La rassegna stampa nazionale dell’UNINT

Lunedì 24 maggio, il vertice dell’UE ha deciso di imporre nuove sanzioni contro la Bielorussia in merito all’incidente relativo al volo Ryanair. In Nuova Zelanda le vaccinazioni per il Covid-19 rivolte alla popolazione che non rientra in categorie considerate prioritarie sono state rinviate di alcune settimane. In Sudafrica un vecchio scuolabus è stato trasformato in un negozio di generi alimentari. Taiwan è stata esclusa dalla 74° Assemblea Mondiale della Sanità. Mamadú Saido Baldé è diventato il nuovo presidente del Tribunale di Giustizia della Guiné-Bissau. Il 27 maggio il Presidente francese E. Macron si è recato in Ruanda per commemorare le vittime del genocidio del 1994.

EUROPA

Mercoledì 26 maggio, stando a quanto riportato da rtve, nelle Isole Canarie il Parlamento ha approvato ad unanimità una legge contro l’omotransfobia, di comune accordo con le comunità LGBT+ delle isole. Questa disposizione rappresenta un importante passo in avanti per la comunità autonoma spagnola, posizionata nella lista dei Paesi che dispongono di una legge più avanzata rispetto alla normativa statale. Una legge in materia però era già stata varata nel 2014, ma quella attuale ne modifica alcuni aspetti. Nessuna opposizione in merito, solo consenso da parte di tutti i partiti della Camera che ne ha così permesso l’approvazione. Tra le principali novità della legge rientrano: l’uguaglianza sociale e la non discriminazione in base all’identità di genere, la libertà di espressione unitamente ad un miglioramento del trattamento amministrativo e la regolamentazione di sanzioni, laddove fosse necessario (si può arrivare anche a multe di 45.000€ se la molestia in questione è considerata abbastanza grave). L’obiettivo della legge è ovviamente incoraggiare le persone omosessuali e transessuali a sentirsi libere di essere sé stesse e di ricevere aiuto in qualsiasi ambito richiesto (medico, sociale, psicologico ecc.). Come riporta il deputato del Partito socialista delle Canarie, Omar López González, quella approvata è una legge che restituisce i diritti strappati a persone che da sempre sono state considerate “diverse”, senza considerare che si tratta di soggetti con i propri sogni, passioni, ferite e che pertanto hanno bisogno di un trattamento pari al resto della società. Il rappresentante di un altro partito, invece, ha proseguito asserendo che non esistono differenze, ma solo persone. L’unica richiesta rimasta in sospeso riguarda l’iscrizione al registro di stato civile, esclusivamente di competenza dello Stato. Si tratta tuttavia di una legge ancora circoscritta alle Isole Canarie e che per il momento non coinvolge il resto del territorio nazionale.  Nonostante tutto, questo è un passo da gigante. Alcuni dei rappresentati dei partiti si sono infatti congratulati per la decisione presa e si mostrano fiduciosi sul fatto che l’esempio canario possa spronare il Paese a fare lo stesso.

M.P.

Francia. La visita di stato del presidente francese Emmanuel Macron in Ruanda il 27 maggio 2021 per commemorare le vittime del genocidio del 1994 simboleggia un passo verso la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi dopo un quarto di secolo di tensione. La questione del ruolo della Francia prima, durante e dopo il genocidio dei Tutsi in Ruanda, è stata per anni un tema centrale che ha portato addirittura a una rottura delle relazioni diplomatiche tra Parigi e Kigali, tra il 2006 e il 2009. Secondo quanto riportato da Euronews, gli anni di accuse reciproche tra i due paesi si sono concluse quando, una commissione di storici francesi, ha presentato al presidente Emmanuel Macron un rapporto definitivo che stabiliva il ruolo di complice di Parigi nel genocidio dei Tutsi. Gli esperti hanno accusato la Francia di aver chiuso gli occhi davanti ai preparativi del genocidio e hanno parlato di “responsabilità seria e schiacciante”.  Già l’ex presidente Nicolas Sarkozy, durante la sua visita in Ruanda, aveva ammesso gli errori commessi dalla Francia e la “forma di cecità” che il paese ha dimostrato durante il genocidio. A marzo, inoltre, il governo francese ha accettato le conclusioni della commissione di storici. La mattina del 27 maggio 2021, il presidente Macron ha visitato il Museo della memoria di Kigali lasciando un messaggio e deponendo una corona di fiori, in segno di rispetto. Come riporta il quotidiano ruandese The New Times, il messaggio scritto da Macron nel libro degli ospiti del memoriale è stato il seguente: “Ndibuka. Ricorderò. Questi nomi, questi volti, queste vite che un genocidio perpetrato contro i Tutsi li ha privati di un futuro. È giunto il momento di riconciliare le nostre memorie, di riconoscere il passato, di inchinarsi alle vittime e di ascoltare il dolore dei sopravvissuti. È l’onore della Francia di affrontare la sua storia. Sta a noi costruire il futuro per tutti questi bambini”. Successivamente, durante il suo discorso durato circa 20 minuti al Memoriale di Kigali, Macron ha sottolineato di riconoscere le responsabilità della Francia ma che, quest’ultima, “non si è resa complice” ma ha fatto “per troppo tempo prevalere il silenzio sull’esame della verità”, riporta il quotidiano francese Le Monde. Le parole di Macron hanno generato un leggero rammarico nel presidente di Ibuka Egide Nkuranga, che si aspettava delle chiare scuse a nome dello stato francese ma non esclude che possano avvenire in futuro. Al contrario, il presidente ruandese Paul Kagame, durante una conferenza stampa, ha dichiarato che il discorso del presidente francese in merito alle responsabilità della Francia nel genocidio del 1994 in Ruanda è stato un atto di “immenso coraggio” che ha “più valore delle scuse”. Inoltre, secondo quanto riporta Le Monde, Emmanuel Macron inaugurerà il Centro culturale francofono di Kigali, con l’obiettivo di promuovere non solo la cultura francese ma tutte le risorse della Francofonia.

