Quanto conosci la lingua italiana?

Cari lettori e care lettrici,

anche questa estate torna la rubrica che suscita curiosità sulla lingua italiana. Ogni anno ci sono tante nuove parole che vengono aggiunte al nostro vocabolario, mentre tante altre cadono in disuso.

Secondo gli studi di Tullio de Mauro, linguista italiano, il vocabolario di base della nostra lingua, ovvero “le parole che usiamo in genere” è composto da 6.500 parole, con le quali copriamo il 98% dei nostri discorsi. Le parole restanti vengono categorizzate come lessico comune, fondamentale, di alto uso e di alta disponibilità facendoci capire quanto sia vasta e complessa la terminologia di una lingua, in particolare quella italiana.

A tal proposito, scopriamo tre termini, di ambiti diversi, che potrebbero suonare nuovi alle vostre orecchie!

Bibliosmia

Scorrendo il glossario si scoprono molte parole curiose. Compare anche un neologismo italiano dal sapore nostalgico. Con bibliosmia si indica la sensazione piacevole data dal profumo di un libro. La bibliosmia è legata per ovvie ragioni ai libri di carta, almeno fino a quando non verranno inventati dei tablet odorosi che stimolino in qualche modo anche l’olfatto. Utopia? Chissà. Nel romanzo Il mondo nuovo Aldous Huxley aveva immaginato i cinema multi-sensoriali e non è detto che non possa accadere per i libri.

In Norwegian Wood Haruki Murakami descrive in poche righe l’innamoramento olfattivo per la lettura: “Leggevo e rileggevo lo stesso libro molte volte, e a volte chiudevo gli occhi e mi riempivo i polmoni del suo odore. Il semplice annusare quel libro, scorrere le dita tra le pagine, per me era la felicità”.

(La Repubblica)

Perlescenza

Effetto visivo che si produce quando una superficie colpita dalla luce manda, o crea l’illusione di mandare, riflessi perlacei o madreperlacei particolarmente lucenti e brillanti.
La parola è calco dell’inglese pearlescence ‘effetto perlaceo, madreperlaceo’ ed è rifatta sul modello di iridescenza e opalescenza. Mentre il sostantivo perlescenza è attestato in italiano solo dal 1991, l’aggettivo che ne deriva, perlescente, circola già negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento nel linguaggio della chimica industriale, in particolare nel campo delle plastiche e delle vernici, e indica la caratteristica di alcuni pigmenti, o di sostanze ad essi affini, di conferire, alle colorazioni cui vengono aggiunti, luminosità cangianti, appunto di tipo perlaceo, attraverso fenomeni ottici di interferenza o diffrazione.

(Accademia della Crusca)

“La trasparenza e perlescenza ed il profumo tenue e delicato sottolineano il concetto di prodotti che pur svolgendo un’azione efficace, sono assolutamente non aggressivi e rispettano il naturale equilibrio di pelle e capelli”.

(Neutro Roberts, in «L’Europeo», 22, 31 maggio 1991, p. 129)

Cromatofobia

 La paura dei colori. Chi ne soffre, vorrebbe vedere il mondo solo in bianco e nero, perché i colori sono un’autentica fonte di sofferenza. Come molte altre fobie, anche questa è scatenata dall’associazione inconscia di un colore (o dei colori in genere) con un evento traumatico e nasce dunque come meccanismo di difesa. Le persone che ne sono affette possono arrivare a temere tutti i colori o uno solo in particolare.

(Corriere.it)