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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Il Portogallo ha di fronte a sé due sfide importanti: il 3% del Pil da investire nella ricerca e 25mila nuovi posti di lavoro qualificati da creare entro il 2030. L’Uruguay piange la scomparsa dell’ex presidente Tabaré Vázquez, figura di spicco della sinistra latino-americana. In Russia, l’apertura di un registro elettronico delle vaccinazioni contro il Coronavirus a partire dal 4 dicembre: medici, insegnanti e assistenti sociali saranno i primi a ricevere il vaccino.

EUROPA

In Spagna arriva la notizia da parte del Presidente Pedro Sanchez che a giugno 2021 tra i 15 e i 20 milioni di spagnoli riceveranno il vaccino, El Paìs. La notizia arriva insieme ai dati del CIS che mostrano che tra gli intervistati, il 55.2% preferisce aspettare di conoscere gli effetti del vaccino prima di riceverlo, ma solo il 16% rifiuta fermamente il piano di vaccinazione. A Madrid, scrive El Mundo, Sanchez ha convocato per la giornata del 9 dicembre un consiglio dei ministri straordinario per discutere lo stato di allarme nella città dovuto all’epidemia da Covid-19 e il presidente non sembra intenzionato ad accettare l’annullamento delle restrizioni per frenare l’avanzata dei contagi. Secondo il giornale, infatti, i dati aggiornati dal Ministero della Sanità segnalano 848.324 casi di coronavirus di cui 258.767 nella sola capitale. Il quotidiano definisce il presidente “il Re Mida d’Europa” poiché sarà lui, insieme alla sua equipe, a dirigere la ripartizione dei fondi per la lotta al coronavirus, che ammontano a 140.000 milioni di euro, un potere che, secondo El Mundo, non ha eguali all’interno dell’UE. A quattro mesi dal suo allontanamento dalla Spagna per recarsi negli Emirati Arabi Uniti, il quotidiano riporta l’intenzione del Re Emerito, Juan Carlos, all’Agenzia Tributaria di regolarizzare le proprie violazioni fiscali. Il Re è finito al centro di uno scandalo finanziario per aver utilizzato, assieme ad altri membri della casata reale, alcuni assegni bancari di dubbia provenienza da parte dell’imprenditore messicano Allen Sanginés-Krause, anche lui sotto inchiesta della Fiscalia del Tribunal Supremo. Secondo quanto riportato da El Mundo, il Re avrebbe espresso la sua intenzione di rientrare in patria per le festività natalizie ma Zarzuela si mostra reticente. Il Partido Popular, scrive El Pais, si pone in una posizione di accordo con il governo per rinnovare il Consejo General del Poder Judicial dopo il 14 febbraio 2021, qualora non ci fosse l’indulto per i protagonisti del “procés” che avverrà proprio il 14 febbraio, data delle elezioni in Catalunya. Secondo quanto scrive El Pais, a Madrid, circa 300 persone, tra famiglie, anziani e monache, si sono ritrovate senza un’abitazione a causa della vendita da parte della chiesa di Madrid di 18 case appartenenti all’arcivescovato.

A.C.

Novità sul fronte Covid e nuove prospettive per il futuro: la Francia si prepara all’arrivo del nuovo anno, senza dimenticare il proprio passato.

Arriva la notizia da Le Point che mercoledì 2 dicembre si è spento all’età di 94 anni l’ex presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing, soprannominato VGE. Il Covid-19 può aggiungere tra l’elenco delle sue vittime il nome di un grande europeista, nonché promotore di riforme quali la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza e il riconoscimento del divorzio consensuale. Nel suo omaggio, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha ricordato quanto «le rotte da lui [VGE] indicate guidino ancora i passi» dei francesi.

Commemorando le gesta del passato, la Francia rivolge lo sguardo verso il futuro, analizzando le prospettive offerte dai nuovi vaccini contro il virus. Le Figaro preannuncia una campagna di vaccinazione redistribuita su tre fasi e attiva a partire da gennaio 2021.  La prima fase prevederà la distribuzione di vaccini per il personale e gli ospiti degli Ehpad, ossia il corrispettivo francese delle nostre residenze sanitarie assistenziali. Successivamente, il vaccino sarà reso disponibile per gli anziani e le persone affette da gravi patologie e, infine, sarà accessibile al resto della popolazione, approssimativamente nella primavera 2021. Tuttavia, resta un interrogativo: non essendo un vaccino obbligatorio, quanti saranno coloro che effettivamente decideranno di vaccinarsi? A luglio, circa i due terzi degli intervistati avevano mostrato l’intenzione di farsi «certamente o probabilmente» vaccinare; mentre a novembre, questo dato scende al 53%. Alla luce di questo calo, l’immunologo a capo della strategia vaccinale, Alain Fischer, dichiara che sarà necessaria una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma di fatto solo il tempo potrà rivelare la scelta dei francesi.

Sul fronte della Difesa, Science et avenir comunica che venerdì 4 dicembre sono stati nominati i membri del “Red Team”: una squadra di 10 consulenti specializzati nel settore della fantascienza. L’obiettivo? Andare a delineare quali saranno le sfide del mondo di domani e iniziare a progettare alcune soluzioni per porvi rimedio. Non tutti gli scenari presentati dagli esperti saranno resi pubblici, poiché alcune proiezioni entreranno a far parte di fascicoli riservati.

V.P.

In base a quanto riportato dal giornale BBC News, il Regno Unito si sta impegnando per capire come procedere in tempi di coronavirus, in particolar modo i ricercatori stanno somministrando alle persone 2 tipi di vaccini diversi perché pensano che questi potrebbero garantire una protezione migliore di quanto garantirebbero 2 dosi dello stesso vaccino. Ovviamente questo approccio mix-and-match può andare avanti solo se un altro jab verrà approvato dalle autorità di regolamentazione, così come è successo per l’approvazione del vaccino Pfizer / BioNTech. In riferimento a ciò, il capo della task force sui vaccini del Regno Unito ha affermato che i progetti di prova sono in preparazione. Margaret Keenan, donna di 90 anni è stata la prima persona a ricevere il vaccino Pfizer / BioNTech come parte del lancio nel Regno Unito. Secondo i dati, il vaccino, che verrà somministrato attraverso due dosi iniettate a poche settimane di distanza, offre una protezione fino al 95% contro la malattia Covid-19. Nonostante questa sia una copertura molto forte, gli esperti vorrebbero approfondire ulteriormente gli studi sulla risposta immunitaria per capire se quest’ultima potrebbe essere rafforzata maggiormente e resa più durevole grazie ad un approccio mix-and-matchboost eterologo”. L’altro tipo di soluzione che potrebbe presto essere approvata dalle autorità di regolamentazione riguarda invece il vaccino Oxford / AstraZeneca. Questo funziona in modo leggermente diverso dal Pfizer, nello specifico, utilizza una piccola quantità di codice genetico del virus pandemico per insegnare al corpo come combattere un’infezione, mentre quello di Oxford è un virus geneticamente modificato che è stato alterato per non causare infezioni e trasportare informazioni su come battere il Covid. L’idea è di dare alle persone una dose del vaccino Pfizer seguita da una dose di quella di Oxford poche settimane dopo o viceversa, piuttosto che due dosi dello stesso vaccino. La speranza è che questo accoppiamento induca il sistema immunitario a produrre anticorpi e cellule T per combattere il Covid-19.

Ora, continuando a fare riferimento allo stesso giornale BBC News ma cambiando argomento, possiamo introdurre la questione politica della Brexit. In riferimento a ciò ci sono aggiornamenti, in particolar modo sembra che il Regno Unito e l’Unione Europea abbiano finalmente raggiunto un accordo di principio sul recesso della Gran Bretagna nel quale si sono occupati principalmente del ruolo dell’Irlanda del Nord. Nello specifico, il governo afferma che è stato trovato un accordo di principio per questioni quali i posti di controllo alle frontiere e la fornitura dei medicinali. I dettagli dell’accordo non sono ancora stati pubblicati ma dovrebbero essere timbrati nei prossimi giorni. Tuttavia, sono ancora in corso trattative separate per raggiungere un accordo commerciale post-Brexit, poiché il Regno Unito ha lasciato l’UE a gennaio 2020 e durante il periodo di transizione ha continuato a seguire le stesse norme e gli stessi regolamenti. I nuovi accordi di confine, infatti, si applicheranno indipendentemente dal fatto che le due parti concordino un accordo per disciplinare le nuove relazioni commerciali che inizieranno a subentrare dal 31 dicembre in poi, ossia dalla fine del periodo di transizione della Brexit. Entrando nel dettaglio, l’Irlanda del Nord rimane l’unico confine terrestre tra il Regno Unito e l’UE ed in base al protocollo dell’Irlanda del Nord (il quale fa parte dell’accordo di recesso), da gennaio 2021 lungo il confine irlandese non sarà necessario controllare le merci, inoltre la regione continuerà a rispettare le regole doganali previste dall’UE. Ciò significa che, al fine di soddisfare i requisiti dell’UE, sarà necessario effettuare alcuni controlli sulle merci che entrano nell’Irlanda del Nord dal resto della Gran Bretagna. Ovviamente, bisogna rammentare che a settembre l’Unione Europea non fu felice quando scoprì che il governo britannico aveva pubblicato il suo progetto di legge sul mercato interno nel quale consentiva ai ministri di ignorare alcuni requisiti del protocollo dell’Irlanda del Nord. Ad esempio, avrebbe consentito ai ministri di ignorare le sezioni dell’accordo di divorzio sulla Brexit, specificando che le aziende che spostavano merci dall’Irlanda del Nord alla Gran Bretagna avrebbero dovuto compilare moduli di dichiarazione di esportazione. Ora, oltre a rimuovere questi poteri dal disegno di legge sul mercato interno, il governo ha anche promesso di non aggiungere clausole simili al disegno di legge sulla tassazione. Per concludere, il ministro britannico Michael Gove si è detto “felicissimo” e ha ringraziato il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič per il suo “approccio costruttivo e pragmatico”.

Rimanendo sempre aggiornati sull’Irlanda del Nord grazie al BBC News, scopriamo che il Paese non è immune ad ulteriori restrizioni causate dal Covid-19. Nello specifico, la scorsa settimana, il primo ministro Arlene Foster ha dichiarato che non verranno imposte ulteriori misure prima di Natale ma il dirigente di Stormont ha detto che nel caso in cui nelle prossime settimane ci sarà un aumento dei casi saranno invece necessarie altre restrizioni prima del nuovo anno. Lo scorso martedì il vice primo ministro Michelle O’Neill, definendosi una persona realista, ha detto chiaramente che l’esecutivo non potrà fornire garanzie certe o ferree al pubblico sulla necessità o meno di interventi ripetuti: “Spero che non dovremo arrivare al punto in cui dobbiamo introdurre più restrizioni, ma dobbiamo tenere tutto sotto il nostro controllo quotidiano, questo continuerà per tutto il periodo natalizio fino al nuovo anno”, ha aggiunto. Ovviamente la Sig.ra O’Neill ha accolto con favore la notizia della vaccinazione della prima persona nell’Irlanda del Nord e ha vissuto positivamente questo momento. Sulla base di questo traguardo infatti, pensa che finalmente qualcosa stia iniziando a cambiare.

A.B.

Malgrado le regole del lockdown parziale, il coronavirus non rallenta. Infatti, stando a quanto emerge dal giornale tedesco Tagesschau, la Germania riporta ancora un numero alto di contagiati il quale corrisponde a una cifra superiore ai 23.000.

Secondo quanto riporta lo Zeit, tra qualche settimana potrebbero arrivare i primi vaccini contro il coronavirus anche se ancora non in quantità sufficienti per tutta la popolazione e, per questo motivo, il Comitato permanente per le vaccinazioni (STIKO) dell’istituto Robert Koch ha stabilito quali persone potranno usufruire per prime del vaccino. In base a tale disposizione, durante le prossime vaccinazioni dovrebbero essere privilegiati coloro che corrono un rischio elevato di subire delle gravi conseguenze dopo aver contratto il virus essendo particolarmente esposti a causa del lavoro. Il Comitato raccomanda quindi di vaccinare il personale dei servizi di pronto soccorso, della medicina dei trapianti e di assistenza agli anziani per proteggerli dal coronavirus. Un altro gruppo che ha la priorità sugli altri è quello composto sia dagli anziani la cui età è compresa tra i 75 e gli 80 anni e sia, ad esempio, dal personale ospedaliero delle strutture per malati di demenza dato che anche per loro il rischio di contrarre il virus è molto alto.

Nel Land della Sassonia, spiega il Tagesschau, dal 14 dicembre al 10 gennaio entrerà in vigore un lockdown che prevederà la chiusura delle scuole, degli asili e dei negozi che non si occupano della vendita di prodotti alimentari e dei beni di prima necessità. Il ministro dell’economia della Sassonia Martin Dulig intende aggiungere anche il divieto di bere alcolici all’aperto e di praticare sport in ambienti chiusi, dato il tasso dei contagi sempre più alto. Anche la Turingia manifesta segni di preoccupazione e, infatti, non intende allentare le restrizioni per Natale. Inoltre, sta esaminando le raccomandazioni emanate dall’Accademia Nazionale delle Scienze Leopoldina, al contrario della Baviera la quale ha deciso già di sostenerle. In particolare, sottolinea il giornale Deutsche Welle, l’Accademia Nazionale delle Scienze consiglia fortemente, a partire dal 14 dicembre, di ridurre al minimo i contatti sia nel settore professionale che in quello privato preferendo la didattica a distanza e la sospensione delle attività di gruppo mentre, dal 24 dicembre al 10 gennaio, di mettere in atto un lockdown più rigido. Il primo ministro della Turingia Bodo Ramelow si oppone alle nuove restrizioni in quanto ritiene che sia molto più importante concentrarsi sulle zone più colpite anziché chiudere direttamente tutto. Di tutt’altra opinione è invece l’esperto sanitario dell’SPD ed epidemiologo Karl Lauterbach il quale evidenzia la necessità di un lockdown più severo. Con un’aspettativa di altri 25.000 decessi entro la fine di gennaio, si cerca di adottare le misure migliori per fare in modo che il coronavirus non continui ad espandersi ancora.

