#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

In Portogallo, con l’hashtag #obrigadoprofessor si chiede una maggiore valorizzazione e delle condizioni di lavoro migliori per i docenti. Emmanuel Macron denuncia la ghettizzazione della popolazione araba, portando avanti una lotta contro il separatismo islamico. Accordo di pace firmato in Sudan per fermare il conflitto armato nella regione del Darfur. USA, il sindaco di Cleveland commenta: “Penso che il presidente Trump avrà probabilmente una visione diversa del virus ora che è risultato positivo”.

EUROPA

Anche in Spagna, che ricordiamo essere tra i Paesi europei più colpiti da questa seconda ondata di contagi da Covid-19, è un nuovo giorno: durante il week end appena trascorso il Governo spagnolo ha deciso di intraprendere delle nuove misure di prevenzione che hanno visto Madrid e gli altri nove municipi presenti nella regione protagonisti di questa nuova fase della pandemia. Secondo l’articolo di El Mundo, gli abitanti delle zone citate si sono svegliati in queste ultime mattine ammirando una strana normalità per le strade che li ha decisamente portati a riflettere sulla reale efficacia del programma: da quanto riportato dalle immagini, la situazione era praticamente uguale a quella delle altre aree non incluse nei provvedimenti. Queste nuove norme riguarderebbero semplicemente l’isolamento delle aree interessate lasciando, comunque, la possibilità ai cittadini di muoversi liberamente all’interno delle stesse (e si potrà uscire da queste solo per casi di emergenza). Inoltre, secondo quanto dichiarato dagli agenti che stanno lavorando in queste ore per realizzare e mantenere un alto livello d’informazione, la gente sta rispettando le ultime disposizioni e sembra voler collaborare con i 700 agenti della Policía Nacional e della Guardia Civil messi a disposizione da José Manuel Franco, delegato del Governo. Quest’ultima scelta è stata realizzata per dare sostegno ad affrontare al meglio la chiusura.

 L.C, M.D.F. e I.V

In Svizzera, sabato 3 ottobre, 750 persone hanno manifestato per le strade di Ginevra contro la costruzione di un nuovo centro federale per richiedenti asilo. Come riportato da Le Matin, la nuova struttura dovrebbe essere operativa nel 2022 e potrà accogliere 250 richiedenti asilo e 50 posti saranno per la detenzione amministrativa. Per i manifestanti, tale progetto è paragonabile a un carcere poiché impedisce ai richiedenti asilo di interagire con la popolazione e di ricevere visite.

EA.V.

In Francia, lo scorso venerdì 2 ottobre, Emmanuel Macron ha illustrato il piano d’azione contro il separatismo islamico, il cui disegno di legge sarà presentato il 9 dicembre. Denunciando, innanzitutto, la ghettizzazione della popolazione araba e invitando la società a distinguere tra musulmani e islamisti radicali, il Presidente ha evidenziato che la sua strategia mira a garantire un maggiore controllo dei dipendenti delle aziende delegatarie e delle associazioni che attingono a sussidi statali attraverso la firma di una “carta di laicità”, nel rispetto dei valori della Repubblica. Come riportato da France 24, Macron ha sottolineato l’obiettivo di “costruire un Islam in pace con la Repubblica” e perciò di bloccare ogni influenza straniera che possa contribuire alla formazione di gruppi separatisti, soprattutto di matrice islamista.

S.C.

In Belgio, lunedì 5 ottobre, i membri del partito liberale si sono riuniti nell’ufficio del partito poiché è stata espressa la necessità di un cambiamento di vertice. Anonimamente, alcuni “baroni” del Mouvement Réformateur confermano che non vogliono Bouchez a capo del partito. Come riportato da La Libre Belgique, tutti hanno espresso delle lamentele sull’atteggiamento del presidente liberale nelle ultime settimane. Ad esempio, avrebbe promesso a Jean-Jacques Cloquet, attuale direttore operativo del parco zoologico di Pairi Daïza, un buon posto nelle liste MR per le prossime elezioni, senza consultarsi con nessuno.

S.C.

In Portogallo, per la Giornata Mondiale degli Insegnanti (5 ottobre) il personale docente si è appellato al governo affinché venga valorizzata la carriera di insegnante e vengano proposte condizioni di lavoro migliori. Sono stati organizzati comizi, ma anche concerti e trasmissioni online, e verranno innalzate bandiere con l’hashtag #obrigadoprofessor, riferisce Lusa. A Porto, verranno costruiti due nuovi ponti sul fiume Douro, patrimonio dell’Unesco. I concorsi verranno lanciati uno a fine anno e l’altro a gennaio, saranno rispettivamente il settimo e l’ottavo ponte della città, annuncia Expresso. Già da aprile 2018 si era parlato del settimo ponte, mentre per l’ottavo, che fa parte del Programma Nazionale di Investimenti, ancora non si sa molto a parte che servirà per il passaggio della metro in vista dell’allargamento della linea e che attrarrà i migliori ingegneri del mondo, ma per il quale ancora non si ha un budget.

D.F.

La riunificazione tedesca (Deutsche Wiedervereinigung) rappresenta la riconquista dell’unità nazionale da parte della Germania, che alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conclusasi con la sconfitta del Terzo Reich, era stata divisa in due Stati dalle potenze alleate. La riunificazione avvenne il 3 ottobre 1990 e i passaggi fondamentali furono la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) e l’entrata in vigore del Trattato sull’unione monetaria (1° luglio 1990). Leggendo sulle prime pagine del giornale tedesco Die Zeit emerge che il 30° Anniversario dell’Unità tedesca è stato celebrato nonostante il perdurare dell’emergenza da Covid-19. Frank-Walter Steinmeier, Presidente della Repubblica federale tedesca da marzo 2017, la cancelliera Angela Merkel e il Presidente del Bundestag Wolfgang Schauble hanno preso parte a una funzione ecumenica nella chiesa di San Pietro e Paolo per dare il via alle celebrazioni a Potsdam. Purtroppo, a causa della pandemia, solo 130 ospiti hanno potuto partecipare, comprese le delegazioni di cittadini degli stati federali. Le celebrazioni all’insegna del motto “Noi insieme” saranno ospitate dal primo ministro del Brandeburgo Dietmar Woidke (SPD). Steinmeier durante il suo discorso ha affermato che «oggi viviamo nella migliore Germania che sia mai esistita» e ha inoltre aggiunto che i tedeschi sono «i bambini fortunati al centro del mondo in Centro Europa» e «se è vero che la rivoluzione pacifica può darci incoraggiamento anche oggi, allora creiamo un luogo che ci ricordi questo coraggio».

Al Bundestag, stando a quanto emerge sul giornale Tagesschau, si sono tenuti discorsi emozionanti, anche da parte di oppositori politici. Yvonne Magwas, membro del partito CDU di orientamento democratico-cristiano e conservatore, ha vissuto il momento della riunificazione quando aveva dieci anni e viveva nel Vogtland in Sassonia e ha affermato che «con così tante nuove grandi opportunità, libertà e aria da respirare ho potuto studiare quello che volevo, sono infinitamente grata alle persone che scesero in piazza per la riunificazione a quell’epoca.» Il vicecancelliere Olav Scholz ha definito la rivoluzione pacifica nella DDR e la riunificazione come un momento speciale nella storia del popolo tedesco. Scholz ha inoltre avvertito di non dimenticare la grande rottura strumentale economica che si era verificata nei nuovi stati federali. In qualità di giovane avvocato, egli stesso rappresentava i comizi aziendali e i sindacati nei nuovi stati. Ad oggi rimane ancora dell’opinione che si sarebbero potuti trovare altri modi e soluzioni per diverse aziende. Christian Lindner, leader dell’FPD, si è lamentato del fatto che si parla troppo poco di ciò che è successo all’Est e ha richiesto di migliorare le condizioni per lo sviluppo economico e di creare le condizioni per una maggiore imprenditorialità.

M.S., L.R.

Nel Lancashire, Regno Unito, due donne sono state ritrovate morte nella loro casa data alle fiamme.

Secondo il giornale The Guardian, le vittime sono la dottoressa Saman Mir Sacharvi e la figlia adolescente.

La polizia di Burnley ha individuato due uomini residenti nella stessa cittadina dove vivevano le due donne, accusandoli di omicidio e violenza sessuale. Inoltre, vi sarebbe anche l’accusa di incendio doloso, appiccato probabilmente per coprire le tracce del crime, come si legge su BBC News.

Il sovrintendente John Holmes ha spiegato che le indagini stanno continuando e che la polizia sta raccogliendo ulteriori informazioni per far luce su questo delitto, come riportato da Sky News.

In Irlanda il National Public Health Emergency Team si è riunito per discutere la strategia da adottare per contrastare un ulteriore aumento di casi di Covid-19.

Secondo BreakingNews.ie, gli ultimi dati allarmanti hanno spinto le autorità a varare delle restrizioni di livello cinque per l’intero Paese della durata di quattro settimane.

Tuttavia, la decisione frettolosa presa dalla squadra nazionale di emergenza sanitaria porterebbe a ulteriori disagi economici e sociali che metterebbero ancora una volta in ginocchio i cittadini irlandesi, come si legge su The Irish Times.

Come riporta Indipendent.ie, ulteriori restrizioni porterebbero a speculazioni e l’onorevole McGrath ha espresso preoccupazioni dovute all’attuale situazione sperando che non vengano adottate misure estreme.

S.C., S.P.

Il 4 ottobre si festeggia in Russia la ricorrenza del lancio del primo satellite artificiale da parte dell’Unione Sovietica nel 1957. Gli astronauti Anatoly Ivanishin e Ivan Vagner, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale hanno inviato sulla terra un messaggio di auguri per questa giornata speciale dedicata al 63esimo anniversario del lancio dello Sputnik-1.

Gli astronauti si sono congratulati con gli ingegneri e gli scienziati che hanno reso possibili i primissimi passi verso la conquista dello spazio, nonché con tutti coloro che nell’industria spaziale dedicano la vita a sfide difficili e interessanti, volte alla scoperta e all’innovazione.

Il primo satellite fu lanciato alle 22:28 dal Scientific Research Test Range n.5, ora denominato Baikonur Cosmodrome, in Kazakhstan. Oggi il Baikonur Cosmodrome rappresenta l’area di lancio umano e artificiale più ampia del mondo. Da qui venne lanciato anche il primo volo dell’uomo nello spazio, nel 1961, compiuto da Yuri Gagarin a bordo del Vostok-1.

Sputnik-1 rimase in orbita per 92 giorni, dall’ottobre del 1957 fino al 4 gennaio 1958, quando si scontrò con l’atmosfera terrestre lasciando l’orbita, dopo aver compiuto 1440 orbite attorno alla Terra per 60 milioni di chilometri.

Parlando invece di politica internazionale Russia, Francia e Stati Uniti preparano una nuova dichiarazione congiunta sul Karabach. È quanto riportato dall’agenzia di stampa russa “Ria Novosti” a seguito di un’intervista al Ministro degli affari esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov. Egli afferma: “I tre presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, rappresentati dai presidenti di Russia, Francia e Usa, hanno fatto una dichiarazione forte. Adesso stiamo preparando un comunicato dal Ministro degli Esteri dei tre paesi”. Il gruppo di Minsk è appunto una struttura di lavoro fondata nel 1992 dalla Conferenza sulla Sicurezza e cooperazione in Europa, con lo scopo di avviare una soluzione pacifica e moderata della questione del Nagorno-Karabach.

I leader dei tre paesi hanno invitato entrambe le parti opposte a porre fine agli scontri, impegnarsi a iniziare le trattative senza precondizioni, hanno condannato l’escalation ed espresso, infine, le condoglianze alle famiglie delle vittime. L’invito a cessare il fuoco indirizzato a Baku e Yerevan è giunto, inoltre, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dal Segretario generale dell’Organizzazione, Antonio Guterres.

 S.N., D.S.

AFRICA

In Senegal, le forti piogge di settembre hanno causato inondazioni in varie zone del Paese. Come riportato da BBC Afrique, il Ministro degli Affari Idrici del Senegal ha dichiarato, il 6 settembre, che è piovuto più in un giorno che in un’intera stagione. Le precipitazioni, infatti, hanno causato molte vittime. Nonostante il Presidente Senegalese abbia attivato un piano di emergenza, resta ancora molto da fare per garantire la ricostruzione delle case di molte famiglie.

EA.V.

Il Novo Jornal scrive dei 28 anni della democrazia in Angola. Dal 1992 gli angolani hanno votato anche nel 2008, 2012 e 2017, nonostante ci fosse stata un’interruzione a causa della guerra civile. Nel 1992, le contestazioni di Savimbi (uno dei più eletti) portarono ad una nuova guerra civile: ci furono migliaia di decessi ed ebbe fine solo nel 2002 con la morte del politico. Oggi in molti denunciano il presidente Lourenço di proteggere i suoi fedelissimi, nonostante i vari episodi di corruzione. Insomma, la strada della democrazia è ancora lunga.

M.P.

In Mozambico, lo scorso weekend si è celebrata la 28° Giornata Nazionale di Pace e Riconciliazione (4 ottobre) che segna la fine della guerra civile durata circa 16 anni (1977-92). Il presidente Filipe Nyusi ha affermato che sfortunatamente questa ricorrenza è velata di dolore perché una parte della popolazione nelle province di Cabo Delgado, Sofala e Manica vivono ancora il dramma della violenza armata causata dagli attacchi terroristici. Il popolo merita un Paese pacifico per cui il Mozambico continuerà ad utilizzare tutte le risorse disponibili per garantire l’ordine, riporta DW.

D.F.

Il Governo sudanese ha firmato un accordo di pace con alcuni gruppi ribelli sudanesi, con l’obiettivo di porre fine ad anni di conflitto armato nella regione del Darfur, nel Kordofan meridionale e nel Nilo azzurro meridionale.

La cerimonia della firma si è svolta a Juba, capitale del Sud Sudan, finalizzando un accordo preliminare raggiunto ad agosto, dopo mesi di colloqui, con i tre principali gruppi ribelli della regione del Darfur.

L’accordo è stato firmato dall’opposizione armata, il Fronte rivoluzionario sudanese, che comprende cinque movimenti armati e quattro movimenti politici. Due fazioni principali, l’Esercito di liberazione del Sudan e il Movimento popolare, non hanno aderito ai negoziati di pace.

Oltre a Egitto, Qatar e Arabia Saudita, alla cerimonia della firma hanno partecipato Ministri e leader di Governo dei Paesi vicini, nonché Salva Kiir Mayardit, Presidente del Sud Sudan, che ha rivestito un ruolo cruciale nella mediazione tra le parti, come riportato dalla BBC Arabic.

S.H.

MEDIO ORIENTE

In Siria, il ministro degli Esteri Walid al-Mouallem ha ricevuto le lettere credenziali presentate dall’ambasciatore omanita, Turki Mahmoud Al-Busaidi, il primo ambasciatore di un Paese del Golfo a Damasco dallo scoppio della crisi siriana nel 2011.

I paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, infatti, nel 2011 hanno sospeso il lavoro ufficiale delle loro ambasciate in Siria dopo lo scoppio delle proteste che chiedevano la partenza del presidente siriano Bashar al-Assad.

Il ministero ha indicato che l’ambasciatore dell’Oman e il Ministro degli esteri siriano si sono a più riprese confrontati sulle relazioni bilaterali e sul rafforzamento della cooperazione tra i loro Paesi in diversi settori.

Emirati Arabi Uniti e Bahrein nel 2018 avevano già riaperto le proprie ambasciate in Siria ma senza nominare un ambasciatore, poiché la rappresentanza nell’ambasciata di Abu Dhabi era limitata a un incaricato d’affari, sottolinea la CNN Arabic.

I risultati di un sondaggio del Palestinian Central Bureau of Statistics hanno mostrato che il 63% delle famiglie palestinesi non sarà in grado di coprire le proprie spese mensili se le chiusure anti-coronavirus verranno reimposte.

In una dichiarazione, l’agenzia ha affermato che il 42% delle famiglie ha visto il proprio reddito ridotto di almeno la metà durante il periodo di chiusura rispetto a febbraio 2020, secondo quanto riportato da Sky News Arabia.

L’indagine condotta dall’Autorità di statistica ha incluso un campione di 9.926 famiglie con l’obiettivo di valutare l’impatto della pandemia sulle condizioni sociali ed economiche. Tale autorità aveva imposto una chiusura globale per contenere lo scoppio del coronavirus tra il 5 marzo e il 25 maggio.

Secondo il sondaggio, il 63% delle famiglie palestinesi ha fatto ricorso a prestiti di denaro per coprire il proprio fabbisogno di vita durante la chiusura, rispetto al 58% registrato in circostanze normali.

Questa percentuale ha raggiunto il 79% delle famiglie a Gaza e il 52% in Cisgiordania.

S.H.

AMERICA

Accadono cose importanti in Messico, nello specifico, nel progresso della lotta femminista. El País ha intervistato alcuni membri del movimento femminista El bloque negro, un gruppo che raccoglie donne provenienti da diverse organizzazioni. Il giornale le ha incontrate nella sede della Commissione Nazionale dei Diritti Umani, dove decine di loro si trovano attualmente per sfuggire a situazioni drammatiche di violenza domestica, abusi sessuali e di ogni tipo. Tra le intervistate ci sono donne più o meno giovani, con esperienze spaventosamente diverse, ma tutte unite nella lotta contro il maschilismo radicato e violento nel loro Paese. Affermano di non aver più paura e di essere disposte a tutto per protestare e manifestare, anche a picchiare e a farsi picchiare dalla polizia durante le loro rivolte. Nel loro Paese vengono spesso indicate come violente, ma a loro non importa, perché sono convinte di fare la cosa giusta per una giusta causa. Ricordiamo infatti che in Messico si registrano circa 10 femminicidi al giorno, per un totale di tremila all’anno, e il 90% degli assassini resta impunito.

