Considerato uno dei compositori di musica classica più importanti e influenti di tutti i tempi, è stato l’ultimo rappresentante del classicismo viennese e la sua opera ha avuto una notevole rilevanza per il linguaggio musicale dal XIX secolo in poi: stiamo parlando di Ludwig van Beethoven.
Sapevate che…?
Nacque a Bonn nel 1770 da una famiglia di umili origini, che vantava una tradizione musicale da almeno due generazioni: sia il nonno che il padre Johann, infatti, erano musicisti. Johann era un uomo piuttosto violento, dedito all’alcool, e fu molto rigido nell’educazione impartita al figlio, di cui voleva fare un bambino prodigio alla pari di Mozart. Il suo tentativo non ebbe comunque gli effetti da lui sperati, e questo fu causa di ulteriori contrasti con il giovane Ludwig, che risentiva del rapporto burrascoso che aveva col padre: si dice che quest’ultimo era solito svegliarlo nel cuore della notte e lo costringeva a suonare per intrattenere i suoi ospiti.
Il titolo originale della nota composizione Per Elisa era in realtà un altro: il pezzo doveva infatti intitolarsi Per Teresa (“Für Therese”) ed era dedicato alla musicista austriaca Therese Malfatti, con la quale Beethoven progettava di sposarsi. Il titolo del pezzo è stato poi erroneamente trascritto da un copista, che faticava a decifrare la scrittura poco comprensibile dell’artista, ed è diventato universalmente noto nel modo in cui lo conosciamo oggi.
Il mancato matrimonio con Therese causò in Beethoven una profonda delusione, ma non fu l’unico: un altro amore mai realizzato fu quello per la sua allieva sedicenne Giulietta Guicciardi, dedicataria della Sonata per pianoforte n. 14 (“Al chiaro di luna”). Quest’ultima andò invece in sposa al conte Wenzel Robert von Gallenberg. Beethoven, tuttavia, era consapevole del fatto che si trattava di un amore difficilmente concretizzabile, sia per la differenza d’età che di status.
Iniziò a diventare sordo prima dei trent’anni, fino a perdere del tutto l’udito nel 1819: ciononostante, nel 1824 compose una delle sue opere più celebri, la Nona sinfonia, il cui tema finale include il coro realizzato sui versi dell’ode Inno alla gioia di Friedrich Schiller. Il componimento, che rappresenta uno dei massimi capolavori della musica occidentale, è stato poi adottato come inno ufficiale dell’Unione Europea a partire dal 1972.
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
È arrivato il momento
per la Fase 2.
In una conferenza stampa
tenutasi domenica 26 aprile il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è
rivolto all’intera nazione per illustrare le nuove misure per un lento e
graduale ritorno alla quotidianità.
Inutile negare che, dopo
aver trattenuto a lungo il fiato, quello che ha seguito il discorso del Presidente
non è stato un sospiro di sollievo.
Il rinnovo di numerose
restrizioni ha infatti sollevato l’amarezza e il risentimento della maggior
parte della popolazione, desiderosa di vita, di affetto e di normalità.
Consapevoli che ci
troviamo di fronte ad un avvenimento senza precedenti storici non resta che
rinnovare la nostra fiducia negli esperti che stanno guidando il paese verso
una graduale ripresa, con la certezza che ogni cosa avrà il suo tempo.
Sara Nardi
Questo 25 aprile
è stato per tutti una ricorrenza piuttosto atipica: dal 1945 non c’è mai stato
un reale motivo per dover passare la giornata della Liberazione segregati in
casa. È curioso pensare però che non siamo stati i soli a ritrovarci di fronte
a una grande ricorrenza storica, ragione di orgoglio e felicità, durante la
stessa giornata. Anche in Portogallo
il 25 aprile si festeggia la giornata della Liberazione (Dia da Liberdade) e, durante questa quarantena imposta dal
Covid-19, i portoghesi hanno cantato dalle finestre per celebrare il 46°
anniversario dalla fine della dittatura di Antonio Salazar. Solitamente questa
ricorrenza viene celebrata con dei cortei che prendono vita nelle piazze e
nelle strade delle varie città portoghesi e che fanno radunare moltissima
gente. Visto il particolare momento storico, l’Associazione 25 di aprile ha
chiesto alle radio e alle reti televisive della nazione di trasmettere alle 15
la canzone simbolo della Liberazione (Grândola,
Vila Morena) e, a seguire, l’inno nazionale. I canali social si sono
riempiti, in pochi secondi, di video di persone affacciate alle finestre delle
proprie case a cantare le due canzoni e c’era anche chi aveva un garofano in
mano (simbolo della Rivoluzione dei garofani, evento che il 25 aprile ha reso
il Portogallo un Paese democratico). Sabato mattina la cerimonia in cui il
Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa ha fatto il suo discorso, è
iniziata con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del Covid-19. Tra
le varie affermazioni del Presidente c’è quella in cui dichiara: “Il 25 aprile
è fondamentale e deve essere ricordato. In questi tempi di dolore, sofferenza,
lutto, lontananza e isolamento è importante che festeggiamo la Patria,
l’indipendenza, la Repubblica, la libertà e la democrazia”. È probabilmente per
questo che il Presidente della Repubblica, durante i giorni precedenti, ha
incoraggiato i cittadini a festeggiare e a farsi sentire con i canti nazionali
rispettando sempre e comunque le regole sanitarie. L’evento cerimoniale, che il
Presidente teneva molto a svolgere, è stato criticato dai cittadini (ma anche
dai politici). Nella stessa sala in cui il Presidente ha enunciato il discorso
erano presenti 80 persone ma, pur seguendo le dovute precauzioni sanitarie
(quali mascherine e distanza sociale), la gente ha trovato comunque qualcosa da
ridire.
Beatrice De Luca
In Inghilterra, Scozia e Galles si
registra il numero più basso di decessi giornalieri dal mese di marzo. Di
recente, sono iniziate le sperimentazioni sugli umani dei vaccini. La prima
volontaria ad offrirsi come “cavia” è una microbiologa italiana di 32 anni,
Elisa Granato, la prima di oltre 1000 persone: “Farei di tutto per dare il mio
contributo al progresso scientifico”. Nel frattempo, il governo suggerisce a
tutta la popolazione di considerare l’idea di aiutare il lavoro nei campi di
raccolta di frutta e verdura, per evitare che questi vadano sprecati. Una
situazione analoga a quella che solo qualche settimane fa è stata presentata
dalla Ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova in Italia; in un momento di
crisi come questo, ci sono persone che a stento riescono a sopravvivere e allo
stesso tempo raccolti che vanno buttati per mancanza di mano d’opera.
In Australia, in occasione dell’Anzac Day lo scorso 25 aprile, i
cittadini hanno mostrato il loro spirito di comunità, riversandosi sui vialetti
di casa e balconi per la cerimonia dell’alba. La scorsa domenica, il governo ha
ufficialmente lanciato l’App per il tracciamento del virus, che dopo appena 4
ore ha riscontrato più di un 1 milione di download. Nel frattempo, la Cina ha
definito la richiesta australiana di indagare sulla gestione della pandemia
come una manovra politica volta a rimestare sospetti e accuse. Inoltre,
l’invito è stato quello di mettere da parte questioni di questo genere e
pensare al Welfare del proprio paese, contribuendo alla cooperazione globale
per sconfiggere il virus.
In Canada, durante questa settimana le
province dell’Ontario e del Québec annunceranno i primi passi verso
la riapertura. Lo scenario politico e tecnico-scientifico canadese oscilla fra
un atteggiamento di cautela e uno di tutela per un’economia messa in ginocchio
dal virus. Si sta discutendo anche di introdurre delle applicazioni, che
permetteranno agli utenti di constatare se sono stati in contatto con il virus,
tramite la geo-localizzazione. Ad ogni modo, ci si aspetta molta prudenza; il Presidente
Trudeau invita alla cautela, sottolineando che una volta tolte le misure di
contenimento, non è certo che i guariti non possano contrarre il virus
nuovamente.
Gli Stati
Uniti si apprestano a far ripartire l’economia interna nonostante le
opinioni contrastanti tra governo e sanità sulla riapertura. I cittadini potranno
aspettarsi un lento ritorno alla normalità con distanziamento sociale e misure
restrittive per tutta l’estate. Nei prossimi giorni, in molti stati si tornerà
al lavoro per necessità, nonostante gli esperti ribadiscano che allentare la
presa ora, senza eseguire i test, potrebbe avere ritorsioni devastanti. In
California, migliaia di bagnanti hanno cercato sollievo dall’afa recandosi in
massa sulle spiagge di Malibu. Le autorità locali, pur sconsigliando la
circolazione, riportano che le distanze sono state rispettate e che non bisogna
ignorare l’impatto psicologico del lockdown sulle persone.
La Spagna è il
secondo paese al mondo per numero di contagi da Covid-19. Ricordiamo il 31
gennaio come la data in cui venne confermato il primo caso positivo nel paese,
anche se sarà a partire da marzo che i contagi cominceranno ad aumentare in
modo esponenziale.