M.C.

In Portogallo la testata Jornal de Notícias annuncia la candidatura del campione della Juventus Cristiano Ronaldo a giocatore dell’anno e del secolo. L’attaccante è uno dei finalisti per la vittoria del prestigioso riconoscimento assegnato al Global Soccer Awards, uno degli eventi più importanti in ambito calcistico, che si terrà a Dubai il prossimo 27 dicembre. Il calciatore originario dell’isola di Madeira ha già vinto il premio come miglior giocatore negli ultimi quattro anni, dopo essere già stato premiato nel 2011 e nel 2014 e dovrà affrontare la concorrenza di due campioni: l’argentino del Barcellona Lionel Messi e il polacco del Bayern Monaco Robert Lewandoski. Ronaldo e Messi si contenderanno anche il titolo di miglior giocatore del secolo, per il periodo compreso tra il 2001 e il 2020. Il calciatore juventino non sarà l’unico portoghese a poter essere premiato. Tra i candidati lusitani compaiono il tecnico del Tottenham José Mourinho, lo storico manager che portò sul tetto d’Europa l’Inter candidato a miglior allenatore del secolo, e l’agente sportivo Jorge Mendes, già vincitore di nove delle dieci edizioni.

Cambiando argomento, secondo quanto riportato dal portale SIC Notícias, “Il Portogallo ha di fronte a sé una sfida importante: al fine di conseguire gli obiettivi europei, per il 2030 dovremo dimostrare di aver investito il 3% del Pil nella ricerca e dovremo creare 25mila nuovi posti di lavoro qualificati”, queste le parole del Ministro dell’istruzione portoghese Manuel Heitor al Convegno Nazionale dei Politecnici (ENP). Il Ministro ha delineato quattro importanti sfide nel campo dell’istruzione superiore, la prima delle quali consiste nel garantire l’accesso all’istruzione universitaria ai gruppi più vulnerabili. Ha poi sottolineato la necessità di “diversificare l’offerta formativa in concomitanza con i centri di ricerca e con le esigenze del mercato del lavoro”. Dirigendosi poi ai politecnici ha ribadito che queste istituzioni “devono continuare a scommettere” sui corsi professionali, realtà che ad oggi in Portogallo hanno attratto circa 400mila studenti. La quarta sfida ha l’obiettivo di migliorare la posizione in Europa degli istituti di istruzione superiore portoghesi, rafforzando la rete di collaborazione tra le università europee per la ricerca e la selezione dei docenti.

G.D.P

Il sindaco di Mosca, capitale della Federazione russa, ha annunciato l’apertura di un registro elettronico delle vaccinazioni contro il coronavirus a partire dal 4 dicembre, riferisce Mskagency.ru. Il presidente russo ha ordinato l’inizio di una vaccinazione su larga scala contro il Covid-19 e in primis la vaccinazione di cittadini a rischio. Mosca è pronta alla sfida: è stata realizzata la catena tecnologica e organizzativa della vaccinazione, sono state selezionate le strutture di stoccaggio specializzate, sono stati preparati frigoriferi e contenitori medici adatti alla consegna dei vaccini e il personale è stato sottoposto a una formazione specifica. Questa preparazione è dovuta al fatto che il farmaco richiede condizioni speciali di conservazione e trasporto a una temperatura non superiore a -18°C, secondo quanto riporta Vesti.ru. Medici, insegnanti e assistenti sociali saranno i primi a ricevere il vaccino contro il coronavirus, poi l’elenco si espanderà, riferisce Mskagency.ru. Il 5 dicembre inizieranno i lavori di 70 punti di vaccinazione, secondo la fonte Russian.rt. La vaccinazione richiede almeno un’ora: ci sarà bisogno di un esame medico, della preparazione del farmaco e dell’osservazione post-vaccinazione. Secondo quanto riportato da Stopcoronavirus.rf, le sperimentazioni cliniche del vaccino EpiVacCorona sono iniziate nella regione di Mosca e i residenti sono stati invitati a partecipare ai test. Il farmaco è stato consegnato a due istituzioni mediche della regione, a Krasnogorsk e a Mosca. I volontari di età superiore ai 18 anni e senza malattie croniche possono partecipare ai test mandando la candidatura sul sito web per la prevenzione al coronavirus del Ministero della Salute della Regione di Mosca. Tuttavia, due regioni destano particolare preoccupazione per la situazione epidemiologica, San Pietroburgo e la regione di Kaliningrad, scrive Pravda.ru, e Michail Muraško, capo del Ministero della Salute, ha esortato i responsabili delle regioni a adottare misure più restrittive. Per quanto riguarda il riconoscimento del vaccino russo, l’Unione Europea sembra aver cambiato la sua posizione sull’uso di Sputnik V, secondo quanto afferma il capo del Fondo russo per gli investimenti diretti Kirill Dmitriev, riferisce Gazeta.ru. Dmitriev ha notato un cambiamento positivo nella posizione dell’Unione Europea, che in particolare offre l’opportunità per uno Stato membro dell’UE di approvare l’uso del vaccino Sputnik V esclusivamente sul suo territorio in caso di emergenza. Questo è un importante passo per il riconoscimento del vaccino russo in Europa. Nel frattempo, i dati sulla diffusione dell’epidemia suggeriscono un rallentamento, ha affermato il viceministro Tat’jana Golikova in un incontro del 4 dicembre. Come riportato da Regnum.ru, i primi lotti di vaccini contro il coronavirus hanno iniziato ad arrivare nelle regioni della Federazione. Infatti, a partire dal primo dicembre 168.000 dosi del vaccino Sputnik V sono entrate nella circolazione civile e tutte le regioni sono pronte per la vaccinazione di massa, riporta Regnum.ru. Il vice primo ministro ha anche negato le notizie dei media stranieri sulle statistiche “inaffidabili” sul coronavirus nel Paese, scrive Ria.ru. In primavera i media stranieri che lavorano in Russia hanno pubblicato una serie di materiali sull’inaffidabilità delle statistiche di rilevamento e mortalità del coronavirus, insinuando che gli organismi ufficiali russi, inclusa la sede operativa, il Rosstat (Servizio statistico federale) e così via abbiano falsificato i dati. Ha quindi sottolineato che i dati rilasciati sono totalmente affidabili poiché le organizzazioni mediche inviano le informazioni necessarie al Rospotrebnadzor, che a sua volta genera informazioni per la sede operativa e che a sua volta pubblica i dati sul sito Stopcoronavirus.rf. I dati sulla mortalità giornaliera includono solo i casi in cui non è richiesta ulteriore conferma con un’autopsia. In questa settimana c’è stato un importante cambiamento: il presidente Putin ha firmato un decreto sulla nuova nomina di Čubajs, ex capo di Rusnano, una società non profit russa di proprietà dello stato che dovrebbe coordinare governo, imprenditoria e scienziati nell’implementazione di politiche pubbliche nella nanotecnologia e nano-industria. Ne dà notizia il servizio stampa del Cremlino: il presidente ha nominato Čubajs rappresentante speciale del presidente per le relazioni con le organizzazioni internazionali per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo sostenibile, riporta Ria.ru. Il presidente Putin ha inoltre annunciato una trasformazione digitale, riporta Ria.ru, e la videoconferenza è stata riportata sul sito del servizio stampa del Cremlino. Il Paese dovrà affrontare la trasformazione digitale e l’adozione della tecnologia di intelligenza artificiale. Il presidente ha sottolineato che miliardi di rubli saranno stanziati per la trasformazione digitale della pubblica amministrazione e il trasferimento di tutti i servizi pubblici in formato elettronico e che ciò è importante per un miglioramento del benessere e della qualità della vita dei russi. Per quanto riguarda la politica estera, i rapporti tra Russia e Turchia hanno rischiato di incrinarsi: il 3 dicembre la Turchia ha confermato la detenzione di due cittadini russi e di un cittadino turco per delle riprese non autorizzate di un centro di produzione di droni da combattimento Baykar Savunma, riferisce Iz.ru. Il periodo di detenzione dei giornalisti di NTV, una rete televisiva turca, è stato poi prorogato di tre giorni per permettere le indagini ufficiali. Il tribunale di Istanbul ha deciso di rimettere in libertà i giornalisti russi che sono stati espulsi dalla Turchia, secondo quanto riporta Ria.ru. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha espresso soddisfazione per questa decisione che permette una ripresa dei contatti russo-turchi.

S.P.

AFRICA

Dopo una lotta a colpi di tavolette di cioccolato, la Costa d’Avorio decide di rimuovere le sanzioni nei confronti di Hershey. Da Le Monde arriva la notizia di una tregua: dopo le iniziali remore, la multinazionale del cioccolato ha deciso di versare il cosiddetto Différentiel de Revenu Décent (DRD), ossia un bonus di 400 dollari per ogni tonnellata di cacao venduto. Questo contributo è stato stabilito dal Conseil du Café-Cacao per garantire una remunerazione più equa per i coltivatori ivoriani, considerando che il 50% di loro vive sotto la soglia di povertà.  

V.P.

In Mozambico, O País ha fornito importanti aggiornamenti per quanto concerne lo sviluppo dei vaccini. Non si tratta dell’immunizzazione per contrastare la pandemia da Covid-19, bensì della creazione del vaccino contro l’HIV/AIDS. Le autorità sanitarie del Paese africano assicurano che sono stati mossi significativi passi in avanti e che sono in corso le analisi per verificare l’efficacia del vaccino. Stando alle dichiarazioni dei ricercatori del Ministero della Salute mozambicano e del Centro di Ricerca di Polana Caniço, ancora non è stata prevista la data di conclusione dei lavori. I test per la scoperta del vaccino hanno avuto inizio nel 2011 e hanno portato a risultati promettenti.

G.D.P.

MEDIO ORIENTE

Fonti afghane hanno riferito ad al-Quds al-Arabi del raggiungimento di una svolta nell’ambito del dialogo tra talebani e governo afgano in corso a Doha, in Qatar. Dopo settimane di incontri, i rappresentanti delle parti hanno raggiunto un accordo sulle regole procedurali per avviare i negoziati di pace. A confermare la notizia è intervenuto il portavoce talebano Muhammad Naeem con una nota su Twitter. Il 29 febbraio 2020 sotto gli auspici del Qatar era stato firmato a Doha un accordo per giungere ad un’intesa di pace in Afghanistan. L’incontro si era svolto alla presenza del vice primo ministro Khalid al-Attiyah, del ministro degli affari esteri Muhammad al-Thani, di Mike Pompeo, Segretario di Stato americano, e del mullah Abdul Ghani Baradar, vicedirettore per gli affari politici talebani. I negoziati sarebbero dovuti iniziare il 10 marzo, tuttavia il sorgere di divergenze sul rilascio dei prigionieri e sulle procedure da tenere durante i colloqui oltre a un’improvvisa escalation di violenza avevano congelato gli appuntamenti. L’accordo prevede un graduale ritiro delle forze statunitensi insieme all’avvio di un dialogo inter-afghano. In coincidenza con l’inizio dei negoziati, sabato, il comitato direttivo per la riconciliazione afgana ha indetto la sua prima riunione a Kabul, alla presenza del presidente Ashraf Ghani e di ex leader politici e militari, per fissare l’agenda dei colloqui di pace. Durante la riunione, i partecipanti hanno cercato di delineare una prospettiva comune riguardo al piano proposto oltre a tracciare linee guida da seguire nei colloqui con i talebani. Una fonte ha riferito ad Al-Jazeera che la squadra del governo darà priorità alla questione del cessate il fuoco. L’annuncio dell’accordo anticipa di qualche ora le dichiarazioni del capo di stato maggiore statunitense, il generale Mark Milley, il quale ha riferito che il Pentagono ha approvato il piano per il ritiro dall’Afghanistan. Sempre nello stesso intervento, il capo militare ha aggiunto che il futuro delle forze americane nel Paese, le quali verranno ridotte a 2.500 soldati, sarà nelle mani della amministrazione Biden.

L.D.

Nell’orbita Siria, nella giornata di venerdì si è conclusa a Ginevra, senza notevoli progressi, la quarta seduta del Comitato costituzionale siriano, malgrado l’ottimismo dell’inviato Onu in Siria, Geir Pederson, il quale ha tuttavia riposto le speranze di un passo decisivo nel prossimo round in programma ad inizio anno. Mentre la delegazione del governo siriano, guidata da Ahmed al-Kuzbari, ha cercato di concentrare le discussioni sulle sanzioni e il ritorno dei rifugiati, l’opposizione, guidata da Hadi al-Bahra, ha inteso indirizzare il colloquio su una soluzione politica e sull’impellenza che la nuova costituzione garantisca i diritti dei rifugiati e degli sfollati. Sempre al-Bahra ha sottolineato la necessità di includere nella costituzione, oltre ai ben noti punti saldi (i principi di base, i poteri dello Stato, l’istituzione della Corte costituzionale), contenuti statutari in vista di risolvere le principali questioni cui è stato esposto il popolo siriano negli ultimi anni. Nella prima parte della seduta, la delegazione del governo ha presentato otto principi, tra cui la lotta al terrorismo e alle sue cause, la condanna dei Paesi che lo sostengono, il risarcimento del danno materiale e morale e la condanna dell’occupazione straniera. L’agenzia di stampa SANA ne ha riportato parte del discorso da cui è emerso l’appello alla revoca immediata delle sanzioni, in vista di aiutare i rifugiati siriani a tornare in patria e a contribuire alla sua ricostruzione. Gli osservatori ritengono che la delegazione del governo siriano stia cercando di sfruttare qualsiasi riunione per chiedere la revoca delle sanzioni e ottenere aiuti internazionali con il pretesto di riabilitare le infrastrutture per accogliere i rifugiati. L’attenzione è ora dunque rivolta alla quinta seduta del Comitato prevista per il 25 gennaio prossimo. Secondo gli analisti il quinto round sarà una tappa cruciale sulla tabella di marcia, poiché verranno allo scoperto le vere intenzioni di tutte le delegazioni, a partire da quella governativa, posta di fronte al bivio tra intraprendere finalmente una discussione sui contenuti costituzionali, in sintonia col comitato, o continuare in una politica di ostruzione, mettendone a repentaglio la riuscita.

