al 100% della deducibilità dei costi per l’organizzazione di eventi e le attività di ristorazione e l’introduzione di un nuovo tipo di disoccupazione ad hoc legato alla pandemia, permettendo così la transizione dalla disoccupazione temporanea per cause di forza maggiore alla classica disoccupazione economica.

La lotta al Coronavirus non si ferma, così come il progresso sociale: la Svizzera raggiunge un traguardo storico con l’approvazione del matrimonio omosessuale. Come riportato dal sito di informazione Swissinfo, Il Consiglio nazionale ha approvato il progetto di legge per un “matrimonio civile per tutti”. La proposta di legge non elimina ogni tipo di disuguaglianza, ma intende permettere alle coppie omosessuali di accedere alla naturalizzazione facilitata del congiunto, come già avviene per le coppie eterosessuali.

S.C, E.V

AFRICA

In Mozambico durante la Giornata Internazionale dell’Albinismo (13 giugno) viene ricordata la paura quotidiana dei cittadini albini di camminare per strada, essere attaccati, sequestrati o anche uccisi, perché vittime di credenze popolari oscure, nonostante la diminuzione dei casi in quest’ultimo anno, come riporta O País. Questo fenomeno è accentuato nelle province di Nampula e Cabo Delgado, a nord del Paese, dove continuano allo stesso tempo incursioni, uccisioni e incendi di villaggi da parte di gruppi di estremisti islamici. Nella stessa area alcuni genitori decidono di non mandare a scuola i figli data la presenza di casi di colera e la paura di trasmissione attraverso i libri e la mensa, come si legge sul Diário de Notícias.

D.F.

In Angola lo Stato ha deciso che chi è stato incarcerato o detenuto, verrà risarcito, come riporta il giornale Jornal de Angola. Il risarcimento è previsto anche per chi viene arrestato da chi non ha competenze in materia o per chi risulta essere innocente dopo essere stato accusato di un reato. La richiesta di risarcimento deve essere presentata entro un anno.

M.P.

Ogni anno numerosi pellegrini provenienti da diversi Paesi si recano alla Mecca per celebrare il ḥajj, il pellegrinaggio che costituisce il quinto pilastro dell’Islam nonché un atto obbligatorio per qualsiasi fedele di religione musulmana.

Secondo i dati ufficiali dell’Autorità Generale per le statistiche nel Regno dell’Arabia Saudita, il numero di pellegrini negli ultimi 10 anni ha raggiunto 23 milioni, di cui 2,4 milioni solo nel 2019.

Alla luce dei cambiamenti avvenuti in seguito alla diffusione del Covid-19 nel mondo, le autorità saudite non hanno ancora preso alcuna decisione ufficiale in merito alle modalità di svolgimento della cerimonia del ḥajj di quest’anno.

Mohammad Benten, ministro saudita del pellegrinaggio, aveva precedentemente sollecitato i Paesi di tutto il mondo a sospendere i preparativi del ḥajj fino a quando la situazione della pandemia non fosse diventata più chiara, basandosi sulla responsabilità del Regno di tutelare la salute di tutti i musulmani, come evidenziato dalla CNN Arabic.

Spostandoci verso la Tunisia, le autorità di Tunisi hanno chiuso Place du Bardo, la piazza su cui si affaccia il parlamento tunisino, per evitare un sit-in “autorizzato”. Il sit-in è stato indetto da un insieme di iniziative e partiti nazionali al fine di chiedere lo scioglimento del parlamento, la modifica della costituzione e le elezioni anticipate. Tra le richieste dei manifestanti, anche la creazione di un dialogo nazionale per la lotta contro la povertà e per l’impiego di disoccupati.

Molti partiti hanno preso parte alla manifestazione, tra questi il Movimento dei giovani tunisini, il Fronte di Salvezza Nazionale, il Movimento Bardo 2 e “Movimento 14 giugno”. Un membro di quest’ultimo, Maher Al-Khashnawi, ha annunciato a Sky News Arabia che, nonostante il sit-in avesse ottenuto l’autorizzazione, la piazza è stata interamente bloccata in tutti i punti di accesso, descrivendo la questione come uno “scandalo politico”.

In Etiopia, invece, dopo lunghi mesi di negoziati, il Governo ha annunciato che rispetterà qualsiasi accordo concluso con l’Egitto e il Sudan per riempire la cosiddetta “Diga del Rinascimento”.

Secondo quanto riportato da Sky News Arabia il Ministero dell’Irrigazione etiope ha dichiarato che “l’accordo che cerchiamo di concludere si baserà solo sui principi della dichiarazione firmata nel marzo 2015”, e ha così sottolineato che Addis Abeba “rifiuta di sottomettersi a vecchi trattati risalenti all’epoca coloniale di cui non faceva parte”.

Fonti vicine alle riunioni condotte hanno affermato che il corso di questo ciclo di negoziati sarà valutato nei prossimi giorni. Si tratta della quinta serie di negoziati tra i tre Ministri dell’Irrigazione, che seguono quelli interrotti in seguito al rifiuto dell’Etiopia di continuare a partecipare agli incontri. Con la mediazione degli Stati Uniti, la serie di negoziati ha quasi portato a un accordo che regola il riempimento e il funzionamento della Diga del Rinascimento e ne specifica inoltre modalità e meccanismi futuri.

S.H.

Come afferma il settimanale Jeune Afrique, l’Africa non riesce a contenere i contagi: l’OMS ha confermato il raddoppiamento del numero di casi di Covid-19 nel continente avvenuto negli ultimi 20 giorni. Allo stesso tempo, secondo quanto riportato dal medesimo giornale, durante questo difficile periodo di pandemia, il Ruanda, e con lui tutte le ex colonie francesi, ottengono una vittoria sia dal punto di vista giuridico che storico: l’apertura degli archivi del defunto presidente François Mitterrand sul Ruanda, da sempre al centro della controversia sul ruolo della Francia durante il genocidio.

S.C, E.V.

AMERICA

Negli Stati Uniti, mentre proseguono le proteste contro la brutalità della polizia e la disuguaglianza razziale, un ampio movimento mira a vandalizzare e/o rimuovere le statue dei proprietari di schiavi e dei colonizzatori. Una tra queste è quella di Cristoforo Colombo, per via del trattamento violento e dell’uccisione che riservava ai nativi americani. Sia il New York Times che la CBS News hanno riportato che le statue dell’esploratore genovese a Boston, in Minnesota e in Virginia sono state danneggiate e/o rimosse, e che gli atti vandalici sono avvenuti poiché i manifestanti, alimentati dalla rabbia per la morte di George Floyd, vedevano questi monumenti come simboli della supremazia bianca.

S.C, S.P

In Brasile, il Ministero della Famiglia, delle Donne e dei Diritti Umani nasconde l’esistenza di un documento, il quale fornisce la lista delle denunce sporte durante il 2019, ad agenti della polizia che avrebbero usato la violenza contro i civili. La notizia è riportata dal giornale Extra. I documenti degli anni precedenti mostrano come questi fenomeni di violenza da parte delle forze dell’ordine siano in forte crescita. Nel 2016 erano arrivate al governo 1009 denunce e nel 2017 la crescita era stata del 30%, con 1319 denunce totali. Lo stesso si verifica nel 2018: le denunce aumentano del 24% (1637 in totale). Il gesto del ministero è stato definito un attacco alla democrazia dal presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati Brasiliani. Infatti, ci si chiede se questo non sia un messaggio per invogliare le forze dell’ordine a usare la violenza. Il ministero ha risposto alle accuse dicendo che alcuni dati sembrano non corrispondere alla realtà, posticipandone la pubblicazione. Alla richiesta di una previsione più precisa sui tempi di pubblicazione, il ministero non ha risposto.

M.P

La Corporación Andina de Fomento (CAF) con sede a Caracas in Venezuela, sorta cinquant’anni fa per favorire lo sviluppo dei paesi del Sud America, si è rafforzata anno dopo anno facendo registrare notevoli miglioramenti nella vita di molti cittadini sudamericani grazie al finanziamento di alcuni progetti.

I buoni risultati ottenuti finora, secondo le dichiarazioni dell’amministratore delegato Luis Carranza Ugarte rilasciate a El País sono il frutto della collaborazione dei governi partecipanti – 19 Paesi in tutto, compresi gli Stati europei di Spagna e Portogallo – capaci di superare le divergenze politiche per il benessere dei propri cittadini.

“Partito con un capitale di 25 milioni di dollari investiti dai cinque Paesi fondatori Bolivia, Ecuador, Colombia, Perù e Venezuela”, prosegue Ugarte, “il CAF stima di raggiungere 13 miliardi di dollari entro la fine del 2020”.

Sono stati realizzati progetti atti al miglioramento delle strade e della mobilità urbana, alla sanificazione di zone in condizioni igienico-sanitarie precarie, al finanziamento di infrastrutture energetiche e all’educazione scolastica dei bambini.

Progetti futuri riguardano la lotta al contrabbando di confine in Messico che porterà benefici al turismo e alla produzione locale, l’agevolazione del passaggio delle merci dal Paraguay al Brasile e l’integrazione energetica di Panamá e Colombia.