Ad oggi, la curva
dei contagi giornalieri è in fase di stabilizzazione. Dalla settimana scorsa i
servizi non essenziali, che hanno dovuto fermare le loro attività in seguito al
decreto di restrizione emanato dal governo come misura di contenimento dei
contagi da SARS-Cov-2, sono potuti tornare al loro operato e a partire dal 27
aprile sarà concesso ai minori di 14 anni di uscire accompagnati da un
genitore. Un altro segnale che fa ben sperare è che i casi positivi giornalieri
registrati diminuiscono giorno per giorno: in un mese si è passati dal tasso di
crescita giornaliero di oltre il 42% a un 2%.
Tutte le comunità
autonome, insieme alle città autonome di Ceuta e Melilla, registrano casi di
persone contagiate. Madrid continua a essere il focolaio principale della
pandemia in Spagna, con più di 62.500 positivi e 7.922 morti, seguita dalla
Catalogna che supera i 47.000 contagi e sfiora quasi i 4.500 morti. La
situazione sicuramente non è uniforme su tutto il territorio, dal momento che
la malattia si propaga con una velocità diversa in ogni regione, tuttavia anche
il numero delle ospedalizzazioni è in diminuzione.
Focalizzandoci
sull’incidenza per età e sesso, il 95% delle vittime in Spagna ha più di 60
anni, questo è quanto emerge dalle statistiche condotte dal Ministero della
Salute. Di questi, la percentuale più alta di morti si registra in persone che
hanno superato gli 80 anni di età, con circa il 60% dei decessi. Inoltre, si
evince che la malattia è più letale negli uomini rispetto alle donne e che al
di sotto dei 40 anni il tasso di mortalità è estremamente basso. Per quanto
riguarda l’età media dei contagi a livello nazionale, la maggior parte degli
infetti ha più di 40 anni e la fascia di età compresa fra i 50 e i 59 anni è
quella che registra più casi, mentre tra i minori quasi non ve ne sono.
In Venezuela
sono stati registrati 5 nuovi casi di Covid-19 nelle ultime 24 ore, per un
totale di 323 casi positivi e 132 pazienti guariti.
In Messico
sono stati registrati 46 nuovi decessi, raggiungendo così la cifra di 1.351
morti totali. Nella città di Guadalajara stanno costruendo un cimitero
esclusivamente dedicato alle vittime del Covid-19.
In Argentina,
Colombia ed Ecuador si sta cominciando a pensare a delle strategie per
allentare gradualmente le misure di restrizione che sono state imposte dai vari
governi.
Questa domenica
il Ministero della Salute di Cuba ha confermato 32 nuovi casi di
Covid-19 sull’isola. Il totale di positivi confermati è dunque di 1.369, con
501 guariti e 54 decessi totali.
Karen Marinelli
In Francia si
parla della situazione italiana, il quotidiano Le Monde annuncia: “Nella
giornata di domenica 26 aprile l’Italia ha registrato il bilancio di vittime
più basso dal 14 marzo. Il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato che le
scuole non riapriranno prima di settembre per evitare rischi di contagio” e ha
aggiunto che “la salute dei nostri figli è in gioco”. In quarantena dal 10
marzo, per l’Italia si preannuncia la prima estate senza turisti stranieri. I
responsabili di attività turistiche si preparano ad accogliere i propri
connazionali nel rispetto delle norme indicate dal governo e del distanziamento
sociale.
In Svizzera i contagi stanno diminuendo,
l’Ufficio Federale della Sanità sostiene che nonni e nipoti possono
riabbracciarsi, ma ribadisce l’importanza del lavarsi le mani ed evitare
assembramenti. Le stampanti 3D degli Ateliers di Renens sono sempre in
funzione, producendo migliaia di mascherine. Lunedì riaprono tutte le attività
commerciali, ma verranno messi tornelli all’ingresso per evitare affollamenti.
Mercoledì 29 aprile, il Consiglio federale presenterà il piano di riapertura
delle scuole: il governo vuole l’esame di maturità online, ma Friburgo insiste
sull’importanza degli scritti in presenza per non svalutare il diploma.
In Belgio anche questa settimana non si sono
fermate le polemiche, dalla mancanza di cifre ufficiali sui morti tra il
personale medico sanitario, al rifiuto di rimpatriare migliaia di belgi
marocchini bloccati da un mese e mezzo in Marocco. Eppure, per vedere il “bicchiere
di birra” mezzo pieno, il famoso birrificio Jupiler
si è offerto di regalare dieci birre a tutti quelli costretti a festeggiare il
compleanno in casa. Un’iniziativa di solidarietà a cui si è aggiunta quella di
diversi attori belgi che hanno proposto una lista di film da non perdere per
ingannare il tempo in quarantena. Il Covid-19
scuote società e coscienze.
L’Africa vede la mobilitazione di un gruppo di
suoi intellettuali, su iniziativa dell’ivoriano Franck Hermann Ekra. Il
movimento porta alla luce alcune consapevolezze che oggi si fanno sempre più
solide: voci come quella dello scrittore nigeriano Wole Soyinka e del filosofo
senegalese Bachir Diagne si uniscono al coro di chi chiede all’Africa di
risvegliarsi. Le disuguaglianze economiche del continente rispetto al resto del
mondo e la sua straordinaria forza di resilienza sono al centro di questa
riflessione. All’Africa di domani è richiesta forza, solidarietà, creatività.
In Canada, nella regione del Québec il ministero
della Salute analizza strumenti controversi di geolocalizzazione per i
cellulari: nel tentativo di evitare una seconda ondata di contagi e nell’ottica
di mantenere la curva a un livello basso, il monitoraggio degli spostamenti
pare essere l’opzione più allettante per il governo della Provincia. In
particolare, si stanno analizzando un’applicazione basata sul Bluetooth e una
localizzazione GPS. Come emerge dal quotidiano Le Journal de Montréal, il governo sta valutando la situazione,
tenendo in considerazione i problemi etici e legali e considerando il pieno
rispetto della privacy dell’individuo.
In Germania la cancelliera
tedesca Angela Merkel nel suo podcast settimanale afferma: “Una cosa è
chiara: dovremo essere pronti a dare contributi chiaramente più alti per il
Bilancio europeo”, in modo da poter consentire all’Europa di difendersi
dagli effetti della crisi poiché “la Germania può stare bene solo se l’Europa
sta bene”. Un altro argomento da lei trattato è quello degli indumenti
protettivi: non ritiene che sia un bene il fatto che provengano solo da paesi
lontani, dunque per rendere l’Europa indipendente da paesi terzi si sta
accelerando la produzione di beni protettivi in Germania e in Europa.
In settimana ci sarà un incontro tra
la cancelliera e il CEO della compagnia aerea Lufthansa, fortemente colpita a
livello economico a causa della pandemia, per discutere in merito al pacchetto
salvataggio. Il governo pensa ad un pacchetto di aiuti fra i 9 e i 10 miliardi
di euro, ancora incerto è in che modo si concretizzerà questo aiuto e se
Lufthansa verrebbe eventualmente nazionalizzata temporaneamente.
Der Spiegel pubblica un lungo articolo
in cui difende l’Italia sulla questione eurobond e invita la Germania a fare
autocritica: l’Italia non è spendacciona, come la si descrive troppo spesso,
l’indebitamento italiano non risale a tempi recenti, bensì agli anni ’80 e
questo a causa degli alti tassi da pagare sul debito. L’autore dell’articolo,
Fricke, ricorda che dal 2000 gli investimenti pubblici italiani sono calati del
40%, nell’istruzione si è investito un decimo, si registrano tagli alla sanità
che hanno contribuito a causare un altissimo numero di decessi per Covid. La
colpa di tutto ciò non è certamente dei tedeschi tuttavia sarebbe ora di
smetterla di accusare costantemente l’Italia e anzi sostenere gli eurobond.
Questo è di fondamentale importanza altrimenti “in un paio di anni l’Unione Europea
non sarà più tale. Francia e Italia avranno al potere persone come Donald Trump
e Boris Johnson, che non hanno nessuna voglia di stare al gioco: quel gioco sul
quale la Germania da decenni costruisce il proprio benessere”.
Negli ultimi giorni nel paese si
sono registrate proteste: nonostante le misure imposte dallo stato siano molto
meno restrittive di quelle italiane, diverse persone hanno manifestato contro
il lockdown. I manifestanti chiedevano a gran voce di riavere indietro la loro
vita e la loro libertà, alcuni hanno protestato mantenendo la distanza di
sicurezza, altri si sono assembrati portando la polizia ad intervenire e ad
arrestare più di 100 persone. A Berlino e a Monaco i proprietari
di hotel, pub e ristoranti hanno manifestato in maniera molto singolare: hanno
esposto sedie, letti, tavole apparecchiate tutti vuoti per simboleggiare
l’assenza di clientela. Chiedono tempi certi per la riapertura e aiuto dal
punto di vista finanziario. Il governo ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti
da 10 miliardi di euro per pagare i sussidi di disoccupazione e ha deciso di
tagliare l’IVA dal 19% al 7% per un anno per bar e ristoranti.
Rosa Palumbo
Quest’anno, in Arabia Saudita, il Ramadan ha tutto un altro aspetto
con la chiusura delle più importanti città sante dell’Islam, La Mecca e Medina.