L.D.

Secondo quanto riportato da al-Arab, il presidente iracheno Barham Salih ha salutato con entusiasmo la notizia della visita di Papa Francesco in Iraq, prevista per il marzo prossimo. In una nota su Twitter, il presidente ha parlato di un avvenimento storico, sottolineando come la visita rappresenti un messaggio di pace per il Paese e per l’intera regione. Il viaggio apostolico di Francesco includerà cinque tappe, tra cui Baghdad, Erbil, Mosul e Qaraqosh nel Governatorato di Ninive. Il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni ha dichiarato in una nota che il programma della visita sarà annunciato in un secondo momento e terrà conto della valutazione dello stato di emergenza sanitaria. Sin dall’antichità l’Iraq è stato un mosaico di etnie e religioni, di cui oggi i mussulmani costituiscono la maggioranza, mentre il cristianesimo rappresenta la seconda confessione per numero di fedeli. Fino al 2003 risiedevano in Iraq circa un milione e mezzo di cristiani, mentre ora la loro presenza è copiosamente ridotta con cifre che ammontano a 400mila fedeli. La maggior parte dei cristiani iracheni sono immigrati in Europa, America e altri Paesi, in fuga dagli sconvolgimenti politici, in alcuni casi presi anche di mira da organizzazioni terroristiche, tra cui Al Qaeda e l’ISIS. Alla Riunione delle opere di aiuto alle Chiese orientali, nel giugno 2019, Francesco aveva confidato questo suo desiderio che avrebbe voluto già realizzare nel 2020 se non fosse stato per la pandemia. Il Papa aveva rinnovato l’intenzione di voler far visita all’Iraq durante l’incontro col presidente Barham Salih, ricevuto per la seconda volta in Vaticano lo scorso 25 gennaio, dopo il faccia a faccia del 2018. Nell’incontro si era discusso dei conflitti mai sopiti nella regione, di convivenza e di contrasto all’estremismo. Durante il suo pontificato, anche Papa Giovanni Paolo II aveva espresso la volontà di visitare l’Iraq, fatto che sembrò potesse verificarsi nel dicembre 1999. La città di Ur, considerata tradizionalmente il luogo natale di Abramo, sarebbe dovuta essere la prima tappa di un pellegrinaggio tra Egitto, Israele e Palestina. Tuttavia, i negoziati con il governo dell’allora presidente iracheno, Saddam Hussein, subirono una brusca interruzione, finendo per congelare definitivamente la visita.

L.D.

AMERICA

Negli Stati Uniti nelle ultime ore si è parlato del ‘ritorno’ di Fauci nei futuri piani di lotta alla pandemia. Non che il massimo esperto americano di malattie infettive se ne sia mai andato. Si è avuta quest’impressione via via che ha perso il favore di Donald Trump, accantonato anche se il Paese era alle prese con una pandemia. In una situazione ordinaria, la decisione di Biden di mantenerlo non sarebbe stata degna di nota, ma in quanto bersagliato da Trump in più occasioni, Fauci è assurto a simbolo di trasparenza medica. Giovedì, il futuro inquilino alla Casa Bianca ha dichiarato in un messaggio ufficiale che il Dr. Fauci tornerà a svolgere un ruolo di primo piano all’interno della politica sanitaria. Immediata la risposta del diretto interessato, avvenuta in diretta televisiva sul canale della NBC, nella quale ha espresso la sua gratitudine per la chiamata di Biden. Trump era stato apertamente sprezzante nei confronti di Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive, dimostrando insofferenza per la sua popolarità. Il Tycoon, che spesso ha respinto la minaccia del coronavirus, aveva reagito con indiscreta frustrazione anche agli sforzi di Fauci di sensibilizzare gli americani all’uso di mascherine e a diminuire gli spostamenti, preferendo l’opinione dei suoi consiglieri che hanno sostenuto l’intenzione di riaprire l’economia il prima possibile. La composizione del team sanitario di Biden sarà cruciale per il successo o il fallimento della sua presidenza, molto più di quanto non sia stata per le passate amministrazioni. Il presidente eletto entrerà in carica nel mezzo di una furiosa pandemia che ha causato circa 275.000 vittime, in un momento in cui l’amministrazione uscente ha indebolito l’Affordable Care Act, una legge che fornisce assicurazioni a milioni di persone, con molti americani che hanno perso la copertura sanitaria oltre a posti di lavoro. Al centro dei lavori ruota la supervisione della complessa distribuzione, sia dal punto di vista etico che logistico, di un vaccino contro il coronavirus una volta approvato. Le decisioni su chi occuperà ruoli preminenti nella squadra sanitaria non sono ancora definitive, riferiscono fonti vicine a funzionari impegnati nella transizione. Tuttavia, potrebbero essere annunciate già partire dalla prossima settimana, secondo il Washington Post.

L.D.

A Cuba, il Diario de Cuba riporta la notizia che il governo avrebbe autorizzato la partecipazione maggioritaria di investitori stranieri in alcune imprese di capitale misto che si trovano sull’isola per cercare di recuperare liquidità e uscire, quindi, dalla crisi economica. Sullo stesso giornale si legge la notizia che lo stato cubano si scaglia contro il Movimiento San Isidro (MSI) e contro gli artisti che hanno partecipato alla seduta con il Ministero della Cultura, definendoli terroristi. Il governo definisce “El asesinato de reputación” uno degli indicatori che gli osservatori internazionali monitorano per prevenire genocidi, massacri e crimini contro l’umanità.

                                                                                                  A.C.

In Uruguay Infobae riporta il decesso dell’ex presidente Tabaré Vázquez domenica 6 dicembre, all’età di 80 anni, a seguito di una ricaduta di cancro ai polmoni che lo affliggeva dal 2019. Negli ultimi dieci giorni, l’ex presidente aveva subito un peggioramento della sua salute, con diverse complicazioni legate al cancro, come ha spiegato il figlio Alvaro Vázquez, un oncologo di professione come il padre.

 Il leader del “Frente Amplio” con la sua vittoria nel 2004 ha rotto l’egemonia delle forze politiche tradizionali del Paese: il “Partido Colorado” e il “Partido Nacional”.

In una cerimonia intima, la famiglia dell’ex presidente uruguaiano Tabaré Vázquez, ha seppellito il due volte presidente nel cimitero di La Teja, suo quartiere natale. In un silenzio assoluto, rotto solo dalla risposta religiosa e dal tocco finale di preghiera con una tromba militare, Vázquez è stato sepolto in una bara ricoperta dalle bandiere rosse, blu e bianche del Frente Amplio (FA) e del Club Atlético Progreso, di cui è stato presidente tra il 1979 e il 1989.

Migliaia di uruguaiani sono scesi in piazza a Montevideo per partecipare al corteo funebre dell’ex presidente, figura di spicco della sinistra latino-americana. I cittadini accalcati sui marciapiedi, cantando, applaudendo, gettando fiori e portando bandiere della FA, hanno salutato il passaggio del veicolo con i resti mortali di Vázquez verso il cimitero. Il veicolo, che ha lasciato le pompe funebri Martinelli poco dopo le 13:00 ora locale, è arrivato intorno alle 14:30 al Cimitero di La Teja, un’area a cui l’ex presidente (2005-2010 e 2015- 2020) è stato sempre attaccato a livello sociale e politico.

A.C

L‘Argentina ha approvato una nuova tassa sulle grandi fortune per pagare le forniture mediche e per finanziare gli aiuti di stato durante la pandemia del coronavirus, scrive il BBC News. L’iniziativa è stata votata in Senato in una sessione straordinaria che è durata più di sei ore e ha ottenuto 42 voti a favore e 26 contrari. La cosiddetta Legge di Solidarietà e Contributo Straordinario riguarda più di 12.000 persone che hanno dichiarato beni per oltre 200 milioni di pesos (2,5 milioni di dollari) in tutto il Paese. Il presidente della Commissione del Bilancio e Finanze del Senato, Carlos Caserio, ha assicurato che il provvedimento è stato un aiuto “unico”: “È un contributo che chiediamo agli alti e grandi patrimoni del Paese”. Secondo un rapporto dall’ufficio del bilancio del Congresso, con questo contributo lo stato raccoglierà 420.000 milioni di dollari (5,14 milioni di dollari).

Il senatore dell’opposizione Martín Lousteau è stato uno dei primi a criticarlo. “Abbiamo un Paese con una pressione fiscale record e nonostante ciò abbiamo una povertà record e difficoltà a generare occupazione”, ha affermato.

Secondo l’agenzia di stampa AFP, il 20% del denaro raccolto sarà utilizzato per garantire l’approvvigionamento di forniture mediche, il 20% per aiutare le piccole e medie imprese, un altro 20% per borse di studio studentesche, il 15% per lo sviluppo sociale e il restante 25% per progetti di gas naturale.

A.C

In Venezuela, la popolazione, né i rappresentanti chavisti né gli oppositori degli oppositori, ha deciso di non recarsi a votare per nessuno dei candidati proposti per comporre la nuova Assemblea Nazionale, scrive Infobae. Il presidente dell’Assemblea nazionale costituente aveva avvertito la popolazione di interrompere la fornitura di cibo se non si fosse presentata al voto e la cosa sorprendente è che solo il 18 per cento dei venezuelani ha partecipato alle urne, secondo l’Osservatorio dell’Assemblea nazionale guidato da Juan Guaidó. Trino Márquez, professore di sociologia presso l’Università centrale del Venezuela, ha dichiarato: “Poiché chi non mangia non vota, oggi abbiamo visto la prova tangibile che in Venezuela nessuno mangia: nessuno è andato a votare”.

La pressione, le minacce e la coercizione porta a porta non erano sufficienti a sottomettere il popolo venezuelano, poiché infatti la dignità dei più umili è stato il colpo più duro che ha ricevuto questa domenica il Palazzo Miraflores.

Tale era la disperazione del regime che è stato ordinato di prolungare l’orario di chiusura delle urne per aggiungere movimento nei centri elettorali.

Domenica sera, quando il fallimento era già statisticamente evidente, un leader dell’opposizione ironizzava di nascosto: “Gli audio dei leader chavista erano più dei voti che venivano contati”. Si riferiva all’enorme numero di registrazioni di referenti del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) che sono circolati per tutta la domenica chiedendo uno sforzo disperato da parte dei suoi luogotenenti per trasferire la popolazione ai seggi elettorali.

 L’organizzazione “Socialist International” (IS) ha descritto come illegittime le elezioni legislative indette dal regime di Nicolás Maduro. Attraverso una dichiarazione, l’organizzazione internazionale dei partiti socialdemocratici, socialisti e sindacali, fondata in Germania nel 1951, ha espresso il suo sostegno e solidarietà al popolo del Venezuela e alle sue forze democratiche che hanno visto ancora una volta le loro libertà e diritti gravemente violati dal regime dittatoriale di Nicolás Maduro. L’Internazionale socialista ha respinto i risultati delle elezioni e ha assicurato che si sono svolte senza un’efficace e indipendente osservazione internazionale, con un potere elettorale sotto stretto e totale controllo ufficiale e con un sistema di partiti politici in cui il regime di Maduro è impegnato da anni nell’attaccare, cooptare e distruggere. L’organizzazione ha sottolineato che sia la convocazione che la preparazione e lo svolgimento delle elezioni sono state respinte da un numero significativo di Paesi della regione, nonché dal Gruppo di Lima, dall’Organizzazione degli Stati americani e dall’Unione Europea considerando che “gli standard minimi” richiesti per effettuare un voto equo, competitivo e trasparente sono stati ben lungi dall’essere rispettati.

A.C

ASIA

Secondo il giornale The standard, la Cina si sta preparando al lancio dei vaccini contro il Covid-19 su larga scala, motivo per cui i governi provinciali cinesi hanno iniziato ad ordinare i vaccini sperimentali fabbricati internamente. Tuttavia, i funzionari sanitari devono ancora esprimersi al riguardo in quanto non hanno ancora detto se tali vaccini funzioneranno bene né, ad esempio, come riusciranno a raggiungere tutta la popolazione nazionale. La Cina non ha ancora ricevuto un’approvazione finale, ma nonostante ciò più di 1 milione di operatori sanitari e altri lavoratori che sono considerati ad alto rischio di infezione, grazie al permesso di emergenza, hanno già ricevuto i vaccini sperimentali e ancora non ci sono state notizie sui possibili effetti collaterali. Oggi l’industria farmaceutica cinese ha almeno cinque vaccini che sono stati testati in più di una dozzina di Paesi tra cui Russia, Egitto e Messico. Nonostante ciò, gli esperti sanitari dicono che, anche se i vaccini hanno successo, il processo di certificazione per gli Stati Uniti, l’Europa, il Giappone e altri Paesi sviluppati potrebbe essere troppo complesso. Tuttavia, la Cina ha affermato che garantirà l’accessibilità dei prodotti anche ai Paesi in via di sviluppo. “Dobbiamo essere preparati per la produzione su larga scala” ha affermato il vicepremier cinese Sun Chunlan dopo aver fatto una visita agli scienziati che si occupano dello sviluppo dei vaccini.

Ora cambiando argomento, giorni fa avevamo parlato della nuova missione cinese Chang’e 5 grazie alla quale il paese asiatico ha spedito sulla luna un razzo il cui fine era quello di riportare campioni della superficie lunare sulla Terra. In merito a ciò il 7 dicembre il giornale Thestandardha riportato aggiornamenti, i quali spiegano che la navicella robotica Chang’e ha concluso la sua fase di salita dopo aver attraccato sulla Luna. Il veicolo spaziale ha effettuato il trasferimento del materiale lunare, nello specifico è stato raccolto un contenitore con 2 chilogrammi di rocce, e 30 minuti dopo è stato trasferito sull’orbiter (la parte della nave spaziale che si stacca dall’intera struttura per compiere un’orbita prefissata al termine della quale viene poi recuperata). Ora i campioni di roccia dovrebbero atterrare nelle praterie settentrionali della Cina, nello specifico nella regione della Mongolia intorno a metà dicembre. Questi saranno i primi campioni freschi della superficie lunare ottenuti dagli scienziati dopo la sonda dell’Unione Sovietica nel 1976. Se la missione avrà successo, la Cina diventerà il terzo Paese dopo gli Stati Uniti e l’ex Unione Sovietica a portare le rocce lunari sulla Terra. Oggi il Paese asiatico si trova ad affrontare una serie di missioni spaziali che sono sempre più ambiziose, tra cui una nuova sonda in rotta verso Marte e anche lo sviluppo di un aereo spaziale riutilizzabile.

