#UniversEAT

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Ciao amici, ben ritrovati! Oggi dalla mia cucina usciranno dei deliziosi nuggets di pollo con una panatura FA – VO – LO – SA! Ottimi per questo periodo in cui causa coprifuoco vari e regioni a colori potreste aver voglia di riassaporare il cibo dei fast food.

Anche questa è una ricetta che richiede veramente pochi ingredienti e non è per nulla elaborata come si potrebbe pensare.

Ingredienti per 20 nuggets:

  • 400g di petto di pollo;
  • 80g di Pan Bauletto Bianco o di qualsiasi altro pane morbido;
  • 50g di cipolle;
  • 1 cucchiaio di senape;
  • 1 cucchiaio di sale fino.

Per la pastella:

  • 80g di farina di grano duro (la panatura viene più croccante!);
  • 80g di latte intero;
  • 1 uovo;
  • q.b. di sale fino.

Per impanatura e frittura:

  • 100g di pan grattato,
  • q.b. di olio di semi di girasole (o qualsiasi altro olio, ma NON quello d’oliva).

Ready, set, go!!

  1. In una ciotola preparate intanto la pastella e quindi mescolate farina, latte, uovo e un pizzico di sale. Una volta ottenuto un composto liscio e senza grumi copritela con una pellicola e lasciate riposare in frigo.
  2. Tagliate il pollo, il pane e la cipolla a pezzetti non troppo grandi (più piccoli sono prima si frullano) e trasferite tutto nel frullatore insieme alla senape e al sale.
  3. Azionate il frullatore a velocità media e quando il composto si sarà completamente staccato dalle pareti l’impasto sarà pronto (volendo potete aggiungere anche un po’ di pepe).
  4. Staccate il composto dal frullatore, poggiatelo su carta da forno e iniziate a formare delle palline cercando di dargli una forma un po’schiacciata.
  5. Ora togliete la pastella dal frigo e immergeteci, aiutandovi con una forchetta (o anche con le mani, molto più comodo ma vi sporcate di più), i nuggets uno ad uno.
  6. Dopo averli passati nella pastella prendete il pan grattato e fate fare ai vostri nuggets un bel bagnetto anche lì dentro.
  7. Volendo potete ripetere gli step 5 e 6.
  8. Portate l’olio di semi a bollore in un pentolino e friggete i vostri nuggets fino a che non saranno ben dorati.
  9. Una volta tirati fuori mi raccomando fateli scolare su un piatto con sotto uno scottex.

Et voilà! I vostri nuggets sono pronti da gustare con qualsiasi salsa vogliate e se preferite con un bel contorno di patatine fritte!

Quindi ora correte in cucina e preparatevi a pasticciare! 3… 2… 1… UNINT AI FORNELLI!

Ricordatevi di farci vedere le vostre creazioni, vi aspettiamo!

Alessandra “Sandra” Alfano

#UNINTSpeechPressReview

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Quando imparare una lingua può salvare una cultura

Proprio come gli esseri viventi, le lingue hanno un loro ciclo di vita: esse nascono, crescono, si diffondono e scompaiono. Negli ultimi anni le numerose iniziative adottate a livello internazionale per la protezione delle lingue minoritarie ha messo in evidenza il problema sempre più diffuso della scomparsa di numerose varietà linguistiche, complici la globalizzazione e gli atteggiamenti linguistici dei parlanti che molto spesso stigmatizzano le varietà locali e conferiscono un maggiore prestigio alle lingue dominanti su scala internazionale. Il rischio è quello di interrompere la catena di trasmissione intergenerazionale: ai bambini viene insegnata una varietà dominante piuttosto che la lingua minoritaria o il dialetto dei genitori, finché il numero complessivo di parlanti di queste ultime si riduce drasticamente. Un’altra possibile causa della scomparsa di una lingua è la messa in atto di una politica di assimilazione promossa da uno Stato a discapito di intere etnie. Una lingua muore con la scomparsa dell’ultimo parlante nativo, che porta via con sé un patrimonio immateriale inestimabile, fatto di usi, costumi, tradizioni, miti e leggende; in altre parole, sono intere culture a scomparire, schiacciate sotto il peso della globalizzazione e dell’omologazione linguistica e culturale. Oggi nel mondo esistono 7.117 lingue, 2.926 delle quali classificate come lingue in pericolo o in via di estinzione, mentre si stima che nel 2050 circa il 90% delle varietà parlate attualmente saranno estinte.

Per proteggere le lingue a rischio di estinzione è fondamentale riconoscere il valore insostituibile delle testimonianze dei parlanti nativi, soprattutto i più anziani, che diventano veri e propri custodi di un tesoro purtroppo destinato a essere dimenticato in mancanza di una politica linguistica adeguata. Oltre a ciò, favorire un processo di codificazione attraverso la pubblicazione di grammatiche e dizionari può aiutare a salvaguardare le lingue minoritarie, che in passato affidavano la trasmissione intergenerazionale alla sola tradizione orale.

Marie Wilcox, classe 1933, è l’ultima parlante di Wukchumni, una lingua amerindiana della famiglia yokuts, una volta diffusa nelle regioni del centro-sud dell’attuale California e oggi classificata ufficialmente come “lingua moribonda” dall’Expanded Graded Intergenerational Disruption Scale, che stabilisce un insieme di parametri per misurare il grado di vitalità di una lingua. La tribù Wukchumni, parte della comunità Yokuts di nativi americani, non è mai stata riconosciuta ufficialmente dal governo statunitense. Prima dell’arrivo dei coloni europei nel continente americano si stima che i membri della tribù fossero circa 50.000; a oggi restano in vita solo 200 persone che si identificano come Wukchumni. “Quando ero piccola parlavo inglese, non ricordo mia madre parlare nella nostra lingua” – racconta Marie – “Ma quando mia sorella ha iniziato a insegnare ai suoi bambini il Wukchumni, ho capito di voler ricominciare a parlare la nostra lingua”. Giorno dopo giorno, per sette anni, Marie cerca di ricostruire il lessico andato quasi perduto del Wukchumni, lavorando tutti i giorni al suo progetto. Preservare la lingua della sua gente, e con essa le sue tradizioni, diventa una vera e propria missione. Esistono culture in cui le storie e il vissuto delle famiglie si intrecciano le une alle altre attraverso la lingua e, quando le lingue scompaiono, le persone perdono quel legame speciale; salvaguardare la lingua è quindi un modo per mantenere quel filo invisibile che lega i membri di una stessa comunità.
Nel 2014, grazie alla dedizione di Marie e di sua figlia, viene pubblicato il primo vocabolario della lingua Wukchumni, uno strumento prezioso per la sua rivitalizzazione e per la riscoperta delle antiche tradizioni della tribù. Dopo aver insegnato la lingua a sua figlia e sua nipote, Marie Wilcox oggi organizza corsi settimanali di lingua Wukchumni per i bambini della sua tribù e gira l’America per sensibilizzare i giovani sull’importanza di salvaguardare il patrimonio linguistico e culturale, sempre più minacciato nell’era della globalizzazione. Claire McGowan, insegnante di una scuola in Ohio, commenta così l’impatto che le parole di Marie hanno avuto sui suoi studenti: “Marie ha aperto gli occhi ai miei studenti su quanto una lingua possa essere importante per preservare – o distruggere – intere culture”.

Vanessa Iudicone

Fonti:
https://www.ethnologue.com/endangered-languages, consultato in data 10/11/2020.
https://www.globalonenessproject.org/library/films/maries-dictionary, consultato in data 10/11/2020.

#FAIRPLAY

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La pallacanestro… secondo i Looney Tunes!

Cari lettori sportivi (e non), l’articolo di oggi a tema pallacanestro si discosterà un po’ da quelli che sono stati fino a ora i miei articoli. Questa volta entriamo in un percorso combinato, ovvero quando lo sport entra a far parte della trama di qualche film. In particolare, parliamo di un film che a mio modo di vedere ha fatto avvicinare tanti piccoli all’attività della pallacanestro: Space Jam.

Space Jam, un film americano prodotto nel 1996 con la partecipazione di una stella del NBA, Michael Jordan e di un cast di animazione (i Looney Tunes della casa cinematografica targata Warner Bros). Un lungometraggio sicuramente adatto a tutti, nel quale l’unione tra personaggi di animazione e realtà s’incontrano per consentire anche ai più grandi un bel salto indietro nel tempo.

Anche se è uscito nel 1996, il film è ambientato durante il primo ritiro dell’ex cestista americano (1993-1995) durante il quale decide di cambiare sport passando al baseball per seguire la carriera del padre che era deceduto. Qui, una svolta che ha fatto ritornare sul campo Jordan per altri 3 anni (1995-1998) con la stessa casacca di prima (dei Chicago Bulls) per poi ritirarsi e tornare una seconda volta (2001-2003) con una squadra diversa (ossia i Washington Wizards).

Il film è ambientato in un pianeta immaginario dove il proprietario di un Luna-park si vede costretto a trovare nuove giostre per attirare gente e, così, si accorge che il fantastico mondo dei Looney Tunes è pieno di felicità e divertimento per tutte le età. Decide, dunque, di inviare un gruppo di alieni con il fine di convincere Bugs Bunny e compagnia a lavorare nel loro parco giochi.

Tuttavia, i Looney Tunes sono furbi e si accorgono subito di questa intenzione e, per non farsi sottomettere dagli avversari, poiché possedevano una statura piccola, li sfidano a una partita di pallacanestro. Consapevoli di questa caratteristica e dello svantaggio che avrebbero potuto avere durante la partita, i piccoli alieni cercano di porre rimedio e, una volta venuti a conoscenza del campionato NBA, utilizzano un pallone per rubare tutte le abilità di 5 giocatori forti. Questo rende il tutto più complicato per i Looney che iniziano la loro ricerca di un giocatore forte (Jordan).

Dopo un rifiuto iniziale e dopo aver incontrato gli sfidanti, Michael si sente ferito nell’orgoglio e accetta di giocare con i Looney, anche perché i giocatori ai quali gli alieni avevano rubato il talento erano proprio amici del cestista.