L.C, M.D.F. e I.V

In Canada, CBS News riporta una situazione analoga a quella statunitense. Tra le statue danneggiate ci sono quella dell’esploratore inglese George Vancouver a Vancouver, e alcune delle famose figure in legno di John Hooper a New Brunswick. Kathy Hooper ha detto che è giunto il momento di portare le opere del marito in spazi chiusi poiché, anche se le figure in legno non sono destinate a durare per sempre, è necessario proteggerle dai vandali e dalle intemperie al fine di conservarle più a lungo.

Gli atti di vandalismo sono stati ampiamente criticati dai social media, per via del valore storico, artistico e culturale che queste posseggono. Anche la nipote dello scultore, Sarah Hooper, è intervenuta a riguardo con un post su Facebook descrivendo l’incidente come irrispettoso e sconsiderato.

S.C, S.P

ASIA

Il China’s Cultural Heritage Day (中国文化遗产日. pinyin: Zhōngguó wénhuà yíchǎn rì) ovvero la giornata dedicata al patrimonio culturale cinese, è un evento culturale che si svolge a giugno e che ha lo scopo di promuovere la cultura e sottolineare l’importanza di proteggere il patrimonio culturale del paese.

A seguito della Rivoluzione Culturale, (文化大革命, pinyin: Wénhuà dàgémìng), periodo fortemente caratterizzato da scontri e violenza di massa, il popolo cinese chiedeva a gran voce una rivitalizzazione del nazionalismo e della morale cinese; così il Consiglio di Stato ha deciso di proclamare questa giornata, avanzando richieste specifiche sulla protezione del patrimonio culturale materiale e immateriale della Cina.

Quest’anno, come riportato dal quotidiano cinese Huánqiú Shíbào (Global Times), si svolgeranno più di 4.600 eventi culturali online e offline in tutta la Cina, per celebrare la quarta giornata dedicata al patrimonio culturale della Cina, con la città di Guilin (桂林) nella regione autonoma del Guangxi (廣西) come sede principale dell’evento.

Liu Yuzhu, capo della National Cultural Heritage Administration (国家文物局; pinyin: Guójiā Wénwù Jú) ha dichiarato, in merito all’evento che la Cina ha attualmente 767.000 reperti culturali immobili e 108 milioni di pezzi di beni culturali di proprietà statale mobili.

Durante il periodo del coronavirus, l’industria museale nazionale ha prestato particolare attenzione alle misure di prevenzione e controllo nei musei e l’NCHA ha lanciato oltre 2.000 mostre online, che hanno attirato oltre 5 miliardi di visitatori virtuali.

Una mostra sul personale medico che combatte l’epidemia di Covid-19 ha debuttato al Museo Guilin.

I medici che si trovavano a Wuhan durante l’epidemia hanno donato al Museo i loro DPI (dispositivi di protezione individuale), un modulo di domanda per una richiesta di aiuto ai pazienti nell’unità di terapia intensiva e una foto del loro certificato d’onore e della medaglia commemorativa, nonché alcuni video.

Oltre agli eventi a Guilin, i 4.296 principali siti del patrimonio culturale della Cina e i 5.354 musei hanno lanciato varie attività tra cui alcuni seminari dedicati alla valorizzazione della cultura cinese.

Ad esempio, il Dipartimento provinciale per la cultura e il turismo del Sichuan, nella Cina sudoccidentale, ha lanciato una mostra online dal titolo The Beauty of Living Wealth of Sichuan”

(四川非遗之美. pinyin: Sìchuān fēi yí zhīměi) che presenta il patrimonio culturale immateriale della provincia del Sichuan.

Quasi 6.500 negozi online tra cui Alibaba, JD.com e Suning hanno aderito a una campagna commerciale per vendere oggetti rappresentativi della cultura cinese.

Liu Yuzhu ha aggiunto che le reliquie culturali della Cina hanno costruito un ponte per la comunicazione culturale con altri paesi e regioni del mondo, poiché più di 100 mostre di reliquie cinesi vengono organizzate all’estero e la Cina collabora attivamente con altri 24 paesi per realizzare diversi progetti archeologici.

La Cina prevede anche di inviare esperti per partecipare al restauro della cattedrale di Notre Dame devastata dal fuoco a Parigi, dimostrando la solidarietà del paese nei confronti dell’Europa.

G. R

OCEANIA

Anche in Australia e in Nuova Zelanda si sono perpetuati atti di vandalismo nei confronti di alcune statue, come accaduto anche in Inghilterra, in America e in Canada.

Nella città di Sidney ne sono state danneggiate due: entrambe raffiguravano l’esploratore James Cook al quale è stato “sfregiato” il volto con delle bombolette di vernice spray. La prima statua è collocata nell’Hyde Park di Sidney, mentre la seconda nei pressi della periferia di Randwick.

In Nuova Zelanda, le accuse per un atto molto simile di vandalismo sono contro una donna neozelandese che è stata accusata di aver deturpato una statua nella città di Auckland. Tuttavia, la polizia non ha ancora rivelato di quale statua si tratti.

In entrambi i Paesi, i governi stanno valutando l’introduzione di leggi più severe per prevenire nuovi atti vandalici.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:
Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#ATUTTOMONDO

Pubblicato il

La rassegna stampa internazionale dell’UNINT sul COVID-19

Il Covid-19 si è imposto come unico grande protagonista di questi ultimi mesi, portando con sé tutta una serie di nuovi problemi legati ad esso. La maggior parte dei Paesi ha messo al primo posto della lista delle priorità la pandemia Covid, concentrando le proprie forze in quella direzione. Tuttavia, ora che la situazione coronavirus comincia lentamente a migliorare, ecco che tornano nuovamente a galla tutti quei vecchi problemi “messi in pausa” negli ultimi mesi.

Allo stesso tempo, l’uccisione di George Floyd e le questioni razziali continuano a risuonare nel mondo.

L’impatto del coronavirus sull’economia del Medio Oriente ha configurato uno scenario sconfortante per la maggior parte dei Paesi che, stavolta, sembra colpire anche i più ricchi.

Emirates, la compagnia aerea dell’Emirato di Dubai, ha infatti annunciato che effettuerà dei licenziamenti per ridurre il personale. Tale notizia ha suscitato l’interesse dei media, che hanno messo in evidenza l’annuncio, concentrandosi sul numero del personale licenziato. È vero che la cifra è relativamente elevata (600 piloti e 7000 assistenti di volo), ma in realtà sembra non costituire una grande percentuale del numero totale di dipendenti di Emirates Airlines (alcuni ritengono che la percentuale del personale licenziato rappresenti solo il 15%).

D’altronde, il settore turistico negli Emirati è di vitale importanza, con un contributo totale pari all’11,9% del prodotto interno lordo. Inoltre, secondo i dati del World Travel & Tourism Council del 2019, il turismo contribuisce a fornire circa 745 mila posti di lavoro.

Come evidenziato dai risultati dello scorso anno, il valore del capitale dell’aviazione commerciale nel mondo è di circa 16 trilioni di dollari, con una crescita media annua del traffico passeggeri pari al 4,6% e un volume di crescita dei servizi di trasporto merci che raggiunge il 4%.

Più in generale, invece, il mercato del petrolioappare in ripresa, con un aumento del greggio statunitense che ha superato i $ 40 al barile questa settimana.

Sebbene un tale aumento di solito non risulti rilevante, al momento è considerato un incremento importante dopo che il prezzo del barile era sceso sotto lo zero, toccando il suo livello più basso a meno $ 40,32 al barile il 20 aprile.

La notevole risalita del petrolio è legata alle speranze di una veloce ripresa dell’economia globale dopo il duro colpo inferto dalla pandemia, che ha ridotto la domanda di benzina, carburante per jet e diesel.

L’aumento del prezzo del petrolio riflette anche l’impatto dei tagli record della produzione da parte dell’OPEC, della Russia e dei suoi alleati, oltre al forte calo della produzione dagli Stati Uniti, il più grande produttore al mondo.

Per ciò che riguarda l’Iraq, invece, restano tesi i rapporti con l’Arabia Saudita. Nonostante le numerose proposte avanzate dal Regno attraverso i media, infatti, la popolazione irachena mette in dubbio la credibilità saudita nell’effettuare investimenti sul suo territorio, dopo anni di rottura e riluttanza a migliorare le relazioni.

Secondo le notizie riportate in seguito alla visita del Primo Ministro delle Finanze iracheno Ali Abdul Amir Allawi lo scorso mese, “l’ultima delle strategie saudite è cercare investimenti in Iraq”.

Tuttavia, non è stato raggiunto alcun accordo tra i due Paesi in materia.

Sulla promessa saudita di pompare investimenti in Iraq, lo scrittore e giornalista iracheno Othman Al-Mukhtar ha dichiarato ad Al-Jazeera Net che l’apertura saudita non si basa su un’iniziativa individuale o una visione di Riyadh, ma è frutto della spinta americana.

Samar Hassan

In occasione della riunione di gabinetto federale, il ministro dell’Interno Horst Seehofer ha annunciato la riapertura dei confini di Stato: da martedì, i cittadini dell’UE potranno entrare in Germania senza essere sottoposti a ferrei controlli alla frontiera e senza obbligo di quarantena, contrariamente a quanto accadeva fino a poche settimane fa.