A.B.

Rassegna stampa a cura di:
Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti & Alessandra Colone (lingua spagnola)
Vanessa Paoli (lingua francese)
Mariarosaria Carnicelli (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)


Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti & Alessandra Colone (lingua spagnola)
Vanessa Paoli (lingua francese)
Mariarosaria Carnicelli (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)

#UNINTSpeechPressReview

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Demetrio Túpac Yupanqui, giornalista e professore di 91 anni traduce il Don Chisciotte in lingua quechua

Considerata una delle opere più importanti della letteratura mondiale, il Don Chisciotte della Mancia è un romanzo spagnolo che attinge sia dal genere picaresco sia dal romanzo epico-cavalleresco.

Demetrio Túpac Yupanqui, giornalista e professore di 91 anni, si era incaricato di concluderne la traduzione iniziata una decina di anni fa, quando aveva terminato la traduzione della prima parte del Don Chisciotte (impiegando due anni). Per celebrare il quarto centenario del grande classico, il traduttore ha portato a termine la seconda parte (tradotta anch’essa in due anni).

L’opera si divide in due parti, una pubblicata nel 1605 e una nel 1615.

È grazie a Demetrio che il libro di Cervantes è disponibile a oltre 10 milioni di persone di lingua quechua (in Perù, Bolivia, Argentina, Cile, Ecuador e Colombia).

È questo il titolo in quechua: Yachay sapa wiraqucha dun Qvixote Manchamantan (El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, così come riporta la prima pubblicazione in spagnolo).

Questa invece è l’iconica frase iniziale del libro: Huh kiti, La Mancha llahta sutiyuhpin, mana yuyarina markapi (“in una terra della Mancia, che non voglio ricordare come si chiami”, come riporta la versione italiana).

Don Alonso Quijano, protagonista dell’opera, è un hidalgo, cioè un nobile, che vive nella regione spagnola della Mancia ed è un accanito lettore di romanzi cavallereschi. L’amore per le narrazioni è tale da non fargli più riuscire a distinguere la realtà dalle storie che legge e si convince un giorno di essere lui stesso uno dei cavalieri protagonisti di quelle avventure letterarie.

A suo tempo, dopo aver tradotto la prima parte, il professore ricevette il titolo inca di gran maestro Amauta Capac Apu da parte del Consiglio dei quattro Incas che riunisce i discendenti dell’impero, secondo quanto riporta Perú 21.

La traduzione, di fatto, fu svolta sotto incarico personale da parte di Miguel de la Quadra-Salcedo, giornalista spagnolo, che cercava il maestro del quechua nell’accademia di Callao. “Un giorno è arrivato Miguel e, con accento basco, mi ha detto di essere giunto affinché traducessi il Don Chisciotte perché in alcune regioni come in Argentina e a Cusco gli avevano detto che sarei stato la persona più adatta a tradurlo. Sono rimasto sorpreso, ma gli ho detto che lo avrei fatto con la dedizione che richiedeva un’opera simile”, ricorda il traduttore.

All’età di 57 anni, nel 1605 e dopo una vita piena di spostamenti e di tormenti, Miguel de Cervantes Saavedra scrisse la storia di quello che sarà uno dei più amati e famosi protagonisti della letteratura mondiale: Don Chisciotte della Mancia
A questo nome si collegano alcuni modi di dire conosciuti da tutti. “Lottare contro i mulini a vento”, per esempio, fa riferimento a un episodio del Don Chisciotte e indica la lotta contro una causa persa. È proprio ciò che fa il protagonista per la maggior parte della narrazione.

Marco Riscica

Fonti:
https://www.larepublica.ec/blog/2015/06/28/peruano-de-91-anos-traduce-el-quijote-al-quechua/, consultato in data 07/12/2020.
https://peru21.pe/lima/peruano-91-anos-termino-traducir-quijote-quechua-185956-noticia/, consultato in data 07/12/2020.

#UniversEAT

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Chiffon cake alla nocciola con nutella

Ciao amici, bentornati nel ricettario di Sandra per UniversEAT!

Le feste si avvicinano e ormai ogni nostro tentativo di dieta può essere rimandato al 2021. La ricetta che vi sto per proporre è tutt’altro che leggera e anche parecchio dolce.

Prima di iniziare però, vi vorrei dare qualche consiglio:

  • La torta può essere cotta in qualsiasi stampo, ma esiste in vendita lo stampo di alluminio fatto apposta: vi consiglio, quindi, di acquistarlo;
  • A seconda delle dimensioni del vostro stampo cambieranno le dosi della ricetta, ma non temete perché la torta uscirà bene e buonissima comunque! Io personalmente ne ho usato uno da 28cm con le dosi per quello da 26cm;
  • Le suddette dosi possono essere facilmente trovate su Internet o facendosi due calcoli a mente se siete portati per la matematica;
  • Se usate lo stampo apposito NON IMBURRATELO E NON INFARINATELO;

Detto ciò, iniziamo!

Ingredienti per uno stampo da 26cm (per 15 persone circa):

  • 100 g di nocciole;
  • 300 g di farina;
  • 300 g di zucchero;
  • 1 bustina di lievito per dolci (16 g);
  • 200 ml di acqua;
  • 125 ml olio di semi di girasole;
  • 6 uova;
  • 8 g di cremor tartaro;
  • Nutella a piacimento;
  • 4 biscotti sbriciolati.

Preparato tutto? Iniziamo subito!

  1. Con un frullatore tritate finemente le nocciole;
  2. In una ciotola capiente versate la farina, il lievito, lo zucchero e le nocciole tritate e mescolate bene con una frusta;
  3. Poco alla volta aggiungete l’acqua e l’olio alle polveri e continuate a mescolare;
  4. Prendete altre due ciotole e separate i tuorli dagli albumi;
  5. Incorporate i tuorli al composto e mescolate;
  6. Con le fruste elettriche pulite (o anche a mano se volete faticare un po’) montate a neve ferma gli albumi. Mentre li montate aggiungete il cremor tartaro poco alla volta. Gli albumi saranno montati quando, capovolgendo la ciotola non cadranno;
  7. Ora con una spatola, facendo attenzione a non smontarli, trasferite gli albumi montati a neve nel composto e mischiate con movimenti circolari dall’alto verso il basso;
  8. Versate l’impasto nello stampo, livellatelo scuotendolo un po’ e infornate a 150° per 60 minuti (forno ventilato) o a 160° sempre per 60 minuti (forno statico);
  9. Una volta cotta la torta, se utilizzate lo stampo apposito, capovolgetelo facendolo poggiare sui piedini che di cui è munito ma NON TOGLIETE LA TORTA, si raffredderà e scenderà piano piano da sola;
  10.  Una volta raffreddata la torta, se non si sarà staccata aiutatevi con un coltello;
  11.  Decorate la torta con uno strato di Nutella e i biscotti sbriciolati.

Come avrete sicuramente notato la ricetta è lunga ed ha tanti passaggi, ma vi posso assicurare che non è così difficile come sembra!

Io l’ho decorata con Nutella e biscotti ma voi potete anche lasciarla semplice o decorarla a vostro piacimento.

Tutto chiaro? 3…2…1… UNINT AI FORNELLI!

P.S. Non dimenticatevi di farci vedere le vostre creazioni!

Alessandra (Sandra) Alfano

#MondayAbroad

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Se chiudo gli occhi sono a… Tokyo!

Care lettrici e cari lettori,

immagino che tutti voi vi stiate scontrando con le infelici regole da seguire per Capodanno. Parlando con i miei coinquilini su cosa fare e cosa evitare, sono venuta a conoscenza di un bellissimo viaggio che ha coinvolto uno di loro.

Il suo nome è Francesco, ha 19 anni e attualmente frequenta il corso L-12 all’UNINT. Francesco arriva da Gioia Tauro, in Calabria, e per i suoi 18 anni ha chiesto ai genitori di regalargli un biglietto per il Giappone. Questa richiesta nasce come una sorta di atto di ribellione alle classiche cerimonie sfarzose per festeggiare la maggiore età: invece che grosse torte e abiti eleganti, non è meglio un bel viaggio?

Per questa ragione, nel dicembre 2019, Francesco è decollato alla volta del Giappone ed è tornato 10 giorni dopo, a gennaio. Per l’organizzazione si è rifatto ad un’agenzia di viaggi di Siena, gestita da alcuni famosi youtuber che due o tre volte l’anno partono con un gruppetto di circa 30 persone.

Arrivato a Tokyo, Fra ha capito subito che era una città completamente diversa rispetto a quelle a cui siamo abituati noi in Europa. La modernità, che comunque si aspettava di trovare, era intervallata e in netto contrasto con alcuni edifici e luoghi di culto che architettonicamente si rifanno a tempi più antichi. Che poi con “antichi” non pensiate che mi riferisca ad un periodo molto lontano: spesso, in questo Stato, gli edifici crollano a causa di varie calamità naturali e vengono ricostruiti identici a prima, perciò le strutture più vecchie non avranno più di 50 anni. Un’altra peculiarità del popolo giapponese è l’estremo rigore e precisione che si può osservare passeggiando tranquillamente per le vie. Così abituati a tutto questo ordine, rimangono spiazzati quando qualcosa va fuori posto (come nel caso di una piccola frana che ha bloccato il traffico di un intero paese).

Questi 10 giorni di viaggio, sono stati scanditi da diverse visite ai siti più importanti della capitale e gli spostamenti erano accompagnati da alcune guide locali parlanti italiano. Nonostante il gruppo fosse davvero eterogeneo (il range di età andava dai 18 ai 30 anni), sono nati legami profondi che ancora oggi vengono coltivati. Le differenze di età, professione, etnia e quant’altro sono state annullate dal desiderio comune di scoprire una nuova cultura ed esplorare tradizioni distanti dalle nostre.

Ma veniamo al tanto temuto Capodanno: per questa occasione, l’agenzia aveva prenotato una sala ad esclusivo uso dei partecipanti al viaggio, poiché nei piccoli ristoranti giapponesi solitamente non sono concepite tavolate da più di 4 persone. La serata è trascorsa tra abbuffate, brindisi e balli… fino ad arrivare al karaoke! Dovete sapere che Francesco è un ragazzo abbastanza timido, non è il classico “animale da palcoscenico”, ma dategli in mano un microfono e passerà la notte a cantarvi “Don’t stop me now”.

Questa è stata la sua mezzanotte e noi vi auguriamo che la vostra possa altrettanto entusiasmante e vi faccia urlare a squarciagola:

“Tonight I’m gonna have myself a real good time. I feel alive!”

Giulia Giacomino

#SaudadeDoTempo

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C’era una volta… il Mozambico!

Oggi voliamo in una realtà distante dalla nostra, ci spostiamo verso l’antico continente africano, più precisamente in Mozambico. Per poter approfondire l’aspetto culturale del paese, comunque, dobbiamo prima immergerci nel passato che l’ha accompagnato, ascoltare la storia che ci sussurra e i dolori e le ingiustizie che ha sofferto.

La storia del Mozambico è stata molto travagliata: diviene colonia portoghese nel XV secolo, assumendo il ruolo di rifornitore di schiavi africani per le Americhe. Siamo di fronte a un periodo storico importante: l’era del colonialismo, durante il quale il Portogallo vive il suo periodo di massima espansione; momento in cui il più forte sovrasta il debole, arrivando anche a ottenere i primi mix di culture, tradizioni e lingue diverse. Una vera e propria dominazione che termina soltanto nel 1975, anno in cui, dopo più di un decennio di guerra, si ottenne finalmente l’indipendenza dei paesi africani dall’ oppressione portoghese. A partire da questo momento si sviluppa una nuova forma letteraria mozambicana che, attraverso il racconto e la poesia, illustra il cosiddetto “trauma della colonizzazione”. Gli scrittori mozambicani sono mossi da un sentimento di rivalsa e di rabbia: notiamo come i testi sono delle vere e proprie rivendicazioni politiche, indirizzate ad affermare la propria identità e intenti per costruire una propria immagine lontana dalla cornice portoghese. Ciononostante, la causa motrice che scatena questa ondata letteraria non è soltanto di tipo politico ma anche razziale: poesie e racconti che rivelano il dramma di essere neri dinnanzi ad una società governata dal prepotente colonizzatore bianco; una relazione di superiorità ed inferiorità giustificata dalla “missione civilizzatrice” dato che i popoli indigeni erano considerati pari ad animali, e dunque era compito del bianco europeo educarli e civilizzarli anche tramite crudeli meccanismi di repressione.

Dal punto di vista linguistico, notiamo che si intrecciano le lingue sbocciate sul suolo africano con la lingua del colonizzatore portoghese. Ciò evidenzia come la traccia portoghese sia rimasta ben radicata all’interno della cultura mozambicana: il risultato comporta un portoghese ibrido ed innovativo con strutture e neologismi che contribuiscono ad arricchire la lingua europea d’origine.

Gli scrittori mozambicani, attraverso la forza della scrittura a tratti sarcastica e a tratti rancorosa, riescono a trasformare questo loro cruccio in un’esplosione di creatività poetica. In particolare, magia, umorismo, satira e tradizione sono gli ingredienti utilizzati da Mia Couto per esprimere l’essenza mozambicana attuale. Questo scrittore su cui ho intenzione di soffermarmi, è considerato come icona e innovatore della letteratura del suo paese. Nasce nel 1955 a Beira da genitori portoghesi. Si può considerare come privilegiato per l’epoca dato che in quegli anni il 98% della popolazione mozambicana era analfabeta. Durante gli anni ‘80 si è lanciato sul mondo della scrittura e da allora non si è più fermato. Attualmente è tra gli autori mozambicani più apprezzati in tutto il mondo, oltre ad aver vinto diversi premi letterari tra cui il premio Camões nel 2013. Il suo tratto distintivo sono sicuramente i neologismi nati carichi di espressività nati dall’incrocio di diverse parole di origine talvolta portoghese, talvolta africana (come, per esempio “abensonhadas”, frutto dei termini “abençoadas” e “sonhadas”, rispettivamente “benedette” e “sognate”).

