Pagelle UNINT-AUR: 9-5

Tommaso 10: lo abbiamo aspettato per un intero girone, ma l’attesa ne è valsa davvero la pena. La sicurezza di un leader e di un veterano come Buffon e le urla alla Max Allegri rivolte ai suoi compagni di squadra ripetendo il mantra del Mister…“testaaa!!!”. Uscite straordinarie e interventi che hanno smontato qualsiasi pretesa avversaria. Pensare che aveva iniziato da dirigente, ma lui della scrivania non sa proprio che farsene. Rimpianti? Si, quello di un torneo finito, ma da juventino vincere una coppa che si chiama Europa League non è affatto scontato. UOMO RAGNO.

Nicolò Riva 10: vince la sua personale partita ancor prima del triplice fischio finale. Non si arrabbia, o meglio, lo fa con classe e mordendosi la lingua perché qualcuno gli ha detto che “le finali non si giocano, ma si vincono”. E allora giù a fare legna e mordere caviglie senza blasfemie con sete di palloni e non di sangue. Riconosce di essere più lento di qualche avversario, ma il Mister difensivista gli suggerisce di accompagnare l’avversario e di non intervenire e così prende e impacchetta gli attaccanti avversari mettendoseli in tasca. THE WALL.

Daniele 10: non si deve avere paura di ammetterlo, il jolly della squadra, quel tipo di giocatore per il quale il Mister impazzisce. Corsa, sacrificio, polmoni e duttilità tattica. Che ci sono dei sudamericani in campo, la Timesport se lo dimentica perché Dani è ovunque e sovrasta chiunque creda di poter fare scampagnate nella nostra area di rigore. Suona la carica, sveglia Tommaso dopo un’incomprensione e danza sulla fascia come un treno giapponese che non è mai in ritardo in difesa e in attacco. UNO E TRINO.

Davide 10: potremmo anche limitarci alla scena dell’abbraccio con il Mister perché i due, ultimi superstiti della vecchia e gloriosa UNINT, riescono a completare un torneo e portano una coppa in via delle Sette Chiese. Ora il popolo lo guarda e lo elegge a condottiero della squadra e a colui che presenterà il bando per l’anno prossimo (Mister Nicolì sarà confermato?). Ritornando ai meriti sul campo che dire, una costanza durante l’anno confermata anche in finale…ma che ne sa Luis Alberto dato che Davide si permette anche di segnare il fondamentale 4-4 a pochi secondi dalla fine del primo tempo. TU CHIAMALE EMOZIONI, SE VUOI.

Sandro 10: ed ecco che l’ultimo degli scettici sull’efficacia del Nicolismo cade e si converte sull’efficacia dell’impostare le partite in un certo modo, ma nonostante questa novità a preoccupare ancor di più è un’altra conversione…quella religiosa. Infatti, pur di innervosire un avversario nello specifico e farlo espellere si improvvisa cattolico perfetto, vestito da chierichetto e dotato di una morale cristiana che farebbe impallidire il Papa. Ritornando al campo, prestazione che suggella ufficialmente e definitivamente la sua trasformazione di esterno che brulica la fascia con licenza di fare goal e di farli fare. Stavolta non perde nessuno in marcatura e porta Tivoli a comandare su Roma. CONVERSIONE DI SAN PAOLO.

Leonardo 10: fonte di problemi ancor prima che la partita inizi, anzi che dico, prima ancora che la squadra inizi a partire per andare a giocare all’Eur. Perché ignora i messaggi sul gruppo che ricordano che il 27/04 si gioca la finale alle 22:00 e viene reclutato un’ora e venti prima del fischio iniziale. Poi entra in campo e ricorda a tutti perché doveva esserci. Inventa un goal che a Fifa o Pes chiunque avrebbe salvato dopo aver consumato il tasto del joystick per vedere e rivedere il replay. Un goal alla Kai Havertz che prende l’accademia argentina dell’AUR e le fa fare una lezione di calcio su come si segna. Ancora qualcosina da migliorare in difesa, ma se questo è il prezzo da pagare va più che bene. WILLY WONKA.

Emilio 10: stavolta, la traversa colpita non è sua, lo giuro. Spiegatemi come si fa a sbagliare goal già fatti e poi a segnare una punizione facendo passare il pallone per un pertugio degno dei migliori minatori alla ricerca dell’oro nel selvaggio West. Si innervosisce e molto per un goal subito, si sfoga male, ma reagisce prontamente perché lui è così…un autentico “ghiaccio bollente”. Combatte con tutti, anche con sé stesso perché sta coppa la voleva e se la prende. Resiste alle pressioni e prende falli preziosissimi che danno fiato ai suoi e frustrazione agli avversari. BALLA COI LUPI.

Gerardo 10: non ha giocato, serviva una cultura vincente e un tifoso dell’Arsenal non sarebbe andato bene (scherzo Gerri, ti voglio bene). Da Al Pacino impara a dire “ogni maledetta lezione” che gli fa perdere ogni maledetto allenamento, ma lo spirito di gruppo c’è e non manca mai. Indossa la 10 di Mastro Cipriani, lui che è a schiena dritta però. È l’autentico jolly che ogni panchina dovrebbe avere, quasi come un farmaco fortemente consigliato: prendere un Gerardo dopo i pasti e lasciare tranquillamente alla portata dei bambini. TALISMANO SIMONE PADOIN.

Vanni 9: si toglie un voto per regalarlo a tutti i suoi giocatori in modo tale che qualche studentessa un po’ brilla non lo etichetti come autoritario. Perché il Mister toglie e anche tanto, in termini di energia, pazienza e complimenti, ma poi concede quando deve. Chiude una stagione con un titolo, il primo della storia della UNINT e già questo potrebbe bastare. Pronto a ripartire con la squadra femminile, ancora incerto il futuro di quella maschile. Era stato presentato come il Mourinho di Garbatella (concessione di Pizzuti), finisce come il Davide Nicola dell’Eur, data la scarpa tolta e lanciata dopo il goal subito. E a fine serata gode anche per la sconfitta della Cattolica, insomma tutto perfetto. SPECIAL TWO.

UNO SPECIALE RINGRAZIAMENTO ANCHE A TUTTI COLORO CHE HANNO PARTECIPATO ALL’INIZIATIVA E CHE NON ERANO PRESENTI MERCOLEDI’ SERA: Lorenzo Pizzuti, Luigi Greco (quello vero), Matthew Amissah, Nicolò Cipriani, Andrea De Donno, Simone Casoni, Daniel Denchev, Alessandro Buccarella, Simone Aloi e Luigi Greco (quello falso, all’anagrafe Alessandro Madera).

Vanni Nicolì