S.F.

In vista delle prossime elezioni federali tedesche per il rinnovo del Bundestag di settembre, Deutsch Welle riporta come il partito di estrema destra Afd (Alternative für Deutschland, Alternativa per la Germania) abbia scelto il duo che guiderà la campagna elettorale: Alice Weidel e Tino Chrupalla, eletti con una maggioranza interna al partito del 71%. Una decisione che risulta significativa perché a favore dell’ala più estremista del partito. Infatti, a tal proposito ha espresso il suo disappunto Jörg Meuthen, leader moderato dell’AfD e membro del Parlamento Europeo. Per le elezioni del 2021, il tema centrale della campagna elettorale dell’AfD sarà la questione Covid e la crisi economica del Paese causata dalle chiusure conseguenti alla pandemia. “Un blocco completamente eccessivo”, dice Weidel, durante la conferenza stampa successiva alla nomina. La campagna elettorale, inoltre, contrasterà le politiche climatiche volute dai Grünen (i Verdi), lo sviluppo di una società tedesca multirazziale e i tagli ai progetti per la sensibilità di genere. Nel mese di maggio il partito conta una percentuale di voti del 12% circa, contro il 23% del CDU/CSU, il 14% dell’SPD e il 26% dei Grünen, tutti partiti che si dichiarano già schierati contro le politiche estremiste dell’AfD.