Il Paese, però, non si perde d’animo e punta tutto sulla cultura.
Il Ministero della Cultura Saudita ha invitato tutti i segmenti della società
a partecipare all’iniziativa “Cultura in isolamento” che si propone di
stimolare l’interesse di curiosi, dilettanti e specialisti in diversi tipi di
arti visive e figurative. Di seguito alcuni esempi.
Letteratura in isolamento: hanno aderito a questo progetto più di 95.000
cittadini che hanno condiviso su Twitter – tramite l’hashtag
“#letteratura_inisolamento” – poesie, storie, romanzi e pagine di diari.
Maratona di lettura: l’obiettivo di questa iniziativa consisteva nel far
leggere ai cittadini circa 100.000 pagine ogni settimana, con lo scopo di far
avvicinare la popolazione, ma soprattutto i più giovani, alla lettura.
Chat artistica: attraverso il suo account Instagram, il Ministero ha
trasmesso le performance di diversi cantanti sauditi e non.
Film e Teatro: il Teatro Nazionale saudita ha indetto un concorso per
autori teatrali, assegnando dei premi finanziari allo scopo di investire nella
scoperta di nuovi talenti. Il Ministero della Cultura ha inoltre cercato di
promuovere l’industria cinematografica del paese trasmettendo ogni giorno un
diverso film saudita.
Cucina: l’Autorità delle Arti Culinarie ha lanciato un concorso intitolato
“L’eredità della nostra cucina”, al fine di arricchire la tradizione culinaria
saudita creando un database di ricette locali e autentiche. Le migliori saranno
poi pubblicate in un libro.
Ecco, invece, come il Bahrein previene e riduce la diffusione del
Covid-19.
L’ingegnere Kamal bin Ahmed Mohammad, Ministro dei Trasporti e delle
Comunicazioni, ha dichiarato che il Ministero, in collaborazione con il
Ministero della Salute e con la società di trasporto pubblico del Bahrein, ha
adibito un gran numero di autobus del trasporto pubblico a unità mobili
mediche. Queste ultime sono state dotate di tutta la strumentazione medica
necessaria atta a sostenere le operazioni di controllo eseguite in modo casuale
in diverse aree del Bahrein.
Si tratta di un’iniziativa che rientra negli attuali sforzi nazionali
portati avanti dal Bahrein e guidati da Sua Altezza Reale, il principe Salman
bin Hamad Al-Khalifa.
Le operazioni delle unità mobili sono già iniziate lo scorso 23 aprile
intorno alle 12.30 nella zona del distretto di Seef; questo è stato possibile
grazie a un personale medico altamente specializzato, composto, da un lato, da
un team di dottori e infermieri del Ministero della Salute, e dall’altro, da un
personale addetto esclusivamente alla raccolta di informazioni sull’operato di
tale équipe.
La raccolta delle informazioni è stata condotta durante l’effettuazione
random di test medici su un campione di soggetti per le strade di Manama.
Le unità mobili proseguiranno le operazioni giornaliere nella capitale alle
ore 15 e, in particolare, in Via delle Esposizioni alle ore 18.
Anna Parmegiani,
Chiara Riccardi, Dinella Vella
In Russia il 27
aprile il capo del Rospotrebnadzor ovvero il Servizio Federale per la tutela
dei diritti e del benessere dei consumatori, Anna Popova, ha annunciato una
graduale rimozione del regime di autoisolamento a partire dal 12 maggio. A suo
parere sarebbe prematuro rimuovere le restrizioni in questo momento,
argomentando così le sue dichiarazioni: “Comunichiamo e collaboriamo
costantemente con gli scienziati e siamo giunti alle medesime
conclusioni”. I dati mostrano l’effettivo miglioramento della situazione:
all’inizio della pandemia, il tasso di crescita dei contagi aumentava di quasi
il 30% al giorno; ora è sceso sotto i dieci.
Secondo gli ultimi
rilevamenti in Russia sono stati registrati oltre 87 mila infetti da COVID-19
di cui la maggior parte a Mosca, 794 dei quali sono deceduti e oltre 7 mila
guariti.
Riguarda proprio Mosca,
attuale centro della pandemia, una tra le buone notizie che circola nelle
ultime ore sulle testate giornalistiche del paese. La capitale infatti,
sembrerebbe aver superato il picco dei contagi già il 24 aprile. Questa
valutazione è stata espressa da Larisa Popovich direttrice dell’Istituto di
Economia Sanitaria e della Scuola superiore di Economia. La tesi della Popovich
si basa sulle dinamiche di morbilità: la situazione nella capitale dovrebbe
essere monitorata non semplicemente attraverso il numero di casi, ma attraverso
un metodo matematico di analisi e interpretazione dei dati più complesso,
particolarmente utilizzato in statistica, chiamato curve fitting.
Secondo i dati elaborati in tal maniera, il picco dei contagi a Mosca risulta
superato.
Per quanto concerne la
diffusione del coronavirus in Russia essa terminerà a luglio, secondo quanto
previsto dagli scienziati dell’Università di Singapore. Essi ritengono che
entro il 20 luglio la situazione si normalizzerà del 100%. Gli scienziati hanno
notato, appunto, che l’inversione di tendenza è già avvenuta il 24 aprile. Essi
si basano sullo stesso metodo matematico sopracitato, che descrive le dinamiche
dei soggetti sensibili alla malattia, malati e guariti. Ovviamente qualsiasi
previsione deve essere trattata con cautela.
Continua infine il
monitoraggio dei soggetti più a rischio; tra questi maggiore attenzione viene
rivolta alle donne incinte: “In Russia sono registrate circa 394 donne in
gravidanza che hanno contratto il coronavirus. Fortunatamente, la loro
gravidanza è stata relativamente facile e senza gravi complicazioni” dalle
dichiarazioni di Leila Adamyan, capo specialista in ostetricia e ginecologia
presso il Ministero della Salute russo. Inoltre, sono state rimandate tutte le
procedure di fecondazione in vitro: “Se la stimolazione è già stata
effettuata e tutto è pronto per la puntura del follicolo, è consigliabile
completare questo ciclo, prendere l’uovo e fecondarlo. Gli embrioni fecondati
devono essere crioconservati e il trasferimento posticipato ad un periodo più
favorevole con possibile diagnosi genetica preimpianto”, ha chiarito
Adamyan.
Clarissa
Giacomini
Zhang Ming, Capo della
Missione della Repubblica Popolare Cinese presso l’Unione Europea, ha
partecipato all’incontro“Friends of Europe”(think tank no profit con sede a
Bruxelles per l’analisi e il dibattito delle politiche dell’Unione Europea),
tenutosi via teleconferenza, in cui si è discusso di due tematiche principali:
il supporto della Cina in vista della situazione sanitaria nel Vecchio Continente
e il potenziale impatto pandemico sull’economia globale.
L’ambasciatore Zhang
Ming ha dichiarato: “Sono vicino al popolo europeo in questo momento di grande
difficoltà. Come ci ha dimostrato la Cina, adottare e – soprattutto –
rispettare delle rigorose misure restrittive è indispensabile in circostanze
così delicate. Sicuramente la routine di tutti noi ha subito grandi
cambiamenti, ma per fortuna la scienza è dalla nostra parte”.
La Cina è stata sempre
intenzionata a dare un contributo significativo all’Europa per debellare il
virus, afferma l’ambasciatore Zhang Ming, il quale ha aggiunto: “Secondo le
ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, quella che ci aspetta sarà la
crisi economica più grave degli ultimi 90 anni. Detto ciò, bisognerà tenere ben
saldi i rapporti con l’estero all’insegna di una solida cooperazione
internazionale. La Cina e l’UE sono due potenze chiave per l’economia mondiale
e hanno la responsabilità assoluta di coordinarsi al meglio per la ripresa
economica globale”.
L’ambasciatore Zhang
Ming approfitta anche per appellarsi criticamente a tutte le “fake news”
e a quelle linee di pensiero secondo cui gli aiuti provenienti dalla Cina
abbiano dei fini esclusivamente politici. Zhang conclude affermando: “Le fake
news [sugli aiuti dalla Cina] costituiscono un pericolo per tutto il mondo.
Ora come ora, abbiamo due virus da debellare, il Covid-19 e la disinformazione.
Quando la lotta anti-Covid era appena iniziata in Cina, abbiamo ricevuto gli
aiuti più sinceri e disinteressati dall’Europa, senza che il nostro popolo e i
nostri media abbiano minimamente dubitato della nobiltà di questi gesti. Il
sostegno tra Europa e Cina è reciproco e ha l’obiettivo di unire i due
continenti. Non si tratta assolutamente di un mero strumento politico”.
Intanto a Taiwan,
un simpatico pediatra famoso tra i social media taiwanesi, Chen Mu-jung, ha
ipotizzato quattro possibili scenari in cui l’uomo tornerà alla normalità, non
solo a Taiwan, ma in tutto il mondo. Il primo scenario è quello secondo cui il
virus “morirà” da solo, così come avvenne grossomodo con la SARS nel 2004. Chen
ha però ammesso che tale ipotesi è stata considerata dagli esperti come “troppo
ottimistica” e poco plausibile. Il secondo e il terzo scenario dipendono invece
rispettivamente dalla creazione di un “trattamento antivirale specifico” o di
un vaccino (per il cui sviluppo bisognerebbe aspettare almeno più di un anno).
