#MondayAbroad

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Se chiudo gli occhi sono a… Istanbul!

Carissimi amici e colleghi viaggiatori,

siamo nuovamente alla ricerca di fonti d’ispirazione che ci consentano di viaggiare anche solo per un secondo verso qualsiasi genere di destinazione, che sia questa lontana e sconosciuta, o vicina e familiare.

Oggi vi consiglio di lasciarvi trasportare dal racconto di una bloggheggiante (ho coniato questo termine qualche tempo fa per riferirmi ai partecipanti al nostro meraviglioso UNINTBlog) di fiducia: Evelyn, mamma della fantastica rubrica in collaborazione con RadioUNINT #LoSapevateChe!

La nostra protagonista odierna è una ragazza molto curiosa e disponibile, che si è dimostrata da subito interessata a condividere con me (e con tutti Voi) la sua avventura in una delle città più importanti della Turchia: Istanbul!

Parto col dire che il suo entusiasmo pervade in ogni sua parola, quindi spero vivamente di portare onore alla sua esperienza: Evelyn ha visitato più volte la Turchia e Istanbul, dunque, come possiamo immaginare, conosce veramente molto di questo paese, di questa città e della cultura di per sé.

Mi è praticamente impossibile riportare in un solo articolo tutte le curiosità che mi ha narrato, ma proverò comunque a riportare quelle che mi hanno richiamato maggiormente l’attenzione.

Evelyn ha soggiornato nella parte asiatica, molto diversa da quella europea, sia in termini architettonici, sia in termini culturali: con una semplice passeggiata, ci si può rendere conto delle differenze anche solo nell’approccio al turismo (in genere, chi visita la città, tende a focalizzarsi nella sponda europea, dove si possono trovare le moschee più famosi e i numerosi bazar tipici del luogo); ciononostante, secondo lei, la parte migliore della città è quella asiatica, in quanto ritenuta più vera, storica e tradizionale (pensate che solo nella parte asiatica è possibile ammirare una favolosa chiesa armena nei pressi di una moschea!).

L’amore per la cultura, il territorio e il paesaggio turco l’hanno spinto a visitare questi luoghi più volte: “mi hanno sempre insegnato a vedere Istanbul come il perfetto incontro tra Oriente e Occidente” […] “ricordo che ho avuto la prima vera occasione di visitarla bene quando avevo circa 16-17 anni. Da quel momento ho iniziato a innamorarmi sempre più… figurati che, solo l’anno scorso, sono andata due volte!”

Per quanto riguarda l’aspetto culinario, Evelyn mi racconta del tipico odore di kebab che puoi assaporare lungo le strade… una delizia per il palato!

Rispetto alla cultura, la nostra bloggheggiante tiene molto che venga riportata la grande apertura mentale e sociale riscontrata nel popolo turco: “loro si sentono vicini, in qualche modo… ci sono molte correnti di pensiero che affiancano Istanbul a Roma, per esempio! Inoltre, piccola curiosità, ho notato che nelle loro librerie sono presenti molti libri italiani! È molto interessante vedere come sentano vicina una cultura che, comunque, riporta molte differenze rispetto alla loro.”

“Ho sempre trovato persone pronte a raccontarsi e a raccontare la loro storia, magari davanti a un tè, con ospitalità e orgoglio: credo che queste due ultime parole siano caratteristiche fondamentali per descrivere il loro passato e i loro trascorsi e lo dimostrano in molte occasioni.”

Evelyn mi racconta, inoltre, di un forte senso di attaccamento alla storia, alle tradizioni e anche a determinati beni materiali: si cerca, per esempio, di rimanere sempre nella stessa casa, proprio come se anche le mura facessero parte della famiglia e fossero parte fondamentale per la costruzione dei loro ricordi.

Passiamo, invece, alle meraviglie per gli occhi: in primis, la moschea di Santa Sofia (adibita a museo fino a poco tempo fa) e la moschea blu, la più famosa e l’unica con sei minareti, capace di suscitarti emozioni molto difficili da provare in altre occasioni grazie alla sua aurea di potenza e le sue decorazioni interne; palazzo Topkapi, il palazzo dei sultani ottomani, ottimo escamotage per immergersi in tutta la storia dell’Impero, molto diverso dalla nostra architettura, in quanto è composto da due costruzioni, una interna e una esterna, le quali compongono una piccola città imperiale (curiosità: si dice che proprio all’interno del museo è conservato il bastone col quale Mosè divise le acque nel passaggio sul Mar Rosso); la moschea di Solimano, preziosa soprattutto per la sua vista, dalla quale si può ammirare tutto lo skyline della città; il Gran Bazar, il mercato coperto più grande del mondo, definito come un labirinto con (almeno) 4000 negozi, tanto da dover essere tutti numerati per facilitare l’orientamento dei negozianti stessi all’interno (non voglio immaginarmi il Black Friday in un luogo del genere…); il Bazar delle Spezie, dove vengono vendute maggiormente le spezie, oltre ai cibi tipici; la Kalaba, zona della città, a parere di Evelyn, paragonabile a Montmartre a Parigi, in quanto molto artistica, dove ci si può lasciar ispirare dall’arte grazie a tante piccole boutique e quadri appesi agli edifici; la Torre di Galada, conosciuta anche come la Torre dei Genovesi, in quanto è stata costruita da mercanti italiani di Genova (belin che bel!), punto migliore per ammirare la città dall’alto; infine Piazza Taksim e Istiklal Caddesi, un viale gigantesco, dove sono presenti le grandi marche europee e che si può definire come tra le zone più alla moda della città.

Concludiamo l’articolo con l’ultima domanda: merita tornare?

“Assolutamente sì: è un luogo che mi può dare ancora molto e che sento che devo ancora finire di scoprire; se ho capito qualcosa, è che il mix culturale che puoi trovare al suo interno, ti consente di lasciarti trasportare dall’irrazionalità della città. Se il 2021 me lo concederà, ci ritornerò sicuramente”.

Allora? Che cosa aspettiamo a partire?

Ilaria Violi

#QuelloCheCiUnisce

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Giornata Internazionale della Montagna

Aaaaah le montagne, il fresco anche d’estate, la neve d’inverno… in Italia ne siamo pieni e sono anche patrimonio dell’UNESCO!

Italia a parte, le montagne occupano un quarto della superficie terrestre e ospitano il 12% della popolazione mondiale; tuttavia, sono tra gli habitat più minacciati e sono quelle che risentono maggiormente del cambiamento climatico (in modo purtroppo negativo).

Ma lo sapete che esiste una giornata dedicata a loro? L’11 dicembre è la Giornata Internazionale della montagna. Questa giornata è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU a partire dal 2002 e punta ad aumentare la consapevolezza sul loro sviluppo sostenibile e quindi, in poche parole, a far capire quanto il paesaggio montano sia importante per l’ecologia mondiale.

Serve veramente una giornata internazionale? Gli italiani sembrerebbero, a prima vista, non aver bisogno di incitamenti per amare la montagna. Come stiamo vedendo in questi giorni di pandemia, non manca chi è addirittura disposto a violare ogni regola e sfidare ogni contagio pur di non rinunciare alla settimana bianca.

La voglia di sciare o di scalare non va però confusa con l’amore per la montagna, che dovrebbe basarsi soprattutto sul rispetto.

Se si è disposti per il proprio divertimento a degradare il territorio, inquinare l’ambiente o mettere in pericolo la flora e la fauna, non si può parlare di amore.

Il problema non è solo italiano: addirittura l’Everest è ormai coperto dai rifiuti dei sempre più numerosi turisti che si improvvisano scalatori della domenica affollandosi sulle sue piste, incuranti di ogni regola.

Ben venga, quindi, questa giornata internazionale; pur nell’eccesso di retorica che da sempre caratterizza questi eventi, qualsiasi sforzo per aumentare il rispetto dell’uomo per la natura, l’ambiente e la montagna, non può che essere il benvenuto.

Alessandra (Sandra) Alfano

#LOSAPEVATECHE

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Città postcoloniale; cos’è, come si riconosce e perché esiste ancora

Città…città multiculturale, città postcoloniale, città etnica. Ma cosa significa davvero?

Le città “postcoloniali” sono da sempre teatro di scambi transculturali tra popolazioni e culture differenti. Parlare di città “postcoloniale” genera però una problematica terminologica; tale definizione può risultare fuorviante poiché lo smantellamento delle costruzioni coloniali nello spazio urbano è un processo mai definitivamente concluso. Il prefisso “post”, dunque, in questo contesto non può essere considerato in termini strettamente temporali; si rischierebbe infatti di occultare l’importanza che le dinamiche coloniali posseggono ancora nel presente. Una città postcoloniale non è una città ormai lontana e successiva alle dinamiche coloniali, ma – pur appartenendo a un’epoca diversa – è ancora molto influenzata da esse.

Il processo globale dell’imperialismo plasmò il profilo culturale e geografico delle città europee non soltanto in maniera esplicita – con la commemorazione degli imperi e l’esaltazione della cornice ideologica della guerra – ma anche in una maniera velata che ancora oggi si insinua nelle dinamiche sociali.

Frantz Fanon parlò infatti di compartmentalization riferendosi alla divisione della città coloniale in due sezioni distinte sia su un piano fisico sia simbolico; da un lato il luogo dei colonizzatori, «dove i bidoni della spazzatura traboccano di spazzatura strana e meravigliosa, di avanzi inimmaginabili», e dall’altro il luogo dei colonizzati, «dove gli abitanti affamati sono stati accatastati insieme».

Per Fanon le società successive all’epoca dell’imperialismo e del colonialismo non furono però mai in grado di separarsi dalla loro lunga tradizione di segregazione.