L’autore si appropria dei racconti della tradizione orale per poi riadattarli con carta e penna modificandone le strutture con l’aggiunta di dialoghi, metafore e voci narranti; questi dettagli conferiscono ai racconti un’aura onirica ed incantata. Effettivamente, ciò che colpisce di più di questo autore sono le immagini surreali e magiche da lui evocate: leggendo i suoi scritti ci imbatteremo in fiumi che fluiscono controcorrente o vedremo per assurdo che da una donna senza vita nasce un bambino; ci emozionerà lo sguardo di un ragno che si specchia negli occhi di una anziana madre che attende il ritorno del figlio dal fronte; rifletteremo con la fucilata sparata alle sagome dei giocatori del biliardino raffigurati di nero in spregio alla truppa portoghese. Tutte queste storie donateci da Couto raccontano la realtà di una situazione d’emergenza.

È evidente come la letteratura non sia soltanto un gesto poetico, ma anche un atto etico politico.

Greta Accardi

#OroScoop – December edition!

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ARIETE (21 marzo – 19 aprile)
Sei in modalità Natale dal primo novembre, a te va il premio entusiasmo!
Da metà mese ti si presenterà un cielo decisamente più favorevole per l’amore. Peccato che ti dovrai chiudere in casa a studiare, visto che fino adesso hai perso tempo.
Niente di nuovo, il solito, vecchio Ariete.

TORO (20 aprile – 20 maggio)
Da bravo tradizionalista quale sei, stai già dedicando anima e corpo a creare la giusta atmosfera natalizia. Hai già pensato a tutti i regali e al menù del cenone.
Sembra che tu non ti stia dimenticando proprio nien….ah già, l’università.
Tra un mese inizia la sessione.

GEMELLI (21 maggio – 20 giugno)
Dopo aver passato gli ultimi due mesi a cambiare più personalità di Verdone nei suoi film, ora ti senti stanco. Non ti preoccupare, Gemelli, fra poche settimane avrai l’occasione di rilassarti e dedicarti a quello che più ti piace fare: dormire.

CANCRO (21 giugno – 22 luglio)
La tua emotività sta raggiungendo livelli mai visti. Il tuo motto potrebbe essere: un giorno senza pianto, è un giorno perso. Ci piaci così, caro Cancro, il Natale è il periodo giusto per lasciarsi andare alle emozioni.

LEONE (23 luglio – 23 agosto)
Simpatico, allegro, solare, il Leone è il vero intrattenitore dei cenoni natalizi. Il tuo ruolo durante il Natale è quello dello zio scapolo che urla “Tombola!!” dopo le prime due estrazioni. Quest’anno il tuo pubblico sarà ristretto, ma non temere, avrai modo di recuperare.

VERGINE (24 agosto – 22 settembre)
L’unico segno entusiasta di passare il Capodanno in solitudine. Stai addirittura pensando di mettere il telefono in modalità aereo per evitare le videochiamate di auguri.
Ti consigliamo di mantenere dei buoni rapporti almeno con chi prende gli appunti a lezione…

BILANCIA (23 settembre – 22 ottobre)
È quasi Natale e non vedi l’ora che quest’anno finisca perché, diciamoci la verità, quest’anno è stato un continuo “oggi non è giornata”: il tuo migliore amico si sposa, i tuoi colleghi si laureano, tua zia è diventata food-blogger, il tuo cane ha più followers di te e tu sei lì che fissi il libro del tuo prossimo esame. Gennaio non è lontano, amico Bilancia, datti una mossa!

SCORPIONE (23 ottobre – 21 novembre)
Ma quanto sei contento di non dover organizzare nulla per Natale e per Capodanno? Caro vecchio Scorpione, non ti smentisci mai, solitario e misantropo. Mi raccomando però, nella tua amata solitudine, almeno, fatti compagnia studiando, altrimenti di sto passo sarai solo anche alla tua laurea… i tuoi amici avranno tutti 80 anni!

SAGITTARIO (22 novembre – 21 dicembre)
“Caro Babbo Natale, per Natale vorrei tanti CFU, giuro che poi la tesi la scrivo tutta io”.
So che comincia così la tua lettera… non sarò io a dirti che Babbo Natale non esiste, ma posso dirti che non ti regalerà un bel niente se continuerai a grattarti la pancia. Ad ogni modo, rilassati se ne senti il bisogno… ma poi dacci dentro e dimostra quanto vali!

CAPRICORNO (22 dicembre – 19 gennaio)
Orgoglio da vendere, ma davvero credi sia la cosa giusta mostrarsi arrogante e/o presuntuoso con il tuo Relatore/Professore? Se fossi in te, chiederei a Babbo Natale un po’ di equilibrio (mentale) e un po’ di calma. Come se non mancasse, sei il Grinch di cui tutti parlano. Spero per te in un anno migliore!

ACQUARIO (20 gennaio – 19 febbraio)
Bene, bene… l’albero quest’anno lo abbiamo fatto il 1 dicembre. Hai addobbato tutta la casa e comprato candele profumate e natalizie per la tua camera. Complimenti, non hai perso tempo, ma ti abbiamo visto che hai messo stelline colorate sui libri. Cos’è? Una nuova scusa? “Non posso aprire il libro altrimenti rovino il Natale”. Smettila un po’, suvvia.

PESCI (20 febbraio – 20 marzo)
Alcuni di voi hanno trovato l’amore, mi dicono… qualcuno ci ha davvero creduto? Si scherzava! Amore? Ma quale amore! Siete troppo impegnati a scegliere i regali per la famiglia e gli amici e avete a disposizione 0,50 centesimi, non è tempo per l’amore. Mi raccomando, che il Natale non ti faccia ripensare all’ex… piuttosto pensa al next, esame però!

Isabella Ferrigno & Chiara Palumbo

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Nuova Zelanda, entro il 2040 a Wellington sono stati previsti dieci centimetri di innalzamento del livello del mare con un rischio di inondazione stimato per 10.000 case situate nelle principali città del Paese. Nel frattempo, in vari Paesi si registrano nuovi picchi di contagi da Covid-19 che, oltre a comportare perdite a livello umano, peggiorano ulteriormente la situazione economica mondiale. La Gran Bretagna sarebbe prossima a registrare i minimi storici per crescita del reddito, secondo una recente analisi.

EUROPA

In Spagna, ci sono cambiamenti in vista nel programma del governo per il Natale, scrive El Mundo. Dopo il trambusto provocato dalla prima bozza, che prevedeva che i pranzi e le cene di Natale non potessero superare le 6 persone provenienti da diversi centri di convivenza, il Ministero della Salute ha già chiarito la propria posizione con le comunità autonome attraverso l’introduzione di cambiamenti. Uno dei principali sarà mantenere il confinamento perimetrale in tutte le aree, in modo che nessuno possa lasciare la propria regione, tranne che per il ricongiungimento familiare.

Le comunità del Partito Popolare chiederanno anche che il limite di 6 persone venga aumentato durante le celebrazioni, e vedono possibile che il governo ceda e lo aumenti a 10.

Limitare lo spostamento tra le autonomie al ricongiungimento familiare rappresenta un cambiamento importante rispetto alla prima bozza, poiché era consentito qualsiasi viaggio purché fosse indispensabile e a patto che le regole di precauzione e di allontanamento sociale fossero rispettate al massimo.

Se la novità che il ministero ha proposto alle autonomie prospera, il Natale non potrebbe essere festeggiato in una comunità diversa da quella della casa di famiglia (ad esempio, in un hotel alle Canarie o in una casa rurale in montagna). Un altro dei punti caldi che saranno affrontati nel Consiglio Interterritoriale è il coprifuoco, infatti l’obiettivo principale è che durante i festeggiamenti natalizi venga mantenuta la reclusione notturna dato il divieto di uscire in strada negli orari stabiliti in ogni comunità autonoma.

Ci sono autonomie, come la Comunità di Madrid, che propongono di estendere il coprifuoco alle 2 del mattino per il 24 e per il 31 dicembre, a causa della particolare incidenza notturna delle celebrazioni.

A.C.

La Francia ha vissuto una settimana sicuramente ricca di emozioni e segnata da parole ricorrenti come ricordo             e          giustizia.
Come riportato da France Bleu, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, questi temi sono riaffiorati, così come la voce degli abitanti di Limoges che, nonostante la pandemia, sono scesi in piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica e per far rivivere, almeno nella memoria,       tutte    le        donne che      hanno perso  la        vita.
Partendo dal piano personale di ogni singolo cittadino, questi momenti di raccoglimento hanno raggiunto una portata nazionale. Da Le Parisien giunge la notizia che è deceduto all’età di 100 anni Daniel Cordier, partigiano nel fronte della Resistenza francese e segretario di Jean Moulin, anch’egli eroe della Seconda guerra mondiale. La commemorazione è stata scandita dalle parole del presidente Emmanuel Macron che lo ha ricordato come «un francese libero, innamorato di una Francia senza catene».
Tra questi attimi di commozione, alcuni eventi hanno tuttavia acceso numerosi dibattiti e lasciato l’amaro in bocca per molti cittadini. Contrastanti sono tutt’ora le posizioni sul famigerato articolo 24, noto anche come la legge sulla “sicurezzaglobale”. Per quanto riportato da Le Figaro, vi è stata inizialmente l’intenzione da parte del primo ministro Jean Castex di costituire un comitato indipendente per rivedere la stesura dell’articolo, prestando particolare attenzione a non ledere l’immagine    delle   forze   dell’ordine. Un’immagine non delle più rosee, soprattutto alla luce degli ultimi fatti verificatisi a Parigi. Si legge da France 24 che nel XVII arrondissement Michel Zecler, un produttore musicale, è stato aggredito da tre poliziotti dinanzi a uno studio discografico poiché non indossava la mascherina. Dopo le iniziali dichiarazioni degli agenti che affermavano di aver semplicemente messo in atto la legittima difesa, le immagini del video diffuso da Loopsider hanno fatto emergere una diversa ricostruzione dei fatti: oltre a esser stata insultata, la vittima è stata ripetutamente percossa, senza rispondere subito all’attacco.
Inoltre, stando a quanto pubblicato da Le Monde, nella giornata di sabato 28 novembre, numerosi manifestanti hanno protestato contro «un controllo generalizzato e l’usodidroni», nonché il divieto di poter «filmare e pubblicare [le immagini degli] interventi delle forze dell’ordine», ossia i punti contenuti all’interno       dell’articolo. A seguito di tale vicenda, il 30 novembre è arrivata la notizia da Le Monde che questa legge verrà completamente riscritta.

V.P.

Stando a un’analisi che delinea le ricadute economiche della pandemia Covid-19, la Gran Bretagna sarebbe prossima a registrare minimi storici per crescita del reddito. Si tratterebbe del secondo peggior risultato dal 1955. Solo nel biennio 2015-17, quando il reddito è effettivamente diminuito dello 0,1% annuo, si è avuto un dato peggiore. Con il governo già sotto pressione per migliorare gli aiuti finanziari, è emerso che il reddito reale disponibile per le famiglie dovrebbe aumentare di appena l’1% da qui al 2024. L’analisi del think-thank Resolution Foundation, riportata dal Guardian, basata su dati ufficiali, evidenzia il lasso di tempo durante il quale lo shock economico dato dalla pandemia continuerà a pesare sulle finanze delle famiglie. Il prospetto si accompagna ad un incremento della disoccupazione che raggiungerà il picco di 2,6 milioni a metà del 2021 e rimarrà alta per molto tempo durante il post-pandemia. Il rapporto inoltre avverte che con i tagli al credito universale e ai crediti d’imposta di aprile, circa sei milioni di famiglie rischiano di perdere oltre 1.000 sterline l’anno. Mentre molti parlamentari dell’ala conservatrice si aspettavano che il cancelliere Rishi Sunak annullasse il piano, durante la revisione della spesa pubblica della scorsa settimana ciò non è avvenuto. Adam Corlett, principale economista della Resolution Foundation, ha dichiarato che il miglioramento delle prospettive sugli standard di vita dovrebbe essere una priorità assoluta per il governo una volta esauritosi il post-pandemia, soprattutto se il primo ministro vuole arrivare alle prossime elezioni con la prova dell’effettivo miglioramento nello standard di vita delle persone rispetto all’inizio quinquennio precedente.

In Scozia, la compagnia energetica SGN sta avviando un progetto sperimentale unico al mondo dal titolo H100 Fife, il quale prevedrà a partire dal 2023 la sostituzione del gas naturale impiegato per cucinare e riscaldare le abitazioni con idrogeno prodotto da elettrolisi dell’acqua. L’operazione sarà testata inizialmente in trecento case nell’area amministrativa del Fife, che fungeranno da laboratorio per i 4 anni successivi. Il Guardian riferisce che la sperimentazione gode del sostegno di Ofgem, il regolatore britannico del mercato energetico, che ha assegnato a SGN 18 milioni di sterline per sviluppare del progetto. La sovvenzione fa parte di un concorso di finanziamento che sostiene l’innovazione delle reti energetiche britanniche in vista di un futuro a basse emissioni di carbonio. Il governo scozzese sosterrà il progetto garantendo 6,9 milioni di sterline. L’idrogeno verde è parte centrale del piano del governo volto a svincolare la Gran Bretagna dai combustibili fossili. Il suo utilizzo si rivela particolarmente determinante nel riscaldamento centralizzato, che costituisce quasi un terzo delle emissioni di gas serra del Regno Unito, dal momento che circa l’85% delle case utilizza una caldaia a gas.

L.D.