Rimaniamo in Messico: El Paísinforma di una nuova proposta da parte del gruppo femminista Menstruaciόn Digna México per poter abolire il 16% di IVA imposta su tutti i prodotti associati alla menorrea. L’iniziativa è stata presentata da Martha Tagle alla Camera dei deputati lo scorso settembre. Attualmente 63 milioni di bambine e donne in Messico sono fertili e 1 su 4 vive in condizioni di povertà. Si tratta di un tema molto sentito, che il gruppo spera di affrontare con l’apertura di un dibattito sulla salute, sulla disuguaglianza e sulla giustizia finanziaria.    

L.C, M.D.F. e I.V

Negli Stati Uniti, il New York Times riporta le spese relative alla campagna elettorale di Biden (49,5 milioni di dollari) e di Trump (21,3 milioni di dollari) dell’ultima settimana.

Questa settimana è iniziata con un dibattito presidenziale diverso da tutti gli altri e si è conclusa in modo sorprendente: il Presidente Trump e la first lady Melania Trump, hanno detto di essere risultati positivi al coronavirus, gettando così la Casa Bianca e la corsa presidenziale nel caos.

Molti politici, che hanno contratto il Covid-19, affermano che vivere il virus può essere un punto di svolta, perché costringe loro a riesaminare le proprie opinioni sulla pandemia. Uno tra questi è Kevin Brooks, il sindaco di Cleveland, che ha passato ben undici giorni in ospedale. La sua affermazione, riportata dal New York Times, è stata: “Penso che il presidente Trump avrà probabilmente una visione diversa del virus ora che è risultato positivo”.

S.C., S.P

In Canada, la crisi sanitaria relativa al Coronavirus sta peggiorando. Secondo quanto riportato da Journal de Montréal, il Québec ha visto aumentare il numero di contagi del 50% in appena una settimana: dal 28 settembre al 4 ottobre compreso, 6.558 persone sono risultate positive al Covid-19, di cui 1.079 solo domenica. Ciò rappresenta una media di 937 contaminazioni al giorno, nonostante le nuove misure di contenimento nelle zone rosse come Montréal e Québec. L’unico dato positivo è un rallentamento del 75% del tasso di progressione della malattia.

EA.V.

Come riporta UOL, in Brasile i festeggiamenti per il carnevale del 2021 sono stati rinviati. La tradizione prevede sfilate e feste in strada che però non avverranno fino a tempo indeterminato, come annunciato dagli organizzatori dell’evento. La questione si è presentata già da luglio quando, cinque delle dodici scuole di samba a Rio de Janeiro, hanno chiesto, in caso di mancanza di un vaccino entro il mese di settembre, un rinvio dell’evento. Durante il tipico Sambodromo, ogni scuola sfila con circa 3000 membri in costume, ballando e cantando molto ravvicinati. Inoltre, lo Stato di Rio de Janeiro è il secondo più colpito dal Covid mentre il primo è quello di San Paolo. Il carnevale della città di San Paolo è uno dei più importanti in Brasile, con un’affluenza di circa 120 mila persone. È la seconda volta che il carnevale di Rio viene posticipato: la prima è stata nel 1912 per la morte del Ministro degli Esteri José Maria da Silva Paranhos Junior.

M.P.

ASIA

In Cina, l’alleviamento mirato della povertà è un concetto avanzato dal Comitato centrale del Partito comunista cinese. Persistere nell’alleviamento mirato della povertà e nell’emancipazione mirata dalla povertà costituisce la strategia fondamentale per vincere la lotta contro povertà. Nel corso dell’applicazione della strategia occorre realizzare “6 precisioni” (gli oggetti precisi dell’alleviamento della povertà, le misure nei confronti delle famiglie precise, la pianificazione precisa dei progetti, l’uso preciso dei capitali, l’invio preciso del personale in villaggi, e i risultati precisi dell’alleviamento della povertà), e applicare “5 gruppi”(un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso lo sviluppo della produzione, un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso il trasferimento in altre località, un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso la compensazione ecologica, un gruppo di persone affrancate dalla povertà attraverso lo sviluppo dell’istruzione, un gruppo di persone garantite dalla previdenza sociale).

La testimonianza di Li Ping al South China Morning Post, ci fa in qualche modo comprendere cosa ci sia dietro a questa lotta incessante contro questa piaga che colpisce le zone rurali della Cina. Li è stato trasferito in un remoto angolo montuoso della Cina sud-occidentale nel 2016 con la missione di aiutare a far uscire la comunità dalla povertà. Ad Oggi, la contea di Xide nella provincia di Sichuan – l’area sotto la giurisdizione di Li – è sul punto di raggiungere ufficialmente l’obiettivo.

Xide è una delle sette contee nella parte occidentale del Sichuan che è ancora sotto la soglia di povertà e la comunità è in attesa di ricevere notizie dai livelli più alti di governo per sapere se ha raggiunto l’obiettivo. Ma questo non significa che la preoccupazione sia finita.

Li  Ping  è uno dei 3 milioni di funzionari statali inviati nelle aree povere del paese, con l’obiettivo di liberare le zone rurali dalla povertà. Un progetto questo, iniziato circa cinque anni fa, da l presidente Xi Jinping, che vorrebbe liberare il paese dalla povertà in tempo per il centenario del prossimo anno dalla fondazione del Partito comunista.

Per molti di questi funzionari, la missione ha avuto un grande costo personale: Li dedica la maggior parte delle sue ore di veglia al compito.

Han Feng, dell’Ufficio per l’alleviamento e lo sviluppo della povertà del Sichuan, ha affermato che che lavorava circa 14 ore al giorno e talvolta nei fine settimana, visitando le aree rurali e riferendo i progressi e i problemi al governo provinciale e al comitato del partito.

“Sono responsabile delle contee che sono profondamente impantanate nella povertà e la pressione è particolarmente grande”, ha detto Han. “Stiamo spendendo fondi governativi, adottando approcci non ortodossi e lavorando molte ore per compensare le carenze per rispettare la scadenza del 2020”.

Questo sforzo sembra dare i suoi frutti in alcune parti del paese, infatti alla fine dello scorso anno, il numero di persone che vivevano in povertà assoluta era di 5,51 milioni, in calo rispetto a oltre 98 milioni nel 2012, secondo i dati ufficiali.

Dong Jiaqi, capo della pianificazione e delle finanze presso il Leading Group Office of Poverty Alleviation and Development del Consiglio di Stato, ha affermato che parte del progresso è dovuto al grande sforzo dei vari funzionari e che la spinta della Cina per educare le persone ad uscire dalla povertà è iniziata garantendo l’istruzione gratuita.

In base al sistema, i massimi dirigenti del partito e del governo di 22 province centrali e occidentali si sono impegnati ad assumersi la responsabilità dell’attuazione del programma. Anche i funzionari di città, contea, municipalità e villaggio hanno preso impegni simili.

Combattere la povertà è fondamentale per garantire a ogni cittadino cinese una vita serena e dare a tutti le stesse opportunità.

G.R.

OCEANIA

In Nuova Zelanda, secondo il The Guardian,  Jacinda Ardern, Prima ministra e leader del Partito Laburista, afferma che il Paese non aprirà i confini fino a quando l’Australia non registrerà un mese senza trasmissione comunitaria di Covid-19.

Venerdì 2 ottobre, le autorità sanitarie del New South Wales hanno annunciato che per sette giorni consecutivi non c’è stato nessun caso di contagio Covid trasmesso localmente e, per tale ragione, Scott Morrison e Jacinda Ardern hanno concordato che i neozelandesi potranno viaggiare nel New South Wales e nel Northern Territory dal 16 ottobre, come riporta il The Guardian.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)

Gioia Ribeca (lingua cinese)

#MondayAbroad

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Si riparte!

È stata un’estate particolare, distante in tutti i sensi da quelle alle quali eravamo abituati; un’estate calda, ma che non ha potuto essere al contempo calorosa, piena di dubbi e di domande, soprattutto sull’imminente futuro (caratteristica imprescindibile in quest’ultimo anno).

Eppure, siamo ancora qui: pieni di sogni, di speranze e con una gran voglia di tornare alla ribalta.

Per chi non conosce la rubrica, mi presento: mi chiamo Ilaria, sono una studentessa di LM37 e #MondayAbroad è un piccolo rifugio nel quale mi piace pensare di riuscire a raccontarvi e a raccontarmi nel migliore dei modi.

Nata con l’intento di vivere l’estero senza muoversi dalla comoda poltrona di casa, la rubrica ha oggi come prima prerogativa l’intento di trasportavi in luoghi che magari non conoscete o, ancora, che magari vi piacerebbe rivivere il prima possibile.

L’anno scorso siamo volati in molti Stati del mondo, abbiamo sorvolato oceani e continenti e oggi siamo ancora qui, con la stessa curiosità che ci spinge a conoscere e a conoscerci sempre di più.

Siamo arrivati veramente lontanissimo e ora siamo pronti a ripartire: dove siete stati in vacanza?

Quest’estate mi sarebbe piaciuto poter sentire un po’ di quella libertà che il lockdown mi aveva tolto; avrei compiuto tutte le volte che mi sarebbe stato possibile il giro del mondo, proprio perché sentivo una voglia di conoscere, scoprire e innamorarmi sempre più forte e decisa. Eppure, pensandoci bene, mi sono resa conto che tante volte abbiamo le meraviglie a portata di mano, ma non siamo in grado di ammirarle come in realtà dovremmo fare.

Vi racconto, dunque, della mia estate italiana, condita con ‘nduja e tanto, tanto amore di nonna.

Come ogni anno dal lontano 1997, anno della mia nascita, la mia famiglia e io siamo partiti alla volta dei terreni che hanno dato i natali a mio papà e ai miei nonni materni: la Locride. Questa zona rimane in provincia di Reggio Calabria e comprende molte cittadine, tante delle quali si affacciano sul meraviglioso Mar Jonio.

È super consigliata per chi è alla ricerca di ottimo cibo (e no, non sto parlando solo di quello di nonna e di zia), risate e tanta allegria.

Ho dei bellissimi ricordi legati a quelle terre, sia perché intrecciati alle mie origini, sia perché la vita lì è talmente rilassata e serena, che è davvero impossibile non prenderla se non con le migliori intenzioni di relax e divertimento.

Come ognuno di noi penso abbia, anche io ho un posto del cuore: la mia terrazza.

Leggenda narra che se hai il coraggio di salire tutti e cinque i piani di casa di nonna, arrivi in terrazza che neanche ti ricordi come mai ti eri alterato (e io confermo in toto quanto affermato).

È un posto speciale: sei talmente in alto che ti si sollevano anche i pensieri. Inoltre, potrà sembrare banale e quasi mainstream, ma c’è lui, il profondo amico blu che sa abbracciarti anche solo con uno sguardo: il mare.

Tutto si tranquillizza, si calma, si organizza; ti viene offerto uno sguardo sul mondo che, per quanto possa racchiudere un piccolo territorio, ti spinge a vedere oltre l’orizzonte.

Insomma, le mie vacanze sono state questo e tanto altro ancora.

Grazie per essere la mia terrazza preferita, mia cara Calabria.

Ilaria Violi

#OroScoop – Ottobre

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ARIETE (21 marzo – 20 aprile)

Hai Saturno contro dal 2012, che cosa gli hai fatto di male?
Evita i caffè delle macchinette e opta per le tisane rilassanti, caro Ariete.

TORO (21 aprile – 20 maggio)

In amore sei molto cauto, caro Toro, ma se continui così finirai per impersonare la Bridget Jones dell’università. Un modo carino per attaccare bottone potrebbe essere chiedere un po’ di igienizzante mani a quel ragazzo/a carino/a che incroci sempre.

GEMELLI (21 maggio – 21 giugno)

Il tuo dualismo e la tua indecisione sembrano essersi accentuati ultimamente, ma questo non ti autorizza a prenotarti a lezione e poi annullare la prenotazione in continuazione. Scegli una delle tue personalità e falla andare a lezione.

CANCRO (22 giugno – 22 luglio)

Cancro, è la terza volta che dimentichi il microfono acceso e ti sentiamo russare, sii più attento (e smettila di guardare serie tv fino alle 3 del mattino).

LEONE (23 luglio – 23 agosto)

In questi giorni hai voglia di mettere le mani addosso a qualcuno, ma il metro di distanza da rispettare te lo impedisce. Per calmarti, prova a correre dall’aula 11 all’ingresso per almeno 10 volte.

VERGINE (24 agosto – 22 settembre)

Siete i precisini dello zodiaco. Meticolosi e ordinati come nessun altro.
Fate una buona azione e iniziate a passare i vostri appunti (potete farvi pagare in Spritz, così iniziate a rilassarvi un po’).

BILANCIA (23 settembre – 22 ottobre)

Eterno indeciso. Ancora ti chiedi se la scelta universitaria che hai fatto è quella giusta: se sei una matricola, non ti preoccupare, avrai il tempo per capirlo; se non lo sei, amo non è che possiamo dirtelo noi, dai.

SCORPIONE (23 ottobre – 22 novembre)

Indipendente ed individuale, quasi asociale. Credimi, la tua vita universitaria potrebbe migliorare se ti decidessi di parlare con qualcuno ogni tanto. E no, non vale il barista.

SAGITTARIO (23 novembre – 21 dicembre)

Schietto e sincero, ma noi eviteremmo di commentare ogni secondo universitario delle vite degli altri, soprattutto se dimentichi il microfono acceso e questi commenti sono rivolti alla nuova mascherina personalizzata del professore.

CAPRICORNO (22 dicembre – 20 gennaio)

Non puoi terminare un anno universitario in sei mesi: datti tempo, sii cauto e, soprattutto, non vivere come guidi che la mattina sembra tu voglia entrare in aula in auto! #SOS

ACQUARIO (21 gennaio – 19 febbraio)

Scappare dai problemi? Sai farlo alla grande, ma non puoi sfuggire a tutti gli appelli. Ricorda che per laurearsi bisogna accumulare CFU, non scuse.

PESCI (20 febbraio – 20 marzo)

Romantici dalla nascita, ma ci siamo persi! La settimana scorsa era la crush conosciuta due banchi dopo di te, ieri quella dalla macchinetta, domani quella vista in video-lezione? Amo, non puoi innamorarti di tutti quelli che vedi: siamo circa 4000 e c’è il distanziamento sociale!

Isabella Ferrigno & Chiara Palumbo

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

La Francia respinge il progetto di accordo di libero scambio tra UE e Mercosur in nome della lotta al riscaldamento globale. Un altro leader positivo al Covid-19: Alejandro Giammattei, presidente del Guatemala. Svizzera e Australia, proteste in piazza contro le restrizioni per il Coronavirus.

EUROPA

El Mundo racconta una bella storia proveniente dalla Spagna avente protagonista una compagnia di burattinai che, con i loro spettacoli, hanno ridato vita a un piccolo villaggio dell’Aragona situato sui Pirenei. Paco Paricio e Pilar Amorós, dopo aver abbandonato i rispettivi lavori, si sono dedicati alla loro passione, i burattini, fondando la compagnia Titiriteros de Binéfar e portando le loro rappresentazioni in giro per il mondo, ma è ad Abizanda, paesino aragonese dal nome fiabesco, che hanno dato inizio ad un progetto che coniuga la passione per lo spettacolo con l’amore per la vita rurale e il rispetto delle tradizioni. Con la collaborazione dei cittadini del villaggio, la compagnia ha allestito un museo dove vengono esposti burattini provenienti da tutto il mondo e un teatro nel quale vengono rappresentati gli spettacoli che hanno ottenuto un successo tale da richiamare, ogni anno, oltre diecimila visitatori. Il flusso turistico ha dato nuova linfa vitale alla cittadina – che conta solo cento abitanti – riempiendo le strade di gente interessata non solo ai Titiriteros, ma anche alla storia e alle tradizioni del posto che possono essere apprezzate grazie a diverse iniziative quali escursioni guidate e percorsi in bicicletta per conoscere il territorio circostante e visite istruttive al Museo de Creencias y Religiosidad Popular di Abizanda. Questo sodalizio tra la compagnia e i cittadini del borgo ha permesso una rinascita economica e culturale di Abizanda, facendola uscire dall’isolamento in cui era geograficamente confinata.

L.C, M.D.F. e I.V

In Svizzera, nel pomeriggio di sabato 19 settembre centinaia di persone si sono riunite in piazza Turbine a Zurigo per manifestare contro le misure di sicurezza adottate dalle autorità per far fronte al Coronavirus e hanno espresso il proprio scetticismo riguardo alla pandemia. Come riportato da Le Matin, poiché i manifestanti non indossavano la mascherina, la polizia è intervenuta esortando i presenti a lasciare la piazza e hanno proceduto a controlli d’identità. Tra i manifestanti, partecipavano attori svizzeri come Andreas Thiel, il quale sosteneva che la situazione attuale ha qualcosa di simile a un regime fascista in cui non c’è libertà di opinione.

EA.V.