Città come Roma, Londra, Istanbul o Baghdad hanno alle spalle una centenaria storia come centri imperiali; rimangono – nonostante i tentativi di rimozione storica – siti chiave in cui gli effetti deleteri degli spossessamenti coloniali sono continuamente sottintesi. Questa sorta di “zonizzazione” attuata nelle città coloniali si riversa spesso nelle città postcoloniali; la suddivisione spaziale in zone territoriali diverse, sebbene più allusiva, risulta ancora evidente e adattata alle dinamiche sociali contemporanee nel tentativo di proteggere i privilegi esclusivi di determinati gruppi e classi.

I labirinti spaziali e identitari delle città sottintendono una rete di simboli sedimentati nel corso delle varie stratificazioni cittadine e riguardanti i modelli comportamentali, i costumi e gli spazi abitativi della città; le architetture e gli edifici coloniali oggi riadattati e utilizzati con altre funzioni sottintendono ancora dei rapporti di forza e mantengono una funzione pedagogica in grado di influenzare le norme vigenti nello spazio urbano.

La segregazione e zonizzazione tanto diffusa in epoca coloniale, si ripropone dunque oggi in qualsiasi grande metropoli. proprio con lo scontro tra centro e periferia, tra centro e margine, tra dentro e fuori, e tra storia dei vinti e dei vincitori.

Evelyn De Luca

FONTI:

Cristina Lombardi-Diop, Caterina Romeo, L’Italia postcoloniale, Le Monnier-Mondadori, Firenze, 2014.

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Il Portogallo ha di fronte a sé due sfide importanti: il 3% del Pil da investire nella ricerca e 25mila nuovi posti di lavoro qualificati da creare entro il 2030. L’Uruguay piange la scomparsa dell’ex presidente Tabaré Vázquez, figura di spicco della sinistra latino-americana. In Russia, l’apertura di un registro elettronico delle vaccinazioni contro il Coronavirus a partire dal 4 dicembre: medici, insegnanti e assistenti sociali saranno i primi a ricevere il vaccino.

EUROPA

In Spagna arriva la notizia da parte del Presidente Pedro Sanchez che a giugno 2021 tra i 15 e i 20 milioni di spagnoli riceveranno il vaccino, El Paìs. La notizia arriva insieme ai dati del CIS che mostrano che tra gli intervistati, il 55.2% preferisce aspettare di conoscere gli effetti del vaccino prima di riceverlo, ma solo il 16% rifiuta fermamente il piano di vaccinazione. A Madrid, scrive El Mundo, Sanchez ha convocato per la giornata del 9 dicembre un consiglio dei ministri straordinario per discutere lo stato di allarme nella città dovuto all’epidemia da Covid-19 e il presidente non sembra intenzionato ad accettare l’annullamento delle restrizioni per frenare l’avanzata dei contagi. Secondo il giornale, infatti, i dati aggiornati dal Ministero della Sanità segnalano 848.324 casi di coronavirus di cui 258.767 nella sola capitale. Il quotidiano definisce il presidente “il Re Mida d’Europa” poiché sarà lui, insieme alla sua equipe, a dirigere la ripartizione dei fondi per la lotta al coronavirus, che ammontano a 140.000 milioni di euro, un potere che, secondo El Mundo, non ha eguali all’interno dell’UE. A quattro mesi dal suo allontanamento dalla Spagna per recarsi negli Emirati Arabi Uniti, il quotidiano riporta l’intenzione del Re Emerito, Juan Carlos, all’Agenzia Tributaria di regolarizzare le proprie violazioni fiscali. Il Re è finito al centro di uno scandalo finanziario per aver utilizzato, assieme ad altri membri della casata reale, alcuni assegni bancari di dubbia provenienza da parte dell’imprenditore messicano Allen Sanginés-Krause, anche lui sotto inchiesta della Fiscalia del Tribunal Supremo. Secondo quanto riportato da El Mundo, il Re avrebbe espresso la sua intenzione di rientrare in patria per le festività natalizie ma Zarzuela si mostra reticente. Il Partido Popular, scrive El Pais, si pone in una posizione di accordo con il governo per rinnovare il Consejo General del Poder Judicial dopo il 14 febbraio 2021, qualora non ci fosse l’indulto per i protagonisti del “procés” che avverrà proprio il 14 febbraio, data delle elezioni in Catalunya. Secondo quanto scrive El Pais, a Madrid, circa 300 persone, tra famiglie, anziani e monache, si sono ritrovate senza un’abitazione a causa della vendita da parte della chiesa di Madrid di 18 case appartenenti all’arcivescovato.

A.C.

Novità sul fronte Covid e nuove prospettive per il futuro: la Francia si prepara all’arrivo del nuovo anno, senza dimenticare il proprio passato.

Arriva la notizia da Le Point che mercoledì 2 dicembre si è spento all’età di 94 anni l’ex presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing, soprannominato VGE. Il Covid-19 può aggiungere tra l’elenco delle sue vittime il nome di un grande europeista, nonché promotore di riforme quali la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza e il riconoscimento del divorzio consensuale. Nel suo omaggio, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha ricordato quanto «le rotte da lui [VGE] indicate guidino ancora i passi» dei francesi.

Commemorando le gesta del passato, la Francia rivolge lo sguardo verso il futuro, analizzando le prospettive offerte dai nuovi vaccini contro il virus. Le Figaro preannuncia una campagna di vaccinazione redistribuita su tre fasi e attiva a partire da gennaio 2021.  La prima fase prevederà la distribuzione di vaccini per il personale e gli ospiti degli Ehpad, ossia il corrispettivo francese delle nostre residenze sanitarie assistenziali. Successivamente, il vaccino sarà reso disponibile per gli anziani e le persone affette da gravi patologie e, infine, sarà accessibile al resto della popolazione, approssimativamente nella primavera 2021. Tuttavia, resta un interrogativo: non essendo un vaccino obbligatorio, quanti saranno coloro che effettivamente decideranno di vaccinarsi? A luglio, circa i due terzi degli intervistati avevano mostrato l’intenzione di farsi «certamente o probabilmente» vaccinare; mentre a novembre, questo dato scende al 53%. Alla luce di questo calo, l’immunologo a capo della strategia vaccinale, Alain Fischer, dichiara che sarà necessaria una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma di fatto solo il tempo potrà rivelare la scelta dei francesi.

Sul fronte della Difesa, Science et avenir comunica che venerdì 4 dicembre sono stati nominati i membri del “Red Team”: una squadra di 10 consulenti specializzati nel settore della fantascienza. L’obiettivo? Andare a delineare quali saranno le sfide del mondo di domani e iniziare a progettare alcune soluzioni per porvi rimedio. Non tutti gli scenari presentati dagli esperti saranno resi pubblici, poiché alcune proiezioni entreranno a far parte di fascicoli riservati.

V.P.

In base a quanto riportato dal giornale BBC News, il Regno Unito si sta impegnando per capire come procedere in tempi di coronavirus, in particolar modo i ricercatori stanno somministrando alle persone 2 tipi di vaccini diversi perché pensano che questi potrebbero garantire una protezione migliore di quanto garantirebbero 2 dosi dello stesso vaccino. Ovviamente questo approccio mix-and-match può andare avanti solo se un altro jab verrà approvato dalle autorità di regolamentazione, così come è successo per l’approvazione del vaccino Pfizer / BioNTech. In riferimento a ciò, il capo della task force sui vaccini del Regno Unito ha affermato che i progetti di prova sono in preparazione. Margaret Keenan, donna di 90 anni è stata la prima persona a ricevere il vaccino Pfizer / BioNTech come parte del lancio nel Regno Unito. Secondo i dati, il vaccino, che verrà somministrato attraverso due dosi iniettate a poche settimane di distanza, offre una protezione fino al 95% contro la malattia Covid-19. Nonostante questa sia una copertura molto forte, gli esperti vorrebbero approfondire ulteriormente gli studi sulla risposta immunitaria per capire se quest’ultima potrebbe essere rafforzata maggiormente e resa più durevole grazie ad un approccio mix-and-matchboost eterologo”. L’altro tipo di soluzione che potrebbe presto essere approvata dalle autorità di regolamentazione riguarda invece il vaccino Oxford / AstraZeneca. Questo funziona in modo leggermente diverso dal Pfizer, nello specifico, utilizza una piccola quantità di codice genetico del virus pandemico per insegnare al corpo come combattere un’infezione, mentre quello di Oxford è un virus geneticamente modificato che è stato alterato per non causare infezioni e trasportare informazioni su come battere il Covid. L’idea è di dare alle persone una dose del vaccino Pfizer seguita da una dose di quella di Oxford poche settimane dopo o viceversa, piuttosto che due dosi dello stesso vaccino. La speranza è che questo accoppiamento induca il sistema immunitario a produrre anticorpi e cellule T per combattere il Covid-19.

