#MONDAYABROAD

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Viaggiatori e viaggiatrici della UNINT (e non),

sono tornata con un nuovo viaggio, una nuova meta, una nuova avventura, tutta nel rispetto delle normative vigenti contro la diffusione del Covid-19.

Ringrazio Giulia, mia partner-in-crime in questa avventura firmata #MondayAbroad, per avermi preceduta nell’informarvi di questa novità che vede la collaborazione tra UNINTBlog e Radio UNINT: grazie a quest’unione, abbiamo intensificato il nostro lavoro per potervi garantire un servizio quanto più unito e compatto, proprio come siamo abituati a fare nella nostra Università – Tutti per UNINT, UNINT per tutti! – .

Oggi per voi, la storia di Martina, seconda speaker di Travel-Size, la quale ha scelto Lisbona come sua meta del cuore.

Le parole di Martina mi sono sembrate come un biglietto aereo: chiare, efficaci e, soprattutto, sognanti.

Mi hanno riportato al 2018, quando anche io ho potuto visitare la capitale portoghese e, per questo motivo, non trovo giusto doverle adattare al mio formato di #MondayAbroad: Martina è stata così gentile ad aprirsi e scrivere da sé e di sé, che modificare il testo da lei inviatomi mi sembra una maniera incorretta di trasmettervi le sue sensazioni -oltre che un vero e proprio peccato, visto che la pulzella scrive molto bene-.

Vi consiglio di lasciarvi immergere nelle sue parole: io per prima mi sono sentita una spettatrice allibita, emozionata e desiderosa di poter vivere presto un’esperienza del genere (siamo tutti stanchi di queste restrizioni… un ultimo sforzo, amici miei, ascoltate mamma Ily).

Dunque, grazie Martina per esserti raccontata in quest’articolo; le ragazze di Travel-Size vi aspettano su Radio UNINT per una nuova rubrica dai sapori decisamente esotici (so di avervi intrigato con quest’ultima descrizione, non mentite a mamma Ily – sì, a quanto pare ci sto prendendo gusto ad autoimpormi come vostra madre-).

Até logo, meus amigos, che il fado sia con voi e che possiate sentire in bocca il meraviglioso sapore dei Pasteles de Belém!

La parola a Martina!

Come meta per l’intervista, ho scelto Lisbona, dove sono stata nel 2017.

Ho scelto di parlare proprio di Lisbona, perché, da inguaribile romanticona, quello che mi ha colpito di più è il suo fascino: l’atmosfera ha qualcosa di antico e di romantico e l’aria che si respira sembra riempirti i polmoni di un ossigeno speciale, soprattutto se ci si trova nei giardini, luoghi dal fascino senza tempo e con meravigliosi panorami sull’Oceano.

Per chi è come me, consiglio vivamente una gita a Sintra, una cittadina pittoresca ricca di palazzi stravaganti, castelli antichi e splendidi panorami; in particolare, suggerisco il Palacio de Pena, situato su un affioramento roccioso (e lo svantaggio è che ci si arriva con delle apposite navicelle, da cui sembra di cadere da un momento all’altro a causa delle numerose curve). Ha dei colori vivaci ed è circondato da una foresta direi ‘lussureggiante’ per le numerose specie di piante ed animali introvabili e quasi nobili che ci sono. Curiosità: dalle finestre si può osservare un panorama imperdibile, che spazia dalle montagne all’oceano.

Ricordo che mi sono sentita una principessa non appena entrata all’interno del Palazzo: i passaggi stretti e segreti che univano una torre ed un bastione, mi hanno riportato indietro ai racconti d’infanzia – in quest’occasione, comunque, io ero una principessa un po’ più moderna… diciamo che non avevo proprio l’abito adeguato per presentarmi al ballo, eheh – e, non a caso, è stato il luogo dove è stato girato anche La Bella e la Bestia, il mio film preferito!

Tornando a Lisbona, sicuramente la prima cosa che risalta agli occhi è la veduta di numerosi vicoli, che sono attraversati dal tipico tram giallo, uno dei simboli della città; in specifico, la linea turistica 28, che affronta la pendenza di vicoli e vicoletti.

Le case sembrano essere arroccate l’una sull’altra e si respira la brezza dell’Oceano nell’aria.

Proprio riguardo la città, non sfuggono di certo le splendide azulejos, le piastrelle decorate, che hanno differenti toni e che decorano anche le facciate di alcune case… Non a caso, di ritorno, ho portato un piccolo quadro con una di queste piastrelle sui toni del blu e bianco, da cui non riuscivo a staccarne gli occhi!

Tra i monumenti che mi hanno colpito di più, c’è sicuramente la Torre di Belém, soprattutto per la sua posizione: infatti, alla nostra vista, appare questo gioiello architettonico grigiastro solo contro il mare ed il cielo.

Ricordo anche che la guida ci spiegò che inizialmente era stata costruita in mezzo all’acqua ed ora si ritrova praticamente sulla riva del fiume in conseguenza allo spostamento del litorale.