Germania – il grafico del Berliner Morgenpost mostra che il numero delle persone positive ha raggiunto quasi i 1.100.000 casi. Secondo lo Zeit,dal primo dicembre sono entrate in vigore le nuove misure che avranno valenza fino al 20 e che prevedono un lockdown parziale e la possibilità di incontrare fino ad un massimo di 5 persone nelle proprie abitazioni; le scuole e gli asili rimarranno aperti, ma non appena verrà riscontrato un caso positivo l’intera classe dovrà rimanere in quarantena per 15 giorni e si potrà tornare a scuola solo con un esito negativo di tampone. Dal 23 dicembre al primo gennaio, le misure in vigore saranno diverse e permetteranno di accogliere 10 persone a casa, escludendo dal conteggio i bambini fino ai 14 anni. I diversi Länder possono decidere in che misura applicare queste restrizioni. Infatti, il Land Berlino ha deciso di mantenere misure più restrittive anche per il periodo delle festività dato l’alto numero di casi e dato che, come riportato sullo Zeit, un quarto dei letti in terapia intensiva destinati ai malati di Covid, risulta oggi occupato. A causa delle restrizioni degli ultimi mesi, a novembre, secondo i dati dell’agenzia del lavoro tedesca, è cresciuto il numero di annunci per lavori part-time. Grazie a questa maggiore possibilità è diminuito il numero dei disoccupati dello 0.1% rispetto al mese di ottobre ed è diminuito anche rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In generale il mercato ha reagito meglio rispetto alla situazione riscontrata durante il lockdown nei primi mesi dell’anno, così riporta lo Spiegel.

L.M.

In Austria, gli attuali casi positivi sono quasi 55.000, come mostra il grafico del Presse. Nella giornata di mercoledì, il Consiglio dei ministri ha rilasciato le nuove misure di restrizione che entreranno in vigore lunedì 7. Sempre secondo il Presse, le misure prevedono il coprifuoco dalle 20 alle 6, per cui sarà possibile uscire solo per motivi di lavoro o di necessità; gli asili e le scuole, finora completamente chiusi, riapriranno con l’obbligo di mascherina per i bambini dai 10 anni; al contrario, le università continueranno con le lezioni online. I negozi e i fornitori di servizi alla persona apriranno nuovamente, ma rimarranno chiusi, fino al 7 gennaio, i servizi di ristorazione. Le nuove misure prevedono anche l’obbligo di 10 giorni di quarantena per chi ritorna nel Paese dall’estero. Come riporta il Kurier, da lunedì ci si potrà incontrare fino ad un massimo di 6 adulti e 6 bambini, ma nei giorni 23, 24 e 25 dicembre e 31 gennaio, ci si potrà incontrare nelle proprie abitazioni fino ad un massimo di10 persone. Secondo l’intervista rilasciata dalla ministra del turismo, Elisabeth Köstinger, al giornale Spiegel, nonostante la spinta della cancelliera Angela Merkel perché tutta Europa chiuda gli impianti sciistici, la riapertura in Austria sarà assicurata. Nonostante nel mese di marzo, questo settore abbia riscontrato numerosi focolai del virus, la ministra garantisce che verranno messe in atto tutte le misure possibili per garantire una stagione invernale in tutta sicurezza.

L.M.

Il giorno 27 novembre nella Federazione Russa è stato registrato un nuovo picco di casi di Coronavirus: 27.543 casi in tutto il Paese e 7.918 casi a Mosca, riporta il sito Mskagency.ru. In più, oltre alla preparazione di circa 300 siti di vaccinazione contro il Covid-19, il sindaco di Mosca, Sergej Sobjanin, ha annunciato il lancio di un sistema di monitoraggio della disponibilità di farmaci popolari per il coronavirus nelle farmacie, scrive Mskagency.ru. I dati registrati ad oggi riportano un numero totale di casi che supera i 2,3 milioni, come riporta Stopcoronavirus.rf. Sul fronte della lotta al coronavirus, al centro Vector si parla delle tempistiche di inizio vaccinazione. La vaccinazione di massa dei russi con il vaccino EpiVacCorona inizierà nel 2021, già da gennaio-febbraio, ne dà notizia Russian.rt riprendendo l’affermazione del rappresentante del Centro Vector Aleksander Ryžikov, capo del dipartimento delle infezioni zoonotiche e dell’influenza. Il Centro produrrà fino a 5 milioni di dosi annuali di vaccino, utilizzando l’attrezzatura esistente e questo volume potrà aumentare quando le grandi imprese saranno collegate al processo. L’entrata del vaccino nella circolazione civile dovrebbe avvenire il 10 dicembre, specialmente per i gruppi a rischio come operatori sanitari, insegnanti, anziani e coloro che soffrono di diabete, obesità e ipertensione, riporta Ria.ru. Secondo il ministro della salute russo Michail Muraško, nel 2021 il numero di persone vaccinate contro il coronavirus potrà raggiungere decine di milioni di persone.

Per quanto riguarda lo sviluppo dei settori del Paese, il 25 novembre il presidente Putin ha incontrato Igor’ Sečin, l’amministratore delegato della Rosneft, per discutere l’attuazione di grandi progetti della società petrolifera, riporta il servizio stampa del Cremlino. La società russa stipulerà un contratto a lungo termine con KamAZ (una casa produttrice di autocarri) per attrezzature aggiuntive fino a 2,5 mila unità. Inoltre, la Rosneft prevede di utilizzare l’energia eolica per il progetto Vostok Oil, riporta Iz.ru, che prevede la formazione di una nuova provincia di petrolio e gas nella penisola di Tajmyr, con una base di risorse di circa 5 miliardi di tonnellate di petrolio. Un altro evento importante c’è stato il 26 novembre, quando il Ministero della Difesa russo ha pubblicato il video del test di lancio del missile navale ipersonico “Zircon”, secondo quanto riportato da Russian.rt, che, partito dal Mar Bianco, ha percorso 450 chilometri e ha colpito una posizione difficile da raggiungere nel mare di Barents. Il razzo ha raggiunto una velocità di circa 9.500 chilometri orari (equivalente a più di 8 Mach) e il lancio è stato effettuato da parte della fregata “Admiral Gorshkov” come parte di test per nuovi tipi di armi. Il lancio di questo missile ha avuto un grande riscontro in altri Paesi, per esempio gli inglesi l’hanno apprezzato, come riporta Ria.ru. Secondo il Daily Mail, Zircon potrebbe essere utilizzato contro le città statunitensi in caso di guerra nucleare. In realtà, il lancio è stato effettuato in risposta ai test dei missili americani nel Mar Nero, non lontano dalla Crimea.

Siamo ormai a dicembre e anche la Russia si prepara alle cerimonie di fine anno: il 17 dicembre ci sarà la tradizionale conferenza stampa del presidente Putin che verrà svolta da remoto in formato video, ha fatto sapere il Cremlino il 27 novembre. Il 29 novembre l’ufficio stampa del presidente inizierà ad accreditare i giornalisti per la conferenza. L’addetto stampa del leader russo, Dmitrij Peskov, ha specificato che quest’anno la conferenza includerà elementi di linea diretta, ovvero i cittadini potranno porre delle domande al presidente utilizzando un’apposita applicazione, “Mosca a Putin”, riferisce Russian.rt. Inoltre, una bella notizia ci giunge dalla capitale russa: Mosca ha vinto il World Travel Awards 2020 come “Migliore destinazione turistica. Città”, riferisce il servizio stampa del Comitato del turismo della capitale. Come riporta Mskagency.ru, è il secondo anno consecutivo che Mosca vince questo premio e la cerimonia di premiazione si è svolta sotto forma di trasmissione online. I World Travel Awards sono istati istituiti nel 1993 e sono considerati i premi turistici più prestigiosi e a Mosca sono stati riconosciuti anche i premi per “Migliore destinazione turistica in Europa. Città” e “Migliore destinazione per lo studio del patrimonio culturale europeo”.

Per quanto riguarda l’Ungheria, il primo Paese europeo a manifestare un interesse verso il vaccino russo Sputnik V, il Ministro degli Affari Esteri e del Commercio ungherese Péter Szijjártó ha affermato che c’è una forte lobby in Europa contro i vaccini provenienti “dall’esterno” ma, nonostante ciò, ha confermato che Budapest agirà nell’interesse della sua popolazione, la cui principale necessità è ottenere un vaccino sicuro il prima possibile. Tuttavia, stabilire la produzione del vaccino russo in Ungheria potrebbe richiedere fino a un anno e mezzo e resta comunque necessaria la sua approvazione in Europa. Il 22 ottobre il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti ha presentato domanda per tale approvazione e l’agenzia europea per i medicinali ha confermato di aver avviato i negoziati con lo sviluppatore del farmaco.

Spostando l’attenzione sul Nagorno-Karabakh, interessato fino a poche settimane fa da un sanguinoso conflitto, è possibile affermare che dal 10 novembre più di 25.000 rifugiati, in totale, sono finalmente ritornati in Karabakh, secondo quanto riporta Regnum.ru, accompagnati dalle forze di pace russe. Il 1° dicembre il presidente dell’Azerbaigian Aliyev ha annunciato che il corridoio Lachin nel Nagorno-Karabakh è stato trasferito sotto il controllo delle forze di pace russe, scrive Regnum.ru. Inizialmente, nella dichiarazione congiunta firmata il 10 novembre da Azerbaigian, Armenia e Russia, tale corridoio, che ha una grande importanza strategica, era sotto il controllo delle forze armene.

S.P.

AFRICA

Giovedì al-Araby al-Jadid ha riportato la notizia della morte dell’ex Primo Ministro del Sudan,
Sadiq al-Mahdi, avvenuta all’età di 84 anni a seguito di complicazioni dovute al contagio da Coronavirus. Discendente dell’Imam Muhammad Ahmad Al-Mahdi, figura eminente nella Guerra Mahdista, Sadiq al-Mahdi era nato nel 1935 a Omdurman. Subito dopo la laurea in Economia Agraria all’Università di Oxford, fu protagonista di una rapida ascesa ai vertici del Paese. Alla morte del padre nel 1964, fu eletto presidente del Partito Umma, e solo due anni più tardi era già all’apice del potere nazionale nelle vesti di Primo Ministro. La sua permanenza al governo non fu tuttavia duratura, a causa sia di conflitti interni allo stesso Partito Umma, alla cui guida subentrò Muhammad al-Mahjoub, sia per un colpo di stato militare guidato dall’ex presidente Jaafar Nimeiri alla fine degli anni Sessanta. Difatti al-Mahdi fu sottoposto a svariati arresti da parte del nuovo regime, tra cui anche una condanna a morte, salvo poi essere condonata in esilio, che al-Mahdi scontò in Libia. Durante il suo trascorso lontano dal Sudan, fu a capo di un’opposizione militare resasi poi protagonista di un tentativo, peraltro sventato, di colpo di stato ai danni del regime di Nimeiri. Nel 1985, a seguito della deposizione del regime militare in conseguenza di un sollevamento popolare, si tennero le elezioni generali, il cui esito vide il partito Umma ottenere la maggioranza in parlamento con la nomina di Sadiq al-Mahdi alla carica di presidente. Per i successivi tre anni fu alla guida di una turbolenta coalizione di governo, al termine dei quali un nuovo colpo di stato guidato da Omar al-Bashir, pose fine al suo secondo mandato. Dopo una serie di procedimenti giudiziari contro la sua persona, si verificarono i primi segni di un ravvicinamento tra al-Mahdi e Bashir, coronati da un loro incontro a Gibuti nel 1999. Ad ogni modo egli si rifiutò di partecipare al governo, scegliendo la via di quella da lui definita “jihad civile”. Con l’avvento del movimento rivoluzionario contro il regime di Bashir nel 2018, Sadiq al-Mahdi ha ricoperto posizioni di primo piano nell’ambito del processo di transizione, salvo poi trovarsi in profondo disaccordo con le Forze per la libertà e il cambiamento. Si è poi inoltre opposto alle istanze promosse da alcuni partiti di separare religione e Stato, oltreché ai i passi fatti dal governo verso la normalizzazione con Israele. Per la sua morte il Sudan ha annunciato tre giorni di lutto nazionale.

L.D.

MEDIO ORIENTE

Nella serata di giovedì si è consumato nella periferia Teheran, in Iran, l’omicidio del fisico iraniano Fakhri Zadeh, vittima di agguato terroristico mentre era a bordo della sua auto. Sebbene le identità degli esecutori non siano state ancora rese note, varie fonti sembrerebbero ricondurre l’attentato ad un’operazione ideata e coordinata dal Mossad. Molti sono gli indizi assunti a sostegno della tesi: Fakhri Zadeh era una figura di spicco nell’ambito del progetto iraniano volto a dotare il Paese di armamenti nucleari. Il suo nome era circolato peraltro durante una conferenza tenuta in vista del contenimento dell’Iran. A ciò si aggiunge il fatto che dal 2010 siano state uccise altre quattro figure coinvolte nell’ambito nucleare iraniano. Le autorità iraniane non hanno tardato ad attribuire la responsabilità delle azioni al governo israeliano. L’ayatollah Ali Khamenei ha espressamente minacciato ritorsione per l’assassinio di Fakhrizadeh, sottolineando la necessità di continuare il lavoro che stava facendo. Da parte sua, il capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, Ali Akbar Salehi, ha affermato che la sua uccisione non fermerà né ostacolerà il programma nucleare del Paese. L’assassinio di Fakhrizadeh potrebbe portare a una ripresa delle ostilità tra l’Iran e i suoi avversari nelle ultime settimane del mandato di Donald Trump, col rischio di congestionare gli sforzi futuri del presidente eletto Joe Biden per rilanciare la svolta intrapresa dall’amministrazione Obama. A questo proposito, sono diverse le analisi di chi rintraccerebbe nell’operazione, un chiaro messaggio di Israele rivolto all’imminente presidenza democratica statunitense riguardo il recupero degli accordi sul nucleare iraniano. Citato dal giornale al-Quds al-Arabi, il portavoce del governo iraniano ha dichiarato che l’accaduto non resterà privo di una risposta, la quale tuttavia avverrà in ordine a un piano strategico ben ponderato.

