Il vietnam tra il cielo e la terra

Care lettrici e cari lettori,

Queste ultime settimane sono state per me particolarmente intense: colme di emozioni contrastanti e impegni di vario genere. Motivo per cui è stato più difficile del solito trovare qualcosa di curioso da raccontarvi. Per fortuna è arrivata inconsapevolmente in mio soccorso Erika, il suo articolo sui camini delle fate è stato per me fonte di grande ispirazione (se non lo avete letto scorrete in basso… ora!). Mi ha ricordato le verdeggianti montagne del Vietnam, le risaie e le sue numerose leggende. Una di queste riguardava proprio una fata dall’attitudine quanto meno “anticonformista”, ma facciamo un passo indietro.

Nell’estremo Nord del Vietnam (quasi al confine con la Cina), nella provincia di Quan Ba, si trova la piccola cittadina di Tam Son. L’omonima valle è quasi interamente costituita da montagne e colline formate da rocce calcaree che subiscono un continuo processo di erosione causato dall’inesorabile attività degli agenti atmosferici. Questo fa sì che le alture assumano delle forme bizzarre, per lo più coniche. Tra queste particolarissime figure, quella più caratteristica è stata denominata “seno di fata” (non siate infantili e cancellate quel risolino dalla faccia!). In questa vasta area, infatti, emerge una coppia di colline perfettamente tondeggianti. La gente del posto per spiegare questa stranezza si rifà ad una leggenda che comincia più o meno così…

Tanto tempo fa, comodamente stravaccata su una nuvola, una fata annoiata osservava la terra e le sue creature. Improvvisamente, tra le verdi colline vietnamite, scorse un uomo che, per qualche strano motivo che chiameremo “colpo di fulmine”, non le sembrava come tutti gli altri uomini. Come gli altri era povero e lavorava la terra, ma nei suoi occhi vedeva qualcosa di più (sì, le fate hanno una vista pazzesca e dalle nuvole possono guardarti negli occhi). Molti di voi direbbero “si è innamorata!”, quindi lo dirò anche io: la nostra bella fata si era proprio innamorata.

Decise, quindi, di violare la legge del padre che le proibiva di avere qualunque tipo di rapporto con i terrestri e scese dal suo amato, che ricambiò tutto l’amore che la fatina aveva da offrirgli (diciamocelo, non capita tutti i giorni di sedurre una creatura magica senza muovere un dito). Sicuramente non lo sapete ma un giorno nel mondo nelle fate è lungo quanto un anno sulla terra; quindi, la fata e il contadino hanno fatto in tempo a conoscersi completamente, in ogni loro dettaglio e a concepire un magnifico bambino. Scaduto l’anno terrestre il padre si accorse della fuga e costrinse la fata a risalire nel cielo. Per non abbandonare l’amato e il figlio decise, però, di lasciare qualcosa di suo: il suo seno, dal quale il bambino si sarebbe nutrito.

Spero che questa leggenda sia riuscita a scaldarvi il cuore o perlomeno a farvi sorridere un po’.

Giulia Giacomino