La rassegna stampa internazionale dell’UNINT sul COVID-19
Il Covid-19 si lega fortemente alla sfera dei diritti e dei doveri, non solo quelli dell’essere umano, ma anche a quelli istituzionali nazionali e internazionali.
Fra questi, il diritto di poter accedere liberamente ai servizi sanitari è oggi più che mai cruciale.
L’assenza di questo infatti, da un lato rende vulnerabili anche gli Stati più solidi e stabili, dall’altro costringe a riflettere sulla vasta fascia di popolazione mondiale che non ne gode.
E poi c’è il dovere alla solidarietà.
Il trattato di Lisbona del 2007, ad esempio, che disciplina il funzionamento dell’Unione Europea, prevede una clausola di solidarietà.
Secondo questa, gli Stati membri devono agire congiuntamente e in maniera solidale nei confronti degli Stati dell’Unione che siano colpiti da avversità militari, umane o naturali.
Il Covid-19 rappresenta quindi, forse, l’ora di rinnovare lo spirito di buona volontà e di mutua assistenza che a partire dal quotidiano e individuale si proietti nel permanente e globale, garantendo l’adempimento dei doveri necessari e la tutela dei diritti fondamentali, nessuno escluso.
Sara Nardi
Dopo Cina, Italia e Spagna anche il Portogallo si è dovuto fermare a causa del Covid-19. Nel Paese lusitano il primo caso è stato accertato lo scorso 2 marzo e lo stato di allerta è stato dichiarato dal Primo Ministro António Costa il 13 dello stesso mese.
Da quel momento sono state prese tutte le misure di sicurezza tra cui la restrizione della mobilità dei cittadini, la chiusura degli esercizi privati e delle imprese (ad esclusione di negozi di generi di prima necessità e farmacie) e la promozione dello smart-working.
Come riporta il bollettino epidemiologico dell’8 aprile, pubblicato dalla Direzione Generale della Salute, in Portogallo i casi accertati di Covid-19 sono 13.141 (con +712 nuovi casi rispetto al giorno precedente) e di 380 decessi (+ 34 morti rispetto al 7 aprile). La zona più colpita dall’epidemia è il nord con 7386 casi confermati, più del doppio di quelli della regione di Lisbona (3424). Dal punto di vista comunale (conselhos) invece troviamo al primo posto Lisbona con 699 casi confermati, a seguire Porto con 689 e Vila Nova de Gaia con 518.
Il giornale “Sapo” riporta che circa l’86% dei deceduti ha un’età superiore ai 70 anni.
L’epidemia portoghese viene definita “epidemia al contrario” in quanto, nella fascia di età 50-70 anni le donne sono più colpite dal virus rispetto agli uomini: il 54,9% dei contagiati sono donne contro il 45,1% degli uomini (dati del 1° aprile) con un andamento completamente opposto a quello italiano.
Inoltre, lo scorso 30 marzo è stata approvata dal Consiglio dei Ministri la regolarizzazione, almeno fino al 1° luglio, dei migranti senza permesso di soggiorno ma con richiesta in sospeso al SEF (Serviço de Estrangeiros e Fronteiras).
Questo provvedimento ha così aperto le porte della sanità pubblica anche ai più vulnerabili, così da non lasciare nessuno da solo e cercando di contenere il numero dei contagi. La portavoce del Ministero degli Interni Claudia Veloso ha dichiarato che “Le persone non dovrebbero essere private del diritto alla sanità e ai servizi pubblici solo perché la loro domanda non è stata ancora elaborata (…). In questa emergenza, i diritti dei migranti devono essere garantiti”. Secondo l’ultimo censimento portoghese dell’INE (l’Istituto Nazionale di Statistica) del 2018, dei 10.291.027 abitanti del Portogallo ben 477.472 erano gli stranieri residenti nel paese lusitano.
Il primo ministro António Costa ha dichiarato che il Governo ha attivato i controlli per la violazione delle ordinanze, ma allo stesso tempo si appella anche al buon senso dei cittadini affermando che ognuno deve essere “la polizia di se stesso”.
