#UNINTSport: Le pagelle ignoranti. La partita del 5 dicembre

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Lorenzo Pizzuti: 10. Si fa impallinare sui calci piazzati, ma non è mai colpa sua. Solita grandissima prestazione del portiere-capitano. Sembra anche cresciuto dalla settimana scorsa. LORENZINO IL MAGNIFICO

Carmine Caputo: 10. Come le sigarette fumate prima di entrare in campo. Si sbuccia le ginocchia e prende botte da chiunque, ma non molla 1cm in campo. Gli ultras lo amano. BEVO COCA-COLA CON L’IMBUTO MI UBRIACO DI CAPUTO

Davide Polletta: 10. Gli viene chiesto di gestire l’attacco e risponde con una valanga di assist. Sembra anche piuttosto calmo in campo, le punture di valeriana hanno funzionato. KEEP CALM AND ASSIST

Valentin D’Amico: : 15. 5 punti in più degli altri solo perché si scrive da solo la pagella. In 50 minuti fa tutto: corre due maratone, gonfia un pallone, segna, cerca una bombola di ossigeno, difende, gioca a pallavolo. VALE ZAYTSEV

Alessandro Putano: 5+5. Come i gol e le teglie di pizza a fine partita. Devastante, segna sia da fermo che in movimento. Quando giunge il momento della cena si siede e non ce n’è più per nessuno. IL GOL E L’OLIVARO

Vanni Nicolì: 10. Sta una settimana per preparare la partita perfetta, ne sceglie 5 e non cambia più niente. Serata di relax tattico, di urla e di polemiche con l’arbitro. Peccato per il risultato, ma è pronto per la serie A. MAURIZIO VARRI

Tifosi: 100. A fine anno sarà il numero di abbonamenti venduti dall’UNINT. Che forza, che energia, che freddo. Grazie a tutti. Se solo Lorenzo vi pagasse la cena… TANTI MA BUONI

Valentin D’Amico

#PeopleOfUNINT

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  • Dove ti immagini tra 10 anni?
  • Dove mi immagino tra 10 anni? Beh non è una domanda del tutto semplice. Ognuno di noi avrà immaginato, almeno una volta nella vita, il proprio futuro. Io sono una grande sognatrice, mi piace viaggiare con la fantasia ma rimanere con i piedi per terra. Quando da piccola mi chiedevano “Cosa vuoi fare da grande?” avevo sempre tremila risposte in mente, ma non ho mai avuto un’idea chiara e precisa di chi sarei voluta diventare nel tempo. Certo, una cosa l’ho sempre saputa: nel mio futuro prima di ogni altra cosa vorrei una famiglia. E quando penso ad una famiglia penso anche ad una stabilità economica, una stabilità lavorativa. Ecco! Vorrei essere indipendente a livello economico, vorrei avere dei figli e vivere altrove. Chissà magari in Spagna o in Francia. Non per allontanarmi dal resto della mia famiglia, non per “abbandonare” la mia terra, ma semplicemente perché, data la situazione attuale, in Italia è difficile fare progetti a lungo termine. Al momento, spero di finire presto i miei studi e spero questi mi portino lontano. Voglio viaggiare, fare nuove esperienze, voglio girare il mondo, scoprire nuove cose perciò mi auguro tanta serenità, tanto affetto e spero di realizzarmi presto nell’ambito lavorativo.

Viviana Sestito

#curiositàdalmondo: L’inno del Liechtenstein

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Oggi vi parliamo di una delle nazioni più piccole del mondo: il Liechtenstein, e in particolare del suo inno.

Oben am jungen Rhein (In alto lungo il giovane Reno) è l’inno ufficiale del paese dal 1745 e dotato di testo dal 1850 (grazie a Jakob Josef Jauch). La particolarità sta nel fatto che la melodia è la stessa di God Save the Queen, l’inno ufficiale del Regno Unito. Quando salirono al trono i principi elettori tedeschi di Hannover nel 1745, venne adottato l’inno britannico in tutta la Confederazione Germanica, e quindi anche per il Liechtenstein. Dopo la creazione dell’Impero tedesco nel 1870, il Liechtenstein si staccò dalla vecchia confederazione, ma mantenne l’inno e lo riconfermò nel 1920, dopo aver formalizzato definitivamente l’indipendenza nel Primo Dopoguerra.