Ora, continuando a fare riferimento allo stesso giornale BBC News ma cambiando argomento, possiamo introdurre la questione politica della Brexit. In riferimento a ciò ci sono aggiornamenti, in particolar modo sembra che il Regno Unito e l’Unione Europea abbiano finalmente raggiunto un accordo di principio sul recesso della Gran Bretagna nel quale si sono occupati principalmente del ruolo dell’Irlanda del Nord. Nello specifico, il governo afferma che è stato trovato un accordo di principio per questioni quali i posti di controllo alle frontiere e la fornitura dei medicinali. I dettagli dell’accordo non sono ancora stati pubblicati ma dovrebbero essere timbrati nei prossimi giorni. Tuttavia, sono ancora in corso trattative separate per raggiungere un accordo commerciale post-Brexit, poiché il Regno Unito ha lasciato l’UE a gennaio 2020 e durante il periodo di transizione ha continuato a seguire le stesse norme e gli stessi regolamenti. I nuovi accordi di confine, infatti, si applicheranno indipendentemente dal fatto che le due parti concordino un accordo per disciplinare le nuove relazioni commerciali che inizieranno a subentrare dal 31 dicembre in poi, ossia dalla fine del periodo di transizione della Brexit. Entrando nel dettaglio, l’Irlanda del Nord rimane l’unico confine terrestre tra il Regno Unito e l’UE ed in base al protocollo dell’Irlanda del Nord (il quale fa parte dell’accordo di recesso), da gennaio 2021 lungo il confine irlandese non sarà necessario controllare le merci, inoltre la regione continuerà a rispettare le regole doganali previste dall’UE. Ciò significa che, al fine di soddisfare i requisiti dell’UE, sarà necessario effettuare alcuni controlli sulle merci che entrano nell’Irlanda del Nord dal resto della Gran Bretagna. Ovviamente, bisogna rammentare che a settembre l’Unione Europea non fu felice quando scoprì che il governo britannico aveva pubblicato il suo progetto di legge sul mercato interno nel quale consentiva ai ministri di ignorare alcuni requisiti del protocollo dell’Irlanda del Nord. Ad esempio, avrebbe consentito ai ministri di ignorare le sezioni dell’accordo di divorzio sulla Brexit, specificando che le aziende che spostavano merci dall’Irlanda del Nord alla Gran Bretagna avrebbero dovuto compilare moduli di dichiarazione di esportazione. Ora, oltre a rimuovere questi poteri dal disegno di legge sul mercato interno, il governo ha anche promesso di non aggiungere clausole simili al disegno di legge sulla tassazione. Per concludere, il ministro britannico Michael Gove si è detto “felicissimo” e ha ringraziato il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič per il suo “approccio costruttivo e pragmatico”.

Rimanendo sempre aggiornati sull’Irlanda del Nord grazie al BBC News, scopriamo che il Paese non è immune ad ulteriori restrizioni causate dal Covid-19. Nello specifico, la scorsa settimana, il primo ministro Arlene Foster ha dichiarato che non verranno imposte ulteriori misure prima di Natale ma il dirigente di Stormont ha detto che nel caso in cui nelle prossime settimane ci sarà un aumento dei casi saranno invece necessarie altre restrizioni prima del nuovo anno. Lo scorso martedì il vice primo ministro Michelle O’Neill, definendosi una persona realista, ha detto chiaramente che l’esecutivo non potrà fornire garanzie certe o ferree al pubblico sulla necessità o meno di interventi ripetuti: “Spero che non dovremo arrivare al punto in cui dobbiamo introdurre più restrizioni, ma dobbiamo tenere tutto sotto il nostro controllo quotidiano, questo continuerà per tutto il periodo natalizio fino al nuovo anno”, ha aggiunto. Ovviamente la Sig.ra O’Neill ha accolto con favore la notizia della vaccinazione della prima persona nell’Irlanda del Nord e ha vissuto positivamente questo momento. Sulla base di questo traguardo infatti, pensa che finalmente qualcosa stia iniziando a cambiare.

A.B.

Malgrado le regole del lockdown parziale, il coronavirus non rallenta. Infatti, stando a quanto emerge dal giornale tedesco Tagesschau, la Germania riporta ancora un numero alto di contagiati il quale corrisponde a una cifra superiore ai 23.000.

Secondo quanto riporta lo Zeit, tra qualche settimana potrebbero arrivare i primi vaccini contro il coronavirus anche se ancora non in quantità sufficienti per tutta la popolazione e, per questo motivo, il Comitato permanente per le vaccinazioni (STIKO) dell’istituto Robert Koch ha stabilito quali persone potranno usufruire per prime del vaccino. In base a tale disposizione, durante le prossime vaccinazioni dovrebbero essere privilegiati coloro che corrono un rischio elevato di subire delle gravi conseguenze dopo aver contratto il virus essendo particolarmente esposti a causa del lavoro. Il Comitato raccomanda quindi di vaccinare il personale dei servizi di pronto soccorso, della medicina dei trapianti e di assistenza agli anziani per proteggerli dal coronavirus. Un altro gruppo che ha la priorità sugli altri è quello composto sia dagli anziani la cui età è compresa tra i 75 e gli 80 anni e sia, ad esempio, dal personale ospedaliero delle strutture per malati di demenza dato che anche per loro il rischio di contrarre il virus è molto alto.

Nel Land della Sassonia, spiega il Tagesschau, dal 14 dicembre al 10 gennaio entrerà in vigore un lockdown che prevederà la chiusura delle scuole, degli asili e dei negozi che non si occupano della vendita di prodotti alimentari e dei beni di prima necessità. Il ministro dell’economia della Sassonia Martin Dulig intende aggiungere anche il divieto di bere alcolici all’aperto e di praticare sport in ambienti chiusi, dato il tasso dei contagi sempre più alto. Anche la Turingia manifesta segni di preoccupazione e, infatti, non intende allentare le restrizioni per Natale. Inoltre, sta esaminando le raccomandazioni emanate dall’Accademia Nazionale delle Scienze Leopoldina, al contrario della Baviera la quale ha deciso già di sostenerle. In particolare, sottolinea il giornale Deutsche Welle, l’Accademia Nazionale delle Scienze consiglia fortemente, a partire dal 14 dicembre, di ridurre al minimo i contatti sia nel settore professionale che in quello privato preferendo la didattica a distanza e la sospensione delle attività di gruppo mentre, dal 24 dicembre al 10 gennaio, di mettere in atto un lockdown più rigido. Il primo ministro della Turingia Bodo Ramelow si oppone alle nuove restrizioni in quanto ritiene che sia molto più importante concentrarsi sulle zone più colpite anziché chiudere direttamente tutto. Di tutt’altra opinione è invece l’esperto sanitario dell’SPD ed epidemiologo Karl Lauterbach il quale evidenzia la necessità di un lockdown più severo. Con un’aspettativa di altri 25.000 decessi entro la fine di gennaio, si cerca di adottare le misure migliori per fare in modo che il coronavirus non continui ad espandersi ancora.

M.C.

In Portogallo la testata Jornal de Notícias annuncia la candidatura del campione della Juventus Cristiano Ronaldo a giocatore dell’anno e del secolo. L’attaccante è uno dei finalisti per la vittoria del prestigioso riconoscimento assegnato al Global Soccer Awards, uno degli eventi più importanti in ambito calcistico, che si terrà a Dubai il prossimo 27 dicembre. Il calciatore originario dell’isola di Madeira ha già vinto il premio come miglior giocatore negli ultimi quattro anni, dopo essere già stato premiato nel 2011 e nel 2014 e dovrà affrontare la concorrenza di due campioni: l’argentino del Barcellona Lionel Messi e il polacco del Bayern Monaco Robert Lewandoski. Ronaldo e Messi si contenderanno anche il titolo di miglior giocatore del secolo, per il periodo compreso tra il 2001 e il 2020. Il calciatore juventino non sarà l’unico portoghese a poter essere premiato. Tra i candidati lusitani compaiono il tecnico del Tottenham José Mourinho, lo storico manager che portò sul tetto d’Europa l’Inter candidato a miglior allenatore del secolo, e l’agente sportivo Jorge Mendes, già vincitore di nove delle dieci edizioni.

Cambiando argomento, secondo quanto riportato dal portale SIC Notícias, “Il Portogallo ha di fronte a sé una sfida importante: al fine di conseguire gli obiettivi europei, per il 2030 dovremo dimostrare di aver investito il 3% del Pil nella ricerca e dovremo creare 25mila nuovi posti di lavoro qualificati”, queste le parole del Ministro dell’istruzione portoghese Manuel Heitor al Convegno Nazionale dei Politecnici (ENP). Il Ministro ha delineato quattro importanti sfide nel campo dell’istruzione superiore, la prima delle quali consiste nel garantire l’accesso all’istruzione universitaria ai gruppi più vulnerabili. Ha poi sottolineato la necessità di “diversificare l’offerta formativa in concomitanza con i centri di ricerca e con le esigenze del mercato del lavoro”. Dirigendosi poi ai politecnici ha ribadito che queste istituzioni “devono continuare a scommettere” sui corsi professionali, realtà che ad oggi in Portogallo hanno attratto circa 400mila studenti. La quarta sfida ha l’obiettivo di migliorare la posizione in Europa degli istituti di istruzione superiore portoghesi, rafforzando la rete di collaborazione tra le università europee per la ricerca e la selezione dei docenti.

