#LOSAPEVATECHE

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Presentazione (incompiuta) di Evelyn

La responsabile del blog (la dolce Ila) mi propone di fare una “Presentazione di Evelyn – rubrica #LoSapevateChe”. Guardo il foglio con un enorme senso di inadeguatezza cercando di capire cosa scrivere ma non mi viene nulla, ma insieme mi viene tutto; sono le cose apparentemente più elementari quelle più difficili da inserire in una architettura compiuta, davanti a cui le parole sembrano non essere in grado di afferrare i pensieri e si mostrano sempre troppo scontate, troppo ridicole, troppo banali. Per chi si è sempre sentito al margine, poi, è ancor più difficile raggiungere il centro delle cose.

Cerco di sforzarmi. Quel che posso dire di me è che la tenerezza mi disarma come una carezza inattesa su un campo da guerra, che per me la contraddizione è lo stimolo per qualsiasi processo creativo e che le cose mi piace vederle di traverso, con uno sguardo obliquo o sottosopra o in penombra. E se dovessi individuare uno spazio di mondo in cui collocarmi – sebbene lo stia ancora cercando, e non credo che esista – mi metterei nell’interstizio nascosto tra la persona che sono e quella che vorrei essere.

La mia più lunga e importante storia d’amore è quella col mondo. I viaggi sono una storia d’amore durata una vita e legata alla mia, di vita, a filo doppio. Questa è una storia che permea 21 anni, la mia storia, la mia vita, tutte le frontiere superate, tutte quelle che vorrei avere il coraggio di superare. Conoscere i viaggi di un viaggiatore significa avere un passaporto con visto speciale d’accesso al suo cuore e, forse, non ci sono tratte a unire due anime se non quella cuore-cuore, la più antica e semplice del mondo.  Il viaggio è una eredità che porto fin dentro le ossa e mi fa dire: io sono una strada senza meta. Sono la strada che ho percorso, soprattutto quand’ero persa; i viaggi che ho fatto e le persone che hanno camminato sugli stessi passi anche solo per un giorno; sono quel ritaglio che è faticosamente venuto fuori da tanti diversi e incoerenti frammenti di vita. Sono nell’inevitabile contaminazione di chi viaggia ed è disposto a non sentirsi mai a casa e insieme a sentirsi a casa in ogni parte del mondo. Sono il miscuglio di odori di pelli diverse; gli occhi che vedono, accolgono e si lasciano meravigliare.

L’altra grande storia d’amore è quella con le parole. In una vita di incostanza nei rapporti umani, alla scrittura invece sono stata fedele sempre e l’ho compiuta come si compie un movimento involontario e convulso. Un arto fantasma. Per scrivere non credo servano particolari escrescenze filosofiche o parole complesse per concetti facili; non serve lambiccarsi ore ed ore su un pensiero o tentare di catturarlo a mezz’aria. Non serve navigare in fiumi e fiumi di parole, non è acrobatica né virtuosismo. Non è necessariamente voler trovare un senso. Questo è quello che non è. Cosa è, invece, non saprei dirlo, ma c’è qualcosa di tremendamente bello e insieme crudele nel non riuscire a dirlo, lasciando ogni definizione incompiuta.

Così come incompiuta vuole essere questa (disagiata) presentazione.

Evelyn

#MammaMia

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Here I go (ancora non posso dire again)!

Sono Aurora, ho 23 anni e sono una studentessa magistrale in Lingue e Didattica Innovativa.
Da piccola non scrivevo su nessuno dei mille diari segreti che mi sono stati regalati e soprattutto non Quindi, ora, cosa ci faccio sul blog dell’Università in cui studio per insegnare lingue?

Riavvolgiamo il nastro: sono Aurora, ho 23 anni e non mi piace la staticità. Ho scelto di studiare lingue già dal liceo perché mi immaginavo in giro per il mondo a conoscere nuove persone e culture.
Avendo sempre avuto dei problemi con i traslochi – e a questo punto mi verrebbe da dire anche con la mia capacità di sopravvivenza – in triennale, nel 2018, ho incautamente deciso di andare in Erasmus in Portogallo.
A Lisbona, presa dalla curiosità, ho voluto frequentare una lezione di italiano per stranieri dell’Università dove studiavo, ed è stato proprio lì che ho deciso quale doveva essere il mio futuro lavoro: l’insegnante di italiano per stranieri.

Tre anni dopo, la mia capacità di sopravvivenza non è migliorata, purtroppo o per fortuna.
Ricordate i diari segreti sui quali non scrivevo? Ho abbandonato quel brutto ricordo, ho deciso di improvvisare (di nuovo) e di mettermi in gioco grazie a questo blog.

Nella rubrica #MammaMia vi parlerò dell’importanza dell’insegnamento dell’italiano per stranieri, di esperienze di studenti e di altre cose legate a questo fantastico mondo!
Vi aspetto!

Aurora

#UNINTSPEECHPRESSREVIEW

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Il Signore degli Anelli, traduzioni italiane a confronto

Il 30 Ottobre del 2019 è uscita la nuova traduzione del Signore degli Anelli di Tolkien. Abbiamo raccolto pareri, considerazioni, confronti sulla rete per offrirvi una panoramica completa di quali sono stati i criteri delle due traduzioni e quali sono i rispettivi punti di forza e punti deboli.

Presentiamo innanzitutto i due principali protagonisti (per una volta non invisibili): i traduttori.

Vittoria Alliata è stata la prima traduttrice del Signore degli Anelli, libro che affrontò all’età di 15 anni. La sua traduzione de La compagnia dell’anello è stata pubblicata da Astrolabio nel 1967. Tuttavia, questa edizione vendette pochissimo e pochi anni dopo i diritti passarono alla Rusconi. La casa editrice si avvalse della traduzione di Vittoria Alliata, facendola tuttavia revisionare ampiamente da Quirino Principe, prima di pubblicarla nel 1970.

Nei cinquant’anni successivi, l’edizione del Signore degli Anelli sarebbe passata nelle mani della Bompiani e sarebbe stata sottoposta, ciclicamente, a ulteriori piccole revisioni. Quando, nel 1974, era ancora nelle mani della Rusconi l’opera avrebbe subito una revisione in cui si sostituiva la parola gnomo con elfo, per esempio. Invece, nel 2003 Bompiani pubblicherà una nuova edizione con l’aiuto della Società Tolkieniana Italiana, sempre con la traduzione Alliata-Principe, ma in cui erano stati corretti diversi refusi e orchetti veniva sostituito con orchi. Recentemente, la Bompiani ha ingaggiato un traduttore professionista, Ottavio Fatica, per ritradurre Il signore degli anelli.

Molti di voi ricorderanno la famosa poesia dell’Anello, presente anche all’inizio della versione cinematografica di Peter Jackson. Eccone i tre versi finali:

Poesia originale Traduzione Alliata Traduzione Fatica
“One Ring to rule them all.
One Ring to find them,
One Ring to bring them all and in the darkness bind them
In the Land of Mordor where the Shadows lie.”
Un Anello per domarli,
un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.
Un Anello per trovarli,
Uno per vincerli,
Uno per radunarli e al buio avvincerli
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.

Nell’insieme, la traduzione della trilogia realizzata da Ottavio Fatica è tendenzialmente più vicina al testo originale rispetto a quella di Vittoria Alliata. Qui, però, si nota una certa libertà nell’inversione dei verbo “trovarli” e “vincerli”. Nonostante si crei un certo effetto da parte del lettore abituato alla versione di Alliata (così come a quello abituato alla versione cinematografica), estraneo alla musicalità della nuova traduzione, possiamo dire che il nuovo poema funzioni.

Allora come mai tanta controversia per la nuova traduzione?

Un aspetto chiave è quello dei nomi. Fatica segue con cura quella che è la Guide to the Names in The Lord of the Rings scritta personalmente da Tolkien per i traduttori.

Quelli che erano Grampasso, Samvise diventano Passolungo e Samplicio. In particolare, rimanendo incuriositi da quest’ultimo cambiamento, potremmo andare all’Appendice F per scoprire il nome hobbit di Sam: Banazîr, che significa half-wise, simple, reso da Tolkien con Samwise rifacendosi all’Anglosassone samwís. Quindi, con Samplicio Fatica riesce a rendere il significato e la sfumatura del nome (rimandando a un personaggio semplice), ma allo stesso tempo lo adatta nella lingua finale così come era desiderio di Tolkien. Al contrario, il nome Samvise della prima traduzione non avrebbe alcun legame con il significato originale e non indurrebbe il lettore a capirlo. Tuttavia, ricordiamo che la versione di Alliata era stata approvata dallo stesso Tolkien, che ne era rimasto soddisfatto.

Tra le scelte contestate ad Alliata da Fatica troviamo quella del “Gaffiere”, soprannome calco dell’originale Gaffer, però inesistente in italiano.

Inoltre, tra le due traduzioni c’è una differenza che si percepisce immediatamente: il registro linguistico. Leggendo la trilogia di Tolkien in lingua originale vediamo che gli hobbit parlano tra loro con un linguaggio molto colloquiale (vedi Sam, che però si sforza di parlare forbito con Frodo e Gandalf, con un risultato comico), ma il linguaggio diventa improvvisamente ricercato quando si rivolgono agli Elfi e così via.