Un altro monumento che mi ha colpito è stato il Monastero dos Jerónimos per la sua grandezza e per il suo essere sontuoso; luogo perfetto per respirare l’arte a 360°, tra lo stile tardo gotico e lo stile rinascimentale.

Poi, la Piazza del Commercio, la più grande di Lisbona e la quale, di notte, ha un’atmosfera veramente suggestiva, dovuta in parte all’imponente statua equestre che raffigura il re José I ed anche per il palazzo tradizionale dipinto di giallo, illuminato da numerose lucine, la cui grandezza è interrotta dall’Arco da Rua Augusta, il quale è arricchito da un orologio e dalle statue dei grandi personaggi della storia proprio per elogiare la funzione che un tempo aveva la Piazza, una funzione prettamente economica e commerciale.

Parlando invece di vita notturna, sono stata colpita dal Barrio Alto, la zona più vivace di Lisbona, dove ci sono coloratissime opere di street art e la musica nell’aria fino alla mattina seguente.

Inoltre, chi come me ama vivere la magia del mare, consiglio l’esperienza dell’Oceanario, dove puoi vivere un incontro con il mondo sottomarino senza bagnarti i piedi.

Ricordo ancora i brividi nell’avere uno squalo di cui tutti conosciamo le dimensioni, a pochi cm di distanza; nello stesso momento, ricordo anche la leggerezza della razza, dei colorati e buffi pesci pagliaccio, che mi hanno fatto pensare al Nemo protagonista di un film d’animazione conosciutissimo, e la tenerezza delle lontre, che nuotano abbracciate e provano ad avvicinarsi incuriosite.

Parlando di cibo e luoghi culinari, ricordo le tascas, delle caffetterie molto modeste gestite da famiglie portoghesi, che non appena seduti, non esitano a portarvi un sacco di antipasti con olive nere, affettati, tra cui una sorta di prosciutto affumicato ed il formaggio di capra.

Quello che invece mi ha colpito delle persone, è che sono molto affabili e cordiali e soprattutto ci mettono un attimo ad invitarti per un caffè; sono accoglienti e socievoli, tanto che anche se non parli la loro lingua, riescono sempre a darti una mano.

Secondo me, merita ritornarci!

Se prendo in considerazione il mio viaggio, ci tornerei in estate, semplicemente per dedicare un po’ più di tempo alle esperienze marittime… mi piacerebbe provare il surf.

Senza nulla togliere all’arte, alla cultura e alla storia locale, Lisbona è anche una città in cui è bello stare all’aria aperta, andando alla scoperta dei suoi innumerevoli scorci panoramici.

Insomma, è una città dove si possono fare molte cose senza annoiarsi mai, tra cui anche gite in città vicine: il borgo medievale di Óbidos per i più romantici, Evora per gli amanti dell’arte e per chi come me, ama la sensazione di libertà, Cabo da Roca, il punto più occidentale dell’Europa, un promontorio affacciato sull’Oceano, possibilmente durante il tramonto perché altrimenti, le raffiche di vento vi spazzeranno via.

L’unico svantaggio per i più pigri, se vogliamo chiamarlo così, è il fatto che Lisbona, come Roma, è costruita su sette colli e dunque, aspettatevi numerose scalinate e salite abbastanza ripide.

Vi aspetto su Travel-Size!

Hanno collaborato Ilaria Violi e Martina Spadafora

#UNINTSpeechPressReview

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Che musica, maestrə!

A pochi giorni dalla Giornata Internazionale della Donna, fa molto riflettere la dichiarazione di Beatrice Venezi che, sul palco del teatro Ariston, ha chiesto espressamente di essere definita “direttore” d’orchestra, e non “direttrice”. Se da una parte è lecito definirci come più ci aggrada, dall’altra è pur vero che rifiutare un appellativo declinato al femminile (vuoi per un’indigestione di politically correct, vuoi per la convinzione di fondo che il cambiamento linguistico non abbia niente a che vedere con il progresso sociale) veicola, volenti o nolenti, un messaggio ben chiaro. Nell’anno della prima vicepresidente statunitense donna, nera e asiatica, quel “Sono direttore d’orchestra, non direttrice” riaccende inevitabilmente la miccia del dibattito sull’utilità e la fattibilità di declinare al femminile i nomi di professioni tradizionalmente maschili.


#Astrabiblia

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Il risveglio

Un attimo prima ero inghiottito dall’oscurità, quello dopo dal buio assoluto, sospeso nello spazio piceo, privo di orizzonti da sognare. Poi i venti del fato soffiano sul fuoco della mia vita, riportando alla luce la vista. Steso per terra, sento la durezza del pavimento, regolare, liscio, né caldo, né freddo ma di un bianco alienante. Allora perché tremo? Sbalzi di temperatura? Non riesco a coglierne il senso. Forse ho la febbre, tuttavia l’atmosfera è perfettamente regolare. Eppure, c’è qualcosa che proprio non va, non i decimi ma panico. Me ne rendo conto presto, purtroppo o per fortuna. Il cuore comincia a battere all’impazzata e una tempesta di energia incoraggia i muscoli a reagire. Mi levo da terra in men che non si dica e, d’un tratto, il coraggio viene messo all’angolo da un dolore lancinante, seguito da una vibrazione atroce che trafigge il timpano. Così il buio mi avvolge, fitto e suadente. Per quanto tempo sia rimasto incosciente non saprei dirlo: secondi, minuti, ore? Non ha importanza. Mentre i pensieri vagano per la testa, mi scopro steso sul fianco, riflesso in una macchiolina giallastra. Esala un odore acre. Ora ricordo! Che stridio, che fracasso infernale…


#FairPlay

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Stravaganze sportive

Bentrovati e buon martedì!! Anno nuovo, articolo nuovo per quanto riguarda la rubrica #FAIRPLAY.

