Vive la francophonie !

Lo scorso 30 marzo si è tenuto in videoconferenza l’incontro conclusivo delle Journées de la francophonie à l’Unint, una serie di tre incontri organizzati dal nostro Ateneo in occasione della Giornata Internazionale della francofonia, promossa dall’Organizzazione internazionale della Francofonia (OIF) il 20 marzo di ogni anno. Durante l’ultimo incontro sono intervenute la prof.ssa Annie Desnoyers, linguista e docente della facoltà di Scienze dell’Educazione presso l’Université de Montréal, e Marianna Simeone, per quattordici anni alla direzione della Camera di Commercio Italiana a Montréal e dal 2017 Delegata del Québec a Roma. È stata un’occasione per approfondire la conoscenza delle varietà diatopiche del francese e per riflettere su quanto l’incontro tra lingue e culture diverse, proprio come quello che avvenne qualche secolo fa tra francese europeo e lingue autoctone canadesi, possa tradursi in arricchimento reciproco.

Situato nella parte orientale del Paese, il Québec è la provincia più estesa del Canada e la seconda più popolosa dopo l’Ontario. Essa rappresenta il nucleo dell’America francofona grazie agli oltre 7 milioni di parlanti madrelingua. La particolare autonomia di cui gode questa regione fa sì che al québécois sia riconosciuto uno status di gran lunga superiore a quello di un semplice dialetto del francese dell’Héxagone: si tratta infatti di una lingua a tutti gli effetti, soggetta alle sue norme e alla sua variazione interna. Negli anni ’60, grazie a Pierre Trudeau, padre dell’attuale Primo Ministro canadese, si gettano le basi per la regolamentazione del bilinguismo inglese-francese in Canada, pur tutelando le specificità culturali e linguistiche di ogni gruppo etnico stanziato sul territorio. Alla salvaguardia dei diritti linguistici delle comunità indigene si affianca, quindi, una politica linguistica volta al bilinguismo che promuove l’uso della lingua inglese e francese in contesto amministrativo in ogni provincia. Sono gli anni della Révolution tranquille, ovvero gli anni della presa di coscienza da parte dei canadesi francofoni delle loro specificità linguistiche e culturali. Il processo di normalizzazione del québécois porta alla fondazione dell’Office Québécois de la Langue Française, con l’intento di promuovere il francese e la sua diffusione a livello federale. Oggi, delle dieci province solo il Nuovo Brunswick è ufficialmente bilingue, mentre il Québec è l’unica monolingue e usa il francese come lingua ufficiale dell’amministrazione. Nelle province rimanenti, l’inglese resta la lingua materna della stragrande maggioranza dei cittadini, nonché la lingua di lavoro più utilizzata e riconosciuta dalle autorità e dai tribunali, mentre nella provincia del Nunavut la terza lingua ufficiale è l’inuktitut, una lingua della famiglia eskimo-aleutina parlata dal popolo inuit.

Il francese parlato in Canada risale alla colonizzazione europea dell’America del nord durante il XVII secolo. Poiché la maggior parte dei coloni provenivano dal nord della Francia, la lingua esportata nelle nuove colonie presentava caratteristiche tipiche delle varietà settentrionali del francese di Francia. In Canada, la lingua dei coloni incontra le varietà autoctone e si arricchisce di parole e sonorità nuove. A metà del XVII secolo il passaggio dal dominio coloniale francese a quello britannico segna per il Québec l’inizio di un periodo di isolamento economico e culturale dalla métropole che, da un punto di vista filogenetico, comporta due processi di evoluzione e di sviluppo distinti e separati per il francese di Francia e il francese del Québec. Per tale motivo, non solo il québécois è oggi considerato a tutti gli effetti una lingua a sé stante e non un dialetto del francese standard europeo, ma esso ha conservato, curiosamente, dei tratti fonetici e lessicali arcaici ed è per questo più vicino alla lingua parlata in Francia qualche secolo fa di quanto non lo sia l’attuale francese europeo.

Dal punto di vista fonetico, il québécois è caratterizzato da alcuni fenomeni che contribuiscono a creare un accento molto diverso rispetto alle varietà europee. Ne è un esempio la pronuncia affricata delle occlusive alveolari /t/ e /d/, che diventano rispettivamente [t͡s] e [d͡z] prima dei fonemi /i/, /y/, /j/, /ɥ/. Un’altra caratteristica fondamentale è il rilassamento delle vocali chiuse /i/, /y/ e /u/, che vengono abbassate e centralizzate nel trapezio vocalico e pronunciate rispettivamente [ɪ], [ʏ] e [ʊ]. Infine, il tratto fonetico più immediatamente riconoscibile del québécois è forse la dittonghizzazione delle vocali lunghe in sillaba chiusa finale. La [ɛ:] della variante europea di tête diventa quindi [tɛɪ̯t] o [taɪ̯t].

Dal punto di vista lessicale, il québécois presenta numerosi prestiti e calchi dall’inglese. Ne è un esempio il termine siffleur, marmotta, derivante dal verbo siffler, fischiare, come calco dall’inglese whistler, oppure l’avverbio éventuellement, usato nella stessa accezione dell’inglese “eventually nel significato di “finalmente, alla fine” e non nel senso di “forse”, come in francese europeo. Il Québec è stato, inoltre, all’avanguardia rispetto all’Europa per quanto concerne il linguaggio inclusivo e la declinazione al femminile dei nomi di mestieri tradizionalmente maschili, approvata già nel 1979; bisognerà aspettare il 1988 perché la Svizzera si adegui e il 1997 perché in Francia vengano avanzate proposte simili.

In conclusione, la conferenza di Annie Desnoyers è stata ricca di spunti interessanti non soltanto sul québécois, ma anche sull’importanza di celebrare il multilinguismo e la ricchezza culturale di cui ogni lingua si fa, letteralmente, portavoce. Parafrasando una celebre espressione: Vive la francophonie!

Vanessa Iudicone

Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Qu%C3%A9bec_(provincia), consultato in data 05/04/2021.
https://core.ac.uk/download/pdf/20258437.pdf, consultato in data 05/04/2021.
https://web.archive.org/web/20081009195709/http://wwwens.uqac.ca/~flabelle/socio/fqcop.htm, consultato in data 05/04/2021.