Ogni lingua è strettamente legata alla cultura di cui è espressione e le parole che la compongono adattate all’ambiente in cui vengono usate. Proprio per questo rapporto con l’ambiente, le usanze e la cultura di ogni popolo, capita spesso di trovare parole intraducibili (o quasi) da una lingua all’altra.

Che ne pensate delle parole di oggi?

Awumbuk (Kilivina, Papua Nuova Guinea)

La sensazione di vuoto che si prova quando i parenti o gli amici dopo aver fatto visita se ne vanno via. I baining credono che i visitatori si lascino dietro una coltre di pesantezza quando partono, in modo da viaggiare leggeri. Per riempire il vuoto lasciato, mettono in atto un rituale molto particolare: quando gli ospiti lasciano la casa viene riempita una ciotola d’acqua per catturare l’energia negativa. Il giorno dopo l’acqua viene buttata e con lei tutte le brutte sensazioni. A quel punto la vita riprende come al solito.

Age-otori (giapponese)

Quando, usciti dal parrucchiere, stiamo peggio di quando siamo entrati.

Tartle (scozzese)

Il momento di imbarazzo in cui dovremmo presentare una persona a qualcuno ma non ce ne ricordiamo il nome.

Cafuné (portoghese brasiliano)

Passare le dita tra i capelli di una persona amata.

Mamihlapinatapei (yamana, lingua indigena della Terra del Fuoco)

Lo sguardo senza parole che si scambiano due persone che vogliono iniziare qualcosa, ma sono entrambe riluttanti a cominciare.

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