Anche il Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, il 2 aprile ha rinnovato lo stato di emergenza fino al 17 aprile ed ha rivolto un lungo messaggio di solidarietà e di speranza ai suoi cittadini esortandoli a rimanere a casa per porre fine il prima possibile a questa pandemia.
M. Clotilde Benvenuti
Nel Regno Unito il numero di decessi giornalieri, per la prima volta ha superato i 900, di cui 828 in Inghilterra e 108 tra Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Anche qui gli effetti economici del lockdown cominciano a farsi sentire: “In questa situazione si può dire che l’Unione Europea non abbia fatto nulla di significativo” afferma l’economista Mark Littlewood in una video conferenza. Questa emergenza ha accentuato ancora di più il divario economico all’interno popolazione britannica: vi sono famiglie numerose che abitano in appartamenti davvero molto piccoli, come anche persone diversamente abili che potenzialmente hanno bisogno di cure particolari e quindi di potersi muovere. “Dunque il virus non fa discriminazioni, ma il lockdown sì” scrive il giornalista Jason Farrel. Nel frattempo, da Downing Street arriva la notizia che il Primo Ministro Boris Johnson è stato trasferito in terapia intensiva, poiché le sue condizioni sembrano peggiorare. Pare comunque che stia rispondendo piuttosto bene alle cure e che si stia riprendendo.
Mentre l’Australia entra nella quarta settimana di misure di forti restrizioni, si conferma un graduale appiattimento della curva con poco più di 6000 casi totali e si comincia a ipotizzare il passaggio ad una seconda fase. Per velocizzare i tempi è stato allargato il campione dei controlli in vista di una mappatura dettagliata del virus. Il governo invita fortemente la popolazione a limitare i festeggiamenti di Pasqua e restare in casa; il Primo Ministro afferma che questo fine settimana sarà cruciale per gli sviluppi della lotta contro il virus. Particolare attenzione sarà data ai controlli nelle spiagge, alcune sono già state chiuse, e ai controlli su strada, attraverso un’operazione di polizia su larga scala che prevede multe salate.
In Canada, il premier Trudeau annuncia con cautela una possibile riapertura “graduale e ponderata” fra alcuni mesi. L’obiettivo è di riprendere le attività economiche e al contempo contenere la propagazione del virus”. Anche dopo la quarantena, il distanziamento sociale dovrà essere mantenuto: “quando torneremo alla normalità, non torneremo alla normalità” afferma Trudeau. Nella provincia canadese della British Columbia, un boyscout congegna e dona agli operatori sanitari delle fasce di supporto per mascherine.
Negli Stati Uniti, ad oggi, sono circa 430mila i casi confermati, 149mila solo a New York. Almeno due persone sarebbero morte nei corridoi del Pronto Soccorso dello Sinai-Grace Hospital a Detroit: i sette infermieri di turno non sarebbero riusciti a raggiungere i pazienti in questione, in quanto impegnati nel fronteggiare l’emergenza Covid-19. A livello sociale, numerosi sono stati i gesti di solidarietà e a commuovere particolarmente, è la storia di Mario Salerno, carrozziere italoamericano, proprietario di 18 edifici a Brooklyn che, con un cartello, ha annunciato ai suoi circa 200 inquilini che non dovranno pagare l’affitto per il mese di aprile. Un gesto che ha risollevato l’animo di coloro che, a causa del virus, hanno perso il lavoro e la possibilità di poter persino fare la spesa o pagare le bollette.
Lucia Capriglione, Claudia Cesetti, Diana Fagiolo, Laura Forcella, Stefano Mazzagatti, Emanuele Spina
Il Ministero della Salute spagnolo ha reso noto che nelle ultime 24 ore si è verificato un calo dei decessi (683) rispetto ai 757 del giorno precedente. In Spagna, quindi, la situazione in numeri è la seguente: 154.446 casi totali, 15.238 decessi e 48.021 guariti.
Pedro Sánchez, Presidente del Governo spagnolo, propende per un’estensione dello stato di emergenza fino al 26 aprile in quanto sono proprio le misure adottate ad aver consentito di tenere la pandemia “sotto controllo”. Inoltre, nel rivolgersi all’Unione Europea ha affermato che “Se manca la solidarietà, l’UE sarà in pericolo. La situazione richiede incisività. L’austerità e i tagli non rappresentano la giusta direzione”.