G.D.P

Il sindaco di Mosca, capitale della Federazione russa, ha annunciato l’apertura di un registro elettronico delle vaccinazioni contro il coronavirus a partire dal 4 dicembre, riferisce Mskagency.ru. Il presidente russo ha ordinato l’inizio di una vaccinazione su larga scala contro il Covid-19 e in primis la vaccinazione di cittadini a rischio. Mosca è pronta alla sfida: è stata realizzata la catena tecnologica e organizzativa della vaccinazione, sono state selezionate le strutture di stoccaggio specializzate, sono stati preparati frigoriferi e contenitori medici adatti alla consegna dei vaccini e il personale è stato sottoposto a una formazione specifica. Questa preparazione è dovuta al fatto che il farmaco richiede condizioni speciali di conservazione e trasporto a una temperatura non superiore a -18°C, secondo quanto riporta Vesti.ru. Medici, insegnanti e assistenti sociali saranno i primi a ricevere il vaccino contro il coronavirus, poi l’elenco si espanderà, riferisce Mskagency.ru. Il 5 dicembre inizieranno i lavori di 70 punti di vaccinazione, secondo la fonte Russian.rt. La vaccinazione richiede almeno un’ora: ci sarà bisogno di un esame medico, della preparazione del farmaco e dell’osservazione post-vaccinazione. Secondo quanto riportato da Stopcoronavirus.rf, le sperimentazioni cliniche del vaccino EpiVacCorona sono iniziate nella regione di Mosca e i residenti sono stati invitati a partecipare ai test. Il farmaco è stato consegnato a due istituzioni mediche della regione, a Krasnogorsk e a Mosca. I volontari di età superiore ai 18 anni e senza malattie croniche possono partecipare ai test mandando la candidatura sul sito web per la prevenzione al coronavirus del Ministero della Salute della Regione di Mosca. Tuttavia, due regioni destano particolare preoccupazione per la situazione epidemiologica, San Pietroburgo e la regione di Kaliningrad, scrive Pravda.ru, e Michail Muraško, capo del Ministero della Salute, ha esortato i responsabili delle regioni a adottare misure più restrittive. Per quanto riguarda il riconoscimento del vaccino russo, l’Unione Europea sembra aver cambiato la sua posizione sull’uso di Sputnik V, secondo quanto afferma il capo del Fondo russo per gli investimenti diretti Kirill Dmitriev, riferisce Gazeta.ru. Dmitriev ha notato un cambiamento positivo nella posizione dell’Unione Europea, che in particolare offre l’opportunità per uno Stato membro dell’UE di approvare l’uso del vaccino Sputnik V esclusivamente sul suo territorio in caso di emergenza. Questo è un importante passo per il riconoscimento del vaccino russo in Europa. Nel frattempo, i dati sulla diffusione dell’epidemia suggeriscono un rallentamento, ha affermato il viceministro Tat’jana Golikova in un incontro del 4 dicembre. Come riportato da Regnum.ru, i primi lotti di vaccini contro il coronavirus hanno iniziato ad arrivare nelle regioni della Federazione. Infatti, a partire dal primo dicembre 168.000 dosi del vaccino Sputnik V sono entrate nella circolazione civile e tutte le regioni sono pronte per la vaccinazione di massa, riporta Regnum.ru. Il vice primo ministro ha anche negato le notizie dei media stranieri sulle statistiche “inaffidabili” sul coronavirus nel Paese, scrive Ria.ru. In primavera i media stranieri che lavorano in Russia hanno pubblicato una serie di materiali sull’inaffidabilità delle statistiche di rilevamento e mortalità del coronavirus, insinuando che gli organismi ufficiali russi, inclusa la sede operativa, il Rosstat (Servizio statistico federale) e così via abbiano falsificato i dati. Ha quindi sottolineato che i dati rilasciati sono totalmente affidabili poiché le organizzazioni mediche inviano le informazioni necessarie al Rospotrebnadzor, che a sua volta genera informazioni per la sede operativa e che a sua volta pubblica i dati sul sito Stopcoronavirus.rf. I dati sulla mortalità giornaliera includono solo i casi in cui non è richiesta ulteriore conferma con un’autopsia. In questa settimana c’è stato un importante cambiamento: il presidente Putin ha firmato un decreto sulla nuova nomina di Čubajs, ex capo di Rusnano, una società non profit russa di proprietà dello stato che dovrebbe coordinare governo, imprenditoria e scienziati nell’implementazione di politiche pubbliche nella nanotecnologia e nano-industria. Ne dà notizia il servizio stampa del Cremlino: il presidente ha nominato Čubajs rappresentante speciale del presidente per le relazioni con le organizzazioni internazionali per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo sostenibile, riporta Ria.ru. Il presidente Putin ha inoltre annunciato una trasformazione digitale, riporta Ria.ru, e la videoconferenza è stata riportata sul sito del servizio stampa del Cremlino. Il Paese dovrà affrontare la trasformazione digitale e l’adozione della tecnologia di intelligenza artificiale. Il presidente ha sottolineato che miliardi di rubli saranno stanziati per la trasformazione digitale della pubblica amministrazione e il trasferimento di tutti i servizi pubblici in formato elettronico e che ciò è importante per un miglioramento del benessere e della qualità della vita dei russi. Per quanto riguarda la politica estera, i rapporti tra Russia e Turchia hanno rischiato di incrinarsi: il 3 dicembre la Turchia ha confermato la detenzione di due cittadini russi e di un cittadino turco per delle riprese non autorizzate di un centro di produzione di droni da combattimento Baykar Savunma, riferisce Iz.ru. Il periodo di detenzione dei giornalisti di NTV, una rete televisiva turca, è stato poi prorogato di tre giorni per permettere le indagini ufficiali. Il tribunale di Istanbul ha deciso di rimettere in libertà i giornalisti russi che sono stati espulsi dalla Turchia, secondo quanto riporta Ria.ru. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha espresso soddisfazione per questa decisione che permette una ripresa dei contatti russo-turchi.

S.P.

AFRICA

Dopo una lotta a colpi di tavolette di cioccolato, la Costa d’Avorio decide di rimuovere le sanzioni nei confronti di Hershey. Da Le Monde arriva la notizia di una tregua: dopo le iniziali remore, la multinazionale del cioccolato ha deciso di versare il cosiddetto Différentiel de Revenu Décent (DRD), ossia un bonus di 400 dollari per ogni tonnellata di cacao venduto. Questo contributo è stato stabilito dal Conseil du Café-Cacao per garantire una remunerazione più equa per i coltivatori ivoriani, considerando che il 50% di loro vive sotto la soglia di povertà.  

V.P.

In Mozambico, O País ha fornito importanti aggiornamenti per quanto concerne lo sviluppo dei vaccini. Non si tratta dell’immunizzazione per contrastare la pandemia da Covid-19, bensì della creazione del vaccino contro l’HIV/AIDS. Le autorità sanitarie del Paese africano assicurano che sono stati mossi significativi passi in avanti e che sono in corso le analisi per verificare l’efficacia del vaccino. Stando alle dichiarazioni dei ricercatori del Ministero della Salute mozambicano e del Centro di Ricerca di Polana Caniço, ancora non è stata prevista la data di conclusione dei lavori. I test per la scoperta del vaccino hanno avuto inizio nel 2011 e hanno portato a risultati promettenti.

G.D.P.

MEDIO ORIENTE

Fonti afghane hanno riferito ad al-Quds al-Arabi del raggiungimento di una svolta nell’ambito del dialogo tra talebani e governo afgano in corso a Doha, in Qatar. Dopo settimane di incontri, i rappresentanti delle parti hanno raggiunto un accordo sulle regole procedurali per avviare i negoziati di pace. A confermare la notizia è intervenuto il portavoce talebano Muhammad Naeem con una nota su Twitter. Il 29 febbraio 2020 sotto gli auspici del Qatar era stato firmato a Doha un accordo per giungere ad un’intesa di pace in Afghanistan. L’incontro si era svolto alla presenza del vice primo ministro Khalid al-Attiyah, del ministro degli affari esteri Muhammad al-Thani, di Mike Pompeo, Segretario di Stato americano, e del mullah Abdul Ghani Baradar, vicedirettore per gli affari politici talebani. I negoziati sarebbero dovuti iniziare il 10 marzo, tuttavia il sorgere di divergenze sul rilascio dei prigionieri e sulle procedure da tenere durante i colloqui oltre a un’improvvisa escalation di violenza avevano congelato gli appuntamenti. L’accordo prevede un graduale ritiro delle forze statunitensi insieme all’avvio di un dialogo inter-afghano. In coincidenza con l’inizio dei negoziati, sabato, il comitato direttivo per la riconciliazione afgana ha indetto la sua prima riunione a Kabul, alla presenza del presidente Ashraf Ghani e di ex leader politici e militari, per fissare l’agenda dei colloqui di pace. Durante la riunione, i partecipanti hanno cercato di delineare una prospettiva comune riguardo al piano proposto oltre a tracciare linee guida da seguire nei colloqui con i talebani. Una fonte ha riferito ad Al-Jazeera che la squadra del governo darà priorità alla questione del cessate il fuoco. L’annuncio dell’accordo anticipa di qualche ora le dichiarazioni del capo di stato maggiore statunitense, il generale Mark Milley, il quale ha riferito che il Pentagono ha approvato il piano per il ritiro dall’Afghanistan. Sempre nello stesso intervento, il capo militare ha aggiunto che il futuro delle forze americane nel Paese, le quali verranno ridotte a 2.500 soldati, sarà nelle mani della amministrazione Biden.

L.D.