Quarto e ultimo scenario, Chen non esclude l’ipotesi dell’immunità di gregge a
livello mondiale (indubbiamente il meno auspicabile e plausibile).
Il 27 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale del disegno, nota anche come giorno del disegnatore.
Per
celebrare degnamente il valore di questa antichissima forma d’espressione ho
scelto di farmi aiutare da qualcuno per cui il disegno rappresenta ben più di
uno dei tanti passatempi (di quelli che riscopri solo quando sei costretto a
casa da una pandemia, per intenderci).
Matilde
studia all’accademia delle Belle Arti, ha una camera traboccante di bozzetti,
disegni e materiali di ogni tipo ammassati ad ognuno dei quattro angoli, ma non
le piace definirsi un’artista. Decide comunque di aiutarmi a trovare qualche
spunto per quest’articolo.
Entro
nel suo regno, come ho fatto mille volte, ma questa volta mi soffermo di più
sui disegni appesi alle pareti: volti di donne, figurini con i vestiti di cui
va più orgogliosa, Frida Kahlo.
Cerchiamo
di ripercorrere la storia del disegno, dalle incisioni rupestri delle Grotte di
Rouffignac ai taccuini di Leonardo Da Vinci. Da dove partire per tracciare
l’inizio di questa storia?
L’uomo
ha sentito il bisogno di esprimersi attraverso quella che ora categorizziamo
come arte fin dall’inizio della sua storia. Nelle grotte di tutto il mondo si
trovano incisioni rappresentanti la vita quotidiana, come figure simboliche e
fantastiche, che risalgono fino a 60 mila anni fa. L’azione di incidere e
rappresentare qualcosa rispondeva a un’esigenza legata a riti magico-simbolici,
ma anche di svago. Si ipotizza che alcune rappresentazioni venissero fatte da
pastori fermi a guardia di greggi che pascolavano nei dintorni.
Il
disegno si è poi evoluto con la storia dell’uomo, declinandosi nelle varie
forme d’arte.
Conveniamo
che prima di tutto disegnare permette di esprimerci. Facciamo diventare reale
un’idea, un’immagine che altrimenti esiste solo nella nostra testa. “Non c’è un
giorno della mia vita in cui non ci sia stato un disegno” mi confessa Matilde.
Si ricorda di quella volta che sua madre la scoprì disegnare sul mobile del
bagno con uno dei suoi rossetti. Da quel giorno non ha mai smesso, e ora dentro
le sue creazioni ci mette la parte più profonda di sé, e quando decide di fartele
vedere si sta scoprendo, ti sta dicendo “questa sono io”.
È un
mezzo potente, tanto quanto la scrittura, la musica, le parole. Dai nostri
disegni di bambini, quelli con la striscia di cielo in alto e mamma e papà
davanti alla casetta, fino a quelli che svogliatamente buttiamo giù in un
angolo di quaderno mentre parliamo al telefono, passando per le opere di grandi
artisti, lì dentro ci siamo noi. La nostra essenza più pura e incontaminata.
La Giornata mondiale del disegno è un’occasione in più per sottolineare e riconoscere il valore della comunicazione attraverso il disegno e il ruolo che essa riveste nel mondo.
E
che il nostro disegno faccia riunire migliaia di ammiratori, o finisca
dimenticato in uno scatolone in soffitta poco importa, ha permesso di
esprimerci.
#MondayAbroad se chiudo gli occhi sono in… Marocco!
Viterbese con mamma marocchina, Diana è un mix
esplosivo di culture apparentemente molto distanti tra di loro, ma che
conservano i loro migliori pregi nel carattere della nostra speaker radiofonica
(Diana collabora, difatti, con RadioUNINT e, insieme alla splendida Cris
Petrillo, dà vita alla rubrica “Radio Mood”, in onda ogni mercoledì).
Parlare con Diana è come prendere una magnifica
boccata d’aria fresca: non importa se trascorri con lei due minuti o due ore,
alla fine avrai sempre il sorriso stampato in viso.
Quando le ho chiesto se volesse essere una delle
mie prede e raccontare un viaggio importante per lei, speravo con tutto il
cuore che mi parlasse delle sue origini: “se chiudo gli occhi sono a casa”
potrebbe essere un bellissimo viaggio che può accomunare tante persone che, mai
come in questo momento, desidererebbero riabbracciare i propri cari (siano essi
familiari o amici) e, con loro, vivere nuove avventure nei posti che li hanno
visti crescere.
“L’ultima volta che sono stata in Marocco risale a
due estati fa.
Mi hai chiesto di raccontarti un viaggio che mi ha
segnata e forse, scegliendo il Marocco, sto barando un po’. Il mio sangue è per
metà marocchino, ma ti parlo di questo viaggio perché, in realtà, ogni
esperienza in questo paese è completamente diversa da quella precedente.
Questa volta mi sono avventurata in macchina da
Tangeri ad Agadir per un totale di più di 800km ed è stata letteralmente
un’avventura.
Parlando di questa specifica occasione, posso
dirti che su di me ha avuto un impatto emotivo molto forte rispetto alle volte
precedenti. Mi sono addentrata nelle piccole realtà che circondano le città,
visitando luoghi che avevo già visto con un nuovo punto di vista, cercando di
riscoprire le origini di quel filo rosso che mi lega a quei posti dalla
nascita. Per esempio, una delle cose che mi porto nel cuore è la genuinità e il
calore delle persone che le spinge ad essere spontaneamente solidali nei
confronti del prossimo.”
Essendo io per prima una curiosona di nuovi sapori
(e non essendo ancora andata in Marocco, mea culpa), la domanda sul cibo è un
sempreverde: il tuo piatto preferito.
“Sono cresciuta con piatti della tradizione
marocchina che mi preparava mia nonna e doverne scegliere uno è veramente
complicato, ma sicuramente non potrei mai rinunciare al cous cous.
Un altro piatto che amo particolarmente è l’harira
e una delle più buone che ho mangiato è a Marrakech!”
(Per chi, come me, non conoscesse il piatto,
l’harira è una zuppa tradizionale della cucina berbera, in particolare
marocchina, a base di carne, pomodori e verdure, preparata generalmente durante
il periodo del Ramadan e in occasione di celebrazioni).
Concludiamo questo racconto speciale con le dolci parole di Diana che, alla domanda “torneresti perché…?”, mi risponde così “…tornerei in Marocco per condividere un bicchiere di thé alla menta con la mia famiglia; per il sorriso delle mie nipotine che ogni anno mi aspettano; per il profumo delle spezie che collega le vie del souk, per l’oceano che si incontra con la sabbia del deserto e mille altre ragioni che, ogni volta che me ne vado, mi fanno pensare “mi sento come a casa”.
Credo che ognuno di noi abbia un posto nel mondo in cui sa di sentirsi a casa più di ogni altro luogo. Io, due anni fa, credo di aver riscoperto il mio.”
Oggi è il 25 aprile, e mentre in Italia si festeggia la Festa della Liberazione, in Antartide e nel mondo si festeggia il World Penguin Day. Ebbene sì, avete capito bene, è la Giornata mondiale del pinguino e devo ammettere ragazzi che non sapevo neanche esistesse! La data segna, secondo il “The Antarctic Report”, la fine della migrazione dei pinguini di Adelia (specie più diffusa in Antartide), che a partire da questa data intraprendono un lungo viaggio verso le aree di pesca e le colonie, dove vanno a deporre le loro uova. Ovviamente la data scelta è per sensibilizzare e proteggere le specie di questo particolare tipo di “uccello che non vola”. Esistono circa 18 specie, ma quella più conosciuta è quella chiamata Pinguino Imperatore. Praticamente, come dice il nome, se la comanda un po’, fa il gradasso, e rimane tutto l’anno in Antartide, perché lui può e gli altri no. Peccato però, che proprio per questa sua testardaggine, è a rischio estinzione. Secondo il WWF Roma ci sono 10 cose da sapere sul pinguino imperatore: vive in Antartide e questo ve l’avevo già detto; è la specie più grande, può arrivare a pesare circa 40 kg (poi ovviamente se mangia troppo, ingrassa pure lui); vive in colonie affollate, quindi non è asociale, gli piace socializzare; nidifica fra i ghiacci, ovvero si accoppia con la sua “imperatrice” dopo un lungo corteggiamento e tac… rapidissimo (fa troppo freddo del resto); è un super papà e vi dirò perché: quando l’imperatrice depone le uova, le affida al super papà e lui se ne prede cura mantenendole al caldo, in equilibrio sui piedi proteggendole con una piega della pelle, ricordando un po’ i giocolieri; resiste a temperature freddissime; è un vero subacqueo e quindi il pesce è il suo piatto preferito; rischia di perdere il suo habitat per colpa dello scioglimento dei ghiacciai provocato dal riscaldamento globale e quindi è nostro compito tutelarli. Secondo il WWF, attivo dal 1994, per poterli aiutare basterebbe difendere i loro habitat e cercare di ridurre il consumo di combustibili fossili e la riduzione della pesca eccessiva.