La Francia respinge il progetto di accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e i quattro paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay), negoziato nell’arco di vent’anni in nome della lotta al riscaldamento globale. Come riportato da Le Monde, una commissione di esperti guidata dall’economista ambientale Stefan Ambec ha presentato un rapporto secondo il quale la deforestazione raggiungerebbe un tasso annuo del 5% nei sei anni successivi all’eventuale attuazione dell’accordo a causa di un incremento dell’allevamento di bovini. In altre parole, il costo ambientale sarebbe superiore ai benefici commerciali. Perciò il primo ministro Jean Castex ha giustificato la propria opposizione, la mattina di venerdì 18 settembre, a causa della pericolosa deforestazione che l’accordo comporterebbe.

S.C.

In Belgio, i rappresentanti dei sette partiti che si sforzano di formare una nuova maggioranza federale si sono incontrati con discrezione nella mattinata di domenica 20 settembre per confrontarsi sulle diverse prospettive. Come riportato da La Libre Belgique, l’intenzione dei partiti della futura coalizione, denominata Vivaldi, composta da sette partiti (il PS, lo sp.a., l’MR, l’Open Vld, Ecolo, Groen e il CD&V), è di far nominare dal Sovrano un futuro Primo Ministro, su proposta dei presidenti dei partiti Open Vld e sp.a, Lachaert e Connor Rousseau.

S.C.

In Portogallo si è tenuta la scorsa settimana una riunione speciale della task force governativa dedicata all’emergenza Covid in seguito al continuo aumento di casi, più di 500 nelle ultime 24 ore. La prossima settimana la Direzione Generale della Salute (DGS) rivelerà il piano per il periodo dell’autunno/inverno. Il primo ministro ha sottolineato ancora l’importanza del rispetto delle regole di igiene da parte dei singoli cittadini, che è la base per superare l’emergenza, ed ha inoltre ribadito che non ci sarà un ritorno al lockdown nè interruzioni nell’anno scolastico/accademico così come il lavoro in fabbrica, riporta Lusa.

D.F.

A partire dallo scoppio della pandemia, l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie in Germania, l’Istituto Robert Koch, continua a rendere pubblici i dati riguardo il numero di casi effettivamente accertati. Stando a quanto emerge sul giornale Die Zeit, sabato si è raggiunto il valore più alto da aprile con ben 2.297 casi e oggi è stato riportato un numero leggermente inferiore a ieri, pari a 1.345. Il RKI ha confermato un picco di nuove infezioni, come sta succedendo d’altra parte contemporaneamente anche in altri Paesi. Secondo quanto emerge da un rapporto della Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung (FAS), i medici avvertono che le unità di terapia intensiva degli ospedali potrebbero essere in difficoltà a breve se il numero di casi continua a crescere. I medici risultano molto preoccupati a riguardo. “Non c’è abbastanza personale sanitario addestrato per far fronte all’emergenza.  Abbiamo bisogno di un coordinamento decisamente migliore e gli accordi collegiali non sono più sufficienti come prima” – così ha affermato il medico Götz Geldner, Presidente dell’Associazione professionale degli anestesisti tedeschi.

Sempre su Die Zeit, durante la partita di apertura della Bundesliga, la serie professionistica del campionato tedesco di calcio, Uli Hoeneß, dirigente sportivo ed ex-calciatore, insieme ad alcuni funzionari della squadra FC Bayern sono stati immortalati senza mascherina e a distanza ravvicinata in una foto. Queste immagini hanno avuto conseguenze importanti. La Ministra della Salute bavarese Melanie Huml (CSU) ha rimproverato aspramente il loro comportamento. Secondo Huml sarebbe stato più saggio per la squadra di gestione del Bayern se non si fossero seduti così vicini, perché c’era abbastanza spazio”. La German Football League (DFL) ha annunciato di essere “in diretta conversazione con l’FC Bayern” sull’argomento perché ognuno di noi è tenuto a rispettare le regole per far sì che il virus circoli di meno fino al momento in cui sarà reso disponibile un vaccino.

Sulle prime pagine di nachrichten.at si evince che anche in Austria il numero di pazienti con sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-2 continua a salire. Il primo ospedale viennese ha già raggiunto il limite di capacità. Sabato erano presenti 349 persone in ospedale, 84 delle quali in terapia intensiva, 22 in più rispetto a venerdì. Secondo il Ministro della Salute austriaco, Rudolf Anschober, il numero dei ricoverati in terapia intensiva potrebbe raggiungere le tre cifre entro fine mese. Ha inoltre aggiunto che “per settimane il numero di ricoveri era stato disaccoppiato dal numero in salita delle infezioni perché l’età media era molto più bassa di chi è risultato positivo”.

M.S., L.R.

Nel Regno Unito si è celebrato l’ottantesimo anniversario della Battaglia d’Inghilterra.

Secondo l’articolo pubblicato su BBC News, la cerimonia commemorativa è stata celebrata nell’Abbazia di Westminster, registrando un’affluenza minore rispetto al passato dovuto alla pandemia.

Ogni anno questa celebrazione commemora tutti i militari della Royal Air Force che, nel 1940, fecero sì che il Paese resistette alle incursioni tedesche nemiche, come si legge su Sky News.

Per l’occasione gli Spitfire della RAF (Royal Air Force) hanno sorvolato l’Abbazia e il PM Johnson ha tenuto un discorso durante la funzione, come riporta The Sun.

In Irlanda un bambino residente nella contea di Offaly ha scoperto un serpente velenoso nel retro del suo giardino riuscendo a fuggire e a dare l’allarme.

Fionn Kilmurray, 9 anni, stava giocando quando ha scorto l’animale e ha avvertito subito il padre, tenendosi a debita distanza, come riportato da Offaly Express.

La famiglia si è dichiarata ignara delle pericolosità del rettile, classificato come uno dei più pericolosi al mondo per numero di vittime, e ha avvisato tempestivamente il National Reptile Zoo, come si legge su RTE.

Secondo The Irish Sun si tratta del primo caso di avvistamento di questo serpente nel Paese, probabilmente giunto fin lì dall’India con una spedizione di lastre di pietra.

S.C., S.P.

Il 21 settembre si è festeggiata l’Indipendenza dell’Armenia. Per l’occasione il presidente Vladimir Putin ha inviato i suoi saluti al presidente della Repubblica di Armenia, Armen Sarkissan e al Primo Ministro Nikol Pashinyan.

“Onorevole Nikol Vovayevich, la prego di accettare le mie sincere congratulazioni per il giorno dell’Indipendenza. La Russia attribuisce grande importanza alle relazioni amichevoli e alleate con l’Armenia. Sono fiducioso che il dialogo costruttivo tra i nostri paesi, la cooperazione bilaterale in vari ambiti e la collaborazione nel quadro euroasiatico continueranno a svilupparsi attivamente.”

Inoltre, il presidente Putin ha augurato pace, prosperità e salute a tutti i cittadini armeni.

29 anni fa, nel 1991, il popolo armeno ha espresso tramite referendum la volontà di divenire una Repubblica Indipendente dall’Unione Sovietica di cui faceva parte dal 1921. Il Consiglio Supremo dell’Armenia propose un referendum popolare al quale diede voto uniforme il 99% dei cittadini, scegliendo l’indipendenza. Il 23 settembre 1991 l’Armenia divenne uno stato indipendente.

Tornando invece strettamente a parlare della Russia, il Centro “Dossier”, un blog che opera nell’ambito delle investigazioni di attività criminali per difendere la sicurezza dello stato di diritto e la società civile nella Federazione Russa, ha pubblicato una relazione intitolata “Il caso della cocaina dell’ambasciatore: da Buenos Aires a Mosca” secondo cui i servizi speciali russi e argentini potrebbero aver stipulato un accordo sul caso “cocaina”.

Le vicende a cui si riferisce la relazione hanno luogo alla fine di febbraio 2018, quando sono stati sequestrati 400 chili di droga presso l’Ambasciata russa a Buenos Aires, vedendo coinvolti tre dipendenti della missione diplomatica, Ali Abyanov, Vladimir Kalmykov e Ishtimir Khudzhamov, e altri due sospettati in Argentina (ma non in Russia), ovvero il poliziotto, Ivan Bliznyuk, che faceva da guardia all’ambasciata e la sua amica meccanica, Alexandra Chikalo, accusati di coordinare la spedizione di droga a Mosca.

Tuttavia, gli accusati non hanno ammesso la loro colpevolezza e hanno dichiarato che il primo segretario dell’ambasciata russa in Argentina, Oleg Vorobyov, un testimone del caso, li abbia calunniati per distogliere la responsabilità “da sé stesso e da altri criminali e diplomatici della droga”.

Oltre a loro, in seguito è emerso un altro imputato, Andrej Kovalchuk, accusato del contrabbando di droga, ma che tuttavia non si è dichiarato colpevole e si è definito vittima di una provocazione organizzata congiuntamente dalla polizia argentina e i servizi russi.

“Novaja Gazeta” riporta le parole del Centro Dossier, il quale afferma che “gli organizzatori della consegna non sono stati ancora identificati e l’indagine ufficiale russa non è riuscita a rispondere alla domanda su chi sia veramente Kovalchuk: un funzionario della sicurezza, uno spacciatore con collegamenti in strutture di potere o un avventuriero che si è costruito una reputazione nel sistema del Ministero degli Esteri da anni…”

Secondo il Centro, infatti, i servizi speciali e le forze dell’ordine in Russia e Argentina avrebbero potuto cospirare per ridurre il significato politico legato a questo affare ed evitare uno studio approfondito per evitare un possibile coinvolgimento di funzionari russi e argentini nel traffico di droga.

 S.N., D.S.

AFRICA

In Ciad, l’ufficiale dell’esercito Abdoulaye Ahmat Haroun, condannato a cinque anni di reclusione per lesioni volontarie, è riuscito a fuggire per un breve lasso di tempo da un’aula di tribunale, un’azione orchestrata principalmente da un gruppo di donne armate che erano presenti all’udienza. Secondo quanto riportato daBBC Afrique, il Ministro della Giustizia conferma che le donne hanno simulato un’accesa discussione per facilitare la fuga del prigioniero. Per la seconda volta nella sua vita il colonnello ha cercato di sfuggire alla giustizia.

EA.V.

In Guinea Bissau, l’alta commissaria per il Covid-19 e Ministra della Sanità Magda Robalo, ha riferito a Lusa che nel Paese non c’è una vera nozione del rischio del virus dovuta alla mancanza di un’adeguata comunicazione da parte delle autorità e media. La popolazione conosce il virus e cosa può comportare ma “il passo tra la conoscenza e la pratica è la cosa più difficile e le misure di prevenzione sono difficili da interiorizzare […]” anche perché le persone generalmente affermano di non conoscere o aver visto altri affetti dal Covid-19. La ministra ha inoltre affermato che l’Alto Commissariato sta proprio lavorando affinché i cittadini assimilino la nozione di rischio del Coronavirus e mettano in pratica le regole di prevenzione. La polizia la scorsa settimana ha cominciato ad avvisare la popolazione dell’obbligo di uso della mascherina nei luoghi pubblici.

D.F.

In Angola, il giornale Jornal de Angola, scrive che la produzione del petrolio è scesa del 5,7% ad agosto, arrivando a 35.042.001 barili mentre a luglio erano di 37.070.382 come comunicato dal Ministero delle Finanze. Questo si deve all’aumento del prezzo medio al barile, passato da 39,24 dollari nel mese di luglio a 43,95 ad agosto. Dopo una riunione con la OPEP (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita ha avvertito i Paesi di non star rispettando l’accordo preso sui tagli della produzione per il riequilibrio dei prezzi.

M.P.

Domenica 20 settembre il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha dichiarato che l’Algeria svolgerà delle elezioni legislative anticipate a seguito del referendum sulla nuova costituzione previsto il 1° novembre. Il Presidente ha affermato che gli emendamenti costituzionali mirano a garantire una rappresentanza popolare, sottolineando che il popolo ha piena libertà di votare “sì” o “no” alla proposta. Non ha trascurato di ricordare che l’Islam è “religione di stato” e che in ciò non vi è cambiamento. Ha inoltre sottolineato che la trasparenza governerà tutta la società a partire dal cittadino fino al Presidente della Repubblica, come riporta Sky News Arabia.

S.H.

MEDIO ORIENTE

In Arabia Saudita, il principe Turki bin Faysal, ex capo dell’intelligence e precedentemente ambasciatore in America, ha affermato che l’accordo per normalizzare le relazioni tra Emirati Arabi Uniti e Bahrein da un lato e Israele dall’altro è un “diritto sovrano”.

È quanto riferito dal principe saudita in una intervista, in cui ha affermato che “la pace con Israele è un diritto sovrano degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein e nessuno può opporsi”, sottolineando la necessità di trovare una soluzione che prenda in considerazione l’istituzione di uno Stato palestinese con Gerusalemme come capitale e basato sul principio della Soluzione a due Stati.

Il principe Turki bin Faysal aveva comunicato in un precedente articolo che il prezzo della pace tra Israele e gli Stati arabi è l’istituzione di uno Stato palestinese sovrano con Gerusalemme come capitale, su iniziativa del defunto re Abdullah bin ‘Abd Al-Aziz, riporta la CNN Arabic.

In Yemen, il Governo ha accolto con favore l’annuncio del Dipartimento di Stato americano di ripristinare tutte le sanzioni delle Nazioni Unite verso l’Iran, compreso l’embargo sulle armi.

Il Ministro yemenita dell’Informazione, Muammar Al-Eryani, lunedì 21 settembre ha dichiarato che il regime di Teheran ha sfruttato l’accordo per espandere le sue politiche ostili ed esportare terrorismo, caos e violenza, con l’obiettivo di destabilizzare i Paesi della regione istituendo milizie settarie come Houthi, Hezbollah, Al Qaeda e ISIS e fornendo loro armi. Il Ministro ha chiesto l’inasprimento delle pressioni e delle restrizioni che impediscono la vendita e l’esportazione di armi in Iran, poiché esse finirebbero nelle mani delle milizie e delle organizzazioni terroristiche, inclusa la milizia Houthi, che le utilizza per uccidere gli yemeniti e minare gli sforzi per porre fine alla guerra e portare la pace in Yemen.

Al-Eryani ha poi invitato gli Stati membri delle Nazioni Unite e i membri permanenti e non permanenti del Consiglio di Sicurezza ad adempiere alle loro responsabilità ai sensi dei principi della Carta delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, e di porre così fine alle attività terroristiche del regime iraniano che minacciano il commercio nel Mar Rosso, lo stretto di Hormuz e Bab al-Mandab e la pace mondiale, sottolinea Sharq al-Awsat.

S.H.

AMERICA

Passiamo alle notizie inerenti all’AmericaLatina: voliamo quindi in Guatemala, Paese il cui presidente è risultato positivo al Covid-19. Secondo l’articolo di El País, quest’ultimo, Alejandro Giammattei di anni 65, ha informato lo scorso venerdì di aver contratto il virus, ma al contempo ha anche tranquillizzato i suoi concittadini, spiegando di avere pochi sintomi e, dunque, di trovarsi in una condizione momentaneamente stabile. Inoltre, il presidente ha raccontato di essersi sottoposto a cinque test nell’ultimo mese e che solo l’ultimo ha dato il risultato positivo. Successivamente, da buon medico chirurgo in pensione, ha aggiunto dettagli rispetto ogni sintomo che sta vivendo, così da poter aiutare a riconoscerli ed evitare, in questo modo, un’ulteriore forma di contagio.

Cambiamo Stato e dirigiamoci in Colombia, dove, secondo quanto riportato dall’articolo di El Mundo, sarebbe giunta la tanto attesa “vendetta” da parte degli indigeni colombiani nei confronti dei conquistadores spagnoli: a distanza di 500 anni e con la nuova “statuofobia” che ha preso di mira le statue di molti personaggi storici europei e britannici, a Popayán i cittadini hanno demolito la figura di Sebastián de Belalcázar (scolpito, tra l’altro, a cavallo) in quanto colpevole di spregevoli atti tipici dell’epoca.  

L.C, M.D.F. e I.V

Negli Stati Uniti, come si legge sul New York Times, il giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg, icona femminista, è morta venerdì 18 settembre a 87 anni.

Secondo la Corte Suprema le cause della morte sono dovute a complicanze del tumore al pancreas.

Come riporta il New York Times, molti dei suoi colleghi hanno commentato questo episodio, tra cui il giudice capo John G. Roberts Jr., il quale afferma: “La nostra nazione ha perso un giudice di importanza storica e una cara collega della Corte Suprema. Oggi piangiamo, ma siamo certi che le generazioni future ricorderanno Ruth Bader Ginsburg come un’instancabile e risoluta paladina della giustizia”.

Anche Hillary Clinton, che era la candidata alla presidenza democratica del 2016 e il cui marito, l’ex presidente Bill Clinton, ha nominato il giudice Ruth Ginsburg alla Corte, ha detto su Twitter: “Ha spianato la strada a così tante donne, me compresa”. “Non ci sarà mai un’altra come lei”, ha aggiunto.

S.C., S.P

In Canada, il premier del Québec François Legault è risultato negativo al tampone contro il Coronavirus. Tuttavia, rimarrà in isolamento fino al 28 settembre e potrà comunque continuare a svolgere le sue funzioni, ad eccezione delle conferenze stampa, dove sarà sostituito dal Vice Primo Ministro. Come riportato da Le Journal de Montréal, Legault è il secondo membro del suo partito ad avere una diagnosi positiva: la maggior parte dei membri sono stati posti in isolamento preventivo.

EA.V.