Questo allentamento delle misure al confine permette al Paese di riprendere il suo impegno umanitario nei confronti dei rifugiati provenienti dagli altri paesi dell’UE e bloccato per l’emergenza Covid.

Già verso la fine di maggio, il ministro della migrazione della Turingia Dirk Adams aveva fatto pressione al governo tedesco riguardo la questione, dichiarando: «spero che il Ministero federale dell’Interno non si limiti a reagire con un “no”, come ha fatto finora, ma entri in dialogo con noi». Adams, infatti, aveva presentato diverse bozze di programma sull’accoglienza dei rifugiati europei, senza ricevere risposte chiare. Ad oggi, il ministro si è detto pronto ad accogliere i bambini delle isole greche e le loro famiglie provenienti dai campi profughi sovraffollati.

Dopo un primo volo tedesco destinato ad ospitare 47 persone tra bambini e adolescenti, la pandemia ha drasticamente interrotto ogni tratta. Secondo una dichiarazione di un portavoce del Ministero all’agenzia di stampa Epd, molti dei bambini richiedenti asilo hanno meno di sei anni e alcuni di loro necessitano di cure urgenti in ospedale. Questo denuncia la necessità di un pronto intervento a livello europeo. Tuttavia, la politica migratoria comune è da anni oggetto di controversie tra gli Stati. I ministri degli Interni responsabili dei singoli Paesi non sono d’accordo sull’equa distribuzione dei rifugiati tra gli Stati membri e infatti, se Paesi come Lussemburgo, Francia e Portogallo si rendono disponibili ad accogliere chi viene da Malta, altri come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Austria bloccano una soluzione.

Altro tema caldo in materia di migrazione è rappresentato dai rifugiati bloccati in mare dall’Italia e da Malta. I Paesi del Mediterraneo infatti, in piena crisi coronavirus, non potevano più fornire rifugi sicuri ai migranti e da settimane chiedevano maggior supporto da parte degli altri Stati dell’UE. La promessa di aiuto di Seehofer riguarda anche i molti migranti rimasti bloccati a largo del Mediterraneo su navi che il governo aveva disposto per il necessario periodo di quarantena e coloro a bordo della nave Ong tedesca Alan Kurdi e della spagnola Aita Mari che i primi di maggio sono state sottoposte a fermo amministrativo dal governo italiano. La proposta tedesca prevede di ospitare circa 80 migranti tra la fine di giugno e inizi di luglio. E, a dispetto della reticenza di alcuni Stati membri a collaborare, il ministro argomenta: «sicuramente la politica migratoria per il trattamento di casi come quello in Grecia e quello per il recupero dei migranti nelle acque internazionali richiede una certa organizzazione, ma anche un certo grado di umanità».

Michela Sartarelli e Laura Razzini

La Cina, fortemente colpita dall’epidemia di coronavirus,si trova adesso a dover combattere contro una malattia cronica che inficia fortemente la situazione sanitaria già precaria: il diabete, di cui sono aumentati i casi negli ultimi decenni e che dalle proiezioni stimate causerà molti decessi nel corso dei prossimi anni.

Questa malattia non sempre è ereditaria anche se esiste una predisposizione familiare e può insorgere a causa di uno stile di vita non sano, come una dieta ricca di grassi e una mancanza di attività fisica.

Ma perché il diabete è cosi comune in Cina?

Nel paese ci sono 114 milioni malati di diabete, più di un quarto dei casi totali del mondo, secondo la International Diabetes Foundation (IDF) e si stima che nel 2045 tale cifra possa raggiungere i 183 milioni.

Due sono i tipi di diabete esistenti al mondo: il diabete di tipo 1, ereditario, che si verifica quando il corpo non riesce a produrre insulina, e di tipo 2, che può svilupparsi nel tempo e si verifica quando le cellule non reagiscono efficacemente all’insulina. Nel paese, il 95% circa dei pazienti è affetto da diabete di tipo 2.

Importanti sviluppi a livello tecnologico mostrano buoni risultati nella cura dei soggetti e ciò spiega il gran interesse che mostra il governo e i grandi investimenti da milioni di dollari delle aziende farmaceutiche di tutto il mondo. Al momento, infatti, le cure disponibili non sono ancora in grado di ripristinare la capacità del corpo di regolare i livelli di zucchero nel sangue. 

Il Dottor Chen, amministratore delegato della società farmaceutica Hua Medicine, coinvolto nello sviluppo dei nuovi farmaci afferma che “la medicina cinese si serve di nuove tecnologie e ne favorisce la continua evoluzione, come ad esempio il trapianto del pancreas e la rigenerazione delle cellule staminali”.

Il trapianto del pancreas artificiale, utilizzato dai ricercatori di tutto il mondo, usa una tecnologia avanzata in grado di pompare insulina attraverso un sensore che monitora i livelli di zucchero nel sangue e ne regola la quantità necessaria ad ogni singolo malato.   

Tuttavia, la tecnologia non è l’unica soluzione per diminuire il numero di casi. La generale mancanza di consapevolezza è stata la ragione principale alla base del forte aumento dei malati di diabete, come lo stesso Chen afferma: “il primo passo per risolvere il problema è promuovere la consapevolezza e assicurare che le persone comprendano la malattia e il suo impatto sulla vita di tutti i giorni”.

Una diagnosi di diabete in Cina è soltanto del 39% su una popolazione di circa due miliardi di persone.

Condurre uno stile di vita sano condurre uno stile di vita sano abbinato ad un esercizio fisico costante permette di essere non solo in forma ma soprattutto in buona salute e aiuta a prevenire il rischio di contrarre malattie come il diabete.

Gioia Ribeca 

Ora che la situazione Covid-19 sembra essersi attenuata, in Spagna si ricomincia a parlare di un caso che, durante il picco della pandemia, sembrava non essere di così primaria importanza: la manifestazione avvenuta in occasione della giornata internazionale della donna.

Facciamo un passo indietro: è l’8 marzo 2020, in Italia il governo sta per dichiarare la zona rossa nazionale a causa dell’elevato numero di contagi del nuovo virus Sars-Cov-19, ma a pochi chilometri dal nostro Paese, nelle principali città spagnole, centinaia di persone sono in strada pronte a manifestare in maniera pacifica per i diritti delle donne e non solo.

In aggiunta alle motivazioni fondamentali che sostengono questa grande causa, la manifestazione è stata fortemente voluta dall’attuale governo del Paese, sollevando, però, non poche critiche da parte della minoranza, la quale ha puntato sul dato certo che solo a partire dal 9 marzo 2020 il virus ha iniziato a svilupparsi all’interno del Paese. E così si apre l’inchiesta 8-M: se la situazione di emergenza in Spagna fosse stata valutata con la giusta considerazione e se, dunque, non ci fosse stata, tra le altre cose, la manifestazione, si sarebbe potuta contenere o addirittura evitare l’epidemia?

Attualmente il caso 8-M si fa spazio tra le notizie principali: la giudice Carmen Rodriguez-Medel non ha archiviato l’indagine e ha mantenuto la convocazione del delegato José Manuel Franco, unico imputato, attribuendogli il presunto delitto di prevaricazione per non aver impedito le manifestazioni nella regione durante la fase di espansione del virus e ha ricordato che la documentazione per il caso ha tardato un mese prima di arrivare sulla sua scrivania, indipendentemente dai disagi dovuti a causa della pandemia.

Per rimanere in tema di diritti delle donne e Covid-19, le vite delle donne che subiscono regolarmente violenze domestiche sono state uno dei principali bersagli durante la pandemia. Se ne è parlato in Italia e in altri Stati, ma non bisogna dimenticare ciò che accade più lontano da noi, ad esempio nei tanti paesi dell’America Latina. In particolare, in Argentina i casi di femminicidio dall’inizio dell’isolamento sono stati ben 49, tra cui 4 bambine; 61 figli, di cui il 72% minorenni, sono rimasti orfani di madre. Proprio per cercare di sensibilizzare riguardo ai fatti accaduti e dare più visibilità al problema sono state create tre nuove campagne per accompagnare virtualmente le donne in pericolo e per fornire strumenti di sostegno e di aiuto: #Aisladasnosolas, creata dalla fondazione AVON, #Laotrapandemia, in collaborazione con l’ONU e “Barbijo Rojo” (mascherina rossa), creata dal Ministero delle Donne, Genere e Diversità Argentino in collaborazione con la Confederazione Farmaceutica Argentina. Le prime due avvengono principalmente attraverso video, pubblicità e comunicazioni virtuali, mentre la terza offre anche l’opportunità di recarsi in farmacia e chiedere aiuto in codice richiedendo la mascherina rossa.

Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi

Il 10 giugno il Brasile registra 1.300 decessi a causa del coronavirus arrivando ad un totale di 39.797 persone. I nuovi casi salgono a 33.100 per un totale di 775.184.

I dati sono stati resi pubblici grazie alla collaborazione delle testate giornalistiche G1, O Globo, Extra, O Estado de S.Paulo, Folha de S.Paulo e UOL. Lo scopo è quello di informare i brasiliani sull’evoluzione della pandemia, soprattutto dopo che il governo Bolsonaro ha deciso di limitare l’accesso ai dati riguardanti il Covid-19.