Nell’orbita Siria, nella giornata di venerdì si è conclusa a Ginevra, senza notevoli progressi, la quarta seduta del Comitato costituzionale siriano, malgrado l’ottimismo dell’inviato Onu in Siria, Geir Pederson, il quale ha tuttavia riposto le speranze di un passo decisivo nel prossimo round in programma ad inizio anno. Mentre la delegazione del governo siriano, guidata da Ahmed al-Kuzbari, ha cercato di concentrare le discussioni sulle sanzioni e il ritorno dei rifugiati, l’opposizione, guidata da Hadi al-Bahra, ha inteso indirizzare il colloquio su una soluzione politica e sull’impellenza che la nuova costituzione garantisca i diritti dei rifugiati e degli sfollati. Sempre al-Bahra ha sottolineato la necessità di includere nella costituzione, oltre ai ben noti punti saldi (i principi di base, i poteri dello Stato, l’istituzione della Corte costituzionale), contenuti statutari in vista di risolvere le principali questioni cui è stato esposto il popolo siriano negli ultimi anni. Nella prima parte della seduta, la delegazione del governo ha presentato otto principi, tra cui la lotta al terrorismo e alle sue cause, la condanna dei Paesi che lo sostengono, il risarcimento del danno materiale e morale e la condanna dell’occupazione straniera. L’agenzia di stampa SANA ne ha riportato parte del discorso da cui è emerso l’appello alla revoca immediata delle sanzioni, in vista di aiutare i rifugiati siriani a tornare in patria e a contribuire alla sua ricostruzione. Gli osservatori ritengono che la delegazione del governo siriano stia cercando di sfruttare qualsiasi riunione per chiedere la revoca delle sanzioni e ottenere aiuti internazionali con il pretesto di riabilitare le infrastrutture per accogliere i rifugiati. L’attenzione è ora dunque rivolta alla quinta seduta del Comitato prevista per il 25 gennaio prossimo. Secondo gli analisti il quinto round sarà una tappa cruciale sulla tabella di marcia, poiché verranno allo scoperto le vere intenzioni di tutte le delegazioni, a partire da quella governativa, posta di fronte al bivio tra intraprendere finalmente una discussione sui contenuti costituzionali, in sintonia col comitato, o continuare in una politica di ostruzione, mettendone a repentaglio la riuscita.

L.D.

Secondo quanto riportato da al-Arab, il presidente iracheno Barham Salih ha salutato con entusiasmo la notizia della visita di Papa Francesco in Iraq, prevista per il marzo prossimo. In una nota su Twitter, il presidente ha parlato di un avvenimento storico, sottolineando come la visita rappresenti un messaggio di pace per il Paese e per l’intera regione. Il viaggio apostolico di Francesco includerà cinque tappe, tra cui Baghdad, Erbil, Mosul e Qaraqosh nel Governatorato di Ninive. Il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni ha dichiarato in una nota che il programma della visita sarà annunciato in un secondo momento e terrà conto della valutazione dello stato di emergenza sanitaria. Sin dall’antichità l’Iraq è stato un mosaico di etnie e religioni, di cui oggi i mussulmani costituiscono la maggioranza, mentre il cristianesimo rappresenta la seconda confessione per numero di fedeli. Fino al 2003 risiedevano in Iraq circa un milione e mezzo di cristiani, mentre ora la loro presenza è copiosamente ridotta con cifre che ammontano a 400mila fedeli. La maggior parte dei cristiani iracheni sono immigrati in Europa, America e altri Paesi, in fuga dagli sconvolgimenti politici, in alcuni casi presi anche di mira da organizzazioni terroristiche, tra cui Al Qaeda e l’ISIS. Alla Riunione delle opere di aiuto alle Chiese orientali, nel giugno 2019, Francesco aveva confidato questo suo desiderio che avrebbe voluto già realizzare nel 2020 se non fosse stato per la pandemia. Il Papa aveva rinnovato l’intenzione di voler far visita all’Iraq durante l’incontro col presidente Barham Salih, ricevuto per la seconda volta in Vaticano lo scorso 25 gennaio, dopo il faccia a faccia del 2018. Nell’incontro si era discusso dei conflitti mai sopiti nella regione, di convivenza e di contrasto all’estremismo. Durante il suo pontificato, anche Papa Giovanni Paolo II aveva espresso la volontà di visitare l’Iraq, fatto che sembrò potesse verificarsi nel dicembre 1999. La città di Ur, considerata tradizionalmente il luogo natale di Abramo, sarebbe dovuta essere la prima tappa di un pellegrinaggio tra Egitto, Israele e Palestina. Tuttavia, i negoziati con il governo dell’allora presidente iracheno, Saddam Hussein, subirono una brusca interruzione, finendo per congelare definitivamente la visita.

L.D.

AMERICA

Negli Stati Uniti nelle ultime ore si è parlato del ‘ritorno’ di Fauci nei futuri piani di lotta alla pandemia. Non che il massimo esperto americano di malattie infettive se ne sia mai andato. Si è avuta quest’impressione via via che ha perso il favore di Donald Trump, accantonato anche se il Paese era alle prese con una pandemia. In una situazione ordinaria, la decisione di Biden di mantenerlo non sarebbe stata degna di nota, ma in quanto bersagliato da Trump in più occasioni, Fauci è assurto a simbolo di trasparenza medica. Giovedì, il futuro inquilino alla Casa Bianca ha dichiarato in un messaggio ufficiale che il Dr. Fauci tornerà a svolgere un ruolo di primo piano all’interno della politica sanitaria. Immediata la risposta del diretto interessato, avvenuta in diretta televisiva sul canale della NBC, nella quale ha espresso la sua gratitudine per la chiamata di Biden. Trump era stato apertamente sprezzante nei confronti di Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive, dimostrando insofferenza per la sua popolarità. Il Tycoon, che spesso ha respinto la minaccia del coronavirus, aveva reagito con indiscreta frustrazione anche agli sforzi di Fauci di sensibilizzare gli americani all’uso di mascherine e a diminuire gli spostamenti, preferendo l’opinione dei suoi consiglieri che hanno sostenuto l’intenzione di riaprire l’economia il prima possibile. La composizione del team sanitario di Biden sarà cruciale per il successo o il fallimento della sua presidenza, molto più di quanto non sia stata per le passate amministrazioni. Il presidente eletto entrerà in carica nel mezzo di una furiosa pandemia che ha causato circa 275.000 vittime, in un momento in cui l’amministrazione uscente ha indebolito l’Affordable Care Act, una legge che fornisce assicurazioni a milioni di persone, con molti americani che hanno perso la copertura sanitaria oltre a posti di lavoro. Al centro dei lavori ruota la supervisione della complessa distribuzione, sia dal punto di vista etico che logistico, di un vaccino contro il coronavirus una volta approvato. Le decisioni su chi occuperà ruoli preminenti nella squadra sanitaria non sono ancora definitive, riferiscono fonti vicine a funzionari impegnati nella transizione. Tuttavia, potrebbero essere annunciate già partire dalla prossima settimana, secondo il Washington Post.

L.D.

A Cuba, il Diario de Cuba riporta la notizia che il governo avrebbe autorizzato la partecipazione maggioritaria di investitori stranieri in alcune imprese di capitale misto che si trovano sull’isola per cercare di recuperare liquidità e uscire, quindi, dalla crisi economica. Sullo stesso giornale si legge la notizia che lo stato cubano si scaglia contro il Movimiento San Isidro (MSI) e contro gli artisti che hanno partecipato alla seduta con il Ministero della Cultura, definendoli terroristi. Il governo definisce “El asesinato de reputación” uno degli indicatori che gli osservatori internazionali monitorano per prevenire genocidi, massacri e crimini contro l’umanità.

                                                                                                  A.C.

In Uruguay Infobae riporta il decesso dell’ex presidente Tabaré Vázquez domenica 6 dicembre, all’età di 80 anni, a seguito di una ricaduta di cancro ai polmoni che lo affliggeva dal 2019. Negli ultimi dieci giorni, l’ex presidente aveva subito un peggioramento della sua salute, con diverse complicazioni legate al cancro, come ha spiegato il figlio Alvaro Vázquez, un oncologo di professione come il padre.

 Il leader del “Frente Amplio” con la sua vittoria nel 2004 ha rotto l’egemonia delle forze politiche tradizionali del Paese: il “Partido Colorado” e il “Partido Nacional”.

In una cerimonia intima, la famiglia dell’ex presidente uruguaiano Tabaré Vázquez, ha seppellito il due volte presidente nel cimitero di La Teja, suo quartiere natale. In un silenzio assoluto, rotto solo dalla risposta religiosa e dal tocco finale di preghiera con una tromba militare, Vázquez è stato sepolto in una bara ricoperta dalle bandiere rosse, blu e bianche del Frente Amplio (FA) e del Club Atlético Progreso, di cui è stato presidente tra il 1979 e il 1989.

Migliaia di uruguaiani sono scesi in piazza a Montevideo per partecipare al corteo funebre dell’ex presidente, figura di spicco della sinistra latino-americana. I cittadini accalcati sui marciapiedi, cantando, applaudendo, gettando fiori e portando bandiere della FA, hanno salutato il passaggio del veicolo con i resti mortali di Vázquez verso il cimitero. Il veicolo, che ha lasciato le pompe funebri Martinelli poco dopo le 13:00 ora locale, è arrivato intorno alle 14:30 al Cimitero di La Teja, un’area a cui l’ex presidente (2005-2010 e 2015- 2020) è stato sempre attaccato a livello sociale e politico.

A.C

L‘Argentina ha approvato una nuova tassa sulle grandi fortune per pagare le forniture mediche e per finanziare gli aiuti di stato durante la pandemia del coronavirus, scrive il BBC News. L’iniziativa è stata votata in Senato in una sessione straordinaria che è durata più di sei ore e ha ottenuto 42 voti a favore e 26 contrari. La cosiddetta Legge di Solidarietà e Contributo Straordinario riguarda più di 12.000 persone che hanno dichiarato beni per oltre 200 milioni di pesos (2,5 milioni di dollari) in tutto il Paese. Il presidente della Commissione del Bilancio e Finanze del Senato, Carlos Caserio, ha assicurato che il provvedimento è stato un aiuto “unico”: “È un contributo che chiediamo agli alti e grandi patrimoni del Paese”. Secondo un rapporto dall’ufficio del bilancio del Congresso, con questo contributo lo stato raccoglierà 420.000 milioni di dollari (5,14 milioni di dollari).