Un esempio, quando nei libri Sam parla con il suo amato cavallino:

Originale Alliata Fatica
Bill, my lad,’ he said, ‘ you oughtn’t have took up with us. You could have stayed here and et the best hay till the new grass comes Bill, ragazzo mio», disse, «hai fatto male a venir con noi. Saresti potuto rimaner qui a masticare il miglior fieno del mondo fin quando spunta l’erba fresca   Bill, ragazzo mio,” disse, “non avresti dovuto metterti con noi. Potevi startene qui a manducare il meglio fieno fino a quando non rispunta l’erba fresca.

La versione di Fatica presenta un Sam giardiniere che parla un linguaggio più basso, senza pretese. Quella di Alliata invece trasmette l’immagine di un Sam colto, elegante.

Per concludere, non c’è dubbio che la traduzione di Alliata abbia offerto agli italiani una trilogia che ricorda il genere cavalleresco, con un registro costantemente elegante e ricercato, un lavoro di altissimo livello (ricordiamo che iniziò a tradurlo quando aveva solo 15 anni). Non siamo sicuri che sia sempre stata la scelta migliore, trovandoci a volte più vicini alla traduzione di Fatica, ma vi lasciamo il beneficio del dubbio.

Una curiosità: ecco i versi della poesia dell’Anello che avete trovato anche all’inizio dell’articolo, scritti nel linguaggio nero, la lingua di Mordor:

«Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul,
ash nazg thrakatulûk, agh burzum-ishi krimpatul.»

Nazg si traduce con anello, da qui i Nazgûl (nazg = anello; ûl = spettro).

Marco Riscica

Fonti:

#LUXURYMOMENTS: #GLAMYTASTE

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Lo strudel trentino: “Winter must eat”

Lo strudel è un dolce tipico con mele, uvetta, pinoli, cannella e pasta sfoglia accomunato all’Austria e al Trentino Alto-Adige. Il dolce rappresenta un vero e proprio must per le stagioni fredde grazie alla quantità di mele disponibile sul mercato, inoltre la sua preparazione non è particolarmente impegnativa sia che il suo ripieno venga avvolto dalla pasta sfoglia più leggera o dalla pasta frolla più consistente, il risultato è sempre garantito grazie ad alcuni accorgimenti durante la preparazione.

Per quanto riguarda la sua storia, lo Strudel parte da origini orientali, riportandoci indietro fino alla Mesopotamia. È stato infatti trovato un manoscritto del VIII secolo a.C. in cui si parla di un dessert preparato alla corte assira composto da una serie di strati sottili di sfoglia farciti con mele, frutta secca e miele. Da quel momento l’invitante dessert comincia a viaggiare per il mondo: dalla Turchia alla Grecia per tutto il Mediterraneo, evolvendosi attraverso l’uso di una pasta sfoglia croccante. Dalla combinazione della pasta croccante e la frutta secca si arrivò alla realizzazione di piccoli dolcetti monoporzione con pinoli, pistacchi, sfoglia e melassa spesso consumati a colazione. Questi dolci presero il nome di Baklavà e si diffusero in maniera incredibilmente celere grazie ai mercanti delle rotte Asia-Europa Orientale. In seguito, la ricetta fu rivisita dai pasticceri turchi che, intuendo il grande potenziale dei prodotti utilizzati, cercarono di apportare delle modifiche in base al gusto dei loro clienti. La sfoglia utilizzata per la preparazione del dessert, ormai disponibile in molte varianti, non era più la “classica” ma piuttosto rappresentava un’alternativa più leggera forse proprio per bilanciare la ricchezza del suo ripieno. Col passare degli anni, i dolcetti di pasta sfoglia passarono dalla Turchia all’Ungheria dove crebbero anche di dimensione racchiudendo sempre frutta secca, frutta fresca o composte. Successivamente quando nel 1699 l’Ungheria venne annessa all’Impero Austro-Ungarico, il dolce ormai divenuto celebre venne importato a Vienna e prese subito il nome di strudel che letteralmente significa “rotolo” o “vortice”. Qui i pasticceri austriaci lo modificarono ulteriormente: rinnovarono la sfoglia ormai sottilissima ed aggiunsero ingredienti tipici della zona. Vennero quindi impiegate le mele, l’uvetta ed i pinoli dichiarando la svolta del famoso dolce denominato Apfelsrudel.

Oggi Vi propongo una ricetta altoatesina, tutelata con un disciplinare che ne stabilisce gli ingredienti e che garantisce che la ricetta originale della pasticceria italiana venga riprodotta come segue.

Ingredienti per la sfoglia sottile:

  • 300 g di farina
  • 100 ml di acqua
  • 3 cucchiai di olio di semi
  • 1 uovo
  • 1 pizzico di sale

Ingredienti per la farcitura:

  • 50 g di zucchero
  • 50 g di pangrattato
  • 800 g di mele sbucciate e tagliate a fettine
  • 50 g di uvetta
  • 2 cucchiai di rum
  • 30 g di pinoli
  • 50 g di burro
  • 40 g di pinoli
  • 1 pizzico di cannella

Fanny Trivigno

Sources:

https://www.tribugolosa.com/articoli-2001-vi-sveliamo-i-trucchi-per-un-vero-strudel-trentino.htm

https://www.paginegialle.it/magazine/food/lo-strudel-origine-e-storia-di-un-dolce-invernale-2397

#FAIRPLAY

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Il gioco che affascina sempre di più: il PADEL

Oggi vi parlerò di uno sport particolare: il padel.

Anzitutto partiamo dalla nascita di questo sport che avvenne in Messico in quelli che sono ricordati come gli anni ’70. Qui, un abitante del posto (Enrique Corcuera) decise di sfruttare in qualche modo l’area che circondava la sua dimora in modo da poter giocare a Tennis; tuttavia si rese conto che lo spazio a disposizione era ridotto rispetto ad un campo regolamentare e dunque, questa riduzione e impiego di muri a ridosso del campo provocò la creazione di un campo del tutto particolare. Una volta costruito il campo, compose il gioco e lo chiamo Padel.

La diffusione iniziò a superare i confini messicani arrivando in Spagna, dove avvenne una propria espansione di questo sport grazie all’intervento di un principe che nel suo hotel di lusso di Marbella si fece costruire un campo con le stesse caratteristiche di quello fatto dal messicano. Da questo progetto di campo derivò un’ampia conoscenza e praticabilità dagli ospiti di tutto il mondo che permanevano lì.

Fino all’inizio degli anni ’80, il Padel era un gioco di élite e solo quando diversi viaggiatori presero l’iniziativa, una volta tornati nel loro paese di origine, di far costruire dei campi e garantire una maggiore visibilità in ampia scala internazionale. Si può affermare come vero sport a partire dagli anni ’80: successivamente all’espansione in Spagna, arrivò in Brasile, Argentina, Francia e USA. Questo dato è importante poiché, ci fa comprendere il perché nelle classifiche della World Padel Tour ci troviamo invasi di giocatori con nazionalità maggiormente spagnoli e latino-americani.

Arrivò nel nostro territorio nazionale solo nel 1991, con lo scopo di sensibilizzare e promuovere questa disciplina e solo nel 2008 venne riconosciuto dal C.O.N.I attraverso l’introduzione del settore Padel nel ramo della Federazione Italiana Tennis (FIT). Dal 2013, larga propagazione di campi nella capitale. Di recente, la piattaforma italiana Sky, ha acquistato i diritti televisivi per la trasmissione delle tappe del World Padel Tour.

Il campo è composto da pannelli di vetro, di rete metallica (da non confondere con la rete che divide le due parti del campo) e di due porte laterali. Questi elementi in campo rendono una maggior fluidità durante lo svolgimento del gioco facendo non uscire la pallina dal terreno (tranne qualche volta che può risultare andare fuori una volta che ha rimbalzato sul campo, ad esempio, dopo uno smash, e qui il giocatore deve essere abile nella lettura della pallina ed uscire dalla porta laterale nel tentativo di rimetterla in gioco). I pannelli colpiti risultano validi solo se prima la pallina ha rimbalzato prima sul terreno di gioco.

Si gioca tramite l’uso di una racchetta chiamata “pala”, più piccola rispetto ad una di tennis e con un piatto composito di forellini. In quanto alla pallina, è di minima differenza con quella del tennis, ovvero, quella usata per il Padel è con meno pressione al loro interno. Il punteggio è come nel tennis e occorrono 4 giocatori.

Ed ora, tu lettore se non hai ancora provato questo sport cosa aspetti a farlo?? Ti assicuro che il divertimento è assicurato.

#dontbelazybeactive

Aldo Landini

#MondayAbroad

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#MondayAbroad se chiudo gli occhi sono a… San Pietroburgo!

Cari amici e colleghi,

continuano a essere tempi duri per chi, come noi, ha questo grande desiderio di evadere dalla realtà quotidiana disperdendosi in una delle infinite mete che il mondo ci offre.

Tra le nuove misure di contenimento e l’arrivo della stagione sempre più invernale, è sempre più prorompente la voce che riecheggia dentro alle nostre teste: quando torneremo a viaggiare con l’adeguata spensieratezza che un tempo ci caratterizzava?

Ovviamente, non so la risposta certa, ma so che se stringiamo i denti e ricordiamo l’importanza di pochi semplici gesti (tra questi l’utilizzo della mascherina e un corretto lavaggio delle nostre mani), i nostri occhi potranno meravigliarsi nuovamente e al più presto degli spettacoli che ci offre il nostro pianeta.