Cari lettori del blog (e non), quest’oggi andiamo a intrufolarci in quei paesi dove esistono delle attività sportive davvero insolite, che solo a immaginarle alcune potrebbero risultare divertenti e altre non proprio, ma bandiamo alle ciance. Let’s discover them together!


#SaudadeDoTempo

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Camões

Aquela triste e leda madrugada,
cheia toda de mágoa e de piedade,
enquanto houver no mundo saudade
quero que seja sempre celebrada.
Ela só, quando amena e marchetada
saía, dando ao mundo claridade,
viu apartar-se de üa outra vontade,
que nunca poderá ver-se apartada.
Ela só viu as lágrimas em fio,
de que uns e outros olhos derivadas
se acrescentaram em grande e largo rio.
Ela viu as palavras magoadas
que puderam tornar o fogo frio,
e dar descanso às almas condenadas.


#MONDAYABROAD

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Se chiudo gli occhi sono a Copenaghen

Care lettrici e cari lettori,

eccoci di nuovo qua a scrivere per voi! Come redazione, ci siamo concessi una lunga pausa per poterci concentrare sulla fatidica “sessione esami”, ma adesso abbiamo raccolto le energie e siamo di nuovo qui a raccontarvi di Paesi più o meno lontani, di città più o meno conosciute.


#ASTRABIBLIA

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Presentazione Aurora

Olá a todos e todas,

so che qualcuno estraneo alla cultura lusofona sta pensando “perché non ha scritto: ¡hola a todos y todas! ” – non mentite – invece ho deciso di salutarvi in portoghese. Mi chiamo Aurora Molisso, frequento il primo anno magistrale in Interpretariato e Traduzione e provengo dalla triennale in Mediazione Linguistica presso la SSML San Pellegrino di Rimini.

Ora che sapete dove è nato l’amore per la variante brasileira e non solo, vi assicuro che la passione per le lingue si estende all’inglese e al francese, approfondite anche qui all’UNINT. E per la cronaca, lo spagnolo lo conosco! Ma veniamo a noi.

Sono la penna virtuale che traccia il filo narrativo di #ASTRABIBLIA, la serie di racconti pensata per farsi un giro tra galassie, buchi neri e universi letterari mentre si rimane comodamente seduti in poltrona (o dove preferite, io sto alla scrivania col pc e quando ho finito – se mia sorella non l’ha già occupata – mi ci sistemo pure io). Spero di riuscire a farvi volare fra un episodio e l’altro, in questo spazio riservato ai sognatori come noi, grazie al potere immaginifico della scrittura. Ringrazio infatti il Blog per aver avuto l’opportunità di partecipare a questo progetto e permettere al pubblico di affacciarsi alla lettura attraverso finestre virtuali insolite.

Scherzi a parte – non vi prometto nulla, l’ironia napoletana prende sempre il sopravvento – sono sempre stata curiosa e se dovessi scegliere tre parole per descrivermi… meglio se vi risparmio la presentazione chilometrica e mi fermo qui!

Nata e cresciuta in Romagna, cuore napoletano, nutro però il sogno di trasferirmi, fra qualche mesetto e pandemia permettendo, nella Capitale, ma per il momento vivo nell’attesa trepidante di abbozzare almeno un capitolo romano in questa vita. E comincerei dal mio paesino fra Imola e Faenza con la rubrica, che ne dite?

Ormai avrete carpito le mie origini di cui non posso che andare fiera. Quando sin da piccoli uscite dalla vostra comfort zone, sentite parlare romagnolo per poi rincasare e vi immergete di nuovo nel napoletano una cosa è certa: non ne avrete mai abbastanza di cercare la congiunzione astrale fra mondi linguistici, panorami culturali e letterari all’apparenza incompatibili. E forse lo spirito della lingua, per citare Humboltd, o meglio delle lingue, specie se esotiche e che sento scorrere in me, sta proprio in questo.

Dalle premesse, dedurrete che la mia personalità è stata forgiata da lunghi anni di classicismo e perciò, tenho a certeza, perdonerete i virtuosismi. Adesso vi lascio ai versi di una collaborazione musicale fra Emicida e Gilberto Gil che suona così: 

Viver é partir, voltar e repartir

Partir, voltar e repartir

Vivere è partire, tornare e ripartire… e voi siete pronti per iniziare questo viaggio?

Fiquem ligados com a #ASTRABIBLIA, vi aspetto numerosi!

Beijinho,

Auro