Inizialmente il titolo originale era Oben am deutschen Rhein (In alto lungo il Reno tedesco) ma ogni riferimento alla Germania venne sostituito a partire dal 1963.

#UNINTSightseeing: Anagni (FR)

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Su una collina che domina la Valle del Sacco, sorge Anagni, un borgo medievale dell’Alta Ciociaria e importante polo culturale e commerciale fin dai tempi degli Antichi Romani.

Conosciuta anticamente come città sacra degli Ernici, la popolazione che viveva in queste zone, è ancora oggi chiamata con l’appellativo di “Città dei Papi“, per i suoi legami stretti con il Pontificato di Roma nel corso della storia, cosa che le ha portato un inteso sviluppo architettonico ed egemonico.

Il monumento principale è la Cattedrale di Santa Maria uno dei più alti esempi di architettura medievale di tutto il Lazio, con le sue absidi e il campanile, situata nell’elegante Piazza Innocenzo III. Nei sotterranei è possibile visitare la Cripta di San Magno, dove è possibile visitare gli unici affreschi risalenti al XIII secolo ancora oggi perfettamente conservati.

La città, inoltre, viene ricordata anche per l’episodio dello schiaffo: secondo la storia (o per molti leggenda) Sciarra Colonna, esponente della celebre famiglia aristocratica, diede uno schiaffo al famoso Papa Bonifacio VIII per metter fine alla sua egemonia nella zona, proprio nel suo Palazzo Papale.

La città è interamente attraversata da Corso Vittorio Emanuele, contornato da antichi palazzi nobiliari dove è possibile scorgere, con un occhio attento, gli stemmi delle famiglie più ricche della zona. Tra tutti questi edifici di rilevante importanza è Casa Barnekow: risalente al Rinascimento e acquistata successivamente nell’Ottocento dal pittore svedese Alberto Barnekow, che decise di personalizzarla con propri affreschi a tema mistico ed esoterico.

Potete raggiungere Anagni in treno regionale dalla stazione di Roma Termini e scendere alla stazione di Anagni-Fiuggi (linea Roma-Cassino).

#Mondayabroad: Aperilingua, l’internazionale in una stanza

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“Quando ero a Napoli partecipavo spesso a tandem linguistici. Una volta arrivato alla UNINT, mi sono sentito immerso in quest’atmosfera internazionale, ma non ero soddisfatto: l’internazionale non si studia solo sui libri e la mia esperienza me lo aveva insegnato molto bene. Internazionale è cultura, tradizioni, lingue… l’Internazionale siamo noi. L’aperilingua è un evento creato per tutti: studenti UNINT ed Erasmus. Credo molto in questo progetto e nei ragazzi che mi stanno supportando (e sopportando), così come ringrazio l’Università per aver lasciato spazio (e fondi) alla mia idea.” – Flavio Aniello, Responsabile dell’Aperilingua UNINT

MondayAbroad oggi rimane a casa: da brava cittadina del mondo, oggi voglio raccontarvi questa preziosa iniziativa che si ripete a giovedì alterni e che ci permette di vivere l’internazionalità e l’intercultura a km 0.

Il 21 Novembre 2019, dalle 20:00 alle 22:15, si è tenuto nella mensa della nostra cara Università il primo Aperilingua UNINT: i nostri amati colleghi (me compresa!) hanno indossato una bellissima maglietta bianca personalizzata per ogni lingua e si sono calati nel ruolo di “insegnanti” di lingue. Ognuno a un tavolo diverso ha pensato, organizzato e creato giochi in lingua per interessare, incuriosire e appassionare i ragazzi che hanno deciso di cimentarsi in questa grande nuova avventura, il tutto accompagnati da un piatto di paella, una fetta di tortilla de patatas e un allegro bicchiere di sangria. Sì, perché il 21 Novembre è stato il giorno dedicato alla Spagna, dunque, quale miglior modo di imparare, se non con la pancia piena di cibi così… calienti?
A ogni serata viene, difatti, associato come tema un diverso paese del mondo: come già detto, abbiamo iniziato con la Spagna, mentre il prossimo appuntamento (il 5 dicembre 2019) ci catapulterà in terra tedesca e insieme brinderemo “Ein Prosit” a suon di birra e Würstel (e musica, che non guasta mai!)