In Brasile, come scrive il giornale UOL, si parla della riapertura delle scuole. Il Ministero della Salute dichiara in un documento che verrà misurata la febbre sia agli insegnanti che agli alunni. Inoltre, l’uso della mascherina sarà obbligatorio, oltre al distanziamento minimo di un metro. La data per il ritorno tra i banchi dipenderà dal volere dei singoli Stati e dei municipi, poiché la situazione cambia data la vastità del territorio brasiliano. Viene lasciata una possibilità di manovra anche per la questione dei professori sopra i 60 anni o con delle malattie: il documento fornisce informazioni sul percorso da seguire ma invita a valutare caso per caso. Il ministero ha investito 545,3 milioni di reais (circa 85 milioni di euro) per l’acquisto di materiali per la disinfezione degli ambienti, alcool in gel o liquido, mascherine e termometri a infrarossi. Verranno evitate aree comuni come parchetti e biblioteche e le entrate e le uscite da scuola verranno scaglionate.

M.P.

ASIA

In Cina, come riportato dal South China Morning Post, oltre 800.000 studenti cinesi recentemente laureati in università estere sono tornati a casa quest’anno, più che mai, aggiungendosi a un mercato del lavoro già di per se affollato.

Secondo un sondaggio pubblicato recentemente sulla piattaforma online Unicareer, il numero di studenti di ritorno in Cina è aumentato del 70% rispetto al 2019 a causa dell’impatto della pandemia di coronavirus e dell’inasprimento delle norme sull’immigrazione e sull’occupazione all’estero.

I neolaureati devono ora affrontare una maggiore concorrenza nel mercato del lavoro cinese, visto l’impatto del coronavirus e il conseguente rallentamento economico sul numero di nuovi posti di lavoro disponibili.

Gli studenti che rientrano devono inoltre fare i conti con circa 8,74 milioni di neolaureati dalle istituzioni nazionali, il maggior numero mai registrato.

Degli studenti appena rientrati, circa il 28,6 per cento ha studiato negli Stati Uniti, il 26,3 per cento in Gran Bretagna e il 13,2 per cento in Australia, con oltre il 60 per cento in possesso di almeno un master. A circa il 5% dei laureati di ritorno è stato offerto uno stipendio di circa 300.000 yuan (44.300 dollari USA) all’anno o più, con quasi il 40 per cento che guadagna meno di 100.000 yuan.

Secondo un rapporto sull’occupazione dei laureati nel 2020 recentemente pubblicato da 58.com, un sito di reclutamento online, lo stipendio mensile medio per i è di 7.839 yuan (1.158 dollari), o 93.600 yuan all’anno.

Secondo il rapporto, circa il 40% dei rimpatriati ha trovato lavoro nel settore finanziario o tecnologico, mentre solo il 3% ha trovato lavoro nel settore manifatturiero e il 5,7% nel mondo accademico o presso agenzie governative.

Negli ultimi anni, il numero di studenti cinesi che hanno scelto di tornare a casa dopo essersi laureati all’estero è aumentato notevolmente: da 186.200 nel 2011 a 409.100 nel 2015 e 519.400 nel 2018.

Luke Lu, studente, ha affermato di aver provato a lavorare negli Stati Uniti per un paio d’anni, ma la pandemia e le scarse relazioni sino-americane hanno reso quasi impossibile ai laureati cinesi trovare un lavoro stabile e duraturo. Così, ha deciso di tornare a Guangzhou dagli Stati Uniti alla fine di marzo e ha iniziato a lavorare in un’azienda di cosmetici. In quanto neolaureato in gestione e marketing dei nuovi media, si ritiene soddisfatto dello stipendio mensile di circa 12.000 yuan, sufficienti a un giovane per poter vivere in Cina.

Il suo unico rimpianto è l’aver imparato l’utilizzo di molte piattaforme online, come Facebook, Twitter, Instagram, Google+, YouTube, che non sono però disponibili nel mercato nazionale. Vede però nel mercato interno un trampolino di lancio ed è fiducioso.

Il tasso di disoccupazione rilevato ufficialmente nelle aree urbane in Cina è sceso al 5,6 per cento a fine agosto, 0,1 per cento in meno da luglio e da un picco del 6,2 per cento a fine febbraio, secondo i dati diffusi dal National Bureau of Statistics.

Ma negli ultimi dati disponibili, il tasso di disoccupazione per le persone di età compresa tra 20 e 24 anni con un diploma universitario o superiore – molti dei quali sono neolaureati – è salito al 19,3 per cento a giugno, in aumento del 3,9 per cento rispetto all’anno precedente.

Ad agosto, il tasso di disoccupazione per lo stesso gruppo è aumentato del 5,4% rispetto ad agosto 2019, sebbene l’NBS non abbia fornito un tasso di disoccupazione effettivo.   

G.R.

OCEANIA

In Australia, secondo il The Guardian  e The Irish Time  la polizia ha arrestato 16 manifestanti e ne ha multati altri 21 perché stavano manifestando contro le restrizioni del coronavirus. Durante tutta la protesta si sono sollevate delle critiche al premier di Victoria, Daniel Andrews, per le restrizioni.

La polizia ha detto che la protesta è stata una “palese violazione” delle indicazioni sanitarie e ha dichiarato: “mentre sappiamo che la maggioranza della comunità sta facendo la cosa giusta, il comportamento di questi pochi egoisti che scelgono di ignorare palesemente le restrizioni non sarà tollerato”.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#LUXURYMOMENTS: #LUXURYJUICE

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AZA-LEA RACCONTA LA CAPSULE COUTURE “CHARLOTTE”

Per la prima volta il marchio nascente AZA-LEA racconta in anteprima “CHARLOTTE” che sarà presentata sulla CAT-WALK di ALTAROMA nel contesto di International Couture. AZA-LEA è un nome emergente della moda italiana, fondato da Marta Liberatori e Valentina Amicucci, il cui intento è quello di valorizzare il prestigio che il Made in Italy ha sempre rappresentato nel mondo.

AZA-LEA ha presentato in anteprima un “capsule F/W 2020-21” della collezione CHARLOTTE a Taormina, in occasione della XVIII edizione del “Blues and Wine Soul Festival”. La linea firmata dalla Fashion Designer Nìcole Decembrino racconta la nuova donna in carriera, ispirandosi alle tipiche linee geometriche degli anni 70, alle volumetrie tipiche degli anni ’80 e vanta contaminazioni intercontinentali come l’utilizzo di tecniche giapponesi avvalendosi della qualità sartoriale che da sempre contraddistingue il prodotto Made in Italy.

La ricerca di tessuti pregiati come cashmere, lane viennesi, crepe in lana, tessuti maschili, pied de poulle, cotoni puri e sete pregiate rappresenta l’obiettivo per AZA-LEA di garantire qualità e innovazione nel tempo attraverso la realizzazione di capi d’abbigliamento versatili e di Haute Couture.

Quella di Taormina, presso Hotel Metropole, è stata la prima di tante tappe rappresentative del marchio AZA-LEA che ha visto in anteprima la linea CHARLOTTE, affiancata da alcuni capi della ricerca sperimentale NEMBROTHA della Fashion Designer Nicole Decembrino iniziata nel 2016 e ampliata per l’occasione della XVIII edizione del Blues & Wine Soul Festival.

L’eleganza, l’innovazione, la ricerca di materiali e nuove tecniche di produzione rappresentano il nuovo marchio italiano emergente: AZA-LEA.

Maria Christina Rigano

PH by Francesca Santopadre

E-STATE in Italia

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Basilicata coast to coast

Che abbiate visto o meno la famosa commedia di Rocco Papaleo, Basilicata Coast to Coast, questo potrebbeessere il titolo del vostro prossimo viaggio on the road: dalla costa tirrenica fino ad arrivare allo Jonio, attraversando l’entroterra lucano.

La Basilicata è infatti una destinazione in grado di soddisfare i gusti di ciascun viaggiatore: mare, montagna, collina, pianura e ben 11 aree protette, tra cui i parchi nazionali del Pollino e Val D’Agri, i parchi regionali di Gallipoli e del Materano, e 7 riserve naturali.

Si parte da Maratea, sul Tirreno, con le sue acque cristalline e i paesaggi mozzafiato.

Lasciato il mare alle spalle, in una ventina di minuti sarete a Trecchina, un minuscolo paesino ombreggiato da giganteschi castagni, una vera e propria tavolozza dei colori tipici lucani.

Proseguendo verso l’entroterra, arriverete a Laurìa, il centro lucano più grande del versante tirrenico. Il paese è diviso in due rioni, il superiore (Castello), e l’inferiore (Borgo). Con le casette strette le une alle altre, arroccate sulle montagne, Lauria vi offrirà scorci pittoreschi a volontà. Nei suoi dintorni troverete il massiccio del Sirino, la cui vetta più alta, il monte Papa, raggiunge i duemila metri ed è innevata per gran parte dell’anno.

Scendendo verso sud, troviamo Castelluccio Inferiore, situato nel Parco Nazionale del Pollino. Nel paese si respira un’atmosfera tipicamente medievale data dai piccoli vicoli, gli archi e le case in pietra e il capolavoro barocco della Chiesa di San Nicola. Qualora vi venisse voglia di esplorare il versante lucano del Parco, prendete come riferimento una di queste quattro valli: Mercure, Frido, Sarmento, Sinni.
Se avrete la pazienza di salire sulle cime dei monti più alti, potrete scorgere il Tirreno a ovest, lo Ionio a est e, con un po’ di fortuna, le rarissime aquile reali.

Seguite la valle del fiume Sinni e arriverete a Francavilla. La strada si snoda fra paesaggi incantevoli popolati di faggi, abeti e cerri. Per ammirare dall’alto il panorama della valle, raggiungete Piazza Gonfalone. Altri buoni punti di osservazione? La località Palladoro, le alture del monte Catarozzolo e quelle di Timpa Altosana.

Superato il Sinni, sarete a Chiaromonte: un piccolo paese diviso in una moltitudine di rioni e residenze gentilizie: Palazzo Dolcetti, Palazzo Donadio, Palazzo Lauria e Palazzo Di Giura, tra le più importanti. Dodici chilometri separano Chiaromonte da Senise. Il centro storico di Senise sorge ai piedi di un colle dominato dal castello medievale. Per arrivarci, attraversate i vicoletti del paese, gradinate e stradine pittoresche.

Ora, dalla provincia di Potenza passerete a quella di Matera: ci fermiamo ad Aliano, un paesino che sorge su un colle d’argilla, a guardia della Val d’Agri e del torrente Sauro.

A seguire, Guardia Perticara, il paese delle case in pietra, nonché uno dei Borghi più Belli d’Italia. Seguite le piccole scale che s’arrampicano fra i vicoli, fin sul castello del paese da cui potrete godere di una vista mozzafiato sulla valle del Sauro.

Proseguendo lungo il tragitto non può mancare una sosta a Craco, il paese fantasma. Evacuato negli anni Sessanta a seguito di una frana, il piccolo borgo si spopolò e oggi a possedere le chiavi della città è un pastore locale, che se avrete la fortuna di incontrare, chissà che non vi guidi a fare un giro del paese. Protagonista di numerosi set cinematografici: Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi (1978), Il sole anche di notte dei fratelli Taviani (1980), The Passion di Mel Gibson (2003) sono solo alcuni fra i tanti.

Con Tursi, piccolo borgo medievale, inizierete la discesa verso la costa ionica.

La penultima tappa del viaggio è Policoro, che si contende con Metaponto il primato di meta turistica più frequentata della costa ionica lucana. La cittadina sorge ai margini dell’antica Heraclea, antico centro della Magna Grecia. Per visitare i reperti dell’area, basterà recarvi presso il locale Museo Archeologico della Siritide.

Meno di cinque minuti di strada ed eccovi a Scanzano Jonico, ultima meta dell’itinerario coast to coast. Fra Policoro e Scanzano troverete lunghe spiagge sabbiose, acque purissime, e la settecentesca masseria fortificata di Recoleta.

Questo il classico itinerario, a cui, nel caso aveste tempo e voglia, vi consigliamo di aggiungere un’immancabile visita a Matera. Eletta capitale europea della cultura nel 2019, è un vero e proprio monumento a cielo aperto, i cui sassi sono stati dichiarati Patrimonio dell’Unesco. Passeggiare lungo le stradine bianche riarse dal sole, tra grotte scavate nel ventre della terra e chiese rupestri, vi riporterà indietro nel tempo e farà percepire quella nostalgia di cui parla Pascoli in uno dei suoi componimenti “Delle città dove sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia”.

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Mentre in Russia e in Francia si parla di politica interna ed estera, la Gran Bretagna chiude le porte alla Huawei e in Egitto, Sudan ed Etiopia continuano le controversie riguardo la Diga del Rinascimento. Da un lato, poi, c’è la Cina con un focus sull’e-Government e dall’altro c’è il Qatar con l’embargo aereo. Una vasta gamma di notizie che offrono una panoramica generale sul mondo.

EUROPA

In prima pagina, nel quotidiano spagnolo El País troviamo le ultime notizie inerenti ai nuovi casi di Coronavirus in Spagna. Quest’ultime non sono affatto rassicuranti, anzi, tutto il contrario: si registrano per il momento 390 nuovi casi nelle ultime 24 ore, il numero più alto dal 22 maggio. Il numero più cospicuo di essi si trova nella comunità autonoma di Aragón, con 160 casi. Solo nella comunità catalana si registrano 938 casi, anche se non tutti concentrati in un unico giorno. Una delle nuove misure per prevenire questa nuova risalita di contagi sarà l’obbligo della mascherina nei Paesi Baschi a partire da giovedì 16. Inoltre, la Commissione Europea ha suggerito alla Spagna di anticipare all’estate le vaccinazioni per l’influenza per evitare di far confondere i sintomi influenzali con quelli dei contagi di ritorno.

Anche El Mundo dedica un articolo a questo tema delicato e degno della massima attenzione. Infatti, gli esperti in pneumologia affermano che il Paese potrebbe dover affrontare una seconda ondata di contagi da Covid-19. A sostenere questa tesi, purtroppo, ci sono i dati offerti dal Ministero della Salute spagnolo, che riporta un aumento di 3.081 contagi dal 22 giugno al 5 luglio. Questo rapido ritorno del virus potrebbe essere attribuito a un nuovo ceppo del virus unitosi a quello già in circolazione, proveniente dall’America Latina, anche se al momento non ci sono prove scientifiche. Nonostante ciò, le autorità sanitarie affermano di essere di gran lunga più preparate rispetto al mese di marzo.

L.C, M.D.F. e I.V

In Francia, il 15 luglio il primo ministro Jean Castex ha conquistato l’ampia fiducia dei deputati illustrando nel dettaglio le linee principali della sua politica per la fine del mandato quinquennale di Macron. Come riportato da France24, il governo di Jean Castex ha a disposizione 600 giorni per attuare il piano di ripresa economica post-Covid-19, un piano da 100 miliardi di euro per «riconquistare la Francia». Il Primo Ministro ha presentato le principali linee di intervento per i prossimi due anni: occupazione, efficacia dell’azione pubblica, sovranità economica, transizione ecologica e protezione sociale.

S.C.

Il Belgio è stato coinvolto in un’importante operazione di polizia sul territorio internazionale. Mercoledì 15 luglio è stata smantellata una vasta rete di contraffazione di denaro legata alla Camorra, con l’arresto di 44 persone in Italia, tre in Francia e una in Belgio. Secondo quanto affermato da Le soir, l’operazione è stata coordinata dall’agenzia di polizia europea Europol, che ha ordinato il sequestro di 8 milioni di euro in contanti e altri 8 milioni in beni materiali. La stima dei danni è di 10 milioni di euro.

S.C.

In Svizzera, come riporta Le Matin, è stato assolto l’ex consigliere nazionale Yvan Perrin, precedentemente accusato di diffondere un’ideologia volta a denigrare i musulmani. Nell’aprile 2019, Perrin aveva condiviso su Facebook dei commenti di terze parti ritenuti discriminatori, ma secondo il giudice non è possibile attribuirgli tali dichiarazioni. Il procuratore, invece, ritiene che l’imputato, avendo condiviso commenti razzisti, sia colpevole quanto le terze parti di aver discriminato la comunità musulmana per l’affiliazione religiosa.

EA.V.

Per quanto riguarda l’aspetto sanitario, in Svizzera da diversi mesi ormai la mascherina è divenuta un accessorio abituale al quale non si può né si deve rinunciare. Con la diffusione della pandemia queste protezioni sono state via via imposte ovunque dalle autorità competenti. Secondo quanto riportato su Die Zeitperò, ad oggi le autorità sanitarie svizzere fanno un passo indietro nei confronti di un tipo di dispositivo troppo spesso utilizzato come valida alternativa alle mascherine chirurgiche: si tratta della visiera protettiva il cui uso, secondo la dottoressa del cantone dei Grigioni (il più esteso in Svizzera) non proteggerebbe dall’infezione da Covid-19. Un’analisi specifica dei casi e delle vie di trasmissione ha dimostrato come questi dispositivi in plastica, particolarmente comuni nel settore della ristorazione, non garantiscano in realtà un sistema di sicurezza affidabile. Secondo quanto si apprende dal sito web del cantone dei Grigioni, il numero delle persone positive e di quelle disposte in quarantena negli ultimi giorni ha subìto un incremento: domenica 12 luglio ben 136 persone risultavano in quarantena e 10 in completo isolamento. A tal proposito la dottoressa cantonale, Marina Jamnicki, sottolinea il falso senso di sicurezza veicolato dalle visiere e invita le aziende che finora se ne sono servite a rivedere le proprie misure di sicurezza.

In Svizzera dunque nessuna alternativa ammessa alle mascherine facciali. Tuttavia, l’efficacia delle visiere protettive è un tema controverso.

M.S., L.R.