L.D.


In Iraq, nella giornata di sabato fonti mediche hanno riportato la morte di 6 persone durante gli scontri avvenuti a Nassiriya, nel sud del Paese, dopo che i sostenitori del leader sciita Muqtada al-Sadr hanno preso di mira un sit-in di attivisti antigovernativi tenuto in piazza Al-Haboubi. Gli scontri tra le due parti sono continuati fino alla tarda notte di venerdì, quando le forze di sicurezza sono state in grado di riportare stabilità nelle aree del centro cittadino. Con le elezioni legislative previste per il prossimo giugno in un Paese peraltro dilaniato da interferenze straniere, i sostenitori di Al-Sadr erano scesi in piazza per manifestare la loro ostilità al governo di al-Kazimi, dopo che lo stesso Sadr aveva invitato i suoi sostenitori a manifestare contro una supposta corruzione nell’attuale governo, mossa che sembra dar motivo di un’imminente campagna elettorale. Il portavoce delle forze armate, il generale Yahya Rasul, ha riferito della decisione del primo ministro di istituire una commissione di inchiesta per indagare sui fatti avvenuti, oltre a imporre un coprifuoco e annullare le licenze per il possesso di armi. Gli osservatori affermano che l’escalation sciita a Baghdad e Nassiriya pone Al-Kazemi in una posizione critica. Se da un lato si mobilitasse al fine di opporvisi, potrebbe venir additato di scivolare verso uno scontro interno con le fazioni sciite. Dall’altro, qualora si dimostrasse accomodante, potrebbe venire accusato di debolezza politica, circostanza che lo indirizzerebbe a rassegnare le dimissioni lasciando il vertice dello Stato nelle mani dell’Iran. In ogni caso la prospettiva di un ennesimo sconvolgimento politico non è contemplata né dai leader religiosi né dalle forze al governo, riferisce il giornale al-Arab.

L.D.

AMERICA

Come riporta il DW, i Paesi della Comunità Andina (CAN) hanno firmato lo scorso martedì  una Carta ambientale per promuovere lo sviluppo sostenibile e il benessere degli abitanti della regione, ha riferito il ministro degli Affari esteri della Colombia, Claudia Blum. La Carta ambientale definisce tra i suoi obiettivi l’accelerazione dell’attuazione dell’Agenda 2030 e delle convenzioni sui cambiamenti climatici e la biodiversità e l’Accordo di Parigi, tra gli altri strumenti internazionali.

Il documento è stato approvato durante la XXV Riunione Ordinaria del Consiglio Andino dei Ministri degli Esteri (CAMRE) dai Governi di Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù. Secondo Blum, sarà un quadro di azione a favore della protezione ambientale, dello sviluppo sostenibile e del benessere delle attuali e future generazioni di abitanti nella regione. Sottolinea, inoltre, l’importanza dell’educazione ambientale per il progresso dei nostri Paesi in questa materia e pone tra i suoi obiettivi il contributo a una ripresa economica dopo il Covid-19. In virtù della Carta Ambientale, i Paesi hanno anche deciso di inserire tra le loro linee di lavoro questioni come la gestione integrale delle risorse idriche, la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità, la prevenzione e cura dei disastri, la lotta all’estrazione illegale, la promozione dell’economia circolare e la gestione ecologicamente corretta dei prodotti chimici e dei rifiuti.

A.C.

In Colombia c’è stato un incendio nel comune colombiano di Riosucio, nel dipartimento della giungla di Chocó, al confine con Panama, scrive il DW

Il governo di Chocó ha precisato che l’incendio, già controllato, ha distrutto più di 50 case e ha provocato il decesso di almeno 2 persone. Le autorità locali hanno lanciato un SOS per gravità. Stiamo già articolando gli sforzi per la risposta ma le dimensioni sono catastrofiche, ha scritto il Segretario dell’Interno e Governo di Chocó, Carolina Córdoba. L’incendio, scoppiato sabato sera, si è diffuso per le strade di un comune in cui, secondo il funzionario di Medellín, William Yeffer Vivas, originario di Chocó, il 90% delle case è di legno e non dispone di vigili del fuoco.

Il funzionario ha paragonato questo incendio a quanto accaduto nel maggio 2010 quando sono state distrutte più di 30 case in quella città – situata sulle rive dell’Atrato, il fiume più grande della Colombia – e ha colpito centinaia di persone. Nel frattempo, il governatore del vicino dipartimento di Antioquia, Aníbal Gaviria, ha espresso “solidarietà e sostegno alla comunità di Riosucio” per l’incendio devastante e ha assicurato la partecipazione delle autorità locali all’emergenza. Questo incendio si verifica nello stesso mese in cui almeno una dozzina di comuni sono stati colpiti da forti piogge a Chocó, uno dei dipartimenti con i più alti tassi di povertà del Paese, abitato principalmente da comunità afro-discendenti e indigene.

A.C.

In Argentina, quella che era iniziata come una semplice critica alla squadra di rugby argentina, “Los Pumas”, per il discreto omaggio offerto al compianto ex calciatore Diego Armando Maradona, si è trasformata in uno scandalo che ha causato la sospensione di 3 giocatori, scrive il BBC News.

Lunedì l’Argentine Rugby Union (UAR) ha comunicato di ritirare la capitaneria della squadra da Pablo Matera e di sospenderlo insieme a Guido Petti e Santiago Socino, per una serie di messaggi, definiti razzisti e discriminatori dalla stampa locale, che i giocatori avrebbero postato tra il 2011 e il 2013 su Twitter. Di conseguenza, sia Matera che Petti si sono vergognati e scusati con tutti coloro che si sono sentiti offesi per le atrocità che sono state scritte.

Oltre ad annunciare la sospensione, l’UAR ha affermato di condannare ogni espressione di odio e di considerare inaccettabile che qualcuno con quel pensiero possa rappresentare l’Argentina.

A.C.

Il primo dicembre il New York Times ha riportato aggiornamenti in merito all’incendio avvenuto lo scorso anno sulla barca della Conception in California, negli Stati Uniti. Durante questo evento morirono 34 persone e solo 5 dei 6 membri dell’equipaggio riuscirono a fuggire. Nello specifico, la Conception era una barca per immersioni subacquee di 75 piedi. Secondo i giornalisti, i 33 passeggeri erano a bordo per svolgere un’escursione sulle isole del Canale (un parco a sud di Santa Barbara) quando, durante la notte, iniziò a scatenarsi l’incendio. La barca affondò a nord dell’isola di Santa Cruz. I decessi furono attribuiti all’inalazione di fumo e secondo gli investigatori il capitano Jerry Boylan, di 67 anni, aveva trascurato le principali precauzioni di sicurezza, il che ha ovviamente determinato la mortalità dell’incendio. Secondo i giornalisti, il signor Boylan non è riuscito a condurre le esercitazioni antincendio obbligatorie e, secondo l’accusa, non ha neppure inviato una guardia notturna o una pattuglia richiesta a livello federale. Nick Hanna, procuratore degli Stati Uniti, ha affermato che “Quella che sarebbe dovuta essere una piacevole e semplice vacanza subacquea, si è trasformata in un incubo infernale quando tutti i membri dell’equipaggio si sono ritrovati intrappolati in una stanza ardente dalla quale non c’era più via di fuga.” Kristi K. Johnson invece, assistente responsabile dell’ufficio di Los Angeles dell’FBI, si espresse dicendo che “Questa tragedia ha cambiato per sempre la vita di molte famiglie e persone care e, inoltre, ha profondamente colpito anche le persone che si trovavano lì che hanno osservato la scena con orrore”. Il signor Boylan dovrebbe presentarsi alle autorità federali nelle prossime settimane e bisogna ricordare che negli Stati Uniti ogni accusa di omicidio colposo in mare prevede una pena massima di dieci anni.

Ora cambiando argomento, sempre negli USA, secondo il New York Times, Brad Parscale, ex manager della campagna Trump che è stato retrocesso a luglio, martedì sera durante un’intervista per Fox News ha dichiarato che il presidente Trump avrebbe vinto facilmente le elezioni se solo avesse espresso più empatia rispetto all’attuale pandemia causata dal Covid-19. Infatti, in altri punti dell’intervista il signor Parscale ha sostenuto che Trump si trovava in una posizione in cui avrebbe potuto farcela. Tuttavia, secondo quanto emerso dall’intervista, tra Parscale e Trump attualmente non ci sono più contatti e per Parscale la rottura con Trump è stata piuttosto dolorosa, dal momento che ritiene di aver dedicato ogni momento della sua vita alla famiglia del tycoon.

A.B.

Per il Québec, arriva la notizia da Le Journal de Québecche mercoledì 25 novembre è venuto a mancare Marc-André Bédard, membro fondatore del Partito Quebecchese (PQ). Un uomo stroncato dal Covid-19, ma che ha lasciato molto a questo Paese grazie al suo impegno in materia di diritti umani. «Non si è dato alla politica per guadagnarsi da vivere, ma per fare un Paese» ha ricordato il capo del PQ Pierre Karl Péladeau.

V.P.

ASIA

Secondo quanto riportato dal China Daily il 30 novembre, nelle scuole elementari cinesi, nello specifico nella scuola di Yaqiao che si trova nella città di Jilin, a partire dall’inizio del semestre di settembre è stato introdotto un programma di ‘wushu’ o, in termini italiani, un programma di arti marziali, il cui fine è quello di rafforzare la forza fisica degli studenti. Gli insegnanti di educazione fisica hanno sviluppato lezioni di wushu e hanno chiesto agli studenti di esercitarsi regolarmente. Ovviamente, per il popolo cinese le arti marziali sono importanti perché, oltre a permettere agli studenti di sviluppare una nuova fisicità, sono un simbolo importante delle tradizioni cinesi poiché racchiudono gran parte della filosofia del Paese asiatico. Jia Liansheng, l’assistente principale della scuola, ha affermato che per formare gli studenti sono stati invitati insegnanti professionisti dell’associazione di arti marziali. Fortunatamente, gli studenti hanno accolto questa nuova proposta in maniera molto positiva, allenandosi sia a scuola sia dopo scuola e non solo, alcuni genitori hanno anche deciso di iniziare a svolgere l’attività con loro.

Ora, cambiando argomento, sempre il China Daily riporta un antico detto cinese secondo il quale “Chi vive sulla montagna vive di montagna e chi vive vicino all’acqua vive di acqua”. È così che i giornalisti cinesi introducono l’importanza della contea di Wuping, area verde che si trova nella provincia di Fujian. Le persone che vivono qui sono la prova vivente del benessere. Nonostante ciò, negli anni 90 la gente del posto ha iniziato a tagliare gli alberi e a vendere il legno per guadagnare denaro. L’eccessiva deforestazione che si è verificata a seguito ha spinto, nel 2001, il governo locale a riformare il sistema di proprietà forestale collettiva. Sulla base di ciò, il governo provinciale ha deciso di fare dello sviluppo verde una priorità. Infatti, nel giugno 2016, Fujian ha iniziato ad essere considerato come una zona che rappresenta l’importanza che la Cina dà alla civiltà ecologica. La storia della contea di Wuping cerca ovviamente di rafforzare il progresso economico e sociale, ma tenendo anche conto dell’importanza dell’ambiente. Per concludere, a Wuping il governo ha istituito una società di garanzia di credito specializzata nella valutazione, gestione e smaltimento della silvicoltura. È così che le istituzioni aiutano i residenti a utilizzare i propri beni forestali come garanzia necessaria per ottenere i prestiti bancari. Difatti, il fine di queste iniziative è quello di avviare attività legate al settore, come la coltivazione di funghi e il turismo forestale. L’iniziativa è inoltre riuscita ad innalzare il tenore di vita delle persone nei villaggi di montagna e a migliorare l’ambiente locale. Il turismo forestale dovrebbe riuscire ad attirare 2,7 milioni di visitatori quest’anno e a far guadagnare alla Cina 1,1 miliardi di yuan. Inoltre, il reddito pro capite dell’economia forestale a Wuping ha raggiunto 4.750 yuan lo scorso anno, 12 volte più alto rispetto al 2001. Ovviamente il governo cinese ha intenzione di sfruttare l’area verde di Fujian continuando a mantenere il rapporto armonioso tra persone e natura al fine di stimolare ulteriormente la crescita della green economy.

A.B.

OCEANIA

In Nuova Zelanda, secondo il giornale nzherald, le case costiere di Wellington potrebbero perdere la possibilità di essere assicurate a causa dell’innalzamento del mare e del cambiamento climatico. Difatti, a questo proposito, questa settimana è stato pubblicato un importante report, il quale sostiene che il rischio di alluvioni per le case al mare aumenterà in modo significativo, al punto tale che le compagnie assicurative potrebbero rifiutarsi di tutelarle. Per confermare tutto ciò, il consigliere comunale di Wellington Iona Pannett ha dichiarato che i nuovi sviluppi delle abitazioni dovranno assolutamente tener conto del rischio del cambiamento climatico. Difatti, il consigliere ha votato contro gli sviluppi balneari, dal momento che i risultati negativi legati al clima sono stati già previsti e, pertanto, non potranno essere considerati situazioni inaspettate. Inoltre, un report pubblicato dal Deep South Challenge ha stimato il rischio di inondazione per 10.000 case situate nelle principali città della Nuova Zelanda. Difatti, a causa del riscaldamento del pianeta il rischio di inondazioni è aumentato ed entro il 2040 a Wellington sono stati previsti dieci centimetri di innalzamento del livello del mare. Tale situazione determinerà una maggiore probabilità di inondazioni, le quali si potrebbero verificare una volta ogni 20 anni. Di solito il settore assicurativo inizia a ritirarsi dalle proprietà quando i disastri sono stimati una volta ogni 50 anni. Sulla base di ciò, le case di Wellington vicino alla costa potrebbero dover affrontare premi assicurativi che aumenteranno molto. Inoltre, di recente alcune case nella regione di Wellington sono state evacuate a causa di inondazioni improvvise ed il primo ministro Jacinda Ardern ha intenzione di dichiarare un’emergenza climatica.