Nove tavoli in tutto: inglese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese, russo, cinese, arabo e… LIS (Lingua Italiana dei Segni). Ognuno con tanta voglia di fare, imparare, divertirsi e con una grande sete di… conoscenza! La partecipazione al tavolo non è obbligatoria per l’intero corso dell’evento: diamo ai ragazzi la massima libertà di saltare di tavolo in tavolo ogni qualvolta lo decidano.

In più, raga, vi parlo da studentessa, amica, collega e “aperilinguista” impegnata al tavolo ispanofono: buttatevi nelle lingue senza paura di un possibile errore, siamo qui per divertirci insieme, non per correggervi, tantomeno per giudicarvi.

Detto ciò, spero di avervi incuriosito e che possiate partecipare al prossimo appuntamento: per iscriversi, basta correre in mensa, chiedere delle card per l’aperilingua e pagare l’importo previsto per partecipare alla serata. Mi raccomando, però: non dimenticate di riportare la card la sera dell’evento! Questa serve, difatti, per ritirare il proprio piatto e la propria bevanda.

Concludo con una piccola riflessione, forse un po’ troppo sentimentale, ma senza dubbio veritiera: Gino Paoli cantava “Il cielo in una stanza” e, con splendide parole e una dolce melodia, spiegava come l’amore lo portasse a ritrovare l’infinito cielo in quattro pareti. Noi, sicuramente, non siamo Gino Paoli, ma è pazzesco come il nostro lavoro e le nostre teste siano riuscite a ricreare l’internazionalità all’interno di una mensa universitaria.
Alla fine, Flavio ha ragione: “Internazionale è cultura, tradizioni, lingue… l’Internazionale siamo noi.”, difatti non potremmo essere più orgogliosi di aver un responsabile come lui.

Vi aspettiamo a mensa, Giovedì 5 Dicembre 2019, dalle 20:00 alle 22:15!
Un besito, Amici Internazionali!

Ilaria Violi

#FACCIAMOILPUNTO 29novembre

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Edizione speciale…. #VALE LA PENA

Il tempo sta volando e anche novembre volge al termine.
Si inizia a parlare di esoneri e appelli d’esame, ma mancano solo cinque venerdì a Natale quindi, consoliamoci. Nel frattempo, il mondo è diviso.
Una buona parte va a fuoco, è in rivolta. Mentre l’Italia annega sotto le incessanti piogge.

Martedì 19 Novembre l’UNINT ha avuto l’opportunità di partecipare ad un momento conviviale nell’ambito della Terza Missione.
Per chi non lo sapesse: si parla di “terza missione” dell’Università, per sottolineare che gli atenei devono assumere un nuovo fondamentale obiettivo accanto a quelli della didattica e della ricerca scientifica: il dialogo con la società.
In particolare, in questa occasione, l’UNINT si è messa in contatto con il mondo del disagio carcerario incontrando i dipendenti e i coordinatori della birreria artigianale “Vale la pena”.

Può creare indipendenza” è il loro motto e nasce nel 2014 all’interno della Onlus Semi di Libertà con l’obiettivo di contrastare le recidive delle persone in esecuzione penale. All’interno di questo progetto, detenuti ammessi al lavoro esterno vengono formati ed avviati all’inclusione professionale nella filiera della birra artigianale.

Noi di UNINT Blog e Radio UNINT abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Oscar La Rosa, fondatore di Economia carceraria e Massimo, che ha vissuto in prima persona da un lato il disagio carcerario e dall’altro le opportunità date dal progetto.

Oscar, raccontandoci di “come siamo arrivati fin qui” ci ha detto che:

“Il carcere, è un luogo che esiste effettivamente in Italia, ed è un luogo di cui spesso e volentieri ci dimentichiamo. Lì dentro vivono delle persone, quindi c’è una componente umana che va ricordata in qualche maniera.
E in Italia, il carcere non funziona.
Qual è il fattore per vedere se una politica pubblica funziona oppure no? Si va a prendere il dato sulla “recidiva”. Si va a vedere se queste persone, una volta uscite dal carcere, tornano a commettere reato oppure no. Se tornano in galera significa che quegli anni spesi nel carcere non sono serviti a tanto, se invece non tornano significa che in quegli anni è stato fatto un buon lavoro.
Ecco, questo dato, in Italia, al 2005, è del 70%. Ovvero il 70% dei detenuti usciti dal carcere nel 1998 ci è rientrato nel 2005. Questo dato è molto alto, e la cosa che ancora più fa impressione è che da 20 anni non si hanno statistiche ufficiali sulla recidiva.
Parliamo quindi di dati vecchi, che il Ministero non ha più analizzato, e quindi ad oggi non sappiamo se siano aumentati o diminuiti. Ma da quello che possiamo vedere la situazione non è buona.

