#FACCIAMOILPUNTO 18 ottobre

Pubblicato il

Cosa, quando, dove e perché è successo. Nelle ultime due settimane.

UNINT

È iniziato l’anno accademico (in caso non ve ne foste ancora accorti…) ed è cominciato alla grande. Giovedì 3 ottobre l’UNINT ha accolto importanti ospiti ad una tavola rotonda dal titolo: “FUTUNINT: in sintonia con quale futuro?” Ebbene, noi di UNINT BLOG li abbiamo intervistati, senza scrupoli e soprattutto: senza ansia.

Antonio di Bella, direttore di Rai News 24; Eugenio Coccia, rettore del Gran Sasso Science Institute, nonché fisico astroparticellare e premio nobel (2017); Alberto Negri giornalista e reporter di guerra.

I loro interventi e le loro risposte ci hanno lasciato importanti spunti su cui riflettere, fra i tanti: la ribalta e l’uso dei social media, l’intelligenza artificiale e la scoperta dell’Universo, la libertà di espressione e di stampa, i nuovi orizzonti internazionali.

In caso non abbiate ancora visto le interviste (ed è quasi impossibile) le trovate a questo link: https://www.youtube.com/user/luspiotv/videos, oppure su Google, o su Facebook, o su Instagram o un po’ dappertutto, insomma.

Sempre giovedì 3 ottobre, finita la cerimonia, ha preso vita la più fotogenica ed originale delle feste universitarie finora, al mondo, esistite: L’UNINT Holi Festival. È stata una bellissima occasione di ritrovo, di condivisione.Per questo ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito alla sua realizzazione e ringraziamo, ancor di più, il vento gelido che ci ha accompagnato per tutta la serata e che ha permesso uno spettacolare spargimento di polveri colorate, e di influenze.

Sicuramente, successivamente al 3 ottobre, sono successe tantissime altre cose all’UNINT, ma noi responsabili di progetto dobbiamo ancora riprenderci da questo inizio “in quarta” dunque passo, e chiudo.

NEL FRATTEMPO, NEL MONDO

In Europa, come sempre, poche buone notizie e una grave notizia: la Turchia ha invaso la Siria.

La Germania ha dichiarato lo stop alla vendita delle armi all’esercito di Ankara, poi anche la Francia e poi anche Zingaretti, mentre di Maio ne chiacchierava con l’Unione Europea.

La pronta risposta turca però è stata: “Quelli che evitano persino di rimpatriare i propri cittadini che sono terroristi foreign fighter di Daesh non hanno il diritto di dare lezioni alla Turchia sulla lotta all’Isis”. (ANSA)

Dunque ci ha pensato Trump, con un’acutissima osservazione, dichiarando che: “Le guerre senza fine devono finire”, fine.

Le buone notizie arrivano invece dall’Africa, dove il premier etiope Abiy ha vinto il premio Nobel per la pace, “per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea” nella motivazione.

In Francia nel frattempo è stato catturato il mostro di Nantes, anche se non era lui.

Mentre in Corea del Nord, un Kim Jong-un decisamente più rilassato, passeggia a cavallo sulle nevi. E dico sul serio, cercate su internet.

Sara Nardi

#curiositàdalmondo: Singapore, la città delle multe

Pubblicato il

Cosmopolita, moderna, vivace, dinamica. Quattro parole per descrivere Singapore, la città stato del sud-est asiatico a sud della penisola Malese. Ma viene anche ricordata come la “fine city”, la città delle multe, proprio per i suoi divieti considerabili bizzarri agli occhi di un visitatore straniero.

Arrivati all’aeroporto, infatti, la prima cosa che viene chiesta è se si abbiano o meno delle gomme da masticare, il cui possesso o consumo è totalmente illegale. Il motivo? Pulire le strade imbrattate dalle chewing gum costa, quindi è stato più semplice eliminare il problema alla radice. Sembra che le multe previste siano addirittura più alte nel caso in cui si getti per terra un mozzicone di sigaretta.