La notte della partita inizia male per Jordan e compagnia, date le abilità mostruose degli avversari che, oltre alle capacità possedute, giocano anche in modo molto scorretto. Tutto sommato, nell’intervallo tra il 2 e il 3 periodo, Michael negli spogliatoi alza il tono e il morale ai suoi compagni convincendoli del fatto che si sarebbe potuto rimontare la gara, tutto era ancora possibile.  Infatti, una volta rientrati in campo, i Looney cominciano anche loro ad utilizzare lo stesso metodo scorretto degli avversari e la partita sembra quindi riequilibrarsi. Così, il capo dei malvagi, furioso di quanto sta accadendo, cambia all’ultimo minuto le clausole con Michael Jordan, al quale rivolge una proposta: se i Looney avessero vinto l’incontro, i malvagi avrebbero dovuto restituire il talento ai suoi amici, altrimenti, in caso di vittoria dei suoi, al posto dei Looney sarebbe stato proprio Jordan a lavorare nel suo parco divertimenti.

Tale fatto determina, dunque, una serie di violenze da parte dei malvagi che, su ordine del capo, mettono fuori gioco uno ad uno i compagni di Jordan.

Mancano 10 secondi alla fine: i Tunes si trovano solo con Michael e altri 3 giocatori disponibili, il che assegnerebbe la vittoria agli avversari, non potendo giocare in 4. L’arrivo di un amico speciale per il cestista segna il lieto fine della sfida: un finale degno di canestro di puro stile cartoon, che regala la vittoria ai Looney.

Il film ha ottenuto grandi incassi diventando uno dei film con maggior seguito in questa disciplina. Dopo 24 anni dal primo, ci sarà un sequel di Space Jam (data fissata per luglio 2021) con protagonista Lebron James e Looney Tunes.

#dontbelazybeactive

Aldo Landini

#MondayAbroad

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Se chiudi gli occhi mi ritrovo a…Cracovia

Ultimamente, mi capita di passare le mie giornate con una ragazza tanto premurosa, tenera e a tratti esplosiva: il suo nome è Sofia.

Io e lei ci conosciamo da poco, ma l’impressione (per lo meno la mia) è di conoscersi da molto più tempo. Frequentando entrambe LM-52, il nostro primo incontro è avvenuto in un’aula dell’Università.

Oggi, come molti altri giorni, siamo davanti ad un caffè, rigorosamente decaffeinato, che sorseggio mentre l’ascolto parlare del suo Erasmus.

Sei mesi prima del tanto temuto ed odiato lockdown di marzo, Sofia, ex studentessa di psicologia, è partita alla volta della Polonia: in particolare, ha avuto la fortuna di abitare a Cracovia. Una città che subito definisce “della dimensione giusta”, in cui è facile muoversi e in cui non sembra mai mancare niente. Insomma, Cracovia viene dipinta come un posto in cui ogni studente riuscirebbe a trovare uno spicchio di felicità: sia dal lato economico, poiché la vita lì non è affatto cara, sia da quello della propria sicurezza. Probabilmente a tutte le ragazze che leggono il nostro blog sarà successo, almeno una volta, di non sentirsi a proprio agio a tornare a casa da sole, soprattutto a certi orari. Questo a Sofi, durante la permanenza in questa città, non è mai successo: provare per credere!!

In questo periodo passato all’estero, ha imparato ad amare Cracovia in tutte le sue contraddizioni. Infatti, mi racconta di come sia rimasta sorpresa nel notare che ci sono quartieri molto diversi tra loro: per esempio, il quartiere industriale di Nowa Huta è caratterizzato da edifici tutti uguali, rigorosi e monotoci, in cui si percepisce bene l’idea della povertà, ma che entra in netta contrapposizione con il centro della città sviluppato intorno alla piazza principale, la Rynek Główny… lì sembra tutto molto più curato e fiabeggiante! L’apice lo si raggiunge nel periodo natalizio, quando la città viene inondata di luci e magia. In quel momento, guardandoti intorno, sembra tutto perfetto: Cracovia si trasforma in una di quelle piccole città fatte apposta per rimanere rinchiuse in una palla di vetro con la neve dentro, che qualche bambino prontamente scuoterà.

Uno dei posti del cuore di Sofi è sicuramente la passeggiata lungo il fiume Vistola: ogni giorno percorreva questa strada che collegava casa sua con l’Università di Cracovia e mi spiega quanto fosse rilassante passeggiare con gli auricolari alle orecchie e la musica ad alto volume… neanche il freddo polacco e il tramonto delle 15.00 del pomeriggio potevano impedirle di prendersi questo momento per sé!

Se dovesse avere l’opportunità di tornarci, non ci penserebbe due volte e salterebbe sul primo aereo. Quindi, se ancora non avete deciso la vostra prossima meta, inserite anche Cracovia nella lista dei posti da visitare e fateci sapere che emozioni vi suscita.

Giulia Giacomino

#OroScoop – November edition!

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ARIETE (21 Marzo – 20 Aprile)
Caro Ariete, questo novembre per te sarà come il 2007 per Britney: stai alla larga dai rasoi elettrici e inizia ad aprire qualche libro. Da fine mese le cose andranno decisamente meglio (anche perché peggio di così…).

TORO (21 Aprile – 20 Maggio)
La tua più grande virtù è la pazienza, amico/a Toro, tuttavia, questo novembre metterà alla prova anche te. Mantieni la calma e inizia a pensare ai regali di natale (però non credere di trovare CFU sotto l’albero, quelli te li dovrai guadagnare).

GEMELLI (21 Maggio – 21 Giugno)
Come al solito non ti smentisci mai! Non hai ancora completato la lista dei buoni propositi del 2015 e già pensi a quella del 2021. Smettila di procrastinare e inizia ad agire! Hai ancora due mesi per dare una svolta a questo 2020.

CANCRO (22 Giugno – 22 Luglio)
Ti eri appena ripreso dal lockdown primaverile ed ecco che escono nuovi DPCM. Lo so, ti senti tradito e sfiduciato, ma mantieni la calma: compra un nuovo pigiama di pile e preparati ad affrontare Novembre (tanto lo sappiamo che non saresti uscito/a di casa comunque). Andrà tutto bene!

LEONE (23 Luglio – 23 Agosto)
Sembra che per te l’estate non sia ancora finita, ma ti do una notizia: è novembre, fra due mesi inizia la sessione e tu non ti sei ancora informato sui libri da comprare.
Incanalate la vostra energia nello studio e meno nell’organizzazione di party privati familiari.

VERGINE (24 Agosto – 22 Settembre)
Vergine, il tuo unico errore è stato fare l’abbonamento a Netflix. Prima che tu controbatta: no, guardare un documentario non equivale a studiare. Il nostro consiglio è di toglierti il pigiama ed uscire a fare una passeggiata (ma solo fino alle 22 e solo se non sei in zona rossa)!

BILANCIA (23 Settembre – 22 Ottobre)
Se nel mese di Ottobre vi ho definito gli “eterni indecisi”, oggi mi correggo e vi dedico un grande e forte “INCOMPRESI”. Sei così pieno di iniziative da fare invidia, ma poi nessuno si spiega perché non riesci mai a concludere niente. Anzi, quell’esame di Gennaio 2020, che fai, lo dai? Daje!


SCORPIONE (23 Ottobre – 21 Novembre)
Vedo che il mio parere sul tuo conto del mese scorso ti ha fatto riflettere, mi fa piacere. Da asociali siamo diventati apatici, complimentoni. Caro Scorpione, ci sorge il dubbio che sia tu a dichiarare lockdown ogni tanto pur di stare solo… E per cortesia, lascia stare il barista prima che l’Ateneo sia obbligato a isolarti.

SAGITTARIO (22 Novembre – 21 Dicembre)
Riesci sempre a contraddistinguerti, la verità fa male e tu te ne freghi altamente. Però, tesoro, ‘na cosa te la devo dì: se all’esame la Prof. X te mette 18 e tu l’unica cosa che hai letto ‘n vita tua è stata Geronimo Stilton, ma che te ncazzi a fa? Non fare l’incoerente, suvvia, sii sincero anche con te stesso come con gli altri.


CAPRICORNO (22 Dicembre – 20 Gennaio)
Uè amici del Capricorno, non dovevate prendere alla lettera il mio consiglio di Ottobre… se è vero che non si può terminare un anno accademico in sei mesi è pur vero che la mattina se non ti svegli per studiare nessuno lo farà al posto tuo! Ci diamo una mossa? Come sempre o 1 o 90! Fatti un esame di coscienza veloce e inizia a dare gli esami all’università o, in casi più specifici, a scrivere la tesi!


ACQUARIO (21 Gennaio – 19 Febbraio)
CHE SODDISFAZIONE ACQUARIO MIO! Finalmente hai affrontato i tuoi problemi, siamo davvero fieri di t..… però, aspè, no, non vale! Furbetto di un acquario credevi che non ce ne fossimo accorti?! Ti avevamo suggerito di smettere di collezionare “scuse” e iniziare a raccogliere CFU, ma l’unica cosa che hai fatto in un mese è stata cambiare look! Eppure sei tra quelli intelligenti! STUDIA MISERIACCIA!


PESCI (20 Febbraio – 20 Marzo)
Amore, scusaci, forse siamo stati troppo duri con te. Il tuo essere quella/o “dell’innamoramento facile” era ciò che ti rendeva unico eppure le cose sono cambiate… cosa stai mangiando a colazione? Pane e yogurt? In un mese sei stato più che intrattabile! Ti fa stare male, forse, quell’esame maledetto che ti porti dietro dal 2018 a causa di quella crush che non ti fece studiare? Daje non preoccuparti, metti la testa sui libri e vedi che ci riesci!


Isabella Ferrigno & Chiara Palumbo


#POLITICAFFÈ

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Caos elezioni in USA?
In Russia c’è chi sorride: è la prova che la democrazia liberale non funziona

Stampa statunitense

Sabato 7 novembre è stato annunciato il nome del vincitore delle elezioni presidenziali. Il democratico Joe Biden, 77 anni, è il “presidente eletto”. Ma per il momento, il “presidente in carica” resta Trump. Il quale, non contento dei risultati elettorali, è pronto a ingaggiare una battaglia legale per avanzare ricorso. Quali saranno allora i successivi passaggi dell’evoluzione elettorale?

