Ευχαριστώ, Ελλάδα: grazie Grecia!

Pandemia.

Secondo Google Trends, è la parola più cercata nei primi mesi del 2020. Una parola che ha fatto tremare milioni di persone in tutto il mondo e che, purtroppo, non accenna a scomparire dai notiziari. Dal greco παν δῆμος (“tutto il popolo”), è una parola che riunisce le preoccupazioni e le ansie del mondo intero e che ci ricorda che, al di là dei confini e delle frontiere, siamo tutti umani, con le stesse fragilità e le stesse paure.



Una parola universale, come la lingua da cui deriva.

Lingua della filosofia, della scienza, della strategia militare ma anche delle commedie dissacranti, il greco antico non ha mai smesso di influenzare le lingue dei popoli d’Europa e del Medio Oriente con cui gli antichi greci entrarono in contatto, creando un vasto repertorio di nomi propri di origine greca, radici, suffissi, prefissi, calchi e prestiti che costituiscono un potente strumento di dialogo tra culture. In particolare, sin dall’età antica, l’italiano e il greco si sono influenzati a vicenda, come ci ricorda la celebre frase del poeta Orazio: “Graecia capta, ferum victorem cepit”. All’indomani delle battaglie del II secolo a.C., se Roma conquistò la Grecia con le armi, quest’ultima riuscì, non con le armi ma con la letteratura e le arti, a conquistare a sua volta il selvaggio vincitore. L’apporto della lingua e della cultura greca sul latino continuò per secoli, fino al 1453, anno della caduta di Costantinopoli, un evento che intensificò la presenza in Italia degli intellettuali greci che si resero artefici dell’Umanesimo e del Rinascimento.

Un apporto senza dubbio reciproco: il veneto, tra le lingue regionali italiane più diffuse al di fuori dei confini nazionali, ha influenzato notevolmente il neogreco in seguito alla dominazione veneziana in Grecia e a Cipro. A partire dal XIII secolo, lo Stato da Mar, l’insieme dei domini marittimi della Serenissima, annesse diversi territori che oggi fanno parte della Repubblica Ellenica, come Cefalonia, Zante, Lemno e Corfù. Dal punto di vista linguistico, l’influenza della Βενετοκρατία (Venetocratìa) nella lingua neogreca è visibile nei prestiti entrati ormai a far parte del lessico corrente, come il verbo μαϊνάρω (mainàro), ammainare, dal veneto mainar, καρέκλα (carècla), sedia, dal veneto carèga, a sua volta dal greco antico καθέδρα, e ancora καμινάδα (caminàda), canna fumaria, dal veneto caminada.

Allo stesso modo, i grecismi presenti nel lessico italiano testimoniano il contatto tra lingue, popoli e culture che si sono susseguiti nel corso dei secoli. È possibile ricondurre la formazione di prestiti dal greco antico a tre periodi principali: voci greche nel latino entrate nel lessico italiano in età classica e postclassica, in età bizantina e nel periodo umanistico-rinascimentale. Dalla retorica alla filosofia fino al lessico della liturgia cristiana (apostolo, battesimo, martirio, martire), passando per i composti neoclassici della chimica e della medicina formati attraverso prefissi o suffissi greci (auto-, demo-, filo-, idro-, -fobia, -logia, -mania, -patia…): secondo il dizionario GRADIT di Tullio De Mauro, dei 230mila lemmi dell’italiano, sarebbero 8355 i prestiti derivati dal greco. Inoltre, se l’influsso del greco sull’italiano è di natura soprattutto semantica, esistono dei rari fenomeni di interferenza sintattica esercitata attraverso il latino, come nel caso del cosiddetto accusativo alla greca, o accusativo di relazione, che esprime un complemento di limitazione mediante il caso accusativo. In italiano l’uso dell’accusativo di relazione alla greca è estremamente ridotto e solo letterario, data l’impossibilità di marcare il caso accusativo.

Il 9 febbraio, anniversario della scomparsa del poeta Dyonisios Solomos, si celebra la Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Ellenica, alla quale aderiscono numerose università e associazioni culturali filelleniche in tutto il mondo, nonché numerosi licei classici in Italia. Lungi dall’essere una “lingua morta”, come spesso si sente dire, il greco è una lingua che parliamo ancora oggi, spesso senza saperlo: questa è la provocazione lanciata da Maria Mattioli, autrice del libro Parliamo greco (senza saperlo), che ripercorre la storia delle oltre tremila parole greche presenti nelle principali lingue europee. Prestiti, calchi, suffissi, affissi e composti neoclassici ci raccontano una storia, quella della civiltà europea, unita da un patrimonio linguistico che ancora oggi favorisce la comunicazione interlinguistica, facendo sì che i popoli europei possano riavvicinarsi e riconoscersi figli di un’unica civiltà madre. Per citare le parole dell’autrice: “Anche oggi la Grecia continua a ricordarci, che, volente o nolente, ogni popolo che sia entrato in contatto con la sua lingua ha da lei ricevuto in omaggio un patrimonio archetipico, duttile, creativo, capace di far riscoprire la necessità di sentirsi comunità umana, al di là dei confini politici, oggi più o meno esistenti”.

Vanessa Iudicone

Fonti:

https://www.treccani.it/enciclopedia/grecismi_(Enciclopedia-dell’Italiano)/, consultato il 14/02/2021.

https://patrimonilinguistici.it/linfluenza-veneta-nel-greco-moderno/, consultato il 14/02/2021.

https://trends.google.it/trends/explore?q=governo&geo=IT, consultato il 14/02/2021.

https://www.comune.modena.it/salastampa/archivio-comunicati-stampa/2020/11/scoprire-le-radici-dell2019europa-unita-nella-lingua-greca, consultato il 14/02/2021.