Un altro divieto particolarmente singolare, anche per gli stessi abitanti, è il divieto assoluto di salire sui mezzi pubblici con durian, uno frutto tipico della zona e molto amato dai locali ma con un gusto e un odore particolarmente forte, cosa che ha spinto le autorità a prendere provvedimenti.

La lista è notevolmente lunga e potremmo citarne altri: avere acqua stagnante in casa, non tirare lo sciacquone nei bagni pubblici, girare nudi per casa, attraversare in diagonale sulle strisce pedonali, mangiare sui mezzi pubblici di trasporto e così via. Tutte cose per cui è prevista una pena pecuniaria più o meno severa.

#unintsightseeing: Rione San Saba

Pubblicato il

Tra Circo Massimo e la Piramide Cestia, si trova uno dei rioni forse meno conosciuti di Roma: Rione San Saba, il cui nome deriva dall’omonima Chiesa posta sulla cima del colle.

Conosciuto popolarmente anche come “il piccolo Aventino” (data la sua conformazione) è un crocevia di stradine, scalinate, cortili sapientemente decorati con fiori e piante e piccole botteghe di artigiani o alimentari. Il tutto, lontano dal caos cittadino, che suscita al visitatore la sensazione di essere in un piccolo paesino.

Il rione si concentra in Piazza Bernini, il luogo di ritrovo degli abitanti del posto: dai bambini diretti ai giardini con le altalene agli anziani che passano il tempo a chiacchierare su una delle tante panchine poste ai lati della piazza. A pochi passi da qui si tiene ogni giorno il mercato rionale, dove è possibile acquistare generi alimentari o prodotti per la casa.

La cosa più sorprendente è senz’altro la fusione architettonica avvenuta nel corso dei secoli: se inizialmente il quartiere era pensato come un quartiere residenziale per le famiglie benestanti romane, nei primi anni del Novecento furono costruite alcune case popolari destinate alla piccola-media borghesia del tempo. Per questo, ancora oggi, passeggiando per le sue strade, possiamo notare come palazzi signorili siano perfettamente coesi e integrati con edifici più “popolari” e meno sfarzosi.

Al termine della passeggiata, si consiglia di percorrere Via Giotto, magari al tramonto. E godersi uno dei panorami più belli sulle vicine Terme di Caracalla, uno dei siti archeologici più famosi di Roma.

UNINTSPORT: nasce la squadra di calcio a 5 dell’internazionale

Pubblicato il

UNINTSPORT è un’iniziativa nata per coinvolgere tutti gli studenti nelle attività sportive dell’Ateneo.

Ad oggi all’interno del progetto è nata la squadra di calcio a 5, composta da 20 studenti di tutte le facoltà e già iscritta al torneo delle università di Roma (http://www.torneouniversitadiroma.it/), che vedrà la partecipazione di 7 squadre appartenenti alle università della capitale, con il patrocinio del Comune, della Regione e del CONI. La presentazione ufficiale della squadra si svolgerà proprio presso il salone d’onore del CONI, che vedrà la presenza del presidente Giovanni Malagò e di ex calciatori di fama nazionale.Questi ultimi inoltre seguiranno le squadre nei vari allenamenti che si svolgeranno durante l’anno.

Nelle prossime settimane verrà rinnovato il campo di calcio esterno presente nel giardino dell’Ateneo. Per inaugurarlo verrà organizzata una partita tra studenti, docenti e personale (… se volete farvi due risate!), a tal proposito seguiranno ulteriori informazioni. Per quanto riguarda il torneo invece, le prime partite si disputeranno nel mese di novembre, in particolare la terza settimana del mese si giocherà la prima partita “in casa”, nella quale è richiesto grande sostegno da parte di tutti gli studenti.

Inoltre, è in corso la formazione di una squadra mista di pallavolo e di una squadra di calcio a 5 femminile. I referenti per le varie attività sono indicati alla fine di questo articolo per permettere a chiunque interessato di informarsi ed eventualmente unirsi.