M. P.

BIELORUSSIA

Lunedì 24 maggio, il vertice dell’UE ha deciso di imporre nuove sanzioni contro la Bielorussia, chiedendo il rilascio dell’attivista Protasevich e vietando i voli con la Bielorussia, in risposta all’incidente relativo al volo Ryanair con atterraggio non programmato a Minsk il 23 maggio scorso. Secondo Lenta.ru, l’incidente potrebbe cambiare i rapporti tra Mosca e Minsk. Inizialmente, la Russia ha sostenuto di voler evitare giudizi affrettati e di voler esaminare lucidamente l’accaduto. L’ICAO avrebbe già convocato una riunione di emergenza, poiché le azioni bielorusse sarebbero una violazione della Convenzione di Chicago, per cui la sovranità sullo spazio aereo non dà agli Stati il diritto di limitare i voli dell’aviazione civile a loro piacimento. La Bielorussia afferma di voler cooperare con l’ICAO nelle indagini, ma sostiene anche di non aver ricevuto richieste di informazioni né da parte dell’UE né di altri paesi. Venerdì 28 maggio Putin e Lukashenko dovrebbero incontrarsi a Sochi per discutere dell’incidente e della detenzione della cittadina russa Sofia Sapega, arrestata insieme a Protasevich. Intanto, anche l’Ucraina si è unita alle sanzioni, con una chiusura dei collegamenti aerei con la Bielorussia a partire dalla mezzanotte del 26. Una decisione che renderà più difficile per gli ucraini visitare la Russia, essendo Minsk lo scalo più conveniente per i voli Kiev-Mosca dal 2015. Il Regno Unito sembrerebbe voler usare la questione bielorussa per colpire anche la Russia, imponendo sanzioni contro i gasdotti Nord-Stream 2 e Yamal-Europa, che passa attraverso il territorio bielorusso, lo ha detto il Ministro Raab al parlamento, dubitando che il dirottamento del volo Ryanair possa essere avvenuto senza “almeno il tacito consenso di Mosca”. TASS riporta quanto detto dalla portavoce del governo russo Zakharova mercoledì 26 maggio, ovvero che qualsiasi azione ostile contro la Russia riceverà una dura risposta. Zakharova, inoltre, non si dimostra sorpresa per le dichiarazioni sulle possibili sanzioni britanniche, ritenendole una comune “logica britannica” di matrice russofobica. Il progetto Nord-Stream 2 prevede la costruzione un gasdotto che arriva dalla costa russa attraverso il Mar Baltico fino alla Germania, informa TASS. Il Presidente americano Biden ha detto che non imporrà nuove sanzioni contro NS 2 perché il progetto è quasi completato e sarebbe controproducente per le relazioni USA-UE (in particolare con la Germania). Allo stesso tempo, il 21 maggio la Casa Bianca ha imposto delle restrizioni a quattro società russe e a 13 navi coinvolte nella costruzione del gasdotto. A inizio aprile il North-Stream 2 risultava completato al 95%. L’attuale posizione degli Stati Uniti apre uno spiraglio di miglioramento delle relazioni della Russia con l’Occidente. La Casa Bianca, infatti, non avrebbe intenzione di saltare alle conclusioni sul coinvolgimento russo nella questione del volo Ryanair, riporta Lenta.ru. L’UE si dimostra pronta al dialogo con la Russia, secondo quanto rivelato dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas giovedì 27 maggio alla riunione con i suoi omologhi europei a Lisbona, lo rende noto TASS. Maas ha fatto riferimento al futuro incontro tra Putin e Biden previsto per il 16 giugno a Ginevra, sostenendone l’importanza per la risoluzione di una serie di questioni internazionali, tra cui quella bielorussa.

O.P.

AFRICA

Times Live riporta l’interessante caso di un vecchio scuolabus che è stato trasformato in un negozio di alimentari mobile che vende frutta, verdura, spezie e cereali a prezzi abbordabili. I residenti con un reddito basso e che non possono permettersi di comprare tali generi alimentari nei negozi di Johannesburg, in Sudafrica, usufruiscono di questo servizio. L’autista del mezzo è Sidney Beukes, un ragazzo neopatentato di 24 anni che non avrebbe mai pensato di mettersi alla guida di un veicolo trasformato in un negozio di alimentari e rivela di essere felice quando queste persone poco abbienti riescono ad acquistare qualcosa da mangiare. Questa iniziativa è stata promossa durante la pandemia quando l’attivista Ilka Stein, resasi conto degli effetti negativi che il Covid stava causando come la perdita di lavoro per milioni di persone, ha deciso di voler aiutare la sua comunità assieme a coloro che avrebbero risposto al suo appello. Così è nato l’autobus ‘Skhaftin’ che prende il nome dalla parola gergale locale che significa cestino del pranzo e i cui sedili sono stati tolti per poter posizionare scaffali e armadi e riporre il cibo. Stando alle parole di Ilka, 12 persone si sarebbero rese disponibili per aiutare la comunità, infatti la fame è sempre stato uno dei problemi più importanti già da prima del Covid e dal suo arrivo i casi di persone che non riescono ad acquistare beni di prima necessità sono aumentati considerevolmente. Anche l’inquinamento è un’altra sfida a causa delle raccolte inadeguate di rifiuti che finiscono per accumularsi sui cigli delle strade. Times Live ha raccolto alcune testimonianze di chi acquista allo Skhaftin, esse sono state tutte positive e il cibo è ritenuto buono, sano e conveniente. La città di Johannesburg ha accolto questo progetto ma incoraggia e sostiene tutte le iniziative volte ad assicurare i beni di prima necessità a chi ne bisogno.