Ad esempio, mentre fino al 17 aprile la pubblicazione del bilancio giornaliero avveniva alle 17:00, ad oggi il Ministero della Salute pubblica alle 22:00, scelta che ha messo in difficoltà i telegiornali e la stampa. Inoltre, sul portale del ministero viene mostrato solo il numero dei nuovi casi giornalieri: lo storico dall’inizio della pandemia non è più visibile, insieme ai dati relativi ai decessi e agli attualmente positivi. Tuttavia, questo mercoledì sono stati divulgati i dati completi per rispettare le indicazioni fornite dal Tribunale Supremo Federale. Purtroppo, i numeri risultano essere più bassi rispetto a quelli rilevati dalle testate giornalistiche.

Continuano a salire i casi in Portogallo (+2%), concentrati quasi esclusivamente nell’area di Lisbona. La ministra della salute Marta Temido ha annunciato questo mercoledì 10 giugno la creazione di un dipartimento apposito per i casi di Covid-19 nell’area di Lisbona per permettere gradualmente la riapertura anche in questa zona. Inoltre, data l’alta incidenza di casi nel settore delle costruzioni è stato decretato a livello nazionale l’uso obbligatorio di mascherine nei veicoli privati di trasporto dei lavoratori e un massimo di persone per ⅔ della capienza del veicolo.

Inoltre, nei prossimi giorni 800 agenti della polizia monitoreranno l’area di Lisbona per assicurarsi che le tradizionali feste popolari dei santi non avranno luogo, data l’impossibilità di garantire la distanza di sicurezza.

Per quanto riguarda l’Africa lusofona, la Guinea-Bissau registra 1.389 casi confermati di Covid l’11 giugno. Negli ultimi mesi l’attenzione è stata puntata principalmente sulla crisi politica del Paese, data la presenza di due governi a dicembre e di due Presidenti della Repubblica per alcuni giorni a febbraio, abbassando la guardia nei confronti della crisi sanitaria legata al Covid.

In Angola, mercoledì 10 giugno, vengono registrati 21 nuovi casi: il numero più alto mai rilevato nel Paese. La ministra della salute Sílvia Lutucuta ha spiegato che si tratta di studenti angolani con un’età compresa fra i 16 e i 34 di ritorno dalla Russia. A maggio, infatti, è tornato in Angola un gruppo di 250 studenti dalla Russia. Fino al giorno prima il Paese contava 113 infettati, 4 decessi e 40 guariti la cui maggior parte si trovava nella capitale, Luanda.

Il Mozambico, dal canto suo, attualmente si vede minacciato oltre che dal Covid-19, che fino ad ora ha colpito 374 persone, anche dagli attacchi al nord del Paese causati da gruppi stranieri di jihadisti e dall’insorgenza del colera nella stessa area.

Diana Fagiolo e Martina Pavone

Recentemente il movimento “Black Lives Matter” ha avuto un forte impatto mediatico e sociale.

Negli Stati Uniti i colossi della tecnologia come Amazon, Apple e Google hanno deciso di includere una nuova funzione nei loro assistenti vocali intelligenti Alexa, Siri e Assistente Google, fornendo varie risposte a domande che riguardano soprattutto il concetto secondo il quale indipendentemente dal colore della pelle, ogni vita umana ha un proprio valore. Anche gli utenti della famosa applicazione “TikTok” hanno mostrato la loro solidarietà al movimento, pubblicando video in cui si canta e si balla sulle note della canzone “Man In The Mirror” di Michael Jackson.

In Irlanda questo movimento ha raggiunto la capitale, dove centinaia di cittadini si sono riuniti pacificamente, protestando contro il razzismo e contro le pratiche brutali adottate dai poliziotti americani nei confronti dei cittadini di colore. Lo scorso lunedì, in migliaia hanno marciato verso l’ambasciata americana, dove hanno osservato un minuto di silenzio in memoria di Floyd.

Le proteste “Black Lives Matter” continuano anche nel Regno Unito. I manifestanti, in gran parte giovani, si sono radunati al Parliament Square (Londra) per dichiarare la fine del razzismo istituzionale. “Il razzismo istituzionale è radicato nelle case, nella sanità, nel sistema educativo, nei media, nella moda e nella bellezza” afferma la ventinovenne Imarn Ayton, “Ha le sue radici nel reclutamento e nell’occupazione, nella politica, nella polizia, nell’immigrazione e nel sistema giudiziario penale. Si vede, ma non si vede. È ovunque ma non è da nessuna parte… Oggi è il giorno in cui diciamo addio al razzismo istituzionale”.

Anche in Australia le manifestazioni sono quasi all’ordine del giorno e hanno avuto il supporto di Martin Luther King III, il quale ha dichiarato che, oltre ad aver scatenato un movimento di proporzioni “monumentali”, sono un segno che il razzismo “sta esalando il suo ultimo respiro”. L’attivista statunitense è anche fiducioso nel cambiamento, vista la posizione presa da molti giovani. Al contrario, secondo il primo ministro Scott Morrison è necessario porre fine a ulteriori proteste per motivi di sicurezza sanitaria e ha accusato i manifestanti di aver ostacolato gli sforzi fatti per eliminare le restrizioni dovute al coronavirus.

La situazione attuale è molto delicata a causa del COVID-19, ma c’è anche un altro virus in circolazione: il razzismo.

Simona Picci e Salvina Calanducci

In molte aree del mondo i riflettori sono puntati sui temi del razzismo e delle discriminazioni, ma non mancano le preoccupazioni per il futuro dell’economia. In Francia, dopo due settimane di proteste contro gli atti discriminatori perpetrati dalla polizia, il Ministro dell’Interno ha annunciato l’adozione di nuove misure rispetto al codice deontologico delle forze dell’ordine. In particolare, il Ministro ha richiesto che, per ogni poliziotto sospettato di atti o dichiarazioni razziste, sia presa in considerazione la sospensione.

Sul versante economico, i dati mostrano che i francesi non hanno mai risparmiato tanto come durante il lockdown. Infatti, secondo la Banca di Francia, i risparmi dei francesi potrebbero raggiungere quota 100 miliardi di euro supplementari entro la fine del 2020. La ripresa economica del Paese dipenderà molto da come le famiglie decideranno di convertire tali risparmi in acquisti e consumi.

In Belgio l’attenzione resta focalizzata sul tema del razzismo, diventato centrale nel dibattito politico. Il partito di destra MR hamanifestato la propria solidarietà alle vittime di discriminazione rendendo omaggio a Martin Luther King in un comunicato stampa. Ma il presidente del partito centrista DéFI ha evidenziato l’incoerenza dell’MR poiché, a suo parere, tale partito ha ostacolato la realizzazione di una società basata sulle pari opportunità.

Le manifestazioni antirazziste non si fermano neanche in Canada, dove questo fine settimana gli attivisti di Black Trans & Queer protesteranno a Montréal. Dal punto di vista economico, la situazione in Québec non è delle migliori: il tasso di disoccupazione si è quadruplicato. I settori della ristorazione e del commercio al dettaglio risultano tra i più colpiti dalla crisi.

Sorprendentemente, in Svizzera la pandemia non ha avuto ripercussioni sulla produttività. Secondo l’analisi dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri, la produttività delle imprese è aumentata fino al 16%, mentre in circostanze normali l’aumento sarebbe stato appena dell’1%. Secondo Henrique Schneider, il sistema economico è più flessibile di quanto si possa immaginare e può aumentare la sua produttività in modo significativo, almeno nel breve periodo. La crisi non ha affatto danneggiato i settori farmaceutico e chimico, i più favoriti dalla pandemia, così come le principali industrie svizzere di esportazione. I settori economicamente più esposti, come il turismo, rappresentano una porzione minore dell’economia svizzera.

Se, da una parte, l’economia europea ha il vantaggio di reggersi su un insieme di settori molto diversi tra loro, dall’altro, in molte realtà africane l’economia è basata prevalentemente sull’esportazione dei prodotti agricoli. Nel 2020, l’Africa potrebbe perdere fino a 5 miliardi di dollari a causa dell’interruzione della domanda e dell’offerta causata dal Coronavirus. Per alleggerire il peso della crisi, il Club di Parigi, ha permesso ad alcuni Paesi africani, tra cui la Mauritania e il Camerun, di beneficiare di una moratoria sul debito pubblico.

Silvia Calbi, Elen’Alba Vitiello

Chi emigrò dalla Russia negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’90 pensò di essersi trasferito nello Stato in cui “i sogni diventano realtà”. Oggi la situazione appare molto diversa.

Le rivolte e le manifestazioni contro il razzismo a seguito dell’omicidio di George Floyd per mano di un agente di polizia che hanno ancor più scosso un Paese già fragile a causa della pandemia da Covid-19.

Krasnodar Yuri Lemeshev, emigrato a New York dal 1991 da “un’Unione fatiscente e affamata”, ha descritto al giornale russo AIF la situazione di questi giorni. “Mi sembra di dover sgattaiolare in casa a rifugiarmi come fossi in un film. Le case vengono saccheggiate, le vetrine dei negozi mandate in frantumi. Si sentono colpi di arma da fuoco, urla che invocano l’intervento della polizia. Questa non sembra l’America.”