Per quanto riguarda la Germania, invece, le mascherine facciali sono concesse in diversi Länder e ne sono esempio la Bassa Sassonia, la Renania-Palatinato e l’Assia. Tuttavia, in linea generale il Ministero federale della Salute fa riferimento a quanto dichiarato dal Robert Koch Institut, già il 13 maggio. Nella sezione relativa alle FAQ più frequenti, si legge infatti che solo coprendo adeguatamente il naso e la bocca si possono intercettare le goccioline infettive emesse parlando, tossendo o starnutendo e che nulla finora attesta un’efficacia equivalente nelle visiere. Alla luce di quanto emerso, anche l’Istituto federale per la Sicurezza e la Salute sul lavoro ha optato per delle contromisure e nelle settimane scorse ha sconsigliato l’uso delle visiere a tutti i lavoratori tedeschi. Secondo quanto riportato da Die Zeit le particelle aerosol contenenti agenti patogeni sarebbero in grado di circolare nell’aria e di entrare nella fessura tra il viso e la visiera. Malgrado l’OMS continui a sostenere che la trasmissione del virus sia dovuta principalmente all’azione di goccioline più grandi, bisogna riconoscere che gli aerosol nell’aria abbiano giocato un ruolo primario nella trasmissione del virus soprattutto in contesti medici. Le particelle sono talmente piccole da essere impercettibili, eppure percorrono distanze di molto superiori a 1,5 metri. Ecco perché sono 200 i ricercatori di ben 32 Paesi nel mondo che spingono per una revisione delle linee guida OMS in particolare per stabilire le corrette mascherine da indossare, la reale distanza da mantenere e invitare agli incontri all’aperto, di gran lunga meno inclini al contagio grazie alla dispersione di eventuali aerosol patogeni.

M.S., L.R.

Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko punta ad essere rieletto nelle elezioni del 9 agosto 2020. Questo per lui sarebbe il sesto mandato presidenziale: è presidente dal 1994 ed è da allora che ininterrottamente governa reprimendo qualunque tipo di dissenso.

A seguito dell’ultima campagna elettorale, finalizzata alle elezioni di agosto, sono scoppiate in Bielorussia delle violente proteste, paragonate in alcune interviste all’inizio della “Primavera Araba”.

L’inasprirsi del clima di tensione è dovuto anche alla cattura di uno degli avversari politici più minacciosi per Lukashenko, Viktor Babariko. Secondo alcuni sondaggi infatti, Babariko, ex presidente della Belgazprombank, sarebbe stato il leader indiscusso nelle elezioni di agosto. Babariko è stato accusato di evasione fiscale e riciclaggio di denaro.

Le dimostrazioni di protesta non si concentrano unicamente a Minsk, bensì in tutto il paese, coprendo una vastissima area geografica e coinvolgendo anche i cittadini bielorussi residenti all’estero. Nel week end di due settimane fa, infatti, si sono svolte azioni di protesta contemporaneamente in 50 città di tutto il mondo e in circa 30 paesi.

Il presidente in carica, nel frattempo, si è rifiutato di pronunciare discorsi elettorali alla radio e in televisione a seguito delle proteste.

Sul fronte della politica estera invece, la Russia mostra la sua disapprovazione nei confronti dell’iniziativa degli Stati Uniti di spostare le basi nucleari dalla Germania alla Polonia.

Il vicecapo del ministero degli Esteri russo, Aleksander Grushko ha dichiarato che in caso di trasferimento di tali armamenti, “cesserà di esistere il patto Russia-Nato”, per il quale i paesi coinvolti si impegnano rigidamente a non modificare la costruzione e la geografia del posizionamento di armi nucleari e le relative infrastrutture. Egli ha affermato, inoltre, che al momento non è ancora stato ancora trovato un accordo e “bisogna tenere conto del modo sconsiderato ed egoista in cui operano gli Stati Uniti”, le cui azioni possono essere viste come un “tentativo di controllo”.

Alla fine di giugno, poi, all’annuncio del leader americano Donald Trump di voler trasferire parte delle truppe dalla Germania alla Polonia, Grushko ha sottolineato che le autorità polacche devono essere consapevoli dei costi che comporta uno schieramento in prima linea. Queste notizie ci vengono riportate dall’agenzia di stampa RT.

Al Cremlino infatti, si valuta la possibilità di prendere misure di difesa e sicurezza, nel caso in cui la Polonia dovesse costituire una minaccia per la Russia. Come afferma il portavoce del Presidente russo, Dmitrij Peskov, “Di per sé, la Polonia difficilmente può rappresentare una minaccia per la Russia. Rappresenta una minaccia nel momento in cui presta il proprio territorio per le infrastrutture militari di paesi terzi o di un’alleanza come la NATO”.

S.N., D.S.

Questa settimana in Portogallo il primo ministro António Costa ha affermato che il Paese non sopporterebbe un altro periodo di quarantena a causa del Covid-19 e che bisogna iniziare ad organizzarsi in vista dell’inverno, come riferisce Lusa. Inoltre, ha sottolineato la necessità di far funzionare i servizi anche in condizioni avverse, come quelle presentatesi a marzo, tramite le regole di igiene e la riorganizzazione di servizi e imprese stabilite durante questo periodo, sfruttando anche i fondi europei per sostenere l’economia. Al momento, nel Paese il numero di casi si è stabilizzato ed è diminuito anche nella periferia di Lisbona ma non nella città, dove solo dal 4 luglio si contano 493 nuovi casi, come si legge in Sapo.

D.F.

La Gran Bretagna chiude le porte a Huawei: entro il 2027 l’equipaggiamento del colosso cinese delle TCL (Telecomunicazioni) sarà escluso dalla sua rete 5G.

Dopo l’annuncio, riportato da The Guardian, la portavoce del ministero degli esteri, Hua Chunying, ha detto che la Cina prenderà una serie di misure per difendere i diritti e gli interessi delle imprese cinesi.

Come si legge sull’Evening Standard Liu Xiaoming, ambasciatore della Cina nel Regno Unito, ha dichiarato che la decisione della Gran Bretagna di vietare a Huawei di vendere nuove apparecchiature per le telecomunicazioni 5G a partire dalla fine dell’anno, ha “seriamente” danneggiato la fiducia tra i governi e le imprese dei due Paesi e ha twittato martedì che la decisione è stata “deludente e sbagliata”.

Pechino non ci sta e accusa il primo ministro britannico di aver trasformato la Gran Bretagna nel burattino degli Stati Uniti, ma, come riporta il Financial Times secondo l’editore del Global Times, Hu Xijin, nulla è ancora certo poiché  le condizioni politiche potrebbero cambiare prima del 2027.

Secondo Irish Timesin Irlanda i pub rimarranno chiusi fino al 10 agosto. Si prevede che i ministri ritarderanno i piani per la riapertura a partire dalla prossima settimana a causa delle preoccupazioni sul numero dei giovani che hanno contratto il Covid-19. Anche le mascherine saranno rese obbligatorie nei negozi dopo la riunione di gabinetto di mercoledì sera.

Come riporta l’Irish Times Il direttore sanitario dello Stato, il dottor Ronan Glynn, ha avvertito che la pandemia “non è finita”, che sta accelerando a livello globale e che il numero di riproduzione del coronavirus (R) è tra 1,2 e 1,8.

S.C., S.P.

AFRICA

Il giornale Lusa ha reso noto che Capo Verde ha raggiunto attualmente una somma di debito pubblico pari a 742,5 milioni di euro (82.097 scudi capoverdiani), equivalente al 45% del PIL stimato per quest’anno, un nuovo picco storico dovuto anche alla crisi economica e sanitaria del primo trimestre. Il vice primo ministro di Capo Verde Olavo Correia, che è anche ministro della finanza, ha annunciato la necessità di investimenti di 5 milioni di euro in fondi di stato e collaborazioni con investitori locali e stranieri per poter raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’arcipelago entro il 2030, riferisce ancora Lusa.

D.F.

In Angola, come mostra il giornale Jornal de Angola, i decessi a causa della malaria sono scesi rispetto al primo semestre del 2019. Ad esempio, nella provincia di Cuanza-Sul, sono stati registrati 341.266 casi di malaria, 13.515 in meno rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda i decessi, ce ne sono stati 15 in meno (totali 426). Probabilmente la diminuzione dei casi si deve alla distribuzione di zanzariere e alle misure di prevenzione. Purtroppo, però, i casi di malattie respiratorie e malattie diarroiche sono aumentati rispetto al 2019.

M.P.

In Benin,secondo quanto riportato da Africanews, l’alta Autorità dell’audiovisivo e della comunicazione (HAAC) ha dichiarato ad inizio luglio di aver scoperto la creazione di media non autorizzati. Di conseguenza, l’HAAC ha ordinato la chiusura dei siti d’informazione, anche se rimane poco chiaro il vero motivo della nuova misura. Infatti, alcuni giornalisti sospettano che il presidente Patrice Talon voglia limitare la libertà di parola e mettere a tacere i media online. Nel 2018 sono già stati perseguiti vari giornalisti grazie all’applicazione del Codice digitale, il quale criminalizza i reati di stampa online.

EA.V.

Continuano le controversie tra Egitto, Sudan ed Etiopia concernenti il riempimento della Diga del Rinascimento.  Il ministero degli Esteri egiziano ha infatti chiesto al Governo etiope di fornire urgenti chiarimenti sulla validità di ciò che è stato diffuso riguardo all’inizio del riempimento della diga.

La richiesta egiziana arriva dopo che il Ministro dell’irrigazione etiope, Selicie Bekele, ha annunciato l’avvio del processo di mobilitazione della diga, nonostante l’accordo tra Egitto e Sudan fosse bloccato a causa dei timori del suo impatto sul territorio dei due Paesi, come riportato da Sky News Arabic.

L’autorità ha confermato che l’annuncio del Ministro etiope “è solo una continuazione dei negoziati” sulla diga del Rinascimento e che i colloqui sulla diga proseguiranno e il riempimento della diga sarà conforme con il piano di costruzione predefinito.

S.H.

MEDIO ORIENTE

La Corte internazionale di giustizia, meglio nota come International Court of Justice, si è pronunciata a favore del Qatar nella sua disputa con i Paesi del Golfo, che hanno imposto un embargo aereo su di esso, accusandolo di sostenere gli estremisti islamici e l’Iran.

Nel giugno 2017, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain e l’Egitto hanno infatti reciso tutti i legami con il Qatar, accusandolo di “finanziare il terrorismo” e sostenere l’Iran.

L’ICJ ha appoggiato il Qatar nella disputa con i quattro Paesi vicini che hanno imposto un blocco

aereo contro Doha più di tre anni fa, con l’accusa di sostenere il movimento politico islamista dei Fratelli Musulmani. La decisione del tribunale si occupa di un elemento chiave nella disputa scoppiata tre anni fa tra il Qatar e i quattro Paesi.

I giudici della Corte, infatti, hanno respinto “all’unanimità” l’appello dei quattro Paesi in una decisione emessa dall’ICAO nel 2018 a favore del Qatar, come riportato da France 24 Arabic.

È prevista una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere delle minacce poste da una petroliera arrugginita posizionata nelle acque del Mar Rosso,al largo della costa yemenita.

La nave FSO trasporta a bordo più di un milione di barili di greggio e gli esperti avvertono sul rischio di possibile catastrofe ambientale in caso di incidente della nave.

La petroliera è infatti senza manutenzione da quando è scoppiata la devastante guerra civile nello Yemen cinque anni fa.

Il gruppo Houthi ha accettato di consentire a una squadra delle Nazioni Unite di salire a bordo della nave. Recentemente l’acqua è entrata nella sala macchine dell’autocisterna, aumentando il rischio di affondamento o esplosione, come riportato dalla BBC Arabic.

Oltre al suo impatto devastante sulla vita marina nel Mar Rosso, la diffusione di una chiazza di petrolio nella zona distruggerebbe il sostentamento di molti i cui affari dipendono dalla pesca.

La Green Dream Society yemenita ritiene che oltre 126.000 persone che lavorano nel settore della pesca potrebbero infatti perdere il lavoro.

S.H.

AMERICA

Mentre continua la pandemia da coronavirus, negli Stati Uniti Antony Fauci, il più grande esperto americano di malattie infettive, si trova al centro di un’azione diffamatoria nei suoi confronti.

Secondo CNN, il dottor Fauci si dichiara “apolitico”, affermando di essere sul filo di un rasoio mentre l’amministrazione cerca di metterlo contro Trump.

Queste dichiarazioni arrivano dopo che Peter Navarro, consulente commerciale della Casa Bianca, ha attaccato il dottore su un articolo pubblicitario, come riportato da CBS News.

Nonostante le varie critiche di alcuni funzionari, Trump ha affermato di avere un ottimo rapporto con Fauci e quest’ultimo definisce i tentativi della Casa Bianca di screditarlo come una mossa che danneggerebbe soltanto il Presidente, come si legge su Fox News.

S.C, S.P

In Canada, terminato il lockdown, i tempi di attesa nei reparti di pronto soccorso del Québec hanno ripreso ad aumentare. Come riportato dal Journal de Québec, il numero di utenti dei pronti soccorsi varia di giorno in giorno e di ora in ora. L’Associazione canadese dei medici di pronto soccorso (Canadian Association of Emergency Physicians) ha l’obiettivo di portare la durata media di permanenza nei reparti di emergenza ad un massimo di otto ore. Le soluzioni per contribuire a ridurre il traffico nei pronti soccorsi includono il miglioramento dell’assistenza domiciliare e la dimissione dei pazienti che non hanno più bisogno di cure intensive in ospedale.

S.C.

L’area del centro e del sud America si rivela essere la più colpita, dopo USA e Canada, dalla diffusione del Covid-19 visto il rapido propagarsi del virus che fa registrare nuovi e numerosi contagi.

In Bolivia, come si legge in un articolo della BBC, anche la presidente ad interim Jeanine Áñez è risultata positiva al test andando così ad aggiungersi agli oltre 48mila contagiati dal coronavirus: ha dichiarato di essere in buone condizioni di salute, ma dovrà rispettare ugualmente l’isolamento di 14 giorni.

Secondo un altro articolo della BBC, Panama risulta essere uno dei Paesi che ha fatto rilevare il maggior numero di casi di Covid-19 rispetto al numero di abitanti: su appena 4 milioni di cittadini, le persone risultate positive superano i 41mila; tale dato ha subìto una crescita esponenziale nelle ultime settimane in seguito alla riapertura delle attività e dei centri posti in lock-down.

Intanto l’ONU, come riportato da El País, avverte i governi di tutti i Paesi latino-americani di non sottovalutare l’impatto che il virus sta avendo nell’aggravare i problemi della malnutrizione e della denutrizione, che affliggono già da tempo vaste aree dell’intera regione geografica.

In base ad alcuni studi si stima che non solo non verranno perseguiti gli obiettivi del progetto Objetivo de Desarrollo Sostenible, il cui programma prevedeva la riduzione della crisi alimentare in tutti gli Stati coinvolti, ma che ci saranno 20 milioni di persone in più a patire la fame, raggiungendo, entro il 2030, un totale di 67 milioni.

L.C, M.D.F. e I.V

Il giornale UOL riporta che in Brasile il governo ha presentato la richiesta per entrare a far parte del programma mondiale, ancora in elaborazione, “COVAX Facility” per la distribuzione del vaccino contro il Covid-19. Dopo varie settimane, in cui anche il governo stesso esitava, il Brasile è entrato a far parte dell’iniziativa ma non verrà trattato come gli altri Paesi più poveri che hanno presentato la richiesta. Per questo, nonostante sia stato garantito che tutti riceveranno il giusto quantitativo di vaccino, il Brasile dovrà farsi carico dei costi per ottenerlo. L’obiettivo del COVAX è fornire 2 miliardi di dosi, dopo naturalmente aver passato i criteri di sicurezza dell’OMS, entro la fine del 2021. I primi a beneficiarne saranno coloro che svolgono professioni sanitarie, per poi coprire il 20% della popolazione dei Paesi partecipanti. Le altre dosi saranno fornite in base alle necessità dei Paesi e alla minaccia che il Covid rappresenta.

M.P

ASIA

L’Amministrazione digitale o e-government è il sistema di gestione digitalizzata della pubblica amministrazione, che consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi informatici, grazie all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in modo tale da ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini ed imprese) servizi più rapidi e innovativi, come ad esempio i siti web delle amministrazioni interessate.

In Cina, come riportato dal Global Times, l’esperienza e-government di Shanghai è stata inclusa nell’indagine sulle e-government delle Nazioni Unite del 2020, presentata di recente come caso esemplare, la città è stata anche classificata al nono posto tra i 100 comuni di tutto il mondo in termini di indice del servizio online locale.

Il portale del servizio dati governativo di Shanghai è uno dei progetti locali della città che ha “avuto più successo” nel fornire servizi pubblici online-offline completi, secondo il sondaggio delle Nazioni Unite.

Oltre ai residenti e alle imprese locali della città, anche le imprese straniere possono beneficiare dei servizi.

“Il portale fornisce servizi a tutti i tipi di società, comprese le multinazionali”, ha detto Zhu Junwei, vicedirettore del fornitore del Municipal Big Data Center, aggiungendo che la piattaforma stabilisce una sezione integrata speciale in inglese per aiutare le ditte straniere a comprendere meglio i servizi offerti.

“I nostri dipartimenti amministrativi e delle risorse umane utilizzano questa piattaforma” ha detto al Global Times mercoledì un dipendente della società olandese AkzoNobel, con sede in Cina, a Shanghai, rilevando che il sistema migliora l’efficienza nella gestione di alcuni compiti come l’annuale ispezione commerciale e la gestione della sicurezza sociale dei dipendenti.

