Butto i libri e vado a imparare la lingua all’estero: cosa ci dice la testa (o meglio, il cervello)?

Here I come again!

(E poi anche #mammamia se ne va in vacanza! aka a prepararsi per gli esami)

Oggi voglio chiedervi: “Secondo voi, nel nostro cervello accadono le stesse cose a seconda che impariamo una lingua a scuola oppure nel Paese in cui è parlata?”

Ebbene no, e questo è un motivo in più per guardare più serie e leggere più libri in lingua o per prenotarvi anche una bella vacanza.

Nell’ambito glottodidattico si è infatti sentita la necessità di differenziare le modalità di interiorizzazione delle conoscenze: si parla, infatti, di acquisizione quando c’è un’interiorizzazione inconsapevole della lingua, come succede ad esempio quando ci si approccia alla lingua in un contesto naturale, non formale, come accade per la lingua materna; mentre di apprendimento per riferirci a un processo consapevole che avviene quando lo studente si trova a contatto con contesti linguistici artificiali, come succede di solito a scuola o in altri ambienti istituzionali. Questa distinzione è uno dei principali temi affrontati dal linguista Krashen nella sua Second Language Acquisition Theory (SLAT).

Ora però fate un brevissimo brainstorming di come avete imparato le varie lingue che conoscete. Noterete che spesso, l’identificazione di uno o dell’altro processo può essere difficile. SPOILER: questo accade perché spesso i due si sovrappongono e, di conseguenza, non si devono pensare i due eventi come fenomeni isolati, ma interdipendenti.

I due differenti processi di appropriazione delle regole generano però due diversi tipi di conoscenze, rendendo necessaria una distinzione tra conoscenza dichiarativa o esplicita e conoscenza procedurale o implicita: la prima racchiude conoscenze relative, ad esempio, alla grammatica della lingua e interiorizzate grazie a un processo di apprendimento, mentre la seconda si riferisce a conoscenze ormai fatte proprie attraverso l’acquisizione.
Per non farci mancare nulla, i due processi fanno anche leva su due sistemi mnemonici differenti, cioè la memoria esplicita per quanto riguarda la conoscenza dichiarativa e la memoria implicita per quanto riguarda quella procedurale e, di conseguenza, accediamo alle diverse informazioni in modi differenti, cioè consciamente per quanto riguarda le informazioni acquisite altrettanto consciamente e viceversa.

MA QUINDI DEVO PREPARARE LA RINUNCIA AGLI STUDI? TANTO VALE GUARDARE LE SERIE O LEGGERE I LIBRI!
E invece NO! Si potrebbe pensare che qualsiasi tipo di didattica formale sia poco utile, ma, al contrario, le conoscenze apprese verranno automatizzate grazie alla pratica e, inoltre, il vantaggio dello studio è quello di avere un tipo di input che riesca a portare l’attenzione su aspetti linguistici che verrebbero altrimenti trascurati in un contesto di acquisizione spontanea.
Inoltre, in caso di incertezze – che possono avere sia parlanti L1 che di L2 – si farà sempre ricorso alla conoscenza dichiarativa per “controllare” le produzioni. Ricordando le parole della linguista portoghese Isabel Leiria, pioniera per quanto riguarda l’acquisizione del portoghese come lingua straniera, “tanto maggiore è la distanza linguistica, più gli apprendenti si appoggiano alla conoscenza esplicita e non automatizzata”, di conseguenza la focalizzazione sugli aspetti formali, che poi verranno automatizzati grazie alla pratica, non sarà mai fine a sé stessa.
Morale della favola: il libro da solo non basta, come non basta neanche solo l’esperienza all’estero.

Un saluto e un grande in bocca al lupo!
Ci rivediamo dopo le vacanze!

Aurora