L’elezione formale del 46° Presidente degli Stati Uniti d’America è prevista per il prossimo 14 dicembre. Per ora infatti, ci sono solamente il conteggio dei voti e la nomina dei grandi elettori, Stato per Stato. E finalmente, l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo capo di Stato, avverrà come da consuetudine normativa il 20 gennaio, dopo la tradizionale cerimonia del giuramento a Capitol Hill. Ciò significa che prima dell’Inauguration Day, Trump sarà ancora in carica, seppure con i poteri ridimensionati. Non a caso, nel linguaggio politico americano il presidente uscente è definito «lame duck», ovvero anatra zoppa.

Tuttavia l’attuale inquilino della Casa Bianca dice di non voler mollare la presa e minaccia ricorsi contro presunte irregolarità nelle procedure elettorali e nel conteggio dei voti. Una situazione oggettivamente sempre più instabile con il passare dei giorni. La democrazia garantisce il diritto di appellarsi in caso di sospetti illeciti durante le elezioni. In questa circostanza atipica le ripercussioni non sono state circoscritte ai confini statunitensi ma hanno avuto un impatto internazionale.  

Infatti vediamo come The New York Times focalizzi l’attenzione sulle ripercussioni di queste elezioni all’estero. In particolar modo si occupa di un Paese che è stato spesso chiamato in causa con l’approssimarsi del giorno del voto: la Russia. Questa attenzione specifica è dovuta al fatto che poche settimane prima del voto l’intelligence americana aveva segnalato la presenza di un’attività sospetta in rete da parte del Cremlino. Infatti, proprio l’intelligence statunitense aveva sostenuto che il Cremlino stesse operando in rete con il fine di diffondere disinformazione e fake news per interferire nelle elezioni presidenziali.

All’indomani delle elezioni, in Russia si è scatenato un dibattito particolarmente acceso circa il fatto che il panorama politico russo, strettamente programmato, possegga dei vantaggi unici rispetto alla democrazia americana. Infatti, da un lato, per i sostenitori del Presidente russo Vladimir Putin, le affermazioni del Presidente Trump di diffuse frodi elettorali rappresentano forse la prova, o la conferma, migliore che la democrazia è la “ricetta per il disastro”, parole riportate da CBS News. Dall’altro lato, gli oppositori di Trump affermano che l’assoluta imprevedibilità e la sfumatura del caos che circonda le elezioni più significative del mondo sottolineano proprio la grandezza di un sistema libero e democratico. Il mondo in cui i russi interpretano il processo elettorale quest’anno è cruciale e gli alleati di Putin ne sono consapevoli. Gli attivisti pro-democrazia in Russia temono che l’indebolimento delle istituzioni americane da parte di Trump possa minare gli ideali liberali nei loro paesi ed a contribuire a giustificare l’autoritarismo del Governo russo. Infatti, si può affermare che la democrazia in Russia è rimasta soltanto sulla carta giacché Putin ha provveduto ad eliminare le libertà democratiche più di venti anni fa. Generalmente i candidati dell’opposizione non riescono mai a vincere le elezioni.

U.S.News & World Report riporta la dichiarazione del servizio di notizie di Stato in lingua russa, Tass: “è ormai chiaro che le fondamenta profonde della democrazia americana, compreso lo slogano più orgoglioso della sua propaganda -sullo stato di diritto e di ordine del paese- vengono messa alla prova”. U.S.News & World Report inoltre riporta l’affermazione del Partito Comunista cinese in un editoriale su un servizio di notizie statale, nel quale i portavoce del Partito hanno dichiarato che la Cina percepisce queste elezioni come la fine del sistema di governo americano.

Stampa inglese

Le elezioni presidenziali statunitensi sono tra gli eventi che attirano il maggior interesse globale possibile, e questa volta l’attesa sembra essere davvero infinita. Questa lotta combattuta fino all’ultimo respiro ha acquisito particolarmente vigore in forza della retorica appassionata che è stata improntata dai due candidati, soprattutto da quello repubblicano. E mentre si sferrano colpi continui, il mondo sta a guardare. In modo particolare in Russia, gli alleati del Cremlino hanno colto l’opportunità offerta da questo momento per mantenere vivo il confronto con gli Stati Uniti, dichiarando che il quadro travagliato delineato da queste elezioni mostra di per sé i limiti degli ideali liberali.

 “Stiamo continuando a seguire il delirio” così ha dichiarato un conduttore del canale televisivo Rossiya 24 che – come riportato dalla BBC – ha offerto una copertura totale sulle elezioni.

Reuters ha invece comunicato le dichiarazioni di Vyacheslav Nikonov, che ha consigliato ai russi di fare scorta di popcorn per assistere allo spettacolo che si stava preparando. “I risultati elettorali sono i peggiori per l’America” ha proseguito, poiché “non importa chi vince in tribunale, metà degli americani non considererà il Presidente legittimo”.

Non solo Russia, anche alcune testate britanniche si sono spinte verso una pesante critica nei confronti di queste elezioni. La linea più dura fino a ora, è sicuramente quella che è emersa dal quotidiano The Guardian. Innanzitutto, è stato ripreso l’episodio della conferenza stampa di Ratcliffe – che è stato raccontato in un articolo del 26 ottobre della nostra rubrica – in cui Iran e Russia erano state accusate di gravi interferenze nella campagna elettorale, per dire che in realtà la più grande fonte di disinformazione di queste elezioni è stata proprio la Casa Bianca. Su questa linea si è esposta Claire Wardle, direttore esecutivo del gruppo ‘First Draft’ impegnato nella lotta alla disinformazione, la quale ha affermato: “i media sono ossessionati dai russi sotto al letto, ma avere il Presidente degli Stati Uniti che dice alla gente negli Stati Uniti di non potersi fidare dei risultati delle elezioni – Putin poteva solo sognare quel genere di cose”. 

E ancora, in un lungo articolo di opinione firmato da Corey Brettschneider, professore di scienze politiche alla Brown, emerge una osservazione ancora più severa. In pratica, l’autore scrive che nel frangente dei risultati di queste elezioni, Donald Trump ha mostrato tutte le sue ambizioni autoritarie. Ha lanciato un attacco al sistema democratico nel momento più fragile della sua storia recente. I suoi messaggi di vittoria e di frode, inviati dalle piattaforme dei social media senza passare attraverso la narrazione delle rispettabili testate giornalistiche, arrivano direttamente alla base, minando la fiducia da parte dei cittadini nei risultati finali e, seminando discordia e violenza. Per questi motivi, tale periodo sta affermando inevitabilmente un’erosione nella fede verso i principi fondamentali della democrazia americana.

Stampa russa

Ad ogni modo, The Moscow Times racconta che non tutti i personaggi di spicco della scena russa sono stati concordi nella stessa chiave di lettura con cui è stato interpretato il processo elettorale americano. Per esempio Vladimir Žhirinovsky, leader del Partito Liberal-Democratico, ha affermato che nonostante Biden otterrà molti voti, il vincitore sarà comunque Trump perché ha fatto di più per gli americani rispetto a qualsiasi altro Presidente prima di lui.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:
U.S. Election Is a High-Stakes Political Struggle. In Russia. Disponibile su https://www.nytimes.com/2020/11/05/world/europe/russia-media-us-election-trump-biden.html, consultato il 07/11/2020


China, Russia Delight in U.S. Election Uncertainty disponibile su https://www.usnews.com/news/elections/articles/2020-11-04/china-russia-delight-in-us-election-uncertainty, consultato il 07/11/2020


Russia publicly frets over U.S. election uncertainty, but likely relishes it disponibile su https://www.cbsnews.com/news/russia-publicly-frets-over-us-election-uncertainty-but-likely-relishes-it/, consultato il 07/11/2020


‘More divided than ever’: Russia reacts to U.S. election disponibile su https://www.themoscowtimes.com/2020/11/04/more-divided-than-ever-russia-reacts-to-us-election-a71950, consultato il 07/11/2020

As America counts, the world holds its breath for U.S. election outcome disponibile su https://www.reuters.com/article/us-usa-election-global-reaction/as-america-counts-the-world-holds-its-breath-for-u-s-election-outcome-idUSKBN27K1LN, consultato il 07/11/2020

US election 2020: how the world is reacting to knife-edge vote disponibile su https://www.bbc.com/news/election-us-2020-54808504, consultato il 07/11/2020

‘Putin could only dream of it’: how Trump became the biggest source of disinformation in 2020 disponibile su https://www.theguardian.com/us-news/2020/nov/02/trump-us-election-disinformation-russia, consultato il 07/11/2020

Don’t underestimate the threat to American democracy at this moment disponibile su https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/nov/04/american-democracy-election-threat-trump, consultato il 07/11/2020

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

EUROPA

In Spagna disordini e scontri sono stati i protagonisti indiscussi del weekend appena trascorso. Solo pochi giorni prima, il governo Sánchez aveva dichiarato il prolungamento dello stato di allarme fino a maggio 2021 e l’imposizione di misure più stringenti per arginare la progressione dei contagi da Covid-19.

Stando a quanto riportato da El Pais, lo scenario spagnolo della seconda ondata pandemica sarebbe attualmente tra i più preoccupanti d’Europa. Tale dato è confermato dal numero ufficiale di decessi raggiunto a partire da luglio: circa 7.100, il terzo tasso di mortalità più alto registrato dopo quello di Romania e Repubblica Ceca.

Nonostante il contagio stia dilagando ad un ritmo incalzante, i numeri allarmanti non hanno fermato azioni di protesta scoppiate in diverse realtà spagnole in risposta alle nuove restrizioni e al coprifuoco. Alcuni cittadini hanno provocato tensioni, degenerate successivamente in manifestazioni violente. Secondo l’articolo di Marca, venerdì sera a Barcellona e a Burgos centinaia di persone si sono scontrate con le forze dell’ordine lanciando pietre, razzi e oggetti contundenti.

Le stesse sommosse, da quanto si apprende invece da El Pais, si sono verificate anche sabato nel capoluogo catalano e in altre città come Madrid, Guadalajara, Sevilla, Granada, coinvolgendo in totale una ventina di centri. Sono stati 56 complessivamente i manifestanti tratti in arresto nella notte di sabato.