Ogni anno il 25 aprile
ricorre l’Anniversario della Liberazione d’Italia, anche chiamato anniversario
della Resistenza. Ma di cosa si tratta?
La Festa della
Liberazione è un giorno fondamentale per la storia d’Italia e ha un importante valore
sia a livello politico che militare. Questa giornata infatti è il simbolo della
vittoriosa lotta di resistenza dell’esercito italiano e delle forze partigiane
durante il secondo conflitto mondiale contro il governo fascista della Repubblica
Sociale Italiana e l’occupazione nazista.
L’istituzione della festa
nazionale su proposta del Presidente del Consiglio De Gasperi portò il Re
Umberto II, allora principe del Regno d’Italia, il 22 aprile del ’46 ad emanare
un decreto legislativo che dichiarava appunto il 25 aprile, festa nazionale. Da
quella data, ogni anno, tutte le città organizzano manifestazioni pubbliche in
memoria dell’evento.
Quando si pensa alla
Resistenza, non si può non menzionare una delle canzoni più note addirittura a
livello internazionale: Bella Ciao. Le sue sono parole che inneggiano alla
bramosia di libertà, alla lotta contro le dittature e all’opposizione agli
estremismi. Nonostante siano passati 75 anni, questi desideri sono, ancora
oggi, più attuali che mai.
Quest’anno tutta l’Italia
festeggerà il 75° Anniversario della Liberazione in maniera insolita: stando a
casa. Di fatti sarà una celebrazione un po’ diversa, la prima nella storia
italiana, sarà una Liberazione virtuale. Sono diverse infatti le iniziative in
programmazione sui social media, in tv e soprattutto in radio che verranno
trasmesse via streaming.
Quindi, fra maratone di musica e film che ci ricordano questo Anniversario…non ci resta che affacciarci alla finestra… e cantare!
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
La percezione del tempo che scorre è soggettiva, si sa.
Per alcuni il tempo sembra si sia fermato, per altri sta
volando via insieme a progetti ed opportunità.
In Italia la gravità della situazione sembra
ridimensionarsi, i trend del contagio sono incoraggianti.
Per la prima volta, giovedì 23 aprile, si è registrato un maggior numero di nuovi guariti che di nuovi contagiati nell’arco di una giornata.
Tuttavia, le cifre rimangono elevate, soprattutto quelle legate
al numero di decessi giornalieri, che continuano a non diminuire.
Nel frattempo l’intero Paese rimane con il fiato sospeso
in attesa della dichiarazione del Presidente del Consiglio che detterà le linee
guida per la tanto attesa “Fase 2” ormai molto vicina ma che sembra non
arrivare mai.
Sara Nardi
“La vita non ha prezzo, ma l’economia ed il lavoro hanno bisogno di tornare alla normalità”. È questa la frase più emblematica del discorso del Presidente del Brasile Jair Bolsonaro che il giorno 16 aprile ha presentato Nelson Teich come nuovo Ministro della Salute. Il Ministro precedente, Luiz Herique Mandetta – che appoggiava pubblicamente le misure di isolamento e distanziamento sociale indette dall’amministrazione locale – si è dimesso a causa delle aspre divergenze soprattutto sul modo di affrontare la pandemia. Bolsonaro lo definisce un “divorzio consensuale”. Il nuovo Ministro della Salute Nelson Teich è un medico oncologo e un politico. Ha conseguito un master in Economia della Salute e un master in Amministrazione delle Imprese ed un corso di “Gestione per proprietari e presidenti di imprese” alla Business School di Harvard, negli Stati Uniti. In precedenza, Teich ha lamentato la polarizzazione della risposta alla pandemia che, a suo parere, obbliga i leader politici ad indovinare quello che succederà e a adottare posizioni radicali, pregiudicando la capacità di affrontare la situazione. Modelli e misure estreme generano più problemi che soluzioni: vi è la necessità di un approccio diverso, che parta dall’economia ed eviti morte e sofferenza. Successivamente il Ministro si è dichiarato a favore delle ampie misure di isolamento sociale che Bolsonaro critica. Nel suo discorso del 16 aprile ha inoltre affermato che “non ci sarà una definizione brusca, eccessivamente rigida, per quanto riguarda l’isolamento sociale”. Il Brasile (che fino ad ora conta 25.262 casi di malattia, con un tasso di mortalità del 6,1%) il 15 aprile ha registrato il record giornaliero di morti per il Covid-19: 204, secondo quanto riferito dal Ministero della Salute. Il Ministro ha affermato che, in questo momento di eccezionale confusione sociale, è fondamentale far luce sui fatti per garantire la maggior chiarezza sulla vicenda e per capire quale sia la miglior forma di isolamento e distanziamento. Il Governo si impegnerà quindi nel dare il maggior numero di informazioni nel minor tempo possibile, nel diffondere notizie concrete. Inoltre, il Ministro ha sottolineato il completo allineamento con il Presidente e con tutto il gruppo del Ministero. Ha ribadito che salute ed economia sono profondamente complementari e pertanto non possono essere messe a confronto. È come paragonare bene e male, persone verso denaro. È impossibile. Ha fatto sapere che il conseguimento dei vaccini e delle cure avverrà in modo assolutamente tecnico e scientifico, menzionando l’uso della clorochina, farmaco utilizzato per la prevenzione ed il trattamento della malaria. L’uso di tale principio attivo, pur non essendo stato approvato dalle autorità scientifiche, è incentivato dal Presidente brasiliano ed è stato uno dei principali punti di attrito con Mandetta.
Chiara Ruscio
In Australia,
grazie all’arrivo di dispositivi medici e di protezione personale tra cui
100000 mascherine, il National Cabinet
ha deciso che possono riprendere gli interventi chirurgici elettivi, fino ad
ora sospesi per liberare posti negli ospedali, ma solo dopo il weekend dell’AnzacDay, festa commemorativa di tutti i soldati caduti in guerra,
celebrata in Australia e Nuova Zelanda ogni 25 aprile. Quest’anno sarà
possibile prendervi parte solamente attraverso la diretta TV e online. Il
numero di casi rimane stabile e pertanto si rivela vincente la strategia
adottata per contrastare il virus.
Nel Regno Unito il segretario alla salute Matt Hancock afferma che il Covid-19 ha raggiunto il picco di contagi. Tuttavia, bisogna aspettare che la curva cominci a scendere prima di allentare il lockdown e ha inoltre escluso l’ipotesi di distribuire mascherine gratuitamente alla popolazione, come hanno già fatto altri paesi. A questo proposito, il dipartimento della salute ha varato un piano con lo scopo di aumentare la produzione di PPE (Personal Portection Equipment, ossia dispositivi di protezione personale), aumentarne l’importazione, ma soprattutto assicurare l’accesso prioritario a coloro che sono a più alto rischio di contagio, ossia medici e infermieri. Secondo il The Guardian, la risposta all’emergenza è arrivata troppo tardi ed è stato un fallimento generale, forse per via della Brexit, poiché il governo e il popolo erano distratti e nessuno immaginava che l’epidemia si sarebbe diffusa così velocemente.
In Canada,
due charter federali canadesi ritornano dalla Cina a mani vuote. Il traffico
aereo e le severe norme di controllo attuali non avrebbero permesso di fare
tutto nei tempi stabiliti; si spiega anche che nelle settimane passate, il
Canada ha ricevuto dei rifornimenti di mascherine e dispositivi medici dalla
Cina. Secondo il The Globe and Mail,
sembra lecito chiedersi se Pechino non stia usando la situazione a suo
vantaggio nelle frizioni esistenti fra Cina e Canada riguardo ad Hong Kong.
Recentemente il governo canadese si è espresso a favore della protesta pacifica
e dell’accordo del ’97 “one country and two
systems” (una nazione e due sistemi), che garantisce una certa autonomia
all’ex-colonia britannica, pur facendo parte della Repubblica Popolare di Cina.
In una recente conferenza stampa, il Presidente
degli Stati Uniti Donald Trump ha
fatto il punto della situazione statunitense, aprendo poi una parentesi
sull’Italia: secondo lui il paese è stato duramente colpito dal Covid-19 perché
i flussi di persone che sarebbero dovuti arrivare negli Stati Uniti si sono
invece diretti in Italia, per i rapporti economici e commerciali consolidati
tra Cina e Italia e perché le frontiere statunitensi sono state chiuse a
gennaio. Il sito factcheck.org, che si occupa di lotta contro la
disinformazione, ha riportato che in realtà, l’afflusso di cinesi in Italia
risale a prima delle misure restrittive americane, spiegando che l’Italia aveva
imposto il blocco del traffico aereo da e verso la Cina già prima che le misure
restrittive americane venissero implementate.
La Spagna rappresenta il secondo paese al mondo con il maggior numero di casi individuati, dietro soltanto agli Stati Uniti d’America. Il primo caso registrato risale al 31 gennaio, ma la crescita esponenziale dei casi è iniziata nel mese di marzo. Attualmente, i numeri del contagio sono i seguenti: 213.024 positivi al virus, 22.157 i deceduti, 89.250 i guariti. Senza ombra di dubbio, la notizia positiva è che i casi confermati giornalmente sono in netto calo. Dalla scorsa settimana, i servizi non essenziali che avevano subito una battuta d’arresto sono tornati operativi e dal 27 aprile sono previste uscite limitate per i minori di 12 anni. Tutte le comunità autonome registrano casi di persone contagiate. Madrid continua ad essere il fulcro dell’epidemia con oltre 59.000 positivi e 7.500 morti.