Sempre secondo il nzherald, in Nuova Zelanda alcuni paesaggi delle preziose isole del Golfo di Hauraki, al largo della costa di Auckland, sono a rischio a causa dello sviluppo e della mancanza di un programma che preveda la protezione dell’isola. Il problema sembra derivare dal fatto che durante gli anni è stata data una maggiore attenzione allo sviluppo dell’isola finalizzato al suo utilizzo piuttosto che alla tutela dell’ambiente in quanto tale. Secondo l’Environmental Defense Society, gran parte della colpa ricade sull’Hauraki Gulf Marine Park Act, il quale ha contribuito in maniera poco significativa alla protezione degli ambienti dell’isola. Difatti, la legislazione avrebbe fatto poco per affrontare la pesca sull’orlo del collasso, le acque inquinate e la biodiversità minacciata. Nonostante ciò, il Golfo di Hauraki / Tīkapa Moana è famoso in tutto il mondo per i suoi paesaggi eccezionali e per la ricca biodiversità indigena. Tuttavia, il report dell’EDS, il quale si concentrava sulle isole inabitate di Waiheke, Rākino e Great Barrier, ha affermato che la bellezza di questi posti è a rischio a causa delle competitività che esiste all’interno della protezione legislativa. In particolare, l’isola di Waiheke è stata soggetta a intense pressioni di sviluppo a causa della sua popolazione in crescita e a causa dell’elevato numero di visitatori pre-Covid.

A.B.

Rassegna stampa a cura di:
Alessandra Semeraro (responsabile inglese, cinese, portoghese, arabo)
Alissa Bianconi & Livio D’Alessio (lingua inglese)
Alissa Bianconi (lingua cinese)
Livio D’Alessio (lingua araba)
Veronica Battista (responsabile spagnolo, tedesco, francese, russo)
Angelica Chimienti (lingua spagnola)
Vanessa Paoli (lingua francese)
Lucia Maggioni (lingua tedesca)
Simona Piergiacomo (lingua russa)
Claudia Lorenti (coordinatrice del progetto)

#UNINTSpeechPressReview

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Sarvègguome tes rize ma: salviamo le nostre radici!

In provincia di Reggio Calabria, ai confini del Parco nazionale dell’Aspromonte, sono ancora osservabili le tracce della cultura magno-greca. Tra i panorami mozzafiato del versante ionico dell’Aspromonte, un’area che un tempo era di difficile accesso, sorgono i comuni di Condofuri, Gallicianò, Roccaforte del Greco, Roghu e Bova, dove è ancora possibile sentir parlare una lingua antica, residuo dell’incontro di due popoli e del contatto tra lingue, culture e tradizioni differenti. Per la sua lontananza rispetto alle località frequentate dai turisti e per la precarietà dei collegamenti tra zone costiere e l’entroterra particolarmente impervio, questa zona della Calabria ionica è diventata nel corso dei secoli una delle ultime roccaforti della cultura e della lingua greca in Italia. Fino all’inizio del secolo scorso, la mancanza di strade e infrastrutture percorribili costringeva i paesi dell’area grecofona all’isolamento e spesso all’analfabetismo e alla scarsa conoscenza dell’italiano, un fattore favorevole alla conservazione della lingua autoctona. Oggi nel territorio della Bovesìa sono poche centinaia gli ultimi testimoni di ciò che resta dell’antica civiltà della Magna Grecia e della sua eredità culturale, visibile soprattutto attraverso la lingua.

Il greco di Calabria è un dialetto del greco moderno ufficialmente riconosciuto come minoranza linguistica e rappresenta un caso interessante dal punto di vista sociolinguistico dal momento che si inserisce all’interno del continuum dialettale dei dialetti italo-romanzi, pur essendo un dialetto del neogreco. Infatti, se la “lingua tetto”, ovvero la varietà sovraordinata da cui derivano dialetti italo-romanzi, coincide con la lingua standard della loro regione di diffusione (l’italiano appunto), i due dialetti greco-italioti, il greco di Calabria e il griko salentino, non sono geneticamente imparentati con l’italiano e rappresentano dunque un caso di lingua “senza tetto”, diffusa cioè in una regione la cui lingua sovraordinata non è la varietà standard dalla quale essi derivano. L’Atlante Mondiale delle Lingue in Pericolo dell’UNESCO classifica il greco di Calabria tra le lingue severamente in pericolo: si stima che gli ellenofoni calabresi sarebbero oramai meno di 500, quasi tutti anziani che abitano tra Gallicianò, frazione del comune di Condofuri, Bova e Roghudi.

L’esistenza delle comunità grecofone in Italia è stata a lungo oggetto di studio: è stato ipotizzato che la loro origine sia riconducibile all’immigrazione in epoca medievale di popolazioni ellenofone provenienti dall’Impero bizantino, il che spiegherebbe l’innegabile somiglianza dei dialetti greco-italioti con il greco moderno e la loro parziale intelligibilità. Da studi più recenti è tuttavia emerso che le minoranze ellenofone d’Italia non sarebbero state interessate da migrazioni dalla Grecia continentale in epoca medioevale, vista la mancanza di componenti genetiche balcaniche nella popolazione che abita la Grecìa salentina e l’area della Bovesìa. Ciò conferma quindi l’ipotesi dell’esistenza di comunità ellenofone nella zona dell’antica Magna Grecia sin da tempi più antichi. In effetti, a sostegno di quest’ultima tesi, è interessante notare come il greco di Calabria presenti elementi lessicali derivati dal dialetto dorico, ma assenti nel neogreco, probabilmente dei prestiti dalla lingua dei coloni dorici di Taranto. Una chicca: i due termini èlima e jìis con cui il poeta Esiodo descrive l’aratro dei contadini eretriesi e calcidesi non esistono né nel greco bizantino né in neogreco, ma sopravvivono nel greco di Calabria. I numerosi studi sulla forma, sull’evoluzione e sulle influenze che nel corso del tempo hanno arricchito i due dialetti greco-italioti confermano dunque il loro carattere autoctono e respingono la tesi di un’origine bizantina.

Per proteggere un patrimonio linguistico e culturale che sta velocemente scomparendo, il governo ha approvato la legge 482/1999 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, mentre la Regione Calabria si impegna nella tutela delle minoranze greche e promuove l’istruzione bilingue; parallelamente, i comuni di Bova, Bova Marina e Condofuri hanno installato una segnaletica stradale bilingue greco/italiano. Esistono inoltre numerose iniziative culturali promosse da associazioni locali allo scopo di promuovere la diffusione e la tutela del greco di Calabria attraverso l’arte e la musica, come il festival musicale itinerante Paleariza (“Antica Radice”), nato nel 1997 come festival di musica grecanica per creare un’occasione di incontro fra il contesto locale e quello globale.

Sfortunatamente, il progressivo abbandono delle lingue minoritarie sembra inarrestabile ed è dovuto a numerosi fattori, dalle conseguenze della globalizzazione alla stigmatizzazione delle minoranze linguistiche, spesso considerate dei semplici dialetti parlati dai ceti contadini nelle zone rurali, piuttosto che delle lingue a tutti gli effetti che valga la pena imparare. Tuttavia, la salvaguardia del patrimonio di tradizioni e culture del sud Italia passa anche attraverso la tutela delle lingue locali e un cambiamento radicale delle percezioni dei parlanti più giovani. La lingua che ancora oggi si sente parlare da solo poche decine di anziani in provincia di Reggio Calabria è una lingua antichissima, evolutasi in modo indipendente dal greco bizantino e probabilmente parlata già nel VIII secolo a.C., all’epoca della fondazione della città di Krótōn, dove Pitagora creò la sua suola, e di tante altre polis magno greche destinate a conoscere un periodo di intenso splendore artistico e culturale.

Vanessa Iudicone

Fonti:
http://www.unesco.org/languages-atlas/, consultato in data 01/12/2020.
http://www.grecidicalabria.it/, consultato in data 01/12/2020.
https://www.megghy.com/areagrecanica.htm, consultato in data 01/12/2020.
http://www.grecosuditalia.it/, consultato in data 01/12/2020.
https://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm, consultato in data 01/12/2020.

#UniversEAT

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Mug cake

Amici di #UniversEAT, ben ritrovati! È ormai inverno, le giornate sono corte e scandite da zone gialle, arancioni e rosse, diciamo che è iniziato il periodo in cui i pomeriggi sono fatti di “maratone di serie tv col plaid sul divano”.

Ma cosa ci prepariamo? Bisogna trovare il giusto compromesso tra velocità, semplicità e, soprattutto, gusto. Ecco la soluzione: la Mug Cake! Una torta in tazza, quindi monoporzione, che si cuoce al microonde ed è pronta in pochissimi minuti.

Ingredienti per una tazza:

  • 2 cucchiai di farina;
  • 2 cucchiai di zucchero;
  • 1 cucchiaio di cacao amaro;
  • 2 cucchiai di latte;
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci;
  • 1 uovo;
  • Zucchero a velo q.b. (facoltativo).

In una tazza mettiamo prima le polveri e, dopodiché, aggiungiamo il latte e l’uovo; mescoliamo bene con una forchetta, ma ATTENZIONE: l’impasto non deve superare la metà della tazza. A questo punto inforniamo la nostra opera d’arte nel microonde: ci vorranno solo un paio di minuti a 750 watt.

Una volta terminata la cottura, la si può decorare a piacimento: chi preferisce lo zucchero a velo, chi la panna montata… a voi la scelta!

Piccolo consiglio dalla sottoscritta: per renderla più sfiziosa, prima di mettere la tazza nel microonde aggiungo un paio di cubetti di cioccolata all’impasto.

Per chi non ha il microonde, si può comunque cuocere in forno a 175° per circa 15/20 minuti.

Siete pronti a replicare questo piccolo cuore caldo? Tre, due, uno… UNINT ai fornelli!!

E non dimenticate di mostrarci le vostre creazioni, noi siamo pronti a ripostarle!

Alla prossima amici! Ylenia Cossu

#FACCIAMOILPUNTO

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ISRAELE-IRAN: L’AVVENIRE DELLA DETERRENZA

Il 27 novembre scorso, lo scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh è stato aggredito a nord di Teheran da quattro uomini armati che, dopo averlo costretto a scendere dalla propria auto, l’hanno colpito con alcuni colpi di pistola. Fakhrizadeh era considerato il padre del progetto di sviluppo del nucleare militare iraniano a partire dagli anni duemila, un personaggio ‘scomodo’ per molti, il cui omicidio non sembra essere una drammatica fatalità. Non tardano ad arrivare, nelle ore seguenti all’episodio, alcune dichiarazioni e indiscrezioni divulgate principalmente dal New York Times, secondo le quali le principali autorità iraniane descrivono l’avvenimento come un vero e proprio ‘attentato terroristico’, mentre altre fonti, specialmente israeliane, ritengono responsabili dell’omicidio le forze del Mossad. Ricordiamo, tra l’altro, che più volte in passato il premier israeliano Netanyahu aveva sottolineato l’importanza del ruolo di Fakhrizadeh per quanto riguardasse lo sviluppo di un potenziale progetto segreto di armi nucleari.

A seguito dell’avvenimento, il ministro dell’Energia di Tel Aviv, Steiniz, ha dichiarato al quotidiano della grande mela come la scomparsa dello scienziato iraniano fosse una vera e propria ‘manna dal cielo’ sia per la sicurezza di Israele che per tutto il Medioriente. Dichiarazioni decisamente ambigue, che sembrano confermare quanto temuto: se dietro quest’omicidio ci fosse davvero l’intelligence israeliana, allora in quel caso si potrebbe trattare di una vera e propria crisi mediorientale che si inscrive nel quadro della deterrenza nucleare.

Tra Israele ed Iran non scorre buon sangue da tempo e le frizioni con Israele hanno avuto conseguenze irreversibili anche nei rapporti con gli Stati Uniti. Le tensioni, scoppiate in periodo di Guerra Fredda, si sono acuite a partire dagli anni duemila e riguardano prevalentemente la spinosissima questione delle armi nucleari. Israele, dal canto suo, combatte da sempre una guerra coriacea con i paesi islamici al fine di poter difendere la propria sicurezza nazionale; inoltre, Tel Aviv e Teheran si sono confrontati apertamente più volte in territorio siriano.

Nel 2015 era stato raggiunto un particolare accordo sul nucleare iraniano (anche noto come JCPOA), a cui avevano partecipato i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, la Germania ed una delegazione UE. Il JCPOA prevedeva un taglio drastico delle riserve di uranio e la conversione di alcuni impianti al fine di ridurre al minimo i rischi di proliferazione. L’accordo poneva, inoltre, fine alle sanzioni dei Paesi occidentali imposte precedentemente nei confronti di Teheran. Nonostante questa presa di posizione, nel 2018 la presidenza Trump ha deciso di uscire dal JCPOA e di re-instaurare nuove sanzioni nei confronti dell’Iran; al seguito di questo episodio, alcuni Paesi UE, la Russia e la Cina hanno rimproverato gli USA di non aver rispettato la risoluzione 2231 del CdS, secondo la quale non era possibile revocare l’accordo e di re-imporre sanzioni così dure nei confronti dell’Iran. I rapporti, inaspritisi già da allora, non hanno fatto altro che capitolare rovinosamente negli ultimi anni, fino ad arrivare all’episodio dello scorso venerdì.

Al seguito dell’attentato, i vertici iraniani promettono vendetta e di proseguire con la propria strategia nucleare. Intanto, il presidente entrante Biden si troverà immediatamente per le mani l’ennesima delicatissima crisi mediorientale. Si sa, la posizione di Israele non è mai piaciuta ai Paesi della Lega Araba, come allo stesso tempo esiste un passato di grande risentimento tra Iran ed USA: una lunga storia fatta di piani, mirini ed obbiettivi mancati che ci portano alla situazione odierna. La nuova sfida nel campo delle relazioni internazionali e della deterrenza dovrà essere gestita con maestria dal nuovo leader US, il quale sarà senza alcun dubbio il solo e l’unico in grado di assumere la direzione di un potenziale nuovo tracollo mediorientale.

Martina Noero