Oltre a un clima di preoccupazione generalizzato, la pandemia ha creato una crisi mondiale senza precedenti travolgendo altresì il panorama culturale del Paese. Rtve ha riportato l’esempio del Museo d’arte contemporanea Reina Sofía, uno dei più famosi esistenti. Il 31 ottobre la galleria ha festeggiato il suo 30° anniversario offrendo una giornata a porte aperte. Dalla sua apertura si annoverano oltre 700 esposizioni con opere di Picasso, Dalí, Juan Gris, ecc. Purtroppo, l’avvento del virus ha svuotato le sale e fatto precipitare vertiginosamente il numero di visitatori. La scorsa estate, dato il calo del turismo e la necessità di ridurre gli ingressi, il museo ha accolto il 70% in meno di ospiti e posticipato al 2021 le grandi mostre previste in questo periodo.

F.L.

In Francia, il portavoce del governo Gabriel Attal ha annunciato che dal giorno 3 novembre è stato reimposto il coprifuoco, come prima del lockdown, nella città di Parigi a causa del numeroso traffico per le strade dalle ore 21:00. Secondo la testata Paris Secretl’obiettivo è rafforzare la reclusione nelle proprie abitazioni dei cittadini francesi.

Questo annuncio è stato effettuato da Gabriel Attal alla BFM TV, dopo i 100.000 controlli iniziati giovedì 29 e le 14.000 verbalizzazioni per i cittadini che non rispettavano il lockdown entrato in vigore venerdì 30. L’Île-de-France potrebbe essere proprio la zona più interessata da questo provvedimento. Il governo però ha immediatamente smentito attraverso un tweet le parole del portavoce Attal, dichiarando che questa misura non è mai stata presa in considerazione.

Jean Castex, il primo ministro della Francia e il suo entourage hanno confermato però che un nuovo provvedimento è in fase di studio, questo riguarda stabilire “un orario notturno per la chiusura dei negozi autorizzati ad operare”. Ha aggiunto l’entourage che una decisione in merito a questi aspetti verrà presa nei prossimi giorni, tuttavia adesso non ci sarà nessun coprifuoco in alcuna zona di Parigi, nonostante il traffico e il grande numero di contagi nelle ultime settimane.

Le Figaro aggiunge che gli oppositori del governo non hanno preso di buon occhio questa dichiarazione da parte di Gabriel Attal che ha creato confusione tra moltissimi parigini e soprattutto tra i residenti dell’Île-de-France. Queste lamentele e dissensi sono confluiti nelle parole di disapprovazione del sindaco di Parigi, Emmanuel Grégoire.

G.D.C.

Il Covid-19 non dà tregua in Regno Unito: già da qualche settimana lo spettro di un nuovo lockdown si aggirava nel Paese. Dopo tante smentite, alla fine Boris Johnson è stato costretto a cedere e proprio nella serata di Halloween ha annunciato l’arrivo della seconda chiusura tramite conferenza stampa, di cui Gov.uk ha pubblicato il testo integrale. L’Inghilterra sarà sottoposta a restrizioni più severe a partire dalla mezzanotte del 5 novembre fino al 2 dicembre.

Così come riportato da The Daily Mail, il leader dei laburisti, Sir Keir Starmer, lo ha accusato di aver sprecato settimane preziose rifiutando il blocco statale richiesto dagli esperti a settembre mentre i decessi aumentavano vertiginosamente. 

Il superamento del milione di contagi, secondo Sky News, è ciò che ha convinto definitivamente il primo ministro a prendere una decisione tanto difficile, ma al contempo necessaria, per non mandare in tilt l’intero sistema sanitario. Si tratterebbe, comunque, di una chiusura meno restrittiva rispetto a quella di marzo: per esempio, tra le disposizioni diramate si contempla ancora la possibilità di tenere le scuole aperte.

Mentre Johnson annunciava da Downing Street il nuovo lockdown, una seconda notizia rattristava il mondo dello spettacolo britannico e non solo. Lo scozzese Sean Connery, meglio conosciuto come il leggendario 007, è deceduto all’età di 90 anni nella sua dimora alle Bahamas, dove viveva con la moglie dagli anni ‘90. Ultimamente, scrive The Guardian, l’attore soffriva di demenza senile, una malattia che gli impediva di esprimersi come era solito fare.

In questa cornice di incertezza, lunedì è rimbalzata su tutti i giornali inglesi la notizia della positività al coronavirus del principe William, una notizia risalente in realtà ad aprile e tenuta nascosta per non allarmare la nazione, come ha rivelato The Sun. Nonostante l’erede al trono faticasse a respirare, è riuscito comunque a ultimare quattordici impegni durante la quarantena.

F.L.

In Irlanda, secondo quanto riportato dal giornale The Irish Times il 4 novembre, il governo finanzierà centinaia di corsi di aggiornamento delle competenze, necessari per affrontare la “crisi” dell’offerta di insegnanti. Il fine è quello di incrementare il numero di insegnanti qualificati in matematica, fisica e spagnolo.

Quindi, gli insegnanti delle scuole secondarie potranno richiedere corsi di aggiornamento di terzo livello gratuiti.

Saranno disponibili tre programmi gratuiti, tra cui un diploma professionale per l’insegnamento della fisica (DCU, UL e NUI Galway), un diploma superiore in spagnolo (UCC) e un diploma professionale in matematica (UL, NUI Galway, DCU, TU Dublino, CIT, LYIT e WIT).

I programmi avranno una durata di due anni su base part-time e saranno erogati in modo flessibile per consentire al maggior numero di insegnanti in part-time o piena occupazione di prenderne parte.

Oltre ad una cauzione, che sarà rimborsata all’insegnante partecipante al termine del programma, i posti saranno forniti gratuitamente e si darà priorità agli insegnanti disoccupati e a coloro che insegnano la materia “fuori campo”.

Il processo di candidatura dovrebbe essere aperto a breve e le domande possono essere presentate direttamente all’istituto di istruzione superiore pertinente.

A.B.

Come riportato sul sito del Cremlino, il 2 novembre in Russia, il presidente Vladimir Putin ha tenuto una videoconferenza per discutere del finanziamento e dello sviluppo del settore spaziale e missilistico. Durante il suo discorso, il presidente si è concentrato sulle questioni legate al finanziamento dell’industria spaziale, sottolineando quanto sia importante la decisione e l’approvazione di questi piani, strategici per la Russia e in particolare per l’economia nazionale, per una maggiore sicurezza dello stato e per il mantenimento del primato nel mercato spaziale mondiale. Per fare ciò, al Roscosmos è stato affidato il compito di preparare una gamma di nuovi programmi per il potenziamento del complesso missilistico, per la formazione di un gruppo spaziale nell’ambito del progetto “Sfera” e per un ulteriore sviluppo del sistema GLONASS. Il presidente ha evidenziato che il Roscosmos non abbia ancora approvato alcuni dei programmi e ne ha quindi richiesto l’approvazione nel minor tempo possibile, oltre alle motivazioni di un tale ritardo. Inoltre, il presidente Putin ha sottolineato che il perfezionamento e l’aumento del gruppo spaziale sono tra le priorità del Paese, soprattutto per una maggiore sicurezza e per lo sviluppo dell’economia.

Dopo la videoconferenza, secondo quanto riportato su Pravda.ru, il direttore del Roscosmos Dmitrij Rogozin ha risposto alla critica del presidente Putin, principalmente per l’affermazione fatta da quest’ultimo secondo cui l’istituzione non avrebbe eseguito l’incarico della realizzazione di un razzo super pesante. Rogozin ha risposto che il responsabile del rinvio dei progetti è stato proprio il governo: secondo il top-manager, i progetti erano stati consegnati al Consiglio già ad agosto, scrive Iz.ru. Rogozin ha espresso la speranza che, dopo la conferenza del 2 novembre e grazie all’attenzione portata dal presidente sulla questione, l’importo dei finanziamenti verrà concordato e i progetti verranno approvati. Quest’ultimo, infatti, è sicuro che la critica del presidente porterà all’approvazione dei programmi spaziali entro la fine dell’anno, come riportato su Vesti.ru.

Dal punto di vista sanitario, in Russia così come in molti altri Paesi, con l’autunno è aumentato il numero di casi di coronavirus, riportato giornalmente da Zona.media. Con gli ultimi dati, il numero di malati nel Paese è arrivato a più di 1.600.000, con più di 28.000 decessi. Il 2 novembre, ad esempio, a Mosca sono stati registrati 4.796 nuovi casi di infezione da Covid-19, con 53 decessi. Nel Paese intero, lo stesso giorno, ci sono stati 18.257 nuovi casi, con 238 decessi in totale. Gli ospedali cominciano ad essere sempre più saturi e spesso capita che i pazienti vengano sistemati nei corridoi per mancanza di stanza libere, come è successo nella città di Tomsk. Nel frattempo, il governatore della regione di Krasnojarsk, Aleksandr Ussom, ha vietato, a partire dal 3 novembre, l’utilizzo del Wi-Fi gratuito nei centri commerciali e l’ingresso ai giovani con età inferiore ai 14 anni se non accompagnati dai genitori, in modo tale da diminuire l’affluenza ai centri e ridurre le occasioni di contatto. Sono vietate anche feste di famiglia, come matrimoni e anniversari, e tutti gli eventi sportivi si terranno senza spettatori, scrive Vesti.ru.

Inoltre, secondo le ultime notizie di Vesti.ru, nella periferia di Mosca vige il regime di autoisolamento per gli adulti con età superiore ai 65 anni, i quali verranno aiutati da volontari per l’acquisto di prodotti e medicinali. Per l’accesso a bar e ristoranti sarà necessario essere provvisti di un QR-code o di un SMS. Si potrà salire sui mezzi di trasporto pubblici soltanto indossando guanti e mascherina. Ad oggi, i controllori possono multare non solo passeggeri sprovvisti di biglietto, ma anche chi non indossa i dispositivi di sicurezza: la multa è di 5.000 rubli. Nella regione di Orlovsk, sempre secondo i dati riportati da Vesti.ru, i bambini si ammalano più degli adulti e i casi riguardano per lo più bambini fino ai 14 anni. Il governatore di San Pietroburgo, Aleksandr Belgov, ha affermato che il numero di nuovi casi è pericolosamente elevato: sono stati registrati 923 nuovi casi il 2 novembre, come si legge su Gazeta.ru: Belgov non esclude delle restrizioni gravi a San Pietroburgo per far fronte a questi numeri, e ne parla a Ria.ru.