In Catalogna, i casi confermati sono oltre 43.000. In occasione della festa di Sant Jordi, otto scrittori e scrittrici hanno donato alcune copie delle loro opere presso l’Hospital Clínic, inviando inoltre dei video per infondere “fuerza y ánimo” a pazienti e personale sanitario, a cui sono state inoltre distribuite 5.000 rose. Il 30 aprile si riunirà la Commissione Generale delle comunità autonome alla presenza di senatori, del Governo e dei rappresentanti delle regioni. Considerata l’emergenza sanitaria, e per evitare che gli interpreti debbano spostarsi, lo scorso giovedì il presidente della commissione, il socialista Manuel Cruz, aveva proposto ai portavoce di utilizzare per l’occasione unicamente e in via del tutto eccezionale il castigliano. Fa discutere in queste ore la presa di posizione dei nazionalisti e degli indipendentisti che in piena pandemia rifiutano di comunicare per l’occasione in castigliano, pretendendo la presenza fisica degli interpreti a Madrid. I cittadini sottolineano di aver chiesto alle altre forze «buon senso»; «Non si può mettere il nazionalismo davanti alla salute», rimproverano.
In America Latina,
osserviamo che in Messico la situazione è vicina alla fase più critica:
il numero dei contagi ha raggiunto quota 10.544 con 970 decessi. Inoltre, nella
giornata di mercoledì, il Governo ha annunciato un taglio alle spese pubbliche
e una riduzione dei salari più alti per far fronte alla crisi. Lo stesso giorno
è stato inaugurato il primo ospedale di campagna a Città del Messico con
l’obiettivo di dare ossigeno al sistema sanitario locale: dai primi di giugno
saranno disponibili 854 posti letto. La struttura è stata finanziata da
imprenditori messicani.
In Ecuador sono
10.398 le persone con diagnosi positiva e sono state registrate 520 vittime, la
cui cifra sale a 1.400 qualora si aggiungessero quei pazienti probabilmente
deceduti per COVID-19.
In Cile, infine, i
casi confermati sono 10.832 mentre sono 147 le persone decedute.
Alessia De Meo,
Martina Valeriano
In Francia, Le
Parisien riporta le affermazioni del virologo Luc Montagnier secondo il quale
il virus COVID-19 sarebbe stato creato in laboratorio nel tentativo di trovare
un vaccino contro l’AIDS e conterrebbe sequenze del virus dell’HIV. La teoria è
stata totalmente smentita da diversi ricercatori e dalla comunità scientifica,
poiché priva di fondamento empirico. Intanto, dall’ospedale parigino La
Pitié-Salpêtrière giunge un’incredibile notizia: la nicotina proteggerebbe dal
virus pandemico. L’ipotesi proviene dalla bassa percentuale di fumatori su un
campione di 350 ricoverati, ma ciò sarà oggetto di studi clinici più
approfonditi, pertanto i ricercatori avvertono: il fumo non è una soluzione al
virus.
In Belgio, dove
l’emergenza sanitaria si combina al timore di una recessione economica senza
precedenti, il settore edile ha conosciuto un rilancio paradossale. Infatti, di
fronte alla preoccupazione dei belgi di non poter trascorrere le vacanze estive
all’estero, si è registrato un notevole aumento delle domande per la
costruzione di piscine private: nuova tendenza dell’estate 2020. Tuttavia, si è
rivelato difficile gestire in maniera adeguata quest’incremento a causa della
mancanza di attrezzature di lavoro importate da Spagna, Francia e Italia, i cui
circuiti logistici sono stati duramente colpiti.
In Svizzera, la
Banca nazionale ha perso 38,2 miliardi (5 a settimana): un risultato più
negativo del previsto. Inoltre, il governo non intende accelerare le
riaperture: è prevista per gli asili nido un ritorno all’attività, ma i
sindacati richiedono regole igieniche severe, ad esempio la disinfezione dei
giocattoli e il lavarsi spesso le mani. Emergono truffe ai danni dei cittadini:
finte farmacie vendono mascherine e hacker mandano e-mail di phishing. A Friburgo
è nato un centro telematico di medicina per offrire consultazioni senza
affollare gli ospedali. Anche per i processi civili si ricorre alle
videoconferenze: ora si divorzia online.
Al contempo, il mondo
intero ha gli occhi rivolti verso l’Africa, in particolare verso la
grande isola del Madagascar dopo l’annuncio del presidente Andry Rajoelina
sulla scoperta del “Covid-Organics”, un possibile rimedio naturale,
che si è dimostrato efficace contro il nuovo coronavirus. Con molto entusiasmo
il presidente ha dichiarato: “Cureremo il coronavirus con un rimedio a base di
piante coltivate in Madagascar. Potrebbe cambiare la storia del nostro paese,
del mondo intero”. Ma alcuni scienziati di IMRA (Institut malgache de
recherches appliquées) restano cauti, anzi, hanno detto apertamente che in
ricerca non si può correre ma bisogna portare prove tangibili sull’efficacia
della terapia contro il COVID-19.
Oltreoceano, in Canada, la distanza corretta da mantenere è “un bastone da
hockey sul ghiaccio”. È stato il ministro della sanità Patty Hadju a fornire un
riferimento concreto ai cittadini, consigliando di mantenere una distanza di
due metri, ovvero la lunghezza di un bastone da hockey. La nuova indicazione è
stata inserita nei cartelli stradali dei parcheggi. Resta comunque una
situazione momentanea, perché non si potrà andare in giro con bastoni da hockey
per sempre. L’hockey è uno sport molto praticato in Canada, quindi non sarà
stato difficile per la popolazione apprendere la nuova direttiva.
Dalla Germania
arriva la notizia della cancellazione dell’Oktoberfest 2020, annunciata in
conferenza stampa congiunta dal presidente della Baviera Markus Söder e dal
sindaco di Monaco di Baviera, Dieter Reiter. Söder ha spiegato che la decisione
è stata presa per problemi relativi alla sicurezza: negli affollati padiglioni
del festival sarebbe impossibile chiedere ai visitatori il rispetto delle norme
di sicurezza.
La notizia è stata
accolta con favore dall’opinione pubblica, ma ora si temono conseguenze per
l’economia, anche se non è la prima volta che la popolare festa viene
cancellata (l’ultima volta è successo nel 1945).
L’Oktoberfest è uno dei
festival più famosi al mondo e assicura ogni anno un afflusso di oltre 2
milioni di turisti alla Baviera, un’entrata di circa 450 milioni di euro
e circa 13 mila posti di lavoro.
Intanto i Länder hanno
approvato l’obbligo per tutti i cittadini di indossare le mascherine all’aria
aperta, sui mezzi pubblici e nei supermercati. L’obbligo entrerà in vigore a
partire dalla prossima settimana, e nel Mecklenburg-Vorpommern sono già
previste contravvenzioni pecuniarie per chi non si adeguerà.
Queste notizie sembrano in contrasto con le precedenti dichiarazioni di Angela Merkel riguardo a possibili riaperture.
La Cancelliera ha evidenziato in conferenza stampa come la curva dei contagi sia al momento stabile. Questo forse permetterebbe di riaprire scuole e attività commerciali in breve tempo, pur con la dovuta prudenza e sempre continuando a monitorare strettamente la situazione. Tuttavia, Merkel ha precisato che “stiamo camminando sul ghiaccio sottile” e qualora il fattore R dovesse aumentare, anche di poco, il sistema sanitario tedesco potrebbe arrivare al collasso già a luglio (il fattore R indica il numero di persone che una persona può contagiare; al momento in Germania si aggira intorno a 1).
Per questo motivo, al
momento le previsioni di riapertura delle scuole e di ripresa del campionato
(la Bundesliga) fatte nei giorni scorsi appaiono ancora troppo premature.
Il Robert Koch Institut
(l’istituto che si occupa di monitorare i contagi in Germania) e la John
Hopkins Universität hanno infatti reso noto che il numero dei contagi è in
rapida risalita e avrebbe anzi toccato la quota più alta dal 19 aprile. Ancora
una volta, le regioni più colpite sono la Baviera, il Baden-Württemberg
e il Nordrhein-Westfalen.
Anche in Austria
in questi giorni hanno prevalso le previsioni ottimistiche. Il cancelliere
Sebastian Kurz sta prendendo in considerazione l’idea di una riapertura delle
frontiere con i Paesi che stanno gestendo al meglio l’emergenza (come la
Germania), ma senza menzionare una data specifica.
Kurz ha anche confermato
che le restrizioni per i cittadini austriaci si esauriranno come previsto alla
fine di aprile. Questo ottimismo appare giustificato: dopo solo un mese di
lockdown la situazione in Austria è già sotto controllo e ogni giorno vengono
registrate solo poche centinaia di nuovi casi, in costante diminuzione.
