Scelte, lavoro e futuro: conferenza del 27 marzo 2021

Il 27 marzo si è tenuta la prima conferenza online organizzata nell’ambito del progetto UNINTSpeech. L’evento ha visto la partecipazione di numerosi studenti nelle vesti di interpreti e di tre oratrici che hanno condiviso le loro esperienze in ambiti molto diversi tra loro. È stata un’occasione per confrontarsi con il remote interpreting e con le sfide che comporta organizzare un evento totalmente da remoto ma, soprattutto, un momento di partecipazione per studenti e neolaureati del nostro Ateneo, non tanto per tornare alla realtà, ma per crearne una nuova, proponendo contenuti innovativi in un nuovo format e accorciando un po’ le distanze nell’era del distanziamento sociale.

Ad aprire i lavori è Léa Kadri, esperta di comunicazione e brand identity, con un intervento intitolato “Faire des choix”. Nella sua esperienza di studentessa-stagista prima e di lavoratrice poi, Léa sottolinea quanto sia importante che i giovani compiano delle scelte consapevoli per valorizzarsi al meglio nel mondo del lavoro. Tutto è iniziato il 14 ottobre 2020, quando la ragazza ha preso una decisione difficile: licenziarsi dall’azienda dove era assunta come stagista e cercare un lavoro che fosse per lei più soddisfacente. Una scelta coraggiosa, soprattutto in un periodo storico segnato dall’incertezza, in Francia come in Italia. A chi le chiede quale consiglio darebbe ai giovani che si affacciano oggi sul mondo del lavoro, Léa risponde che, nonostante sia molto difficile farsi notare dalle aziende, soprattutto per i neolaureati, la chiave potrebbe risiedere nella qualità, non nella quantità di esperienza ottenuta da un candidato. Dopo aver frequentato l’Université de Rouen-Normandie e dopo un periodo di studi in Spagna presso la Universidad Pablo de Olavide, Léa ha infatti voluto acquisire un’esperienza multisettoriale, non limitandosi a lavorare in un solo settore commerciale, ma approfondendo le sue competenze in diversi ambiti per crescere professionalmente e umanamente. “Ogni volta era come se ricominciassi da zero”, racconta, “non avevo esperienza, non in quel settore almeno, perciò dovevo impegnarmi molto per formarmi. C’è bisogno di grande determinazione, dobbiamo dimostrare di essere disposti a imparare e a diventare polivalenti, esperti ogni volta in un nuovo settore, piuttosto che fossilizzarci su un solo obiettivo”.

Léa Kadri è, in effetti, una ragazza piena di risorse: sta pensando di aprire un blog sulla piattaforma “Medium” in cui proporre contenuti utili, consigli ed esperienze per i giovani che hanno molti dubbi e poche certezze riguardo al mondo del lavoro. Non esiste, ovviamente, una soluzione magica: quel che conta, ascoltando la testimonianza di Léa, è essere flessibili in un mercato del lavoro troppo spesso diviso in compartimenti stagni e avere il coraggio di “mollare” quando non si è soddisfatti. Perché il fallimento, sottolinea Léa, spesso è solo nella nostra testa.

È poi il turno di Andrea Jiménez Mateos che, con il suo intervento, ci introduce in un’atmosfera totalmente diversa. Laureata all’Università di Siviglia in diritto e amministrazione aziendale, Andrea sta attualmente frequentando un master in legge per diventare avvocato. Dai toni decisamente differenti, la presentazione dell’aspirante avvocato ci catapulta in un’ottica giuridica, presentando la sentenza della Corte di Giustizia (Seconda Sezione) del 14 settembre 2017 riguardo alle cause riunite 168/16 e 169/16. Tali questioni oppongono da un lato la sig.ra Nogueira, il sig. Pérez-Ortega, le sig.re Mauguit, Sánchez-Odogherty, il sig. Sánchez-Navarro e dall’altro la Crewlink Ireland Ltd (causa 168/16), mentre la seconda controversia coinvolge il sig. Moreno Osácar e la Ryanair Designed Activity Company (169/16) riguardo alle condizioni di esecuzione dei contratti individuali di lavoro, al licenziamento e alla conseguente competenza internazionale dei giudici belga a conoscere tali controversie. Le parti si trovano in disaccordo sulla determinazione dello Stato membro i cui giudici sono tenuti a conoscere le citate controversie ai sensi del Regolamento (CE) n.44/2001 del Consiglio, del 22 dicembre 2000, anche conosciuto, e così citato dall’oratrice, come Regolamento Bruxelles I. Dopo un excursus generale in merito alle precedenti questioni, ai diritti e ai doveri dei lavoratori, Andrea spiega che gli appellanti reputano le disposizioni del diritto irlandese, applicate dalla Ryanair e dalla Crewlink al lavoratore, decisamente meno vantaggiose se confrontate con il diritto belga e che, secondo il contratto di lavoro stipulato, non sussisterebbe alcun legame con l’Irlanda in quanto essi non vi hanno mai risieduto né lavorato, ma vi si sono recati esclusivamente per firmare il contratto. La questione è stata sottoposta alla Corte di Giustizia.