La mia vittima di oggi è Cristiana, la responsabile della nostra Radio d’ateneo.

Cristiana è una ragazza brillante e solare; chiacchierare con lei è sempre un gran piacere, sia per le sue capacità d’argomentazione, sia per la sua musicalità innata.

Quando le ho proposto di partecipare alla rubrica, non ha avuto dubbi sulla meta da prediligere: parliamo di San Pietroburgo, signori miei!

Il viaggio le è rimasto a tal punto nel cuore, che ha deciso di scrivere lei il suo #Monday e io, da emozionata spettatrice di un ricordo che più che questo mi ricorda un bellissimo sogno, non posso che lasciarvi alle sue preziose parole.

“Non so se sia stato un caso oppure il cosiddetto destino, ma un motivetto ridondante nella mia infanzia recitava così:

Sembra come un attimo, dei cavalli s’impennano.
Sento quella melodia nella memoria mia.
Forse un giorno tornerò; il mio cuore lo sente!
Ed allora capirò il ricordo di sempre.
Ed un canto vola via;
quando viene Dicembre“.

La domenica era una tappa fissa riguardare questo cartone con mia madre, è il nostro cartone! Quindi la Russia, la sua storia e la magia dei suoi luoghi credo mi abbiano sempre accompagnata.

Ivan il Tempestoso (perché è così che si traduce, signori miei!), Pietro il Grande, Caterina la Grande, Nicola II: tutti fantasmi, provenienti dalla Russia del passato, che hanno fatto da protagonisti nella stesura della mia prima tesi.

Tuttavia, è dalla canzone sopramenzionata che voglio iniziare a raccontarvi del mio viaggio a San Pietroburgo, in particolare rifacendomi all’immagine di quei “cavalli che s’impennano”.

Nella fotografia allegata all’articolo, al di là del soggetto principale assai discutibile, sullo sfondo si vede la statua dedicata a Pietro Il Grande, denominata “Medny Vsadnik” (cavaliere di rame) anche se in realtà è di bronzo!

Il cavallo, simbolo del vigore dei combattenti dell’antica Roma, si dirige verso la Svezia e questo perché a quel tempo era dagli svedesi che la città stava proteggendosi: e si dice persino che, finché quella statua resterà a San Pietroburgo, la città e la Russia tutta non subirà mai alcuna sconfitta!

Quella dei cavalli è un’immagine che si ripete e ripete a San Pietroburgo; persino ai lati di alcuni dei suoi ponti, sul Neva!

Ah…il Neva! Camminare sui ponteggi ti faceva raggelare anche le punte dei capelli, ma il freddo di San Pietroburgo riesce a scaldarti il cuore. Anche il tea e le vellutate di zucca fanno la loro parte!

È stato il mio primo viaggio in compagnia di quelle che, ancora oggi e da cinque anni a questa parte, considero le mie più care amiche; forse anche per questo le lunghe passeggiate, le cene da Gogol’ e all’Eliseevskij (due dei ristoranti più eleganti ed emblematici della città) e la visita alla residenza estiva dei Romanov, Carskoe Selo, mi sono sembrate ancora più belle!

A proposito! Carskoe Selo… Un vero e proprio museo sia all’esterno che all’interno! Mentre ne percorrevo i chilometrici corridoi pensavo: “Dio mio, e pensare che qui Anastasia scorrazzava da una stanza all’altra persino a cavallo di un triciclo!”. Vi lascio immaginare quanto lunghi fossero quei corridoi!

E l’eleganza baroccheggiante delle immense sale, degli abiti esposti, dei vasi, delle rifiniture degli infissi, i giardini ampi a tal punto da far credere a qualunque visitatore di star perdendosi! La Russia è mastodontica e non mi riferisco alla sua estensione territoriale, ma alla grandiosità dei suoi palazzi! In merito posso dirvi questo: ognuno pompa il suo Ego come più ritiene opportuno! Non mi dilungo oltre su questo, magari ne parleremo in separata sede.

Tornando al nostro itinerario, voglio lasciare per ultimo il Palazzo d’inverno; anche se in realtà è stata la prima cosa che abbiamo visitato il giorno dopo essere arrivate!

L’Ermitage non è tanto meraviglioso quanto dicono; lo è molto di più. Già soltanto il fatto che si trovi all’interno del palazzo simbolo di una delle Rivoluzioni più trasformanti della storia lo rende ulteriormente affascinante.

Ma la conclusione del mio racconto di viaggio giunge con un ricordo così tangibile che, ad occhi chiusi, riesco a rivivere quelle immagini come se fossero concrete davanti a me

Avevamo appena finito di visitare una delle ultime sale, stavamo percorrendo i corridoi del museo; camminavamo l’una distante dall’altra perché, come sempre capita, qualcuna si sofferma di più e qualcun’altra di meno sull’una o l’altra opera d’arte.

La sento anche adesso la voce della mia amica Paola che esclama “Oddio, la neve!“. Ho corso: all’interno di un museo dove non si dovrebbe correre io ho fatto uno scatto di sì e no 4 metri per arrivare alla finestra da lei.

E nevicava. E ho versato forse un paio di lacrime perché per me era quella l’opera d’arte più bella; il palazzo d’inverno innevato, un’immagine che avevo sempre sognato.

Per me era quello “il ricordo di sempre”.

Cristiana Petrillo

#POLITICAFFÈ

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USA: l’Iran e la Russia egemonizzano il dibattito presidenziale.
I due Paesi accusati di gravi interferenze nella campagna elettorale

La United States Intelligence Community (IC) – che comprende 17 agenzie – è stata istituita da Ronald Reagan nel 1981 e rappresenta la struttura che conduce attività di intelligence a sostegno della politica estera e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una successiva riforma ha posto l’IC sotto la supervisione dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale (ODNI) il quale è a sua volta amministrato dal Direttore dell’Intelligence Nazionale (DNI).

Stampa inglese

Il Direttore dell’Intelligence Nazionale John Ratcliffe, durante una conferenza stampa annunciata mercoledì 21 ottobre, ha affermato che Iran e Russia hanno ottenuto alcune informazioni sugli elettori statunitensi.

In particolare, l’Iran è responsabile di aver inviato alcune e-mail minacciose agli elettori democratici. Ma sia l’Iran che la Russia negano di aver esercitato interferenze di questo tipo – spiega la BBC. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh ha dichiarato che per l’Iran è indifferente quale candidato riuscirà a emergere come il prossimo presidente degli Stati Uniti. E il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha parlato proprio ai microfoni della BBC, ha commentato la vicenda dicendo che queste accuse sono tutte completamente infondate. Ratcliffe ha spiegato che le ‘e-mail contraffatte’ dell’Iran, in cui si intimava di votare per Trump, sarebbero state spedite agli elettori degli Stati oscillanti – tra cui Florida e Pennsylvania – in modo da creare disordini e danneggiare il Presidente Trump. Non a caso, le e-mail in questione sembravano provenire dal gruppo di estrema destra Proud Boys. 

The Telegraph spiega che l’Iran avrebbe potuto appropriarsi, molto semplicemente, degli indirizzi di posta elettronica ottenuti dagli elenchi di registrazione degli elettori statali. Che includono appunto, l’affiliazione al partito, gli indirizzi di casa e, ove possibile, gli indirizzi e-mail e i numeri di telefono. Per di più, sempre l’Iran sarebbe responsabile di aver diffuso un video che ammoniva gli americani sulla presenza di truffe nel voto. Ossia, hanno fatto credere che sarebbero giunte dall’estero schede fraudolente.  

Tuttavia, i democratici hanno criticato l’enfasi di Ratcliffe posta sul fatto che l’Iran stesse diffondendo disinformazione con lo scopo di danneggiare Trump – così The Guardian. Infatti, hanno prontamente etichettato il Direttore dell’Intelligence come un “partisan hack”, un termine solitamente utilizzato per disprezzare un membro affarista dell’apparato di un partito politico. 

Stampa statunitense

A poco più di una settimana dalla chiamata alle urne per i cittadini statunitensi, torna vivo il dibattito sull’influenza straniera sulle elezioni presidenziali. Il direttore dell’intelligence nazionale John Ratcliffe ha affermato che sia la Russia che l’Iran hanno ottenuto informazioni importanti riguardo la registrazione degli elettori statunitensi con l’obiettivo di interferire nelle elezioni presidenziali statunitensi. Così spiega The New York Times in seguito alla conferenza con la stampa che si è tenuta la scorsa settimana. In quell’occasione, affiancato da Chris Wray, il direttore della FBI, Ratcliffe ha sostenuto che l’Iran è responsabile di aver condotto e di condurre ancora una campagna e-mail spacciandosi per il gruppo di estrema destra Proud Boys (gruppo notoriamente visto di buon occhio da Trump). Sia Wray che Ratcliffe hanno affermato che l’obiettivo di queste operazioni è duplice: comunicare false informazioni agli elettori registrati e creare confusione per minare la fiducia nella democrazia statunitense.

ABC News riporta l’appello di Ratcliffe rivolto ad ogni americano: “Chiediamo ad ogni americano di fare la sua parte per difenderci da quelli che ci vorrebbero danneggiare”. Il direttore ha accusato in particolar modo l’Iran di condurre operazioni volte a compromettere il normale svolgimento delle elezioni presidenziali, diffondendo informazioni false che generano confusione e dubbi tra gli elettori circa la sicurezza e la democraticità delle elezioni. Ratcliffe ha accusato l’Iran di ottenere dati su coloro che andranno a votare per seminare confusione in vista delle elezioni di novembre. Le accuse di Ratcliffe rivolte alla Russia riprendono anche i fatti del 2016, ossia l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali a favore dell’attuale Presidente Trump. Tuttavia, rispetto all’attività svolta dall’Iran, non si registra lo stesso livello di “attacchi” da parte russa.