A Mosca, invece, secondo l’articolo di Iz.ru, il picco della pandemia è previsto per la metà di dicembre. Uno degli ideatori del modello di previsione della situazione Covid-19 in Russia, Aleksej Borovkov, ha parlato di tre curve di distribuzione della malattia da coronavirus. Secondo le previsioni attuali, il picco della pandemia nella capitale è previsto per il 14 dicembre. Il direttore del National Technology Initiative (NTI, in russo Nacional’naja Technologičeskaja Iniciativa) sostiene che in tempi brevi la quantità di malati attivi (il numero di infetti meno il numero di decessi e guariti) crescerà, per diminuire solo verso febbraio. All’inizio di marzo il numero di malati attivi a Mosca potrebbe scendere di e fino a 40 mila unità, e in generale nel Paese di e fino a circa 120 mila. Tuttavia, per l’apertura delle frontiere in tempi brevi, secondo l’esperto, non vale la pena aspettare. Ciò nonostante, secondo il Rospotrebnadzor (Russian Federal Service for Surveillance on Consumer Rights Protection and Human Wellbeing), in Russia potrebbe arrivare un nuovo ceppo di coronavirus proprio dall’Europa, riporta Gazeta.ru.

S.P.

MEDIO ORIENTE

In Siria le regioni nord-occidentali stanno attraversando una crisi complessa. Nella giornata di domenica, nel corso di uno sfollamento in atto nell’area, il regime siriano e le forze russe hanno rinnovato i loro bombardamenti sulla campagna di Idlib, sulla pianura di Al-Ghab e sulla regione montuosa del Jabal Al-Akrad a nord di Lattakia, mentre i gruppi jihadisti hanno preso di mira vari postazioni dell’esercito a sud di Idlib. La ripresa del conflitto avviene in concomitanza con l’aumento dei contagi da coronavirus nella regione e con gli allarmi dell’Onu sul peggioramento delle condizioni degli sfollati nei campi a causa della pandemia e delle difficili condizioni economiche nel Nord del Paese. Dallo scoppio dell’epidemia di Covid-19 a Idlib, le organizzazioni umanitarie hanno espresso il loro timore di una catastrofe sanitaria qualora il virus dovesse diffondersi nelle centinaia di campi profughi sparsi lungo il confine tra il governatorato di Idlib e la Turchia. Gli insediamenti degli sfollati mancano di servizi di base, come una rete idrica e forniture igieniche: lavarsi le mani o fare la doccia sono da considerarsi un lusso che molti non possono permettersi. Durante un discorso davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Mark Lowcock, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha dichiarato che il numero di vittime nella Siria nord-occidentale è aumentato di sei volte nell’arco di un solo mese, così come sono aumentate anche nei campi per gli sfollati. Dato il sovraffollamento nella Siria nord-occidentale, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha osservato che la principale sfida da affrontare di fronte l’epidemia di Covid-19 è la difficoltà a isolare le persone.          

                                                                                                                                                    
Iraq – Le immagini dei morti e le frasi rivoluzionarie sono quanto resta in piazza Tahrir nel centro della città di Baghdad, teatro della mobilitazione popolare più importante della storia del Paese, dopo che il governo ha deciso di sgomberarla insieme alle strade e i ponti circostanti. Decisione quella del governo che arriva senza aver ancora accolto la richiesta cruciale sollevata negli ultimi mesi, quella di rivelare i responsabili dell’uccisione di oltre 500 manifestanti e decine di migliaia di feriti. Sabato sera, un anno dopo la sua chiusura, i primi mezzi hanno ripreso a circolare sul ponte al-Jumhuriya che collega Piazza Tahrir e la blindatissima Zona Verde, sede dei ministeri, dell’ufficio del primo ministro, delle ambasciate straniere. Le forze di sicurezza e la polizia municipale di Baghdad hanno abbattuto le tende che ancora presidiavano la piazza e sgomberato le strade circostanti, tra cui il tunnel che passa sotto la piazza sulle cui mura i manifestanti hanno raffigurato le effigi dei loro compagni caduti e immortalato le immagini della repressione che ha accompagnato il loro movimento di protesta. In un comunicato stampa, il nuovo sindaco di Baghdad, Alaa Maan, ha ordinato di non pregiudicare i murales e le frasi scritte dai manifestanti nel tunnel di piazza Tahrir, descrivendoli come una documentazione di una fase importante che contribuisce alla rinascita del Paese. Attivisti e giornalisti si sono scagliati contro i colleghi che dapprima avevano appoggiato e sostenuto il movimento di protesta per poi rinnegare le loro posizioni conciliandosi con le posizioni del primo ministro iracheno Mustafa Al-Kazemi – arrivato dopo le dimissioni del suo predecessore, Adel Abdul-Mahdi, sotto la pressione dei manifestanti. Quello che gli attivisti hanno voluto far sapere è che quanto è accaduto nelle scorse ore in Piazza Tahrir non farà desistere il movimento di protesta dal compito storico che gli è stato assegnato.

Arabia Saudita – Stando ad un rapporto pubblicato dall’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale, think thank israeliana, sarebbero in corso i preparativi per la normalizzazione dei rapporti fra Israele e Arabia Saudita e che la successione al trono da parte del principe ereditario potrebbe agevolare la strada in vista della firma dell’accordo. Il negoziato prevedrebbe dal lato dei sauditi un pacchetto di obiettivi di notevole ambizione, fra cui il miglioramento della sua immagine e posizione internazionale, anche all’interno del Congresso degli Stati Uniti, danneggiata negli ultimi anni dal comportamento imprudente e inaffidabile del principe ereditario Mohammed bin Salman, coerentemente agli sforzi della monarchia di commercializzare un “Islam moderato” come parte del processo di modernizzazione. Secondo l’Istituto israeliano, Israele è desideroso di concludere un accordo di normalizzazione con l’Arabia Saudita, data la sua importanza economica, religiosa e politica. Tuttavia, non è chiaro quando e a quali condizioni il Regno dei Sa’ud sarà in grado di firmare un accordo simile a quello stipulato dagli Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan. L’Istituto conferma che il sostegno dell’Arabia Saudita agli accordi “Abraham” mostra l’entità della sua deviazione politica dalle precedenti posizioni, cambiamento visibile nel permesso concesso agli aerei israeliani di volare nello spazio aereo saudita da e verso gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, la copertura mediatica positiva nei confronti di Israele e le dichiarazioni degli attuali ed ex alti funzionari nel Regno. Inoltre, nonostante le smentite di alti funzionari sauditi, è probabile che i negoziati e gli accordi con Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan siano stati condotti con la perizia e il sostegno della leadership saudita. In generale, gli accordi firmati con questi Paesi servono gli interessi dell’Arabia Saudita e le forniscono un parametro per valutare i potenziali benefici e rischi di un eventuale accordo con Israele, comprese le reazioni del pubblico. Per quanto riguarda eventuali scenari di negoziazione, le richieste dell’Arabia Saudita saranno probabilmente superiori a quelle degli Emirati Arabi Uniti. Qualora l’accordo israelo-emiratino fermasse il piano israeliano di annettere terre in Cisgiordania, le condizioni saudite potrebbero includere maggiori richieste nei confronti di Israele sulla questione palestinese. Secondo taluni esperti la disponibilità di Israele a prendere provvedimenti per far avanzare il processo di pace alla fine incoraggerà l’Arabia Saudita a normalizzarsi. Ulteriori fattori potrebbero includere un accordo con gli Stati Uniti per la vendita di armi sofisticate e cambiamenti interni al regno riguardanti lo status di Israele nell’opinione pubblica, oltre alle ripercussioni legate alla successione al trono.                                                                                                                                

L. D.

AMERICA

Il Messico conta finora circa 90.000 vittime per coronavirus, ha scritto El Mundo. Anche qui, la crescita esponenziale dei contagi ha avuto un fortissimo impatto sul patrimonio culturale nazionale, privando i suoi abitanti della loro festa tradizionale, El Día de los Muertos.Difatti, per scongiurare assembramenti, le autorità hanno emanato un’ordinanza di chiusura dei cimiteri e cancellato eventi di rilievo con una conseguente perdita economica per i lavoratori.

La pandemia ha quindi costretto i messicani a spostare tutte le celebrazioni in onore degli antenati all’interno delle case. In questo 2020, straziato da un’epidemia globale, El Día de los Muertos ha rappresentato più che mai un momento chiave per riflettere – ma soprattutto ricordare – chi ha perso la vita per il Covid-19. 

F.L.

Come riportato dal BBC News, lo scorso martedì l’uragano Eta ha raggiunto Nicaragua e Honduras e potrebbe arrivare in altri Paesi dell’America Latina e del Caribe con venti e inondazioni catastrofiche. Oltre all’allerta dell’uragano, il centro nazionale di uragani negli Stati Uniti (NHC), ha emesso un avviso per la tempesta tropicale che colpisce la costa nord-orientale dell’Honduras. L’uragano ha causato, oltre ai danni materiali, la morte di un’adolescente di 13 anni che si trovava in casa e di due uomini mentre lavoravano in una miniera nella località di Bonanza, in Nicaragua.         

 Sia il Nicaragua che l’Honduras hanno dichiarato l’allerta rossa in attesa del passaggio di Eta, disponendo il trasferimento di decine di migliaia di persone nelle zone più a rischio in rifugi sicuri quali chiese e scuole.