A New York il 34% dei decessi causati da Covid-19 sono di origine ispanica, nonostante questi rappresentino solo il 29% della popolazione. Il sindaco Bill de Blasio spiega che tale dato è largamente dovuto alle disparità, in termini economici, che non permettono a tutti di ricevere assistenza sanitaria. “Le disuguaglianze sono chiare (…), la verità è che gli effetti negativi del coronavirus, il dolore che sta causando, si sono aggiunti ad altre profonde disparità a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e negli ultimi decenni”.
Rispetto all’Europa, l’arrivo del coronavirus in America Latina è stato tardivo, ma costituisce comunque una grave minaccia. In Messico cresce la preoccupazione per i casi di contagio all’interno degli ospedali, che coinvolgono direttamente il personale sanitario. In meno di 24 ore sono stati registrati 60 casi positivi in soli tre ospedali. Le testimonianze da parte di chi lavora in prima linea contro il virus raccontano di condizioni di lavoro pericolose in cui mancano materiali e protezioni adeguati. Al momento i casi confermati sono 3181 con 174 decessi; continua l’isolamento parziale e volontario con attività commerciali chiuse fino al 30 aprile.
L’Argentina ha raggiunto i 1795 casi e l’estensione della quarantena è per ora prorogata oltre la Settimana Santa. A Bogotà, capitale della Colombia, è stato annunciato un irrigidimento delle misure ristrettive: dal 13 al 27 aprile si applicherà una restrizione che consentirà alle donne di circolare nei giorni pari e agli uomini in quelli dispari.
Nel frattempo, a Cuba si contano 457 contagi e 12 decessi. Negli ultimi giorni, inoltre, le autorità cubane parlano alla popolazione del Prevengho-Vir: una “medicina omeopatica preventiva” che inizierà a essere applicata come “misura preventiva per impedire la diffusione del Covid-19”, come affermato dal Direttore Generale di Igiene e Epidemiologia presso il Ministero della Salute Pubblica (MINSAP). È chiaro che una simile notizia abbia in poco tempo scatenato l’ira di alcuni studiosi ed esperti che giudicano questa decisione come “spazzatura, beffa, irresponsabile e criminale”.
Alessia De Meo, Martina Valeriano
La Francia è tecnicamente in recessione, Le Figaro annuncia dati economici poco confortanti per il paese transalpino. Secondo le stime della Banca di Francia, l’economia francese ha registrato un calo del 6% nel primo trimestre del 2020 rispetto ai tre mesi precedenti: il peggior dato di crescita dal 1945. Secondo il quotidiano Les Echos, i dati riportati dall’Organizzazione mondiale del commercio, in una situazione come questa, non sorprendono: nel settore commerciale si prevede un crollo del 13% nel migliore dei casi e del 32% nel peggiore.
Il Belgio, a seguito di una serie di infrazioni delle misure di contenimento, si è visto costretto a far scendere in campo le forze armate. Dopo diversi episodi spiacevoli, l’ultimissimo nella città di Arlon, è stato stabilito che atti come lo sputare e il tossire intenzionalmente addosso a qualcun altro siano reati punibili per legge. Analogamente punibili sono i cosiddetti lockdown party, contro i quali è stato autorizzato l’intervento diretto della polizia. Peraltro, in via eccezionale, i militari affiancano l’ormai carente personale medico collaborando nelle case di riposo.
In Svizzera, la politica “cercherà di aiutare le piccole e le medie imprese” dichiara il consigliere federale Keller-Sutte, malgrado ciò i sindacati chiedono la chiusura dei cantieri a causa dell’assenza di misure sanitarie. La proposta di aiuti finanziari ai media è stata bocciata dal governo federale, mentre per l’agricoltura i raccolti proseguono grazie ai numerosi volontari e per i bambini sono state sviluppate nuove app educative. I provvedimenti di contenimento stanno dando i loro risultati ed è stata organizzata una giornata nazionale di solidarietà, tuttavia nelle principali attrazioni svizzere la sorveglianza sarà intensificata nel weekend pasquale.