Movses Hachikyan, medico a Yerevan e ora tassista a Los Angeles commenta così: “Non li sto giustificando, ma li capisco. In America, nel sud come l’Alabama o la Georgia c’era un sistema razzista folle. Neri e mulatti non hanno dimenticato tutto questo e l’aria si surriscalda facilmente, le persone diventano molto aggressive.”

Per Vladimir Koseenko, emigrato da Vladivostok negli Stati Uniti nel 1993, l’America può esistere solo in condizioni di successo. Nessuno sa come affrontare le difficoltà e ci si chiede quale sarà la prossima catastrofe: uragani, rivolte, città sotto assedio, epidemie.

Per quanto riguarda il mondo dell’informazione in Russia il tema ha soppiantato quello del Covid-19 in termini di risonanza mediatica.         
La portavoce del ministero degli Affari Esteri, Maria Zacharova, ha definito la situazione degli Stati Uniti “la tragedia dell’America contemporanea”, sottolineando il fatto che le autorità americane, nel tentativo di fermare le rapine e azioni illegali, non dovrebbero violare il diritto dei cittadini di protesta pacifica.

Il capo del Comitato per gli Affari Internazionali, Konstantin Kosachev, ha esortato gli americani a guardarsi allo specchio e a riconoscere la loro vera natura che è stata svelata dalla triste vicenda di George Floyd.

In particolare, un post che ha destato non poche polemiche è quello pubblicato dal capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov, il quale ha denunciato su Twitter l’abuso di potere e i soprusi da parte delle autorità statunitensi: “La polizia esegue la giustizia per le strade delle città americane: strangolano i cittadini, picchiano, distruggono le auto. Il mondo intero, che assiste compassionevole, è indignato dall’inoperosità di Washington”.           

Tuttavia, le parole del capo ceceno, secondo Gennady Gudkov, ex-deputato della Duma e appartenente al partito “Russia Giusta”, sono assurde, poiché provengono da un dittatore di una repubblica in cui “non vi è costituzione, legge o corte”. Della stessa idea è il capo del partito socio-liberale e filoccidentale “Jabloko”, Boris Vishnevsky, il quale ironizza sulla coerenza di Kadyrov nel richiedere l’intervento per le questioni estere.

In Russia, la vicenda di George Floyd, infatti, può far pensare a situazioni analoghe, che tuttavia vengono prontamente contestualizzate ed esorcizzate da personaggi di spicco come il portavoce del presidente Dmitry Peskov, che ha negato l’esistenza sia di qualsiasi “parallelismo tra la situazione americana e quella russa” sia di abusi di potere all’interno della Federazione.

Silvia Noli, Diana Sandulli

FONTI:

Arabo

https://www.aljazeera.net/ebusiness/2020/6/10/وعود-تتلوها-أخرى-استثمارات-سعودية

https://arabic.cnn.com/business/article/2020/06/10/emirates-cut-jobs-coronavirus-oped

https://arabic.cnn.com/business/article/2020/06/10/oil-prices-opec-coronavirus

Tedesco

https://www.zeit.de/politik/deutschland/2020-05/migration-thueringen-fluechtlinge-griechenland-aufnahme

https://www.zeit.de/politik/deutschland/2020-06/migration-horst-seehofer-fluechtlinge-mittelmeer-italien-malta

https://www.zeit.de/politik/deutschland/2020-06/quarantaene-regelung-corona-lockerungen-einreise-reisebeschraenkung-grenzen

https://www.tagesschau.de/inland/aufnahme-fluechtlinge-seehofer-101.html

Cinese

https://www.scmp.com/native/lifestyle/health-wellness/topics/fighting-global-epidemic/article/3080155/what-growing

Spagnolo

https://elpais.com/espana/2020-06-09/la-juez-del-caso-8-m-rechaza-la-peticion-de-archivo-de-la-fiscalia-y-la-abogacia.html

https://www.elmundo.es/espana/2020/03/08/5e64c4cdfc6c834c698b45eb.html

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https://www.lanacion.com.ar/lifestyle/cuarentena-aumentaron-casos-violencia-genero-como-crear-nid2375250

Portoghese

http://jornaldeangola.sapo.ao/sociedade/covid-19-pais-regista-mais-17-casos-positivos

https://g1.globo.com/bemestar/coronavirus/noticia/2020/06/10/brasil-tem-1300-mortes-por-coronavirus-em-24-horas-revela-consorcio-de-veiculos-de-imprensa-sao-39797-no-total.ghtml

https://www.dn.pt/pais/autoridades-vao-garantir-que-nao-ha-arraiais-mesmo-os-informais–12299105.html

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https://www.dn.pt/mundo/a-pandemia-e-como-um-fantasma-guineenses-mais-preocupados-com-eleicoes-que-com-a-covid-12262563.html

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Inglese

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https://www.irishexaminer.com/breakingnews/ireland/black-lives-matter-irish-protests-pass-off-peacefully-1003829.html

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http://www.anews.com.tr/world/2020/06/11/australian-prime-minister-terms-ongoing-black-lives-matter-protests-completely-unacceptable

Francese

https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/06/10/les-policiers-en-colere-apres-les-declarations-de-christophe-castaner_6042316_3224.html

https://www.lefigaro.fr/economie/inflation-fiscalite-y-a-t-il-vraiment-un-risque-pour-l-epargne-nbsp-des-francais-20200609

https://www.lalibre.be/belgique/politique-belge/visage-de-martin-luther-king-sur-le-siege-du-mr-francois-de-smet-defi-ironise-sur-l-initiative-liberale-5ee0bb53d8ad585d08f2d1d9

https://www.lesoir.be/305788/article/2020-06-08/la-crise-sanitaire-fait-perdre-pres-de-50-milliards-deuros-leconomie-belge-selon

https://www.narcity.com/nouvelles/ca/qc/montreal/un-rassemblement-black-trans-and-queer-lives-matter-aura-lieu-ce-week-end-a-montreal

https://www.journaldequebec.com/2020/06/07/le-taux-de-chomage-a-quadruple-dans-la-region

https://www.lematin.ch/economie/suisse-productive-crise-coronavirus/story/29078603

https://www.tdg.ch/la-crise-pourrait-laisser-moins-de-traces-que-prevu-243647892763

En Afrique, le coronavirus pourrait faire perdre jusqu’à 5 milliards $ d’exportations agricoles en 2020 (McKinsey)

https://www.jeuneafrique.com/998399/economie/dettes-africaines-la-cadence-des-moratoires-saccelere/

Russo

https://aif.ru/politics/world/izo_vseh_tyomnyh_sil_chem_dlya_ameriki_zakonchatsya_rasovye_bunty

https://ru.euronews.com/2020/06/04/usa-protests-russia-social-media

#ATUTTOMONDO

Pubblicato il

La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Sebbene l’emergenza Covid rappresenti ancora un tema di grande rilevanza e preoccupazione per il mondo intero, negli ultimi giorni un altro gravissimo avvenimento ha sconvolto gli equilibri (ed in certi casi anche le coscienze) di molti Paesi: George Floyd e il movimento #BlackLivesMatter.

Negli Stati Uniti, il 25 maggio la polizia di Minneapolis ha arrestato un uomo di colore di 46 anni di nome George Floyd, con l’accusa di aver comprato sigarette con una banconota da 20 dollari contraffatta.

Diciassette minuti dopo l’arrivo sulla scena della prima auto della polizia, Floyd era privo di sensi e bloccato sotto tre agenti, senza mostrare alcun segno di vita.

Grazie alla presenza di video di passanti e di telecamere di sicurezza, il New York Times ha ricostruito nel dettaglio i minuti che hanno portato alla morte dell’uomo, permettendo alla verità di venire a galla: gli agenti hanno compiuto una serie di azioni illecite, violando le politiche del Dipartimento di Polizia di Minneapolis, che hanno causato la morte dell’uomo.

Successivamente all’accaduto, si sono susseguite più di cinquecento proteste legate all’uccisione di George Floyd, in cui si chiede giustizia per la morte dell’uomo ma anche delle tante altre vittime di colore che, negli anni, hanno perso la vita ingiustamente. L’ondata di proteste porta avanti il motto “Black Lives Matter” che è diventato poi il nome stesso del movimento, non solo negli USA.

Sebbene la stragrande maggioranza delle proteste è stata pacifica, ci sono stati anche casi di sommosse, violenza e brutalità.

Le proteste hanno avuto luogo nelle principali città degli Stati Uniti, tra cui New York, Washington DC e Philadelphia. Alcune città hanno visto scene di saccheggi e incendi dolosi.

Le manifestazioni statunitensi hanno risuonato in tutto il mondo e molti sono stati i Paesi che hanno deciso di esprimere la propria solidarietà.

In Australia,le protestehanno avuto inizio sabato scorso e si sono svolte a Sydney, Adelaide e Brisbane dopo aver ricevuto l’autorizzazione dalle autorità nonostante le misure restrittive per il Covid-19. Le migliaia di manifestanti hanno espresso il loro sostegno, ponendo l’attenzione anche sui casi di morte ingiusta avvenute durante l’arresto di alcuni aborigeni australiani. Il Commissario Grant Stevens aveva autorizzato la manifestazione lo scorso venerdì definendolo un evento straordinario che ha fatto scaturire in molti il desiderio di protestare contro le ingiustizie.

