#MondayAbroad se chiudo gli occhi sono a… San Pietroburgo!

Cari amici e colleghi,

continuano a essere tempi duri per chi, come noi, ha questo grande desiderio di evadere dalla realtà quotidiana disperdendosi in una delle infinite mete che il mondo ci offre.

Tra le nuove misure di contenimento e l’arrivo della stagione sempre più invernale, è sempre più prorompente la voce che riecheggia dentro alle nostre teste: quando torneremo a viaggiare con l’adeguata spensieratezza che un tempo ci caratterizzava?

Ovviamente, non so la risposta certa, ma so che se stringiamo i denti e ricordiamo l’importanza di pochi semplici gesti (tra questi l’utilizzo della mascherina e un corretto lavaggio delle nostre mani), i nostri occhi potranno meravigliarsi nuovamente e al più presto degli spettacoli che ci offre il nostro pianeta.

La mia vittima di oggi è Cristiana, la responsabile della nostra Radio d’ateneo.

Cristiana è una ragazza brillante e solare; chiacchierare con lei è sempre un gran piacere, sia per le sue capacità d’argomentazione, sia per la sua musicalità innata.

Quando le ho proposto di partecipare alla rubrica, non ha avuto dubbi sulla meta da prediligere: parliamo di San Pietroburgo, signori miei!

Il viaggio le è rimasto a tal punto nel cuore, che ha deciso di scrivere lei il suo #Monday e io, da emozionata spettatrice di un ricordo che più che questo mi ricorda un bellissimo sogno, non posso che lasciarvi alle sue preziose parole.

“Non so se sia stato un caso oppure il cosiddetto destino, ma un motivetto ridondante nella mia infanzia recitava così:

Sembra come un attimo, dei cavalli s’impennano.
Sento quella melodia nella memoria mia.
Forse un giorno tornerò; il mio cuore lo sente!
Ed allora capirò il ricordo di sempre.
Ed un canto vola via;
quando viene Dicembre“.

La domenica era una tappa fissa riguardare questo cartone con mia madre, è il nostro cartone! Quindi la Russia, la sua storia e la magia dei suoi luoghi credo mi abbiano sempre accompagnata.

Ivan il Tempestoso (perché è così che si traduce, signori miei!), Pietro il Grande, Caterina la Grande, Nicola II: tutti fantasmi, provenienti dalla Russia del passato, che hanno fatto da protagonisti nella stesura della mia prima tesi.

Tuttavia, è dalla canzone sopramenzionata che voglio iniziare a raccontarvi del mio viaggio a San Pietroburgo, in particolare rifacendomi all’immagine di quei “cavalli che s’impennano”.

Nella fotografia allegata all’articolo, al di là del soggetto principale assai discutibile, sullo sfondo si vede la statua dedicata a Pietro Il Grande, denominata “Medny Vsadnik” (cavaliere di rame) anche se in realtà è di bronzo!

Il cavallo, simbolo del vigore dei combattenti dell’antica Roma, si dirige verso la Svezia e questo perché a quel tempo era dagli svedesi che la città stava proteggendosi: e si dice persino che, finché quella statua resterà a San Pietroburgo, la città e la Russia tutta non subirà mai alcuna sconfitta!

Quella dei cavalli è un’immagine che si ripete e ripete a San Pietroburgo; persino ai lati di alcuni dei suoi ponti, sul Neva!

Ah…il Neva! Camminare sui ponteggi ti faceva raggelare anche le punte dei capelli, ma il freddo di San Pietroburgo riesce a scaldarti il cuore. Anche il tea e le vellutate di zucca fanno la loro parte!

È stato il mio primo viaggio in compagnia di quelle che, ancora oggi e da cinque anni a questa parte, considero le mie più care amiche; forse anche per questo le lunghe passeggiate, le cene da Gogol’ e all’Eliseevskij (due dei ristoranti più eleganti ed emblematici della città) e la visita alla residenza estiva dei Romanov, Carskoe Selo, mi sono sembrate ancora più belle!

A proposito! Carskoe Selo… Un vero e proprio museo sia all’esterno che all’interno! Mentre ne percorrevo i chilometrici corridoi pensavo: “Dio mio, e pensare che qui Anastasia scorrazzava da una stanza all’altra persino a cavallo di un triciclo!”. Vi lascio immaginare quanto lunghi fossero quei corridoi!

E l’eleganza baroccheggiante delle immense sale, degli abiti esposti, dei vasi, delle rifiniture degli infissi, i giardini ampi a tal punto da far credere a qualunque visitatore di star perdendosi! La Russia è mastodontica e non mi riferisco alla sua estensione territoriale, ma alla grandiosità dei suoi palazzi! In merito posso dirvi questo: ognuno pompa il suo Ego come più ritiene opportuno! Non mi dilungo oltre su questo, magari ne parleremo in separata sede.

Tornando al nostro itinerario, voglio lasciare per ultimo il Palazzo d’inverno; anche se in realtà è stata la prima cosa che abbiamo visitato il giorno dopo essere arrivate!

L’Ermitage non è tanto meraviglioso quanto dicono; lo è molto di più. Già soltanto il fatto che si trovi all’interno del palazzo simbolo di una delle Rivoluzioni più trasformanti della storia lo rende ulteriormente affascinante.

Ma la conclusione del mio racconto di viaggio giunge con un ricordo così tangibile che, ad occhi chiusi, riesco a rivivere quelle immagini come se fossero concrete davanti a me

Avevamo appena finito di visitare una delle ultime sale, stavamo percorrendo i corridoi del museo; camminavamo l’una distante dall’altra perché, come sempre capita, qualcuna si sofferma di più e qualcun’altra di meno sull’una o l’altra opera d’arte.

La sento anche adesso la voce della mia amica Paola che esclama “Oddio, la neve!“. Ho corso: all’interno di un museo dove non si dovrebbe correre io ho fatto uno scatto di sì e no 4 metri per arrivare alla finestra da lei.

E nevicava. E ho versato forse un paio di lacrime perché per me era quella l’opera d’arte più bella; il palazzo d’inverno innevato, un’immagine che avevo sempre sognato.

Per me era quello “il ricordo di sempre”.

Cristiana Petrillo