Infobae riporta che in Chile, le autorità hanno annunciato una riduzione del coprifuoco in quasi tutto il Paese, dovuto al miglioramento dei dati della pandemia. Il nuovo orario sarà dalle 00 alle 5 di mattina in tutta la nazione, tranne nella regione meridionale di Magallanes e nella regione del Los Lagos, due delle aree in cui i contagi continuano a crescere e in cui il coprifuoco prevarrà dalle 20:00 di sera alle 5:00 del mattino. Il ministro della salute, Enrique Paris, ha esortato i cittadini a fare attenzione e a non rilassarsi per evitare che arrivi una seconda ondata come quella che sta soffrendo l’Europa in questo momento.

Cubadebate riporta che a Cuba la comunità scientifica sta lavorando a un terzo vaccino candidato contro il Covid-19, il primo che non è iniettabile e si applicherebbe per via nasale. Sviluppato dal Center for Genetic Engineering and Biotechnology (CIGB), questo progetto si concentra sull’immunizzazione per via nasale poiché il virus SARS-COV-2, è respiratorio. Il Direttore della ricerca Biomenica del CIGB, Gerardo Guillén, ha spiegato che l’immunizzazione attraverso questa via favorisce lo sviluppo di una risposta locale, il cui obiettivo è prevenire la malattia, la colonizzazione e la trasmissione dell’agente patogeno. Inoltre, ha spiegato che il nuovo candidato vaccinale si basa su una proteina del virus dell’epatite B. Cuba ha attualmente due farmaci contro il Covid-19 in fase di sperimentazione clinica (Soberana 01 e Soberana 02) e si prevede che entro la fine del 2020 la comunità scientifica registrerà un quarto vaccino candidato contro la pandemia. SempreCubadebate riporta che l’Organizzazione Mondiale della Salute ha incluso il secondo vaccino candidato di Cuba, Soberana 02 sul sito ufficiale dei progetti in fasi di sperimentazione clinica contro il Covid-19. Con Soberana 02 si prevede che l’immunità raggiunga la mucosa delle vie respiratorie per impedire l’ingresso del virus. Attualmente ci sono 47 candidati registrati in tutto il mondo, due dei quali sono cubani.

Il DW riporta che gli attori politici del Venezuela hanno iniziato lo scorso martedì la campagna elettorale per le elezioni legislative del 6 dicembre, questionate dall’opposizione e dalla gran parte della comunità internazionale, con raduni massici e ignari delle misure di sicurezza imposte dal governo di fronte alla pandemia Covid-19. Come previsto, hanno iniziato a contare i 30 giorni che avranno a disposizione i 14.400 candidati per ottenere i voti che li rendono meritevoli dei 277 seggi dell’Assemblea nazionale, la cui nuova direttiva dovrebbe essere installata il 5 gennaio. Il partito del governo ha utilizzato un macchinario che includeva piattaforme e intense campagne mediatiche per promuovere i suoi candidati. Sebbene meno persone abbiano partecipato a questi primi eventi rispetto agli anni precedenti, la giornata è stata disegnata in modo simile a quella del Venezuela prima della pandemia. Così, candidati come Diosdado Cabello e Jorge Rodriguez hanno potuto fare discorsi alla folla che non ha mantenuto la distanza richiesta e, inoltre, decine di sostenitori non hanno indossato la mascherina.

Infobae riporta che in Perù i membri di un tribunale della regione peruviana di Ica hanno archiviato una denuncia per stupro, la quale è stata presentata nel 2019 da una ragazza di 20 anni con la motivazione che la denunciante indossava biancheria intima rossa. I magistrati includevano nelle loro argomentazioni che l’uso di questo tipo di biancheria intima femminile viene solitamente utilizzata in occasioni speciali per i momenti di intimità, e quindi questo porta a dedurre che la vittima si era preparata o era disposta ad avere rapporti sessuali con l’accusato. I giudici hanno anche menzionato che c’erano omissioni nelle testimonianze del denunciante, mentre l’imputato ha sostenuto di essere stato accusato di vendetta.  Dopo la conoscenza del caso, membri di gruppi femministi e dei diritti umani hanno manifestato davanti alla sede principale del potere giudiziario di Ica e Lima per respingere gli argomenti che erano stati utilizzati per archiviare questo caso con una sentenza sessista. Mentre le attiviste mostravano indumenti intimi rossi, l’organizzazione femminista Flora Tristan ha definito la risoluzione indignante e ha chiesto un’indagine e una sanzione per i magistrati. Il ministero delle donne ha espresso, da parte sua, il suo profondo rifiuto delle argomentazioni dei magistrati e ha ritenuto che non siano conformi alle attuali norme nazionali e internazionali. Sempre in Perù dopo 8 mesi di chiusura forzata a causa della pandemia, riapre le sue porte la fortezza inca di Machu Picchu che sorge sulle Ande, il gioiello più prezioso dei siti turistici peruviani. Per motivi di sicurezza vi potranno accedere solamente 675 al giorno, appena il 30% del numero di visitatori del pre-pandemia. La chiusura dell’area turistica è stato un duro colpo per le decine di migliaia di persone che si guadagnano da vivere con l’industria del turismo locale.

A.C.

Negli Stati Uniti, martedì 3 novembre 2020 sono state aperte le elezioni per votare il nuovo presidente. I candidati sono Donald Trump, 74 anni, e Joe Biden, 77 anni, ex vicepresidente durante l’amministrazione Obama.

Tuttavia, come riporta il New York Times, martedì all’alba, quasi 100 milioni di americani avevano già espresso le loro preferenze per posta. Questa nuova modalità di voto è stata introdotta quest’anno. Il suo scopo è quello di limitare i contagi del Covid 19, dal momento che all’apertura dei saggi elettorali seguono sempre lunghe file.

Ad ogni modo, la campagna elettorale dei due candidati si è conclusa nel seguente modo: Joe Biden ha esortato gli elettori a porre fine a una presidenza che ha “alimentato le fiamme dell’odio”, mentre il presidente Trump ha concluso mettendo in discussione l’equità delle elezioni e sollevando la prospettiva di disordini.

Il giorno successivo alle elezioni, ossia mercoledì 4 novembre, Trump ha vinto una serie di campi di battaglia importanti: Florida, Ohio e Iowa.

Tuttavia, con milioni di voti legittimi che aspettavano ancora di essere contati, Trump ha dichiarato prematuramente e incautamente di aver vinto le elezioni, ha insistito inoltre per un maggiore conteggio dei voti in Arizona dove si trovava indietro e ha chiesto di fermare il conteggio dove era già in vantaggio.

Finora, Trump è riuscito a tenere a bada Biden in due Stati del Sud che l’ex vicepresidente aveva sperato di strappare alla colonna repubblicana: Georgia e Carolina del Nord. Questi non erano stati obbligati a votare per Biden, tuttavia quest’ultimo ha speso molto in entrambi e li ha visitati nel tratto finale della campagna.

Fino allo scorso mercoledì 4 novembre, Joe Biden sembrava avere la meglio in Arizona, Stato conquistato da Trump nel 2016, ma anche in New Hampshire e in Minnesota.

Dunque, sembra che l’ex vicepresidente non tema l’avversario e sollecitando pazienza, ha dichiarato “Vinceremo”.

A.B.

In Québec, il ministro della Salute e dei Servizi Sociali Lionel Carmant ha anticipato una misura nella giornata del 2 novembre, inserita in bilancio, che doveva essere annunciata il 13 novembre. Secondo l’articolo del Journal de Québeclo Stato investirà 100 milioni di dollari per gli interventi destinati alle persone che hanno problematiche di salute mentale. L’importo verrà erogato in più tranche, fino a marzo 2022. Sarà destinato sia ai cittadini che hanno sviluppato problemi d’ansia causata dal Covid-19, sia per chi soffre di gravi disturbi mentali.

Ci sono anche delle critiche nei confronti di questa misura, come quella del Dottor Olivier Farmer, psichiatra di Montreal, il quale ha dichiarato che gli investimenti per avere un reale effetto dovrebbero essere molto maggiori. Ha affermato anche che in questo momento solo un paziente su dieci può essere ricoverato e ricevere il sostegno adeguato.

Anche Martine Fortier, il presidente della Fraternité des policières et policières della città del Québec, non è soddisfatto di questi investimenti che dovrebbero diventare ricorrenti per poter ottenere degli effetti. Quest’ultimo ha infatti citato l’esempio di un uomo che, nonostante le chiamate d’aiuto, era stato dimesso dopo pochi giorni dal suo ricovero e abbandonato a sé stesso si è tolto la vita dopo due settimane.

G.D.C.

ASIA

In base a quanto riportato dall’Asia Times il 31 ottobre, tra Taiwan e la Cina sta aumentando la tensione a causa dell’interferenza delle armi vendute dagli Stati Uniti.

Nello specifico, gli USA, dopo aver ignorato completamente le minacce del portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin in merito all’interruzione della vendita di armi e dei collegamenti militari con Taiwan, hanno sanzionato la vendita di 400 missili antinave Harpoon per Taipei, capitale di Taiwan.

Pertanto, la dichiarazione di Wang “La Cina adotterà misure legittime e necessarie per salvaguardare la propria sovranità e gli interessi di sicurezza con ferma determinazione” non fermò gli Stati Uniti, che invece hanno anche approvato tre importanti nuovi accordi sulle armi.

Dunque, se la vendita dovesse procedere come previsto, Taiwan avrebbe un controbilanciato altamente resistente a qualsiasi potenziale assalto navale da parte delle forze della Repubblica popolare cinese (RPC).

Tuttavia, l’accordo, del valore di circa 2,37 miliardi di dollari, richiede ancora l’approvazione del Congresso e i suoi termini esatti potrebbero essere soggetti a modifiche, ha riferito The War Zone.

Inoltre, e questa sarà la cosa peggiore per la Cina, Taiwan riceverebbe vari pezzi di ricambio e riparazioni, apparecchiature di supporto, formazione del personale e attrezzature per l’addestramento dagli Stati Uniti.

Song Zhongping, un esperto militare della Cina continentale, ha dichiarato che “i missili statunitensi, se scoppiasse la guerra potrebbero rappresentare delle minacce”, continua inoltre dicendo che “Questa è un’ulteriore prova che gli Stati Uniti hanno violato le promesse fatte nei tre comunicati congiunti con la Repubblica popolare cinese di ridurre gradualmente le vendite di armi a Taiwan”.