Anche in Canada sono state organizzate diverse proteste simili, creando un clima di tensione che ha esacerbato ancora di più i rapporti già precari con la polizia, secondo quanto affermato dall’ispettore dell’Ottawa Police Service, Carl Cartright. Molti agenti di polizia, soprattutto di colore, hanno espresso le loro preoccupazioni riguardo questi ultimi giorni, diventando, poi, essi stessi vittime di prese in giro razziste tramite delle caricature dei loro volti presenti in una vignetta pubblicata recentemente. Tutto ciò può solo portare ad altre ingiustizie, facendo sprofondare la società in una spirale di odio e violenza.

Salvina Calanducci e Simona Picci

I giorni successivi alla morte dell’afroamericano George Floyd non sono stati facili: il tragico evento ha avuto risonanza mondiale e ha riacceso le polemiche sull’abuso di potere e su un razzismo ancora radicato.

Sabato, in Germania, decine di migliaia di persone sono scese in strada per manifestare al grido di “no justice, no peace”; in molti mostravano cartelloni con scritto “Black Lives Matter” e “enough is enough”. Neanche la pandemia ha fermato i berlinesi, che si sono riuniti nella gremita Alexanderplatz. Secondo le forze di polizia, nella capitale erano presenti circa 15.000 persone rispetto alle 1.500 annunciate e sono state impiegate 800 pattuglie di emergenza. Circa 20.000 persone anche a Monaco. Tuttavia, ad una prima manifestazione più pacifica, nella capitale ne è seguita una più violenta: secondo un fotografo della DPA, un gruppo di persone ha inveito contro gli agenti della polizia scagliando contro di loro pietre e bottiglie. Diversi i feriti. La polizia ha fatto sgomberare Alexanderplatz e proceduto con gli arresti. Simile la situazione registrata nel centro di Amburgo, mentre a Stoccarda, Mannheim e Karlsruhe è stato mantenuto l’ordine.

C’era da aspettarsi che un evento del genere mettesse in luce i dissapori di coloro che non condividono la politica del presidente Trump e il suo modo di gestire le proteste.

Di certo, il caos generatosi non aiuta quei rapporti tra Germania e Stati Uniti che la Merkel per prima definisce “complicati”. Il suo “no” all’incontro per il vertice del G7, in programma a Washington, potrebbe anche essere motivo del piano di ritiro di molti soldati americani dalla Germania. Il primo a scriverne è lo Spiegel, che rimbalza le notizie fatte trapelare dal Wall Street Journal venerdì. Si parla di circa 9.500 soldati da far rientrare entro settembre, un quarto del totale dei militari statunitensi impiegati oggi nel Paese. Ma finora nessuna conferma. Il ministro degli esteri Heiko Maas, incalzato dalla stampa, risponde: «In caso di ritiro delle truppe americane, la Germania prenderà nota. Apprezziamo la collaborazione con gli Stati Uniti che si è consolidata nei decenni. È nell’interesse di entrambi i nostri Paesi».

Inoltre, la gestione delle proteste in America da parte di Trump fa discutere molti. Joseph Borrell come Alto rappresentante dell’Ue si dice inorridito per l’omicidio e chiede impegno nel combattere l’abuso di potere negli USA come altrove. Maas critica apertamente le minacce di Trump di procedere con lo schieramento dell’esercito per evitare altre sommosse: «In una situazione così tesa, rispondere alla violenza con altra violenza è un atteggiamento sbagliato e, in vista delle prossime elezioni presidenziali in America», continua: «spero vivamente che tra tutte le voci prevalgano quelle più responsabili», strizzando così l’occhio all’avversario di Trump Joe Biden e all’ex presidente repubblicano George W. Bush.

Laura Razzini e Michela Sartarelli

Anche in Spagna, il Black Lives Matter, ha riunito migliaia di persone che si sono ritrovate nelle principali città per manifestare contro la morte violenta del cittadino statunitense George Floyd.

El racismo mata”, “No al racismo”, “Black Lives Matter” sono solo alcuni dei cartelli esposti dai circa tremila manifestanti – tra cui un’ampia rappresentanza della comunità africana– che si sono radunati a Madrid dinanzi all’ambasciata americana inginocchiandosi come segno di condanna del razzismo. Il governo aveva autorizzato la manifestazione per 200 persone ma il numero dei partecipanti, molti dei quali senza mascherina e senza rispettare le distanze anti Covid-19, è stato di gran lunga superiore.

Anche i cittadini di Valencia, nella mattinata di domenica, hanno partecipato numerosi alla manifestazione indetta dal Colectivo Negro de Afrodescendientes y Africanas Comunidad Valenciana per proclamare la propria indignazione verso gli atti di violenza razzista. Le centinaia di partecipanti, tra cui moltissimi giovani, riuniti in Plaza de la Virgen si sono inginocchiati alzando il pugno al cielo come gesto di protesta.

Il caso di George Floyd ha suscitato disapprovazione anche a Barcellona dove, sotto la pioggia, si sono date appuntamento circa duemila persone, che, tuttavia, hanno sufficientemente rispettato le norme di sicurezza anti-Covid. Nella città catalana è molto sentito il tema del razzismo che, nel 2019, ha fatto registrare 188 denunce.

L’America Latina, essendo oltretutto vicina di casa degli Stati Uniti, non è rimasta impassibile alla notizia.

Partendo dal Messico, notiamo come il grido antirazziale abbia portato i cittadini a riflettere sulla loro condizione: secondo il Consejo Nacional para Prevenir la Discriminación, più della metà dei messicani riconoscono di essere stati insultati a causa del colore della loro pelle. Va comunque precisato che la nazione si sente molto vicina a ciò che è successo a George Floyd, ma ritiene anche che bisogna avere un atteggiamento sincero nei confronti del tema: “se chiedi a un messicano se in Messico c’è razzismo, la risposta sarà sicuramente negativa: ti dirà che il razzismo esiste solo negli Stati Uniti” afferma l’antropologo César Carrillo Trueba.

In poche parole, l’argomento viene trattato come se fosse un tabù, ma sembra che la gente, cogliendo la palla al balzo, voglia porre fine a questi atteggiamenti.

In Colombia, a Bogotá, centinaia di persone sono scese in piazza fino all’ambasciata statunitense per denunciare il razzismo contro la popolazione afro, in solidarietà con le rivolte di questi ultimi giorni. I colombiani hanno deciso di protestare anche per opporsi all’arrivo nel paese delle truppe statunitensi in funzione anti-venezuelana, concordate con il governo di estrema destra di Iván Duque. In quest’occasione, è stato, inoltre, ricordato Dilan Cruz, un giovanissimo studente assassinato dalla polizia colombiana lo scorso 25 novembre durante la prima giornata dello sciopero nazionale.

Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi

In diverse città della Francia, nonostante il divieto di assembramento dovuto al Coronavirus, più di 23.300 persone si sono riunite in segno di protesta contro le violenze a sfondo razziale della polizia. A causa del clamore generato, sono state avviate delle indagini sugli abusi di potere delle forze dell’ordine. Nonostante la preoccupazione per gli assembramenti, secondo molti esponenti della comunità scientifica l’epidemia è sotto controllo. Infatti, il Ministro dell’istruzione nazionale spera in un prossimo alleggerimento delle restrizioni sanitarie nelle scuole.

Domenica, in Belgio, 10.000 persone si sono riunite davanti al Tribunale di Bruxelles a sostegno del movimento “Black Lives Matter”, in denuncia degli episodi di razzismo in cui è coinvolta la polizia belga. Il sindaco di Bruxelles aveva acconsentito allo svolgimento di una manifestazione, a patto che si svolgesse nel rispetto del distanziamento sociale. Nonostante ciò, la protesta svoltasi il 7 giugno preoccupa gli esperti poiché potrebbe rappresentare un nuovo focolaio di contagi. Ma ci vorrà del tempo prima che si possa avere una reale percezione dell’impatto dell’evento.

In Svizzera, il 6 giugno, sulla scia delle proteste contro la discriminazione razziale, si sono svolte diverse manifestazioni: a Berna i manifestanti hanno portato avanti la protesta seduti in semicerchio sul piazzale della stazione e indossando maschere con la scritta “I can’t breath“; a Basilea la polizia non è intervenuta per bloccare una manifestazione non autorizzata per via dei divieti di assembramento; a Zurigo, invece, si è svolta una manifestazione tollerata dalla polizia municipale, la quale ha accompagnato il corteo vigilando sul rispetto delle restrizioni anti-Covid.

Come nel resto del mondo, anche in vari Paesi dell’Africa francofona(e non solo) il video della morte di George Floyd è diventato virale e ha dato il via a molteplici manifestazioni. A Tunisi, nella giornata di sabato, i cittadini si sono uniti contro gli abusi subiti dalla popolazione afroamericana. I manifestanti hanno esposto cartelli con su scritto “rispettate la nostra esistenza o rispettate la nostra Resistenza” e “non respiriamo l’aria dell’umiliazione e del razzismo”. Anche molte figure politiche africane hanno condannato il razzismo di ogni natura: in Senegal, l’ex Ministra della giustizia ha espresso la sua solidarietà verso la comunità afroamericana e l’ex Primo Ministro del Ciad ha ricordato la conferenza dell’Organizzazione dell’Unità Africana del 1964, alla quale aveva partecipato Malcom X, un grande personaggio della lotta per i diritti degli afroamericani.