Francesca Della
Giulia
Quest’anno il mese di Ramadan fa capolino nel
mondo islamico in un clima non convenzionale dal momento in cui il nuovo
Coronavirus ha sconvolto la vita quotidiana, sollevando molti dubbi legati
soprattutto al rituale del digiuno. Secondo una dichiarazione del Grande Imam
di al-Azhar «non vi sono prove scientifiche – finora – che vi sia una
correlazione tra digiuno e contagio da Coronavirus […]. Pertanto, le
disposizioni della Sharia islamica restano invariate in quanto è obbligatorio
per tutti i musulmani, ad eccezione di coloro i quali hanno una valida
giustificazione». La dichiarazione trova riscontro anche nell’Organizzazione
Mondiale della Sanità che ha ribadito l’importanza di bere 8 – 10 bicchieri
d’acqua al giorno e che, durante il Ramadan, questa regola può essere applicata
nel lasso di tempo che va dall’ ‘ifṭār, pasto serale che spezza il
digiuno e che viene consumato tra la ṣalāt al-maghrib (preghiera
del tramonto) e la ṣalāt al-Faǧr (preghiera del mattino). Il
rappresentante del settore alimentare della Camera di Commercio giordana,
Raed Hamadeh, ha invitato il governo a rilasciare l’autorizzazione per aprire
tutte le pasticcerie del Regno in concomitanza con l’inizio del mese di
Ramadan. Si tratta di una stagione importante per i proprietari delle
pasticcerie per rilanciare le loro vendite e mantenere i loro dipendenti che
ora vivono situazioni finanziarie precarie e sarebbero dunque ben felici di
rientrare a lavoro nel pieno rispetto delle norme di prevenzione. La felicità
sarebbe anche dei giordani che non rinuncerebbero in questo modo al
tradizionale Qatayef (sorta di raviolo dolce ripieno di noci e panna) e
altri dolciumi. Recentemente, la Fondazione islamica dei Waqf volta alla tutela
dei beni religiosi islamici di Gerusalemme ha annunciato la proroga
della chiusura della Moschea di Al-Aqsa durante il mese di Ramadan come
previsto dalle misure di contenimento del Coronavirus. Prima di oggi, la
moschea era stata chiusa per un’intera giornata nel 1969, in seguito a un
incendio doloso, e negli ultimi anni per un paio di ore al massimo a causa di
atti criminosi isolati. Altri paesi si apprestano a celebrare il Ramadan nel
rispetto delle misure preventive nella lotta al Covid-19. In particolare,
domenica il Ministro del Commercio iracheno al-Ani ha annunciato di aver
presentato una proposta al Consiglio del Ministri per fornire ai cittadini, già
inclusi nella rete di previdenza sociale, una razione aggiuntiva di cibo
gratuita come quella già erogata. Al-Ani ha ribadito che la «proposta deve
essere presentata durante una delle sedute del Consiglio dei ministri e il più
rapidamente possibile per permettere al Consiglio di decidere in merito,
tenendo conto di questa fetta di popolazione più fragile». Non ci resta che
augurare a tutti i nostri lettori musulmani “Ramadan Mubarak”!
Valentina Baldo,
Roberta Elia, Maria Antonietta Reale
A Mosca, dopo un’iniziale
stabilizzazione del numero dei ricoveri durante la scorsa settimana, la
situazione è peggiorata e la curva dei contagi ha cominciato nuovamente a
salire con un conseguente aumento del numero dei ricoveri; questo è quanto si
legge nel report pubblicato dalla Sede Operativa per il controllo e il
monitoraggio del COVID-19. Infatti, mentre la scorsa settimana il numero dei
ricoverati rimaneva stabile alle 1300 persone, in soli quattro giorni è
costantemente salito, fino a toccare quota 1900.
“Si ricorda la necessità
di un rigoroso rispetto del regime di auto-isolamento per gli anziani e per le
persone che soffrono di malattie croniche” questo è il comunicato della sede
operativa in risposta all’aumento dei contagi. I pazienti paucisintomatici
invece, continuano ad essere trattati e monitorati da casa attraverso il
controllo di specialisti e con l’aiuto di tecniche di telemedicina. Fino al
primo maggio, tutti i residenti della capitale, indipendentemente dall’età,
sono tenuti a non lasciare il luogo di residenza. Le misure adottate vengono
introdotte al fine di ridurre il numero di spostamenti dei moscoviti e, di
conseguenza, di contenere i contagi.
Ampliando
lo sguardo e lasciando la capitale si analizza quale sia la situazione nella
Federazione.
In Russia le misure restrittive adottate per contenere la pandemia hanno generato malcontento e dissenso nella maggior parte della popolazione. Perciò, per fare chiarezza sulla questione, la Corte Suprema ha pubblicato un documento contenente delucidazioni in merito alle sanzioni adottate in caso di violazione delle misure di contenimento del contagio da COVID-19. Da tale documento si evince che, secondo l’articolo 6.3 del Codice Penale, il tetto massimo di sanzione pecuniaria prevista ammonta a 15000 rubli. Tra le violazioni contemplate dal documento vi sono: l’allontanamento da casa per più di 100 metri, il rifiuto del trattamento sanitario, l’inadempienza alle regole stabilite dall’organo di sorveglianza sanitaria ed epidemiologica statale e la mancata quarantena dopo aver fatto ritorno da un paese estero. Nei comportamenti sanzionabili rientrano: il mancato rispetto del distanziamento sociale e uscire di casa senza giusta causa (lavoro, spesa, veterinario). Le multe variano a seconda della categoria: per i cittadini da 15 mila (184 euro) fino a 40 mila rubli (490 euro), per le forze dell’ordine e altri servizi da 50 mila (615 euro) a 150 mila rubli (1847 euro) e per le persone giuridiche da 200 (2463 euro) fino a 500 mila rubli (6158 euro).
Paola D’Onofrio, Angela
Doria
La Cina e il G77
(organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite formata da 134 paesi del
mondo) hanno espresso in una dichiarazione congiunta tutto il loro sostegno
all’Organizzazione Mondiale della Sanità riconoscendone il ruolo guida nella
lotta contro la pandemia. Come riportato nella nota, “il G77 e la Cina
sono profondamente preoccupati per la rapida diffusione della pandemia, una
delle più gravi crisi di salute pubblica nella storia moderna. […] La priorità è salvare vite umane”.
Hong Kong ha esteso le
misure di distanziamento sociale per garantire che la situazione epidemiologica
rimanga sotto controllo. Martedì mattina infatti, il capo esecutivo di Hong
Kong, Carrie Lam, ha sottolineato durante una conferenza stampa che le misure
di prevenzione devono continuare ad essere rispettate, e che in caso contrario
tutti gli sforzi compiuti finora potrebbero andare sprecati. Le misure di
contenimento del contagio messe in atto dal governo includono la limitazione di
assembramenti e la chiusura di diversi locali di intrattenimento.
Shanghai ha adottato
diverse misure volte a consolidare la fiducia dei consumatori e a rilanciare la
loro domanda, considerata la prossimità di alcune feste nazionali quali la
Festa dei Lavoratori, la Giornata dei Bambini e il Festival delle Barche Drago.
Numerosi esperti cinesi hanno ribadito che, data l’attuale espansione del virus su scala globale, sarà difficile risolvere la situazione in tempi brevi. In una conferenza stampa tenutasi ieri ed organizzata dall’Ente Comune di Prevenzione e Controllo del Consiglio di Stato, Shi Yi, noto ricercatore dell’Istituto di Microbiologia dell’Accademia Cinese delle Scienze, ha dichiarato che nonostante la Cina abbia messo in campo tutto l’impegno possibile per contrastare efficacemente l’epidemia, essa continuerà a costituire una minaccia globale fino a quando non sarà definitivamente debellata.
Geng Shuang, portavoce
del Ministero degli Affari Esteri, ha annunciato il 23 aprile che la Cina
stanzierà, a fronte dei precedenti 20 milioni, altri 30 milioni di dollari a
favore dell’Oms.
Gabriele Bonanni, Nicolò Cornacchia
FONTI e SITOGRAFIA
Per la lingua PORTOGHESE
CYR // JH. Lusa/Fim. Novo ministro
da Saúde do Brasil empenhado em salvar vidas e a economia. Lusa. 17.04.2020
Guilherme Mazui e Filipe Matoso.
Novo ministro da Saúde diz que não haverá ‘definição brusca’ sobre isolamento
social. Globo.com. 16.04.2020.
Per la lingua INGLESE
9News. (2020). “How to
commemorate Anzac Day during coronavirus shutdown”
Sas, N. & Timms, P. (2020). “New Zealand wants coronavirus elimination, Australia wants COVID-19
‘suppression’ — but can we have both?”. ABCNews.
Worthington, B. (2020). “IVF
and low-risk elective surgery to begin again as National Cabinet ditches
coronavirus ban”. ABCNews.
Helm, T. Graham-Harrison,
E. & McKie,
R. (19/04/2020). “How did Britain get
its coronavirus response so wrong?”. The Guardian
Mi chiamo Emanuele, ho 19 anni e sono
italiano, nato a Roma da genitori italiani.