La motivazione di Teheran a condurre tali attività è guidata dalla percezione diffusa che la rielezione del Presidente Trump potrebbe comportare il persistere della pressione statunitense sull’Iran con il fine di condurre ad un cambiamento di regime nel Paese, sottolinea USA Today.  Inoltre, Ratcliffe ha evidenziato come gli analisti di intelligence abbiano registrato un minor livello di attività da parte della Russia, ribadendo  che anche questo Paese è riuscito ad ottenere informazioni rilevanti sugli elettori. Il direttore ha aggiunto che queste azioni sono “disperati tentativi messi in atto da avversari disperati”, per sottolineare il fatto che l’intelligence statunitense ha la situazione sotto controllo.

A tal proposito, la CNN riprende la dichiarazione rilasciata la scorsa estate da William Evanina, il direttore del Centro nazionale di controspionaggio e sicurezza degli USA. Quest’estate la stampa internazionale ha spesso parlato di Cina, Iran e Russia riferendosi alla minaccia che questi tre Stati stavano ponendo alle elezioni presidenziali del 2020. Lo scorso agosto, Evanina aveva affermato che quasi certamente l’Iran aveva adottato un comportamento simile per paura di una seconda rielezione di Trump, poiché potrebbe avere ripercussioni sul regime iraniano. Il direttore riferendosi poi alla Russia aveva sottolineato che il Paese aveva messo in campo una serie di tecniche per denigrare l’ex Vicepresidente Joe Biden e il suo establishment apertamente anti-russo, giacché durante l’amministrazione Obama offrì supporto all’Ucraina e all’opposizione contro Putin all’interno del Paese.

A poco più di una settimana dal voto e conclusosi anche l’ultimo dibattito tra l’attuale Presidente in carica ed il suo sfidante, ci si domanda quanto queste strategie possano effettivamente influenzare gli elettori al momento del voto. Iran e Russia riusciranno ad avere l’impatto desiderato e condizionare i risultati? Attraverso e-mail false e attacchi informatici riusciranno a minare la fiducia del cittadino medio statunitense nel sistema democratico del suo Paese?

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:

FBI says Iran and Russia have US voter information disponbile su https://www.bbc.com/news/election-us-2020-54640405, consultato il 23/10/2020

Iran and Russia are trying to influence the US election, FBI warns disponibile su telegraph.co.uk/news/2020/10/22/us-intelligence-officials-sayiran-sent-emails-intimidating-american/, consultato il 23/10/2020

Russia and Iran obtained US voter data in bid to sow unrest before election, FBI warns disponibile su https://www.theguardian.com/us-news/2020/oct/21/russia-iran-us-voter-data-security-fbi-election, consultato il 23/10/2020

Feds say Russia and Iran have interfered with the presidential election disponibile su https://edition.cnn.com/2020/10/21/politics/fbi-election-security/index.html, consultato il 22/10/2020

FBI announces Russia, Iran have obtained US voter information and are attempting to influence the 2020 election disponibile su https://www.abc.net.au/news/2020-10-22/fbi-russia-iran-influence-2020-election/12801440, consultato il 22/10/2020

Iran, Russia obtained voter registration info to sow confusion in presidential election, US officials say disponibile su https://eu.usatoday.com/story/news/politics/elections/2020/10/21/john-ratcliffe-iran-russia-interfering-presidential-election/3721622001/, consultato il 22/10/2020

Iran and Russia Seek to Influence Election in Final Days, U.S. Officials Warn disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/21/us/politics/iran-russia-election-interference.html, consultato il 22/10/2020

#MondayAbroad

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Care lettrici e cari lettori,
mi presento: sono Giulia e questo è il mio primo anno di magistrale all’UNINT. Inoltre, come noterete, questo articolo segna il mio esordio nella rubrica #Mondayabroad. Spero, con il fondamentale aiuto di Ilaria, di riuscire a farvi evadere dalle vostre camere, classi o aule studio e di far affiorare in voi la voglia di viaggiare (anche solo ad occhi aperti).

Per rompere un po’ il ghiaccio, ho deciso di parlarvi della mia ultima avventura. Devo ammettere di essere stata particolarmente fortunata poiché, poco prima del lockdown di marzo, sono riuscita a partire in solitaria e la meta scelta è stata il Vietnam.

Questo paese non è mai stato nella lista dei “posti assolutamente da vedere”, anzi, potrei definirla una scelta alquanto casuale e dettata dall’istinto.

Il mio viaggio è cominciato intorno a metà febbraio e, nei 15 giorni successivi, ho percorso tutto il Vietnam, da nord verso sud. Atterrata ad Hanoi, sono rimasta sbigottita nel traffico della città: una miriade di motorini è solita sfrecciare tra le strette vie trasportando ogni sorta di oggetto, da piccole gabbie con animali a giganteschi frigoriferi. L’unica cosa che il passante può fare è fidarsi della capacità di guida degli autisti e lasciarsi schivare alla bene e meglio.

Tra le montagne del nord, ho scoperto l’esistenza di numerosissime etnie (se ne contano addirittura 50). Ognuna si distingue per le proprie tradizioni, per i costumi e per il dialetto che parla. Tutte, però, sono caratterizzate da un’elevata adattabilità al territorio in cui si trovano, riuscendo a coltivare anche nelle zone più rurali. Il loro attaccamento alla terra si riflette nei miti e nelle leggende che vengono tramandate. È forte la convinzione di essere figli della Terra, del Fuoco e dell’Acqua, elementi che vengono comunemente associati alle dee Madri.

Mi sono persa nei colori e nella frenesia del mercato locale di Lung Phin: immersa in un via vai di carretti, buoi e persone che cercano di vendere quello che quotidianamente producono. Il mercato è un’occasione, per i più giovani, di uscire a conoscere una potenziale futura moglie. Le ragazze si agghindano e sfoggiano i loro vestiti più belli, sperando di catturare lo sguardo di qualche fanciullo.

A bordo di una meravigliosa giunca di legno, ho navigato tra le isolette della Baia di Ha Long e, al sorgere del sole, ho praticato Tai Chi sul ponte della nave. Su tutta la costa, i pescatori vietnamiti venerano e rispettano profondamente le creature del mare, tanto da erigere, in loro onore, dei piccoli tempi tra gli scogli (la particolarità di questa Baia è che è possibile scorgere un altarino dedicato ad una balena sfortunatamente arenatasi e morta sulla spiaggia).

Andando verso sud, ho abbandonato il freddo e i villaggi rurali per lasciare posto al caldo e alle grandi città occidentalizzate. Non fraintendetemi, anche il sud ha le sue meraviglie naturali da scoprire, però tutto sembra riarrangiato e sistemato a misura di occidentale. Anche sulle rive del Mekong si cerca di accontentare il pretenzioso visitatore in ogni suo capriccio e nel sito che ospita i famosi tunnel di Cu Chi, costruiti durante la guerra d’Indocina e poi riutilizzati durante la guerra del Vietnam, hanno costruito una sorta di poligono di tiro molto gettonato tra i turisti. Attrazione che personalmente, trovo deprimente: come si può sentire la voglia di sparare ad un bersaglio in un luogo in cui sono morte, tra atroci sofferenze, così tante persone?

Questo è stato uno dei viaggi più intensi che abbia mai fatto: immergersi in una cultura così diversa dalla propria lascia sempre qualcosa di estremamente arricchente in chi parte. Che sia questa o un’altra meta, partite appena potete. Quando gli impegni scolastici o gli ostacoli esterni non saranno oppressivi, compratevi una guida turistica qualunque e fatevi travolgere dalla voglia di scoprire qualcosa di nuovo.

Giulia Giacomino

#POLITICAFFÈ

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Lo spettro di un lockdown s’aggira per l’Europa

Stampa inglese

L’evoluzione della situazione epidemiologica in Europa preoccupa, e nell’ultima settimana diversi governi hanno annunciato l’introduzione di nuove restrizioni più severe per bloccare la virulenza del Covid-19.

Il direttore regionale per l’Europa dell’OMS Hans Kluge ha affermato che secondo gli studi effettuati, se i Paesi non avessero applicato delle misure più severe per un certo periodo di tempo, le morti giornaliere di Covid avrebbero potuto raggiungere cinque volte il picco di aprile entro gennaio 2021 – così The Guardian. Dunque, queste nuove misure sarebbero necessarie per ridurre drasticamente l’aumento delle nuove tendenze. Il dottor Kluge ha però precisato che l’aumento dei casi è dovuto in parte all’accrescimento dei test effettuati e che, nel frattempo, c’è stata una riduzione del tasso di mortalità in ragione della maggiore trasmissione tra le persone più giovani e meno vulnerabili e per il miglioramento delle capacità degli ospedali a trattare i pazienti più gravi. 