Cambiando argomento e rimanendo sempre aggiornati grazie all’Asia Times scopriamo che, sempre in Cina il PCC, Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, ha proposto una serie di obiettivi a lungo termine in un piano di sviluppo, affinché il Paese raggiunga sostanzialmente la modernizzazione socialista entro il 2035.

Secondo le proposte, la forza economica, tecnologica e nazionale della Cina aumenterà in modo significativo, pertanto nuovi progressi saranno fatti nella crescita dell’economia e del reddito pro capite dei residenti. Facendo importanti passi avanti nelle tecnologie di base in importanti aree chiave, la Cina, oltre a diventare un leader globale nell’innovazione, diventerà un Paese forte in termini di cultura, istruzione, talento, sport e salute. Grazie a questo sviluppo a tutto tondo dei cittadini, l’etichetta sociale e la civiltà miglioreranno notevolmente.

Cambiando di nuovo argomento, sempre in Cina, a Shanxi, mercoledì 28 ottobre, in base a quanto riportato dal giornale cinese The standard, dopo una sospetta esplosione di gas in una miniera di carbone nella provincia nord-occidentale dello Shanxi, otto minatori sono scomparsi. Quarantadue minatori stavano lavorando sottoterra quando l’incidente è avvenuto, intorno alle 13:00. Secondo la squadra di soccorso di emergenza dei minatori, solo 34 sono stati portati fuori dalla miniera in sicurezza.

Passiamo ora a questioni principalmente economiche. Sempre, secondo l’Asia Times, dopo il Covid-19 l’ultimo segnale della resilienza dell’economia cinese, la quale ha visto una crescita del 4,9% su base annua nel terzo trimestre del 2020, proviene dalla vicina potenza commerciale della Corea del Sud.

Durante la prima metà del 2020, con Covid-19 su tutte le furie, le esportazioni della Corea del Sud verso la Cina sono diminuite solo del 6,4%, rispetto a un calo dell’11,3% delle esportazioni nel mondo in generale, secondo quanto rilevato da un rapporto della Korea Trade Investment Promotion Agency, o KOTRA, raccolto dall’agenzia di stampa Yonhap.

La Cina e la Corea del Sud sono state, rispettivamente, la prima e la seconda nazione a soffrire di infezioni di massa da Covid-19.

Utilizzando strategie molto diverse, da allora entrambe le economie hanno ampiamente contenuto il coronavirus.

Gli acquisti cinesi dalla Corea del Sud sono stati particolarmente forti nei settori dei tessuti e dei componenti elettronici, ha mostrato il rapporto KOTRA.

In Cina c’è stata un’elevata domanda di maschere, articoli per l’igiene personale e abbigliamento sudcoreani.

Gli articoli di moda e cosmetici sudcoreani invece, sono molto ambiti dalla Cina grazie all’influenza di Hallyu, “l’onda coreana” della musica pop, dei film e delle fiction televisive.

Più in alto nella catena del valore, anche le spedizioni di componenti elettronici sono state solide. Infatti, secondo il suo ultimo piano quinquennale, Pechino sta espandendo massicciamente gli investimenti nelle industrie ad alta tecnologia.

In termini più ampi inoltre, l’alleanza della Corea del Sud con Washington ha determinato un enorme vantaggio finanziario per il Paese anche se negli ultimi tre anni le passività hanno iniziato ad accumularsi.

A settembre, Washington ha imposto sanzioni sulle esportazioni di componenti elettronici all’ammiraglia tecnologica cinese Huawei. Samsung e SK Hynix, che utilizzano tecnologie americane nei loro processi e prodotti, quindi non avevano altra scelta che conformarsi.

Dal 2019, la Cina ha rappresentato il 25,5% delle esportazioni totali della Corea nella prima metà dell’anno, secondo KOTRA, rispetto al 25,1% dell’anno precedente. Inoltre, aggiungendo i numeri di Hong Kong, la percentuale della Cina sulle esportazioni totali della Corea del Sud sale al 31,8%. Con la Cina ora in una modalità di crescita in ripresa, i dati recenti confermano le cifre di KOTRA.

Inoltre, se si includono i numeri di Hong Kong (3 miliardi di dollari), la Corea del Sud ha venduto più del doppio alla Cina che agli Stati Uniti.

A.B.

OCEANIA

Come si è visto, il virus sta mettendo in ginocchio un po’ tutta Europa. Al contrario, dall’Australia sono giunti segnali positivi. Nel giorno di Ognissanti la BBC ha comunicato che nello Stato di Victoria, cuore dell’ondata pandemica autunnale, si sono registrati zero casi per il secondo giorno di fila in seguito ad un lockdown durato 112 giorni. Da circa cinque mesi non si aveva un risultato così rincuorante. Sicuramente, un dato del genere potrebbe far ben sperare gli australiani di vivere normalmente le vicine festività natalizie.

Nel frattempo, dal panorama sportivo è giunto l’annuncio dall’Australian Associated Press della cancellazione del Tour Down Under e del Cadel Evans Great Ocean Road Race, due eventi ciclistici internazionali previsti per gennaio. La decisione di annullare le gare con largo anticipo è stata dettata dall’esigenza proteggere la salute dei corridori e degli organizzatori dalla minaccia Covid. Il mondo dello sport si è attestato come uno dei settori più colpiti globalmente dall’epidemia.

F.L.

Rassegna stampa a cura di:


Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Federica Lo Re, Alissa Bianconi (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Federica Lo Re, Angelica Chimienti (lingua spagnola)
Gaia De Gandia (lingua francese)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)

#UNINTSpeechPressReview

Pubblicato il

El día de los muertos

Le macabre tonalità del nostro Halloween si scontrano con i colori sgargianti e vivaci del Día de los muertos, il giorno dei morti, una delle ricorrenze più sentite del Messico, che celebra un inno alla vita ricordando i cari che non ci sono più. La ricorrenza affonda le proprie radici nell’età preispanica, ai tempi degli Aztechi e dei Maya, i quali ritenevano che l’ordine cosmico si basasse su un continuo alternarsi di vita e morte, non credevano né all’inferno né al paradiso, bensì credevano che le anime prendessero strade diverse a seconda del tipo di passaggio che a loro spettava una volta entrati nel regno dei morti.

Sicuramente ne avrete sentito parlare, soprattutto dopo aver visto Coco, l’avvincente film d’animazione Disney Pixar uscito in tutte le sale cinematografiche italiane nel 2017. “Essere dimenticati è un po’ come morire”, questo è il messaggio che ci lascia l’avvincente storia del piccolo Miguel, catapultandoci in una realtà diversa e mostrando la morte da un punto di vista decisamente insolito e curioso, a cui non siamo abituati. Coco ci porta in Messico, nel bel mezzo dei preparativi per il Día de los muertos, giorno in cui i defunti possono raggiungere i parenti vivi attraverso dei varchi posti tra la vita e la morte rappresentati dalle ofrendas, gli appositi altari di commemorazione che hanno lo scopo di accogliere gli spiriti nel regno dei vivi. Nelle ofredas, quindi, sono immancabili le foto dei defunti, fondamentali in quanto senza di esse i cari non possono tornare sulla terra di vivi. Non mancano poi i piatti tipici di questa festa, come il pan de muertos, un pane cosparso di zucchero, anice e di forma simile alle ossa di un teschio, fagioli, riso, i tipici involtini chiamati tamales, candele, fiori, calaveras, ovvero i teschi zuccherati, bicchieri d’acqua affinché i cari possano rifocillarsi dopo il lungo viaggio e sale, simbolo di protezione e purificazione.

Anche gli elementi decorativi hanno un significato ben preciso, per esempio, nel loro ritorno verso casa, i defunti sono guidati dalla scia profumata dei fiori di calendula i cui petali sono cosparsi per tutta la città. A ciò si aggiunge il papado picado costituito da strati di carta traforati a forma di scheletro che rappresentano il vento e la fragilità della vita umana, la cui scelta cromatica (giallo e viola) non è casuale poiché indica il contrasto tra la vita e la morte. Ma il simbolo per eccellenza è la calavera, ovvero i teschi che ci ricordano che la morte è viva, è inevitabile e non deve essere temuta, ma celebrata, ricordandoci di vivere ogni momento come se fosse l’ultimo.

Maschere da teschio, colori sgargianti perfino nei cimiteri, sfilate da brividi, musica per le strade e celebrazioni che vanno avanti per ore: il Día de los muertos è dal 2008 patrimonio immateriale UNESCO e rappresenta, infatti, una delle più antiche espressioni culturali di un popolo che celebra gli antenati, affermando la sua identità e le sue origini, attirando ogni anno milioni di turisti. I festeggiamenti iniziano il 25 ottobre e finiscono intorno al 4 novembre, tuttavia la preparazione è lunga e richiede anche settimane di allestimenti.

Francesca Vannoni

Fonti:

https://www.illibraio.it/news/dautore/coco-709247/, consultato in data 02/11/2020.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_dei_morti_(America), consultato in data 02/11/2020.

https://www.vagabondo.net/bramito/perche-andare-in-messico-per-il-giorno-dei-morti-el-dia-de-los-muertos, consultato in data 02/11/2020.

https://www.esquire.com/it/lifestyle/viaggi/a29640413/dia-de-los-muertos-messico/, consultato in data 02/11/2020.

#POLITICAFFÈ

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Attacco jihadista nel cuore dell’Europa. Prima la Francia, ora Vienna… è cominciata un’altra ondata di attentati?

Stampa statunitense

Nella giornata del 2 novembre scorso, il cuore di Vienna è stato colpito da un attacco di matrice jihadista, come rivendicato dall’ISIS. Secondo la ricostruzione del The New York Times, l’attacco è iniziato nei pressi della sinagoga della città quando il primo e forse unico attentatore, equipaggiato con una finta cintura esplosiva, un fucile automatico, una pistola e un machete, ha esploso più di un centinaio di colpi in ogni direzione. Non è ancora chiaro quanti fossero gli attentatori, perché i testimoni hanno riferito di aver sentito più colpi provenire da varie direzioni, il che ha fatto supporre in un primo momento che l’attentatore non agisse da solo.