Quanto all’Africa, l’ipotesi di condurre uno studio sul vaccino BCG (bacillo di Calmette-Guerin) su un campione di popolazione africana ha suscitato forte indignazione in tutto il continente.Il desiderio condiviso di sconfiggere il Covid-19 non giustifica tali dichiarazioni del ricercatore Camille Locht dell’Istituto francese di ricerca medica (Inserm) e del capo servizio dell’ospedale di Cochin. Jean-Paul Mira Abdou Latif Coulibaly, ministro della Cultura del Senegal, afferma di essere stato “scioccato, come molti cittadini africani, persino traumatizzato” dal “disprezzo dimostrato per la vita degli africani”.
In Canada, nella provincia del Québec, Thérèse Laferrière, professore presso l’Università Laval, afferma che dopo il primo maggio bisognerebbe riportare in classe almeno gli alunni che hanno maggiori difficoltà, rispettando comunque le norme di distacco sociale che rimarranno in vigore ancora a lungo. Sostiene che ci sarà la necessità di un ritorno a scuola parziale e che bisognerà affidarsi al giudizio professionale degli insegnanti per determinare quali sono gli studenti che hanno maggiore necessità di tornare sui banchi di scuola.
Emanuela Batir, Lara Bruno, Flavia Lucarelli D’Ortenzi, Elisabetta Leonardi, Giulia Marinucci, Ngwikem Manfo Solange, Giada Pacioni, Sibilla Parlato, Federica Politanò, Gioia Ribeca, Elen’Alba Vitiello
La Germania ha oltrepassato i 100 mila casi di Covid-19, divenendo il quarto Paese al mondo per numero di contagi.
Il ‘gabinetto di crisi’ del governo di Berlino ha deciso quanto segue: i cittadini tedeschi, i cittadini dell’UE o le persone che hanno vissuto in Germania per molti anni e che ritornano nel paese dopo un soggiorno all’estero di diversi giorni saranno messi in quarantena per due settimane. Questa disposizione dovrebbe entrare in vigore a partire da venerdì.
La cancelliera Angela Merkel continua ad escludere la possibilità di un allentamento delle numerose restrizioni alla vita pubblica ed economica prima del 19 aprile. La Merkel ci tiene a ribadire che la priorità al momento è la tutela della salute. Il governo sta ovviamente riflettendo sulle possibili strategie da adottare per una futura ripresa graduale.
Il ministro delle Finanze Olaf Scholz e Il ministro dell’Economia Peter Altmaier hanno stabilito che le piccole e medie imprese possono ottenere prestiti fino a 800.000 euro senza valutazione del rischio e con garanzia statale al 100%. I prestiti rapidi della banca statale di sviluppo KfW hanno lo scopo di evitare un’ondata di fallimenti tra le PMI, difatti queste ultime devono poter accedere più facilmente ai prestiti di cui hanno urgente bisogno.
La situazione tra Italia e Germania per la questione Coronabond è molto tesa nelle ultime ore. Ieri la testata giornalistica tedesca “Der Spiegel”, diretta da Steffen Klusmann, si è schierata a favore dell’Italia, considerando l’opposizione ai Coronabond di Merkel come “gretta e meschina” e “non solidale”. Il direttore invitava il suo paese a ricordare “per un momento chi è stato a cofinanziare la ricostruzione della Germania nel Dopoguerra” e ancora ha sottolineato che i bond “non sono un’elargizione” generosa dei paesi del Nord.
Oggi invece è scoppiata la polemica in seguito alla pubblicazione di un articolo sul quotidiano tedesco “Die Welt”: il giornalista Cristoph B. Schiltz invita la cancelliera a “puntare i piedi” e a non cedere alle richieste italiane sugli aiuti europei per l’emergenza Covid-19. Quello che ha fatto indignare è stato principalmente il seguente passaggio: “In Italia la mafia è forte e sta aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles. L’Ue controlli l’utilizzo dei fondi”. La risposta del ministro degli Esteri Luigi Di Maio non si è fatta attendere: “Trovo vergognosi e inaccettabili i toni usati dal giornale tedesco. Mi auguro che Berlino li condanni e si dissoci”.