La BBC offre invece una panoramica delle misure introdotte dai governi europei. La Francia, è tra le nazioni europee a essere stata maggiormente colpita dalla seconda ondata. Per questo motivo, è stato introdotto un pesante coprifuoco dalle 21.00 alle 06.00 del mattino nell’Île-de-France e in altre otto metropoli. In Spagna, il 9 ottobre è stato dichiarato uno stato di emergenza di 15 giorni a Madrid e nelle zone circostanti, quindi le persone non potranno lasciare o raggiungere la capitale spagnola se non per motivi essenziali. Inoltre, dal 15 ottobre le autorità catalane hanno ordinato la chiusura dei bar e ristoranti della regione per due settimane, potranno offrire solamente un servizio da asporto. Anche nei Paesi Bassi, dal 14 ottobre e per almeno quattro settimane, bar, ristoranti e caffetterie potranno unicamente lavorare tramite i servizi da asporto; sono consentite le visite presso la propria abitazione a un massimo di tre persone e solo quattro possono incontrarsi fuori. In Germania, il divieto di grandi raduni è stato prolungato fino alla fine dell’anno nelle zone con alti tassi di infezione, e sono previste multe per coloro che non lasciano corrette informazioni sulla propria identità nei locali pubblici. Nella città di Berlino – che ha registrato un notevole aumento dei casi – bar e ristoranti potranno rimanere aperti fino alle 23.00, mentre le feste private e le riunioni sono consentite a un massimo di dieci persone. In Danimarca è stato introdotto l’obbligo delle mascherine sui trasporti pubblici e a Copenaghen e nelle aree circostanti, bar, ristoranti e discoteche dovranno chiudere alle 22.00. In Belgio, i tifosi potranno tornare ad assistere alle partite di calcio negli stadi, seppure in maniera ridotta rispetto alle piene capacità delle strutture e con l’uso della mascherina. A Bruxelles, dal 1° ottobre non è obbligatorio indossare la mascherina nei luoghi all’aperto mentre ne è raccomandato l’uso negli spazi dove non è possibile mantenere la distanza di almeno 1,5 m. In Portogallo, dalla metà di settembre la chiusura degli esercizi commerciali è stata fissata alle 23.00 e dal 15 ottobre sono state vietate le feste universitarie. Sono però consentiti i raduni a un massimo di cinque persone ed è concesso l’invito a un massimo di cinquanta persone a matrimoni e battesimi. In Grecia, è stato introdotto l’obbligo dell’uso delle mascherine negli spazi pubblici interni e su tutti i trasporti pubblici. In Irlanda, sono stati scoraggiati tutti i viaggi non essenziali e i ristoranti possono solo effettuare pranzi all’aperto o asporto. Dal 15 ottobre, inoltre, sono state vietate le visite alle famiglie e agli ultrasettantenni è stato chiesto di rimanere a casa. In Svezia, non ci sono stati blocchi ma la maggior parte delle persone si è semplicemente adeguata al rispetto delle raccomandazioni, come il mantenimento delle distanze e l’incremento del lavoro da casa. Bar, ristoranti e palestre sono infatti rimasti aperti. Ad ogni modo, le autorità non hanno escluso la possibilità di adottare future misure più restrittive.   

Stampa francese

Emmanuel Macron ha spiegato che è stato necessario ridurre i contatti un po’ inutili, ossia quelli più festosi, anche se si è scusato per averli definiti così. E ha proseguito il discorso dicendo che è normale fare festa quando si è giovani, per questo non vuole colpevolizzare questa fascia della società ma ha chiesto loro maggiore responsabilità ancora per qualche settimana o mese. Le Monde, allora, ha voluto intervistare alcuni giovani protagonisti. Essi, in linea generale, hanno dichiarato che dopo una reclusione che “ci ha segnato”, i legami sociali sono necessari per mantenere una salute mentale più o meno stabile. In pratica – spiega il quotidiano – anche se fare festa ora appare superfluo, per molti c’è la necessità di aggrapparsi a questa bolla rassicurante di positività per vivere un autunno meno “ansiogeno”.

Le Figaro ricorda che la pandemia da Covid-19 ha già ucciso 1,09 milioni di persone in tutto il mondo dalla fine di dicembre. Ufficialmente, sono stati registrati circa 38,57 milioni di casi, di cui più di 26,6 milioni sono stati curati. E aggiunge che proprio in questi giorni la Francia ha superato la soglia dei 30.000 casi positivi in 24 ore. Per cercare di arginare questo flusso ingente di contagi, sono state introdotte particolari misure restrittive nel Paese. Chi viola il ‘couvre-feu’ rischia una multa di 135 euro; inoltre è stata incoraggiata la ‘bolla sociale’, quella teoria che spinge ad avere non più di sei contatti per persona. Oltre a ciò, è stata sostenuta la possibilità di introdurre il lavoro in videoconferenza per almeno due o tre giorni a settimana.

Il quotidiano inoltre, si preoccupa di riportare le impressioni nazionali di alcuni Paesi in seguito all’introduzione delle nuove misure. In Germania per esempio, è stata la complessità delle regole diverse tra i vari Land a suscitare l’esasperazione della popolazione tedesca, tanto che i media hanno parlato di ‘Regel-Chaos’ ovvero il caos delle regole. Quanto all’Inghilterra, va detto che Boris Johnson ha introdotto un nuovo sistema di allerta, basato su tre livelli. Eppure, sia la comunità scientifica sia l’opposizione laburista sono convinti che il Premier non stia facendo abbastanza, tanto che Keir Starmer ha chiesto un espresso contenimento del Paese anche in vista delle vacanze di Ognissanti. Infine, particolare attenzione viene dedicata alle reazioni degli italiani. Secondo l’Istituto Piepoli, Giuseppe Conte ha aumentato i consensi di due punti percentuali rispetto al mese scorso sulla gestione delle crisi pandemica, e così le sue misure restrittive lo hanno portato a raccogliere il 62% delle opinioni favorevoli. Tuttavia, è stata raccontata dell’avversione che ha suscitato il divieto di alcuni sport e a tal proposito è stata riportata la polemica dell’editorialista Massimo Gramellini, che sul Corriere della Sera ha espresso la sua ‘indignazione’ per il mancato divieto dei giochi di carte nella lista dei circa 130 sport che sono stati vietati dal governo. Ha scritto, infatti, che anche una semplice partita da poker è una disciplina che contempla possibilità di contagio.

Stampa statunitense

Il numero di casi di Coronavirus registrati questa settimana in Europa ha raggiunto il suo punto più elevato dall’inizio della pandemia. Infatti, in meno di 10 giorni si è rapidamente passati da 6 milioni a 7 milioni di contagiati e il numero di morti giornaliere è superiore a 1000. Questi dati, riportati da The New York Times, sono stati diffusi dal Direttore della regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Hans Kluge.

I Paesi europei si trovano in queste settimane a fronteggiare una seconda ondata di Coronavirus, imponendo chiusure mirate e restrizioni agli spostamenti per evitare di dover ricorrere ad un lockdown su larga scala come si è avuto la scorsa primavera. Infatti, di lockdown parziali si parla nei Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Francia. In Italia, Paese colpito in particolar modo dal virus durante la prima ondata a marzo, tornano restrizioni per quanto riguarda la vita sociale ma meno dure rispetto ad altri Paesi. Il Governo italiano ha prorogato lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021 ed ha imposto l’uso della mascherine anche all’aperto in tutto il territorio nazionale. In questi giorni il Governo italiano sta vagliando diverse proposte per arrestare l’aumento dei contagi ed evitare un nuovo lockdown. Attendendo le disposizioni di Giuseppe Conte, al momento si parla di ricorrere alla didattica a distanza e di aumentare il lavoro agile, proprio per evitare di esporre le persone ad ambienti chiusi e tendenzialmente affollati come mezzi di trasporto, uffici e scuole. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, il Primo Ministro Boris Johnson ha ignorato il consiglio di un influente gruppo di scienziati di bloccare l’economia per un breve periodo per cercare di fermare questa nuova ondata di casi di Coronavirus.

Bloomberg sottolinea come tale raccomandazione abbia intensificato il dibattito nel Regno Unito circa l’efficacia del lavoro svolto dal Governo inglese per prevenire questa seconda ondata. Questa settimana Johnson ha disposto alcune chiusure mirate e ha ribadito di essere contrario ad un nuovo lockdown generale che porterebbe seri danni a livello economico e sociale. In Gran Bretagna si parla di uno stato di allerta basato su tre livelli, a seconda dell’andamento dei contagi.