Uno degli strumenti fondamentali per contrastare questa tendenza, e il più efficace a mio avviso, è il lavoro carcerario. Questo assicura una pena dignitosa, perché il lavoro permette di avere un reddito e di continuare a contribuire in qualche maniera alla famiglia che è rimasta fuori, considerato anche che il 95% dei detenuti è di sesso maschile.
Il lavoro in carcere per come lo intendiamo noi, ovvero il lavoro alle dipendenze di una cooperativa, quindi all’esterno del carcere e non verso l’amministrazione carceraria, è fondamentale per far capire al detenuto le regole del mondo libero. Ovvero l’avere diritti e doveri nei confronti di un’altra persona, il datore di lavoro.

Lo stigma è un’altra questione preoccupante: chi esce dal carcere è socialmente segnato da questa esperienza, quindi un’azienda sarà sempre portata a compiere scelte alternative nel momento delle assunzioni.
Da qua nasce l’idea di economia carceraria, e di questo luogo.
Ci siamo chiesti: come combattiamo questo stigma? È la risposta più naturale è stata creare un posto dove possiamo parlare di questi temi. Partecipare a fiere, eventi, con i ragazzi che provengono dalla realtà carceraria e mettendoli in contatto, senza filtri, con la società civile.

Economia carceraria nasce un anno fa, con il primo Festival che si è svolto il 2 giugno 2018 a Roma. Ed è nata da un’idea molto semplice, forse banale. Ci siamo incontrati io e Paolo Strano (il fondatore della Onlus Semi di Libertà che ha curato e lanciato il progetto di “Vale la pena birra” ndr.) e ci siamo detti “Invitiamo le varie cooperative coinvolte nell’economia carceraria e creiamo una tavola rotonda per capire meglio com’è la situazione carceraria in Italia e quali sono le politiche pubbliche a riguardo”. In questo modo volevamo dimostrare alla società civile che all’interno del carcere esisteva una realtà produttiva, e anche accademica, dal grande potenziale.
Questo festival ha avuto un grande successo, soprattutto dal punto di vista mediatico, e quindi abbiamo sentito la necessità di iniziare a pubblicizzare e a vendere i beni prodotti all’interno delle varie carceri in Italia.
L’idea di base è che anche la vendita di un semplice pacco di biscotti può garantire ad una cooperativa la possibilità di assumere un nuovo detenuto.
Per questo, da un anno lavoriamo per vendere questi prodotti, sia nel nostro pub, ma anche all’interno di negozi equo-solidali.
Mai come in questo caso è vero il detto: “L’unione fa la forza”.
Perché poi, la vera sfida per noi è “integrare” e non ghettizzare, fondere insieme persone libere e persone detenute, per fare in modo che le une esaltino le altre.”

Come è nata l’idea della produzione di birra?

“L’idea della birra nasce da Paolo, il fondatore di questa Onlus.
È un fisioterapista, per motivi di lavoro va al Regina Coeli a curare i detenuti ed è rimasto colpito dal fenomeno delle “porte scorrevoli” ovvero, appunto, della recidiva.
Paolo ha individuato nel lavoro lo strumento migliore per contrastare questa tendenza ma era il 2012, ovvero il punto più alto della crisi occupazionale in Italia. Si accorge però che un settore occupazionale in crescita c’era, ed era quello della produzione di birra artigianale.
Basti pensare che nel 2012 i birrifici artigianali in Italia erano 300, mentre ad oggi abbiamo superato i 1400. Questo ha permesso di dare vita ad un progetto non solo formativo, ma soprattutto auto-sostenibile. Questa estate Birra Vale la pena è diventata un’azienda vera e propria con l’obiettivo di crescere e di assumere sempre più detenuti, ed ex detenuti.

Il momento più critico per un detenuto infatti non è quando è in carcere, ma quando sta per uscire.
Molte persone che sono passate da qui, dalla Onlus, erano spaventate dal “fine pena” perché a quel punto non avrebbero più potuto lavorare con noi. Per questo motivo abbiamo fortemente voluto lavorare “fuori dal carcere” per poter accompagnare questi ragazzi nel momento più tragico dell’intera esperienza, ovvero il momento dell’uscita.”