L’Austria è pronta ad allentare le misure restrittive già a partire dal 14 aprile. Ad annunciarlo è stato il cancelliere Sebastian Kurz, il quale ha precisato che la decisione “dipenderà dal modo in cui i cittadini continueranno a seguire le regole del distanziamento sociale”. Si procederà innanzitutto alla riapertura di piccoli negozi fino a locali da 400 metri quadrati, i primi di maggio dovrebbe invece riprendere l’attività di tutto il settore commerciale.
Rosa Palumbo
“La Russia aiuterà la Bielorussia nella lotta contro il coronavirus” ha dichiarato a RIA Novosti il portavoce del presidente Vladimir Putin Dmitry Peskov; quest’ultimo, giustificando la scelta, ha affermato che la battaglia contro il COVID-19 è “una sfida comune”. Non si conoscono ancora i dettagli dell’accordo. Il quotidiano Kommersant ha scritto che già il primo aprile Minsk si era rivolta a Mosca col fine di chiedere aiuti.
La situazione in Bielorussia effettivamente inizia a peggiorare: all’8 aprile il numero dei contagiati ammonta a 1486 e i morti a 16. Secondo il Ministro della Sanità Vladimir Karanik, il picco dei contagi è previsto tra la fine di aprile e gli inizi di maggio.
La Bielorussia però si è rivolta anche all’UE. Alla fine di marzo infatti, è stata resa nota l’intenzione da parte dell’UE di inviare più di un miliardo di euro per sostenere i paesi dei Balcani occidentali ed il partenariato orientale. Tale iniziativa comprenderebbe la distribuzione di 140 milioni di euro destinati ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina ed il re indirizzamento di fondi già esistenti fino a 700 milioni di euro per mitigare le conseguenze socioeconomiche della crisi coronavirus nell’area.
L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell ha commentato la richiesta della Bielorussia:
“La Bielorussia ha chiesto aiuto per il sistema sanitario e per combattere l’impatto macroeconomico di questa situazione. Ha anche chiesto assistenza finanziaria. Stiamo ora esaminando come possiamo rispondere. […] L’importo totale non è stato ancora determinato, ma potrebbe ammontare a circa 60 milioni di euro”.
Il presidente del Paese Alexander Lukashenko ha dichiarato che l’emergenza coronavirus non sembra arrestarsi, ma che non è ancora a livelli critici.
La situazione in Ucraina sembra peggiorare. A Kiev, negli ultimi giorni, il numero dei contagiati si è quasi triplicato. Nella capitale si contano già 335 casi. In sole 24 ore sono stati registrati 41 nuovi contagi tra cui quello di una neonata di appena sei mesi. Ci sono stati nuovi ricoveri, mentre altri cittadini contagiati sono stati sottoposti a monitoraggio da casa.
Secondo i calcoli effettuati dal Ministero della Salute, a partire dal 9 aprile i nuovi contagi potrebbero ammontare a più di 300. Anche il Presidente Volodymyr Zelens’kyj è stato sottoposto al test. Si è deciso inoltre di monitorare la vendita delle mascherine nelle farmacie e saranno previste sanzioni per le farmacie sprovviste delle stesse: “Si è deciso di monitorare la presenza di mascherine chirurgiche protettive in tutte le farmacie” ha comunicato il presidente a seguito di una riunione. Durante la medesima riunione è stato annunciato l’arrivo di tre aerei dalla Cina con un carico di dispositivi medici necessari che verranno consegnati non solo negli ospedali, ma anche alle grandi catene di distribuzione al dettaglio.
Il Ministro degli interni Arsen Avakov ha affermato che la cittadinanza sta prendendo sempre più coscienza dell’importanza dei mezzi di protezione: secondo i sondaggi, infatti, il 90% dei cittadini usa la mascherina e il 50% i disinfettanti.