La CNN si è interessata in particolar modo al caso di Parigi, una delle principali capitali europee che sta sperimentando un rapido aumento dei casi, a seguito degli annunci che si sono susseguiti in queste ultime settimane. In diverse città francesi e nella capitale è stato imposto un coprifuoco dalle 9 della sera alle 6 del mattino al fine di ridurre i cosiddetti “contatti privati”, giudicati come i più pericolosi per la diffusione del virus. Due settimane fa era plausibile una chiusura totale delle attività in Francia a causa del vertiginoso aumento dei casi in tutte le regioni francesi.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI

Europe lockdown: new coronavirus rules country-by-country disponibile su https://www.bbc.com/news/explainers-53640249, consultato il 16/10/2020

Europe’s daily Covid deaths could reach five times April peak, says WHO disponibile su https://www.theguardian.com/world/2020/oct/15/europe-records-highest-ever-weekly-covid-cases-says-who-expert, consultato il 16/10/2020

Fêtes et soirées, «des moments indispensables pour le lien social et la santé mentale» : qu’en reste-t-il dans cet automne «anxiogène» ? disponibile su https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/10/16/fetes-et-soirees-des-moments-indispensables-pour-le-lien-social-et-la-sante-mentale-qu-en-reste-t-il-dans-cet-automne-anxiogene_6056193_3224.html, consultato il 16/10/2020

Allemagne, Italie, Angleterre, Belgique: les nouvelles restrictions anti-Covid divisent les Européens disponibile su https://www.lefigaro.fr/international/allemagne-italie-angleterre-belgique-les-nouvelles-restrictions-anti-covid-divisent-les-europeens-20201015, consultato il 16/10/2020

Covid-19: couvre-feu, contacts réduits, déplacements limités… Ce qu’il faut retenir des annone de Macron disponibile su  https://www.lefigaro.fr/politique/covid-19-couvre-feu-contacts-limites-deplacements-reduits-ce-qu-il-faut-retenir-des-annonces-de-macron-20201014, consultato il 16/10/2020

Coronavirus: la France franchit le cap des 30.000 cas, «situation très préoccupante» en Europe disponibile su  https://www.lefigaro.fr/sciences/coronavirus-la-france-franchit-le-cap-des-30-0000-cas-situation-tres-preoccupante-en-europe-20201016, consultato il 16/10/2020

Europe scrambles to halt a rising wave of virus cases with more refined travel restrictions and closures, disponibile su https://www.nytimes.com/live/2020/10/13/world/coronavirus-covid/europe-scrambles-to-halt-a-rising-wave-of-virus-cases-with-more-refined-travel-restrictions-and-closures, consultato il 15/10/2020

Boris Johnson ignored scientists’ advice for a brief national lockdown, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/13/world/boris-johnson-ignored-scientists-advice-for-a-brief-national-lockdown.html, consultato il 15/10/2020

U.S. Election, Boris Johnson, Coronavirus: Your Friday Briefing, disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/15/briefing/us-election-boris-johnson-coronavirus-your-friday-briefing.html, consultato il 15/10/2020

U.K., Czech Republic, Italy to Toughen Rules as Cases Surge, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-10-11/u-k-czech-republic-italy-to-toughen-rules-as-cases-surge, consultato il 15/10/2020

London and Paris bring in strict new rules as cases surge across Europe, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/10/15/europe/europe-coronavirus-paris-curfew-intl/index.html, consultato il 15/10/2020

Paris at risk of total lockdown as Europe cases rise, disponibile su https://edition.cnn.com/2020/10/02/europe/paris-lockdown-coronavirus-europe-intl/index.html, consultato il 15/10/2020

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

In Portogallo, con l’hashtag #obrigadoprofessor si chiede una maggiore valorizzazione e delle condizioni di lavoro migliori per i docenti. Emmanuel Macron denuncia la ghettizzazione della popolazione araba, portando avanti una lotta contro il separatismo islamico. Accordo di pace firmato in Sudan per fermare il conflitto armato nella regione del Darfur. USA, il sindaco di Cleveland commenta: “Penso che il presidente Trump avrà probabilmente una visione diversa del virus ora che è risultato positivo”.

EUROPA

Anche in Spagna, che ricordiamo essere tra i Paesi europei più colpiti da questa seconda ondata di contagi da Covid-19, è un nuovo giorno: durante il week end appena trascorso il Governo spagnolo ha deciso di intraprendere delle nuove misure di prevenzione che hanno visto Madrid e gli altri nove municipi presenti nella regione protagonisti di questa nuova fase della pandemia. Secondo l’articolo di El Mundo, gli abitanti delle zone citate si sono svegliati in queste ultime mattine ammirando una strana normalità per le strade che li ha decisamente portati a riflettere sulla reale efficacia del programma: da quanto riportato dalle immagini, la situazione era praticamente uguale a quella delle altre aree non incluse nei provvedimenti. Queste nuove norme riguarderebbero semplicemente l’isolamento delle aree interessate lasciando, comunque, la possibilità ai cittadini di muoversi liberamente all’interno delle stesse (e si potrà uscire da queste solo per casi di emergenza). Inoltre, secondo quanto dichiarato dagli agenti che stanno lavorando in queste ore per realizzare e mantenere un alto livello d’informazione, la gente sta rispettando le ultime disposizioni e sembra voler collaborare con i 700 agenti della Policía Nacional e della Guardia Civil messi a disposizione da José Manuel Franco, delegato del Governo. Quest’ultima scelta è stata realizzata per dare sostegno ad affrontare al meglio la chiusura.

 L.C, M.D.F. e I.V

In Svizzera, sabato 3 ottobre, 750 persone hanno manifestato per le strade di Ginevra contro la costruzione di un nuovo centro federale per richiedenti asilo. Come riportato da Le Matin, la nuova struttura dovrebbe essere operativa nel 2022 e potrà accogliere 250 richiedenti asilo e 50 posti saranno per la detenzione amministrativa. Per i manifestanti, tale progetto è paragonabile a un carcere poiché impedisce ai richiedenti asilo di interagire con la popolazione e di ricevere visite.

EA.V.

In Francia, lo scorso venerdì 2 ottobre, Emmanuel Macron ha illustrato il piano d’azione contro il separatismo islamico, il cui disegno di legge sarà presentato il 9 dicembre. Denunciando, innanzitutto, la ghettizzazione della popolazione araba e invitando la società a distinguere tra musulmani e islamisti radicali, il Presidente ha evidenziato che la sua strategia mira a garantire un maggiore controllo dei dipendenti delle aziende delegatarie e delle associazioni che attingono a sussidi statali attraverso la firma di una “carta di laicità”, nel rispetto dei valori della Repubblica. Come riportato da France 24, Macron ha sottolineato l’obiettivo di “costruire un Islam in pace con la Repubblica” e perciò di bloccare ogni influenza straniera che possa contribuire alla formazione di gruppi separatisti, soprattutto di matrice islamista.

S.C.

In Belgio, lunedì 5 ottobre, i membri del partito liberale si sono riuniti nell’ufficio del partito poiché è stata espressa la necessità di un cambiamento di vertice. Anonimamente, alcuni “baroni” del Mouvement Réformateur confermano che non vogliono Bouchez a capo del partito. Come riportato da La Libre Belgique, tutti hanno espresso delle lamentele sull’atteggiamento del presidente liberale nelle ultime settimane. Ad esempio, avrebbe promesso a Jean-Jacques Cloquet, attuale direttore operativo del parco zoologico di Pairi Daïza, un buon posto nelle liste MR per le prossime elezioni, senza consultarsi con nessuno.

S.C.

In Portogallo, per la Giornata Mondiale degli Insegnanti (5 ottobre) il personale docente si è appellato al governo affinché venga valorizzata la carriera di insegnante e vengano proposte condizioni di lavoro migliori. Sono stati organizzati comizi, ma anche concerti e trasmissioni online, e verranno innalzate bandiere con l’hashtag #obrigadoprofessor, riferisce Lusa. A Porto, verranno costruiti due nuovi ponti sul fiume Douro, patrimonio dell’Unesco. I concorsi verranno lanciati uno a fine anno e l’altro a gennaio, saranno rispettivamente il settimo e l’ottavo ponte della città, annuncia Expresso. Già da aprile 2018 si era parlato del settimo ponte, mentre per l’ottavo, che fa parte del Programma Nazionale di Investimenti, ancora non si sa molto a parte che servirà per il passaggio della metro in vista dell’allargamento della linea e che attrarrà i migliori ingegneri del mondo, ma per il quale ancora non si ha un budget.

D.F.

La riunificazione tedesca (Deutsche Wiedervereinigung) rappresenta la riconquista dell’unità nazionale da parte della Germania, che alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conclusasi con la sconfitta del Terzo Reich, era stata divisa in due Stati dalle potenze alleate. La riunificazione avvenne il 3 ottobre 1990 e i passaggi fondamentali furono la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) e l’entrata in vigore del Trattato sull’unione monetaria (1° luglio 1990). Leggendo sulle prime pagine del giornale tedesco Die Zeit emerge che il 30° Anniversario dell’Unità tedesca è stato celebrato nonostante il perdurare dell’emergenza da Covid-19. Frank-Walter Steinmeier, Presidente della Repubblica federale tedesca da marzo 2017, la cancelliera Angela Merkel e il Presidente del Bundestag Wolfgang Schauble hanno preso parte a una funzione ecumenica nella chiesa di San Pietro e Paolo per dare il via alle celebrazioni a Potsdam. Purtroppo, a causa della pandemia, solo 130 ospiti hanno potuto partecipare, comprese le delegazioni di cittadini degli stati federali. Le celebrazioni all’insegna del motto “Noi insieme” saranno ospitate dal primo ministro del Brandeburgo Dietmar Woidke (SPD). Steinmeier durante il suo discorso ha affermato che «oggi viviamo nella migliore Germania che sia mai esistita» e ha inoltre aggiunto che i tedeschi sono «i bambini fortunati al centro del mondo in Centro Europa» e «se è vero che la rivoluzione pacifica può darci incoraggiamento anche oggi, allora creiamo un luogo che ci ricordi questo coraggio».