Il senatore dell’opposizione Martín Lousteau è stato uno dei primi a criticarlo. “Abbiamo un Paese con una pressione fiscale record e nonostante ciò abbiamo una povertà record e difficoltà a generare occupazione”, ha affermato.

Secondo l’agenzia di stampa AFP, il 20% del denaro raccolto sarà utilizzato per garantire l’approvvigionamento di forniture mediche, il 20% per aiutare le piccole e medie imprese, un altro 20% per borse di studio studentesche, il 15% per lo sviluppo sociale e il restante 25% per progetti di gas naturale.

A.C

In Venezuela, la popolazione, né i rappresentanti chavisti né gli oppositori degli oppositori, ha deciso di non recarsi a votare per nessuno dei candidati proposti per comporre la nuova Assemblea Nazionale, scrive Infobae. Il presidente dell’Assemblea nazionale costituente aveva avvertito la popolazione di interrompere la fornitura di cibo se non si fosse presentata al voto e la cosa sorprendente è che solo il 18 per cento dei venezuelani ha partecipato alle urne, secondo l’Osservatorio dell’Assemblea nazionale guidato da Juan Guaidó. Trino Márquez, professore di sociologia presso l’Università centrale del Venezuela, ha dichiarato: “Poiché chi non mangia non vota, oggi abbiamo visto la prova tangibile che in Venezuela nessuno mangia: nessuno è andato a votare”.

La pressione, le minacce e la coercizione porta a porta non erano sufficienti a sottomettere il popolo venezuelano, poiché infatti la dignità dei più umili è stato il colpo più duro che ha ricevuto questa domenica il Palazzo Miraflores.

Tale era la disperazione del regime che è stato ordinato di prolungare l’orario di chiusura delle urne per aggiungere movimento nei centri elettorali.

Domenica sera, quando il fallimento era già statisticamente evidente, un leader dell’opposizione ironizzava di nascosto: “Gli audio dei leader chavista erano più dei voti che venivano contati”. Si riferiva all’enorme numero di registrazioni di referenti del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) che sono circolati per tutta la domenica chiedendo uno sforzo disperato da parte dei suoi luogotenenti per trasferire la popolazione ai seggi elettorali.

 L’organizzazione “Socialist International” (IS) ha descritto come illegittime le elezioni legislative indette dal regime di Nicolás Maduro. Attraverso una dichiarazione, l’organizzazione internazionale dei partiti socialdemocratici, socialisti e sindacali, fondata in Germania nel 1951, ha espresso il suo sostegno e solidarietà al popolo del Venezuela e alle sue forze democratiche che hanno visto ancora una volta le loro libertà e diritti gravemente violati dal regime dittatoriale di Nicolás Maduro. L’Internazionale socialista ha respinto i risultati delle elezioni e ha assicurato che si sono svolte senza un’efficace e indipendente osservazione internazionale, con un potere elettorale sotto stretto e totale controllo ufficiale e con un sistema di partiti politici in cui il regime di Maduro è impegnato da anni nell’attaccare, cooptare e distruggere. L’organizzazione ha sottolineato che sia la convocazione che la preparazione e lo svolgimento delle elezioni sono state respinte da un numero significativo di Paesi della regione, nonché dal Gruppo di Lima, dall’Organizzazione degli Stati americani e dall’Unione Europea considerando che “gli standard minimi” richiesti per effettuare un voto equo, competitivo e trasparente sono stati ben lungi dall’essere rispettati.

A.C

ASIA

Secondo il giornale The standard, la Cina si sta preparando al lancio dei vaccini contro il Covid-19 su larga scala, motivo per cui i governi provinciali cinesi hanno iniziato ad ordinare i vaccini sperimentali fabbricati internamente. Tuttavia, i funzionari sanitari devono ancora esprimersi al riguardo in quanto non hanno ancora detto se tali vaccini funzioneranno bene né, ad esempio, come riusciranno a raggiungere tutta la popolazione nazionale. La Cina non ha ancora ricevuto un’approvazione finale, ma nonostante ciò più di 1 milione di operatori sanitari e altri lavoratori che sono considerati ad alto rischio di infezione, grazie al permesso di emergenza, hanno già ricevuto i vaccini sperimentali e ancora non ci sono state notizie sui possibili effetti collaterali. Oggi l’industria farmaceutica cinese ha almeno cinque vaccini che sono stati testati in più di una dozzina di Paesi tra cui Russia, Egitto e Messico. Nonostante ciò, gli esperti sanitari dicono che, anche se i vaccini hanno successo, il processo di certificazione per gli Stati Uniti, l’Europa, il Giappone e altri Paesi sviluppati potrebbe essere troppo complesso. Tuttavia, la Cina ha affermato che garantirà l’accessibilità dei prodotti anche ai Paesi in via di sviluppo. “Dobbiamo essere preparati per la produzione su larga scala” ha affermato il vicepremier cinese Sun Chunlan dopo aver fatto una visita agli scienziati che si occupano dello sviluppo dei vaccini.

Ora cambiando argomento, giorni fa avevamo parlato della nuova missione cinese Chang’e 5 grazie alla quale il paese asiatico ha spedito sulla luna un razzo il cui fine era quello di riportare campioni della superficie lunare sulla Terra. In merito a ciò il 7 dicembre il giornale Thestandardha riportato aggiornamenti, i quali spiegano che la navicella robotica Chang’e ha concluso la sua fase di salita dopo aver attraccato sulla Luna. Il veicolo spaziale ha effettuato il trasferimento del materiale lunare, nello specifico è stato raccolto un contenitore con 2 chilogrammi di rocce, e 30 minuti dopo è stato trasferito sull’orbiter (la parte della nave spaziale che si stacca dall’intera struttura per compiere un’orbita prefissata al termine della quale viene poi recuperata). Ora i campioni di roccia dovrebbero atterrare nelle praterie settentrionali della Cina, nello specifico nella regione della Mongolia intorno a metà dicembre. Questi saranno i primi campioni freschi della superficie lunare ottenuti dagli scienziati dopo la sonda dell’Unione Sovietica nel 1976. Se la missione avrà successo, la Cina diventerà il terzo Paese dopo gli Stati Uniti e l’ex Unione Sovietica a portare le rocce lunari sulla Terra. Oggi il Paese asiatico si trova ad affrontare una serie di missioni spaziali che sono sempre più ambiziose, tra cui una nuova sonda in rotta verso Marte e anche lo sviluppo di un aereo spaziale riutilizzabile.

A.B.

Rassegna stampa a cura di:
Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti & Alessandra Colone (lingua spagnola)
Vanessa Paoli (lingua francese)
Mariarosaria Carnicelli (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)


Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti & Alessandra Colone (lingua spagnola)
Vanessa Paoli (lingua francese)
Mariarosaria Carnicelli (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)

#RECEUSTIONI

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“Non ti presento i miei”

Bentornati mes amis al nostro appuntamento con la rubrica #ReceUstioni. Questa settimana, sull’onda dello spirito natalizio -avete fatto l’albero e/o il presepe l’8?- anche la nostra rubrica si adatta. Protagonista dell’articolo di oggi sarà infatti un film natalizio… Sì, già sento alcuni di voi abbandonare il blog, ma vi assicuro che non si tratta del solito Cinepanettone.

Il titolo del film è “Non ti presento i miei” -in inglese “Happiest Season”, ma forse il titolo italiano da’ maggiori indizi sulla trama, che di base è la solita: per il periodo natalizio una coppia decide di trascorrere il Natale con i genitori di uno dei due. L’aria di cambiamento sta nella coppia stessa, e nel messaggio che il film vuole trasmettere. Le due protagoniste, Abby e Harper, formano una coppia e decidono di passare le vacanze con la famiglia di quest’ultima. I genitori di Abby infatti sono morti, e a lei il Natale non piace particolarmente, per questo Harper spera di riuscire a farle trascorrere le festività in compagnia, ma c’è un problema: i genitori di Harper non sanno della sua sessualità, quindi la ragazza chiede alla fidanzata di mentire e far finta di essere coinquiline.

Come tutti i film natalizi, gli sketch comici non mancano, e il lieto fine è assicurato, ma ci sono anche scene in cui si parla realisticamente delle difficoltà del fare coming out e capire la propria sessualità. Mais mes amis, se la trama è un remake del solito film natalizio, il messaggio va ben oltre, e mira a far riflettere e comprendere.

Interpreti delle due protagoniste sono Kristen Stewart -la Bella di “Twilight”- e Mackenzie Davis -di recente ha preso parte al film “Terminator: Destino Oscuro”. La scelta del cast non è un caso: da quando ha fatto coming out in diretta a Saturday Night Live nel 2017, la Stewart si è impegnata a favore della comunità LGBTQ+, e questo film ne è l’ennesimo esempio.

A dirigere le due attrici in questa commedia natalizia c’è Clea DuVall, nota attrice che ha fatto la comparsa in diverse serie TV e partecipato a vari film, come ad esempio “Argo”. Ha iniziato da poco la carriera da regista, e “Non ti presento i miei” è la sua seconda esperienza dietro la cinepresa. Il film negli USA è uscito durante la settimana del Ringraziamento, e la DuVall si è subito esposta a favore della comunità LGBTQ+ dichiarando anche di essere contenta di rompere con i tradizionali film natalizi.

Donc mes amis, “Non ti presento i miei” rompe davvero con i classici natalizi? La trama, come ho già accennato, riprende il classico incontro familiare durante Natale, con sketch comici al limite dell’inverosimile, e la novità di certo non risiede nel film stesso. Se avete un animo Grinch, non sopportate il Natale, o tutto ciò che vi è commercialmente legato, di sicuro questo film non fa per voi. Se invece vi divertite ogni anno a rispolverare la videocassetta di “Una poltrona per due” o “Mamma ho perso l’aereo”, sperando di trovare altri nuovi film natalizi che non siano Cinepanettoni, allora questo film potrebbe essere quello che fa per voi.