Le Nazioni Unite analizzano oltre 190 paesi e regioni in tutto il mondo in relazione ai servizi di e-government.

L’indagine condotta ha mostrato che la Cina è leader di livello mondiale nell’uso del digitale e che i servizi offerti non solo sviluppano l’ambiente imprenditoriale locale e migliorano la qualità della vita dei residenti, ma che il sistema è davvero facilissimo da utilizzare e include tutte le cose necessarie a un’azienda per potersi sviluppare e espandere, come ad esempio la possibilità di gestire i permessi di lavoro e i permessi di soggiorno per i membri chiave del personale straniero.

Shanghai rappresenta un modello da seguire, poiché offre riferimenti sia ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo che stanno cercando di integrare i loro servizi online e offline.

G.R.

OCEANIA

Recentemente in Australia si è verificato un grave episodio di violenza. La notizia, apparsa sull’articolo di 9News, riguarda una donna presumibilmente accoltellata più volte da un uomo in un parco a nord-ovest di Melbourne.

La donna è stata trasportata in ospedale in condizioni critiche mentre l’uomo è stato freddato dalla polizia, nel tentativo di fermare l’aggressione ancora in atto, secondo Abc News.

Come si legge sull’articolo pubblicato su The Australian, il coinvolgimento dei poliziotti nella sparatoria porterà ad un’indagine degli investigatori della squadra omicidi per far luce sull’accaduto.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:

Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#LUXURYMOMENTS: #LUXURYJUICE

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Ph: Pietro Piacenti Photography
Model: Veera Kinnunen in A’BIDDIKKIA

LITTLE BLACK DRESS: l’abito per eccellenza

Il celebre tubino nero nasce un secolo fa, negli anni 20: non aveva segni in vita ed era spesso arricchito da polsini e colletti bianchi o abbinato a cappellini a campana. Oggi, esattamente cento anni dopo, diventa un capo evergreen del guardaroba femminile e può essere indossato in tanti modi diversi e non deve per forza essere messo in contesti eleganti. Il tubino nero è uno dei capi più versatili e sempre alla moda.

Percorriamo un po’ di storia su questo capo icona. Chi l’ha inventato?  Chi l’ha portato in auge?

Little black dress diventa il classico dei classici, e non poteva che inventarlo lei, Gabrielle Chanel, la bambina che cuciva gli abiti delle bambole solo in bianco e nero perché erano gli unici colori che aveva a disposizione, dal momento che erano scampoli degli abiti delle suore da cui è stata cresciuta.

Coco Chanel lo ha reso un capo facile da portare, semplice, completamente diverso rispetto a quelli che andavano di moda all’epoca. Il buon gusto nel vestire era per Coco qualcosa di innato e l’eleganza scaturiva dalla semplicità. Il suo consiglio: “Prima di uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa”… “Se dentro al vestito non c’è una donna, una vera donna, allora il vestito è inutile, qualunque esso sia”.

Ma il tubino più famoso della storia del cinema è sicuramente quello indossato da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”, abbinato ad occhialoni neri, ad un bocchino e ad una cascata di gemme al collo. Quel tubino, disegnato da Hubert De Givenchy, ha segnato l’inizio di un’era in cui, con mille rivisitazioni, questo capo è diventato un vero e proprio must.

Molti stilisti famosi lo hanno ridisegnato, dalle versioni molto eleganti a quelle più sportive, presentato in sfilata e indossato con lo stiletto, con le ballerine o con le stringate. Il tubino nero racchiude classe, rigore, purezza e fantasia. La petite robe noire diventa un capo eterno ed è stato indossato da molte celebrità e personaggi del jet set come Catherine Deneuve, Jacqueline Kennedy, Lady D, Letizia di Spagna, Kate Moss, Naomi Campbell e in versione più provocante da Sabrina Ferilli e da Belen Rodriguez invece Elizabeth Hurley sceglie la versione tubino nero punk creato da Versace.

Maria Christina Rigano

PH BY FRANCESCA SANTOPADRE

#ATUTTOMONDO

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La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Le notizie corrono, il mondo non si ferma mai e con esso la nostra rassegna.

La nuova divisione per aree geografiche orienta il lettore in un ampio spettro di notizie riguardo gli avvenimenti di maggior rilievo a livello mondiale, facendosi portavoce dei principali quotidiani stranieri.

EUROPA

In Russia si acuisce la crisi diplomatica con la Repubblica Ceca: il Ministero degli Esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov ha reagito alla decisione della Repubblica Ceca di espellere due diplomatici russi. Il motivo dell’espulsione era stato, come riporta il settimanale Argumenti i Fakti il presunto trasporto da parte dei diplomatici russi a Praga di ricina, un potente veleno in grado di bloccare la riproduzione ribosomiale dell’organismo. A seguito dell’espulsione avvenuta all’inizio di giugno, il Ministero degli Affari Esteri, che ha la propria sede a Mosca, ha dichiarato due dipendenti dell’Ambasciata della Repubblica Ceca “persone non gradite” e chiesto loro di lasciare il territorio russo insieme alle loro famiglie entro il 17 giugno, come riporta il sito ufficiale del Ministero degli Affari Esteri.

Il provvedimento, in conformità con quanto previsto dall’Articolo 9 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, è una risposta speculare all’azione provocatoria e ostile di Praga. L’atto di espulsione, infatti, appare essere immotivato, come confermato anche dalle autorità ceche.

Per quanto riguarda la situazione interna del paese, invece, il primo ministro della Federazione Russa, Michail Mishustin, ha dichiarato che verrà aumentato il numero di test effettuati ogni settimana. Come emerge dal notiziario Russia Today, in media vengono condotti circa 300 mila test al giorno. Mishustin sottolinea l’importanza dei test dal punto di vista del monitoraggio e della prevenzione della malattia, in modo tale da ridurre il numero dei pazienti gravi aggiungendo, infine, che molti paesi in Europa hanno già adottato questa linea d’azione. Coloro che vengono dimessi dall’ospedale sono sempre di più, 4489, e coloro che guariscono dal Covid-19 sono più di 284 mila.

Inoltre sul sito di Russia Today in un’intervista di Radio Sputnik vengono riportati importanti dichiarazioni in merito alle conseguenze del coronavirus sul nostro organismo. Infatti, lo pneumologo Aleksander Karabinenko, insignito del titolo di medico della Federazione Russa, sostiene la possibilità che dopo la guarigione dalla malattia possa insorgere la fibrosi polmonare, ciò vuol dire che se l’infiammazione da polmonite interstiziale persiste per lungo tempo (è noto che il decorso della malattia sia molto lento) può formarsi tessuto cicatriziale (fibrosi), che sostituisce quello polmonare. Con la distruzione progressiva degli alveoli, cisti con pareti spesse sostituiscono gli alveoli. Tutto ciò determina una riduzione della capacità di trasferire ossigeno al sangue e l’irrigidimento e costrizione dei polmoni con conseguente dispnea e tosse.

S.N, D.S

La Spagna attualmente sta passando per un graduale ritorno alla normalità dopo essere stata messa in ginocchio dalla violenza del Covid. Al momento, i due problemi principali sono collegati tra loro, in quanto si tratta di mantenere la coesione politica tra i maggiori partiti al fine di ottenere i fondi economici dall’Unione Europea per la ripresa del paese. Questo compito non è facile per la Spagna, dove, già dall’inizio del mandato Sánchez, si manifestarono molte frammentazioni politiche. Tuttavia, data la delicatezza della situazione attuale, l’unione è più importante che mai. Per questo, dopo l’incontro con i Presidenti delle regioni autonome il Primo Ministro ha esortato al “patriottismo”, come riporta El País, alludendo alla richiesta di sostegno da parte dei partiti Unidos podemos, PNV (Partito Nazionale Basco), Más País, Compromís e ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna), sostenendo che solo in questo modo sarà possibile creare una legge di bilancio per il 2021 che possa trarre i massimi benefici per la ricostruzione post Covid-19. Un altro segno di apertura e di disponibilità al dialogo è stato l’annuncio di una conferenza a fine luglio con i Presidenti delle comunità autonome per poter creare delle alleanze tra imprese e lavoratori con lo stesso obiettivo: ripartire tutti insieme.

Un’ulteriore notizia importante riguarda l’annuncio di due piani speciali per risollevare due settori quali l’industria automobilistica, con un fondo di 3 milioni di euro, e il turismo, anticipando l’apertura alle frontiere internazionali al 21 giugno.

L.C, M.D.F. e I.V

In Portogallo sono stati arrestati 27 uomini per reati di discriminazione razziale e con accuse di tentati omicidi. I soggetti, sottoposti a giudizio, facevano parte di un gruppo che esaltava la “superiorità della razza bianca” ed erano in possesso di armi illegali e droghe, come riporta Público.

Inoltre, il comitato portoghese per i rifugiati sporgerà denuncia per atti di vandalismo data la presenza di diverse scritte razziste e xenofobe sui muri di Lisbona, come ad esempio su uno degli edifici dello stesso comitato per rifugiati e in una scuola secondaria. Al contrario, a seguito delle manifestazioni antirazziste, a Lisbona era stata tinta di rosso con la scritta “decolonizza”, e successivamente ripulita, la statua di Padre António Vieira, missionario portoghese in Brasile che aveva difeso i diritti degli indigeni nel XVII secolo. La Camera Municipale di Lisbona ha dichiarato inammissibili gli atti di vandalismo contro il patrimonio della città.

D.F.

Secondo il giornale Tagesschau.de e come riportato anche su T-online.de viaggiare in treno diventerà ancora più economico. In Germania, come conseguenza della riduzione dell’IVA anche i prezzi dei biglietti ferroviari diminuiscono. Il governo federale tedesco sta pianificando un pacchetto di salvataggio per il gruppo ferroviario nazionale Deutsche Bahn che prevede un’iniezione di diversi miliardi di euro. La riduzione dell’IVA comincia a mostrare i primi frutti: la Deutsche Bahn infatti prevede di abbassare il prezzo dei biglietti a partire dal 1° luglio. In particolare, i biglietti a lunga percorrenza godranno di una riduzione dell’1,9%.

«Estenderemo la riduzione dell’IVA ai nostri clienti» – così dichiara Berthold Huber, CEO di DB Verkehr alla dpa. Questo, vale per tutti i biglietti con tariffa agevolata, promozionale e tariffa Flex, compresi gli abbonamenti per i mezzi. Poi toccherà ai prezzi dei biglietti per il trasporto regionale, anche se non è ancora certo quando. In questo senso, sono in corso colloqui con le altre parti coinvolte nel settore, come le associazioni di trasporto, gli operatori ferroviari e gli enti responsabili del trasporto locale.

Sempre T-online.de riferisce che già all’inizio dell’anno, la società ferroviaria aveva provveduto ad abbassare le tariffe interurbane, per la prima volta dopo il 2002. Durante la crisi coronavirus, il numero di passeggeri è inevitabilmente crollato: secondo le stime del governo tedesco, nel momento peggiore della crisi sanitaria, Deutsche Bahn ha registrato cali fino all’85% sul numero dei passeggeri. Per i viaggi di lunga tratta, la DB ha ripreso le linee turistiche ICE e IC. Secondo quanto annunciato dal capo dei trasporti a lunga distanza DB Michael Peterson, entro la fine di giugno riprenderà il trasporto internazionale verso tutti i paesi accessibili. Ma c’è di più: oltre al ripristino dei collegamenti internazionali già attivi prima della chiusura dei confini, le ferrovie ampliano la loro offerta turistica. Dal 16 giugno sarà attivato un nuovo collegamento diretto da Berlino che fermerà a Dresda, Praga e Vienna con capolinea a Graz e dal 27 giugno un collegamento ICE tra Berlino e Innsbruck.

Secondo le ordinanze del governo federale e di tutti i Länder, naturalmente rimane l’obbligo di indossare dispositivi di protezione individuale sui trasporti pubblici e nelle stazioni ferroviarie. Tuttavia, c’è chi si preoccupa dell’impatto ambientale di questi articoli fondamentali nella lotta al virus. Nell’articolo del 14 giugno 2020 il giornale Zeit.de riferisce che il ministro federale dei trasporti Andreas Scheuer (CSU) sta studiando un piano per lo smaltimento e il riciclaggio di tutti quei milioni di mascherine che giornalmente vengono usate e gettate via. «Non è accettabile questo consumo, comunque rappresentano dei rifiuti pericolosi» – ha dichiarato Scheuer al giornale Bild am Sonntag, «questi piani per uno smaltimento ecocompatibile potrebbero rappresentare un modello da attuare anche in altri settori: negli aeroporti, nelle stazioni degli autobus, anzi sono da pensare in generale».

L.R, M.S

In Inghilterra, durante le varie manifestazioni di protesta “Black Lives Matter” alcuni cittadini britannici hanno imbrattato di vernice la statua di Winston Churchill a Londra, cancellandone il cognome e scrivendo la frase “era un razzista”. Il primo ministro inglese Boris Johnson ha condannato pubblicamente questi atti vandalici, ricordando che Churchill ha sempre combattuto ogni forma di fascismo e razzismo.

La statua del celebre politico inglese potrebbe essere spostata all’interno di un museo per impedire nuovi atti vandalici, come ha dichiarato alla BBC la nipote Emma Soames.

S.C, S.P

In Francia i cittadini hanno un forte bisogno di stabilità e trasparenza. Perciò, domenica 14 giugno, il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, rivolgendosi ai francesi in diretta TV, ha dichiarato che il Paese torna ad essere “zona verde”. Come riportato dal quotidiano Le Monde, il Presidente ha annunciato la “prima vittoria” contro l’epidemia di Covid-19 e la riapertura di tutte le attività di ristorazione e di hôtellerie. Inoltre, dal 22 giugno riapriranno tutte le scuole, con “frequenza obbligatoria” degli alunni.

Anche il Belgio necessita di provvedimenti validi per contenere la crisi dovuta alla pandemia.Così, il Piano federale di protezione sociale ed economica ha adottato nuove misure. Come affermato dal quotidiano La Libre Belgique, sono stati presi numerosi provvedimenti al fine di proteggere e sostenere gli investimenti e l’organizzazione del lavoro. Tra le nuove manovre spiccano l’aumento temporaneo dal 50 al 100% della deducibilità dei costi per l’organizzazione di eventi e le attività di ristorazione e l’introduzione di un nuovo tipo di disoccupazione ad hoc legato alla pandemia, permettendo così la transizione dalla disoccupazione temporanea per cause di forza maggiore alla classica disoccupazione economica.

La lotta al Coronavirus non si ferma, così come il progresso sociale: la Svizzera raggiunge un traguardo storico con l’approvazione del matrimonio omosessuale. Come riportato dal sito di informazione Swissinfo, Il Consiglio nazionale ha approvato il progetto di legge per un “matrimonio civile per tutti”. La proposta di legge non elimina ogni tipo di disuguaglianza, ma intende permettere alle coppie omosessuali di accedere alla naturalizzazione facilitata del congiunto, come già avviene per le coppie eterosessuali.

S.C, E.V

AFRICA

In Mozambico durante la Giornata Internazionale dell’Albinismo (13 giugno) viene ricordata la paura quotidiana dei cittadini albini di camminare per strada, essere attaccati, sequestrati o anche uccisi, perché vittime di credenze popolari oscure, nonostante la diminuzione dei casi in quest’ultimo anno, come riporta O País. Questo fenomeno è accentuato nelle province di Nampula e Cabo Delgado, a nord del Paese, dove continuano allo stesso tempo incursioni, uccisioni e incendi di villaggi da parte di gruppi di estremisti islamici. Nella stessa area alcuni genitori decidono di non mandare a scuola i figli data la presenza di casi di colera e la paura di trasmissione attraverso i libri e la mensa, come si legge sul Diário de Notícias.

D.F.

In Angola lo Stato ha deciso che chi è stato incarcerato o detenuto, verrà risarcito, come riporta il giornale Jornal de Angola. Il risarcimento è previsto anche per chi viene arrestato da chi non ha competenze in materia o per chi risulta essere innocente dopo essere stato accusato di un reato. La richiesta di risarcimento deve essere presentata entro un anno.

M.P.

Ogni anno numerosi pellegrini provenienti da diversi Paesi si recano alla Mecca per celebrare il ḥajj, il pellegrinaggio che costituisce il quinto pilastro dell’Islam nonché un atto obbligatorio per qualsiasi fedele di religione musulmana.

Secondo i dati ufficiali dell’Autorità Generale per le statistiche nel Regno dell’Arabia Saudita, il numero di pellegrini negli ultimi 10 anni ha raggiunto 23 milioni, di cui 2,4 milioni solo nel 2019.

Alla luce dei cambiamenti avvenuti in seguito alla diffusione del Covid-19 nel mondo, le autorità saudite non hanno ancora preso alcuna decisione ufficiale in merito alle modalità di svolgimento della cerimonia del ḥajj di quest’anno.

Mohammad Benten, ministro saudita del pellegrinaggio, aveva precedentemente sollecitato i Paesi di tutto il mondo a sospendere i preparativi del ḥajj fino a quando la situazione della pandemia non fosse diventata più chiara, basandosi sulla responsabilità del Regno di tutelare la salute di tutti i musulmani, come evidenziato dalla CNN Arabic.

Spostandoci verso la Tunisia, le autorità di Tunisi hanno chiuso Place du Bardo, la piazza su cui si affaccia il parlamento tunisino, per evitare un sit-in “autorizzato”. Il sit-in è stato indetto da un insieme di iniziative e partiti nazionali al fine di chiedere lo scioglimento del parlamento, la modifica della costituzione e le elezioni anticipate. Tra le richieste dei manifestanti, anche la creazione di un dialogo nazionale per la lotta contro la povertà e per l’impiego di disoccupati.