Elen’Alba Vitiello e Silvia Calbi

In Brasile, il quartiere politico di Brasília è stato preso d’assalto da numerosi manifestanti divisi in due gruppi. Il primo chiede il rafforzamento del sistema sanitario nazionale e critica le morti di persone di colore; l’altro invece difende il presidente. La stessa cosa è successa a San Paolo e Rio de Janeiro. I manifestanti chiedono le dimissioni di Bolsonaro, che qualche giorno fa ha dichiarato che morire “è il destino di tutti”, riferendosi ai morti per il Covid-19. I sostenitori innalzano la bandiera di Israele gridando “Bolsonaro 2022”. Il presidente risponde definendo “terrorista” e “drogato” chi ne chiede le dimissioni.

In Portogallo ci sono state manifestazioni nel fine settimana a Lisbona, Porto, Braga, Coimbra e Viseu. Le minoranze bersaglio di discriminazione sono i paesi africani ex-colonie (principalmente Angola, Capo Verde, Guinea Bissau, Mozambico, São Tomé e Príncipe), quella brasiliana e quella dei rom. Venerdì 5 giugno 2020 il governo ha approvato tre progetti di lotta al razzismo che prevedono più sicurezza tra giovani, quartieri periferici e forze della polizia; uno studio etno-razziale sulla popolazione nelle carceri e l’eliminazione della disparità di bambini e giovani afro-discendenti e rom nel sistema scolastico. Ѐ stata richiesta anche una campagna di informazione antirazzista nei mezzi di comunicazione sociale.

La Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, di cui fanno parte la Guinea-Bissau e Capo Verde, lo scorso giovedì ha condannato l’oramai noto accaduto affermando che la democrazia vincerà l’infelice fenomeno del razzismo ricordando la risoluzione storica contro la discriminazione razziale presa negli USA nel 1964.

L’Angola, rappresentata dall’ambasciatrice alle Nazioni Unite Margarida Izata, fa un appello durante una riunione a Ginevra in linea con le proteste accomunate dall’hashtag #blacklivesmatter. L’ambasciatrice ha ribadito l’impegno dell’Angola nel compimento dei suoi obblighi internazionali, in accordo con i principi fondamentali dei Diritti umani, Diritto allo Sviluppo, Diritti delle Donne e Parità di Genere, nell’ambito della cooperazione internazionale. L’Angola chiede a tutte le autorità internazionali che venga costruita un’ordinanza globale basata sulla giustizia sociale, l’uguaglianza, la dignità e l’inclusione, respingendo tutte le dottrine basate sul razzismo, la discriminazione e la xenofobia.

In Mozambico invece è in corso un’altra lotta per i diritti umani. Attacchi armati ripetuti, iniziati già dal 2019, da parte di un gruppo dello Stato Islamico nel nord del paese, a Cabo Delgado, hanno portato alla morte e alla fuga della popolazione locale. La coordinatrice dell’ONU ha chiesto un aiuto di 33,5 milioni di dollari alla comunità internazionale e Medici Senza Frontiera ha dovuto chiudere il suo centro di salute nel posto.

Diana Fagiolo e Martina Pavone

Il 29 maggio la Federazione Russa è stata protagonista di un enorme disastro ecologico che ha coinvolto la città di Norilsk, nella regione di Krasnoyarsk. Il collasso di un serbatoio di carburante in una centrale termoelettrica ha provocato la fuoriuscita di circa 20.000 tonnellate di gasolio riversate nel fiume Ambarnaya.

La Federazione Russa è venuta a conoscenza del grande disastro solo il 3 giugno, a seguito dell’intervento del presidente Vladimir Putin e della dichiarazione dello stato di emergenza da parte di quest’ultimo. Il vicepresidente del Ministero per le Situazioni di Emergenza, Aleksandr Chupryan, ha dichiarato che la fuoriuscita del carburante è un problema a carattere federale e coinvolge l’intera Federazione.

Tuttavia, a pagare per il danno ambientale non saranno fondi pubblici, ma la società Norilsk Nickel proprietaria della centrale termoelettrica. L’oligarca Vlaimir Potanin ha infatti assicurato, durante l’incontro con il presidente Putin, che non verranno spesi fondi pubblici per rimediare alla catastrofe. Norilsk nickel pagherà più di 10 miliardi di rubli che corrispondono a circa 129,5 milioni di euro. “Stiamo finanziando tutto questo interamente a spese dell’azienda, non un solo rublo di fondi di bilancio sarà speso per questo”, ha dichiarato Potanin, incontrando il consenso di Vladimir Putin.

Green Peace Russia ha al contempo stimato gli ingenti danni ambientali che la fuoriuscita del carburante provocherà sia come inquinamento del suolo sia per le emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Si attesta una cifra di 10,2 miliardi di rubli per limitare l’impatto ambientale della catastrofe.

Inoltre, il Servizio Federale di sorveglianza e gestione ambientale ha valutato i rischi di un secondo incidente a Norilsk. Secondo il capo del servizio Svetlana Radionova il compito principale consisterebbe nell’evitare il ripetersi dell’incidente e aggiunge anche che la prevenzione delle emergenze dovrebbe essere effettuata regolarmente.

“In questo momento ci concentriamo sulle misure di contenimento,” ha annunciato il Regime federale per la gestione dell’emergenza, “tutte le forze sono mobilitate per raccogliere i prodotti petroliferi.” Dopo un’analisi di campioni d’acqua selezionati, infatti, è stato notato che la concentrazione massima consentita di sostanze inquinanti nei fiumi è stata superata di molto nella zona di Norilsk.

Secondo la Radionova, il calcolo del danno di questo incidente dipende da quanto sarà possibile raccogliere prodotti petroliferi da fiumi e terreni contaminati.

A tal proposito, il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo ha dichiarato che la sua Nazione è pronta a offrire aiuti alla Russia nel mitigare gli effetti della fuoriuscita del carburante, aggiungendo che nonostante i divari fra i due Stati, verrà prestata tutta la competenza tecnica necessaria.

Silvia Noli e Diana Sandulli

La Cina vede come protagonisti di questi giorni due importanti avvenimenti: da un lato la costruzione, iniziata questa settimana, della ferrovia Husuhu che collegherà Shanghai (上海), Suzhou (苏州) e Huzhou (湖州), città, queste ultime, nei pressi del Fiume Azzurro, dall’altro l’emanazione della legge sulla sicurezza nazionale nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong.

Il progetto della ferrovia Husuhu rientra nell’idea di una cooperazione interregionale, fondamentale affinché le città che si trovano vicino al fiume Azzurro possano essere facilmente raggiungibili e avere un ruolo maggiore all’interno dell’economia cinese.

Sono sei le stazioni previste lungo tutto il percorso (163.8 km): la città di Shanghai, ad esempio, avrà due fermate, quella della stazione ferroviaria di Shanghai Hongqiao e quella della stazione ferroviaria di Songjiang. L’intero progetto dovrebbe essere completato in 4 anni e una volta finito, il sistema di trasporto integrato si rafforzerà, favorendo ulteriormente la cooperazione e creando nuovi legami economici tra Shanghai e le città di Suzhou e Hangzhou. Anche l’industria del turismo beneficerà della presenza della ferrovia, poiché sarà possibile ammirare i diversi parchi nazionali e le antiche città d’acqua (Zhouzhuang,Tongli, Wuzhen).

Per quanto riguarda Hong Kong, il governo centrale cinese ha affermato, in questi giorni, di voler procedere con l’emanazione della legge sulla sicurezza nazionale nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong. Tale legge ha il fine di proteggere i diritti e le libertà legittime dei cittadini, ma anche di proteggere la città stessa da atti di sovversione e terrorismo e dalle interferenze straniere nei suoi affari.

Luo Huining, direttore dell’ufficio di collegamento del governo popolare centrale di Hong Kong, ha incontrato sabato i rappresentanti locali, che hanno chiesto a gran voce l’emanazione della legge per garantire che Hong Kong mantenga un alto grado di autonomia e abbia prosperità e stabilità a lungo termine.

Matthew Cheung Kin-chung, segretario capo dell’amministrazione di Hong Kong, sta lavorando a stretto contatto con gli organi del governo centrale per far attuare la legge, mentre si vagliano altre possibili leggi, tenendo sempre in considerazione i diritti, le libertà e i valori fondamentali delle persone.

Nel frattempo, Carrie Lam, attuale capo esecutivo, dichiarato che una legge sulla sicurezza nazionale, sarebbe utile per gli investitori e andrebbe a consolidare ancora di più lo status di centro finanziario internazionale di Hong Kong.

Gioia Ribeca

Mentre il Nord Africa si prepara a ripartire dopo i lunghi mesi di emergenza sanitaria, alcuni problemi irrisolti sembrano tornare a galla.