Di fronte a un argomento tanto specifico e al contempo estremamente interessante, non sono mancate le curiosità da parte del pubblico. Andrea ha affermato che è in corso d’opera una Costituzione europea, nonostante l’idea sembri ancora piuttosto lontana, che possa stabilire una protezione generale per i lavoratori. L’Unione europea non permette attualmente che una compagnia decida per il lavoratore, obbligandolo a fare qualsiasi tipo di ricorso alla giustizia nel paese in cui la compagnia ha il suo domicilio, bensì stabilisce che il lavoratore ha il diritto di avere accesso alla giustizia nel paese in cui risiede.

Conclude l’evento Paula Vázquez Alfonso, dottoressa in scienze della formazione primaria presso l’Università di Siviglia che si sta affacciando proprio in questo periodo al mondo del lavoro. Ci racconta quanto sia importante la scuola dell’infanzia per la sua esperienza in Spagna, partendo da una legge recentemente approvata dall’Esecutivo spagnolo (non senza polemiche): la Ley Celaá (ufficialmente LOMLOE). Secondo la modifica introdotta recentemente, “lo scopo dell’istruzione primaria è prestare assistenza ai bambini e alle bambine a partire dalla nascita fino ai sei anni di età e contribuire allo sviluppo fisico, emotivo, sociale, cognitivo e artistico”. Da qui l’importanza della fase educativa per il minore, facendo sì che sia una tappa di relazioni e opportunità per costruire la propria identità e incentivare la socializzazione attraverso i valori etici e il rispetto alla diversità. Tuttavia, come sottolinea Paula, l’istruzione è un supporto alle famiglie che agisce educando sulla base dei valori di rispetto e uguaglianza. Due pilastri, quindi, quelli dell’istruzione e della famiglia, che sono garanti della formazione personale del minore, offrendo la parità di opportunità e l’identificazione di eventuali problematiche o difficoltà da trattare al bisogno. Inoltre, consapevoli dell’intensa attività neuronale dei minori e dei rispettivi cervelli (caratterizzati da un alto livello di plasticità), risulta conveniente intraprendere un lavoro di approfondimento per sviluppare l’autonomia, il linguaggio, la comunicazione, la creatività, il limite e le norme, la conoscenza tradizionale, quella emotiva e quella artistica. Una buona risorsa è quella proposta da Paula come la metodología por rincones, un metodo educativo che consiste nel dividere lo spazio classe in diversi angoli, ognuno dei quali sarà dedicato a un’area tematica differente (la vita quotidiana, la risoluzione dei problemi, la natura, l’arte, le parole, ecc.). Nella fase conclusiva della conferenza, Paula ha risposto ad alcune domande, raccontando che «noi adulti ci arricchiamo dai bambini lavorando giorno dopo giorno con loro. Parlo dei docenti, ma anche a livello familiare […]. Con i bambini si impara molto e si impara sempre». Siamo stati partecipi di un’occasione formativa e senza dubbio interessante, utile a condividere esperienze diverse e a scoprire ciò che altrimenti sarebbe rimasto estraneo.

Si conclude così questa prima conferenza, in attesa delle successive con nuovi oratori. Un’esperienza formativa non solo per gli interpreti che faranno pratica, ma anche per gli interessati che vorranno ascoltare con curiosità e piacere i prossimi interventi.

Vanessa Iudicone, Francesca Vannoni e Marco Riscica