Al Bundestag, stando a quanto emerge sul giornale Tagesschau, si sono tenuti discorsi emozionanti, anche da parte di oppositori politici. Yvonne Magwas, membro del partito CDU di orientamento democratico-cristiano e conservatore, ha vissuto il momento della riunificazione quando aveva dieci anni e viveva nel Vogtland in Sassonia e ha affermato che «con così tante nuove grandi opportunità, libertà e aria da respirare ho potuto studiare quello che volevo, sono infinitamente grata alle persone che scesero in piazza per la riunificazione a quell’epoca.» Il vicecancelliere Olav Scholz ha definito la rivoluzione pacifica nella DDR e la riunificazione come un momento speciale nella storia del popolo tedesco. Scholz ha inoltre avvertito di non dimenticare la grande rottura strumentale economica che si era verificata nei nuovi stati federali. In qualità di giovane avvocato, egli stesso rappresentava i comizi aziendali e i sindacati nei nuovi stati. Ad oggi rimane ancora dell’opinione che si sarebbero potuti trovare altri modi e soluzioni per diverse aziende. Christian Lindner, leader dell’FPD, si è lamentato del fatto che si parla troppo poco di ciò che è successo all’Est e ha richiesto di migliorare le condizioni per lo sviluppo economico e di creare le condizioni per una maggiore imprenditorialità.

M.S., L.R.

Nel Lancashire, Regno Unito, due donne sono state ritrovate morte nella loro casa data alle fiamme.

Secondo il giornale The Guardian, le vittime sono la dottoressa Saman Mir Sacharvi e la figlia adolescente.

La polizia di Burnley ha individuato due uomini residenti nella stessa cittadina dove vivevano le due donne, accusandoli di omicidio e violenza sessuale. Inoltre, vi sarebbe anche l’accusa di incendio doloso, appiccato probabilmente per coprire le tracce del crime, come si legge su BBC News.

Il sovrintendente John Holmes ha spiegato che le indagini stanno continuando e che la polizia sta raccogliendo ulteriori informazioni per far luce su questo delitto, come riportato da Sky News.

In Irlanda il National Public Health Emergency Team si è riunito per discutere la strategia da adottare per contrastare un ulteriore aumento di casi di Covid-19.

Secondo BreakingNews.ie, gli ultimi dati allarmanti hanno spinto le autorità a varare delle restrizioni di livello cinque per l’intero Paese della durata di quattro settimane.

Tuttavia, la decisione frettolosa presa dalla squadra nazionale di emergenza sanitaria porterebbe a ulteriori disagi economici e sociali che metterebbero ancora una volta in ginocchio i cittadini irlandesi, come si legge su The Irish Times.

Come riporta Indipendent.ie, ulteriori restrizioni porterebbero a speculazioni e l’onorevole McGrath ha espresso preoccupazioni dovute all’attuale situazione sperando che non vengano adottate misure estreme.

S.C., S.P.

Il 4 ottobre si festeggia in Russia la ricorrenza del lancio del primo satellite artificiale da parte dell’Unione Sovietica nel 1957. Gli astronauti Anatoly Ivanishin e Ivan Vagner, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale hanno inviato sulla terra un messaggio di auguri per questa giornata speciale dedicata al 63esimo anniversario del lancio dello Sputnik-1.

Gli astronauti si sono congratulati con gli ingegneri e gli scienziati che hanno reso possibili i primissimi passi verso la conquista dello spazio, nonché con tutti coloro che nell’industria spaziale dedicano la vita a sfide difficili e interessanti, volte alla scoperta e all’innovazione.

Il primo satellite fu lanciato alle 22:28 dal Scientific Research Test Range n.5, ora denominato Baikonur Cosmodrome, in Kazakhstan. Oggi il Baikonur Cosmodrome rappresenta l’area di lancio umano e artificiale più ampia del mondo. Da qui venne lanciato anche il primo volo dell’uomo nello spazio, nel 1961, compiuto da Yuri Gagarin a bordo del Vostok-1.

Sputnik-1 rimase in orbita per 92 giorni, dall’ottobre del 1957 fino al 4 gennaio 1958, quando si scontrò con l’atmosfera terrestre lasciando l’orbita, dopo aver compiuto 1440 orbite attorno alla Terra per 60 milioni di chilometri.

Parlando invece di politica internazionale Russia, Francia e Stati Uniti preparano una nuova dichiarazione congiunta sul Karabach. È quanto riportato dall’agenzia di stampa russa “Ria Novosti” a seguito di un’intervista al Ministro degli affari esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov. Egli afferma: “I tre presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, rappresentati dai presidenti di Russia, Francia e Usa, hanno fatto una dichiarazione forte. Adesso stiamo preparando un comunicato dal Ministro degli Esteri dei tre paesi”. Il gruppo di Minsk è appunto una struttura di lavoro fondata nel 1992 dalla Conferenza sulla Sicurezza e cooperazione in Europa, con lo scopo di avviare una soluzione pacifica e moderata della questione del Nagorno-Karabach.

I leader dei tre paesi hanno invitato entrambe le parti opposte a porre fine agli scontri, impegnarsi a iniziare le trattative senza precondizioni, hanno condannato l’escalation ed espresso, infine, le condoglianze alle famiglie delle vittime. L’invito a cessare il fuoco indirizzato a Baku e Yerevan è giunto, inoltre, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dal Segretario generale dell’Organizzazione, Antonio Guterres.

 S.N., D.S.

AFRICA

In Senegal, le forti piogge di settembre hanno causato inondazioni in varie zone del Paese. Come riportato da BBC Afrique, il Ministro degli Affari Idrici del Senegal ha dichiarato, il 6 settembre, che è piovuto più in un giorno che in un’intera stagione. Le precipitazioni, infatti, hanno causato molte vittime. Nonostante il Presidente Senegalese abbia attivato un piano di emergenza, resta ancora molto da fare per garantire la ricostruzione delle case di molte famiglie.

EA.V.

Il Novo Jornal scrive dei 28 anni della democrazia in Angola. Dal 1992 gli angolani hanno votato anche nel 2008, 2012 e 2017, nonostante ci fosse stata un’interruzione a causa della guerra civile. Nel 1992, le contestazioni di Savimbi (uno dei più eletti) portarono ad una nuova guerra civile: ci furono migliaia di decessi ed ebbe fine solo nel 2002 con la morte del politico. Oggi in molti denunciano il presidente Lourenço di proteggere i suoi fedelissimi, nonostante i vari episodi di corruzione. Insomma, la strada della democrazia è ancora lunga.

M.P.

In Mozambico, lo scorso weekend si è celebrata la 28° Giornata Nazionale di Pace e Riconciliazione (4 ottobre) che segna la fine della guerra civile durata circa 16 anni (1977-92). Il presidente Filipe Nyusi ha affermato che sfortunatamente questa ricorrenza è velata di dolore perché una parte della popolazione nelle province di Cabo Delgado, Sofala e Manica vivono ancora il dramma della violenza armata causata dagli attacchi terroristici. Il popolo merita un Paese pacifico per cui il Mozambico continuerà ad utilizzare tutte le risorse disponibili per garantire l’ordine, riporta DW.

D.F.

Il Governo sudanese ha firmato un accordo di pace con alcuni gruppi ribelli sudanesi, con l’obiettivo di porre fine ad anni di conflitto armato nella regione del Darfur, nel Kordofan meridionale e nel Nilo azzurro meridionale.

La cerimonia della firma si è svolta a Juba, capitale del Sud Sudan, finalizzando un accordo preliminare raggiunto ad agosto, dopo mesi di colloqui, con i tre principali gruppi ribelli della regione del Darfur.

L’accordo è stato firmato dall’opposizione armata, il Fronte rivoluzionario sudanese, che comprende cinque movimenti armati e quattro movimenti politici. Due fazioni principali, l’Esercito di liberazione del Sudan e il Movimento popolare, non hanno aderito ai negoziati di pace.

Oltre a Egitto, Qatar e Arabia Saudita, alla cerimonia della firma hanno partecipato Ministri e leader di Governo dei Paesi vicini, nonché Salva Kiir Mayardit, Presidente del Sud Sudan, che ha rivestito un ruolo cruciale nella mediazione tra le parti, come riportato dalla BBC Arabic.

S.H.

MEDIO ORIENTE

In Siria, il ministro degli Esteri Walid al-Mouallem ha ricevuto le lettere credenziali presentate dall’ambasciatore omanita, Turki Mahmoud Al-Busaidi, il primo ambasciatore di un Paese del Golfo a Damasco dallo scoppio della crisi siriana nel 2011.

I paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, infatti, nel 2011 hanno sospeso il lavoro ufficiale delle loro ambasciate in Siria dopo lo scoppio delle proteste che chiedevano la partenza del presidente siriano Bashar al-Assad.

Il ministero ha indicato che l’ambasciatore dell’Oman e il Ministro degli esteri siriano si sono a più riprese confrontati sulle relazioni bilaterali e sul rafforzamento della cooperazione tra i loro Paesi in diversi settori.

Emirati Arabi Uniti e Bahrein nel 2018 avevano già riaperto le proprie ambasciate in Siria ma senza nominare un ambasciatore, poiché la rappresentanza nell’ambasciata di Abu Dhabi era limitata a un incaricato d’affari, sottolinea la CNN Arabic.

I risultati di un sondaggio del Palestinian Central Bureau of Statistics hanno mostrato che il 63% delle famiglie palestinesi non sarà in grado di coprire le proprie spese mensili se le chiusure anti-coronavirus verranno reimposte.

In una dichiarazione, l’agenzia ha affermato che il 42% delle famiglie ha visto il proprio reddito ridotto di almeno la metà durante il periodo di chiusura rispetto a febbraio 2020, secondo quanto riportato da Sky News Arabia.