E ricordate mes amis, il messaggio e la profondità con cui la regista affronta il tema della sessualità è ciò che rende imperdibile questo film. Distribuito da Hulu, una piattaforma americana a pagamento di streaming online, in Italia “Non ti presento i miei” è stato diffuso in anteprima il 6 Dicembre su Sky On Demand, e a breve sarà disponibile anche su NowTV. Quindi preparate il pandoro -o il panettone- e una cioccolata calda, mettetevi comodi sotto il plaid e godetevi questo Natale -diverso dal solito-.

À bientôt mes amis

Emanuela Batir

#UNINTSpeechPressReview

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Demetrio Túpac Yupanqui, giornalista e professore di 91 anni traduce il Don Chisciotte in lingua quechua

Considerata una delle opere più importanti della letteratura mondiale, il Don Chisciotte della Mancia è un romanzo spagnolo che attinge sia dal genere picaresco sia dal romanzo epico-cavalleresco.

Demetrio Túpac Yupanqui, giornalista e professore di 91 anni, si era incaricato di concluderne la traduzione iniziata una decina di anni fa, quando aveva terminato la traduzione della prima parte del Don Chisciotte (impiegando due anni). Per celebrare il quarto centenario del grande classico, il traduttore ha portato a termine la seconda parte (tradotta anch’essa in due anni).

L’opera si divide in due parti, una pubblicata nel 1605 e una nel 1615.

È grazie a Demetrio che il libro di Cervantes è disponibile a oltre 10 milioni di persone di lingua quechua (in Perù, Bolivia, Argentina, Cile, Ecuador e Colombia).

È questo il titolo in quechua: Yachay sapa wiraqucha dun Qvixote Manchamantan (El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, così come riporta la prima pubblicazione in spagnolo).

Questa invece è l’iconica frase iniziale del libro: Huh kiti, La Mancha llahta sutiyuhpin, mana yuyarina markapi (“in una terra della Mancia, che non voglio ricordare come si chiami”, come riporta la versione italiana).

Don Alonso Quijano, protagonista dell’opera, è un hidalgo, cioè un nobile, che vive nella regione spagnola della Mancia ed è un accanito lettore di romanzi cavallereschi. L’amore per le narrazioni è tale da non fargli più riuscire a distinguere la realtà dalle storie che legge e si convince un giorno di essere lui stesso uno dei cavalieri protagonisti di quelle avventure letterarie.

A suo tempo, dopo aver tradotto la prima parte, il professore ricevette il titolo inca di gran maestro Amauta Capac Apu da parte del Consiglio dei quattro Incas che riunisce i discendenti dell’impero, secondo quanto riporta Perú 21.

La traduzione, di fatto, fu svolta sotto incarico personale da parte di Miguel de la Quadra-Salcedo, giornalista spagnolo, che cercava il maestro del quechua nell’accademia di Callao. “Un giorno è arrivato Miguel e, con accento basco, mi ha detto di essere giunto affinché traducessi il Don Chisciotte perché in alcune regioni come in Argentina e a Cusco gli avevano detto che sarei stato la persona più adatta a tradurlo. Sono rimasto sorpreso, ma gli ho detto che lo avrei fatto con la dedizione che richiedeva un’opera simile”, ricorda il traduttore.

All’età di 57 anni, nel 1605 e dopo una vita piena di spostamenti e di tormenti, Miguel de Cervantes Saavedra scrisse la storia di quello che sarà uno dei più amati e famosi protagonisti della letteratura mondiale: Don Chisciotte della Mancia
A questo nome si collegano alcuni modi di dire conosciuti da tutti. “Lottare contro i mulini a vento”, per esempio, fa riferimento a un episodio del Don Chisciotte e indica la lotta contro una causa persa. È proprio ciò che fa il protagonista per la maggior parte della narrazione.

Marco Riscica

Fonti:
https://www.larepublica.ec/blog/2015/06/28/peruano-de-91-anos-traduce-el-quijote-al-quechua/, consultato in data 07/12/2020.
https://peru21.pe/lima/peruano-91-anos-termino-traducir-quijote-quechua-185956-noticia/, consultato in data 07/12/2020.

#UniversEAT

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Chiffon cake alla nocciola con nutella

Ciao amici, bentornati nel ricettario di Sandra per UniversEAT!

Le feste si avvicinano e ormai ogni nostro tentativo di dieta può essere rimandato al 2021. La ricetta che vi sto per proporre è tutt’altro che leggera e anche parecchio dolce.

Prima di iniziare però, vi vorrei dare qualche consiglio:

  • La torta può essere cotta in qualsiasi stampo, ma esiste in vendita lo stampo di alluminio fatto apposta: vi consiglio, quindi, di acquistarlo;
  • A seconda delle dimensioni del vostro stampo cambieranno le dosi della ricetta, ma non temete perché la torta uscirà bene e buonissima comunque! Io personalmente ne ho usato uno da 28cm con le dosi per quello da 26cm;
  • Le suddette dosi possono essere facilmente trovate su Internet o facendosi due calcoli a mente se siete portati per la matematica;
  • Se usate lo stampo apposito NON IMBURRATELO E NON INFARINATELO;

Detto ciò, iniziamo!

Ingredienti per uno stampo da 26cm (per 15 persone circa):

  • 100 g di nocciole;
  • 300 g di farina;
  • 300 g di zucchero;
  • 1 bustina di lievito per dolci (16 g);
  • 200 ml di acqua;
  • 125 ml olio di semi di girasole;
  • 6 uova;
  • 8 g di cremor tartaro;
  • Nutella a piacimento;
  • 4 biscotti sbriciolati.

Preparato tutto? Iniziamo subito!

  1. Con un frullatore tritate finemente le nocciole;
  2. In una ciotola capiente versate la farina, il lievito, lo zucchero e le nocciole tritate e mescolate bene con una frusta;
  3. Poco alla volta aggiungete l’acqua e l’olio alle polveri e continuate a mescolare;
  4. Prendete altre due ciotole e separate i tuorli dagli albumi;
  5. Incorporate i tuorli al composto e mescolate;
  6. Con le fruste elettriche pulite (o anche a mano se volete faticare un po’) montate a neve ferma gli albumi. Mentre li montate aggiungete il cremor tartaro poco alla volta. Gli albumi saranno montati quando, capovolgendo la ciotola non cadranno;
  7. Ora con una spatola, facendo attenzione a non smontarli, trasferite gli albumi montati a neve nel composto e mischiate con movimenti circolari dall’alto verso il basso;
  8. Versate l’impasto nello stampo, livellatelo scuotendolo un po’ e infornate a 150° per 60 minuti (forno ventilato) o a 160° sempre per 60 minuti (forno statico);
  9. Una volta cotta la torta, se utilizzate lo stampo apposito, capovolgetelo facendolo poggiare sui piedini che di cui è munito ma NON TOGLIETE LA TORTA, si raffredderà e scenderà piano piano da sola;
  10.  Una volta raffreddata la torta, se non si sarà staccata aiutatevi con un coltello;
  11.  Decorate la torta con uno strato di Nutella e i biscotti sbriciolati.

Come avrete sicuramente notato la ricetta è lunga ed ha tanti passaggi, ma vi posso assicurare che non è così difficile come sembra!

Io l’ho decorata con Nutella e biscotti ma voi potete anche lasciarla semplice o decorarla a vostro piacimento.

Tutto chiaro? 3…2…1… UNINT AI FORNELLI!

P.S. Non dimenticatevi di farci vedere le vostre creazioni!

Alessandra (Sandra) Alfano

#LUXURYMOMENTS: #LUXURYJUICE

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Supreme Supremacy

Just few days ago, the American brand Supreme found itself winner in a harsh battle against its fakes. The brand, in fact, has been officially registered in Europe after many years of contracting debate.

We may all recognize its distinctive colors, red and white, without thinking twice but the over one-billion brand has been through quite a lot. The trademark key elements are its simplicity, popularity and it edgy vibe; without forgetting the Futura Italic font which is inspirited by artist Barbara Kruger.

Supreme was born during the 90s, in a particular urban atmosphere where other fellow brands like Adidas and Nike were already getting known through hip- hop culture and the production of sweaters, sport suits, jackets and t-shirts. The concept of “streetwear” has been the core and the mean of the trademark; the young 90s generation was immediately attracted by the idea of being able to wear the same outfits of their rappers/sport idols and all without breaking the bank. The beginning of the 90s, specifically April 1994, when the Supreme creator James Jebbia puts on the market a new line inspirited by skaters. Its first shop, also, reflects its content: it was originally set up in Lafayette Street in Soho, NY. A little shop among common sellers: a mechanic, an antique and a fire station. The atmosphere in Soho, on the other hand, is changing: the Keith Haring store nearby is calling for an artistic echo. And this is just the outside.

Once the Supreme shop is settled, the layout is speaking for itself and it seems hard to say if it is an alternative reality or a concrete rendezvous of street culture, sports, arts and design. The second shop will be opened after 10 years in LA. This time the shop proves itself worth the title of “store”:  double the size of the first purchasing point in NY, it shows a real skate rink. And from this point on, several stores have been opened in Brooklyn (NY), Paris, London, Osaka, Tokyo, Fukoka and Nagoya.

