Le api: un mondo da conoscere per un mondo da proteggere.
In occasione della giornata mondiale delle api, stabilita il
20 maggio, con questo articolo vediamo di conoscere e capire la vita di questi
insetti, piccoli nelle forme, grandi per il loro operato, fondamentali per la
sopravvivenza del mondo.
Scientificamente l’apis è un genere di insetto della
famiglia Apidae, è l’unico genere della tribù Apini, e solo due delle specie
comprese nel genere (che ne conta ben 27) possono essere allevate dall’uomo,
l’apis mellifera e apis cerana. L’apis mellifera, diffusa in tutto il mondo ad
accezione delle zone artiche ed antartiche, è l’unica conosciuta in Europa,
mentre l’apis cerana, dalle dimensioni più ridotte rispetto alla mellifera, è
tipica del sudest asiatico, diffusa in Cina, India, Giappone, Malaysia, Nepal,
Bangladesh e Papua Nuova Guinea.
Personificazione dell’operosità, è un insetto simbolico,
protagonista di miti, leggende e culti religiosi, conosciuto già nella
preistoria. Sono stati ritrovate infatti, pitture murali in Spagna, risalenti
al periodo magdaleniano (17/18.000 anni fa), dove l’uomo si serviva delle api
per trarne il miele.
Nella mitologia greca erano considerate messaggere delle
Muse, per la loro sensibilità ai suoni, ma anche simbolo di un popolo
obbediente al suo re. Nel mito che narra la nascita di Zeus, re dell’olimpo,
quando la madre Rea lo sottrasse dal padre Crono e lo nascose in una grotta del
monte Ida a Creta, fu nutrito non solo dal latte della capra Amaltea, ma anche
da un miele prodotto dalle api locali.
Protagoniste di un episodio delle Georgiche di Virgilio, che
narra la credenza, comune fino al diciassettesimo secolo, della generazione
spontanea della vita, la bugonia. L’episodio illustra come il pastore Aristeo,
apicoltore a cui morivano le api perché colpevole della morte di Euridice,
promessa sposa di Orfeo, esegue un rito purificatorio sacrificando un bue per
chiedere il perdono degli dei. Compiuto il sacrificio, Aristeo assiste al
fenomeno della bugonia: un intero sciame di api che rinasce dalla carcassa del
bue.
Storia simile è narrata anche nella Bibbia, in cui sansone
pone un enigma con protagoniste le produttrici di miele.
Tralasciando i miti e le leggende, seppur affascinanti,
vediamo di capire come funziona la vita delle api.
Conosciute per la produzione del miele e della pappa reale,
alimenti nutrizionali eccezionali, le api sono insetti sociali, infatti
costruiscono una vera e propria famiglia che vive in una struttura molto
complessa che costruiscono loro stesse, si potrebbe dire che sono gli ingegneri
del mondo animale: l’alveare, costituito da favi di cera.
Il cuore dell’alveare è la regina. L’appellativo non è dato
a caso, fin prima della sua nascita e per il resto della sua vita infatti, la
regina gode delle migliori attenzioni delle api. Non ci è ancora dato sapere come
e perché viene scelto uno specifico uovo, infatti le uova dalle quali nasce una
regina o un’ape operaio sono assolutamente identiche, con il medesimo materiale
genetico. La differenza sta nella nutrizione delle uova: quello nutrito solo
con pappa reale si schiuderà dopo sedici giorni da cui nascerà una
“principessa” la cui durata di vita può arrivare fino a cinque anni, talvolta
sette. Mentre quello nutrito per tre giorni con pappa reale e per ventuno da
miele, nascerà un’ape operaia, la cui vita varia da un minimo di quaranta
giorni ad un massimo di sei mesi. Strabiliante vero?
Perché la regina è così importante? Semplice, da lei dipende
la vita dell’intero alveare. Essendo l’unica sessualmente fertile infatti, la
regina depone le uova, garantendo il ricambio delle api; viene accudita dalle
api nutrici che si occupano esclusivamente di lei. Senza di loro la regina non
potrebbe sopravvivere, e legate da un legame strettissimo, vivono in virtù del
bene comune.
Essendo la madre delle api, è colei che decide il buon
andamento dell’alveare grazie alla particolarità di alcune sostanze che emana.
Queste sostanze sono le linee guida delle altre api, che le seguiranno. Inoltre
è la regina a spiccare il volo con tutta la corte al seguito, decidendo di
fondare una nuova colonia. Se l’ape regina muore, segna la fine dell’alveare,
in quanto tutte le altre api moriranno, sia quelle operaie che i fuchi (i
maschi della famiglia, presenti in numero ridotto). Straziante e meraviglioso
al contempo.
E il miele? Come si estrae?
Ho cercato di trovare risposta a queste domande chiedendo
direttamente informazioni ad una figura essenziale per noi tutti e per le api:
l’apicoltore. Una sorta di papà delle api, che le protegge spostando l’alveare
in luoghi più sicuri, le pareggia se diventano troppo deboli, le cura se si
ammalano (sono spesso attaccate da parassiti molto dannosi per loro), le nutre
nei periodi di scarsa fioritura, integrando la loro alimentazione con i canditi
(no, non quelli del panettone ma simili). Perché lo fanno? Perché così le api
non consumano la scorta di miele all’interno della loro cassetta, arrivano in
piena forma alla fioritura dei vari pollini (acacia, castagno, millefiori,
dipende da quali tipi di piante ci sono vicino l’alveare, alcuni apicoltori per
esempio effettuano il “nomadismo” cioè spostano l’alveare in base al tipo di
miele che vogliono raccogliere). Un alveare in piena salute significa benessere
per l’ambiente, per la natura e per l’apicoltore stesso. Alimento dai
molteplici benefici e dalle numerose proprietà, il miele è anche curativo.
