Vilnius, prima tappa.
In 3 giorni si gira bene tutta. Ci sono musei interessanti, molti parchi e addirittura un quartiere in cui risiede una repubblica indipendente, Užupis, casa di numerosi artisti. Il cibo lituano è molto buono ma molto pesante, consiglio di non mangiare sempre fuori. Ci siamo trovati bene anche con i trasporti: gli autobus e i treni per uscire dalla città sono efficienti ed economici. In più, a meno di 5 euro ci siamo spostati per la città sfruttando servizi di bike sharing e car sharing. Da non perdere è il castello di Trakai, una cittadina a 30 km dalla capitale dove è possibile provare la tipica cucina caraita. Il terzo giorno ci siamo spinti anche più a nord per entrare nella regione dei laghi, siamo andati ad Ignalina, un paese che ci è sembrato fermo negli anni ’80 sovietici sia per l’architettura sia per le persone che abbiamo incontrato. Lì ci siamo fatti un bel giro in bicicletta tra laghi e boschi lituani soffrendo molto il freddo, non eravamo preparati ai 13° ma siamo corsi ai ripari. Un vantaggio per me che studio russo è stato esercitarmi nella lingua con i lituani, perché, anche per ragioni storiche, adottano il russo come seconda lingua. Non è stato facile, soprattutto quando guardavano con aria di disapprovazione ogni errore che facevo, ma dopo un po’ mi sono abituata. Unica pecca finora è la pulizia: bagni privati molto sporchi (cosa che non ci è nuova, dopotutto), divano di casa lurido, utensili da cucina tutti da lavare (accuratamente sterilizzati con il fuoco, ‘n se sa mai) e addirittura la signora che ci ha dato le chiavi dell’Airbnb ci ha fatto vedere tutto l’appartamento a piedi nudi. A piedi nudi. Sul nostro pavimento. Nudi. NUDI.
Cara Vilnius, per te il voto è un 6 e 1\2, il potenziale ce l’hai, ma non ti applichi.
Seconda tappa: Klaipeda e penisola curlandese.
Arriviamo a Klaipeda stanchi dopo un lungo viaggio in pullman, il nostro airbnb si trova in un’ex kommunalka sovietica (molto affascinante) ma, appena sistemati, sorgono dei problemi con il divano letto: lo apriamo e scopriamo che in realtà è composto da un materasso singolo e una conchetta dove uno dei due dovrà dormire, una specie di cassetto sotto al letto per intenderci. Scoraggiati e distrutti andiamo a letto, sapendo che l’indomani ci aspettava Neringa. Affittiamo una macchina la mattina e partiamo con il traghetto per la penisola, biglietto pagato 12 euro + 20 euro di enviromental fee. Neringa è un paradiso, kilometri di natura incontaminata intervallati da paeselli con casette colorate. Ci spingiamo fino a Nida, vicino al confine russo (c’è un oblast‘ russo distaccato dai suoi confini, Kaliningrad). Poi torniamo poco a poco indietro senza farci mancare le passeggiate sulla duna Parnidis, nel bosco sulla collina delle streghe, con sculture di creature fantastiche intagliate nel legno, e infine sulla spiaggia. Per quanto riguarda Klaipeda è la classica cittadina marittima, visitabile in mezza giornata. Caratteristiche sono sempre le casette e il centro storico, ma nulla di troppo particolare.
PS. Durante la seconda notte ci è venuta un’illuminazione: abbassare la spalliera così da rendere il letto a due piazze. Era un tranquillissimo divano-letto matrimoniale di Ikea e ci siamo sentiti molto, molto stupidi. Tra l’altro chi era con me si era fatto una notte nel cassetto sotto al letto. Alla grande.
Neringa e Klaipeda, voto 9 ha dei paesaggi mozzafiato.
Terza tappa: Riga.
Una città deliziosa, un misto di palazzi Art Noveau, edifici storici dallo stile svedese e casette di legno colorate. È una città viva, colorata e accogliente. Per tutta la Lituania, abbiamo incontrato gente con ghigni più che sorrisi, abbiamo ricevuto molte occhiatacce in tante occasioni; qui ti sorridono, ti accolgono, insomma ci siamo sentiti un po’ più a casa. L’appartamento dove abbiamo alloggiato era bellissimo, molto vicino al centro, arredato in modo impeccabile, un giusto incontro tra vecchio e nuovo, mobili in legno vintage, la luce, il verde delle piante: era tutto perfetto! Lo sono stati anche i nostri host, una famiglia disponibilissima con una bimba molto dolce e vivace. Sconsiglio di mangiare in centro città, ci siamo trovati a mangiare in un ristorante medievale che si è rivelato più costoso del previsto. Il mercato è un must di Riga: situato in un ex magazzino per dirigibili, ha diversi padiglioni che offrono tutte le tipologie di carne, pesce, formaggi, dolci e anche degli stand dove fermarsi a mangiare un boccone. La biblioteca nazionale è particolare, offre un buon panorama della città. Per le vie del centro ci è capitato di ascoltare molta musica rockabilly, i lettoni ne vanno pazzi.
