El día de los muertos

Le macabre tonalità del nostro Halloween si scontrano con i colori sgargianti e vivaci del Día de los muertos, il giorno dei morti, una delle ricorrenze più sentite del Messico, che celebra un inno alla vita ricordando i cari che non ci sono più. La ricorrenza affonda le proprie radici nell’età preispanica, ai tempi degli Aztechi e dei Maya, i quali ritenevano che l’ordine cosmico si basasse su un continuo alternarsi di vita e morte, non credevano né all’inferno né al paradiso, bensì credevano che le anime prendessero strade diverse a seconda del tipo di passaggio che a loro spettava una volta entrati nel regno dei morti.

Sicuramente ne avrete sentito parlare, soprattutto dopo aver visto Coco, l’avvincente film d’animazione Disney Pixar uscito in tutte le sale cinematografiche italiane nel 2017. “Essere dimenticati è un po’ come morire”, questo è il messaggio che ci lascia l’avvincente storia del piccolo Miguel, catapultandoci in una realtà diversa e mostrando la morte da un punto di vista decisamente insolito e curioso, a cui non siamo abituati. Coco ci porta in Messico, nel bel mezzo dei preparativi per il Día de los muertos, giorno in cui i defunti possono raggiungere i parenti vivi attraverso dei varchi posti tra la vita e la morte rappresentati dalle ofrendas, gli appositi altari di commemorazione che hanno lo scopo di accogliere gli spiriti nel regno dei vivi. Nelle ofredas, quindi, sono immancabili le foto dei defunti, fondamentali in quanto senza di esse i cari non possono tornare sulla terra di vivi. Non mancano poi i piatti tipici di questa festa, come il pan de muertos, un pane cosparso di zucchero, anice e di forma simile alle ossa di un teschio, fagioli, riso, i tipici involtini chiamati tamales, candele, fiori, calaveras, ovvero i teschi zuccherati, bicchieri d’acqua affinché i cari possano rifocillarsi dopo il lungo viaggio e sale, simbolo di protezione e purificazione.

Anche gli elementi decorativi hanno un significato ben preciso, per esempio, nel loro ritorno verso casa, i defunti sono guidati dalla scia profumata dei fiori di calendula i cui petali sono cosparsi per tutta la città. A ciò si aggiunge il papado picado costituito da strati di carta traforati a forma di scheletro che rappresentano il vento e la fragilità della vita umana, la cui scelta cromatica (giallo e viola) non è casuale poiché indica il contrasto tra la vita e la morte. Ma il simbolo per eccellenza è la calavera, ovvero i teschi che ci ricordano che la morte è viva, è inevitabile e non deve essere temuta, ma celebrata, ricordandoci di vivere ogni momento come se fosse l’ultimo.

Maschere da teschio, colori sgargianti perfino nei cimiteri, sfilate da brividi, musica per le strade e celebrazioni che vanno avanti per ore: il Día de los muertos è dal 2008 patrimonio immateriale UNESCO e rappresenta, infatti, una delle più antiche espressioni culturali di un popolo che celebra gli antenati, affermando la sua identità e le sue origini, attirando ogni anno milioni di turisti. I festeggiamenti iniziano il 25 ottobre e finiscono intorno al 4 novembre, tuttavia la preparazione è lunga e richiede anche settimane di allestimenti.

Francesca Vannoni

Fonti:

https://www.illibraio.it/news/dautore/coco-709247/, consultato in data 02/11/2020.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_dei_morti_(America), consultato in data 02/11/2020.

https://www.vagabondo.net/bramito/perche-andare-in-messico-per-il-giorno-dei-morti-el-dia-de-los-muertos, consultato in data 02/11/2020.

https://www.esquire.com/it/lifestyle/viaggi/a29640413/dia-de-los-muertos-messico/, consultato in data 02/11/2020.