Clarissa Giacomini, Angela Doria
Ad oggi l’Africa ha raggiunto in totale più di 10.000 casi di Coronavirus. Nella regione del Nord Africa, dove si registrano i numeri più elevati, l’Algeria risulta al momento il Paese più colpito, con 1572 casi positivi; il Marocco conta invece 1275 casi, la Tunisia 628 e la Libia 21. Ma a preoccupare l’Africa purtroppo non è soltanto il virus: non bisogna infatti sottovalutare la precarietà e la fragilità di quelle aree geografiche che non godono degli stessi benefici e sviluppi a cui noi siamo generalmente abituati.
Come noto già da settimane, continua a propagarsi anche nel Maghreb la crisi economico-sanitaria che vede ormai protagonisti i quattro angoli del mondo. E se da un lato le misure restrittive adottate per contenere il virus stanno producendo i primi risultati positivi a livello sanitario, dall’altro però gravano sull’economia nazionale e internazionale.
Fatta eccezione per i settori sanitario e agroalimentare, che continuano a restare pienamente operativi, i restanti settori hanno subito una sospensione della produzione, e ciò ha portato ad una crisi ulteriormente aggravata dalle condizioni climatiche che colpiscono quest’area geografica da diverso tempo. Infatti, nonostante Marocco, Tunisia e Algeria non siano tra i principali responsabili del surriscaldamento globale, ne sono le vittime, in quanto da mesi registrano una significativa assenza di piogge che potrebbe incidere negativamente sull’intero anno agricolo.
Secondo le previsioni di Omar Al-Kettani, analista economico intervistato dal quotidiano Noon Presse, non vi è alcun dubbio che l’attuale crisi avrà degli effetti disastrosi sull’economia magrebina, che nel migliore dei casi registrerà perdite pari all’8% del reddito nazionale, di cui un 3% a carico del settore agricolo. E per risollevarsi completamente da questa crisi il Maghreb necessiterà di almeno tre anni, in quanto, stando alle sue parole, l’economia sarebbe una catena interconnessa e la perdita di un solo nodo, quale in questo caso il settore agricolo, si ripercuoterebbe su tutti gli altri.
In Marocco, Paese politicamente stabile grazie alla presenza della monarchia, su ordinanza del Re Mohammed VI è stato istituito un fondo pandemico per garantire al sistema sanitario e all’economia nazionale tutti i mezzi necessari alla lotta contro il virus. Nello specifico, sono stati stanziati circa 2 miliardi di dirham (1 € = 11,13 dhm), la cui somma verrà impiegata principalmente per l’acquisto di apparecchiature sanitarie, quali: 1000 posti letto per la terapia intensiva, 550 respiratori, 100.000 tamponi, 100.000 altre apparecchiature, tra cui macchinari a raggi X, medicinali e altri prodotti ad uso medico.
Valeria Di Bonaventura, Arianna Mercuriali, Giulia Roncella
Un altro carico di aiuti dalla Cina è arrivato in Italia. Lo ha riferito lunedì il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue (ERCC). La Commissione Europea ha dichiarato in un comunicato stampa che l’aereo cinese atterrato in Italia conteneva due milioni di mascherine chirurgiche, duecentomila mascherine N95 e cinquantamila kit per effettuare i test.
Suzhou, megalopoli situata presso la provincia dello Jiangsu (Cina orientale), ha attivato martedì una linea di autobus in tutta la città pensata esclusivamente per gli studenti. L’obiettivo è quello di ridurre al massimo i rischi di contagio durante la fase di riapertura delle scuole. Pronte le misure adottate dagli enti locali, soprattutto in termini di disinfezione e ventilazione dei luoghi pubblici.
A Wuhan, dopo 76 giorni di totale lockdown, si ricominciano a vedere le code chilometriche sulle autostrade e sempre più gente presso le stazioni metro: il segno di un parziale ritorno alla normalità nell’epicentro della pandemia, dove da mercoledì sono state rimosse alcune delle restrizioni sugli spostamenti.
Gabriele Bonanni, Nicolò Cornacchia
FONTI e SITOGRAFIA
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https://cn.chinadaily.com.cn/a/202004/07/WS5e8c6c19a310395ca8f7439f.html
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