Massimo invece, ci ha raccontato della sua esperienza personale:
“L’uscita è il momento più critico ma dipende anche da chi ha i mezzi e da chi non. E non parlo di quelli esclusivamente materiali, economici.
All’uscita dall’istituto ho trovato delle amiche che mi hanno parlato della Onlus Semi di Libertà, per la quale ho subito iniziato a fare il volontario, per un certo periodo. Poi le nostre strade si sono dovute dividere perché io ho trovato lavoro, ma non appena è nato l’idea (Vale la pena) ho sentito il bisogno di farne parte, perché me ne ero innamorato.
Ad oggi stiamo cercando di destinare una parte di questo progetto al finanziamento del Pub e un’altra parte alla valorizzazione dei prodotti che vengono da Economia carceraria.
A me piaceva l’idea che qualcuno si dedicasse, senza interessi economici, a persone che avevano bisogno di abituarsi nuovamente all’ambiente esterno. Poi è ovvio, non possiamo aiutarne 100 mila, ma anche se ne aiutiamo 5, io sono felice.”

Alla nostra domanda “In che modo il mondo universitario da cui proveniamo potrebbe aiutarvi?”
La loro risposta è stata: “Da clienti, innanzitutto!”.
quindi andiamo a trovarli, numerosi, al Pub Vale La Pena Birra in VIA EURIALO 22.

Anche perché la birra è davvero buona… Parola di UNINT Blog!

#UNINTSport: Le pagelle ignoranti. La partita del 27 novembre

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Lorenzo Pizzuti: 8. Prima o poi ci stuferemo di dire che è forte. Prima o poi ci stuferemo di dire che è basso. Ma non è questo il giorno. Non molla neanche la tuta dei Minion. CATTIVISSIMO LUI

Carmine Caputo: 9. In dubbio fino a qualche minuto prima della partita per la sua condizione fisica, entra in campo e domina. Onnipresente in difesa, cecchino in attacco. CARMINATOR

Davide Polletta: 7,5. Uomo assist della partita. 3 passaggi decisivi e tanta, tantissima corsa. Nel finale viene coinvolto in una maxi rissa composta da 3 persone: lui, sé stesso e sé medesimo. RISSOSO

Valentin D’Amico: 7,5. Torna finalmente al gol. Smista palloni, corre, difende, ma quando si tratta di tirare ha i piedi montati al contrario. LEGO

Alessandro Putano: 8. L’orario della partita gli permette di cenare prima, ma si tiene leggero: 4 teglie di lasagne, 2 piatti di pasta e un arrosto di maiale. Digerisce nel primo tempo, si sveglia nel secondo con la solita doppietta. MAMMA BUTTA LA PASTA

Vanni Nicolì: 9. Non è contento dei suoi, cambia, scambia, sperimenta, e alla fine ha ragione lui. Altra vittoria per i suoi e vetta solitaria aspettando le altre partite. Nervoso sul finale, se ne va. CHI L’HA VISTO?

Walter Caruso: 2. Bocciatura per il dirigente questa settimana. Non mette a disposizione la macchina, non si occupa dei documenti, fuma in campo intossicando i suoi. GRAZIE PER IL PASSAGGIO

Dario Martufi: 7. Premiamo i movimenti. Sa cosa deve fare, sa dove andare in campo, sa tutto. Ma la palla? SAPUTELLO

Silvio Negretto: 9,5. AAA: esordio stagionale. Dopo aver provato tutte le panchine della Capitale si ritrova incredibilmente in campo. L’unico giocatore al mondo ad essere semi-ambidestro: non la stoppa né di destro né di sinistro. SILVIO IL MAGNIFICO

Flavio Aniello: 10. Chiamato dal Mister per aiutare una squadra più in infermeria che in campo, regala una prestazione da 7 minuti. Fa 4 falli, spacca 2 caviglie, asporta un rene e si risiede. MACELLAIO

Tifosi: 10. Per la prima volta dall’inizio del campionato il clima permette loro di avere una temperatura corporea superiore ai 35°C. Il calore si vede, e quando spingono loro, i ragazzi in campo segnano. FONDAMENTALI

Valentin D’Amico