L’Egitto, infatti, ha lanciato pochi giorni fa la nuova iniziativa “Dichiarazione del Cairo” per risolvere la crisi in Libia. Tale iniziativa, che si basa sui risultati del vertice di Berlino tenutosi lo scorso gennaio, include una proposta di cessate il fuoco che partirà lunedì 8 giugno.

La Libia vive infatti una situazione di caos dal 2011, anno del rovesciamento e uccisione del leader Muammar Gheddafi.

La zona orientale del Paese è passata sotto il controllo delle forze di Haftar, che si definiscono “Esercito nazionale libico”, mentre la parte occidentale è controllata da gruppi armati che sostengono il Governo di accordo nazionale.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno mostrato il loro sostegno nei confronti del tentativo egiziano di fermare gli scontri in Libia, incoraggiando “i fratelli libici” a rispondere positivamente all’iniziativa del Cairo. Il Ministero degli Affari Esteri degli EAU si è detto infatti favorevole a ritornare sulla strada politica guidata dalle Nazioni Unite: “la pista politica è l’unica opzione accettabile per raggiungere la stabilità e la prosperità desiderate”.

L’Arabia Saudita e il Bahrein seguono la stessa linea di pensiero. Riyadh ha infatti appoggiato a pieno la richiesta di Al-Sisi del cessate il fuoco in Libia mirata a favorire la strada della politica internazionale. Quanto al Bahrein, lo sceicco Khaled bin Ahmed Al Khalifa ha annunciato il proprio sostegno all’iniziativa, affermando che la Dichiarazione del Cairo è un passo importante per riunire tutte le parti in Libia e per raggiungere un accordo storico.

Mentre l’Egitto e i suoi alleati si mobilitano per risolvere la guerra in Libia, ormai in corso da nove anni, una nuova crisi si fa strada nel Maghreb.

Un documentario trasmesso da un canale televisivo francese, infatti, ha provocato una crisi diplomatica tra Algeria e Francia a causa della sua raffigurazione del movimento popolare algerino contro il regime, iniziato il 22 febbraio 2019.

Il documentario, trasmesso dal canale governativo “France 5” ed intitolato “Algeria My Love” è stato prodotto dal regista e giornalista franco-algerino Mustafa Kossous. Il film, dalla durata di 72 minuti, fornisce testimonianze della protesta antigovernativa dei giovani algerini sulla libertà, sulla democrazia e sui propri sogni. Tali dichiarazioni sono state denunciate dai politici algerini in quanto considerate un affronto al movimento, a causa del comportamento dei giovani laureati.

Dopo aver trasmesso il film, l’Algeria ha richiamato il suo ambasciatore da Parigi per alcune “consultazioni”. Il Ministero degli Affari Esteri algerino il 26 maggio ha dichiarato in una nota: “La natura costante e ripetuta dei programmi trasmessi dai canali pubblici francesi, con il pretesto della libertà di espressione, non è in realtà altro che un attacco al popolo algerino e alle sue istituzioni, compreso l’esercito”.

Samar Hassan

FONTI E SITOGRAFIA CONSULTATE

Inglese

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Quan D. (07/06/2020) “Heartbroken and conflicted: Canada’s Black police officers open up about George Floyd’s death and anti-racism protests”

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Tedesco

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#MONDAYABROAD

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Se chiudo gli occhi sono a… mi Buenos Aires querido

Cari amici, compagni e colleghi,

oggi #MondayAbroad vola a Buenos Aires grazie al racconto della nostra responsabile Sara!

Sara è stata la prima persona che ho conosciuto quando ho messo per la prima volta piede all’UNINT, lo scorso ottobre 2019. In tutto questo tempo, complici molte passioni in comune (per esempio, il nostro amato UNINTBlog), ci siamo avvicinate molto ed è un rapporto che sicuramente porterò sempre nel cuore, sia per la stima e il rispetto che l’hanno caratterizzato, sia per le avventure che l’hanno accompagnato.

Volevo, per questo motivo, dedicarle l’ultimo articolo dell’anno accademico: cara Sara, vedi questo articolo come un ringraziamento per la fiducia che hai riposto in me. Grazie davvero di tutto.

Sara è partita per Buenos Aires grazie a un progetto organizzato dall’Università degli Studi di Bologna: il 10 gennaio 2016 ha iniziato la sua grande avventura ed è rimasta nella capitale argentina per i successivi 9 mesi.

“Diciamo che i primi tempi sono stati sia positivamente che negativamente traumatici. Ho ancora in mente le immagini del viaggio in taxi che feci dall’aeroporto al centro della città: un’altra realtà, era come stare in una bolla e il mio primo sentimento è stato estremamente negativo perché è un mondo che già dal primo impatto risulta di essere estremamente complesso e diverso dalla mia quotidianità. Aggiungiamo, inoltre, che a 19 anni avevo visto poco del mondo e partire per un’esperienza così grande, sicuramente, è stata una scelta coraggiosa e impattante.”

Vi svelo un segreto: sin da bambina (complice “Il Mondo di Patty”, non voglio negarlo) ho sempre sognato di visitare quelle terre così lontane, quindi vi lascio immaginare la mia curiosità nel racconto di Sara.

“C’è da dire che di Buenos Aires non ti abitui mai: puoi esserne perdutamente innamorata, ma, oltre ad avere molti pregi, è una città anche pericolosa e complicata… immagina che anche dopo nove mesi io continuavo a provare questa contrapposizione di emozioni tra loro opposte. […] È comunque una città meravigliosa: a tratti europea, a tratti ricorda New York; è piena di colori, di vita; è vero che la gente balla il tango nelle strade (pensa che sui marciapiedi ci sono addirittura le impronte con i passi!).”

Cerco in tutti i modi di riportare le emozioni che, pian piano, sto riconoscendo nelle parole di Sara: come fosse una spettatrice meravigliata, sta rivivendo la sua esperienza con il giusto pathos e la giusta malinconia (e a me fa davvero piacere sentire la leggerezza di quei ricordi).

“Il mio posto preferito è sicuramente la biblioteca costruita all’interno del teatro: a vederla da fuori, in verità, sembra un edificio qualunque, ma la vera magia avviene quando entri e hai questa distesa infinita di libri colorati, il tutto all’interno di un teatro. Un posto veramente affascinante che mi piaceva vedere come se fosse il mio luogo sicuro, la mia isola di pace in mezzo a tanta confusione. […] Buenos Aires, inoltre, è la città sudamericana per eccellenza e al suo interno puoi trovare i colori più vivaci dentro ai quartieri più pericolosi, come per esempio La Boca, nella quale mi sono sentita come se stessi nuovamente in una bolla. Forse, a essere sincera, questo è il maggior difetto di Buenos Aires: è tanto bella (non le mancano sicuramente arte e architettura), quanto complessa e povera. È una città dove non esistono né il bianco, né il nero, ma neanche il grigio: ti spinge tanto da decentrarti e quasi mandarti in confusione.

[…] Oltre alla biblioteca, un posto meraviglioso è anche il mercato di Sant’Elmo, questa strada lunghissima ricca di bancarelle dell’artigianato, del vintage e del choripán, questo semplice panino con la salsiccia che, però, lì acquista un gusto tutto suo, forse dato dal contesto, più che dalle materie prime!”

La chiacchierata con Sara sta quasi per giungere al termine, ma prima la mia solita domanda “lo rifaresti?”

“È stata sicuramente un’esperienza forte e non nego che, mentre ero lì, contavo i giorni per il mio rientro a casa… Per una ragazza di 19 anni alla sua prima esperienza all’estero, forse, era veramente troppo, anche solo da metabolizzare. È stata dura, ma è da almeno tre anni che dico di volerci tornare, sia col senno di poi, che con la testa di oggi: come tutte le esperienze molto forti, quando si concludono hanno subito un sapore dolce-amaro, che finisce col depositarsi e lasciare scoperto il vero e profondo legame che hai instaurato.

Sento sicuramente il bisogno di rivederla con gli occhi della Sara di oggi: è stata una tappa fondamentale della mia vita e, forse, non l’ho vissuta come avrei dovuto.

Quel lontano 10 gennaio sono partita senza sapere bene cosa avrei voluto fare, né chi avrei voluto essere, ma sono tornata con fame di conoscenza sul mondo e sui suoi meccanismi, tant’è che in quel momento ho deciso che mi sarei iscritta alla triennale in Relazioni Diplomatiche e Internazionali e, in seguito, a Sicurezza Internazionale.”

Concludiamo, dunque, questa meravigliosa serie di storie, di racconti, di vite che nel corso di queste settimane ci hanno tenuto compagnia.

Il mio #MondayAbroad va in vacanza: è stato un anno ricco di emozioni, traguardi, gioie e momenti, sia positivi che negativi; insieme abbiamo conosciuto tanti posti e tanti amici che, mai come in questo periodo così particolare che tutti quanti abbiamo vissuto, abbiamo ritrovato sempre e comunque a un millimetro dal nostro cuore.

Un saluto speciale a tutti voi: in bocca al lupo per gli esami, per la laurea, per la vita.

Grazie per avermi permesso di raccontarvi (e raccontarmi).

Un besito

Ilaria Violi