Cinque persone sono morte, quattro civili e uno degli aggressori, mentre i feriti ammontano a 22. Questo è il bilancio dell’”attacco d’odio” come descritto dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, in un discorso alla nazione, specificando che si è trattato di un attacco terroristico. La CNN sottolinea come le immagini registrate sia dalle telecamere di sorveglianza installate dove è avvenuta la strage sia dai cellulari dei testimoni mostrano i passanti correre alla ricerca di un rifugio tra le strade del quartiere preso d’assalto. Queste immagini ricordano gli attacchi di matrice terroristica che negli ultimi anni si stanno verificando sempre con maggiore frequenza nelle principali città europee. Infatti, la scorsa settimana a Nizza si è verificato un nuovo attacco di matrice jihadista presso la cattedrale di Notre Dame: tre persone sono state uccise e l’attentatore è stato arrestato dalla polizia.

Il ministro dell’Interno Nehammer ha confermato che il terrorista ucciso era un “simpatizzante dello Stato islamico radicalizzato”. Fejzulai Kujtim – questo il nome dell’attentatore – aveva 20 anni ed era già stato condannato a quasi 2 anni di carcere nel 2019 per aver tentato di recarsi in Siria e di entrare nella schiera dei combattenti dello Stato islamico. Era stato rilasciato in anticipo perché rientrava in un regime privilegiato previsto dalla legge a tutela dei giovani. L’attentatore aveva doppia cittadinanza: austriaca e macedone. Era nato e cresciuto a Vienna ma di etnia albanese poiché la famiglia è originaria della Macedonia del Nord, così riporta Abc News.

“È un attacco motivato dall’odio: l’odio per i nostri valori, per il nostro stile di vita, per la nostra democrazia dove tutte le persone hanno eguali diritti e dignità […] È chiaro che non ci faremo intimidire dai terroristi. Questa è una battaglia tra la civilizzazione e le barbarie, noi combatteremo questa battaglia con piena determinazione”. Queste sono le parole di Kurz che hanno accompagnato la diffusione della notizia dell’attentato nella capitale. The Washington Post riporta il tweet del Presidente francese Emmanuel Macron. Subito dopo la strage Macron ha scritto su Twitter un messaggio di solidarietà nei confronti degli austriaci affermando di condividere lo shock e la tristezza dopo l’attacco nella capitale austriaca: “È un paese amico quello sotto attacco. Questa è la nostra Europa. I nostri nemici devono sapere con chi hanno a che fare. Non cediamo”. 

Stampa inglese

Ciò che è accaduto a Vienna ha stimolato nuove riflessioni sulla minaccia jihadista in Europa.

Le squadre investigative della capitale austriaca, dopo l’attacco terroristico che ha causato la morte di alcuni cittadini e provocato diversi feriti, stanno lavorando per capire se altre persone sono coinvolte nella pianificazione e nella conduzione dell’atto violento – così il Financial Times. Infatti, il Ministro dell’Interno Karl Nehammer ha specificato che non è ancora chiaro se l’attentatore abbia agito da solo. Il Presidente francese Emmanuel Macron ha subito espresso la sua vicinanza alla nazione austriaca, dichiarando inoltre, che l’Europa sarà intransigente. Queste parole d’altronde, arrivano in un momento delicato anche per la Francia, dopo l’attentato avvenuto a Nizza pochi giorni or sono.

La BBC precisa che ora il livello di minaccia terroristica in Francia è alto. E l’esplosione di questa violenza islamista è in qualche modo, secondo il quotidiano britannico, più spaventosa rispetto alle ultime ondate di aggressività del 2015. Questo a causa della logica istantanea di azione-risposta, dello sfondo inquietante rappresentato dall’emergenza Covid e, soprattutto, dalla scelta precisa delle vittime, come testimoniato anche dalla decapitazione dell’insegnante Samuel Paty. Un preciso atto simbolico.

Tornando agli episodi di Vienna, sempre la BBC racconta che è stata messa in atto un’importante operazione antiterrorismo. Difatti, l’incidente è iniziato intorno alle 20.00 nei pressi della sinagoga in Seitenstettengasse e già alle 20.09 l’autore è stato colpito a morte. Polizia e forze speciali sono dunque arrivate sulla scena immediatamente. Il responsabile, è stato identificato come un terrorista islamista che aveva avuto una precedente condanna per associazione terroristica. Era stato rilasciato in anticipo a dicembre, dopo essere stato incarcerato per 22 mesi a seguito del suo sprovveduto tentativo di raggiungere la Siria per unirsi ai combattenti dello Stato Islamico.

Tra il 2012 e il 2017 l’Europa attraversava il suo periodo più buio della sfida estremista. In questi giorni dunque, ci si sta chiedendo se gli attentati delle ultime settimane siano il presagio di una nuova ondata di violenza terroristica. The Guardian ammonisce i suoi lettori: la diminuzione degli attacchi non esprime una distruzione della minaccia.

Più esattamente, in quegli anni critici, dopo la rivendicazione degli atti da parte dell’ISIS – allora al culmine del suo potere – si cercava di capire se i simpatizzanti europei autori dei reati, fossero stati guidati o semplicemente ispirati dallo Stato Islamico. Anche oggi, le tragedie più recenti stanno riproponendo lo stesso schema di analisi. I funzionari dell’antiterrorismo dicono che è troppo presto per stabilire fino a che punto i recenti attacchi siano opera di alti leader dello Stato Islamico. È importante però tenere ben presente il fenomeno della radicalizzazione, che a volte risulta caratterizzata da un estremo dinamismo. L’Austria, per esempio, fino a questo momento era stata risparmiata dalla peggiore violenza, ma non dal fenomeno della radicalizzazione tra i giovani delle comunità musulmane, le quali spesso risultano isolate dal resto della società. I ‘lupi solitari’ che agiscono realmente da soli sono davvero pochi – prosegue il quotidiano. Nel caso di Vienna, ci sono rapporti secondo cui l’autore aveva comunicato all’inizio della giornata con due contatti per inviare una sorta di propaganda jihadista. Pertanto, sono ancora molti i dubbi che ruotano attorno alle dinamiche degli ultimi attacchi, e ovviamente, solo le successive indagini potranno fornire delle risposte. In buona sostanza, occorre precisare che ci sono diverse prove di continui tentativi, anche se sporadici, di condurre potenziali aggressori da parte dell’ISIS in Europa. Non a caso, in Spagna e in Polonia ci sono stati diversi arresti su questo fronte. Ha spiegato Gilles de Kerchove, coordinatore antiterrorismo dell’UE, che diverse condizioni sono cambiate rispetto a prima, soprattutto bisogna dire che oggi sono migliorate le capacità europee di individuare e smantellare i complotti terroristi. Basterà questo a fermare una possibile nuova impennata di violenza?

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:

Vienna shooting: what we know about ‘Islamist terror’ attack disponibile su https://www.bbc.com/news/world-europe-54798508, consultato il 04/11/2020

France attack: three killed in ‘Islamist terrorist’ stabbings disponibile su https://www.bbc.com/news/world-europe-54729957, consultato il 04/11/2020

Does Vienna attack signal new wave of jihadist terrorism? disponibile su https://www.theguardian.com/world/2020/nov/03/does-vienna-attack-suggest-a-return-to-terrorist-violence, consultato il 04/11/2020

Army deployed after Vienna hit by terror attack disponibile su https://www.ft.com/content/25b36ad7-ebde-4491-9246-cde1417e8a5c, consultato il 04/11/2020

Terrorist Shooting in Capital of Austria, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/11/02/world/europe/vienna-shooting.html, consultato il 03/11/2020

Vienna on high alert as police raid gunman’s house with explosives after terror attack, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/11/02/europe/vienna-shooting-intl/index.html, consultato il 03/11/2020

Vienna gun attack by Islamic State sympathizer shatters an evening of revelry, disponibile su https://www.washingtonpost.com/world/europe/austria-attacks-gunman-islamic-state/2020/11/03/cbb4e6ec-1d6f-11eb-ad53-4c1fda49907d_story.html, consultato il 03/11/2020

At least 4 dead, 15 wounded in ‘apparent terrorist attack’ in Vienna: Police disponibile su https://abcnews.go.com/International/persons-injured-vienna-shooting-police/story?id=73977726, consultato il 03/11/2020

#UniversEAT

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Ciao a tutti amici di #UniversEat, eccoci qui per una nuova ricetta.

Oggi voliamo (anche se solo con il pensiero) in Spagna. Proprio la domenica appena trascorsa era la giornata di Ogni Santi e in alcune regioni della Spagna (Catalunya, Comunitat Valenciana, Illes Balears), è tradizione mangiare i “Panellets”: dei semplici, ma gustosi dolcetti che ho imparato a cucinare durante il mio periodo Erasmus a Barcellona in una masterclass offerta da una pasticceria.

Per fare i Panellets, abbiamo bisogno di pochissimi ingredienti:

  • 500 g di mandorle crude in polvere;
  • 500 g di zucchero;
  • 1 uovo;
  • Acqua;
  • Pinoli.

Ed ora mettiamoci all’opera!

Per prima cosa prepariamo il marzapane: mescoliamo le mandorle in polvere con lo zucchero (in parti uguali); aggiungiamo l’acqua e la chiara di un uovo (100 ml di acqua per 50 ml di chiara).

Una volta ottenuto l’impasto e lavoratolo per bene, lo lasciamo riposare in frigorifero per 24 ore affinché lo zucchero si idrati e si fonda alle mandorle.

Lasciamo trascorrere un giorno: prendiamo l’impasto, facciamo delle palline e ricopriamole con i pinoli. Affinché questi ultimi aderiscano bene alla massa, li possiamo spennellare con un poco di chiara d’uovo (così avremo anche l’effetto lucido).

La cottura al forno è molto rapida: 3 minuti a 250°, più o meno finché non si dorano i pinoli. 

Siete pronti a replicare questi dolcetti sfiziosi? 3, 2, 1… Unint ai fornelli!!

P.S.

Potete provare molte varianti, come la farina di castagne al posto della farina di mandorle; oppure al posto dei pinoli guarnire con delle scaglie di mandorle, cocco grattugiato e perché no, delle gocce di cioccolato!

Ylenia Cossu