A.D.S

Martedì 18 maggio, Mamadú Saido Baldé è diventato il nuovo presidente del Tribulale di Giustizia della Guiné-Bissau, ma solo il 26 maggio ha preso possesso del suo incarico. È stato il presidente del paese, ovvero Umaro Sissoco Embaló, a conferire il nuovo incarico e, approfittando del momento, ha tracciato un quadro generale della giustizia guineense al neo-eletto lanciando critiche durissime nei confronti del precedente incaricato, il giudice consigliere Paulo Sanhá. Saido Baldé promette grandi cambiamenti, giustizia per tutti ed annuncia la fine del letargo nei tribunali. Ma cosa sappiamo del neo-eletto presidente Mamadú Saido Baldé come riporta rfi.fr/pt Saido Baldé è nato nel 1963 a Catió, nel sud della Guiné-Bissau; si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Lisbona ed è specializzato in scienze giuridiche. Saido Baldé ha lavorato al Tribunale Regionale di Bissau ed è stato procuratore Generale della Repubblica tra il 2002 ed il 2003. È stato ministro di Giustizia trai l 2013 ed il 2014. È attualmente Giudice Consigliere e, fino al giorno prima della sua elezione, svolgeva la funzione di giudice presidente della Camera Civile del Tribunale di Giustizia. Dopo il disastroso mandato della precedente amministrazione che quasi portava il Paese ad una guerra civile, il presidente della Guiné-Bissau è convinto che con la nuova direzione del tribunale non ci sarà più spazio per giudici, magistrati o deputati corrotti. Chiunque venga meno ai propri incarichi, cedendo alla corruzione, sarà arrestato.  Come riportato da rtp.pt, nel discorso tenuto proprio mercoledì 26 maggio, Mamadú Saido Baldé afferma che la giustizia guineense è in crisi. Questo provoca, di conseguenza, una crisi dell’intero sistema nazionale. Ora secondo il neo-presidente è necessario che i cittadini rinnovino la fiducia, ormai persa, nei confronti delle istituzioni. Si prospetta dunque un periodo di riforme volte al miglioramento dell’intera pubblica amministrazione della Giuné-Bissau.

Y.C.

AMERICA

Il 25 maggio si è tenuta tra Messico e Francia la terza edizione del Dialogo Economico di Alto Livello. Per il Messico hanno partecipato il sottosegretario della Finanze e Credito Pubblico e la sottosegretaria per il commercio estero. Da parte francese, invece, ha presenziato il direttore generale del Tesoro francese. Inoltre, hanno preso parte sia l’ambasciatore del Messico in Francia che l’ambasciatore francese in Messico.

Durante questo dialogo, Francia e Messico hanno trattato di visioni finanziarie ed economiche per il futuro, di azioni per la ripresa economica, ma anche della situazione attuale circa il commercio globale. Come risultato, è stato firmato un Memorandum d’intesa tra il Segretariato delle Finanze e Credito Pubblico e la Direzione Generale del Tesoro per avere accesso (per la prima volta) ad un aiuto tecnico finanziato dalla Francia. Lo scopo è quello di accelerare una transizione ecologica nelle finanze pubbliche. Allo stesso tempo, grazie a questa cooperazione, il Messico ha ribadito il suo impegno a combattere il cambio climatico e a incoraggiare inoltre la sostenibilità nelle finanze.

Per di più, si è evidenziato l’impegno a rinnovare e dare un nuovo impulso alla cooperazione economica tra i due Stati. Si intende realizzare questo obiettivo attraverso la definizione di un piano guida tra il Segretariato di Economia e la Direzione Generale del Tesoro. Come riporta cronica.com.mx, la finalità è iniziare un dialogo tra Messico e Francia che possa interessare diverse aree e iniziative.

V.G.

OCEANIA

In Nuova Zelanda le vaccinazioni per il Covid-19 rivolte alla popolazione che non rientra in categorie considerate prioritarie sono state rinviate di alcune settimane.
Il 26 maggio il Ministero della Salute ha modificato le tempistiche di vaccinazione per la popolazione generale, passando da “a partire da luglio” a “da fine luglio”. Il Ministro per la risposta al Covid-19, Chris Hipkins, ha affermato che l’azienda farmaceutica Pfizer non ha fornito al governo neozelandese il suo programma di consegna dei vaccini da luglio in poi, ma che si impegna a fornire tutte le dosi concordate entro la fine di settembre. Tutti i DHB (District Health Board, comitati sanitari distrettuali) hanno dato il via alle vaccinazioni per la categoria 3, ovvero gli over 65 con patologie pregresse, ma la programmazione è influenzata dalla fornitura vaccinale, ha affermato Hipkins. Infatti, per proseguire le vaccinazioni del gruppo 3 serve una quantità maggiore di vaccini, che non arriveranno fino a luglio, riporta Rnz.Il governo lo ha descritto come un “chiarimento”, ma Chris Bishop, il portavoce del Partito Nazionale per la risposta al Covid-19, ha definito questa situazione un “ritardo” e ritiene che causerà malcontento tra la popolazione. «Sicuramente alcune persone aspettavano il loro turno a luglio e non penso che si aspettassero di arrivare a fine luglio. E poi, guardiamoci in faccia, fine luglio probabilmente significa che si slitterà alla prima settimana di agosto. Quindi, in realtà, si tratta di un mese di ritardo. Possono chiamarlo “chiarimento”, ma io preferisco chiamarlo per ciò che è, cioè un ritardo», ha detto a Newsroom.
Intanto, nell’ultima settimana in Nuova Zelanda sono state inoculate ulteriori 87.714 dosi di Pfizer/BioNTech, che è attualmente l’unico vaccino per Covid-19 autorizzato nel paese. Questo significa che il numero totale delle persone che hanno ricevuto almeno la prima dose, e che quindi hanno una protezione parziale dal virus, è 371.043 e il totale delle persone completamente vaccinate è poco più di 190.000. È stato dimostrato che il vaccino Pfizer fornisce un alto livello di immunità già dopo una sola dose e ha un’efficacia superiore al 97% nell’evitare le forme sintomatiche del Covid-19 a due settimane dalla somministrazione della seconda dose, secondo quanto riportato da Newsroom.