La squadra di pallavolo è aperta a chiunque desideri, senza distinzioni di livello, per incoraggiare gli studenti alla pratica di uno sport (i medici dicono che faccia bene, ndr).

Quando ci è stato chiesto di scrivere articoli sullo sport abbiamo pensato: di cosa ci occupiamo? I lettori preferiranno una rubrica settimanale o singoli articoli per stuzzicare la curiosità? Sarà meglio scrivere un resoconto delle principali partite ed eventi sportivi della settimana oppure sviluppare argomenti poco noti per stimolare l’attenzione dei lettori?

Sinceramente non ci siamo ancora dati una risposta e per questo siamo aperti a qualsiasi suggerimento e richiesta nel caso in cui qualcuno desiderasse scoprire qualcosa di nuovo o semplicemente essere aggiornato sul favoloso mondo dello sport.

Per info su calcio a 5 e pallavolo scrivete a Lorenzo Pizzuti, Alessandra Beria e Sara Pacileo: sport@unint.eu

Valentin D’Amico, Valerio Manzo

Double Degree UNINT – UNWE: Roma chiama Sofia

Pubblicato il

Cari lettori, care lettrici, non è facile condensare in un testo tutto ciò che ho vissuto. Ricordo l’emozione prima di partire, le mie aspettative e l’acquolina in bocca al solo pensiero di ottenere il doppio titolo di laurea. Orbene, alla fine di questa esperienza il valore del titolo è stata l’ultima delle cose in ordine d’importanza. Il lettore non ha capito? Mi consenta di esprimermi meglio: nel viaggio di studi all’estero si avvia un processo inconscio e spontaneo di maturazione che termina leggermente prima della partenza. Si può azzardare il momento esatto: quando compri l’ultimo biglietto, quello di sola andata, o forse dovrei meglio dire “solo ritorno” verso casa. Utilizziamo come estremi proprio i due biglietti principali, quello che ti guida verso la porta del Paese ospitante e quello che ti riporta al nido del Domus. Nel mentre, un vortice di emozioni (non tutte positive, sia ben chiaro, altrimenti non si crescerebbe) colpisce anima e corpo con la stessa delicatezza di un tornado nel Midwest americano.

Procediamo con ordine: l’arrivo. Sofia non è una metropoli occidentale, bensì la capitale di uno stato che economicamente parlando rappresenta il fanalino di coda dell’Unione Europea. Non ti senti a casa, ci vuole tempo per abituarti anche a un alfabeto che, se non sei esperto o appassionato di slavistica, fai fatica a render morbido alla vista. Non poteva essere che così, d’altronde Cirillo e Metodio, padri dell’alfabeto cirillico, sono nati lì. In sintesi, con l’eccezione della reboante, seppur piccina, Vitosha Boulevard non hai la percezione di essere in Europa. A tutto ciò si accompagna l’aspetto caratteristico dei locali: tra i paesi che possiamo nominare come “slavi”, questo è il più variegato di tutti, etnicamente parlando. Basta guardare le varie stature dei bulgari: se da un lato è facile imbattersi in taglie 48 di scarpa (il che presuppone che vi siano dei “giganti” che le indossino); dall’altro le tracce di 500 anni di dominazione ottomana si fanno sentire nelle minute stature dei bulgari dall’origine mediorientale. Posso affermare che l’uomo bulgaro se non è alto è largo… no, non mi fraintenda l’attento lettore. I bulgari amano andare in palestra, sono appassionati di sport che prediligono la forza fisica, le grandi masse muscolari e…i capelli corti. Cortissimi! Dai barbieri capitolini il taglio militare abbonda. Ma ora veniamo alle donne: sono un ragazzo che ha viaggiato molto, ma mai mi era capitato di vedere una quantità così elevata di belle ragazze. Bionde, more, alte, basse, a Sofia ce ne è per tutti i gusti. Le bulgare ti possono far girare la testa, ma per rispetto delle lettrici (e dispiacere dei lettori), mi fermerò qui.

