Credits by Evelyn De Luca

La Secessione di Klimt

Dal 27 ottobre al 27 marzo, a palazzo Braschi, a due passi da piazza Navona, ha luogo la mostra di Klimt e noi di #Unintblog non potevamo non andare a vederla.

Credits by Evelyn De Luca

Gustav Klimt è un pittore austriaco e si può considerare il massimo esponente della secessione viennese. Nacque a Baumgarten, in un sobborgo viennese e frequentò la Scuola di arti decorative di Vienna che gli fornì una concezione di arte con una finalità connessa al concreto. Klimt visitò diverse volte Ravenna che lasciò una forte impronta nella sua esperienza artistica in quanto rappresentativa nell’uso del mosaico e dell’oro. L’uso dell’oro, infatti, è simbolico nell’arte di Klimt: simboleggiava la grandezza dell’impero austriaco.

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Nel 1897 Klimt con un gruppo di artisti decide di formare l’Associazione di artisti figurativi d’Austria, conosciuta come Secessione Viennese, di cui Klimt è il primo presidente e ne disegna il manifesto. La Secessione aveva un programma rivoluzionario, in quanto i suoi esponenti affermavano che l’arte doveva essere figlia del proprio tempo e non emulare l’arte del passato e doveva essere espressione di ricerca del bello. La particolarità della Secessione viennese è lo stretto legame tra le belle arti, l’architettura e il design e le mostre di questi artisti sono innovative e vengono accompagnate da manifesti innovativi. Di seguito potete vedere il manifesto realizzato per pubblicizzare l’esposizione della Secessione viennese.

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Nel 1902, in occasione della 16esima esposizione della Secessione viennese, Klimt realizzò il Fregio di Beethoven, un dipinto che si estende per 34 metri ricoprendo ben 3 pareti. L’artista realizzò il dipinto direttamente sulle pareti del Palazzo della Secessione, in quanto sarebbe dovuta essere un’opera d’arte temporanea; tuttavia il dipinto rimase al Palazzo fino all’anno successivo, quando un collezionista acquistò il fregio e lo divise in 7 parti per facilitarne il trasporto. Nei decenni successivi i pezzi del fregio viaggiarono di collezionista in collezionista, finendo anche per essere confiscati dal governo nazista, fino a quando nel 1973 la Repubblica d’Austria decise di acquistarlo per esporlo nuovamente nel Palazzo della Secessione. Quella esposta a Palazzo Braschi in questi mesi è una copia, posizionata esattamente come lo era durante la 16esima esposizione della Secessione viennese, catapultando il pubblico nella visione del pittore. Il Fregio di Beethoven è infatti la visione che Klimt aveva della Nona Sinfonia del compositore.

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Il quadro più famoso di Klimt è senz’ombra di dubbio Giuditta I, un dipinto a olio su tela realizzato dall’artista nel 1901. Predecessore del cosiddetto periodo aureo del pittore, caratterizzato da un forte simbolismo e molti inserti dorati, Giuditta I è l’esaltazione della femme fatale seduttrice, che porta alla rovina l’amante. Il quadro presenta una cornice di legno scabro realizzata dal Georg Klimt, che di mestiere faceva il falegname.

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Questo quadro, dal titolo Ritratto di signora, rappresenta il ritratto di una giovane donna. In realtà originariamente il quadro rappresentava una figura femminile con un cappello marrone in testa, un quadro di Klimt che si riteneva fosse scomparso. Claudia Maga, durante lo studio del dipinto, si rese conto che sotto le mani di pittura verde si intravedeva l’ombra di un cappello, e in seguito ad un’analisi a raggi x è stato effettivamente confermato che l’artista ha ridipinto sopra al suo vecchio quadro. Nel 1997 Ritratto di signora è stato rubato dalla galleria d’arte in cui era esposto, la Galleria d’arte moderna Ricci Oddi di Piacenza, ma nel 2019 è stato ritrovato nell’incavo di una parete della galleria stessa, molto probabilmente abbandonato dai ladri che non sono più tornati a prenderlo.

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La mostra di Klimt è un’occasione unica per scoprire il pittore e le sue opere aldilà delle informazioni studiate sui libri di storia dell’arte. La sua visione del mondo e dell’arte hanno caratterizzato un intero movimento artistico che colpisce il pubblico ancora al giorno d’oggi. Non perdetevela!

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Emanuela Batir, Erika Corso