Molti partiti hanno preso parte alla manifestazione, tra questi il Movimento dei giovani tunisini, il Fronte di Salvezza Nazionale, il Movimento Bardo 2 e “Movimento 14 giugno”. Un membro di quest’ultimo, Maher Al-Khashnawi, ha annunciato a Sky News Arabia che, nonostante il sit-in avesse ottenuto l’autorizzazione, la piazza è stata interamente bloccata in tutti i punti di accesso, descrivendo la questione come uno “scandalo politico”.

In Etiopia, invece, dopo lunghi mesi di negoziati, il Governo ha annunciato che rispetterà qualsiasi accordo concluso con l’Egitto e il Sudan per riempire la cosiddetta “Diga del Rinascimento”.

Secondo quanto riportato da Sky News Arabia il Ministero dell’Irrigazione etiope ha dichiarato che “l’accordo che cerchiamo di concludere si baserà solo sui principi della dichiarazione firmata nel marzo 2015”, e ha così sottolineato che Addis Abeba “rifiuta di sottomettersi a vecchi trattati risalenti all’epoca coloniale di cui non faceva parte”.

Fonti vicine alle riunioni condotte hanno affermato che il corso di questo ciclo di negoziati sarà valutato nei prossimi giorni. Si tratta della quinta serie di negoziati tra i tre Ministri dell’Irrigazione, che seguono quelli interrotti in seguito al rifiuto dell’Etiopia di continuare a partecipare agli incontri. Con la mediazione degli Stati Uniti, la serie di negoziati ha quasi portato a un accordo che regola il riempimento e il funzionamento della Diga del Rinascimento e ne specifica inoltre modalità e meccanismi futuri.

S.H.

Come afferma il settimanale Jeune Afrique, l’Africa non riesce a contenere i contagi: l’OMS ha confermato il raddoppiamento del numero di casi di Covid-19 nel continente avvenuto negli ultimi 20 giorni. Allo stesso tempo, secondo quanto riportato dal medesimo giornale, durante questo difficile periodo di pandemia, il Ruanda, e con lui tutte le ex colonie francesi, ottengono una vittoria sia dal punto di vista giuridico che storico: l’apertura degli archivi del defunto presidente François Mitterrand sul Ruanda, da sempre al centro della controversia sul ruolo della Francia durante il genocidio.

S.C, E.V.

AMERICA

Negli Stati Uniti, mentre proseguono le proteste contro la brutalità della polizia e la disuguaglianza razziale, un ampio movimento mira a vandalizzare e/o rimuovere le statue dei proprietari di schiavi e dei colonizzatori. Una tra queste è quella di Cristoforo Colombo, per via del trattamento violento e dell’uccisione che riservava ai nativi americani. Sia il New York Times che la CBS News hanno riportato che le statue dell’esploratore genovese a Boston, in Minnesota e in Virginia sono state danneggiate e/o rimosse, e che gli atti vandalici sono avvenuti poiché i manifestanti, alimentati dalla rabbia per la morte di George Floyd, vedevano questi monumenti come simboli della supremazia bianca.

S.C, S.P

In Brasile, il Ministero della Famiglia, delle Donne e dei Diritti Umani nasconde l’esistenza di un documento, il quale fornisce la lista delle denunce sporte durante il 2019, ad agenti della polizia che avrebbero usato la violenza contro i civili. La notizia è riportata dal giornale Extra. I documenti degli anni precedenti mostrano come questi fenomeni di violenza da parte delle forze dell’ordine siano in forte crescita. Nel 2016 erano arrivate al governo 1009 denunce e nel 2017 la crescita era stata del 30%, con 1319 denunce totali. Lo stesso si verifica nel 2018: le denunce aumentano del 24% (1637 in totale). Il gesto del ministero è stato definito un attacco alla democrazia dal presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati Brasiliani. Infatti, ci si chiede se questo non sia un messaggio per invogliare le forze dell’ordine a usare la violenza. Il ministero ha risposto alle accuse dicendo che alcuni dati sembrano non corrispondere alla realtà, posticipandone la pubblicazione. Alla richiesta di una previsione più precisa sui tempi di pubblicazione, il ministero non ha risposto.

M.P

La Corporación Andina de Fomento (CAF) con sede a Caracas in Venezuela, sorta cinquant’anni fa per favorire lo sviluppo dei paesi del Sud America, si è rafforzata anno dopo anno facendo registrare notevoli miglioramenti nella vita di molti cittadini sudamericani grazie al finanziamento di alcuni progetti.

I buoni risultati ottenuti finora, secondo le dichiarazioni dell’amministratore delegato Luis Carranza Ugarte rilasciate a El País sono il frutto della collaborazione dei governi partecipanti – 19 Paesi in tutto, compresi gli Stati europei di Spagna e Portogallo – capaci di superare le divergenze politiche per il benessere dei propri cittadini.

“Partito con un capitale di 25 milioni di dollari investiti dai cinque Paesi fondatori Bolivia, Ecuador, Colombia, Perù e Venezuela”, prosegue Ugarte, “il CAF stima di raggiungere 13 miliardi di dollari entro la fine del 2020”.

Sono stati realizzati progetti atti al miglioramento delle strade e della mobilità urbana, alla sanificazione di zone in condizioni igienico-sanitarie precarie, al finanziamento di infrastrutture energetiche e all’educazione scolastica dei bambini.

Progetti futuri riguardano la lotta al contrabbando di confine in Messico che porterà benefici al turismo e alla produzione locale, l’agevolazione del passaggio delle merci dal Paraguay al Brasile e l’integrazione energetica di Panamá e Colombia.

L.C, M.D.F. e I.V

In Canada, CBS News riporta una situazione analoga a quella statunitense. Tra le statue danneggiate ci sono quella dell’esploratore inglese George Vancouver a Vancouver, e alcune delle famose figure in legno di John Hooper a New Brunswick. Kathy Hooper ha detto che è giunto il momento di portare le opere del marito in spazi chiusi poiché, anche se le figure in legno non sono destinate a durare per sempre, è necessario proteggerle dai vandali e dalle intemperie al fine di conservarle più a lungo.

Gli atti di vandalismo sono stati ampiamente criticati dai social media, per via del valore storico, artistico e culturale che queste posseggono. Anche la nipote dello scultore, Sarah Hooper, è intervenuta a riguardo con un post su Facebook descrivendo l’incidente come irrispettoso e sconsiderato.

S.C, S.P

ASIA

Il China’s Cultural Heritage Day (中国文化遗产日. pinyin: Zhōngguó wénhuà yíchǎn rì) ovvero la giornata dedicata al patrimonio culturale cinese, è un evento culturale che si svolge a giugno e che ha lo scopo di promuovere la cultura e sottolineare l’importanza di proteggere il patrimonio culturale del paese.

A seguito della Rivoluzione Culturale, (文化大革命, pinyin: Wénhuà dàgémìng), periodo fortemente caratterizzato da scontri e violenza di massa, il popolo cinese chiedeva a gran voce una rivitalizzazione del nazionalismo e della morale cinese; così il Consiglio di Stato ha deciso di proclamare questa giornata, avanzando richieste specifiche sulla protezione del patrimonio culturale materiale e immateriale della Cina.

Quest’anno, come riportato dal quotidiano cinese Huánqiú Shíbào (Global Times), si svolgeranno più di 4.600 eventi culturali online e offline in tutta la Cina, per celebrare la quarta giornata dedicata al patrimonio culturale della Cina, con la città di Guilin (桂林) nella regione autonoma del Guangxi (廣西) come sede principale dell’evento.

Liu Yuzhu, capo della National Cultural Heritage Administration (国家文物局; pinyin: Guójiā Wénwù Jú) ha dichiarato, in merito all’evento che la Cina ha attualmente 767.000 reperti culturali immobili e 108 milioni di pezzi di beni culturali di proprietà statale mobili.

Durante il periodo del coronavirus, l’industria museale nazionale ha prestato particolare attenzione alle misure di prevenzione e controllo nei musei e l’NCHA ha lanciato oltre 2.000 mostre online, che hanno attirato oltre 5 miliardi di visitatori virtuali.

Una mostra sul personale medico che combatte l’epidemia di Covid-19 ha debuttato al Museo Guilin.

I medici che si trovavano a Wuhan durante l’epidemia hanno donato al Museo i loro DPI (dispositivi di protezione individuale), un modulo di domanda per una richiesta di aiuto ai pazienti nell’unità di terapia intensiva e una foto del loro certificato d’onore e della medaglia commemorativa, nonché alcuni video.

Oltre agli eventi a Guilin, i 4.296 principali siti del patrimonio culturale della Cina e i 5.354 musei hanno lanciato varie attività tra cui alcuni seminari dedicati alla valorizzazione della cultura cinese.

Ad esempio, il Dipartimento provinciale per la cultura e il turismo del Sichuan, nella Cina sudoccidentale, ha lanciato una mostra online dal titolo The Beauty of Living Wealth of Sichuan”

(四川非遗之美. pinyin: Sìchuān fēi yí zhīměi) che presenta il patrimonio culturale immateriale della provincia del Sichuan.

Quasi 6.500 negozi online tra cui Alibaba, JD.com e Suning hanno aderito a una campagna commerciale per vendere oggetti rappresentativi della cultura cinese.

Liu Yuzhu ha aggiunto che le reliquie culturali della Cina hanno costruito un ponte per la comunicazione culturale con altri paesi e regioni del mondo, poiché più di 100 mostre di reliquie cinesi vengono organizzate all’estero e la Cina collabora attivamente con altri 24 paesi per realizzare diversi progetti archeologici.

La Cina prevede anche di inviare esperti per partecipare al restauro della cattedrale di Notre Dame devastata dal fuoco a Parigi, dimostrando la solidarietà del paese nei confronti dell’Europa.

G. R

OCEANIA

Anche in Australia e in Nuova Zelanda si sono perpetuati atti di vandalismo nei confronti di alcune statue, come accaduto anche in Inghilterra, in America e in Canada.

Nella città di Sidney ne sono state danneggiate due: entrambe raffiguravano l’esploratore James Cook al quale è stato “sfregiato” il volto con delle bombolette di vernice spray. La prima statua è collocata nell’Hyde Park di Sidney, mentre la seconda nei pressi della periferia di Randwick.

In Nuova Zelanda, le accuse per un atto molto simile di vandalismo sono contro una donna neozelandese che è stata accusata di aver deturpato una statua nella città di Auckland. Tuttavia, la polizia non ha ancora rivelato di quale statua si tratti.

In entrambi i Paesi, i governi stanno valutando l’introduzione di leggi più severe per prevenire nuovi atti vandalici.

S.C, S.P

Rassegna stampa a cura di:
Ariela Capuano (responsabile lingua inglese)
Salvina Calanducci e Simona Picci (lingua inglese)
Giulia Deiana (responsabile lingua francese)
Silvia Calbi e Elen’Alba Vitiello (lingua francese)
Alessandra Semeraro (responsabile lingua spagnola)
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi (lingua spagnola)
Veronica Battista (responsabile lingua portoghese)
Martina Pavone e Diana Fagiolo (lingua portoghese)
Silvia Santini (responsabile lingua tedesca)
Michela Sartarelli e Laura Razzini (lingua tedesca)
Clarissa Giacomini (responsabile lingua russa)
Silvia Noli, Diana Sandulli (lingua russa)
Sara Zuccante (responsabile lingua araba)
Samar Hassan (lingua araba)
Claudia Lorenti (responsabile lingua cinese & coordinatrice del progetto)
Gioia Ribeca (lingua cinese)

#ATUTTOMONDO

Pubblicato il

La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Sebbene l’emergenza Covid rappresenti ancora un tema di grande rilevanza e preoccupazione per il mondo intero, negli ultimi giorni un altro gravissimo avvenimento ha sconvolto gli equilibri (ed in certi casi anche le coscienze) di molti Paesi: George Floyd e il movimento #BlackLivesMatter.

Negli Stati Uniti, il 25 maggio la polizia di Minneapolis ha arrestato un uomo di colore di 46 anni di nome George Floyd, con l’accusa di aver comprato sigarette con una banconota da 20 dollari contraffatta.

Diciassette minuti dopo l’arrivo sulla scena della prima auto della polizia, Floyd era privo di sensi e bloccato sotto tre agenti, senza mostrare alcun segno di vita.

Grazie alla presenza di video di passanti e di telecamere di sicurezza, il New York Times ha ricostruito nel dettaglio i minuti che hanno portato alla morte dell’uomo, permettendo alla verità di venire a galla: gli agenti hanno compiuto una serie di azioni illecite, violando le politiche del Dipartimento di Polizia di Minneapolis, che hanno causato la morte dell’uomo.

Successivamente all’accaduto, si sono susseguite più di cinquecento proteste legate all’uccisione di George Floyd, in cui si chiede giustizia per la morte dell’uomo ma anche delle tante altre vittime di colore che, negli anni, hanno perso la vita ingiustamente. L’ondata di proteste porta avanti il motto “Black Lives Matter” che è diventato poi il nome stesso del movimento, non solo negli USA.

Sebbene la stragrande maggioranza delle proteste è stata pacifica, ci sono stati anche casi di sommosse, violenza e brutalità.

Le proteste hanno avuto luogo nelle principali città degli Stati Uniti, tra cui New York, Washington DC e Philadelphia. Alcune città hanno visto scene di saccheggi e incendi dolosi.

Le manifestazioni statunitensi hanno risuonato in tutto il mondo e molti sono stati i Paesi che hanno deciso di esprimere la propria solidarietà.

In Australia,le protestehanno avuto inizio sabato scorso e si sono svolte a Sydney, Adelaide e Brisbane dopo aver ricevuto l’autorizzazione dalle autorità nonostante le misure restrittive per il Covid-19. Le migliaia di manifestanti hanno espresso il loro sostegno, ponendo l’attenzione anche sui casi di morte ingiusta avvenute durante l’arresto di alcuni aborigeni australiani. Il Commissario Grant Stevens aveva autorizzato la manifestazione lo scorso venerdì definendolo un evento straordinario che ha fatto scaturire in molti il desiderio di protestare contro le ingiustizie.

Anche in Canada sono state organizzate diverse proteste simili, creando un clima di tensione che ha esacerbato ancora di più i rapporti già precari con la polizia, secondo quanto affermato dall’ispettore dell’Ottawa Police Service, Carl Cartright. Molti agenti di polizia, soprattutto di colore, hanno espresso le loro preoccupazioni riguardo questi ultimi giorni, diventando, poi, essi stessi vittime di prese in giro razziste tramite delle caricature dei loro volti presenti in una vignetta pubblicata recentemente. Tutto ciò può solo portare ad altre ingiustizie, facendo sprofondare la società in una spirale di odio e violenza.

Salvina Calanducci e Simona Picci

I giorni successivi alla morte dell’afroamericano George Floyd non sono stati facili: il tragico evento ha avuto risonanza mondiale e ha riacceso le polemiche sull’abuso di potere e su un razzismo ancora radicato.

Sabato, in Germania, decine di migliaia di persone sono scese in strada per manifestare al grido di “no justice, no peace”; in molti mostravano cartelloni con scritto “Black Lives Matter” e “enough is enough”. Neanche la pandemia ha fermato i berlinesi, che si sono riuniti nella gremita Alexanderplatz. Secondo le forze di polizia, nella capitale erano presenti circa 15.000 persone rispetto alle 1.500 annunciate e sono state impiegate 800 pattuglie di emergenza. Circa 20.000 persone anche a Monaco. Tuttavia, ad una prima manifestazione più pacifica, nella capitale ne è seguita una più violenta: secondo un fotografo della DPA, un gruppo di persone ha inveito contro gli agenti della polizia scagliando contro di loro pietre e bottiglie. Diversi i feriti. La polizia ha fatto sgomberare Alexanderplatz e proceduto con gli arresti. Simile la situazione registrata nel centro di Amburgo, mentre a Stoccarda, Mannheim e Karlsruhe è stato mantenuto l’ordine.

C’era da aspettarsi che un evento del genere mettesse in luce i dissapori di coloro che non condividono la politica del presidente Trump e il suo modo di gestire le proteste.

Di certo, il caos generatosi non aiuta quei rapporti tra Germania e Stati Uniti che la Merkel per prima definisce “complicati”. Il suo “no” all’incontro per il vertice del G7, in programma a Washington, potrebbe anche essere motivo del piano di ritiro di molti soldati americani dalla Germania. Il primo a scriverne è lo Spiegel, che rimbalza le notizie fatte trapelare dal Wall Street Journal venerdì. Si parla di circa 9.500 soldati da far rientrare entro settembre, un quarto del totale dei militari statunitensi impiegati oggi nel Paese. Ma finora nessuna conferma. Il ministro degli esteri Heiko Maas, incalzato dalla stampa, risponde: «In caso di ritiro delle truppe americane, la Germania prenderà nota. Apprezziamo la collaborazione con gli Stati Uniti che si è consolidata nei decenni. È nell’interesse di entrambi i nostri Paesi».

Inoltre, la gestione delle proteste in America da parte di Trump fa discutere molti. Joseph Borrell come Alto rappresentante dell’Ue si dice inorridito per l’omicidio e chiede impegno nel combattere l’abuso di potere negli USA come altrove. Maas critica apertamente le minacce di Trump di procedere con lo schieramento dell’esercito per evitare altre sommosse: «In una situazione così tesa, rispondere alla violenza con altra violenza è un atteggiamento sbagliato e, in vista delle prossime elezioni presidenziali in America», continua: «spero vivamente che tra tutte le voci prevalgano quelle più responsabili», strizzando così l’occhio all’avversario di Trump Joe Biden e all’ex presidente repubblicano George W. Bush.