Una volta descritti fisicamente, passerò al modus vivendi. Gli abitanti di questa nazione, estesa più o meno quanto il Nord Italia, sono dei grandi lavoratori, lavorano tantissimo! Ho visto cantieri venir su in tempi record, centri commerciali chiudere alle 23 e palestre aperte 18 ore anche la domenica. Tuttavia, accanto a quest’operosità notevole, si trova una povera attenzione al turismo e un Customer Service ai minimi storici: esatto, in Bulgaria può facilmente accadere che debba inalberarti per ottenere ciò che ti spetta di diritto. La burocrazia, in particolar modo, è tagliente anche nei Balcani. Per non divulgarmi troppo vorrei parlare dell’Ateneo: l’università nazionale e mondiale di economia di Sofia è un neo centenaria università bulgara. A primo impatto ricorda La Sapienza di Roma, grande, maestosa e un tantino sovietica all’apparenza. Il colore predominante è un marroncino-beige abbinato al rosso delle insegne indicanti nomi e numeri delle aule. In questo luogo, così diverso dalla mia UNINT, ho conosciuto l’economia: per la prima volta nella mia vita ho studiato questa materia, grazie a docenti che, a differenza dei gestori delle attività in capitale, di Customer Service ne hanno, eccome! L’impatto è stato duro, ma è soprattutto grazie a loro che io e le mie colleghe abbiamo superato l’ostacolo della diversità delle discipline. Esatto, io vengo da una formazione umanistica (ho frequentato il liceo classico) e da un quinquennio universitario d’impronta linguistica (Mediazione in triennale e Interpretariato alla magistrale), per cui, cari lettori, non è stato semplice dover affrontare Global Economics, International Business, Quantitative Analysis, Social Media Marketing, Corporate Governance, Global Strategic Management e le altre. È stato come tuffarsi in un buco nero.

Ma ora torno a Roma, consapevole e arricchito. Mi creda l’attento lettore, che quando ho iniziato a studiare questi insegnamenti non avevo la benché minima idea di cosa fossero e cosa volessero dire i soli titoli, figuriamoci i testi! Testi che fortunatamente erano pochi, i docenti hanno fornito dall’inizio del corso i materiali su cui studiare, venendoci incontro. Devo ammettere però che una cosa che mi ha colpito fin dall’inizio è stata la mentalità dell’ateneo: l’università in Bulgaria permette allo studente di lavorare, posso dire che si tratta di un sistema che non danneggia lo studente lavoratore! Tutti i miei colleghi autoctoni appartenevano a questa categoria. Il loro approccio era meno ansioso del nostro, forse per l’abitudine, forse perché eravamo in dovere di rappresentare il nostro Paese. Tanto che tutte le nostre lezioni erano così articolate: ogni giorno si faceva un solo insegnamento, dalle ore 17:45 alle ore 21:00. Ovviamente su carta, due docenti erano talmente appassionati alla loro materia che avrebbero fatto nottata! Perché questa fascia oraria? Per permettere ai lavoratori di dedicare uno spicchio di giornata al frequentare le lezioni.

Non che fossero assidui attending students, ma ho un piacevole ricordo delle amicizie bulgare dietro i banchi della UNWE. Prima di parlare di una cosa che mi ha davvero stremato, vorrei raccontare un episodio che ho vissuto una sera invernale (a proposito, a Sofia fa freddo, molto freddo), proprio in Ateneo. Venivo da una lezione di Social Media Marketing e avevo dimenticato il cellulare in aula computer. Preoccupato per un eventuale furto, ho contattato una docente e ho deciso di recarmi la mattina non appena fossero stati aperti i cancelli, per riprendere il bene prezioso, accompagnato da una collega. La docente apre la porta dell’aula… e il telefono non c’è: panico! Che fine aveva fatto? Lo avevano preso le anziane Janitors dell’istituto, lo avevano gentilmente messo in carica, ma…avevano ben pensato di chiamare le persone nella mia rubrica per comunicare IN BULGARO che il mio cellulare era rimasto in ateneo. Peccato che i miei genitori, i miei zii e i miei amici non parlano una sola parola di bulgaro. Ergo, le più sfrenate fantasie horror si sono avverate: mi immaginavano rapito, in fin di vita, in pericolo. Hanno, assieme alla mia dimenticanza, contribuito a regalare un momento di terrore ai miei familiari. Simpatico, non trovate?