L’indagine condotta dall’Autorità di statistica ha incluso un campione di 9.926 famiglie con l’obiettivo di valutare l’impatto della pandemia sulle condizioni sociali ed economiche. Tale autorità aveva imposto una chiusura globale per contenere lo scoppio del coronavirus tra il 5 marzo e il 25 maggio.

Secondo il sondaggio, il 63% delle famiglie palestinesi ha fatto ricorso a prestiti di denaro per coprire il proprio fabbisogno di vita durante la chiusura, rispetto al 58% registrato in circostanze normali.

Questa percentuale ha raggiunto il 79% delle famiglie a Gaza e il 52% in Cisgiordania.

S.H.

AMERICA

Accadono cose importanti in Messico, nello specifico, nel progresso della lotta femminista. El País ha intervistato alcuni membri del movimento femminista El bloque negro, un gruppo che raccoglie donne provenienti da diverse organizzazioni. Il giornale le ha incontrate nella sede della Commissione Nazionale dei Diritti Umani, dove decine di loro si trovano attualmente per sfuggire a situazioni drammatiche di violenza domestica, abusi sessuali e di ogni tipo. Tra le intervistate ci sono donne più o meno giovani, con esperienze spaventosamente diverse, ma tutte unite nella lotta contro il maschilismo radicato e violento nel loro Paese. Affermano di non aver più paura e di essere disposte a tutto per protestare e manifestare, anche a picchiare e a farsi picchiare dalla polizia durante le loro rivolte. Nel loro Paese vengono spesso indicate come violente, ma a loro non importa, perché sono convinte di fare la cosa giusta per una giusta causa. Ricordiamo infatti che in Messico si registrano circa 10 femminicidi al giorno, per un totale di tremila all’anno, e il 90% degli assassini resta impunito.

Rimaniamo in Messico: El Paísinforma di una nuova proposta da parte del gruppo femminista Menstruaciόn Digna México per poter abolire il 16% di IVA imposta su tutti i prodotti associati alla menorrea. L’iniziativa è stata presentata da Martha Tagle alla Camera dei deputati lo scorso settembre. Attualmente 63 milioni di bambine e donne in Messico sono fertili e 1 su 4 vive in condizioni di povertà. Si tratta di un tema molto sentito, che il gruppo spera di affrontare con l’apertura di un dibattito sulla salute, sulla disuguaglianza e sulla giustizia finanziaria.    

L.C, M.D.F. e I.V

Negli Stati Uniti, il New York Times riporta le spese relative alla campagna elettorale di Biden (49,5 milioni di dollari) e di Trump (21,3 milioni di dollari) dell’ultima settimana.

Questa settimana è iniziata con un dibattito presidenziale diverso da tutti gli altri e si è conclusa in modo sorprendente: il Presidente Trump e la first lady Melania Trump, hanno detto di essere risultati positivi al coronavirus, gettando così la Casa Bianca e la corsa presidenziale nel caos.

Molti politici, che hanno contratto il Covid-19, affermano che vivere il virus può essere un punto di svolta, perché costringe loro a riesaminare le proprie opinioni sulla pandemia. Uno tra questi è Kevin Brooks, il sindaco di Cleveland, che ha passato ben undici giorni in ospedale. La sua affermazione, riportata dal New York Times, è stata: “Penso che il presidente Trump avrà probabilmente una visione diversa del virus ora che è risultato positivo”.

S.C., S.P

In Canada, la crisi sanitaria relativa al Coronavirus sta peggiorando. Secondo quanto riportato da Journal de Montréal, il Québec ha visto aumentare il numero di contagi del 50% in appena una settimana: dal 28 settembre al 4 ottobre compreso, 6.558 persone sono risultate positive al Covid-19, di cui 1.079 solo domenica. Ciò rappresenta una media di 937 contaminazioni al giorno, nonostante le nuove misure di contenimento nelle zone rosse come Montréal e Québec. L’unico dato positivo è un rallentamento del 75% del tasso di progressione della malattia.

EA.V.

Come riporta UOL, in Brasile i festeggiamenti per il carnevale del 2021 sono stati rinviati. La tradizione prevede sfilate e feste in strada che però non avverranno fino a tempo indeterminato, come annunciato dagli organizzatori dell’evento. La questione si è presentata già da luglio quando, cinque delle dodici scuole di samba a Rio de Janeiro, hanno chiesto, in caso di mancanza di un vaccino entro il mese di settembre, un rinvio dell’evento. Durante il tipico Sambodromo, ogni scuola sfila con circa 3000 membri in costume, ballando e cantando molto ravvicinati. Inoltre, lo Stato di Rio de Janeiro è il secondo più colpito dal Covid mentre il primo è quello di San Paolo. Il carnevale della città di San Paolo è uno dei più importanti in Brasile, con un’affluenza di circa 120 mila persone. È la seconda volta che il carnevale di Rio viene posticipato: la prima è stata nel 1912 per la morte del Ministro degli Esteri José Maria da Silva Paranhos Junior.

M.P.

ASIA

In Cina, l’alleviamento mirato della povertà è un concetto avanzato dal Comitato centrale del Partito comunista cinese. Persistere nell’alleviamento mirato della povertà e nell’emancipazione mirata dalla povertà costituisce la strategia fondamentale per vincere la lotta contro povertà. Nel corso dell’applicazione della strategia occorre realizzare “6 precisioni” (gli oggetti precisi dell’alleviamento della povertà, le misure nei confronti delle famiglie precise, la pianificazione precisa dei progetti, l’uso preciso dei capitali, l’invio preciso del personale in villaggi, e i risultati precisi dell’alleviamento della povertà), e applicare “5 gruppi”(un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso lo sviluppo della produzione, un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso il trasferimento in altre località, un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso la compensazione ecologica, un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso lo sviluppo dell’istruzione, un gruppo di persone garantite dalla previdenza sociale).

La testimonianza di Li Ping al South China Morning Post, ci fa in qualche modo comprendere cosa ci sia dietro a questa lotta incessante contro questa piaga che colpisce le zone rurali della Cina. Li è stato trasferito in un remoto angolo montuoso della Cina sud-occidentale nel 2016 con la missione di aiutare a far uscire la comunità dalla povertà. Ad Oggi, la contea di Xide nella provincia di Sichuan – l’area sotto la giurisdizione di Li – è sul punto di raggiungere ufficialmente l’obiettivo.

Xide è una delle sette contee nella parte occidentale del Sichuan che è ancora sotto la soglia di povertà e la comunità è in attesa di ricevere notizie dai livelli più alti di governo per sapere se ha raggiunto l’obiettivo. Ma questo non significa che la preoccupazione sia finita.

Li  Ping  è uno dei 3 milioni di funzionari statali inviati nelle aree povere del paese, con l’obiettivo di liberare le zone rurali dalla povertà. Un progetto questo, iniziato circa cinque anni fa, da l presidente Xi Jinping, che vorrebbe liberare il paese dalla povertà in tempo per il centenario del prossimo anno dalla fondazione del Partito comunista.

Per molti di questi funzionari, la missione ha avuto un grande costo personale: Li dedica la maggior parte delle sue ore di veglia al compito.

Han Feng, dell’Ufficio per l’alleviamento e lo sviluppo della povertà del Sichuan, ha affermato che che lavorava circa 14 ore al giorno e talvolta nei fine settimana, visitando le aree rurali e riferendo i progressi e i problemi al governo provinciale e al comitato del partito.

“Sono responsabile delle contee che sono profondamente impantanate nella povertà e la pressione è particolarmente grande”, ha detto Han. “Stiamo spendendo fondi governativi, adottando approcci non ortodossi e lavorando molte ore per compensare le carenze per rispettare la scadenza del 2020”.

Questo sforzo sembra dare i suoi frutti in alcune parti del paese, infatti alla fine dello scorso anno, il numero di persone che vivevano in povertà assoluta era di 5,51 milioni, in calo rispetto a oltre 98 milioni nel 2012, secondo i dati ufficiali.

Dong Jiaqi, capo della pianificazione e delle finanze presso il Leading Group Office of Poverty Alleviation and Development del Consiglio di Stato, ha affermato che parte del progresso è dovuto al grande sforzo dei vari funzionari e che la spinta della Cina per educare le persone ad uscire dalla povertà è iniziata garantendo l’istruzione gratuita.

In base al sistema, i massimi dirigenti del partito e del governo di 22 province centrali e occidentali si sono impegnati ad assumersi la responsabilità dell’attuazione del programma. Anche i funzionari di città, contea, municipalità e villaggio hanno preso impegni simili.

Combattere la povertà è fondamentale per garantire a ogni cittadino cinese una vita serena e dare a tutti le stesse opportunità.

G.R.

OCEANIA

In Nuova Zelanda, secondo il The Guardian,  Jacinda Ardern, Prima ministra e leader del Partito Laburista, afferma che il Paese non aprirà i confini fino a quando l’Australia non registrerà un mese senza trasmissione comunitaria di Covid-19.

Venerdì 2 ottobre, le autorità sanitarie del New South Wales hanno annunciato che per sette giorni consecutivi non c’è stato nessun caso di contagio Covid trasmesso localmente e, per tale ragione, Scott Morrison e Jacinda Ardern hanno concordato che i neozelandesi potranno viaggiare nel New South Wales e nel Northern Territory dal 16 ottobre, come riporta il The Guardian.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
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Gioia Ribeca (lingua cinese)