Riga è veramente elegante, voto 9.
Quarta tappa: Viljandi.
Devo essere sincera, appena ho messo piede in questa cittadina pioveva, non c’era anima viva, solo case in legno. Sembrava un paesino abbandonato sparso al centro dell’Estonia. Ho pensato “ma che c*** (caspita) ci faccio io qui?!”. Però ormai eravamo là tanto valeva raggiungere la casa e vedere se c’era qualcosa di interessante da fare. Arriviamo nella casa dopo 20 minuti a piedi sotto la pioggia: inizialmente sembra una bella casa vicino al lago; poi invece mi ci soffermo e la trovo molto disorganizzata, diversi stili uniti in un agglomerato di confusione. La nostra stanza è apparentemente normale, anche se vicino alla mia parte del letto c’è un ramo di albero con appesa una piuma dove andrò a sbattere con la testa per tutta la durata del nostro tempo lì. La casa sembra nel suo insieme normale, ma ci sono alcune stranezze che l’hanno resa inquietante. Una di queste era in salotto: dietro al divano c’era una parte del pavimento che era in vetro e sotto mostrava una specie di “buco”, una teca (quasi) con delle luci colorate che illuminavano un telefono wireless, di quelli che abbiamo tutti in casa. Non ho fatto foto perché tutta la casa mi faceva sentire a disagio, soprattutto perché la prima notte nel sonno ho detto di aver visto qualcuno in stanza e non c’era nessuno, perciò non volevo che le stranezze mi condizionassero più di tanto. Anche il cibo non ci è sembrato granché, abbiamo optato per le pizze ma non ci hanno soddisfatto, ce lo aspettavamo comunque (la mia quattro stagioni era divisa in quadranti e in uno c’era l’ananas, mangiabile ma non era pizza). Il secondo giorno è stato quello giusto, ci siamo trovati molto meglio, il centro città è piccolino ma molto caratteristico. Il lago è il vero protagonista della cittadina, abbiamo ammirato i suoi belvedere dalle rovine del castello e questa tappa ci è sembrata meno sbagliata. Tutto sommato è stato rilassante, Viljandi aveva delle cose da offrirci dopotutto, forse sarebbe stato meglio passarci senza restare a dormire, ma ci siamo trovati bene. Voto 7, ma solo dopo gli esami di riparazione a settembre.
P.S. nella casa creepy la doccia e la lavatrice erano in fondo a delle buie e ripide scale nello scantinato. Mi sono lavata ma AIUTO.
Quinta tappa: Tallinn.
Città carinissima, la capitale migliore tra quelle visitate. Il centro storico e il mercato sono un must se si visita Tallinn. La città vecchia è circondata da mura medievali che, insieme a molti edifici ottocenteschi donano un tocco pittoresco al centro. Interessante è anche il quartiere creativo di Telliskivi dove, tra murales e opere d’arte, vi è allestito un grande mercato delle pulci. Volevamo visitare anche il Linnahall, un vecchio edificio sovietico costruito per le olimpiadi di Mosca del 1980 ma non è possibile entrare. Per il resto, Tallin ci ha soddisfatto, voto 8.
Sesta e ultima tappa: Helsinki.
Sfortunatamente, siamo potuti stare solo 2 giorni in questa città, una scelta di cui ci siamo pentiti. Helsinki è molto bella, ecologica e verde. Abbiamo visitato la fortezza nell’isoletta di Suomenlinna, la cattedrale, la chiesa scavata nella roccia e a pranzo abbiamo mangiato al mercato (Il salmone è tanto buono quanto costoso, ma quando mi ricapita di assaggiare salmone finlandese?). Un aspetto che ci ha stupito di Helsinki sono i trasporti pubblici: difficile da credere se si viene da una città come Roma ma qui FUNZIONANO! ABBIAMO ASPETTATO MASSIMO 3 MINUTIIIIIIIII AAAAAAAAH!!!!!! Ci siamo trovati in situazioni che a noi sono sembrate fuori dal mondo! L’autista di un autobus ha aspettato che noi arrivassimo alla fermata prima di partire, in treno per l’aeroporto si sono scusati per soli 2 minuti di ritardo, insomma il paradiso! In più, malgrado la città ci sia sembrata anche un po’ fredda, i suoi abitanti ci hanno trasmesso molto calore accogliendoci sempre con sorrisi e piccole attenzioni che hanno reso il ritorno in Italia più difficile del previsto. In particolare Pauliina, la nostra host, al nostro arrivo aveva lasciato del latte, dei cioccolatini, crema per la pelle e altre piccoli comfort molto apprezzati. È stato difficile tornare, siamo stati tanto bene e quello che ci aspettava a casa era sconfortante. Dalla sessione autunnale, alla laurea di novembre, ai mille problemi del vivere in città, fino alla noiosa routine. Per questo abbiamo deciso di abbandonare tutto, non torneremo più (AHAH) apriremo una fattoria di renne in Lapponia, addio a tutti, ciao.
P.S. per Helsinki il voto è 9 e mezzo, perché la perfezione non esiste.
Martina Lucarelli