Ora vi fornirò qualcosa di altrettanto allegro. Si tratta di un dato peculiare: i docenti bulgari sono ossessionati dalle presentazioni. Non ne ho mai preparato così tante in tutta la mia carriera! Ho una cartella piena di presentazioni sugli argomenti più curiosi e disparati. Eppure, per quanto una presentazione possa essere più leggera di un prisma di 800 pagine, solo a pensarci mi sento male. Non nego, tuttavia, la loro utilità. Ho acquisito abilità di ricerca nuove. Sono cresciuto, sono tornato arricchito e ho sviluppato un senso critico che prima non avevo. Questo perché un anno all’estero ti cambia. Quando si è senza la propria famiglia, senza il proprio partner, senza qualcuno che ti voglia bene si è costretti a tirar fuori le unghie, specialmente in uno stato come quello. Ti sveglia! Perché anche un paese come la Bulgaria, che fa storcere il naso agli uditori o a chi ti chiede dove tu sia stato, ti lascia qualcosa, in barba allo stereotipo del camionista bulgaro. Ma cosa lascia? Un seme, un seme che è pronto a germogliare per dar vita a un fiore che si chiama “età adulta”. E ora che sono tornato spero di poter offrire il mio contributo in maniera ancor più incisiva al mio Paese, alla mia famiglia, e all’Università di cui sono innamorato.

Alessandro Bonifazi

#curiositàdalmondo: la metropolitana di Mosca

Pubblicato il
Stazione della metropolitana “Arbatskaja”

La metropolitana di Mosca è un vero e proprio museo, il palazzo della gente comune. Costruita a partire dal 1935 da Stalin come simbolo della forza e dell’orgoglio sovietico e intitolata a Lenin, oltre a portarvi ancora oggi con le sue 15 linee verso qualsiasi destinazione, è essa stessa una destinazione da ammirare e contemplare.

È stata progettata come un vero e proprio punto di aggregazione sotterraneo per ripararsi dal tanto temuto inverno russo. Ancora oggi le stazioni sono piene di piccoli negozi di dolciumi, fiori, giornali, libri e caffè. Infatti, quando dovete incontrarvi con un abitante della città, la maggior parte delle volte vi verrà dato come punto di incontro proprio la banchina di una determinata fermata e non è nemmeno raro vedere persone che attendono qualcuno con un mazzo di fiori in mano.

Le stazioni più belle sono senz’altro quelle della linea Kol’cevaja (la linea circolare) chiaro esempio del realismo sovietico, sono tutte adornate da lampadari, affreschi, mosaici e statue aventi come tratto comune non solo la simbologia tipica del periodo sovietico, ma anche figure o episodi della storia e del popolo russo.

#unintsightseeing: La salita dei Borgia

Pubblicato il

Nel Rione Esquilino a pochi passi dalla Chiesa di San Pietro in Vincoli, si trova una scalinata suggestiva e scenografica, che nasconde in realtà degli intrighi sanguinolenti.

Il nome deriva dal palazzo sovrastante appartenente alla famiglia Borgia , un’importante famiglia di origine spagnola che ha avuto influenza in Italia a partire dal XV secolo con l’elezione del cardinale Alonso Borgia come Papa Callisto III. Ma è il suo successore, Rodrigo Lenzol Borgia meglio conosciuto come Papa Alessandro VI, a essere stato famoso per la sua vita sregolata all’interno delle mura vaticane.

Proprio in questo palazzo viveva una delle sue amanti più celebri, Vannozza Cattanei, una nobildonna di Mantova che diede alla luce quattro figli: Cesare, Goffredo, Giovanni e Lucrezia. Proprio quest’ultima era solita gettare dal balcone del palazzo, posto sopra la scalinata, i suoi amanti segreti per nasconderne ogni traccia.