Il mio primo contatto con una lingua
straniera è avvenuto, come per molti, a scuola. L’inglese mi ha appassionato
fin da subito, e ha accresciuto in me la voglia di conoscere altre lingue e
culture.
Durante il periodo delle scuole
elementari e medie non ho avuto tempo né modo di viaggiare, poiché i miei
genitori lavoravano molto ed ero troppo piccolo per muovermi da solo.
Una volta giunto il momento di
scegliere quale strada intraprendere per la scuola superiore ero molto
indeciso, ma grazie ai consigli dei miei genitori ho capito che continuare ad
impegnarmi nello studio delle lingue era il percorso migliore per me. Poco
prima dell’inizio delle superiori i miei genitori decisero di partire per Berlino.
Proprio questo viaggio mi ha permesso di innamorarmi di una lingua come il
tedesco.
Per i cinque anni di scuola superiore
decisi quindi di studiare, oltre all’inglese (obbligatorio), lo spagnolo (a
continuazione dei tre anni di scuola media) ed il tedesco. Sebbene quest’ultima
sia una lingua complessa, mi impegnai al massimo affinché le mie capacità
linguistiche aumentassero di giorno in giorno.
In più, crescendo ho avuto la
possibilità di viaggiare da solo, con la scuola o con i miei genitori: tra i
viaggi più importanti ci sono stati quelli in Spagna, Germania e Inghilterra.
Anche l’Erasmus è stato un progetto
fondamentale, a cui ho preso parte negli ultimi tre anni di superiori: ho
passato un mese a Siviglia, uno a Londra ed una settimana a Stoccarda, e questi
soggiorni mi hanno permesso un’immersione completa nella lingua.
Proprio questo percorso pieno di
influenze positive dal punto di vista delle lingue straniere mi ha portato a
credere che il lavoro da interprete fosse il migliore per me.
Oggi sto studiando nel percorso
trilingue di tedesco, portoghese e cinese, cercando quindi di perfezionare le
mie conoscenze per quanto riguarda la lingua tedesca, e ampliare il mio
bagaglio culturale con due nuove lingue.
Seppur difficile, sento che questa è la
mia strada, e cercherò di raggiungere i miei obiettivi con il massimo impegno,
perché credo nelle parole di Abraham Lincoln: “decidete che una cosa si può e
si deve fare e troverete il modo”.
Cambiò per sempre il corso della storia di Roma, sancendo la fine della Repubblica e l’inizio dell’Età Imperiale. Fu uno dei più importanti uomini politici, condottieri e autori della storia: stiamo parlando di Caio Giulio Cesare, nato a Roma nel 100 a.C. da una famiglia illustre, la Gens Julia.
Sapevate che…?
In gioventù, volle recarsi a Rodi per studiare filosofia e cultura greca, ma lungo il tragitto venne catturato dai pirati, che lo tennero in ostaggio sull’isola di Farmacussa. Svetonio narra che durante la prigionia, durata circa quaranta giorni, scrisse poesie, sottoponendole al giudizio dei suoi carcerieri, con i quali interloquiva tranquillamente e giocava ai dadi, non mancando di ricordare loro che, appena sarebbe stato liberato, li avrebbe puniti e giustiziati. Cosa che poi fece effettivamente, una volta che i suoi uomini pagarono il riscatto richiesto.
Un altro aneddoto che lo vede protagonista riguarda il periodo della sua permanenza in Spagna: un giorno, nell’ammirare una statua di Alessandro Magno, Cesare scoppiò in lacrime e, non riuscendo a darsi pace, esclamò: “Non vi sembra che ci sia motivo di addolorarsi se alla mia età Alessandro regnava già su tante persone, mentre io non ho fatto ancora nulla di notevole?”.
Si racconta inoltre che la sua morte fu annunciata da una serie di eventi insoliti. Nei giorni precedenti, si videro fuochi celesti e si udirono insoliti rumori notturni; lo stesso Cesare, mentre sezionava un uccello per fare un sacrificio, non riuscì a trovargli il cuore (presagio di cattivo auspicio); i cavalli che aveva liberato sul Rubicone si misero a piangere; alla vigilia del suo omicidio, sua moglie Calpurnia sognò la casa crollarle addosso per poi ritrovarsi a stringere fra le braccia il marito morente.
Sono Barbara Bartoli, ho 47
anni, sono di Trieste ma vivo a Roma. Ho una bambina di 8 anni che si chiama Maria
e sono felicemente sposata.
Sono un’esperta di
marketing e comunicazione, idealista e visionaria perché credo fermamente che ogni persona, azienda, associazione, istituzione
abbia il dovere di rendere il mondo un posto migliore.
IL MIO PERCORSO
Professionalmente non nasco come docente e non sono cresciuta nel mondo accademico, bensì ho sempre lavorato in diverse realtà nell’ambito del marketing e della comunicazione: prima nel digital advertising – Virgilio il primo portale italiano, correva l’anno 2000, poi nel mondo delle ricerche di mercato qualitative internazionali – Synovate Censydiam, oggi parte del gruppo Ipsos, poi in aziende multinazionali del largo consumo – Unilever, Algida), fino ad approdare in Amnesty International come Direttore Crescita e Innovazione.
Le mie esperienze, prima
nel mondo profit e poi nel mondo del non profit, mi hanno permesso di
raggiungere la consapevolezza che il
marketing e la comunicazione, lavorando sui bisogni delle persone, hanno una grande responsabilità etica,
quella non solo di generare profitto, ma anche quella di produrre sensibilizzazione, consapevolezza, cambiamento, impatto sulla
collettività per un futuro migliore.
Oggi sono una consulente
indipendente e mi occupo di Innovazione
e Brand Activism in una società che si chiama Purpose House.
Cosa faccio? Studiando i
trend, i bisogni delle persone e della società supporto
aziende, organizzazioni, associazioni per incentivarle
ad andare oltre mere logiche di business, individuando e lavorando sul proprio scopo sociale con
l’obiettivo di produrre azioni incentrate sul raggiungimento del bene comune, nel rispetto e nella promozione degli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, concordati dagli Stati membri delle Nazioni
Unite nell’ambito dell’Agenda Globale 2030.
UNINT PER ME
Sono docente del corso di International Brand Management che ha
l’obiettivo di formare gli studenti sulle logiche e sulle best
practices di marchi internazionali sia del mondo profit che del non profit
facendo intervenire esperti di settore e giornalisti.
Ho una modalità
d’interazione con gli studenti molto partecipativa: nelle mie lezioni racconto
esperienze vissute, casi e accadimenti aziendali sia di successo che di
fallimento.
Penso, infatti, che
concentrarsi solo su storie di successo possa creare distanza e
scoraggiare chi ti ascolta, per questo io racconto esperienze vissute, i miei
successi, ma anche i miei insuccessi. A volte sono soprattutto le difficoltà,
le sfide, gli errori a rimanere più impressi e vivi negli studenti. Quindi, raccontare
le dinamiche del mondo del lavoro, la gestione dei conflitti e l’importanza di
lavorare sulle soft skills e sull’assertività per raggiungere i propri obiettivi,
è un buon modo per guidare e ispirare i giovani.
Cosa chiedo a loro? Li invito a mettersi in gioco, a esporsi, a uscire dalla loro comfort zone, perché credo fortemente nel valore dell’apprendimento attraverso l’esperienza.
L’insegnamento alla UNINT significa avere modo di “GIVE BACK”, ovvero di restituire ai ragazzi, il significato e il valore del mondo lavorativo, le dinamiche interpersonali, le sfide a cui saranno esposti per prepararli ad essere professionisti di valore di domani.
IN COSA CREDO E SU COSA DEDICO TUTTA ME STESSA
Credo nelle persone, nelle
capacità e unicità individuali e nell’importanza di valorizzarle al meglio per
individuare il proprio scopo nella vita, il sogno da realizzare ed il percorso
da fare per raggiungerlo.
Gli studenti della UNINT,
ma anche di altre facoltà in cui insegno, sono didatticamente preparati,
concentrati e incentivati a dare il meglio di sé. Tuttavia, quando la domanda
si sposta dai risultati universitari al chi
voglio essere e cosa voglio diventare, emergono dubbi, paure, incertezze,
sfiducia nel sistema.
Quindi il lavoro che faccio,
all’interno del mio corso, è passare dal marketing del profit, al marketing
sociale fino ad arrivare al personal
branding & personal storytelling attraverso l’individuazione del proprio scopo.
Per portare avanti
quest’obiettivo, a fine corso, oltre al project work, invito gli
studenti a partecipare ad un workshop dal titolo IO SONO, IO POSSO.
È una lezione esperienziale di #PERSONALBRANDING che unisce la meditazione kundalini alla scrittura creativa finalizzata allo storytelling personale grazie all’individuazione del proprio scopo, il #personalpurpose.
L’output della sessione viene, poi, usato per arricchire di unicità e purpose il profilo LINKEDIN, perché le aziende, oggi, non cercano solo brillanti studenti, ma persone con sogni e ambizioni capaci di cambiare il mondo.
Curioso/a? Il prossimo workshop IO SONO IO POSSO sarà venerdì 24 aprile alle ore 15.00.