Nappily Ever After – Dacci un taglio sorella!

Oggi parliamo di Nappily ever after, un film presente su Netflix dal 2018 ma che non si è ancora guadagnato l’hype che merita, quindi sono qui per rimediare!

Il titolo italiano è Dacci un taglio, e questo piccolo capolavoro rientra nel genere Dramedy, una sorta di tragi-commedia, trasposizione cinematografica che parte dall’omonimo libro di Trisha R.Thomas e finisce dritto dritto nei nostri cuoricini guys, trust me!

Violet (aka la bravissima Sanaa Lathan) ha un fidanzato perfetto, dei capelli perfetti, e un lavoro perfetto, ma da un momento all’altro si trova con la terra che le frana sotto i tacchi a spillo e da un apparentemente innocuo incidente in un salone di bellezza, si ritrova a mettere in discussione tutta la sua vita (oltre alla sua acconciatura).

Girls, I’m mainly talking to you, I know you can relate! Quante volte ci siamo sentite dire “Oddio, sembri così stanca, ma stai bene?”, quel giorno in cui non avevamo fatto in tempo a metterci un po’ di correttore?

Quante volte ci siamo sentite giudicate per via dei nostri capelli troppo ricci o troppo crespi, o troppo poco perfetti?

Anche Violet, fin da piccola, è costretta da sua mamma Paulette (nientepopodimeno che Dorothea, la mamma ghepardo di Raven Symoné in Cheetah Girls!), a stirarsi letteralmente i capelli afro con un pettine incandescente,  a non poter giocare in piscina coi suoi amici perché nessuno dovesse vederla coi suoi ricci, a controllare il meteo 25363527562 volte prima di organizzare un brunch all’aperto con le sue amiche, a sgattaiolare in bagno all’alba per sistemarsi i capelli prima che il suo ragazzo si svegli e la veda con un capello fuori posto, insomma, a fare l’impossibile per essere assolutamente perfetta.

Se all’inizio può sembrare una delle tante commedie frivole dove alla fine la protagonista trova il principe azzurro nel ragazzo della porta accanto o nel bff di turno, questo film porta in superficie pian piano, come una cartina tornasole, le piccole-grandi lotte quotidiane cui sono costrette le donne afro-americane, che per avere un posto nella società ed essere viste e non solo guardate, devono sminuire una parte fondamentale di sé: i loro capelli afro.

I capelli diventano per Violet un vero tormento, sintomo visibile di un malessere più profondo: la non accettazione di se stessa. Lo stesso principe azzurro per cui lei si sforza fino all’esaurimento di essere perfetta, le rimprovera di essere troppo perfetta, di non lasciarsi mai andare davvero e non lasciar trasparire la vera Violet.

Così ormai sull’orlo di una crisi di nervi, lei si disfa della sua odiata chioma, e si ritrova faccia a faccia con la leonessa finora rinchiusa in quelle acconciature da Barbie donna in carriera.

All’improvviso, mentre la sua testa è letteralmente (finalmente) più leggera, si rende conto di essere invisibile per quegli stessi sguardi che prima la ADORAVANO mentre camminava per strada.

Che alla fine la graduale – e inesorabile- ricrescita dei suoi capelli n-a-t-u-r-a-l-i segni la sua rinascita dalle ceneri dell’autocommiserazione?

Dopo una serie di sfortunati eventi, Violet aprirà gli occhi e appenderà al chiodo quella fintissima happy face, insieme a tutte quelle aspettative di perfezione che da sempre le stanno appiccicate addosso.

“ Women are much more than pretty faces.

Don’t let someone’s negative opinion of you become your reality.”

Chi ti ama non ti vuole diversa, e amarti è un viaggio tra le stradine scoscese del tuo cuore e parte tutto dalla tua testa, non deve aver nulla a che vedere con la perfezione.

La perfezione, oltre ad essere sopravvalutata, NON ESISTE.

Worth the hype, isn’t it?

Let me know!

Francesca Nardella