Inoltre, il luogo corrisponde al Vicus Sceleratus della Roma antica, così chiamato poiché è qui, secondo la leggenda, il re Servio Tullio venne ucciso da Lucio Tarquinio con la complicità della figlia minore del re Tullia, la quale passò sul cadavere del padre con un cocchio mentre cercava di fuggire dal foro.

#fridayabroad: Gdańsk (Danzica)

Pubblicato il

Gdańsk (Danzica in italiano) è un’importante città portuale della Polonia settentrionale, conosciuta anche con il nome La perla del Mar Baltico. Tristemente nota per essere stata una delle cause dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, è in realtà una città dalla storia millenaria che attrae ogni anno milioni di visitatori per il suo centro storico Patrimonio UNESCO e per la sua intensa vita culturale.

La Via Reale ci porta direttamente nel cuore cittadino, con la piazza del Municipio sulla cui torre (visibile da tutta Danzica) svetta la statua dorata del re Sigismondo II Augusto. Il centro storico è un perfetto connubio di palazzi medievali decorati da grotteschi gargoyles in pietra, simbolo dell’antica nobiltà della regione. Da ricordare è anche Mariacka Street, da sempre la via del commercio della città, dove turisti in cerca del souvenir perfetto si mescolano con la gente locale durante le compere quotidiane.

Danzica viene anche ricordata per essere la capitale dell’ambra, proprio sulle sue spiagge viene depositata una grande quantità di questa preziosa resina e successivamente lavorata seguendo ancora oggi le antiche tecniche tramandate dagli artigiani di generazione in generazione.

Inoltre, è uno dei più importanti centri universitari del paese, sede della WSB University, una delle mete di mobilità internazionale dei nostri studenti della Facoltà di Economia.

#curiosità dal mondo: La città dei libri

Pubblicato il

Hay-on-Wye è un delizioso paesino situato nella contea di Powys nel Galles al confine con l’Inghilterra. È universalmente conosciuto come La città del libro per la presenza di oltre 40 librerie specializzate nella vendita di libri rari e usati.

Il tutto ha avuto inizio nel 1961 quando Richard Booth aprì la prima libreria in città nel vecchio edificio dei Vigili del Fuoco. La popolazione fu talmente contenta di questa idea che iniziarono a comparire librerie ovunque, come se fosse una vera e propria moda.

Inoltre, ogni anno tra la fine di maggio e l’inizio di giugno si tiene l’Hay Festival: celebre manifestazione letteraria e culturale della durata di 10 giorni che richiama appassionati di libri e di letteratura da tutto il mondo, nonché ospiti di fama internazionale. Alla fine degli anni Novanta, infatti, venne come ospite Bill Clinton, che definì la manifestazione come la “Woodstock della mente”.

#unintsightseeing: Via Veneto

Pubblicato il

Anche senza averlo visto, tutti voi avrete almeno una volta sentito parlare del film La Dolce Vita di Federico Fellini, un vero e proprio omaggio alla Roma degli anni Sessanta: il boom economico, il benessere sociale, i divi del cinema, i paparazzi, i locali della Roma bene, e così via. Oggi vogliamo parlavi di un luogo simbolo non solo del film, ma anche della società di quegli anni: Via Vittorio Veneto, detta anche semplicemente Via Veneto.

A pochi passi da Piazza Barberini, si presenta come una strada elegante con alberi curati, locali alla moda e alberghi super lussuosi, ormai testimoni di un passato nostalgico. Era il centro nevralgico della vita mondana di Roma dell’epoca: le Star del cinema di tutto il mondo amavano frequentare i locali di questa strada, disturbati dai flash dei paparazzi alla ricerca dell’esclusiva perfetta da rivendere ai giornali.

A ricordare questo periodo glorioso, è stata posta una targa all’inizio della strada anche per omaggiare il famoso regista italiano per la sua opera immortale.