Nella medicina erboristica infatti, il miele è suggerito per svariati usi:
favorisce la cicatrizzazione e l’idratazione, migliora il sonno e la
concentrazione, ci aiuta contro la tosse, basta scioglierlo nel latte caldo o
nel tè. Si pensa che abbia anche un’azione ipotensiva, aiutando quindi
l’apparato circolatorio, e aiutano anche l’apparato digerente, migliorando la
flora batterica e l’assorbimento di calcio e magnesio.
L’estrazione del miele, è un momento delicatissimo per le
api e per chi lo esegue. C’è una tecnica ben specifica che l’apicoltore
effettua, sempre salvaguardando con attenzione tutti gli insetti, che sono il
suo bene più prezioso. Le api vivono durante tutto l’anno dentro una cassa che
si chiama arnia, e solo durante il periodo di fioritura e dopo aver inserito
l’escludi regina, viene sovrapposto un ulteriore modulo chiamato melario.
Nell’arnia infatti si trovano le scorte di miele, mentre sul melario le api
mettono quello in eccesso, che si ottiene nei periodi di abbondanza. Quindi non
si tocca mai il miele del nido e si raccoglie solo quello in eccedenza, così da
non recare nessun danno alle scorte di cibo della famiglia. Nel momento preciso
della raccolta, i melari vengono messi in modo che le api possano abbandonarli
tornando nell’arnia. Inoltre, prima del trasporto, i melari vengono soffiati,
così che se qualche ape è rimasta incastrata tra i telai, può rientrare
nell’alveare. Il miele viene estratto dai telai per mezzo di una centrifuga chiamata
smielatore, in un laboratorio dove non ci sono api. Successivamente il miele
estratto viene messo in un contenitore d’acciaio, il maturatore, dove la cera
sale in superficie ed il miele scende. Quando sarà maturo verrò messo nei
contenitori.
Questo è il modo in cui lavorano gli apicoltori, nel pieno
della salute e del benessere per le api, stando minuziosamente attenti ad
ognuna di loro, a differenza invece delle grandi industrie dove l’attenzione è
sicuramente minore. Gli apicoltori prediligono la qualità del miele ed il
benessere delle api, le industrie la quantità. Quindi il consiglio che vi posso
dare è: cercate un apicoltore vicino, e comprate il miele da lui. Ne gioveranno
il vostro palato, l’ambiente e le api stesse.
Ma perché le api sono così tanto importanti?
Più che importanti, le api sono essenziali per la continuità
della vita: dal loro lavoro di impollinazione dipende la quasi totalità della
produzione agricola coltivata e spontanea, e tutto ciò che da essa deriva. In
alcune zone della Cina, dove l’ambiente è talmente inquinato da aver ucciso
ogni insetto pronubio, gli uomini salgono sugli alberi e con piume di uccello
cosparse di polline tentano di fare ciò che le api fanno naturalmente, da
sempre. Il risultato di questi sforzi? A parte le risa per l’immagine che
danno, è davvero ridicolo ed insignificante.
Oltre al ruolo della produzione di miele, l’ape è quindi un
indicatore biologico della qualità dell’ambiente e ad oggi rappresenta una
delle emergenze ecologiche in corso. In Italia nel 2007 sono morte il 50% delle
api, persi duecentomila alveari (ogni alveare conta tra le sessanta e le
settantamila unità) e circa duecentocinquanta milioni di euro nel settore
agricolo. Ad oggi la situazione è addirittura peggiorata, con una moria europea
del 53%. Solo gli Stati uniti hanno dichiarato di aver subito la maggior
perdita di api nella loro storia: dal 50 al 90%.
Le api muoiono per svariati motivi, il maggiore di tutti è
l’uso dei pesticidi ed insetticidi da parte dell’uomo, tanto che in vari paesi,
i regolamenti fitosanitari, fra i vari vincoli che hanno imposto per la
salvaguardia delle api e degli insetti pronubi in generale, vietano l’utilizzo
di trattamenti, anche con insetticidi, durante il periodo della fioritura.
E noi cosa possiamo fare? Innanzitutto, sappiate che le api
non pungono. O meglio, non pungono se non si sentono costrette a farlo per
difendere l’alveare (che non sarà poi troppo lontano, pensate che le api hanno
un “raggio di azione” di 3 chilometri) come estrema risorsa. Pungendo infatti
le api si condannano a morte, perché la puntura causa il distacco del
pungiglione ed il loro conseguente decesso. Loro si occupano di visitare fiori
e curarsi esclusivamente di loro. Se ci ronzano intorno, stiamo calmi e
allontaniamoci, oppure possiamo urlare e scappare a gambe levate, l’importante
per noi e per loro è non farsi pungere. L’ape si allontanerà e tornerà al suo
lavoro, essendo un animale estremamente laborioso. Non confondetele con le
vespe, che invece essendo onnivore e ghiotte di pic nic, non si preoccupano
affatto di pungerci. Sono molto diverse, per forma, colore e suono emesso, non
cadete in errore.
Vi ricordo inoltre che se trovate un alveare da qualche
parte, o magari vicino casa vostra, state calmi e non vi spaventate, sono del
tutto innocue! Non dovrete far altro che chiamare un apicoltore, il quale
prontamente verrà a prenderle, ringraziandovi magari con un bel barattolino di
sano e profumato miele!
Ricordate quindi che le api sono fondamentali, dalla loro
esistenza, dipende la nostra!
Buona giornata delle api a tutti!
Aurora Magliocchetti