Forse in pochi lo sanno, e personalmente anche io l’ho scoperto da poco ma domani, 27 marzo si celebra la giornata mondiale del teatro.



Istituita a Vienna durante il IX Congresso mondiale dell’Istituto Internazionale del Teatro nel 1961, quindi non troppo tempo fa, ma celebrata solamente a partire dall’anno dopo, è stata proposta dal drammaturgo finlandese Arvi Kivimaa e da lì, tutti gli anni si celebra questa giornata facendo condividere a una personalità del mondo del teatro la propria visione di questa magnifica arte.

Il messaggio che ne viene fuori viene poi tradotto in tutte le lingue e letto nei teatri prima della messa in scena serale delle opere.

Il teatro piace a molti ed è bellissimo poter vedere “in carne ed ossa” i personaggi delle nostre opere preferite, potersi sedere comodamente e farsi quattro risate vedendo una commedia, e magari anche cantare qualche canzone insieme agli attori. Si entra, si paga il biglietto, ci si siede comodi e si aspetta l’inizio dello spettacolo.

Ma com’è stare dietro le quinte? Quanto lavoro c’è dietro?

Come scritto qualche riga sopra, ogni attore, ogni ballerino, ogni componente di una troupe teatrale, ha una sua personale visione di questa meravigliosa arte. Per questo motivo, in occasione di questa giornata, si è deciso di dedicare parte di questo articolo alla visione del teatro da parte di una ragazza, Sara Vasselli, studentessa del corso di studi magistrale in Scritture e Produzioni dello Spettacolo e dei Media presso la “Sapienza” e che collabora con le associazioni culturali Malacoda e Brusio Sostenuto.

“In teatro tutto è possibile. Quando andiamo al cinema crediamo solo a ciò che vediamo, ma a teatro è diverso. Bastano un gesto e una battuta per creare un mondo, anche quando il budget è basso e il teatro ha i sedili scomodi. E se è possibile questo, noi attori non ci arrendiamo di fronte alle continue chiusure e zone rosse. Provare in questa situazione ci ha messo di fronte a sfide nuove, alcune logistiche, altre esistenziali. Da un lato dobbiamo cambiarci completamente i vestiti prima e dopo le prove, disinfettarci anche l’anima, misurarci la temperatura e scrivere gli spettacoli affinché nessuno si scambi mai oggetti e baci. Dall’altro, veniamo fermati in continuazione dalle zone rosse e dai produttori che si ritirano perché, diciamocelo, chi è che va a teatro in pandemia, anche se e quando si potrà? Ma in teatro tutto è possibile e allora ci si prova, fra compensi sempre più bassi e prospettive sempre più ridimensionate. Io mi sento estremamente fortunata perché, nonostante tutto, riesco ancora a provare in un teatro “vero”, con il legno sotto ai piedi e la platea vuota che mi guarda, ma in molti sono rimasti a casa. Per fortuna, quella degli attori è una razza mutevole per sua natura e sono riusciti a reinventarsi in tanti, fra cortometraggi e spettacoli in stream.

Il teatro sta morendo, è innegabile, ed era innegabile anche prima della pandemia, ma il mio augurio, in onore di questa giornata, è quello di sfruttare il momento di crisi per rinnovarci e tornare migliori di prima. Possiamo e dobbiamo riuscirci.”

Sara Vasselli e Alessandra “Sandra” Alfano