Laura Razzini e Michela Sartarelli

Anche in Spagna, il Black Lives Matter, ha riunito migliaia di persone che si sono ritrovate nelle principali città per manifestare contro la morte violenta del cittadino statunitense George Floyd.

El racismo mata”, “No al racismo”, “Black Lives Matter” sono solo alcuni dei cartelli esposti dai circa tremila manifestanti – tra cui un’ampia rappresentanza della comunità africana– che si sono radunati a Madrid dinanzi all’ambasciata americana inginocchiandosi come segno di condanna del razzismo. Il governo aveva autorizzato la manifestazione per 200 persone ma il numero dei partecipanti, molti dei quali senza mascherina e senza rispettare le distanze anti Covid-19, è stato di gran lunga superiore.

Anche i cittadini di Valencia, nella mattinata di domenica, hanno partecipato numerosi alla manifestazione indetta dal Colectivo Negro de Afrodescendientes y Africanas Comunidad Valenciana per proclamare la propria indignazione verso gli atti di violenza razzista. Le centinaia di partecipanti, tra cui moltissimi giovani, riuniti in Plaza de la Virgen si sono inginocchiati alzando il pugno al cielo come gesto di protesta.

Il caso di George Floyd ha suscitato disapprovazione anche a Barcellona dove, sotto la pioggia, si sono date appuntamento circa duemila persone, che, tuttavia, hanno sufficientemente rispettato le norme di sicurezza anti-Covid. Nella città catalana è molto sentito il tema del razzismo che, nel 2019, ha fatto registrare 188 denunce.

L’America Latina, essendo oltretutto vicina di casa degli Stati Uniti, non è rimasta impassibile alla notizia.

Partendo dal Messico, notiamo come il grido antirazziale abbia portato i cittadini a riflettere sulla loro condizione: secondo il Consejo Nacional para Prevenir la Discriminación, più della metà dei messicani riconoscono di essere stati insultati a causa del colore della loro pelle. Va comunque precisato che la nazione si sente molto vicina a ciò che è successo a George Floyd, ma ritiene anche che bisogna avere un atteggiamento sincero nei confronti del tema: “se chiedi a un messicano se in Messico c’è razzismo, la risposta sarà sicuramente negativa: ti dirà che il razzismo esiste solo negli Stati Uniti” afferma l’antropologo César Carrillo Trueba.

In poche parole, l’argomento viene trattato come se fosse un tabù, ma sembra che la gente, cogliendo la palla al balzo, voglia porre fine a questi atteggiamenti.

In Colombia, a Bogotá, centinaia di persone sono scese in piazza fino all’ambasciata statunitense per denunciare il razzismo contro la popolazione afro, in solidarietà con le rivolte di questi ultimi giorni. I colombiani hanno deciso di protestare anche per opporsi all’arrivo nel paese delle truppe statunitensi in funzione anti-venezuelana, concordate con il governo di estrema destra di Iván Duque. In quest’occasione, è stato, inoltre, ricordato Dilan Cruz, un giovanissimo studente assassinato dalla polizia colombiana lo scorso 25 novembre durante la prima giornata dello sciopero nazionale.

Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi

In diverse città della Francia, nonostante il divieto di assembramento dovuto al Coronavirus, più di 23.300 persone si sono riunite in segno di protesta contro le violenze a sfondo razziale della polizia. A causa del clamore generato, sono state avviate delle indagini sugli abusi di potere delle forze dell’ordine. Nonostante la preoccupazione per gli assembramenti, secondo molti esponenti della comunità scientifica l’epidemia è sotto controllo. Infatti, il Ministro dell’istruzione nazionale spera in un prossimo alleggerimento delle restrizioni sanitarie nelle scuole.

Domenica, in Belgio, 10.000 persone si sono riunite davanti al Tribunale di Bruxelles a sostegno del movimento “Black Lives Matter”, in denuncia degli episodi di razzismo in cui è coinvolta la polizia belga. Il sindaco di Bruxelles aveva acconsentito allo svolgimento di una manifestazione, a patto che si svolgesse nel rispetto del distanziamento sociale. Nonostante ciò, la protesta svoltasi il 7 giugno preoccupa gli esperti poiché potrebbe rappresentare un nuovo focolaio di contagi. Ma ci vorrà del tempo prima che si possa avere una reale percezione dell’impatto dell’evento.

In Svizzera, il 6 giugno, sulla scia delle proteste contro la discriminazione razziale, si sono svolte diverse manifestazioni: a Berna i manifestanti hanno portato avanti la protesta seduti in semicerchio sul piazzale della stazione e indossando maschere con la scritta “I can’t breath“; a Basilea la polizia non è intervenuta per bloccare una manifestazione non autorizzata per via dei divieti di assembramento; a Zurigo, invece, si è svolta una manifestazione tollerata dalla polizia municipale, la quale ha accompagnato il corteo vigilando sul rispetto delle restrizioni anti-Covid.

Come nel resto del mondo, anche in vari Paesi dell’Africa francofona(e non solo) il video della morte di George Floyd è diventato virale e ha dato il via a molteplici manifestazioni. A Tunisi, nella giornata di sabato, i cittadini si sono uniti contro gli abusi subiti dalla popolazione afroamericana. I manifestanti hanno esposto cartelli con su scritto “rispettate la nostra esistenza o rispettate la nostra Resistenza” e “non respiriamo l’aria dell’umiliazione e del razzismo”. Anche molte figure politiche africane hanno condannato il razzismo di ogni natura: in Senegal, l’ex Ministra della giustizia ha espresso la sua solidarietà verso la comunità afroamericana e l’ex Primo Ministro del Ciad ha ricordato la conferenza dell’Organizzazione dell’Unità Africana del 1964, alla quale aveva partecipato Malcom X, un grande personaggio della lotta per i diritti degli afroamericani.

Elen’Alba Vitiello e Silvia Calbi

In Brasile, il quartiere politico di Brasília è stato preso d’assalto da numerosi manifestanti divisi in due gruppi. Il primo chiede il rafforzamento del sistema sanitario nazionale e critica le morti di persone di colore; l’altro invece difende il presidente. La stessa cosa è successa a San Paolo e Rio de Janeiro. I manifestanti chiedono le dimissioni di Bolsonaro, che qualche giorno fa ha dichiarato che morire “è il destino di tutti”, riferendosi ai morti per il Covid-19. I sostenitori innalzano la bandiera di Israele gridando “Bolsonaro 2022”. Il presidente risponde definendo “terrorista” e “drogato” chi ne chiede le dimissioni.

In Portogallo ci sono state manifestazioni nel fine settimana a Lisbona, Porto, Braga, Coimbra e Viseu. Le minoranze bersaglio di discriminazione sono i paesi africani ex-colonie (principalmente Angola, Capo Verde, Guinea Bissau, Mozambico, São Tomé e Príncipe), quella brasiliana e quella dei rom. Venerdì 5 giugno 2020 il governo ha approvato tre progetti di lotta al razzismo che prevedono più sicurezza tra giovani, quartieri periferici e forze della polizia; uno studio etno-razziale sulla popolazione nelle carceri e l’eliminazione della disparità di bambini e giovani afro-discendenti e rom nel sistema scolastico. Ѐ stata richiesta anche una campagna di informazione antirazzista nei mezzi di comunicazione sociale.

La Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, di cui fanno parte la Guinea-Bissau e Capo Verde, lo scorso giovedì ha condannato l’oramai noto accaduto affermando che la democrazia vincerà l’infelice fenomeno del razzismo ricordando la risoluzione storica contro la discriminazione razziale presa negli USA nel 1964.

L’Angola, rappresentata dall’ambasciatrice alle Nazioni Unite Margarida Izata, fa un appello durante una riunione a Ginevra in linea con le proteste accomunate dall’hashtag #blacklivesmatter. L’ambasciatrice ha ribadito l’impegno dell’Angola nel compimento dei suoi obblighi internazionali, in accordo con i principi fondamentali dei Diritti umani, Diritto allo Sviluppo, Diritti delle Donne e Parità di Genere, nell’ambito della cooperazione internazionale. L’Angola chiede a tutte le autorità internazionali che venga costruita un’ordinanza globale basata sulla giustizia sociale, l’uguaglianza, la dignità e l’inclusione, respingendo tutte le dottrine basate sul razzismo, la discriminazione e la xenofobia.

In Mozambico invece è in corso un’altra lotta per i diritti umani. Attacchi armati ripetuti, iniziati già dal 2019, da parte di un gruppo dello Stato Islamico nel nord del paese, a Cabo Delgado, hanno portato alla morte e alla fuga della popolazione locale. La coordinatrice dell’ONU ha chiesto un aiuto di 33,5 milioni di dollari alla comunità internazionale e Medici Senza Frontiera ha dovuto chiudere il suo centro di salute nel posto.

Diana Fagiolo e Martina Pavone

Il 29 maggio la Federazione Russa è stata protagonista di un enorme disastro ecologico che ha coinvolto la città di Norilsk, nella regione di Krasnoyarsk. Il collasso di un serbatoio di carburante in una centrale termoelettrica ha provocato la fuoriuscita di circa 20.000 tonnellate di gasolio riversate nel fiume Ambarnaya.

La Federazione Russa è venuta a conoscenza del grande disastro solo il 3 giugno, a seguito dell’intervento del presidente Vladimir Putin e della dichiarazione dello stato di emergenza da parte di quest’ultimo. Il vicepresidente del Ministero per le Situazioni di Emergenza, Aleksandr Chupryan, ha dichiarato che la fuoriuscita del carburante è un problema a carattere federale e coinvolge l’intera Federazione.

Tuttavia, a pagare per il danno ambientale non saranno fondi pubblici, ma la società Norilsk Nickel proprietaria della centrale termoelettrica. L’oligarca Vlaimir Potanin ha infatti assicurato, durante l’incontro con il presidente Putin, che non verranno spesi fondi pubblici per rimediare alla catastrofe. Norilsk nickel pagherà più di 10 miliardi di rubli che corrispondono a circa 129,5 milioni di euro. “Stiamo finanziando tutto questo interamente a spese dell’azienda, non un solo rublo di fondi di bilancio sarà speso per questo”, ha dichiarato Potanin, incontrando il consenso di Vladimir Putin.

Green Peace Russia ha al contempo stimato gli ingenti danni ambientali che la fuoriuscita del carburante provocherà sia come inquinamento del suolo sia per le emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Si attesta una cifra di 10,2 miliardi di rubli per limitare l’impatto ambientale della catastrofe.

Inoltre, il Servizio Federale di sorveglianza e gestione ambientale ha valutato i rischi di un secondo incidente a Norilsk. Secondo il capo del servizio Svetlana Radionova il compito principale consisterebbe nell’evitare il ripetersi dell’incidente e aggiunge anche che la prevenzione delle emergenze dovrebbe essere effettuata regolarmente.

“In questo momento ci concentriamo sulle misure di contenimento,” ha annunciato il Regime federale per la gestione dell’emergenza, “tutte le forze sono mobilitate per raccogliere i prodotti petroliferi.” Dopo un’analisi di campioni d’acqua selezionati, infatti, è stato notato che la concentrazione massima consentita di sostanze inquinanti nei fiumi è stata superata di molto nella zona di Norilsk.

Secondo la Radionova, il calcolo del danno di questo incidente dipende da quanto sarà possibile raccogliere prodotti petroliferi da fiumi e terreni contaminati.

A tal proposito, il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo ha dichiarato che la sua Nazione è pronta a offrire aiuti alla Russia nel mitigare gli effetti della fuoriuscita del carburante, aggiungendo che nonostante i divari fra i due Stati, verrà prestata tutta la competenza tecnica necessaria.

Silvia Noli e Diana Sandulli

La Cina vede come protagonisti di questi giorni due importanti avvenimenti: da un lato la costruzione, iniziata questa settimana, della ferrovia Husuhu che collegherà Shanghai (上海), Suzhou (苏州) e Huzhou (湖州), città, queste ultime, nei pressi del Fiume Azzurro, dall’altro l’emanazione della legge sulla sicurezza nazionale nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong.

Il progetto della ferrovia Husuhu rientra nell’idea di una cooperazione interregionale, fondamentale affinché le città che si trovano vicino al fiume Azzurro possano essere facilmente raggiungibili e avere un ruolo maggiore all’interno dell’economia cinese.

Sono sei le stazioni previste lungo tutto il percorso (163.8 km): la città di Shanghai, ad esempio, avrà due fermate, quella della stazione ferroviaria di Shanghai Hongqiao e quella della stazione ferroviaria di Songjiang. L’intero progetto dovrebbe essere completato in 4 anni e una volta finito, il sistema di trasporto integrato si rafforzerà, favorendo ulteriormente la cooperazione e creando nuovi legami economici tra Shanghai e le città di Suzhou e Hangzhou. Anche l’industria del turismo beneficerà della presenza della ferrovia, poiché sarà possibile ammirare i diversi parchi nazionali e le antiche città d’acqua (Zhouzhuang,Tongli, Wuzhen).

Per quanto riguarda Hong Kong, il governo centrale cinese ha affermato, in questi giorni, di voler procedere con l’emanazione della legge sulla sicurezza nazionale nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong. Tale legge ha il fine di proteggere i diritti e le libertà legittime dei cittadini, ma anche di proteggere la città stessa da atti di sovversione e terrorismo e dalle interferenze straniere nei suoi affari.

Luo Huining, direttore dell’ufficio di collegamento del governo popolare centrale di Hong Kong, ha incontrato sabato i rappresentanti locali, che hanno chiesto a gran voce l’emanazione della legge per garantire che Hong Kong mantenga un alto grado di autonomia e abbia prosperità e stabilità a lungo termine.

Matthew Cheung Kin-chung, segretario capo dell’amministrazione di Hong Kong, sta lavorando a stretto contatto con gli organi del governo centrale per far attuare la legge, mentre si vagliano altre possibili leggi, tenendo sempre in considerazione i diritti, le libertà e i valori fondamentali delle persone.

Nel frattempo, Carrie Lam, attuale capo esecutivo, dichiarato che una legge sulla sicurezza nazionale, sarebbe utile per gli investitori e andrebbe a consolidare ancora di più lo status di centro finanziario internazionale di Hong Kong.

Gioia Ribeca

Mentre il Nord Africa si prepara a ripartire dopo i lunghi mesi di emergenza sanitaria, alcuni problemi irrisolti sembrano tornare a galla.

L’Egitto, infatti, ha lanciato pochi giorni fa la nuova iniziativa “Dichiarazione del Cairo” per risolvere la crisi in Libia. Tale iniziativa, che si basa sui risultati del vertice di Berlino tenutosi lo scorso gennaio, include una proposta di cessate il fuoco che partirà lunedì 8 giugno.

La Libia vive infatti una situazione di caos dal 2011, anno del rovesciamento e uccisione del leader Muammar Gheddafi.

La zona orientale del Paese è passata sotto il controllo delle forze di Haftar, che si definiscono “Esercito nazionale libico”, mentre la parte occidentale è controllata da gruppi armati che sostengono il Governo di accordo nazionale.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno mostrato il loro sostegno nei confronti del tentativo egiziano di fermare gli scontri in Libia, incoraggiando “i fratelli libici” a rispondere positivamente all’iniziativa del Cairo. Il Ministero degli Affari Esteri degli EAU si è detto infatti favorevole a ritornare sulla strada politica guidata dalle Nazioni Unite: “la pista politica è l’unica opzione accettabile per raggiungere la stabilità e la prosperità desiderate”.

L’Arabia Saudita e il Bahrein seguono la stessa linea di pensiero. Riyadh ha infatti appoggiato a pieno la richiesta di Al-Sisi del cessate il fuoco in Libia mirata a favorire la strada della politica internazionale. Quanto al Bahrein, lo sceicco Khaled bin Ahmed Al Khalifa ha annunciato il proprio sostegno all’iniziativa, affermando che la Dichiarazione del Cairo è un passo importante per riunire tutte le parti in Libia e per raggiungere un accordo storico.

Mentre l’Egitto e i suoi alleati si mobilitano per risolvere la guerra in Libia, ormai in corso da nove anni, una nuova crisi si fa strada nel Maghreb.

Un documentario trasmesso da un canale televisivo francese, infatti, ha provocato una crisi diplomatica tra Algeria e Francia a causa della sua raffigurazione del movimento popolare algerino contro il regime, iniziato il 22 febbraio 2019.

Il documentario, trasmesso dal canale governativo “France 5” ed intitolato “Algeria My Love” è stato prodotto dal regista e giornalista franco-algerino Mustafa Kossous. Il film, dalla durata di 72 minuti, fornisce testimonianze della protesta antigovernativa dei giovani algerini sulla libertà, sulla democrazia e sui propri sogni. Tali dichiarazioni sono state denunciate dai politici algerini in quanto considerate un affronto al movimento, a causa del comportamento dei giovani laureati.

Dopo aver trasmesso il film, l’Algeria ha richiamato il suo ambasciatore da Parigi per alcune “consultazioni”. Il Ministero degli Affari Esteri algerino il 26 maggio ha dichiarato in una nota: “La natura costante e ripetuta dei programmi trasmessi dai canali pubblici francesi, con il pretesto della libertà di espressione, non è in realtà altro che un attacco al popolo algerino e alle sue istituzioni, compreso l’esercito”.

Samar Hassan

FONTI E SITOGRAFIA CONSULTATE

Inglese

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