Supreme, is considered by some fashion addicted as “the Chanel of streetwear”, some others are just seeing a strong marketing strategy able to transform a casual streetwear in a desirable, fashionable and maybe iconic brand. In the last years Supreme collaborated with several brands, some belonging to luxury goods environment: it is the case of Louis Vuitton, Rimowa, Store Island, The North Face, Playboy, Levi’s and Comme des Garcons (capsule collection in 2012). As for the world of art and design, Supreme has been associated to Christopher Wool, Jeff Koons, Mark Flood, Neil Young, John Baldessari and Nate Lowman. Furthermore, the brand has also had its products photographed by Terry Richardson and among its ambassadors is possible to remember Michael Jordan, Lady Gaga, Kate Moss, Morrisey and Neil Young.

The firm started the registration of the brand “Supreme” as trademark years ago but only in August, the Euipo finalized the last step which recognized the brand Intellectual property rights in Europe. As “state of art” the brand will be protected against any counterfeiting attempt and it will be also prevented from exploitation by the ones who did not apply for the registration. In fact, through the years, Supreme has been subjected to several case of “misunderstanding”.  And highly publicized dispute was against “supreme” by Samsung. In 2018, Samsung announced the imminent collaboration with “Supreme” on Chinese Market. So far so good, until the misunderstanding was that the South-Korean Company was not referring the American Supreme but it was referring to an Italian “supreme” brand from Apulia. Not to mention the conclusion: the collaboration has been suspended permanently.

In conclusion the Supreme happenings, during the 2020 an acquisition took place by the Vf Corporation. It has been announced that the streetwear brand will enter the new corporation galaxy with a modest amount of 2,1 billions dollars.

Happy to know that this 2020 ended up well for this business!

Fanny Trivigno

Sources:
medium.com/@gmelani/lincredibile-storia-di-supreme-e1fac172707;
www.pambianconews.com/2020/12/03/supreme-spazza-il-tavolo-dei-fake-il-marchio-usa-ottiene-registrazione-in-eu-306113/.

#MondayAbroad

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Se chiudo gli occhi sono a… Tokyo!

Care lettrici e cari lettori,

immagino che tutti voi vi stiate scontrando con le infelici regole da seguire per Capodanno. Parlando con i miei coinquilini su cosa fare e cosa evitare, sono venuta a conoscenza di un bellissimo viaggio che ha coinvolto uno di loro.

Il suo nome è Francesco, ha 19 anni e attualmente frequenta il corso L-12 all’UNINT. Francesco arriva da Gioia Tauro, in Calabria, e per i suoi 18 anni ha chiesto ai genitori di regalargli un biglietto per il Giappone. Questa richiesta nasce come una sorta di atto di ribellione alle classiche cerimonie sfarzose per festeggiare la maggiore età: invece che grosse torte e abiti eleganti, non è meglio un bel viaggio?

Per questa ragione, nel dicembre 2019, Francesco è decollato alla volta del Giappone ed è tornato 10 giorni dopo, a gennaio. Per l’organizzazione si è rifatto ad un’agenzia di viaggi di Siena, gestita da alcuni famosi youtuber che due o tre volte l’anno partono con un gruppetto di circa 30 persone.

Arrivato a Tokyo, Fra ha capito subito che era una città completamente diversa rispetto a quelle a cui siamo abituati noi in Europa. La modernità, che comunque si aspettava di trovare, era intervallata e in netto contrasto con alcuni edifici e luoghi di culto che architettonicamente si rifanno a tempi più antichi. Che poi con “antichi” non pensiate che mi riferisca ad un periodo molto lontano: spesso, in questo Stato, gli edifici crollano a causa di varie calamità naturali e vengono ricostruiti identici a prima, perciò le strutture più vecchie non avranno più di 50 anni. Un’altra peculiarità del popolo giapponese è l’estremo rigore e precisione che si può osservare passeggiando tranquillamente per le vie. Così abituati a tutto questo ordine, rimangono spiazzati quando qualcosa va fuori posto (come nel caso di una piccola frana che ha bloccato il traffico di un intero paese).

Questi 10 giorni di viaggio, sono stati scanditi da diverse visite ai siti più importanti della capitale e gli spostamenti erano accompagnati da alcune guide locali parlanti italiano. Nonostante il gruppo fosse davvero eterogeneo (il range di età andava dai 18 ai 30 anni), sono nati legami profondi che ancora oggi vengono coltivati. Le differenze di età, professione, etnia e quant’altro sono state annullate dal desiderio comune di scoprire una nuova cultura ed esplorare tradizioni distanti dalle nostre.

Ma veniamo al tanto temuto Capodanno: per questa occasione, l’agenzia aveva prenotato una sala ad esclusivo uso dei partecipanti al viaggio, poiché nei piccoli ristoranti giapponesi solitamente non sono concepite tavolate da più di 4 persone. La serata è trascorsa tra abbuffate, brindisi e balli… fino ad arrivare al karaoke! Dovete sapere che Francesco è un ragazzo abbastanza timido, non è il classico “animale da palcoscenico”, ma dategli in mano un microfono e passerà la notte a cantarvi “Don’t stop me now”.

Questa è stata la sua mezzanotte e noi vi auguriamo che la vostra possa altrettanto entusiasmante e vi faccia urlare a squarciagola:

“Tonight I’m gonna have myself a real good time. I feel alive!”

Giulia Giacomino

#SaudadeDoTempo

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C’era una volta… il Mozambico!

Oggi voliamo in una realtà distante dalla nostra, ci spostiamo verso l’antico continente africano, più precisamente in Mozambico. Per poter approfondire l’aspetto culturale del paese, comunque, dobbiamo prima immergerci nel passato che l’ha accompagnato, ascoltare la storia che ci sussurra e i dolori e le ingiustizie che ha sofferto.

La storia del Mozambico è stata molto travagliata: diviene colonia portoghese nel XV secolo, assumendo il ruolo di rifornitore di schiavi africani per le Americhe. Siamo di fronte a un periodo storico importante: l’era del colonialismo, durante il quale il Portogallo vive il suo periodo di massima espansione; momento in cui il più forte sovrasta il debole, arrivando anche a ottenere i primi mix di culture, tradizioni e lingue diverse. Una vera e propria dominazione che termina soltanto nel 1975, anno in cui, dopo più di un decennio di guerra, si ottenne finalmente l’indipendenza dei paesi africani dall’ oppressione portoghese. A partire da questo momento si sviluppa una nuova forma letteraria mozambicana che, attraverso il racconto e la poesia, illustra il cosiddetto “trauma della colonizzazione”. Gli scrittori mozambicani sono mossi da un sentimento di rivalsa e di rabbia: notiamo come i testi sono delle vere e proprie rivendicazioni politiche, indirizzate ad affermare la propria identità e intenti per costruire una propria immagine lontana dalla cornice portoghese. Ciononostante, la causa motrice che scatena questa ondata letteraria non è soltanto di tipo politico ma anche razziale: poesie e racconti che rivelano il dramma di essere neri dinnanzi ad una società governata dal prepotente colonizzatore bianco; una relazione di superiorità ed inferiorità giustificata dalla “missione civilizzatrice” dato che i popoli indigeni erano considerati pari ad animali, e dunque era compito del bianco europeo educarli e civilizzarli anche tramite crudeli meccanismi di repressione.

Dal punto di vista linguistico, notiamo che si intrecciano le lingue sbocciate sul suolo africano con la lingua del colonizzatore portoghese. Ciò evidenzia come la traccia portoghese sia rimasta ben radicata all’interno della cultura mozambicana: il risultato comporta un portoghese ibrido ed innovativo con strutture e neologismi che contribuiscono ad arricchire la lingua europea d’origine.

Gli scrittori mozambicani, attraverso la forza della scrittura a tratti sarcastica e a tratti rancorosa, riescono a trasformare questo loro cruccio in un’esplosione di creatività poetica. In particolare, magia, umorismo, satira e tradizione sono gli ingredienti utilizzati da Mia Couto per esprimere l’essenza mozambicana attuale. Questo scrittore su cui ho intenzione di soffermarmi, è considerato come icona e innovatore della letteratura del suo paese. Nasce nel 1955 a Beira da genitori portoghesi. Si può considerare come privilegiato per l’epoca dato che in quegli anni il 98% della popolazione mozambicana era analfabeta. Durante gli anni ‘80 si è lanciato sul mondo della scrittura e da allora non si è più fermato. Attualmente è tra gli autori mozambicani più apprezzati in tutto il mondo, oltre ad aver vinto diversi premi letterari tra cui il premio Camões nel 2013. Il suo tratto distintivo sono sicuramente i neologismi nati carichi di espressività nati dall’incrocio di diverse parole di origine talvolta portoghese, talvolta africana (come, per esempio “abensonhadas”, frutto dei termini “abençoadas” e “sonhadas”, rispettivamente “benedette” e “sognate”).

L’autore si appropria dei racconti della tradizione orale per poi riadattarli con carta e penna modificandone le strutture con l’aggiunta di dialoghi, metafore e voci narranti; questi dettagli conferiscono ai racconti un’aura onirica ed incantata. Effettivamente, ciò che colpisce di più di questo autore sono le immagini surreali e magiche da lui evocate: leggendo i suoi scritti ci imbatteremo in fiumi che fluiscono controcorrente o vedremo per assurdo che da una donna senza vita nasce un bambino; ci emozionerà lo sguardo di un ragno che si specchia negli occhi di una anziana madre che attende il ritorno del figlio dal fronte; rifletteremo con la fucilata sparata alle sagome dei giocatori del biliardino raffigurati di nero in spregio alla truppa portoghese. Tutte queste storie donateci da Couto raccontano la realtà di una situazione d’emergenza.

È evidente come la letteratura non sia soltanto un gesto poetico, ma anche un atto etico politico.

Greta Accardi