E.R.

CINA

Da lunedì 24 maggio, sono in corso i lavori della 74° Assemblea Mondiale della Sanità che proseguiranno fino al 1° giugno e a cui prenderanno parte tutti i rappresentanti dei paesi del mondo. In cima all’agenda si pongono sia la definizione delle misure da adottare al fine di evitare future pandemie, sia l’impegno nel ridurre le conseguenze dell’attuale crisi sanitaria. Quest’anno, però, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha deciso di non far sedere al tavolo delle trattative Taiwan. Si tratta di una decisione che ha generato profondo dispiacere nell’amministrazione di Taipei, la quale ha risposto con una lettera da parte del Ministro degli Affari Esteri e del Ministro della Salute e del Benessere. Il disappunto manifestato nella missiva sottolinea come l’isola sia stata esclusa per il quinto anno consecutivo dall’Assemblea, costituendo una perdita non soltanto per Taiwan ma per l’intera comunità internazionale che, per far fronte ad un problema globale, necessita della partecipazione di tutti i governi. Dal 2009 al 2016, Taiwan ha sempre preso parte all’Assemblea con il ruolo di osservatore e sotto il nome di Taipei cinese. Tuttavia, da quando il Partito Democratico Progressista ha preso il potere nel 2017 e ha cominciato ad avanzare l’ipotesi di un’indipendenza, l’isola ne è stata esclusa a causa delle pressioni di Pechino. Il 25 maggio, Giappone, Stati Uniti e Australia hanno espresso il loro supporto sia riguardo la partecipazione di Taiwan all’Organizzazione Mondiale della Sanità, sia alla sua inclusione nell’Assemblea in qualità di osservatore. Pechino, in risposta, ha dichiarato come l’aspirazione generale della comunità internazionale sia piuttosto rivolta verso il principio di un’unica Cina. Nonostante suddetta esclusione, Taiwan ha comunque proseguito la sua cooperazione sanitaria tra le due parti e si è impegnata affinché potesse contribuire alla stipulazione di accordi riguardanti gli affari sanitari globali. Anche nel corso della crisi sanitaria causata dal Covid-19, Taiwan ha mantenuto aperti tali canali e lo stesso governo di Pechino, non solo ha fornito a Taipei informazioni relative alla pandemia 260 volte, ma ha anche consentito agli esperti sanitari dell’isola di partecipare alle attività tecniche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per 16 volte dall’inizio dell’epidemia nel 2019. Nel frattempo, i contagi continuano ad impennare Taiwan al punto che si rendono necessari l’invio di esperti e l’acquisto di vaccini dalla Cina continentale affinché la situazione non peggiori ulteriormente. Mentre il Gruppo Farmaceutico Shanghai Fosun ha annunciato l’intenzione di fornire dosi a Taipei, il PDP rifiuta l’offerta accusando Pechino di voler solamente spingere l’opinione pubblica ad incolpare le autorità isolane.

L.L.

Rassegna stampa a cura di:

Valentina Guerra (lingua spagnola)
Ylenia Cossu (lingua portoghese)
Mariella Perrone (lingua spagnola)
Antonella Destasio (lingua inglese)
Marika Provenzano (lingua tedesca)
Elena Romani (lingua inglese)
Oxana Parshina (lingua russa)
Simona Ferri (lingua francese)
Ludovica Lara (lingua cinese)
Chiara Cavallini (coordinatrice)