Mostra Plautilla Bricci, una rivoluzione silenziosa
Ciao a tutti! Oggi vi parlo della mostra su Plautilla Bricci che siamo andate a vedere qualche settimana fa a Galleria Corsini.
Plautilla Bricci era una donna libera, una signora romana, una pittrice e “architettrice” vissuta tra il 1500 e il 1600. Non venne in alcun modo aiutata dal padre artista ad imparare questo mestiere. Lui, piuttosto, l’aveva inizialmente destinata a vivere “sempre nello stato virginale”.
Plautilla riuscì ad affermarsi come architetto e pittrice grazie all’abate Elpidio Benedetti, servitore del cardinale Mazzarino e agente del re di Francia. Con questa nuova vita, Plautilla si risparmiò un matrimonio combinato, le gravidanze e il convento. Quest’ultimo era in molti casi obbligatorio per le donne senza marito.
L’abate le commissionò il “Casino del Vascello” sul Gianicolo e un’intera cappella in una delle chiese più importanti di Roma. I due erano molto amici. Si potrebbe ipotizzare, infatti, che il volto ne “Il ritratto d’una donna che dipinge” esposto in casa Benedetti accanto al “Ritratto del Signor Abate quando era giovane” sia proprio di Plautilla.
In seguito anche il padre la aiutò offrendole la prima rete di contatti e committenze e risparmiandole incombenze ritenute inappropriate per una fanciulla. Infatti la modestia, una delle più importanti virtù femminili, non coincideva con l’arte di mercanteggiare e, per pudore, una donna non poteva rimanere sola in un ambiente privato con un committente dell’altro sesso.
Dopo la morte del cardinale Mazzarino in Francia, l’abate Benedetti inviò delle proposte per il monumento funebre. Formulò insieme a Plautilla due studi grafici della “sepoltura”, esaltando il cardinale come grande pacificatore. L’abate attribuiva a se stesso le opere, mentre Plautilla restava l’invisibile signora che disegnava, ideava e lavorava per lui senza pretendere di essere riconosciuta.
Il periodo più importante per Plautilla fu a metà del ‘600, quando ricevette l’incarico di dipingere una lunetta a tempera, oggi in Vaticano, e le perdute tele con i santi Francesco e Domenico per il ciclo di grisaglie dell’Oratorio del Santissimo Sacramento.
Un’altra opera molto importante fu la “Presentazione del Sacro Cuore di Gesù all’Eterno Padre”, in cui l’artista riferì a sé l’invenzione e l’esecuzione dell’immagine, ponendo la sua firma sotto la gamba dell’angelo che regge il globo.
Lo “Stendardo bellissimo”
Nel 1675 la Compagnia della Misericordia di Poggio Mirteto consacrò Plautilla pittrice per questo stendardo processionale, considerato “bellissimo” per i membri della confraternita. Si tratta di una tela di lino dipinta ad olio su entrambi i lati, considerata un vero e proprio capolavoro di Plautilla e unica opera di cui si dispone di una data certa. Rappresenta la nascita e il martirio del santo protettore della Compagnia e funge sia da strumento liturgico che da opera pittorica moderna.
Plautilla “architettrice”
Sempre grazie all’abate, Plautilla poté affermarsi anche come architetto, una circostanza talmente eccezionale da richiedere una nuova parola (“architettrice”) per sugellare il riconoscimento ufficiale della donna in un settore artistico un tempo riservato solo agli uomini.
Nel 1663 iniziarono i lavori della Villa Benedetta fuori Porta San Pancrazio, al Gianicolo. Durante la costruzione, Plautilla aveva “piena podestà d’arbitrare e risolvere sopra detta fabbrica”, una rivoluzione silenziosa resa possibile grazie all’incontro tra un grande talento e un mecenate pronto a proteggere costantemente la sua artista.
L’edificio che somigliava a un “vascello sopra a uno scoglio” fu l’opera più celebrata di Plautilla fino al 1849, quando venne distrutto dall’esercito francese. Di quel memorabile cantiere rimangono oggi le descrizioni letterarie e le incisioni pubblicate da Benedetti nel 1677, i primi progetti oggi restaurati, i fogli della stessa Plautilla e i rilievi della villa eseguiti a inizio ‘800.
Chiara Della Rocca